Marocco in solitaria

In Marocco da solo alla scoperta delle città imperiali, del deserto e di altri angoli nascosti
Scritto da: jaguar89
marocco in solitaria
Partenza il: 20/05/2014
Ritorno il: 30/05/2014
Viaggiatori: 1
Spesa: Fino a €250 €

PREMESSA

Una vacanza in Marocco può destare perplessità per molteplici motivi e sicuramente non può essere considerata un viaggio “facile”. Ma dopo essersi immersi in questo caotico guazzabuglio di suoni, persone, culture e emozioni, sicuramente si concluderà che ogni possibile scomodità, dubbio o (immotivata) paura non può essere altro che messa in secondo piano di fronte a tutto ciò che questo magnifico paese può offrire, anche a chi, come me, pensa di affrontare una simile avventura da solo.

Quello che segue è il diario dei miei 11 giorni in solitaria in questa magnifica terra, cercando di dare spunti, suggerimenti e notizie utili a chi voglia affrontare un viaggio simile.

Cambio a Maggio 2014: 1€ = 10.92 Dirham (MAD)

1°giorno – 20/5/14: Marrakech

Il viaggio inizia con il volo Ryanair Pisa-Marrakech delle 11.05 con arrivo previsto per le 13.35 locali. La presenza di un’esorbitante quantità di famiglie marocchine con nugoli di figli piangenti al seguito (che naturalmente si siederanno quasi tutte intorno a me durante il volo) rallenta le operazioni di imbarco e il volo subisce un ritardo di circa 30min: continuo a sostenere che tutti avremmo molto da imparare dal rapporto con i figli tenuto dalle mamme russe, che ho potuto apprezzare nel mio viaggio nella patria degli zar dell’anno scorso (vedi http://turistipercaso.it/mosca/72140/mosca-san-pietroburgo-in-autonomia-alla-scoperta-d.html). All’aeroporto sfrutto il servizio navetta proposto dal mio riad (14€) perché temo che trovarlo col mio pessimo senso dell’orientamento sarebbe un’impresa titanica. Al riad “Ida Ou Balou” (3 notti a 30€ a notte in una camera doppia – molto più conveniente delle altre singole proposte da Booking) mi accoglie il gentilissimo Jean-Pierre che mi offre il tradizionale tè alla menta (molto dolce), mi consegna la cartina della città accompagnata da impagabili consigli e, dietro mia richiesta, mi suggerisce anche un tour per il deserto di Merzouga in partenza per Venerdì. Il Riad è molto tradizionale, anche se forse un pochino “vissuto”, ma a me va benissimo così. Appoggio i bagagli in camera e sono pronto per andare alla scoperta di Marrakech (saltando il pranzo, visto ch ormai sono le 15.45). Orientarsi nella medina non è oggettivamente facile, se a ciò si aggiunge l’alto numero di tentativi di depistaggio a cui un turista è continuamente sottoposto si capisce come perdersi sia quasi scontato. Il mio primo tragitto è però piuttosto breve e rettilineo e riesco ad arrivare alla Medersa Ben Youssef (50 MAD) senza troppi tentennamenti, dopo essermi anche soffermato presso la Koubba Ba’adiyn. La medersa è splendida, con il cortile interno meravigliosamente arricchito da fini decorazioni arabeggianti. Seppur di dimensioni incomparabilmente minori, mi ha ricordato l’Alhambra di Granada.

Dopo aver visitato anche le camere degli studenti, mi lancio nei suk, andando nella direzione di Piazza Djama El Fna. I suk ricordano il Grand Bazar di Istanbul, con l’enorme differenza che le strade che li attraversano costituiscono anche le vie della città e quindi sono solcate anche da biciclette, motorini e moto. L’insieme è incredibilmente affascinante, ma allo stesso tempo molto caotico e un po’ stressante, con il continuo assalto dei venditori e di persone che tentano di fornirti false indicazioni per poi riportarti (a pagamento) sulla strada giusta. Un po’ casualmente mi ritrovo dalle parti della Koutoubia, dal cui minareto il muezzin richiama i fedeli alla preghiera. La torre, a cui è ispirata la Giralda di Siviglia, è molto affascinante, mentre la moschea non è visitabile per i non-musulmani. Mi dirigo verso le tombe saadiane, attraversando la Bab Agneon, una delle più famose porte della città (in realtà in condizioni tutt’altro che perfette). La tombe saadiane sono però chiuse: decido quindi di vedere (al solito dall’esterno) la moschea della Kasba con il suo minareto per poi iniziare a dirigermi verso Piazza Djama El Fna, nota più semplicemente come “La Plàce”. Ovviamente però mi perdo, allungando enormemente la strada, e arrivo in piazza quando il sole sta calando e le bancherelle alimentari stanno già aprendo i battenti. La piazza è affascinante già prima che cali la notte: incantatori di serpenti, addestratori di scimmie, astrologi, donne che realizzano henné, e molte altre figure già la affollano. Alle 19.30 (20.30 italiane) decido che è tempo di mettere qualcosa sotto i denti e mi dirigo quindi a Chegrouni, un ristorante con terrazza panoramica sulla piazza segnalato dalla mia guida Lonely Planet. Assaggio l’harira, una soup marocchina molto speziata con pomodoro, coriandolo, ceci, cipolle e zafferano: davvero buonissima! Assaggio anche la mia prima tajine: mi lancio su una delle specialità del locale con carne (agnello?), cipolla e prugne: buona ma un po’ stucchevole. Concludo con uno yogurt per un totale di circa 8€. Dopo cena mi godo la piazza: ci sono cantastorie che ammaliano centinaia di marocchini, raccontatori di barzellette, rappresentazioni musicali con danzatrici del ventre, sfide di box, giochi improvvisati e altro ancora. Pur essendo da solo non ho mai avvertito sensazioni di insicurezza, anche durante il mio solitario ritorno in riad (con conseguenti “fuoripista”). Quello che mi ha colpito della magica atmosfera della “Place”, che ho fotografato anche dall’alto del caffè Glacièr bevendo un tè alla menta, è che gli spettacoli non sono assolutamente a uso e consumo del turista ma, anzi, sono destinati principalmente ai locali, che vi partecipano attivamente con un loro codice (posti a sedere riservati a donne e anziani, etc.) e si tramandano queste tradizioni da secoli. Quando verso le 23 rientro al riad ho ancora in testa i suoni, le luci e le emozioni che questa piazza, unica nel suo genere, ogni sera riesce a regalare a tutti.

