Mar rosso, marsa alam: kahramana garden e dugongo
Ci siamo decisi a partire solo due giorni prima ed abbiamo scelto una struttura con un buon rapporto qualità prezzo, il Kahramana Garden della Swan Tour, ex Amaraya. Era la prima volta che prenotavamo su un villaggio turistico, non cerchiamo animazione o piscine, ma a quanto pare in Mar Rosso ed in particolare a Marsa Alam non c’era alternativa. Allo stato attuale non esistono altre strutture che non siano villaggi turistici, la strada corre lungo il mare per chilometri incontrando solo queste cattedrali nel deserto.
Fino a pochi anni fa gli egiziani non frequentavano la zona, a Marsa Alam vivevano solo piccole comunità di beduini che a detta degli stessi egiziani hanno origini arabe e pertanto non condividono gli stessi usi e costumi. La cittadina di Marsa Alam non esisteva fino a pochi anni fa, c’era solo il porto e poche abitazioni di pescatori e minatori. In pochi anni Marsa Alam è diventata un agglomerato di palazzine in costruzione, diversi scheletri di cemento costruiti in breve tempo su impulso del governo egiziano per cercare di rendere sedentarie le popolazioni nomadi di beduini; altrove solo pochi villaggi turistici, macchie di verde tra le montagne gialle, il rosso e grigio del deserto orientale e l’azzurro del Mar Rosso. Molti di questi villaggi sono in costruzione e comunque piuttosto distanti tra loro…A detta delle guide egiziane nel giro di pochi anni le strutture attualmente in costruzione apriranno ma saranno distribuite su una fascia di costa lunga 200 chilometri, pertanto Marsa Alam difficilmente assomiglierà a Sharm El Sheik o a Hurgada…Speriamo sappiano darsi una regolata! Il vero impulso turistico della zona è arrivato cinque anni fa con la costruzione dell’aeroporto situato a ben 40 km a nord di Marsa Alam. Questo aeroporto è privato, un facoltoso petroliere del Kuwait ha deciso di costruirlo a breve distanza da Port Ghalib, enorme insediamento turistico di lusso.
Siamo partiti da Pisa con un Boing 737 della Blu Panorama che ci ha portato direttamente a Marsa Alam in 4 ore ed in perfetto orario: i posti erano relativamente strettini ma per voli brevi possono andare bene e tutto sommato siamo rimasti soddisfatti. Al primo impatto in aeroporto ci è sembrato di arrivare in una colonia italiana in terra straniera…A Marsa Alam tutti parlano italiano, se provi a chiedere qualcosa in inglese gli egiziani ti rispondono in italiano. In una settimana abbiamo incontrato solo qualche coppia di inglesi o tedeschi, in spiaggia si sentiva parlare solo in italiano.
Per entrare in Egitto è necessario il passaporto oppure la semplice carta d’identità con 2 fototessere: abbiamo comunque notato che coloro che portavano solo la carta d’identità impiegavano più tempo per ottenere i visti, pertanto se viaggiate spesso meglio fare direttamente il passaporto. Occorre fare molta attenzione al peso dei bagagli in quanto la franchigia massima è pari a 15 kg per la valigia ed altri 5 kg per il bagaglio a mano per un totale di 20 kg a persona. Alla partenza a Pisa ci hanno lasciato salire senza badare più di tanto al peso ma al ritorno da Marsa Alam i controlli erano molto più fiscali, per ogni kg in più si pagano 10 Euro e la coppia prima di noi ha dovuto sborsare ben 80 Euro per 8 kg in più di peso…Noi ci siamo salvati caricando scarpe ed oggetti pesanti sul mio zaino che poi per una svista del personale in fase di controllo non è stato pesato. Quindi prima di partire controllate bene il peso dei vostri bagagli! Gli assistenti della Swan Tour erano presenti già in aeroporto e ci siamo accorti che la maggior parte dei turisti si era rivolta alla Eden Viaggi. Usciti dall’aeroporto siamo rimasti sorpresi dal clima di Marsa Alam: era molto caldo, ben oltre i 30 gradi, ma non si avvertivano grazie ad una brezza costante da nord che non ci ha mai abbandonato per tutta la settimana. Una volta saliti sul pulmino abbiamo chiesto di spegnere l’aria condizionata perché si stava bene. Il primo egiziano che abbiamo incontrato ci ha chiesto subito la mancia per caricare i bagagli e ciò non ci ha stupito più di tanto, sapevamo di questa usanza, ma non ci aspettavamo assolutamente una tale insistenza…Gli egiziani non chiedono la mancia, la pretendono insistentemente e ripetutamente fino a quando non l’hanno ottenuta. Nettamente differente era il comportamento del personale interno del villaggio turistico, decisamente garbato e rispettoso.
