Marocco e il ricordo promesso
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30 e 31 dicembre a Fes
Raggiunta con volo Ryanair (Bg-Fes) a 210 euro a testa (causa acquisto biglietto purtroppo solo 1 mese prima), in aeroporto ci viene imposta una serrata contrattazione circa il prezzo del taxi per raggiungere la città, in quanto non sembrano esserci altri mezzi.
Ci alleiamo con altri due italiani e quindi siamo quattro contro due, poi tre, poi cinque… già, qui la contrattazione è sempre affare di Stato, la spuntiamo per 3 euro a testa, ma non contento l’autista continua a tirare sul prezzo anche in auto (rigorosamente uscita dagli anni 70) quindi scendiamo insieme agli altri molti km prima del nostro hotel per evitare una fregatura. Hotel scelto: Hotel Jnane Sbil 36 euro la doppia, accoglienza molto cordiale, camera carina con bagno piccolo ma dallo stile marocchino.
Nei nostri sei giorni in Marocco abbiamo scoperto che l’umidità a gennaio è onnipresente (in Rabat, per esempio, tenete tutto chiuso nello zaino perché altrimenti la mattina gli indumenti saranno quasi bagnati) anche se fortunatamente ci sono gli split; inoltre, i marocchini hanno forti problemi con lo scarico delle docce e lavandini: in generale i bagni si allagano, finchè ci vieni quando ci sono 40° ok, ma a gennaio le temperature oscillano tra i 15°-21° di giorno e al tramonto scendono a 5°-10°.
A Fes siamo nella zona dei giardini Jnane-Sbil, per cui vicinissimi alla Medina, cominciamo subito con una colazione ricchissima (i dolci sono davvero favolosi!) a 4 euro in due mangiando come ossessi (ih ih ih) e chiaramente ci perdiamo subito nel Mellah, scoprendo quantomeno di essere gli unici turisti smarriti in questo dedalo di viuzze autentiche, con gli abitanti infastiditi al massimo dalla nostra presenza. Durante la ricerca del quartiere ebraico ci imbattiamo in bambini che implorano di poterci portare qui e là facendo appello allo spirito materno; in effetti c’è un sacco di gente che ti vuol fare da guida, ma continuiamo imperterriti per la nostra strada (peraltro sconosciuta) finché un uomo ci dice “cercate il quartiere ebraico? È di qua” ma non ci dice di seguirlo e logicamente eccoci alle sue calcagna, lui di tanto in tanto si gira ma corre un sacco. In tre h ci porta ovunque: quartiere ebraico, concerie, la route du tour di Fes, vari suk, una sorta di rocca vicino alla Medina (la vista è magnifica) e casa sua a bere il the, dove Lucio temeva di essere rapinato di tutti i nostri averi data l’insolita ospitalità. In effetti il tizio ci rapina di lì a poco: ci invita il giorno seguente a pranzo a casa sua e pretende ben 20 euro per la spesa; mentre dico a Lucio “io non glieli darei, dai solo 10, chi lo sa se poi domani lo rivediamo” lui mi guarda e dicendomi “donna di poca fede” con gesto solenne li consegna tutti e 20. Inutile dire che in tarda serata anche Lucio si accorge del suo errore.
Lasciandomi letteralmente a bocca aperta il giorno seguente Isham si presenta all’appello puntuale come un orologio svizzero, non ci possiamo credere; inizia la nostra visita alla Medina: un considerevole intrico di saliscendi a tratti strettissimi e bui molto affascinanti e frequentatissimi dalla gente del posto, pochi turisti. Isham ci mostra delle filerie imbucatissime e tra la spiegazione di un telaio e l’altro mi vende una coperta, giuro, non so perché l’ho comprata: non mi serviva innanzitutto, era decisamente troppo grande per casa mia e in ultimo non mi piaceva! In ultimo mi ha leccato 40 euro con la promessa di farmela dividere in sei tappeti più piccoli da alcune donne della città… vabbè! Andiamo a pranzo dalla moglie Fatima che ci cucina una tajine di pollo al limone squisita, il tutto allietato da qualche racconto della vita politica, familiare e tradizionale di Fes. Isham si propone di far provare il suo abito tradizionale a Lucio, sarà anche caldo ma veramente inguardabile! La casa ha un odor di umido davvero penetrante e in effetti è anche abbastanza freddina, il bagno presenta una turca con una specie di copribuco di pietra con un uncino di metallo per sollevarla all’occorrenza (brrrrr), una lavatrice con tanto di imballaggio di polistirolo lasciato al suo posto e una profusione di tappetti ovunque, sulla cucina e il trattamento però nulla da dire: ottimo. Isham ci propone di stare anche la sera a cena e il giorno seguente a dormire e con estrema fatica gli diciamo di no. Tra l’altro ai marocchini non interessa affatto cosa pensi la donna, loro chiedono e guardano l’uomo… per cui uomini tirate fuori il meglio della vostra decisione e se qualcosa non vi va dite “no” (inutile dire che tra Lucio e me la più decisa sono io!). Ci salutiamo con Isham e lui chiede altri soldi in cambio della sistemazione della coperta che ci riconsegnerà sabato, e che insistenza! Gli do solo 2 euro perché con i 20 del giorno prima ci ha già marciato alla grande (con 20 euro una famiglia marocchina mangia almeno per due settimane). Proseguiamo la visita in solitaria in attesa dell’ultimo dell’anno che si rivela una vera delusione: i marocchini danno il meglio di loro dalle 18.30 alle 20.30 e poi c’è il deserto ovunque, così anche nelle grandi città e nella capitale.
