Marocco di alla terza
Sabato 28 febbraio
Tornato da Cuba da poco più di due settimane rieccomi in partenza. Destinazione Marocco, finalmente ho ri-iniziato a fare le cose seriamente dopo qualche mese di astinenza da viaggi.
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Sono felice perché porto i miei genitori a scoprire questo paese che adoro e che ho visitato già altre volte.
L’avventura e il progetto “Viaggiatore da 2 soldi” è nato proprio con il racconto del viaggio in Israele che ho fatto con mamma e papà, quindi spero continueranno a portarmi fortuna.
In questo momento abbiamo lasciato Gibilterra alle nostre spalle e siamo entrati nel continente africano. Malgrado a Marrakech ci sia un po’ di nebbia, sono fiducioso che non ci saranno problemi per l’atterraggio.
Un paio d’ore dopo, eccoci finalmente nel riad. Bello, anzi bellissimo, ma, anche se abbiamo guadagnato un’ora col cambio di fuso, il tempo è tiranno e usciamo immediatamente per scoprire la città.
Prima stradina a sinistra e siamo subito immersi nel souk. Dopo l’esperienza in Israele, i miei non si stupiscono più di vedere quarti di capra appesi fuori dalle macellerie, carretti stracolmi di frutta e verdura circolare nelle strette viuzze e ogni altro genere di incontri che si fanno nei souk. Ormai sono viaggiatori navigati per questo tipo di destinazioni, dovrò fargli scoprire nuovi mondi prossimamente.
Passiamo l’intera giornata a girovagare nella medina, tra una visita culturale e una contrattazione in una bottega. Pranziamo sul terrazzo di un ristorantino mooooolto rustico. Ormai siamo entrati in sintonia con il luogo. Visitiamo la scuola coranica Ben Youssef, il museo di Marrakech e per il tramonto arriviamo nella mitica Jemaa el Fna. Questa è Marrakech, come scrive Paul Bowles: “senza questa piazza, Marrakech sarebbe una città come tante altre”. Ci tenevo a portarli in questo luogo magico proprio a quest’ora, l’ora della sua metamorfosi. Il momento in cui si montano i banchetti per la cena, si infiammano le braci, si accendono le luci e si apre il sipario su uno spettacolo unico al mondo. Ci gustiamo il cambiamento dalla terrazza di uno dei bar e ci tuffiamo nella bolgia, non appena fa buio. Non si può venire a Marrakech e senza cenare almeno una volta in uno dei mitici banchetti in piazza: sarebbe un sacrilegio. La guida parla di acqua corrente, ma invece sono felice di vedere che i piatti si lavano ancora nella stessa bacinella per tutta la sera…
È tardi, ci siamo svegliati presto e siamo stanchi, ma contenti e soddisfatti. Rientriamo a casa e tutti a nanna, domani si scopre l’altro lato della medina.
Domenica 1 marzo
Rieccoci tra vicoli e vicoletti, questa volta lasciamo perdere i souk e ci avventuriamo nella zona dei palazzi e della Mellah: il quartiere ebraico. Il fasto del passato che emerge dalle antiche residenze si contrappone con il degrado di alcune zone limitrofe, anche se devo dire che c’è una parvenza di rinnovamento in alcune vie. Di palazzo El-Badhi non resta più molto, ma è facile capirne l’antica grandezza, mentre la bellezza di palazzo della Bahia è ancora perfettamente tangibile.
Terminiamo il nostro giro con l’immancabile pranzo in terrazza e poi ci spostiamo ai Jardin Majorelle, uno dei miei angoli preferiti di questa città. Questa sera evitiamo il frastuono di Jemaa el Fna e ceniamo al riad. In queste due giornate abbiamo camminato moltissimo ed è giusto dare un po’ di riposo ai miei. In compenso, mangiamo la migliore tajine che abbia mai assaggiato e ne prenotiamo immediatamente un’altra per la nostra ultima sera in Marocco.