2°giorno – 21/5/14: Marrakech

Colazione fissata per le 8.30 con il ragazzo del riad: scendo puntuale ma non c’è nessuna traccia di lui. Dopo un po’ mi accorgo che sta dormendo in una sala accanto e sono costretto a svegliarlo: qui funziona così. La colazione è molto semplice ma buona: baghrir (focaccine) con marmellata/burro/miele, spremuta d’arancia e tè o caffè a scelta. Mi sazio e, non senza difficoltà, comincio la mia esplorazione dal palazzo Badhia (10MAD): bellissimo il cortile interno ancora una volta arabeggiante, con splendide cesellature e zellij (piastrelle invetriate che formano un motivo geometrico) e l’harem, con in particolare le stanze della concubina preferita del visir, con elaboratissimi soffitti preziosamente intarsiati. È poi la volta del vicino palazzo El Badhi (10 MAD), la cui struttura monumentale purtroppo risulta ora piuttosto spoglia. Nonostante la pregevole vista panoramica e il minibar (un prezioso trono lavorato in legno – ulteriori 10 MAD), forse è il palazzo che mi è piaciut meno. Faccio un breve giro per il quartiere ebraico (il mellah) che non mi ha particolarmente colpito, essendo complessivamente simile ad altre zone dei suq. Dopo essere brevemente passato per Place Des Ferblantiers, mi dirigo alle tombe saadiane (10 MAD) che avevo trovato chiuse ieri: sono davvero bellissime, con i due gruppi di tombe decorate con una profusione di decorazioni arabeggianti, mihrab e colonne in marmo bianco di Carrara: da non perdere! Passo anche dal palazzo reale (enorme ma senza grande fascino e non visitabile), prima di caracollare alle 14 passate ancora da Chegrouni per pranzo, visto che ieri avevo adocchiato in menù delle omelette ottime per un pranzo leggero. Con patatine, pane e acqua spendo in tutto circa 4€. Finisco di pranzare e dopo aver fatto riposare un’ulteriore mezz’ora le gambe sono le 16: i programmi del pomeriggio prevedono un più approfondito tour dei suk, una breve visita al museo Der Si Said, di cui mi interessa soprattutto la struttura, e, possibilmente, la visita a una conceria. Passo un paio d’ore dentro i suk, riuscendo a resistere a ogni proposta di acquisto e sperdendomi varie volte: in realtà non ho una meta precisa e mi abbandono all’istinto, addentrandomi nel suk dei tessitori, in quello dei ramai, in quello delle spezie e in molti altri, osservando anche come si lavora in alcune botteghe. Al termine provo a venirne fuori e ci riesco solo elargendo una piccola mancia ad un ragazzino. Vado al museo Dar Si Said ma sta per chiudere e, non avendo voglia di fare le cose di fretta, rinuncio ad entrare. Dopo aver praticamente rinunciato a vedere le concerie, vengo “accalappiato” da un tipo poco rassicurante che me ne sponsorizza la visita. Sono un po’ titubante perché sono solo, ma alla fine accetto: usciamo dalla medina e ci infiliamo in una zona degradata di periferia dove sono situate le concerie. Mi affida ad un guardiano (l’uomo mi aveva correttamente preannunciato che non avrei dovuto dare niente a lui ma solo una mancia al guardiano) con cui parto per una breve visita (circa 15min): mi spiega la lavorazione delle varie pelli e mi fa vedere i vari stadi del prodotto. In realtà è tardi e non sta lavorando praticamente nessuno: l’esperienza è stata interessante ma credo che le concerie di Fès siano più coinvolgenti. Alla fine c’è la fase di (tentata) vendita: in realtà non mi forzano più di tanto e lascio solo una piccola mancia al guardiano dopo breve (ma onesta) contrattazione: il problema è uscire da questo quartiere vagamente inquietante e tornare verso la piazza con nugoli di ragazzini che danno indicazioni contrastanti: ne smaschero un paio, riesco a tornare sulla retta via e poi inizio ad essere seguito da un altro. Alla fine gli do una piccola mancia perché si levi fondamentalmente dai piedi e con qualche sforzo riesco a tornare in piazza: Marrakech può essere davvero faticosa! Per cena vado al riad Jana (segnalato dalla LP) dove in un ambiente molto distinto a lume di candela mangio una fantastica tajine con manzo e fichi e uno yogurt per circa 9€: la tajine stavolta è davvero superba anche se in una porzione non abbondantissima. Comunque ristorante più che consigliato. Dopo cena mentre sono nella piazza vengo brillantemente fregato da un buon affabulatore, uno studente di lingue che parla un buon inglese, che dopo avermi raccontato varie peripezie e avermi fatto un breve corso di arabo davanti a un bicchierino di tè, riesce a spillarmi più di quanto avrebbe dovuto proprio quando iniziavo a pensare che potesse essere disinteressato: sciocco illuso io. Anche oggi non riesco a tornare al riad per la via più breve…