1° gennaio
Ci spostiamo a Meknes che rimane la mia città preferita! Ci spostiamo in treno: biglietto di 1° classe (senza che noi lo chiedessimo) ca 4 euro a testa, comodissimo. Bus per raggiungere il ryad: 7 dh. Ryad Yacout in Place Lalla Aouda semplicemente magnifico! 60 euro la doppia, con vasca da bagno! Meknes è piccolina per cui 1, massimo 2 giorni sono ok, vi consigliamo in particolare il museo Dar Jamai, la madrasa Bou Inania, naturalmente la Medina e Bab el-Jédid, dove si tiene il mercato delle pulci (di un trash pazzesco), il mausoleo di Moulay Ismail e la prigione dei cristiani (se lo fosse stata sul serio è davvero impressionante). In ultimo decidiamo di vedere il quartiere di Dar Kbira, chiediamo ad un ragazzino che decide ci scortarci di persona: tutti in Marocco sembra non abbiano nulla da fare di così importante, preferiscono accompagnarti piuttosto che andare per la loro strada (a Fes e Meknes dietro compenso, nelle altre città è assolutamente gentilezza… quanto avremmo da imparare!). Il piccolo crede che soggiorniamo a Palais Didi e quando gli diciamo che vogliamo darci un’occhiata in giro ci racconta tutto fiero aneddoti in francese finché si avvicina un ragazzino alto e smilzo con la faccia da furbetto, questo lo canzona un po’ e l’altro si irrigidisce e non parla più, poi si aggiungono altri 2 ragazzini dietro mentre comincia il labirinto buio e inestricabile che rappresenta il quartiere (sono le 18.00). Il buio in certi punti si fa opprimente mentre il ragazzino alto ci spiega qualcosa che purtroppo non capisco, sono troppo concentrata a reagire nel caso qualcosa dovesse andare storto (più tardi anche Lucio mi confermerà la stessa sensazione di tensione generata dalla paura di essere rapinati da un momento all’altro). Poi cominciamo ad incontrare qualche ragazzina, qualche donna, qualche lampione e poi capisco quello che il ragazzino ci stava dicendo: “è pericoloso girare da soli in questa zona perché la maggior parte dei lampioni si accende dopo le otto, avete fatto bene a farvi accompagnare”. Che gioia! A fine visita li abbiamo lasciati a spartirsi la lauta mancia: 4 euro in dh ed euro che hanno causato nel piccolo gruppetto un po’ di scompiglio per la divisione.
2 gennaio: Moulay Idriss e Volubilis
Dovete andarci assolutamente! Partiamo alla volta della fermata del bus 29 vicino alla Gare Routiere (ma non dentro). I bus in Marocco, al contrario dei treni, passano senza orari particolari, qualche minuto prima o dopo, poco importa; avevamo già tentato il giorno prima di andare a Moulay Idriss, ma dopo tanto attendere abbiamo deciso di cambiare programma. Comunque sono 7 dh a testa per andare e 7 dh per tornare, nulla in confronto a ciò che ci chiedevano i taxisti (30 euro andata e ritorno il tutto in 3h, praticamente solo 2h di visita). Siamo partiti circa alle 12.30 (sì in effetti insieme Lucio e io abbiamo dei tempi scandalosi) per prendere il bus del ritorno alle 18.30 da Moulay.
