Marocco dai mille volti

Viaggio in libertà nelle città imperiali e nella zona nord ovest
Scritto da: moroLi
marocco dai mille volti
Partenza il: 28/04/2015
Ritorno il: 03/05/2015
Viaggiatori: 4
Spesa: 500 €
Marocco dai mille volti

Abbiamo organizzato questo piccolo viaggio (5 gg) in modo da vedere il più possibile della zona nord ovest del Marocco incluse, naturalmente, la città imperiali, ben sapendo che questo comporterà un relativo relax e il dover macinare diversi Km al giorno.

Con queste premesse ci imbarchiamo nel pomeriggio di martedì da Pisa ed appena raggiunto l’aeroporto di Marrakesh ci impossessiamo della vettura che ci scorrazzerà per questi 5 giorni e quindi ci rechiamo a prendere possesso della camera prenotata. L’albergo non è… entusiasmante ma ciò rientrava nelle previsioni: ho già avuto modo di fare delle visite in Marocco e di valutare come i suggestivi ed affascinanti Riad nascondano spesso dei contenuti notevoli di scomodità quali la difficoltà (o in molti casi l’impossibilità ) ad essere raggiunti con l’auto, la confusione che regna nelle medine in cui sono inseriti, la dimensione spesso veramente minimale delle camere e la mancanza di privacy dovuta all’affaccio delle finestre sul ballatoio comune. Considerando che noi dovevamo spostarci in macchina e cambiare sistemazione ogni notte, abbiamo optato per sistemazioni meno “ caratteristiche “ ma più funzionali, concedendoci però almeno una notte in un riad che, dai dati reperiti, sembrava un po meno scomodo del solito (a Meknes). Comunque la prima sera in Marocco inizia con una metà immancabile e senza uguali: piazza Jemaa el Fna. Da molti definita il simbolo dell’intero paese, è sicuramente un modo per fare conoscenza con questo mondo a parte. L’animazione, i suoni, gli odori trasportano all’istante fuori dallo stereotipo di vita occidentale e contribuiscono a far iniziare la conoscenza con uno stile di vita a noi alieno.

Tamburi e flauti che suonano, falò, danzatori, scimmie ammaestrate, incantatori di serpenti, distribuiti nella zona più esterna dell’immensa piazza fanno da corollario alle mille bancarelle illuminate dove sulle panche comuni si trovano a stretto contatto turisti tedeschi con ciabatte e calzini intenti a trangugiare uno spiedino e autoctoni con sorbiscono una zuppa di fave e montone o attingono con le mani da un tajen condiviso con gli amici pezzi di pollo a curry e verdure, il tutto tra i mille colori dei banchi dei venditori di spezie, le montagne di arance dei banchi dei venditori si spremute e la supplica dei mille mendicanti. Uno spettacolo davvero… shoccante. Naturalmente una buona parte degli occidentali, dopo una passeggiata in questa bolgia, si accosta ai margini delle piazza e si sistema in uno dei ristoranti “vistapiazza” dove, con prezzi superiori alla media, si possono assaggiare i piatti tipici..cucinati per i turisti e quindi non poi cosi tipici. Una visita che ogni turista in visita in marocco “deve” comunque fare..prima di immergersi nel dedalo di vicoli della medina o in uno degli incredibili souk (una sorta di primordiale e sconfinato centro commerciale costituito da mille negozietti che vendono mille cose diverse in una animazione inverosimile).

La vista alla medina e ai souck noi la facciamo la mattina seguente, dopo la visita alla piazza torniamo al nostro anonimo albergo di periferia, lasciamo la macchina ad un parcheggio e ci concediamo una proverbiale dormita. Quando visitate la medina, dovreste trovare la forza di rifiutare l’ingaggio ad una delle mille guide che vi attendo ai vari ingressi e che si limiteranno ( previo compenso di 10/20 € ) ad indicarvi che siete nel quartiere ebraico piuttosto che in quello turco, che davanti a voi c’è l’ingresso di una moschea ( in cui non potete entrare ) e, soprattutto a portarvi in uno dei mille negozi dei suoi mille parenti per fare shopping.

Dopo la visita alla medina, che può risultare shoccante per chi per la prima volta si affaccia a questo mondo, ci concediamo un corroborante pranzetto in un ristorantino ai margini del quartiere ebreo e poi ci incamminiamo verso la seconda tappa del nostro giro: Essaouira. Per farlo usiamo solo per la prima parte la grande e dritta strada nazionale che collega Marrakesh alle sponde dell’Atlantico e ad un certo punto deviamo leggermente su una strada parallela che corre tra i leggeri declivi lambendo paesini sconosciuti.