3°giorno – 22/5/14: Essaouira

Il ragazzo del riad (non so ancora il suo nome!) ha fatto tutto a dovere e alle 8.30 sono in partenza per Essaouira (150 MAD A/R) dalla stazione CTM, dove sono arrivato grazie a un taxi il prezzo della cui corsa è stato ancora contrattato dal ragazzo del riad: davvero gentilissimo! Il tassista riesce a spillarmi 5MAD su quanto pattuito ma non ho voglia di mettermi a discutere (e poi in che lingua?) Sul bus incontro una simpatica coppia di Livorno (la mia città), addirittura del quartiere vicino al mio, con cui discuto di viaggi e del Marocco. Arriviamo dopo 2h40min (compresa una breve sosta): per strada abbiamo incontrato le famose capre abbarbicate sugli alberi che brucano il frutto dell’Argan e tantissimi controlli della polizia (almeno 10 posti di blocco). A Essaouira arrivo alle mura dopo una passeggiata (allungando la strada) in compagnia di un ragazzo canadese di Winnipeg in giro per il mondo per 6 mesi. Visito il meraviglioso porto con i pescatori che vendono pesce e cuciono le reti, per poi godere delle ottime viste offerta dalla Skala du Port (10MAD). Pranzo a una delle bancarelle che cuociono sulla griglia il pescato del giorno: per 100MAD totali prendo un menù con gamberi, moscardini, sogliola, sardine e un altro pesce: davvero freschissimi. Dopo pranzo visito la Skala de la ville con la sua bella passeggiata sul mare e la medina con i suoi suk. Dopo un gelato a “Dolcefreddo” e una passeggiata lungo la spiaggia si fa l’ora di prendere un taxi (10MAD) per tornare alla stazione degli autobus e da qui a Marrakech. Cena alla famosa bancarella N°1 in Piazza Djama El Fna dove prendo un cuscus di verdure fresche e mezza bottiglia d’acqua per 40MAD mancia compresa. Torno quindi in albergo (ancora senza prendere la strada migliore) e vado poi a dormire perché domani alle 6.45 verrò prelevato per l’inizio dell’escursione di 3 giorni nel deserto.

4°giorno – 23/5/14: Desert Tour

Alle 6:45 vengo caricato davanti al riad e portato alla sede di diverse agenzie di viaggio che organizzano il tour nel deserto: non si capisce bene come sia organizzata la cosa, ma sembra che diverse agenzie, se non raggiungono un numero minimo di adesioni per tour, “uniscano le forze” per completare i gruppi. Il prezzo per 3gg (compresi i 2 pernottamenti, colazioni e cene e pranzi esclusi) è di 95€, ma parlando poi con i compagni di viaggio sembra che anche questa cifra sia trattabile. Dato il prezzo enormemente inferiore rispetto ai tour privati (intorno a 300€) temo un po’ che l’esperienza si trasformi in una sorta di grande viaggio organizzato. I due fattori che contribuiscono in maniera decisiva alla riuscita di questi tipi di escursioni sono il gruppo di compagni di viaggio (che si rivelerà davvero buono) e l’autista (che purtroppo non parla una parola di inglese, ma sarà sempre disponibile e piuttosto abile nella guida – almeno a confronto con la media dei guidatori del Marocco). Il gruppo è inizialmente formato da 16 persone, di cui la stragrande maggioranza, compreso me, nella fascia 20-30 anni: oltre a una arzilla coppia di 60enni francesi e una coppia di neozelandesi sui 45, ci sono una coppia di marocchini, una coppia di Bergamo (Stefano e Clara), 2 ragazze spagnole, 2 ragazzi americani, una coppia di tedeschi e un marocchino sui 35. Si parte subito con la salita al Tizi-n-Tichka (2260m), un passo montano spettacolare che ci offre un paesaggio lunare, spoglio e roccioso, con tinte marroni e grigie a dipingere le vallate montane. Dopo qualche stop per le foto (la strada si snoda per una serie infinita di tornanti – circa 150km – che mette a dura prova i nostri stomaci), scendiamo verso Ait Benhaddou, dove si trova lo Ksar che ha fatto da sfondo a molti film come “Lawrence d’Arabia” e “Il Gladiatore”, tutelato dall’UNESCO. Dopo il pranzo libero consumato presso il ristorante Baraka insieme alle ragazze spagnole (Marta e Laia) e la coppia italiana (il cuscus di verdure non era male, anche se il posto è abbastanza turistico) ci avviamo con una guida locale berbera alla scoperta dello ksar. La visita (20MAD) è molto interessante, attraversiamo anche alcune abitazioni tipiche e arriviamo alle rovine dell’agadir da cui si gode una bella vista sulle vallate circostanti. Ci rimettiamo in marcia per arrivare ad Ouarzazate, famosa soprattutto per i suoi studi cinematografici (che fortunatamente non visitiamo: sembrano abbastanza “finti”). Ci fermiamo invece a fare alcune foto – solo dall’esterno – alla Kasbah di Taouirt, dove “scambiamo” i due ragazzi americani con 3 ragazzi di Singapore, che avevano prenotato un tour diverso. Il percorso odierno continua attraversando l’affascinante via delle kasbe e quindi l’oasi di Kelaa des Mgouna e la valle delle rose, per giungere quindi nella magnifica valle del Dades, dve ammiriamo dei bellissimi paesaggi rossi con delle strane formazioni rocciose molto levigate: ci fermiamo più volte per fare alcune foto e arriviamo verso le 19 in albergo dove, per l’alto numero di coppie, ottengo una camera singola. L’albergo è piuttosto spartano e nemmeno troppo pulito, ma per una notte può andare. Ceniamo tutti insieme con una soup marocchina, cuscus con verdure, pollo e frutta, con anche una bottiglia di vino trovata per la prima volta in vendita in Marocco: non cattivo. Ci intratteniamo dopo cena con i ragazzi asiatici che ci raccontano della vita a Singapore e i ragazzi tedeschi, con cui discutiamo del lavoro in Germania e in Italia e di cucina: sono proprio questi scambi culturali a fornire “quel qualcosa in più” a questi “viaggi di gruppo”.