Il Kahramana dista tre quarti d’ora di pullman dall’aeroporto, la strada è perfettamente asfaltata e senza buche. Tra l’aeroporto ed il Kahramana ci sono almeno una decina di strutture, alcune già attive, altre in costruzione. Singolare appare il villaggio Sol Y Mar Abu Dabab che di notte si riconosce per una cappella arabeggiante illuminata a giorno. Il Kahramana Garden ci è subito piaciuto, si tratta di un piccolo villaggio dello stesso colore del deserto con circa 70 camere con un ampio cortile interno, tanti giardini, palme e bouganville fiorite. Il ristorante ha una ampia sala con immancabile aria condizionata e diversi tavoli a bordo piscina…Ovviamente per tutta la settimana siamo stati sempre sui tavoli a bordo piscina ad ammirare il deserto. Questo villaggio per ciò che offre potrebbe avere anche una categoria superiore ma ha il difetto di non essere in riva al mare, la spiaggia più vicina dista 400 m e si raggiunge tramite un comodo vialetto pianeggiante.
In compenso si possono godere dei servizi del Kahramana Resort, quindi piscine, animazione, ristorante all’ora di pranzo, teli da spiaggia, ecc.
La prima settimana di giugno le due strutture erano praticamente vuote, solo 20 camere occupate su 70 disponibili, in compenso i voli erano pieni. Ciò sta ad indicare che i voli sono relativamente pochi rispetto ai posti letto offerti dalle strutture oppure è possibile che la maggior parte dei turisti si siano riversati su altri hotel…Sinceramente, visto che la spiaggia di Abu Dabab era praticamente vuota, credo che anche le altre strutture soffrissero delle stessa penuria di ospiti e quindi è probabile che il vero fattore limitante sia la scarsità di voli diretti a Marsa Alam. Sinceramente ci aspettavamo una situazione differente visto che tutti i voli dall’Italia erano stracolmi: anche noi per partire abbiamo dovuto prendere l’aereo a Pisa in quanto nel vicino aeroporto di Roma Fiumicino non c’era posto per noi.
Il maggior pregio del Kahramana è la navetta che ti porta gratuitamente ad orari prestabiliti presso la spiaggia di Abu Dabab, una delle poche spiagge della zona che ti permettono di andare in acqua anche quando altrove il mare è troppo mosso…Gli ospiti degli altri hotel ci vanno a pagamento (20 €)! Ad Abu Dabab disponi di un comodo accesso al reef direttamente dalla spiaggia e puoi scegliere la parte a sinistra, più comoda e lunga ma generalmente con meno pesce oppure la parte destra, maggiormente battuta dal vento e dalle correnti e forse per questo anche maggiormente ricca di fauna. Di pesce se ne vede tanto già in meno di un metro d’acqua ma solo quando ci sia allontana abbastanza dalla spiaggia affollata lungo la barriera corallina che si inabissa verticale, solo in quel momento ci si ritrova in un autentico acquario tropicale…Pesci chirurgo, pesci pappagallo, murene, pesci scorpione, pesci farfalla, pesci palla e pesci balestra di tulle le specie, razze e torpedini maculate, pesci coccodrillo, polpi e tantissimi pesci sergente che ti nuotano intorno. Il Mar Rosso a Marsa Alam è pieno di vita, nonostante le correnti a volte freddine non veniva mai il momento di tornare in spiaggia, c’era sempre qualcosa da scoprire.
