Mangia, prega e Bali + Bangkok

Vacanza ed esperienza di vita
Scritto da: BODDY
mangia, prega e bali + bangkok
Partenza il: 24/06/2011
Ritorno il: 17/07/2011
Viaggiatori: 2
Spesa: 3000 €
Bangkok – Bali 24 Giugno / 17 Luglio

Arrivo a Bangkok ore 6 con volo Thai da Roma. Boing 747 vecchio senza schermi video.

Shuttle free dall’aereoporto con bottiglietta d’acqua necessaria per l’afa e cartina della città. Arrivo all’hotel Bangkok Loft Inn dopo circa 1 ora di viaggio. Hotel super-consigliato dal sito Tripadvisor, prenotato tramite Agodà per 27 euro al giorno in 2 con colazione e tanta gentilezza comprese.

La posizione non è la migliore, ma lo svantaggio è ampiamente ripagato dal fatto che si trovi vicino all’ultima fermata dello Sky train e dal prezzo (camera grande, letto supercomodo, internet free).

1° giorno recuperiamo le forse; usciamo alle 14 e prendiamo il battello lungo il fiume Cha Prai per una visione generale della città. Vi consiglio i battelli della Orange Flag rispetto a quelli turistici: il biglietto costa 14 bath (pochi centesimi) indipendentemente dalla distanza, potete pagare anche a bordo. Scendiamo al quartiere universitario e ci perdiamo tra i vicoli fino a prendere primo contatto con le bancarelle che vendono e friggono di tutto…ma non fa per noi!

Raggiungiamo il Flower Mkt che è un vero e proprio mercato rionale con centinaia di bancarelle che vendono tonnellate di fiori. Ci colpiscono in particolare le ragazze che sfogliano i fiori di loto e compongono dei bouquet magnifici. Comprare i lotat, i semi.

Cena al ristorante Concerto a Silom Road: locale molto bello, cibo anche, prezzi un filo più alti ma di classe e con musica jazz dal vivo.

Il giorno dopo incontriamo Lakis: sarà la nostra guida per oggi per visitare i templi della città. Secondo noi è necessaria una guida per non perdere tempo e camminare molto vedendo poco, Bangkok è una città grande. Visitiamo i templi dell’Alba, il Buddha sdraiato, il Palazzo Reale, la Montagna D’Oro e Chinatown.

L’afa è molta ma riusciamo a fare tutto con molta calma: alla sera ci rilassiamo con un buon massaggio tailandese (consigliatissimo) che ci rigenera.

Il giorno dopo optiamo per u’escursione al Mercato galleggiante che si trova a circa un’ora e mezza dalla città. E’ in effetti molto turistico e un po’ “costruito” però la nostra barcaiola oltre a passare nel canale centrale pieno di venditori, si addentra anche dove vivono ancora le poche famiglie ai bordi del mercato, in palafitte con una vegetazione tropicale tra alberi di banano e palme.

Ritorniamo in città alle 2, giusto il tempo di visitare il centro commerciale MBK così pubblicizzato; essendo stato anche al Silk mkt a Pechino, mi sento di dire che è una tappa assolutamente evitabile se si cerca abbigliamento di marca “taroccato”. C’è invece un buon assortimento di prodotti di elettronica e la coppia che era con noi ha comprato un cavetto USB per fotocamera a 2,5 euro.

La cena (ultima) la consumiamo al Bayoke Sky Hotel: arriviamo effettivamente un po’ tardi (21,50) dopo il nostro consueto massaggio, ma non ci aspettavamo di essere gli ultimi clienti. Il ristorante è suggestivo: si trova all’82° piano della torre più alta della città. Il menu è a buffet, l’ambiente non è di lusso come invece mi hanno raccontato essere lo Sirocco (dove fanno pure selezione sull’abbigliamento); qualità del cibo buona.

Alcuni consigli pratici su bangkok: ho letto da molte parti circa il Patpong Night Mkt, secondo me a meno di non capitarci, non merita una visita. Ci sono molte bancarelle che vendono orologi taroccati, souvenir, boxer, magliette made in China; insomma è un’accozzaglia di cose in mezzo al quartiere a luci rosse con i butta dentro che propongono show con ragazze e ragazzi giovanissimi.

Una cosa da non perdere è il massaggio tailandese; per pochi euro un’ora di massaggio con/senza olio. Il centro vicino al Bangkok Loft Inn, sebbene l’ambiente non sia il massimo, è raccomandabile per la bravura delle massaggiatrici.