5° giorno – 24/5/14: Desert Tour

Dopo un breve sonno e una semplice colazione riprendiamo la marcia: riattraversiamo una parte della valle del Dades per arrivare alle gole del Todra: queste pareti a picco di oltre 300m sono circondate da un panorama spettacolare. Nonostante il poco tempo a disposizione è stata veramente un’esperienza bellissima. Dopo la sosta pranzo (tajine + acqua + gelato per 90MAD) ci avviamo velocemente verso Merzouga e il deserto: dopo una sosta ad ammirare un ingegnoso sistema di irrigazione per i periodi di siccità alle porte del deserto, arriviamo a Erfoud (sosta in un museo di fossili – decisamente evitabile) e quindi a Merzouga. Il gruppo si è ulteriormente cimentato e il ragazzo marocchino (manager di un riad a Marrakech) ormai spesso traduce gli annunci in francese del nostro autista al resto del gruppo. L’esaltazione alla vista della prima duna è palpabile: dopo un ulteriore sosta per rifornimento d’acqua, siamo pronti a partire per le dune dell’Erg Chebbi. È in arrivo però vento forte che solleva una piccola tempesta di sabbia che ritarda la partenza, poi ci issiamo tutti sul dorso del dromedario e siamo pronti a partire. Nonostante la riottosità del dromedario assegnato ad Andrew, uno dei ragazzi asiatici, rinominato “the crazy camel”, ci godiamo la (non troppo comoda) “cammellata” fino al bivacco per la notte (circa 1h) in un paesaggio spettacolare, benché reso meno nitido dal fortissimo vento che ci riempie di sabbia. Arrivati a destinazione con il ragazzo tedesco mi avventuro alla scalata di un’alta duna: gli altri ci seguono ma, anche a causa del forte vento, la scalata della duna è piuttosto faticosa e, uno dopo l’altro, rinunciano. Giunti in vetta lo spettacolo è incredibile: dune ovunque, in un paesaggio che si ripete allo stesso tempo uguale e diverso da ogni lato. Sulla vetta la duna è spazzata dal forte vento che risuona fragoroso nelle nostre orecchie. Iniziamo la discesa verso il bivacco e siamo improvvisamente avvolti dal silenzio: questo è il deserto! Iniziano a vedersi le prime stelle mentre le nostre guide berbere preparano per noi la cena, che consumiamo all’interno della tenda più grande: da alcuni piatti comuni mangiamo una tajine con carne e verdure e poi la frutta, che consumo in compagnia di Andrew, Clara e Stefano. Dopo cena chiacchieriamo sotto una stellata incredibile e poi, quando in diversi si sono già ritirati per la notte, ci facciamo accompagnare con la coppia tedesca, le ragazze spagnole e Andrew, di nuovo in cima alla duna, dove vediamo la vicina Marzouga e le luci di alcune città algerine. Siamo veramente a contatto col deserto che col silenzio e le sue dune ci circonda da ogni dove. Ci lanciamo di corsa dall’altissima duna, con la sabbia che ci entra nei capelli e i piedi che volano e pian piano sembra di entrare sempre più a contatto con questo deserto. Passiamo un po’ di tempo con i berberi a raccontarci barzellette e indovinelli sotto le stelle, per poi andare a riposare poche ore.