La vera attrattiva di questa spiaggia sono le tartarughe verdi che stazionano fisse sempre in alcuni punti e soprattutto il dugongo, un mammifero marino grosso e tranquillo con la coda da sirena…Il primo pomeriggio passato in spiaggia pensavo che l’incontro con il dugongo fosse un evento raro ed avevo chiesto a Mohammed, uno dei bagnini di Abu Dabab, di avvisarmi in caso di avvistamento. Nelle prime due giornate il caro dugongo non si è visto, Mohammed mi ha portato nella zona della baia dove generalmente pascola ma nulla da fare. Al centro della baia di Abu Dabab, con circa 10 metri d’acqua, si estende una ampia zona con fondale ricoperto da erbette di cui si nutrono delle grandi tartarughe verdi, costantemente presenti, e in cui si aggirano diversi squali chitarra ed aquile di mare. Un pomeriggio, appena arrivati in spiaggia, notiamo un gruppetto di persone nuotare a largo spostandosi in diversi punti della baia, poi vediamo un bel testone beige emergere tra le onde…Era arrivato il dugongo! In un quarto d’ora di nuoto verso largo abbiamo raggiunto il punto dell’avvistamento, poi ci siamo messi a perlustrare il fondo e quindi lo abbiamo finalmente incontrato! È grande, con grosse remore attaccate sulla pancia e due piccoli pesciolini gialli che girano costantemente intorno alla bocca, mangia le piantine sul fondo ed ogni 5 – 8 minuti emerge fuori dall’acqua a respirare e nel frattempo rumina le piantine brucate…Nonostante sia grosso e paffuto in acqua è decisamente veloce, quando decide di spostarsi è difficile stare dietro all’enorme coda da sirena. Non ha assolutamente paura dell’uomo, continua a brucare tranquillamente le piantine sul fondo nonostante qualche sub troppo invadente si metta a poca distanza a fargli le foto ed ha sempre la bocca in su, come se stesse sorridendo.
Ho avuto la fortuna di incontrare il dugongo anche il giorno successivo, senza che nessun altro si accorgesse della sua presenza, ha perlustrato la baia per più di un’ora dopodichè si è spostato troppo a largo, riuscivo a vederlo a malapena sul fondale blu scuro fino a quando è riemerso per prendere aria e si è inabissato dove non poteva più arrivare il mio sguardo…Mi sembra ancora di vedere quella enorme pinna orizzontale inabissarsi lentamente fino a scomparire. L’incontro con il dugongo da solo merita un viaggio a Marsa Alam.
Ma in questa località non c’è solo il mare. Il primo giorno l’efficientissimo Christian, l’assistente della Swan Tour ci ha illustrato tutte le escursioni che si potevano fare nell’arco della settimana. Leggendo gli altri racconti di viaggi, ci eravamo già fatti un’idea ed eravamo orientati verso le escursioni a Luxor ed a Ras Qulaan. Ci sarebbe piaciuto andare anche a Al Shalateen, ultimo avamposto egiziano al confine con il Sudan, regno della tribù beduina dei Rashald che vive commerciando cammelli. Da un simpatico gruppo di milanesi in pensione abbiamo saputo che anche l’escursione alla spiaggia di Sharm el Loli nel parco di Wadi Gimal merita moltissimo…Ma in una sola settimana di permanenza a Marsa Alam non si possono fare tutte le escursioni proposte, occorre fare delle scelte. Altro limite non indifferente è il costo di queste escursioni: andare a Luxor costa ben 95 € a persona e per andare agli atolli di Ras Qulaan occorrono 55 €.
Nonostante il costo queste escursioni a nostro parere sono quasi obbligate in quanto rappresentano l’unico modo di uscire dal villaggio. A Marsa Alam non esiste ancora una vera cittadina, almeno per ora, e fuori dai villaggi c’è solo il deserto, una lunga strada che corre a breve distanza dalla costa, alcuni posti di blocco e qualche casa di beduini. Ne deriva che quando viene voglia di uscire dal villaggio o di fare una passeggiata fuori non si fa molta strada…Troverete solo il deserto e nessun altro mezzo per muoversi se non le vostre gambe. Inoltre la vita di villaggio a nostro parere diventa rapidamente ripetitiva, può essere rilassante ma crediamo che dopo una settimana sempre sulla stessa spiaggia sotto lo stesso ombrellone tutto diventi noioso.