L’intento è assaporare almeno di passaggio il vero Marocco, non le città invase dai turisti, nè le medine che, nonostante mantengano sempre il loro fascino, si sono senz’altro adeguate ai millemila visitatori che le assalgono giornalmente. Mentre procediamo su questa strada secondaria osserviamo scene che a stento riusciamo a ricordare di aver già visto nella nostra lontana infanzia : contadini che arano il terreno premendo col piede l’aratro trainato da un malridotto asino, altri che chini verso il terreno mietono il grano con dei piccoli falciotti e lo accatastano in mucchietti che verranno poi raccolti grazie all’ausilio di una altro ancorpeggioridotto asino, bambini che giocano allegramente per strada ma che si fermano per veder passare la nostra auto, donne con tanto di velo e brocca di acqua sulla testa. La vista di alcune rovine ci spinge ad una sosta e, dopo aver notato una grossa cicogna all’interno di un nido costruito sul punto più alto delle rovine, ci avviciniamo a quello che potrebbe essere definito il…” drugstore“ del paese: un negozio che funge da bar, alimentari, frutta e verdura, rivendita di bombole del gas etc etc. estraiamo delle bibite fresche dallo scassato frigo esterno e, con una buona dose di coraggio e forse incoscienza, accettiamo di assaggiare un pezzo di…alveare! Ci viene offerto un pezzo di favo pieno di miele che deve essere succhiato per poi sputare la parte cerosa. Prima di andarcene chiediamo dove possiamo reperire un po di autentico olio di argan, visto che siamo proprio nella parte tipicamente dedita a questa produzione, e ci vengono indicate un paio di “cooperative femminili“ distanti qualche km. Le raggiungiamo per effettuare lo shopping vedendo scorrere ai lati della strada mille alberi e arbusti spontanei carichi della preziosa bacca (molto simile ad un oliva e protetta dalle acuminate spine che riempiono i rami ). E’ quasi il tramonto e raggiungiamo la nostra sistemazione a Essaouira (Sol e Luna… molto carino e ben curato, gestito da una gentilissima ragazza francese), il tempo di sistemarci e poi a cena in un ristorante in cima al porto: ci è stato consigliato perché si mangia bene e… servono il vino (teoricamente non reperibile nel mondo mussulmano).

La mattina seguente vista alla medina (molto carina, meno opprimente di quella di marrakesh ma con angoli veramente pieni di fascino ) e poi a pranzo al mercato del pesce. E’ infatti rinomata l’usanza in vigore in questa cittadina secondo la quale i pescatori al rientro dalle battute di pesca dispongono il frutto delle loro fatiche su dei banconi a pochi passi dal molo e, dietro a questi banconi, vengono approntate delle cucine e dei tavoli per permettere al turista di gustare il pesce freschissimo. Noi scegliamo il bancone che offre un bel ragno ( modo toscano di definire la spigola o branzino ) praticamente ancora vivo e, dopo mille trattative, una bottiglia di vino bianco da tenere sotto al tavolo nascosta in una busta di carta. Ci aggiungiamo un paio di granseole che cercano di fuggire dal bancone, delle patine fritte e un po di insalata : ottimo a abbondante. Alla fine del pranzo di avvicina un ragazzo con un vassoio di dolcetti e ci offre di comprarne alcuni come dessert..iniziamo la contrattazione (obbligatoria per qualsiasi acquisto ) mentre lui ci illustra gli ingredienti: ce ne sono alla banana, al cocco, alle mandorle, alla marjuana, all’hascish… !!!!

Abbandoniamo Essaouira e ci dirigiamo verso El jadida dove abbiamo fissato il pernotto, per farlo costeggiamo l’oceano con alcune soste per ammirare paesaggio incantevoli e una discesa fino alla spiaggia, costellata di mille pozze lasciate dalla bassa marea e mille scogli ricoperti di molluschi. Non posso fare a meno di notare una cosa un po strana : la strada corre non proprio sul mare ma ad centinaio di metri per poi a volte avvicinarsi, ad una altezza di una cinquantina di metri. Ebbene le zone coltivate sono esclusivamente quelle racchiuse tra la strada e il mare in forte pendenza e spruzzate dal salmastro. A monte della strada distese di pianura incolta, brulla e piena di sassi. Scelta che a prima vista sembrerebbe assurda ma..probabilmente sono io che non colgo le motivazioni. Mi viene anche da pensare che si tratta di una situazione diametralmente opposta a quella che si riscontra sulle sponde del pacifico in sud america, dove sono coltivate le zone a monte della pan americana e tra questa e il mare imperversa il deserto costiero.