6°giorno – 25/5/14: Desert Tour

La notte, che trascorro con Andrew e il ragazzo marocchino, passa rapida, col vento che spesso penetra all’interno della nostra tenda. Poco dopo le 5 arriva la sveglia: con Andrew e i due ragazzi tedeschi decidiamo di rinunciare alla cammellata mattutina per poter fare alcune foto. La passeggiata nel silenzio, su un altro tracciato rispetto a quello seguito dai dromedari, rimarrà uno dei momenti più belli di questo viaggio in Marocco, con la luce del sole sorgente che fa continuamente mutare il sole delle dune, regalandoci uno spettacolo unico. Corriamo a piedi nudi giù dalle dune per raggiungere i nostri compagni di viaggio al punto di partenza per la veloce colazione. Il resto della giornata sarà occupato dal lento rientro verso Marrakech, con i saluti ai compagni che ci abbandonano lungo la via (prima i neozelandesi e poi la coppia marocchina). Dopo un breve pranzo e alcune altre soste, continuiamo il nostro percorso sulla strada dell’andata, lottiamo con i nostri stomaci sul Tizi-n-Tichka e, finalmente, arriviamo a Marrakech pochi minuti dopo le 20, dove vengo lasciato dopo i saluti con il resto della piacevolissima compagnia, nei pressi della piazza Djama El Fna. Devo ancora finire di organizzare i programmi dei prossimi giorni e ho lo stomaco sottosopra e quindi decido di avviarmi direttamente al mio riad (dove avevo prenotato una stanza prima di partire e a cui avevo lasciato parte dei miei bagagli) comprando solo un po’ di ciliegie (a un prezzo ridicolo) per cena. Domani si parte per Rabat.

7°giorno – 26/5/14: Rabat

Dopo la solita colazione vado in taxi (30MAD) in stazione per prendere il treno per Rabat (120MAD). Ero indeciso se includere nel mio tour anche una breve visita alla moschea di Casablanca ma il tempo stringe e preferisco dedicare il tempo che meritano alle altre tappe previste. Il treno, diversamente da quanto letto altrove, è un po’ vecchiotto è accumula quasi 40 minuti di ritardo. Quando metto piede a Rabat sono quasi le 14. Dato che su booking i prezzi degli hotel partivano da oltre 70€ a camera, ho deciso di cercare posto in uno degli alberghetti economici (Hotel Central) consigliati dalla Lonely Planet, trovando subito una camera doppia con doccia a 230MAD (circa 21€). So che potrei trovare altre camere in hotel simili anche a prezzi più bassi, ma non ho voglia di cercare e quindi, dopo aver pagato in anticipo, salgo nella mia stanza, molto spartana ma pulita. Ho bisogno di mettere qualcosa sotto i denti e quindi mi fermo al Restaurant de la Libèration (altro consiglio LP), dove per meno di 5€ prendo un’omelette al formaggio, 3 spiedini di carne con riso e patatine e una coca cola: incredibile! Sono finalmente pronto per iniziare ad esplorare Rabat, che mi ha subito colpito, rispetto a Marrakech, per il suo ordine, la sua pulizia e la temperatura decisamente più fresca, grazie all’influsso dell’oceano. Inizio la mia esplorazione dall’affascinante Tour Hassan, che si staglia imponente contro un cielo azzurrissimo e l’altrettanto suggestivo mausoleo di Mohammed V, bell’esempio di architettura islamica moderna. La città mi colpisce soprattutto per la sua organizzazione: c’è un modernissimo tram che collega le diverse zone della città e arriva alla vicina Salè, e la struttura urbana è assai più regolare di quella di Marrakech. Inoltre, forse per il numero di turisti molto inferiore, non si è quasi mai infastiditi da nessuno e, anzi, spesso le persone vengono volentieri in soccorso di coloro che si trovano in difficoltà. Con un lungo percorso a piedi mi dirigo poi verso la Cellah (10MAD), una necropoli piuttosto rovinata ma molto suggestiva, con la città romana di Sala Colonia e il complesso islamico che sono state prese d’assalto da una colonia di cicogne che vi ha nidificato. Grazie anche ai fiori e agli alberi da frutto presenti, la visita è davvero piacevole. Mi dirigo poi a dare un’occhiata al palazzo reale: tuttavia esso rimane nascosto e non è neanche consentito attraversare i giardini e quindi devo fare un lungo giro (circa 4 km!) che mi porta ad attraversare il quartiere di Agdal e la moderna zona universitaria: comunque una bella esperienza. Arrivo infine all’antica porta Bab-er-Rouan e, ancora a piedi, mi dirigo verso la kasbah des Oudaias attraversando una parte della medina e quindi l’omonima porta. All’interno le case sono tutte bianche e blu (stile villaggio greco) e ci sono molti vicoletti graziosi. Purtroppo la piattaforma panoramica non è accessibile e quindi mi dirigo verso la spiaggia. Dopo aver dato un’occhiata al faro e aver goduto del tramonto decido, visto anche il risparmio per l’hotel e il pranzo, di concedermi una cena di pesce al Borg Eddar (altro consiglio LP), un ristorante di ottimo livello (che serve anche alcolici) dove prendo una soup di pesce e un’enorme grigliata con un’incredibile varietà di pescato per circa 25€. È la prima volta che spendo più di 10€ per un pasto in tutta la vacanza. Dopo cena ritorno in albergo: la città è decisamente meno animata di Marrakech (nonostante siano solo le 22:30) ma ugualmente sicura.