Non prendete i tuk tuk fermi davanti ai musei che sono quelli che aspettano il turista-pollo da spennare; assicuratevi che abbia capito e sappia dove volete andare, magari fateglielo spiegare da un locale, altrimenti rischierete vi porti al Fish Mkt o in un negozio di gioielli dove prenderà la commissione. E, ultima cosa, contrattate!

Prendete i taxi in movimento e chiedete che accendano il meter (tassametro); molti, soprattutto alla sera, cercheranno di fare i furbi e dirvi che non funziona.

Per il resto vi consiglio una guida (lakis è bravo): la città è molto incasinata e se ci si ferma qualche giorno come noi, si rischia di fare molta strada a piedi e non vedere nulla, altrimenti 2-3 giorni sono sufficienti.

Ultima nota: i tailandesi sono squisiti e vi conquisteranno con la loro gentilezza; è stupefacente la loro dignità nonostante la povertà nella quale mediamente vivono.

Seconda tappa del nostro viaggio è Bali

Volo Thai da Bangkok a Dempasaar alle 8.20 con un Boeing 747 che è imponente rispetto all’aeroporto di Bali. Navetta dell’hotel Alam Saari di Keliki è puntuale e ci porta in un’ora e mezza a quello che sarà il nostro albergo per i prossimi 6 giorni. Il traffico è orribile nel sud vicino a Kuta, poi un po’ più scorrevole ma la velocità non è mai sopra i 40 km/h per via delle strade piene di buche e di motorini che sfrecciano da ogni parte. L’albergo è molto scenico: 7 casette tra palme, banani e risaie con la piscina al centro e la sala ristorante che è un capanno all’aperto; peccato perché la nostra camera è molto umida (Nangka il nome) essendo il sole coperto dagli alberi. Keliki è a 20 min di macchina da Ubud, il primo centro molto turistico dove trovare ristoranti.

Prendiamo contatto con la guida locale consigliata da Victor, la guida consigliata da Tpc: ed è nu buon consiglio. Kade è stato in Italia 3 anni, parla bene italiano, è un tipo preparato e generoso che non guarda l’orologio per controllare l’ora del ritorno (si partiva alle 9 dall’albergo e si tornava mai prima delle 7, una sera pure alle 9!) il costo è 60 euro la coppia al giorno. Consiglio caldamente una guida perché le strade sono prive di cartelli e i locali, soprattutto in campagna, non parlano inglese.

Andiamo il primo giorno nella parte Est di Bali (meno turistica): visitiamo Amblapura, il giardino e Palazzo reali (molto scenografici), il tempio Tita Ganka e facciamo il bagno nella spiaggia di sabbia nera di fronte a Lombok. Pranziamo in un ristorantino sulla spiaggia per pochi euro e sulla via del ritorno facciamo visita ad un villaggio originario di Bali. Abbiamo occasione di sentire lo slondong, un tipo di gamelan che viene suonato una volta l’anno. In quell’occasione veniva suonato apposta per una coppia italiana che stava registrando un cd di questo tipo di musica. Torniamo alle 9 stanchi morti.

Il giorno dopo visitiamo le terrazze di riso di Jati Luih e Tegalanlang (patrimonio UNESCO) : è stupefacente il paesaggio di fronte ai nostri occhi. E’ un lavoro certosino di semina, irrigazione, maestria che rende tutto questo stupefacente. Vediamo i laghi gemelli, il mercato della frutta tropicale e il Tempio sull’Acqua (a mio parere il più bello). L’itinerario di oggi è certo molto più turistico rispetto a ieri, ma comunque irrinunciabile e da vedere.

Durante il tour vediamo la vita dei villaggi locali e le loro tradizioni e pare proprio di essere in un documentario; i balinesi sono davvero tolleranti, ci fanno entrare nelle loro case, dedicano tempo e sorrisi all’ennesimo turista. Il periodo coincide con i preparativi per il Galungan, il nostro Natale: tutti ritornano al loro villaggio e allestiscono il penjor, la canna di bambù decorata davanti a ogni casa, sacrificano il maiale proprio ai bordi della strada e divisono la carne per tutte le famiglie del villaggio. Abbiamo visto poi un corteo funebre e imparato un sacco di cose sul loro modo di vivere.

Il giorno dopo visitiamo il tempio della sorgente, quello della purificazione, ci fermiamo in un agriturismo dove stanno tostando il caffè, conosciamo la vecchia della famiglia che ci propone di masticare una foglia spalmata di calcio. Come ci fa notare Kade i denti della signora di 75 anni sono tutti al loro posto per cui decido di provare; conosciamo poi il caffè fatto con la cacca della mangusta (venduto a 500 euro al kg!) che sembra così popolare tra i regnanti inglesi.

