Marocco fai da te? Ecco come organizzare un tour tra città, montagne e deserto
Nicola ci invita a scoprire il Marocco senza avvalersi di tour operator e viaggi organizzati. Nello spirito del “Turista per Caso”, ecco il suo racconto di viaggio in un paese tanto vicino alla nostra Italia quanto diverso e originale per le sue tradizioni, i paesaggi e le abitudini.
Indice dei contenuti
Informazioni sul viaggio
Le tappe
- Marrakech 2 notti
- Tour del deserto 2 notti: tour organizzato passando per Ait Ben Haddou, con una notte in campo tendato a Merzouga e altra notte nelle gole del Dades.
- Fez 2 notti con escursione a Chefchaouen
- Meknes 2 notti
- Rabat 1 notte
- Marrakech 2 notti con escursione ad Essaouira
Informazioni utili
Finalmente si parte per il Marocco. È da molto che sogniamo questo viaggio e lo stiamo organizzando da qualche mese. La nostra intenzione è visitare le 4 città imperiali (Marrakech, Fes, Meknes e Rabat), fare un tour nel deserto, vedere la città blu di Chefchaouen e una ‘scappatina’ sul mare di Essaouira.
È un viaggio fai da te, nel senso che non ci siamo avvalsi dei classici tour operator che propongono un pacchetto completo salvo ricorrere in alcuni casi a operatori locali marocchini, soprattutto per i transfer fra le varie località. Infatti, per il nostro gruppo di 6 persone è risultato molto comodo e conveniente ricorrere a conducenti che con un Van 8 posti ci hanno accompagnati per il Marocco.
Anche per prenotare i Riad (case tipiche marocchine trasformate in alberghi) ci siamo avvalsi di internet.
Alcune note pratiche iniziali:
- telefonia: è possibile acquistare tessere SIM di operatori locali. Se acquistate in aeroporto il costo è di 20 euro mentre nel centro di Marrakech è possibile acquistarla a 8-10 euro (sono molte le rivendite). Dura un mese e i Giga disponibili sono molti. Potete eventualmente fare l’hot spot fra due persone.
- cambio: è possibile cambiare subito in aeroporto ma il cambio è molto più favorevole se lo fate in città, anche in questo caso diversi punti Change Money.
- transfer aeroporto-città: la prima volta è meglio contattare il riad affinché organizzi direttamente il trasferimento (costo 20 euro). All’inizio orientarsi nei vicoli è veramente caotico.
Diario di viaggio
Marrakech
Con volo diretto Ryanair arriviamo a Marrakech. Depositati i bagagli nel riad ci immergiamo nella medina. È pomeriggio e fa molto caldo (35 °C minimo), la piazza principale (Jemaa el Fna) è piuttosto vuota: qualche incantatore di serpenti, addestratore di scimmie e pochi banchi colorati che preparano estratti di frutta. Dalla piazza un viale conduce alla Moschea Koutobia e all’annesso minareto. Le moschee non sono accessibili ai non credenti musulmani; i minareti (tipo campanili) presentano una colorazione verde (colore dell’Islam) e il richiamo alla preghiera avviene 5 volte al giorno (di cui una in questo periodo alle 4.30-5 del mattino) ad orari precisi.
Visto il calore cerchiamo un riparo immergendoci nei souk che fortunatamente sono in gran parte coperti e quindi ombreggiati. I souk (mercati) sono suddivisi per categoria merceologica: spezie/frutta, vestiti, tappeti, orafi, pellame e alimentari. I venditori sono pronti a captare qualche tuo sguardo di interesse ma non sono eccessivamente insistenti. Decidiamo di visitare la Medersa (o Madrasa, scuola coranica di architettura arabo-andalusa) Ben Youssef avvalendoci di una guida locale, spacciatosi quest’ultimo per conoscitore della lingua italiana, in realtà si è dimostrato un attore comico che ripeteva in continuazione le medesime tre frasi. Tutto sommato abbiamo apprezzato sia l’architettura e le decorazioni del palazzo sia la funambolica guida.