8° giorno – 27/5/14: Rabat, Salè, Meknes

Decido di dedicare buona parte della mattinata a completare la visita di Rabat e a dare un’occhiata alla vicinissima Salè (ci si arriva in tram), che la guida descrive come molto tradizionale. Faccio colazione presso la pasticceria Majestic (LP) e poi prendo il tram (6MAD) che in circa 10 minuti arriva a Salè. Se Rabat è poco turistica, a Salè sono praticamente l’unico straniero in circolazione: questo vuol dire maggior libertà di girare ma anche una pulizia delle strade molto minore che, globalmente, sono piuttosto malridotte. Facendo una passeggiata arrivo nella zona dove sono concentrati i luoghi di maggior interesse: la koubba di Sidi ben Ashir at-Taleb, nei pressi del cimitero, non è imperdibile. Mi dirigo quindi verso la medersa, fiancheggiando la Grand Mosqueè che, come di consueto, non è accessibile per i non musulmani. Un uomo mi dice di attendere l’apertura della medersa che avverrà a momenti e, all’arrivo del guardiano, posso girare in completa libertà per la splendida struttura, come al solito con graziosi zellij, stucchi scolpiti e intagli in legno. Si può accedere anche a una piccola terrazza. Lo stesso uomo, che non riesco a staccarmi di dosso, mi fa fare un breve giro, e do un’occhiata ai due vicini zawiya, dei santuari con accesso riservato ai musulmani. Faccio un giro per la cittadina, dando un’occhiata ai souk e alla mellah per poi tornare verso Rabat. Ho qualche difficoltà ad orientarmi ma viene in mio aiuto un uomo che, con semplicità, mi indirizza sulla retta via senza volere nulla in cambio. Passo davanti a una scuola, dove i ragazzi e le ragazze sono in attesa di entrare e alla fine prendo di nuovo il tram e torno a Rabat. Voglio dedicare il resto della mattina alla scoperta dei souq e della medina: è molto diversa rispetto a Marrakech, più ordinata e con andamento più regolare, ma è ugualmente una profusione di colori e suoni. Passo brevemente nei pressi della Grand Mosqueè (ingresso vietato) per poi visitare il souq dei gioielli, quello dei tappeti, quello delle ceramiche e arrivare a un mercato delle pulci, interessante ma piuttosto sporco. È ora di prendere il treno per Meknes (65MAD), che nel giro di meno di 2 ore e a bordo stavolta di un treno moderno e puntuale, mi conduce alla scoperta della mia terza città imperiale. Prendo un taxi dalla stazione per il riad Atika Mek, che ho prenotato 2 giorni prima via booking: su Google Maps avevo avuto qualche difficoltà ad individuarlo, ma scopro che è vicinissimo alla centrale Place El-Hadim. Il riad è all’interno dei vicoli della medina, ma è ben segnalato e chiedendo un paio di volte a gentilissimi commercianti del posto arrivo a destinazione senza mai sbagliare. Quando il padrone di casa mi accoglie nella sua dimora rimango basito: la casa è un piccolo castello, con le camere disposte su due ali attorno a una zona centrale. Ci sono 12 camere arredate in stile tradizionale marocchino: mi viene mostrata tutta la meravigliosa casa, che scopro avere circa 4 secoli e vengo poi condotto nella meravigliosa e immensa terrazza da cui si gode di una vista meravigliosa su tutta la città. Questo riad (350 MAD per la singola, tassa cittadina compresa) rimarrà indubbiamente il più bello dell’intera vacanza e tutte le positive recensioni trovate su Booking sono pienamente giustificate. Dopo un paio di foto del panorama dalla terrazza parto alla scoperta di Meknes: a pochi metri dal riad si trova la medersa Bou Inania, che ancora una volta riesce a sorprendermi per le sue sapienti cesellature e i suo decori. Arrivo quindi alla piazza principale, place El-Hadim, che l’amministrazione locale sta cercando di trasformare in una sorta di piccola Djama-El-Fna. Per ora il fascino è nettamente inferiore, anche se la presenza della Bab El-Mansour, la porta imperiale più grande del Marocco, impreziosisce il tutto. Attraversata la porta inizio a esplorare la città imperiale: comincio dalla Koubbat as-Sufarà (10MAD), un piccolo edificio dove venivano ricevuti gli ambasciatori stranieri. Nel prezzo del biglietto è compreso l’ingresso a quello che le guide descrivono come ex-prigioni cristiane, ma altro non sono in realtà che dei magazzini alimentari piuttosto bui. Entrambe queste visite non mi hanno entusiasmato, a differenza invece di quella del Mausoleo di Moulay Idriss, con la successione di cortili e la tomba riccamente decorata a cui si accede scalzi: molto bella. Con una passeggiata di un paio di chilometri che costeggia il palazzo reale (non visitabile) arrivo quindi all’Hari as-Souani (10MAD), che contiene le scuderie e il granaio del palazzo reale: davvero impressionanti per dimensioni. Faccio una breve sosta al vicino Bacino di Agdal per poi dedicarmi alla scoperta della medina e dei suoi souk, più semplici di quelli di Marrakech. Come al solito si trovano oggetti di ricamo, babbucce, gioielli, spezie e un interessante (e affollatissimo!) mercatino delle pulci. Dato che per pranzo ho mangiato solo un gelato mi dirigo a cena al Restaurant Mille et Une Nuits (LP) all’interno di una splendida casa tradizionale dove per circa 11€ mangio una meravigliosa harire e delle brochette (spiedini), tutti preparati al momento con prodotti freschissimi dalla moglie del padrone. Si mangia nella sala da pranzo e può capitare di dover condividere il tavolo, com’è successo a me, con un signore francese che era in Marocco per la sua nona volta e che mi ha raccontato, in un inglese piuttosto stentato, dei suoi viaggi e della sua passione per il Marocco. Dopo cena scoprirò che soggiorna anche al mio stesso riad.