Dopo due giorni dall’arrivo ci siamo prenotati per l’escursione a Luxor. Il gentilissimo ragazzo della reception del Kahramana Garden ci ha dato il buongiorno telefonicamente alle 3:30 di notte. Mezz’ora per prepararsi, prendere il proprio cuscino, bere del tè e mangiare qualcosa al ristorante, ritirare il pacchetto di panini, frutta e acqua ed alle 4:15 si parte. Il pullman era quasi vuoto quindi tutti ci siamo presi due posti e grazie al cuscino abbiamo continuato a dormire per gran parte del viaggio. Altri turisti sono saliti presso altre strutture della Swan situate più a nord quando era ancora notte. Ben presto abbiamo visto sorgere il sole dal mare ed alle 7 di mattina eravamo a Safaga, un porto importante del Mar Rosso in quanto da qui gli egiziani si imbarcano per l’Arabia in pellegrinaggio per La Mecca. A Safaga ci siamo fermati presso un enorme parcheggio dove sostavano almeno una ventina di altri pullman dopodichè siamo partiti scortati dalle jeep della polizia all’inizio ed alla fine della carovana. La presenza della polizia è motivata non tanto dai rischi di attacchi terroristici quanto dalla mancanza di linee telefoniche lungo la strada che attraversa il deserto; inoltre se uno dei pullman avesse problemi sarebbe comunque possibile proseguire il viaggio salendo su un altro pullman, visto che viaggiano tutti mezzi vuoti. Appena partiti da Safaga si attraversa una zona montuosa del deserto orientale, la strada si snoda tra panorami mozzafiato, creste rocciose e infiniti spazi desolati. Nonostante il clima estremo, la mancanza assoluta di vegetazione e le vallate inospitali, questa parte del deserto è stata frequentata dall’uomo da sempre per via della ricchezza di minerali di queste montagne. Dopo due ore di strada il deserto diverta pianeggiante, un infinito tavolato da cui emergono lontane cime rocciose, isolate dune sabbiose, grandi rocce che spuntano dal niente. I pullman fanno una sosta presso l’unica di stazione di servizio che si incontra dopo centinaia di km con possibilità di usufruire di bagni e punti ristoro; c’è anche la possibilità di farsi fotografare insieme alla gente del posto con gli asinelli, i dromedari e le capre, ovviamente dietro la solita mancia. I pullman ripartono e dopo poco arriviamo a Qena. Veder spuntare le prime palme, il verde dei campi dopo aver attraversato l’arido deserto roccioso crea un contrasto fortissimo ed affascinante. Attraversiamo la città di Qena, le strade vengono bloccate dalla polizia per permettere il passaggio della lunga carovana di pullman all’interno della città, si passa davanti ad una bellissima moschea, e poi ricominciano i verdissimi campi e palmeti, si costeggia un lunghissimo canale, gli alberi ospitano colonie di bianche gazzette, e si incontra tanta gente che lavora nei campi vestita con lunghe tuniche chiare. Da Qena per arrivare a Luxor ci vuole un’altra ora di strada, i pullman procedono lentamente e non si sorpassano più allegramente l’uno con l’altro…Che senso avrà poi sorpassare un altro mezzo che a breve terminerà la sua corsa nel medesimo piazzale! La gente ed i bambini per strada ci salutano allegramente, sanno bene che noi turisti siamo una risorsa e rimaniamo impressionati dall’elevato numero di poliziotti egiziani muniti di mitragliatrice. Hakim, la nostra guida che parla un ottimo italiano, ci spiega che in Egitto il servizio militare è obbligatorio, dura ben tre anni e tanti ragazzi di leva vengono mandati per strada a garantire la sicurezza…Anche se a noi sinceramente tutte quelle mitragliatrici davano una sensazione di estrema insicurezza. In breve tempo arriviamo a Luxor, attraversiamo il viale delle sfingi, un viale delimitato da 2000 sfingi che unisce il tempio di Karnak al tempio di Luxor. Scendiamo dal pullman al piazzale di Karnark e avvertiamo una enorme sbalzo di temperatura, ci saranno circa 40 gradi o anche più, esattamente come a Marsa Alam, ma non tira un filo di vento ed è umido. Il simpaticissimo egittologo Francis, un egiziano che parla in italiano meglio di noi italiani, ci illustra il viale delle sfingi e quindi il colonnato del tempio di Karnak…E qui si scompare di fronte a tale grandiosità. Le colonne sono enormi ed altissime, interamente rivestite da geroglifici, in pochissimi punti sono rimasti i colori originari, le piene del Nilo hanno fatto scomparire gran parte dei colori. All’interno del tempio di Karnak si apre un ampio lago sacro, altissimi obelischi in monoblocco di granito, tutto è immenso ed il gran caldo passa in secondo piano. Da Karnak ci spostiamo per poco tempo su un negozio di papiri (ben fatti, in vero papiro ma piuttosto cari!) e quindi arriviamo in riva al Nilo dove pranziamo nel lussuoso Hotel Le Meridienne. Appena dopo pranzo ci imbarchiamo su una barchetta che ci porta sull’altra sponda…Il Nilo è un fiume immenso, una grande massa d’acqua ambrata che scorre velocemente, tutto intorno tante palme e tanti campi verdissimi. Sbarchiamo su una banchina dove veniamo letteralmente assaliti da tanti bambini che ti chiedono insistentemente l’elemosina. Le guide ci hanno chiesto di non dargli nulla e di non cedere all’insistenza in quanto diseducativa.