Dopo esserci rinfrescati ci prepariamo per la serata. All’imbrunire la piazza Jemaa el Fna si trasforma. In pochi minuti vengono allestite delle cucine ambulanti con griglie fumanti e annessi tavolini. I cantastorie predispongono le sedie per gli uditori e venditori di ogni tipo occupano un proprio spazio per mostrare la merce in vendita. Con il buio ormai sopraggiunto la piazza è piena all’inverosimile, tutti in movimento, tutti che vendono, tutti alla ricerca dell’affare. Il rumore è assordante: urla dei venditori, tamburi battenti, motorini che scorrazzano fra le persone senza tralasciare odori di vario tipo. Mai visto e sentito nulla di simile. Il posto migliore è salire sulle terrazze dei ristoranti che si affacciano sulla piazza e in tutta tranquillità cenare al fresco (la sera circola un benefico venticello) e godersi lo spettacolo sottostante.
Il giorno successivo è ancora dedicata alla città di Marrakech. Visitiamo lo stupendo palazzo Bahia, sontuosa sede storica dell’imperatore, e giriamo per i vicoli e i meandri della città fra palazzi storici e portali riccamente decorati. Attraversiamo i souk non ancora visitati, ormai ‘esperti’ nel districarci fra i meandri delle vie. Tutto sommato una giornata tranquilla in attesa di cosa ci attende nei giorni successivi.
Con il terzo giorno inizia il tanto atteso tour nel deserto e nelle valli della catena montuosa dell’Atlante. Come detto ci siamo avvalsi di un operatore locale trovato su internet che ci ha affidato ad un conducente, fissato le tappe principali e prenotato gli alloggi per due notti.
Ait Ben Haddou
La prima tappa è stata Ait Ben Haddou. Dopo circa 4 ore di auto, la visita di una cooperativa femminile produttrice di argan e aver attraversato un passo a 2.200 metri slm arriviamo in questa kasbah (letteralmente castello). Un caldo torrido ci assale ma la vista è impagabile: sopra il greto di un fiume in secca delimitato da palmeti, sorge questa cittadella fortificata color rosso-arancione a ridosso di una collina di analogo colore. Gli edifici sono costruiti con fango e paglia e seguono la montagna sino a culminare con un edificio circolare in vetta al monte. La località è famosa in quanto sono state girate scene di numerosi films (fra cui Il Gladiatore). Dall’alto si può asservare per diversi chilometri il paesaggio circostante.
Nel pomeriggio proseguiamo per la valle del Dades, attraversando la valle delle Rose (ovviamente non è periodo di fioritura). Il paesaggio è caratterizzato da colline color arancione e da numerose cittadelle fortificate edificate a ridosso di oasi e palmeti bagnati da fievoli ruscelli. Il tutto sovrastato da un cielo blu intenso. Ci colpiscono i colori chiari e accesi. Non per nulla la valle del Dades è chiamata la valle delle mille e una kasbah. La prima notte del tour la trascorriamo in un bellissimo hotel-castello in cima ad una collina che sovrasta la valle. Il tramonto e l’alba tingono l’ambiente circostante di tinte intense regalando momenti di assoluto relax e contemplazione.
Inizia il secondo giorno di tour con meta finale Merzouga. Prima però il conducente ci porta in un punto panoramico in cima alla valle del Dades, seguendo una strada tortuosa (è la più fotografata del Marocco) e facendo una sosta intermedia per osservare delle formazioni rocciose a forma di mano di gorilla. Non poco distante vi sono anche le gole del Todra per cui non ce le perdiamo. Si tratta di un gran canyon con pareti a strapiombo su di un torrente nel quale scorre abbondante acqua fresca e che per la gente del posto è il principale luogo di ristoro dalla calura. Sono numerose le famiglie che trascorrono la giornata a ridosso del corso d’acqua.