El Jadida si rivela priva di attrattive e apprezziamo solo la location (una splendida villa con 4 camera ognuna con il proprio bagno e un ampia zona giorno) e la gentilezza di Mustafà addetto ad accoglierci: villa Aboulanwar; 48 € a notte per l’intera struttura. La mattina ci mettiamo in cammino per Casablanca e quindi Rabat. Abbiamo scelto di non dedicare troppo del nostro esiguo tempo a queste 2 città che magari meriterebbero bel altra attenzione ma vogliamo portare a termine il nostro tour e dovendo sacrificare qualcosa… la scelta è caduta su questa fase. A Casablanca visitiamo solo l’imponente moschea di Hassan 2° ( veramente impressionante ) e Rabat scivola via con una veloce visita alla piccola ma fascinosa medina che, con i suoi muri dipinti di blu, evoca scenari… greci. Arriviamo a Meknes e iniziamo l’opera di avvicinamento al riad dove pernotteremo. L’impresa non si rivela semplicissima : il riad è collocato proprio al centro della medina, in un souk, e non certo raggiungibile con l’auto. Appena parcheggiato abbiamo la fortuna di chiedere informazioni ad un tipo che abita proprio accanto al nostro riad e solo grazie alla sua gentilissima guida riusciamo a raggiungerlo nel dedalo di mille vicoli e mille negozietti dopo dieci minuti buoni di camminata. L’interno non ci fa rimpiangere le difficoltà: attorno al chiosco interno coperto da un lucernario si sviluppano i tre piani della struttura arredata in perfetto stile marocchino, le camere sono disposte in modo ottimale e la terrazza che sovrasta l’edificio ci regala una spettacolo indimenticabile accompagnato dalla colonna sonora proveniente dai mille minareti (riad atika mek 49 € a notte x camera doppia). Una rapida visita alla medina e poi a cena in un ristorante incantevole con pareti arabescate e atmosfera squisitamente araba… e che i piatti sano ottimi e che possiamo ordinare vino locale non sono certo dettagli secondari.

Il giorno seguente scegliamo di evitare una accurata visita alla medina di Meknes e ci dirigiamo verso le rovine dell’antica città romana di Volubilis: non male… anche se non certo paragonabile ad alcuni siti che abbiamo la fortuna di poter vistare in italia. Attrazione degna di nota il nido di una coppia di cicogne su una colonna delle rovine e il loro andirivieni per sfamare i 3 piccoli nel nido incuranti dei turisti a 10 mt di distanza. E’ l’ora di pranzo e siamo un po lontani da Meknes, proviamo ad addentrarci in un paesino nella zona e lo troviamo riempito dai mille banchi di un mercato, parcheggiamo e dopo varie osservazioni dall’esterno ci accomodiamo in un ”ristorante” decidendo che per qualche ora sono sospese le attenzioni alla pulizia e alla salubrità degli ambienti, alternativa… il digiuno. Non ci chiediamo quindi quale sofisticato utensile d’argento abbia usato il cuoco al bancone esterno per realizzare le polpette che ci serve su un letto di insalata e patate ne che tipo di lavastoviglie usino per detergere i piatti scombinati tra di loro come forma e colore..ormai ci siamo e..speriamo bene! Per finire un po di ottima frutta fresca e poi via, tra il frastuono e il caos del mercato che ha fagocitato la strada, e il notare che la benzina nella nostra auto scarseggia non genera certo euforia. In qualche modo attraversiamo le campagne con estrema attenzione al rosso lampeggiante dell’indicatore della benzina e riusciamo a raggiungere la strada principale per Fez e, soprattutto, una stazione di servizio. Per l’ultima notte abbiamo scelto una sistemazione ultra comoda… ce lo meritiamo un po di relax. Villa Agapanthe ( un po cara..75 € a notte la doppia ) si rivela un ottimo residence anche per gli standard europei con camere enormi dotate di A.C. e bagni modernissimi, terrazza privata che si affaccia sulla piscina dove ci concediamo un rinfrescante tuffetto e al bordo della quale ci facciamo servire la cenetta.

Il giorno seguente le maestranze del residence sono anche cosi gentili da concederci di tornare nel pomeriggio ( dopo aver fatto il ceck out in mattinata ) per farci un tuffetto in piscina prima di dirigerci all’aeroporto per la partenza. Prima di tornare a rinfrescarci, effettuiamo un giro nella enorme medina di Fez per gli ultimi ritocchi di shopping tra i mille negozietti e per dare un occhiata alle concerie : una visone… dantesca! Ci affacciamo dal terrazzo di una pelletteria sullo spazio sottostante e vediamo una distesa di conche di pietra circolari, di circa 1 metro di diametro, piene di liquido per il trattamento delle pelli grezze: questa operazione viene eseguita a mano da maestranze immerse fino alle ginocchia nelle stesse vasche e intente a immergere le pelli prima nelle vasche piene di liquido bianco (calce per rimuove i residui di carne) e successivamente in quelle con liquidi rossi o blu o verdi, per conferire la colorazione voluta.

E’ arrivata la sera di domenica e una volta consegnata la macchina all’aeroporto di Fez ci accingiamo ad imbarcaci per il volo di ritorno verso Pisa con la sensazione di aver vissuto una bella esperienza… di aver assaporato alcune delle mille sfumature del Marocco senza limitarci ad una visione superficiale, cercando di capirne almeno un po l’essenza. Certo… servirebbero mille giorni ma intanto ci abbiamo provato.

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