Dopo cena faccio nuovamente un salto in piazza, in questi giorni ho pubblicato qualche foto sui socials di “V2S” e un paio di colleghi, che sono qui a Marrakech, mi hanno scritto. Questo è uno degli aspetti che adoro del mio lavoro: un sacco di colleghi da ogni parte del mondo e tantissimi viaggiatori a cui chiedere informazioni, dritte e consigli. Ogni volta che penso ad una destinazione per un viaggio, capita sempre di trovare qualcuno che sia vissuto, sia stato per lavoro o abbia semplicemente visitato quel luogo. Spesso poi, come in questo caso, succede di incontrare amici in giro per il mondo e di passare delle belle serate inaspettate.
Lunedì 2 marzo
Esco leggermente prima da casa per andare a ritirare l’auto e tornare a prendere papà, mamma. Destinazione Essaouira, ma non senza qualche stop lungo la strada. La prima tappa è in un villaggio nato grazie all’insediamento di numerosi vasai. È qui che si fabbricano e si decorano numerose delle tegole, tajine, anfore, e ogni altro oggetto in terracotta che poi troviamo nei souk per i turisti al quadruplo del prezzo. Dopo qualche acquisto ripartiamo verso l’Atlantico.
La distanza che separa le due città non è molta, ma i limiti di velocità rendono il viaggio eterno. Se percorrete le strade del Marocco con un’auto, ricordatevi di rispettare sempre i limiti, c’è moltissima polizia e i controlli di velocità sono davvero frequenti.
Finalmente eccoci di fronte alle mura del “porto di Timbuctu”: come veniva chiamata in passato Essaouira. È da qui che partivano le merci, e ahimè anche gli schiavi, provenienti dall’Africa nera lungo la Route du Sel. La città infatti, è ancora largamente abitata dagli gnaoua: i discendenti degli schiavi neri deportati dal Sudan.
Essaouira, “La ben disegnata”, porta nel nome la caratteristica che la rende la più europea delle città marocchine: potrete sempre perdervi nel suo souk, ma certo orientarvi nella Medina dovrebbe esservi più semplice che altrove, dato che non è cresciuta caoticamente su se stessa, ma è stata progettata da un architetto francese, Théodore Cornut. Prigioniero di guerra del sultano ben Abdallah, Cornut si comprò la libertà facendo della pianta di Essaouira una copia della bretone Saint Malo. E costruendo gli imponenti bastioni di La Skala, che nel giro di pochi anni resero questa città battuta dagli alisei il più importante porto del Nord Africa significa ben disegnata:
Appena usciti dal riad camminiamo tra le vie di questo piccolo centro e ci rendiamo subito conto che è davvero piccolo. In dieci minuti si attraversa la medina, arrivando da una porta all’altra. Dopo un po’ che camminiamo la mente si rilassa, la guardia si abbassa e i muscoli si distendono. Non è come per le vie di Marrakech dove stai sempre sul “chi va là”, cercando di evitare il carretto, sopravvivere al motorino e scappare dal venditore: qui tutto è più rilassato. Dopo un po’ infatti, chiedo ai miei genitori cosa manchi… I motorini, sono i grandi assenti qui!! Molto meno rumore, meno caos e la pianta stessa della città, aiuta davvero a districarsi meglio.
Pranziamo tardi con quello che in Italia conosciamo come kebab, ma quello di oggi è davvero gigante, infatti per cena mangeremo solo qualche dolcetto marocchino ed un tè.
Concludiamo la nostra passeggiata alla squala nel momento del tramonto, con una stupenda vista sull’oceano e sulle mura tinte di arancione.
Un altra giornata in Marocco è finita, ma anche oggi abbiamo scoperto molti luoghi nuovi ed Essaouira è stata una piacevole scoperta anche per me.
Martedì 3 marzo
Altra giornata ad Essaouira. Di prima mattina, camminiamo fino al porto per gustare l’attività frenetica dei pescatori che rientrano dal mare, ormeggiano le loro barche, cercano di vendere il pescato e poi riassettano le reti per il giorno, anzi per la notte, successiva.