Dalle gole del Todra puntiamo ora a Merzouga. Abbandonate le valli verdi dell’Atlante, il paesaggio si appiattisce e diventa brullo e desertico. Percorriamo chilometri e chilometri su rettilinei asfaltati in mezzo a pietraie e sterpi che man mano spariscono. Facciamo tappa a Erfoud in quanto l’autista ci consiglia di acquistare i datteri (ottimi, i migliori mai mangiati) e bere delle dolcissime spremute di arancia.
Merzouga
Arriviamo a Merzouga nel tardo pomeriggio. Il paese si trova al limite del deserto. Scendiamo dall’auto ed entriamo letteramente in un forno acceso. Vi sono 48 °C e il caldo è opprimente ma il deserto ci chiama. Ci attende il nostro cammelliere. Ci bardiamo la testa per riparare naso, bocca ed orecchi dal calore e dal vento. Saliamo sui nostri docili dromedari e partiamo per il campo tendato. Il paesaggio è veramente da mille e una notte: siamo immersi fra dune di sabbia finissima color arancio vivo che si estendono a perdita d’occhio. Le dune sono striate dal vento e noi seguiamo un percorso già tracciato. Ci fermiamo sulla duna più alta delle altre e camminiamo a piedi nudi sulla sabbia finissima: in alcuni punti si sprofonda ma in altri i granuli sono stati compattati dal vento e il fondo è molto più solido. Dopo circa 45 minuti di ‘cammellata’ arriviamo al nostro campo tendato. I campi tendati sono al limite del deserto e sono raggiungibili anche da mezzi fuori strada che portano i bagagli dei turisti negli alloggi. Dopo il consueto the alla menta di benvenuto, ci vengono assegnati gli alloggi. Sono delle tende ‘lusso’ in quanto presentano all’interno anche un bagno privato ma stasera sono invivibili per l’eccessivo caldo.
È bassissima stagione, in totale siamo in 14 persone ad ‘affollare’ il campo. L’atmosfera è paradisiaca e la sensazione diventa ancora più magica man mano che il cielo si scurisce. Il silenzio totale ti assorda le orecchie, il vento caldo avvolge il corpo e la mente è libera da ogni pensiero perché il traguardo è stato raggiunto. Dopo una cena condivisa con gli altri ospiti, i ragazzi accendono il fuoco (notare ci sono circa 35 °C anche a mezzanotte), ci sediamo tutti attorno ed iniziano i canti e i suoni di tamburi berberi. Fumiamo il narghilè. Purtroppo, il cielo è velato e la luna è troppo luminosa così le stelle si fanno desiderare.
La notte passa insonne per il caldo e anche per i latrati di cani randagi che circolano attorno al campo. Il mattino seguente di buonora, dopo un’abbondante colazione, riprendiamo i nostri dromedari e facciamo ritorno a Merzouga dove ci attende il nostro conducente.
Fes
La tappa finale di giornata è la città di Fes. Il viaggio è piuttosto lungo sono circa 450 km e ci vogliono quasi 9 ore. La strada è monotona e meno entusiasmante dei due giorni precedenti, dobbiamo valicare nuovamente le montagne dell’Atlante e non ci sono particolari paesaggi da fotografare.
Tuttavia, quando manca un’ora alla nostra meta, arriviamo a Ifrane, un paese che contrasta fortemente con il paesaggio sinora visto. Immersa in boschi di cedri e con numerosi corsi di acqua, Ifrane è considerata la Svizzera marocchina per il fresco che si respira e la presenza di abitazioni stile europeo. Imperdibile l’esperienza con le scimmie che abbiamo avvistato sul bordo strada al limite del bosco. Scendiamo dall’auto e subito un gruppo di circa 10 individui si avvicina a noi cercando cibo. Non sembrano aggressive e il loro modo di elemosinare è molto simile a quello che abbiamo visto nelle persone a Marrakech di vendere qualsiasi cosa. È tutto sommato divertente vedere le mosse e i modi di fare di questi animali che per nulla intimoriti cercano il contatto con noi esseri umani. Arriviamo nel tardo pomeriggio a Fes e salutiamo il nostro conducente (il bravissimo Tito).