Il pullman ci aspetta e porta rapidamente oltre la fascia di campi coltivati fino a quando intorno a noi si apre una vallata aridissima sormontata da una montagna a forma di piramide naturale…La Valle dei Re. Il pullman si ferma all’ingresso della valle e si prosegue su una navetta elettrica a forma di trenino. Il caldo qui diventa veramente impietoso, ci saranno quasi 50 gradi e ci fermiamo sotto una tettoia in corrispondenza dell’ingresso della tomba di Rameses quarto. Le tombe sono indimenticabili, si scende in profondità in corridoi affrescati in ogni millimetro, un tripudio di colori, cieli stellati, grandi immagini e simbologie sacre.
Il biglietto di ingresso ti da la possibilità di visitare 3 tombe ed il nostro egittologo Francis ci ha fatto vedere la tomba di Rameses quarto, Rameses primo e Rameses terzo. La più bella è quella di Rameses primo, la seconda visitata in quanto meglio conservata e dai colori più vivi. L’unico problema è il caldo umido che si avverte scendendo in profondità, ti manca l’aria ma sei talmente affascinato da ciò che ti circonda che ti accorgi di quella atmosfera irrespirabile solo quando ritorni in superficie, nell’arida Valle dei Re. A detta delle guide il nostro gruppo è stato fortunato in quanto il prossimo anno le tombe verranno chiuse al pubblico per evitare che l’umidità derivante dall’ingresso delle persone nelle tombe rovini i colori degli intonaci. Tornado verso il pullman siamo stati investiti da una nuova schiera di venditori ambulanti particolarmente economici ma costantemente invadenti. Il pullman ci ha lasciato in una fabbrica di vasi in alabastro dove abbiamo comprato del vasellame stupendo a poco prezzo. Tornando verso il Nilo abbiamo fatto una breve sosta ai colossi di Memnone, semplicemente grandiosi in mezzo al verde dei campi, e quindi ci siamo rimbarcati per attraversare nuovamente il Nilo. Questa volta siamo scesi proprio di fronte al tempio di Luxor che ci è apparso ancora più imponente ed intatto. Le statue all’ingresso e lungo il viale erano perfette e ci hanno fatto perdere il senso delle dimensioni, le colonne ed i blocchi di pietra erano enormi, l’obelisco all’entrata era talmente alto da poter esser inquadrato dalla fotocamera solo a grande distanza. Ormai erano le sei di pomeriggio, le temperature erano diventate più accettabili e le ombre dei monumenti si allungavano oscurando alcuni angoli del tempio. L’egittologo Francis che ci ha spiegato diversi aspetti della vita ai tempi dei faraoni è stato fondamentale non solo come guida ma anche come intrattenitore: è stato impressionante ascoltare un egiziano fare battute in perfetto italiano sulla suocera o imitare i nostri accenti romani o milanesi. Il pullman ci aspettava nel piazzale del tempio, abbiamo comprato una lattina di birra analcolica egiziana veramente insipida e quindi siamo ripartiti per Qena e quindi per il deserto orientale. Nel viaggio di ritorno ci siamo fermati solo nella stazione di servizio in cui ci eravamo fermati all’andata ed abbiamo assistito al tramonto nel deserto. Siamo tornati al Kahramana Garden quasi a mezzanotte, il ristorante era chiuso e ci avevano lasciato la cena in camera.
Sinceramente credevamo che la gita a Luxor fosse più stressante invece non ci sentivamo tanto stanchi, dopo aver visto tramontare il sole tra le montagne del deserto avevamo abbracciato il nostro cuscino ed avevamo dormito per diverse ore…La gita a Luxor per chi come noi non è mai stato in Egitto è fondamentale, forse gli stessi templi andrebbero visitati con più calma ma riteniamo che in una sola giornata non si possa fare nulla di meglio. Certamente il modo migliore per visitare l’antico Egitto è imbarcarsi in una barca da crociera sul Nilo, ma per chi soggiorna a Marsa Alam questa “toccata e fuga” è comunque una esperienza da fare.