Scattate un po’ di foto, passeggiamo lungo la chilometrica spiaggia tra i bimbi che corrono sul bagnasciuga, i ragazzi che giocano a pallone, i surfisti con le loro tavole e i dromedari che aspettano i turisti.
Torniamo dentro le mura per il pranzo, ma questa volta non ci facciamo fregare e ci spartiamo il kebab in due. Vogliamo tenere un po’ di spazio per la cena, torneremo nel posto dove abbiamo bevuto il tè ieri: i piatti sembravano molto invitanti.
Dopo pranzo ci lasciamo cullare dal relax di questa cittadina e facciamo qualche acquisto tra una contrattazione e l’altra. Mamma e papà riescono addirittura a dirmi che gli manca Marrakech e il suo caos, qui non gli sembra di essere in Marocco, dicono. Ma il bello di questo paese è proprio questo: un piccolo territorio, eppure così vario. In una piccola striscia di terra all’angolo dell’Africa si trova il mare, l’oceano, il deserto sabbioso e quello roccioso, le montagne, le città, le colline e delle stupende vallate.
Il nostro tempo sulla costa è terminato, è ora di rientrate verso l’entroterra e l’altopiano di Marrakech. L’idea era quella di partire presto, ma poi: gli ultimi acquisti, le foto ai ragazzi che giocano sulla spiaggia, le foto ai dromedari e ci siamo messi in marcia alle undici e mezza. Senza soste intermedie la strada sembra essersi allungata a dismisura. Superiamo Marrakech e ci infiliamo nella valle dell’Ourika: una delle valli che solcano l’alto Atlante, la più vicina a Marrakech e la più frequentata dai suoi abitanti durante le calde giornate estive. Il paesaggio delle valli marocchine è sempre stupendo: il torrente taglia la montagna rossa e crea un contrasto incredibile con il verde smeraldo della vegetazione e il cielo terso. Nell’alta valle i marocchini si sono inventati numerosi baretti e ristorantini proprio nel letto del torrente, ma quando dico sul fiumiciattolo intendo dire proprio nell’acqua o appena fuori!! I posti sono davvero numerosi e grazie a ponti e ponticelli improvvisati sorgono ovunque, in estate o durante i week end qui deve esserci davvero un gran via vai.
Terminata la nostra escursione, riconsegniamo l’auto e torniamo al riad per la cena. Dopo mangiato poi, l’ultima passeggiata serale a Jemaa el Fna per salutare questo luogo surreale mentre è illuminato da fuochi e lanterne.
Giovedì 5
Oggi nessun programma: semplice relax a zonzo nei souk e nella medina. Dopotutto, ci siamo abituati bene nella tranquilla Essaouira e immergerci nuovamente nel caos della città rossa non sarà facile. Dopo un paio d’ore passate tra vicoletti, bancarelle, carretti e motorini domando nuovamente ai miei genitori se sentono ancora la mancanza di Marrakech, o forse la tranquilla Essaouira non era poi così male…
Facciamo gli ultimi acquisti e torniamo a pranzare su una delle terrazze di Jemaa el Fna. È tempo di avviarci verso il riad, a malincuore attraversiamo questo palcoscenico a cielo aperto e ci dirigiamo verso casa. Ho però, ancora in serbo una sorpresa per mamma e papà: un piccolo riad che offre servizio bar e ristorante in un ambiente davvero unico e curato, non sembra proprio che dietro la porta di legno ci sia la medina. L’avevo scoperto in uno dei miei precedenti viaggi e ne avevo fatto tesoro, come faccio sempre con gli indirizzi sfiziosi. Felici di aver addolcito l’ultimo saluto a Marrakech, lasciamo la città costeggiando le sue mura di fango e facciamo rotta, prima verso l’aeroporto e poi verso l’Italia. Arrivederci Marocco, arrivederci Mamma Africa: è stato come sempre un piacere, anche questa volta mi hai insegnato e dato tanto… Se vuoi leggere altre mie avventure, o guardare le immagini di questo e altri miei viaggi seguimi su www.viaggiatoreda2soldi.it (anche su fb, instagram e youtube)