Fes è una cittadina molto più piccola rispetto a Marrakech. Entrando dall’arco principale (Bab Rcif) si trova la piazza del mercato che precede l’ingresso della medina. Il dedalo di vie che caratterizza il centro storico è ancora più intricato rispetto a Marrakech e apparentemente senza un percorso logico, decidiamo quindi di prendere una guida locale per un paio d’ore. In realtà si rileva una guida “molto turistica” in quanto il suo scopo finale sembra essere più che altro quello di portarci in negozi di spezie e tappeti compiacenti. La particolarità di Fes è l’attività delle concerie e delle annesse pelletterie (borse, giacche e ciabatte). Si può accedere sino al piano più alto del negozio per affacciarsi sulla Tannery Chaouwara. L’addetto del negozio offre un rametto di menta da avvicinare al naso per limitare l’odore e spiega (anche in italiano) l’attività svolta dai conciatori. Si tratta di un’area interamente ricoperta da vasche piene di liquidi maleodoranti: alcune sono bianche in quanto contengono escrementi di piccioni (ammoniaca naturale) e le pelli vi vengono immerse, poi subiscono un primo lavaggio e colorate in altre vasche contenenti pigmenti naturali che servono a tingerle e alla fine vengono stese ad asciugare. In questo contesto vi sono uomini che lavorano immersi nelle vasche, l’attività è tramandata di padre in figlio.
Fes merita senza dubbio una visita soprattutto per osservare l’attività delle concerie, dichiarate patrimonio UNESCO.
Chefchaouen e Meknes
Nuovo giorno e nuova attività. Abbiamo noleggiato un conducente che con il suo Van ci condurrà alla città blu e infine a Meknes. Chefchaouen (città blu) si trova a circa 200 km da Fes e servono 3 ore di auto. È una delle immagini più famose del Marocco. Il paese è meta di numerosi turisti provenienti da Fes o dalla vicina Tangeri. Il paese è abbarbicato su di una collina e le case sono colorate di azzurro-blu intenso. Le stradine del centro sono un continuo saliscendi di gradini anch‘essi in gran parte dipinti di azzurro. È veramente un effetto scenico molto caratteristico che contrasta con i panorami del Marocco. La motivazione della colorazione dovrebbe essere legata al contrasto degli insetti ma probabilmente, ora è più un’attrazione turistica. Comunque, merita senza dubbio una visita e sicuramente l’effetto dovrebbe essere ancor più appagante col buio. Lasciamo nel pomeriggio la bella città blu per giungere a tarda sera Meknes.
Meknes è la città imperiale più piccola e meno turistica. Purtroppo, è in corso una importante opera di ristrutturazione del centro storico e quindi vi sono numerosi cantieri aperti fra cui quelli della piazza del mercato e soprattutto della porta Bab El Mansour. Tuttavia, alla fine anche Meknes è risultata molto interessante. Anche qui ci siamo fatti accompagnare da una guida locale, la migliore prenotata, che si chiama Said e parla un italiano perfetto. Ci ha innanzitutto spiegato le regole di una medina (non poche) e la struttura urbanistica che deve presentare elementi specifici ed indispensabili (moschea, medersa, fontana, hammam e panificio). Successivamente ci ha portato all’interno della moschea principale della città spiegando e mettendo in pratica i riti che vi vengono svolti. Sono solo tre in tutto il Marocco le moschee accessibili ai non credenti musulmani, fra cui appunto una è quella di Meknes.