L’ultimo giorno siamo andati a Ras Qulaan, chiamati gli atolli del Mar Rosso. Per raggiungerli occorre dirigersi a sud verso Shalateen e quindi il Sudan, superare l’ultimo villaggio turistico prima del parco di Wadi Gimal e la spiaggia di Sharm El Loli e quindi imbarcarsi su un pontile ad Hamata. La strada che da Marsa Alam porta ad Hamata attraversa vaste aree completamente disabitate, solo deserto infinito da un lato e spiagge interrotte dalle mangrovie dall’altro: abbiamo incontrato un branco di dromedari allo stato brado che si nutriva di cespugli e mangrovie in riva al mare. Nei pressi di Hamata c’è una miniera di fosfati che vengono caricati direttamente sulle navi attraccate al pontile impattando bruscamente con l’ambiente circostante. Ad Hamata il pullman ci ha lasciato di fronte ad un piccolo molo sconnesso al quale attraccavano diverse barche. Si tratta di vecchie e lussuose imbarcazioni dismesse dai primi proprietari ed acquistate da egiziani che le usano come barche per turisti.
In questo tratto di Mar Rosso il mare è poco profondo, ovunque emergono banchi di corallo che ne sfiorano la superficie. La barca ha iniziato a costeggiare a bassa velocità queste formazioni coralline, ce ne sono diverse ed il mare si colora di verde e azzurro a seconda della profondità. Abbiamo raggiunto il primo atollo, una sottile striscia di spiaggia che emerge tra i coralli, vi crescono pochi cespugli verdi e alcuni uccelli sostano in riva al mare. La barca si era ancorata con delle corde su un banco di corallo, quindi abbiamo fatto un giro di snorkeling e sinceramente non abbiamo visto nulla di più rispetto a quanto potevamo vedere ad Abu Dabab…Il pesce era comunque numeroso ed una piccola tartaruga è fuggita via al nostro passaggio. Per scelta della nostra guida ci siamo fermati in mattinata presso questo primo atollo nel quale non è lecito sbarcare mentre le altre barche sbarcavano sull’atollo più a largo dove noi saremo arrivati all’ora di pranzo. Il risultato di questa scelta è stato che dopo pranzo la nostra comitiva di 10 coppie era l’unica a girovagare per le spiagge dell’ultimo atollo, quello più grande, con spiagge lunghissime in ogni lato e lagune di acqua bassa protetta dalla barriera.
Gli atolli di Ras Qulaan sono bellissimi, un paesaggio che da molti è stato definito paragonabile alle Maldive. L’unica delusione sono stati forse i fondali in cui non si vede nulla di più di ciò che si può vedere immergendosi ad Abu Dabab o dal pontile del Kahramana. Lasciando da parte i fondali, lo scenario di questi rimane impresso e merita ampiamente una visita. Ricordatevi di portarvi gli occhiali da sole in quanto il biancore della spiaggia è accecante. Siamo tornati al Kahramana Garden alle 7 di pomeriggio ed abbiamo iniziato a preparaci per il ritorno in Italia.
La mattina della partenza ho voluto comunque farmi un’ultima nuotata dal pontile del Kahramana, la barriera corallina del Mar Rosso è irresistibile! Dal pontile del Kahramana si possono vedere una grande varietà di pesci, la corrente ti porta lentamente nel tratto di mare a destra del pontile fino ad arrivare ad una insenatura ricchissima di pesce dalla quale è possibile ritornare alla spiaggia.
IN CONCLUSIONE : Il Kahramana Garden: si tratta di una ottima struttura con un buon rapporto qualità prezzo…Costa meno del Kahramana Resort, si usufruisce dello stesso ristorante a pranzo e delle stesse spiagge e relativi servizi: basta solo percorrere 300-400 metri di comodo vialetto illuminato di notte. Inoltre è una struttura più tranquilla e la notte non si sente alcun rumore se non il fruscio del vento. L’unica nota leggermente dolente del Kahramana è forse il ristorante: non si mangia male, qualcosa di buono si trova sempre in quanto la varietà è tanta, però raramente trovi qualcosa di particolarmente gustoso da meritare il bis. Ad esempio la pasta è sempre presente e viene condita al momento con ciò che vuoi tu dal bravo cuoco siciliano Giosuè, ma si tratta di pasta cotta al dente una prima volta e poi scottata nuovamente una seconda volta ed il risultato è ben diverso dalla pasta che si mangia normalmente in Italia. Quindi secondo noi quando ci si trova lontano dall’Italia è meglio provare ad apprezzare la cucina del posto, può anche non piacere ma serve a comprendere meglio il Paese che ti ospita.