Taxi Moulay Idriss-Volubilis 30 dh, visita a Volubilis davvero meritevole, costa 10 dh, un’inezia per quel che vedrete: un sito immenso molto ben conservato, anche se la maggior parte non è ancora stata scavata causa mancanza di fondi che il Marocco aspetta dall’Unesco. Ritorno romantico fra gli ulivi all’ora del tramonto come consiglia la guida Routard, anche se ormai il sentiero è divenuto una strada sterrata con serie conseguenze sull’ambiente vicino (frane e smottamenti), la vista sulla pianura circostante e su Moulay Idriss è impareggiabile! Non abbiamo potuto vedere la cittadina a causa dell’ora tarda, ma possiamo certamente dirvi che durante la discesca dal ristorante “La Baraka” alla piazza principale ragazzini e ragazzine morivano dal ridere nel vedere Lucio che portava il suo zaino e il mio!
Dalle 19.30 alle 22.30 tranfer in treno per Rabat: 65 dh a testa e ci aspetta un’eccezionale notte in Medina al Ryad Sidi Fatah, nell’omonimo quartiere: errore fatale! A Rabat qualsiasi somma possiate spendere per soggiornare nulla potrà difendervi dall’umidità che in questa città più che in altre regna sovrana! In sostanza la stanza ci è costata 70 euro, la colazione e il palazzo sono sicuramente all’altezza del prezzo, ma in Medina non arriva un raggio di luce e inoltre qui in Marocco tutti puliscono i pavimenti con la canna dell’acqua!!!
3 e 4 gennaio
Rabat è coinvolgente, meravigliosa, esuberante, capitale moderna insomma! Da vedere nell’ordine: Il Mausoleo di Mohammed V con la torre Hassan, la casba degli Oudaia con il relativo museo, andate anche dove donne velate creano i tipici tappetti: in cambio di qualche dh vi offriranno il loro segreto e un grazioso portafortuna; il museo archeologico, la necropoli di Chellah con le sue cicogne, la medina, il mercato delle pulci, la città moderna e fatevi un giro in taxi al tramonto per osservare le mura illuminate. Noi abbiamo acquistato 2 lanterne in ottone abbastanza grandi al prezzo di 50 euro e 2 pouff in tessuto sopra e similpelle sotto a 12 euro, un vero affare, nella zona di rue des Consuls, dove c’è quella struttura in ferro battuto che ricorda molto i pasaji parigini. Anche qui a Rabat abbiamo il nostro aneddoto bizzarro da raccontare: abbiamo notato che in tutti i mercati delle pulci visitati c’è un sacco di roba rotta e persino batterie usate, così avendone 4 da buttare cerchiamo un oggetto di scambio ma nulla, tutto troppo devastato o inutile per noi, così le gettiamo in un angolo e… dopo un secondo giro leggermente la testa e con la coda dell’occhio vedo un tizio che attraversa la strada e si abbassa, torniamo lì e le pile non ci sono più! Da non credere!
Piccola segnalazione sul nostro hotel del 2° giorno a Rabat: posizione eccellente ma accoglienza, camera, colazione, rapporto qualità prezzo pessimi, in assoluto il peggiore in cui abbiamo soggiornato. Stiamo parlando dell’hotel Darna in Boulevard Laalou, in cima (partendo dalla Medina) ad Avenue Mohammed V.
Treno Rabat-Casablanca: 70 dh
5 gennaio
Casablanca, direi la mia seconda città in graduatoria! Purtroppo l’abbiamo visitata un po’ di fretta, ma abbiamo potuto constatare che qui l’accoglienza e la tradizione marocchina si sposano perfettamente con la modernità, inoltre è estremamente vitale! Hotel scelto: Hotel Central in Place Ahmed El Bidaoui praticamente in Medina vecchia… graziosissimo! Un palazzo in stile liberty con un receptionist strafuori ma esaustivo al massimo, stanza senza split ma che ce ne importa? Qui ci sono 27° di giorno e 20° la notte: magnifico, umidità zero visto che le finestre qui sono aperte molto spesso!