Diciamo che Meknes rispetto alle altre città imperiali è attualmente (per i lavori in corso) la meno attraente però una mezza giornata trascorsa a bordo piscina del riad è servita per ricaricarci di energia.
Rabat
Prossima tappa è Rabat, distante circa due ore di taxi da Meknes. Rabat è affacciata sull’oceano Atlantico, si presenta pulita ed ordinata, con numerosi spazi verdi. Essendo la capitale e dimora del re, l’immagine della città deve essere efficiente e moderna.
Sono tre le peculiarità di Rabat:
- è una stazione turistica balneare. Le sue spiagge sono sovraffollate da famiglie marocchine accalcate una all’altra intente a trascorrervi la giornata. Il flusso della marea è molto marcato e quando il livello è basso l’arenile è molto ampio. I pochi temerari che provano a tuffarsi lo fanno nei pressi della foce del fiume dove le correnti sono meno pericolose;
- è una delle 4 città imperiali. Molto bella la Kasbah, evidentemente rimessa a nuovo, è cinta da alte mura e con le case nei vicoli color bianco. Il castello è edificato su un promontorio che domina l’oceano sottostante;
- è la capitale. Vi sono viali alberati, edifici moderni e un senso di ordine generale.
Oltre alla Kasbah è imperdibile la visita del mausoleo Mohamed V. Si accede all’ampio cortile da un cancello presidiato da guardie a cavallo e la visita libera consente di apprezzare in tutta la sua bellezza l’edificio in stile moresco-andaluso che ospita le spoglie reali.
Da Rabat si ritorna, per completare il giro ad anello, a Marrakech. Sono circa 350 km e avendo letto note positive sui treni locali decidiamo di prendere il treno. Abbiamo prenotato posti in prima classe. Il treno è molto simile a quelli che circolavano in Italia circa 30 anni fa, con corridoi laterali stretti e cabine laterali da 6 posti con tavolino attaccato al finestrino. Tutto sommato l’esperienza è stata positiva in quanto il treno era pulito, con aria condizionata e soprattutto in perfetto orario.
Essaouira
L’ultima meta del viaggio è Essaouira. Essaouira è una cittadina fortificata che si trova sull’oceano distante circa 2 ore e mezza di auto da Marrakech (noi abbiamo richiamato il conducente che ci aveva accompagnato nel tour del deserto). È una nuova ennesima cartolina del Marocco, diversa da quanto visto sinora. È una stazione balneare molto frequentata dai locali e nella medina vi sono numerosi atelier di artisti che espongono le proprie opere. Ha una bellissima Kasbah con possenti spalti di cinta che si affacciano sull’oceano in quei giorni in tumultuoso movimento. Ad Essaouira la temperatura è sensibilmente inferiore alla media del Marocco, spesso ventosa e con il cielo piuttosto plumbeo. La particolarità di Essaouira è però un’altra: si mangia dell’ottimo pesce. Innanzitutto, bisogna recarsi al porto dove numerosi pescherecci arrivano dopo la nottata di pesca e vendono il prodotto sul posto. Noi abbiamo comprato astice e granchi. Poi con quanto acquistato (ancora vivo nel nostro caso) si ritorna all’imbocco del porto dove alcuni ragazzi gestiscono dei barbecue con griglie a noleggio: fanno tutto loro, puliscono il pesce, lo grigliano e te lo portano ai tavolini. Il miglior pranzo a base di crostacei mai assaggiato, a prezzi da mensa!
Nel rientro a Marrakech ci fermiamo in un mercato locale ortofrutticolo. Acquistiamo melone, anguria, fichi ed uva. Stanchi di couscous e tajine decidiamo di trascorre l’ultima serata a Marrakech sul terrazzo del nostro riad mangiando una macedonia marocchina, osservando dall’altro i tetti della città, aspettando l’imbrunire e le luci e i rumori di piazza Jemaa el Fna. Molte immagini e sensazioni vissute nei giorni precedenti ci passano nella mente come a fissarle per il futuro.