9°giorno – 28/5/14: Moulay Idriss, Volubilis, Meknes, Fes

Dopo la colazione consumata al riad (con marmellata, tè, yogurt e frutta fresca) mi dirigo verso il mausoleo di Sidi ben Aissa e alla Bab El-Jadid, entrambi fuori dal centro. L’ingresso al primo è comunque interdetto ai non musulmani e quindi in breve sono alla stazione degli autobus in attesa di un mezzo che mi conduca a Moulay Idriss. Purtroppo non è facile capire quale mezzo prendere e quindi fermo un taxista che per circa 1€ mi porta all’Istituto Francais da dove partono i grand taxi: questi Mercedes di molti decenni fa partono solo con 7 persone a bordo (due nel sedile a fianco del conducente e 4 nei sedili posteriori) ma sono assolutamente regolarizzati e per pochi soldi (10MAD) conducono a destinazioni extra-cittadine. Arriviamo a Moulay-Idriss in circa 20 minuti dove do un’occhiata al mausoleo (chiuso ai non musulmani) e poi mi inerpico per le stradine della cittadina alla ricerca della grand e della petite terrasse, dei punti panoramici da cui si gode un’ottima vista sulla cittadina imbiancata a calce e sul suo mausoleo. Naturalmente le terrazze non sono facili da trovare e ci si deve affidare alla bontà degli abitanti locali o elargire qualche dirham a un ragazzino di passaggio. La cittadina è certamente graziosa, anche se non imperdibile. Si è fatta l’ora di pranzo e mi dirigo quindi a piedi alla vicina Volubilis, dove arrivo dopo circa 45minuti di passeggiata sotto il sole cocente. Purtroppo non mi accorgo della presenza di un bar-ristorante nei pressi dell’ingresso e quindi decido di procedere alla visita (10MAD). Il sito, per la cui descrizione rimando a una guida, è molto interessante, ma anche tenuto in pessimo stato: non c’è alcuna indicazione, le rovine sono completamente invase dalle erbacce e spesso non si capisce dove si trovino i mosaici. Di contro il contesto paesaggistico tipicamente rurale e la scarsa presenza di turisti (almeno in Maggio) rende la visita piacevole (anche se piuttosto calda). Dopo un paio d’ore mi considero soddisfatto e inizio ad avere parecchia fame (sono quasi le 3!) e dirigendomi verso l’uscita vedo la baracchina che fa da ristorante e dove mangio insalata e omelette. Non avendo voglia di fare altri 45minuti di cammino a bordo strada sotto il sole, contratto con un taxi (30MAD) per tornare a Moulay Idriss (Attenzione: Volubilis non è servita da mezzi pubblici!), da dove prendo di nuovo il grand taxi per Meknes (10MAD). Ho ancora un po’ di tempo prima del mio treno per Fès e quindi decido di dedicare un’oretta scarsa alla visita del museo Dar Jamai, che contiene esempi di artigianato marocchino (lavorazione del legno, ceramiche, vestiti, …) esposti in una bellissima casa tipica. Alla stazione faccio conoscenza con un business-man. Arrivato a fes mi faccio quindi portare al ristorante in taxi, bevo un tè e da qui vengo ridiretto verso il riad Mikou. Questo si trova nell’intrico delle stradine ma i proprietari sono sempre disponibili a venire a prendere i clienti nella vicina piazza Bab R’cif. Faccio quindi conoscenza con i gentilissimi proprietari che mi mostrano la semplice casa di famiglia (28€ a notte) che stanno ancora completando da restaurare. La casa è semplice, ma pulita e il calore umano dei proprietari è incomparabile. Mi accompagnano a un cyber cafè per stampare la carta d’imbarco per il mio volo con Ryanair e quindi mi suggeriscono un vicino ristorante, dato che sono le 21 passate. Mangio un’omelette e un’ottima tajine alle prugne e alcuni pasticcini marocchini come dessert (il locale è anche pasticceria) per l’irrisoria cifra di 72MAD totali. Al ritorno mi perdo per i vicoli della medina nonostante la mappa gentilmente offertami al riad e arrivo a destinazione soltanto dopo aver elargito una piccola mancia. Il proprietario in realtà è venuto a cercarmi (sono le 22.20 e avevo detto che sarei arrivato verso le 22.15) ma dopo breve attesa è di ritorno. È giunta l’ora di una buona dormita!