Altra accortezza al ristorante è quella di richiedere più bottiglie di acqua durante i pasti che poi verranno utilizzate nel resto della giornata: infatti il Kahramana offre un servizio all inclusive ma l’acqua al di fuori dell’orario dei pasti viene consegnata solo a pagamento. Pertanto ad ogni pasto è bene farsi una buona scorta per il resto della giornata…Ricordatevi che siete in mezzo al deserto, occorre bere tantissimo e l’acqua diventa il bene più prezioso.
Aggiungiamo che la struttura del Kahramana è pulitissima, sia le camere che i locali del ristorante sono continuamente puliti dal personale che si attiene ad una vera procedura organizzativa. Il rischi di contrarre malattie dovute alla scarsa igiene sono quindi ridotti al minimo.
Per concludere il vero vantaggio del Kahramana è costituito dalla navetta gratuita che ti porta a tutte le ore ad Abu Dabab…Nessun altro villaggio ha un tale servizio di accesso a questa spiaggia, che è la più bella della zona.
LE ESCURSIONI: Noi siamo andati a Luxor ed a Ras Qulaan e le consigliamo vivamente. Potendo disporre di un’altra settimana di soggiorno saremo andati anche ad Al Shalateen ed alla spiaggia di Sharm el Loli che ci sono stati descritti come luoghi stupendi da un gruppo di milanesi simpaticissimi.
IL VIAGGIO: La compagnia Blu Panorama è puntuale e comoda, i posti a sedere sono un po’ stretti ma, tutto sommato, nessuno si è lamentato ed ha avuto problemi di smarrimento bagagli ecc.
COSA PORTARE: • Pinne, maschere, boccaglio e scarpette da scoglio: sulla spiaggia sono presenti dei frammenti di corallo particolarmente taglienti e le scarpette da scoglio possono tornare utili; • Costumi, pantaloncini corti e magliette: in Egitto non piove e fa tanto caldo, quindi giacche a vento, maglioni e pantaloni pesanti sono assolutamente inutili; • Muta leggera: il Mar Rosso è un mare tropicale ma l’acqua è decisamente più fredda rispetto all’Oceano Indiano e in alcuni punti si possono incontrare delle correnti fresche. In quel caso una muta leggera può tornare utile, soprattutto quando si rimane in acqua per molto tempo.
• Farmaci: il Mar Rosso è una meta relativamente sicura, tuttavia può capitare di prendersi una insolazione e soprattutto la dissenteria. Non è ben chiaro il motivo per cui la dissenteria colpisca gran parte dei turisti. Generalmente si pensa che la scarsa igiene degli alimenti ed in particolare della frutta fresca sia la principale causa: eppure la frutta e verdura del ristorante era pulitissima così come pulito risultava ogni ambiente del villaggio. In realtà ritengo che le bevande fredde e gli sbalzi di temperatura dovuti ai condizionatori d’aria siano maggiormente pericolosi nel determinare la dissenteria. Quindi fondamentali sono i farmaci antidiarroici, fermenti lattici ed i disinfettanti intestinali; • Creme solari, cappelli e bandane: il sole picchia forte ed il vento lo rende sopportabile, ma senza protezione è facile prendersi eritemi e scottature. Inoltre segnaliamo la mancanza assoluta di negozi o farmacie che vendono creme solare, quindi occorre portarsele dall’Italia; • Penne da scrivere: oltre ad essere utili per compilare i moduli all’arrivo in aeroporto, possono essere regalate ai bambini che vi chiedono insistentemente qualche euro lungo le strade di Luxor.
Speriamo di tornare presto in Egitto e di ritrovare il dugongo, le tartarughe verdi, la barriera corallina con i suoi abitanti così come li abbiamo lasciati.
Un saluto Sonia e Sergio (scherubi@libero.It)