Da vedere: La Moschea Hassan II, fatevi dare la ricevuta di pagamento perché ve la chiedono all’ingresso e se non ce l’avete vi ordinano di cercarla ben bene… roba dell’altro mondo! Dopo 10 minuti fortunatamente è passato un marocchino intelligente che ci ha dato due adesivi nuovi di pacca e ci ha spedito dentro: la moschea è bellissima e immensa, affascinante soprattutto la sala per le abluzioni nel piano interrato con un sacco di fontane a forma di fiore. Vi consigliamo di vedere anche la Medina nuova o il quartiere degli Habous: addentratevi secondo il percorso Routard, scoprirete il peggio putridume del Marocco, anche Lucio in qualche momento è rimasto letteralmente schifato! In ultimo non perdetevi il giro della Corniche con la vista sulla penisola che durante l’alta marea non è raggiungibile! Mi è piaciuta tantissimo: i suoi abitanti schivi, le 4 capre, le galline e gli odori pungenti, purtroppo però ci stanno costruendo un ponte, per cui supponiamo diventi alquanto turistica. Consiglio anche un giro per pranzo nel Parque de La Ligue Arabe, mangerete con gli universitari intenti a studiare (wi-fi zone) anche se vi basterà andare alla toilette per ricordarvi che siete in Marocco.
Una nota di merito va all’Hammam Ziani dove con 300 dh vi faranno: hammam-gommage-savonnage-massaggio-algoterapia, Lucio ne è rimasto letteralmente estasiato, io sono stata un po’ sfortunata perché nella parte femminile c’erano un sacco di bimbi che urlavano disperati.
Attenzione a Casablanca: le contrattazioni con i taxi partono da cifre molto alte, a detta degli abitanti però il costo dovrebbe essere uguale a qualsiasi altra città; salite con chi ha il tassametro che consente di risparmiare praticamente ovunque. La sera è pericoloso girare a piedi, l’hanno detto anche a noi!
All’imbrunire trasferimento in treno Casablanca-Fes, costo 10 euro a testa per 4h di viaggio, soggiornato all’Ibis Hotel in stazione a 45 euro la doppia pernottamento più colazione: stanza e colazione impersonali, anche qui il bagno si allaga! Il giorno seguente alle 8.30 aereo per il rientro.
Note di servizio: portatevi un asciugacapelli perché in Marocco sembrano esistere solo nei ryad. Troverete un sacco di gente disponibile e pronta ad aiutarvi, in quasi tutti gli hotel in cui siamo stati ci ha sempre accompagnato qualcuno (anche per centinaia di metri!). State pronti con la macchina fotografica perché incontrerete sul serio l’artigianato locale! Tutti i musei e le visite a pagamento si aggirano intorno all’euro, per i taxi calcolate 1 max 2 euro a corsa, 3 per zone veramente lontane e ripeto, scegliete sempre quelli con tassametro (che forse però a Fes non esistono). A Rabat e Casablanca c’è anche il tram (noi l’abbiamo preso senza biglietto e per un nanosecondo il controllore non ci ha beccati!). Comunque per quanto riguarda il trasporto pubblico è super-controllato. Abbiamo mangiato sempre per max 10 euro in 2, mai in ristoranti, ma in putridi validissimi zeppi di marocchini, che poi chiaramente concludevano il pranzo con una bella fumata. Noi non abbiamo provato nessuna droga ma ve la offriranno spesso, per loro è normale. Per quanto riguarda gli hotel abbiamo prenotato di volta in volta da booking, l’unico “trovato di strada” è stato quello pessimo.
Consiglio: una cosa che faccio sempre (ho spinto anche Lucio a farlo) è portare dei vestiti o delle scarpe che non uso più nei miei viaggi e abbandonarle nelle stanze dell’albergo o barattarle con dell’altro (se non rotte o slavate, ricordate sempre il rispetto!!). Le note positive sono: vestiti per gente povera, zaino più leggero, più posto per souvenir e meno indumenti da lavare al ritorno!
Veniamo a noi: la mia coperta? Chiamiamo Isham al ritorno da Casablanca e alla prime 2 non ci risponde (lo sapevo), dopo un’ ora per sfizio richiamiamo e… ci risponde! Gentilissimo ci dice che il giorno seguente alle 7.30 sarà all’Ibis di Fes per restituirci la coperta. Mmmmm… increduli andiamo a dormire e storditi dalla tanta fatica fatta in questi gg non ci ricordiamo quanto tempo ci vuole ad arrivare in aeroporto, ci fidiamo del taxista che ci dice 30-40 min per cui alle 7.25 siamo al parcheggio dei taxi e chiamiamo nuovamente Isham che ci dice che sta arrivando, se dobbiamo essere in aeroporto per le 8 lui arriva in tempo, “5 mins e sono lì”, dice. Noi ne aspettiamo dieci e decidiamo di non perdere l’aereo per una coperta, scopriamo solo all’aeroporto che il tragitto durava 20 minuti e che forse Isham aveva mantenuto la sua promessa!