10° giorno – 29/5/14: Fès

La colazione preparatami dal 2° fratello (che non parla una parola di inglese) è sontuosa: pane, formaggio, yogurt, spremuta d’arancia, uova, pasticceria marocchina e altro ancora. Arrivo alla piazza dove ho cenato il giorno prima prendendo punti di riferimento per il ritorno e poi per circa 1€ prendo un taxi per Bab Boujeloud, da dove conto di iniziare l’esplorazione di Fès. Decido, dopo contrattazione, di prendere una guida che per circa 10€ mi porterà 3 ore alla scoperta degli aspetti meno noti della città. La guida (ufficiale) mi farà scoprire molti aspetti nascosti e, nonostante mi porti anche ad alcuni negozi convenzionati, si rivela nel complesso utile. Visito in particolare le concerie, dove osservo l’inquietante spettacolo di uomini che, immersi nelle vasche fino ai fianchi, lavorano le pelli. Concluse le 3 ore, inizio a esplorare più sistematicamente le maggiori attrazioni turistiche nella medina, che di per sé costituisce certamente un grande spettacolo: visito la splendida Bou Inania (10MAD), per poi visitare alcuni Funduq, antichi caravanserragli dove vengono ora vendute merci di vario tipo. Dopo la bella piazzetta del souq dell’henné arrivo a Place El-Najjarine, dove ero già stato con la guida, dove osservo nuovamente la mirabile fontana e il caravanserraglio attuale sede dell’artigianato ligneo. È difficile invece osservare a pieno sia la Zawiya Moulay Idris II, che la moschea e l’università Kairaouine, perché per entrambe l’ingresso è interdetto ai non musulmani. Imperdibile è invece una delle mederse più ricche delle molte che ho visitato qui in Marocco: la medersa el-Attarine (10MAD). Mangio un sandwich in un caffè in Place as-Saffarine alle 3 passate: questa piazzetta, risonante dei ramai che lavorano il metallo, è estremamente graziosa. La medersa El-Saffarine, che la guida riportava come in cattivo stato, è in effetti chiusa per restauro e quindi, dopo un’ulteriore passeggiata, mi dirigo verso una delle porte della medina. Da qui prendo un taxi per visitare, nella zona nuova della città, il Palazzo Reale (non accessibile all’interno) e il Mellah. Questo è il quartiere ebraioco, dove attualmente vivono comunque solo musulmani. L’architettura è molto diversa con balconi che si affacciano sulla strada. Vengo “accalappaiato” da un uomo che si impone come guida: facciamo un breve ma interessante giro che culmina con la visita della sinagoga Ibn Danan, il cui ingresso di 20MAD forse però non giustifica ciò che c’è da vedere all’interno e la salita alla piccola terrazza con vista sul vicino cimitero. Dopo aver dato un’occhiata anche a Bab Semmarine mi dirigo in taxi (circa 1€) verso il Borj, che mi regala una meravigliosa vista sulla città al tramonto. Poco lontano visito anche le Tombe dei Merenidi, da dove la vista è forse ancora più bella. Un ripido sentiero scende in circa 10min alla medina e mi dirigo poi verso Bab R’cif dove ceno nello stesso ristorante della sera precedente per 65MAD mancia esclusa. Con i riferimenti presi la mattina arrivo al riad senza problemi dove mi intrattengo un’oretta a parlare con il proprietario del Marocco e delle differenze con l’Europa e dei nostri stili di vita: una bella esperienza.

11°giorno – 30/5/14: Fès e ritorno in Italia

Oggi è il girono del rientro in Italia e ho il mio volo alle 15. Dopo la solita ottima colazione lascio la valigia al riad per dedicare un paio d’ore ad un ultima passeggiata per Fès: la medina oggi, essendo Venerdì, è molto più tranquilla o forse, non avendo cose specifiche da vedere, riesco ad abbandonarmi maggiormente ai suoi ritmi e ai suoi profumi, sembrandomi molto diversa dal luogo intrigante ma anche un po’ faticoso che mi era apparso il giorno precedente. Per le 11:30 sono di ritorno al riad e in taxi mi reco alla stazione ferroviaria da dove la guida LP dice parte ogni mezz’ora l’autobus numero 16 per l’aeroporto. Dopo un’attesa di una 40ina di minuti in un piazzale improvvisato arriva l’autobus che, dopo essersi districato nel traffico, mi lascia nel piccolo aeroporto di Fès poco dopo le 13. Il viaggio di ritorno scorre tranquillo, con le immagini, i colori e i profumi di questa splendida avventura che ancora si delineano con chiarezza nella mia mente. Arrivederci Marocco!

Conclusioni

L’unica possibile conclusione o consiglio che si può dare dopo un viaggio così è…partite! La spesa totale per 11 giorni (tutto compreso) è stata di circa 850€. Mi sono infine divertito a fare una classifica dei Top e Flop di questa vacanza:

Flop 5:

1. false guide, procacciatori di affari e simili

2. igiene e pulizia

3. negoziazioni per gli acquisti

4. difficoltà linguistiche con cittadino medio

5. Volubilis

Top 5:

1. scoprire una cultura diversa e affascinante ad un prezzo accessibile

2. soggiornare nei Riad (abitazioni tipiche e calore dei proprietari)

3. tour deserto (anche se un po’ turistico)

4. Essaouira

5. cucina tradizionale

Per ogni informazione o consiglio potete contattarmi all’indirizzo e-mail ricky.pittis@hotmail.it

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11 giorni in Marocco in solitaria: città imperiali, il deserto e mille emozioni nascoste

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