Proseguiamo con il pranzo di fronte al vulcano batur a quota 1400 mt per il quale decidiamo di non fare il trekking per vedere l’alba, a detta di moti molto turistico, ma anche perché, onestamente, il tempo a disposizione è poco. L’ultima tappa odierna è il tempio madre dal quale riusciamo a vedere la cima del vulcano Agung (3000 mt); i turisti passano di qua solitamente al mattino per cui il posto è piacevolmente deserto e troviamo il tempo per giocare con delle bimbe locali che ci vogliono vendere le cartoline e le uniche parole che sanno pronunciare sono twenty thousand e senorita dos euros. Ci gustiamo un cocco in solitudine con una pace davvero incantevole e ci incamminiamo verso l’albergo soddisfatti e felici.

Il giorno del galungan decidiamo di sfruttare il tour gratuito del villaggio di keliki offerto dall’albergo con una guida locale. Trascorriamo la maggior parte del tempo ad osservare le varie piante usate per costruire le case (bambù), scolpire (legno di balsa), mangiare o speziare i cibi (riso, cannella, cacao) o bere (lemongrass, caffè ecc). ci rendiamo conto una volta in più di come ci sia armonia tra la vita di un villaggio e l’ambiente circostante; si prende dalla natura ciò di cui c’è bisogno cercando di preservarlo. La gelosia o la competizione tra famiglie è bandita per cui c’è molta più serenità, magari anacronistica per noi, ma cmq molto autentica qui.

La nostra seconda tappa in Indonesia è l’isola di Bidadari a Flores

Si trova al largo di Labuan Bajo che raggiungiamo da Dempasaar con volo della Transnusa (biglietto a/r 150 euro a testa prenotato ad aprile). Le compagnie indonesiane sono blacklistate dall’Ue per cui nessuna agenzia di viaggio si prenderà la briga di vendervi un biglietto. Vi dovrete arrangiare (che non è poi così male) e cercare di convincere mogli o fidanzate; se serve posso dirvi che la compagnia opera il volo con un boeing 737 o un BAE 146 200 come il nostro con 84 posti. Ultima cosa: non aspettate di essere a Bali per prenotare, se andate come noi a Luglio, non troverete posto.

Bidadari è un’isola privata di proprietà di un inglese che vive sull’isola e ha costruito un resort molto bello composto da 8 casette di circa 50mq con un bagno spettacolare, un ristorante all’aperto e il bagno. Ci sono 2spiagge una privata, l’altra pubblica di coralli e una barriera molto ricca dove fare snorkeling per ore. Fin qui gli aspetti positivi. L’organizzazione invece lascia a desiderare soprattutto per il prezzo pagato (120 euro a testa al giorno!! Un’enormità per gli standard indonesiani). Ci sono 2 attività da fare qui: vedere i dragoni di Komodo e fare diving. Scopriamo che sull’isola i dragoni, che sono a due ore di barca, si possono vedere solo con escursione privata pagando più di 200 euro (!) visto che il tour organizzato non si può fare a meno di raggiungere un non meglio specificato numero minimo. Chiediamo allora informazioni per capire se qualche altra barca partisse da Labuan bajo (il primo porto vicino all’isola), ma ci viene detto che essendo un’isola privata per sole 10 persone non avrebbero potuto dare informazioni (??!). insomma non penso che l’ospitalità sia l’arma migliore di questo signore inglese che dovrebbe imparare dai suoi colleghi indonesiani!

Decidiamo così di affittare cmq una barca privata di un barcaiolo locale incontrato per caso sulla spiaggia e che ci propone un’intera giornata per vedere i dragoni e snorkeling a Koral Island (bellissima) a meno di un quarto il prezzo che ci proponeva il resort di Bidadari! Morale: il Reefseeker Angel Resort è valido solo se si vuole staccare la spina da tutto in un’isola esclusiva e deserta, ma non vale la pena come punto di partenza per escursioni.

I dragoni li vediamo all’isola di Rincha (la più popolata da questi animali), arriviamo su una barca col motore scoppiettante che pare quello di un elicottero. Ci accompagna un ranger che ci racconta dell’aggressività dei dragoni, della loro potenza e voracità a divorare un intero bufalo e noi ci scopriamo un po’ preoccupati visto che il ranger è alto un metro e sessanta e “armato” di un solo bastone in legno.

Ne scoviamo un paio vicino ad una sorta di bar: i maschi hanno il corpo lunga tra i 2/3 metri, sono cannibali (ecco perché i baby stanno sugli alberi), sono tendenzialmente pigri, hanno lingua biforcuta e artigli davvero lunghi. Firmiamo il libro dei visitatori e scopriamo di essere arrivati solo in una decina oggi… che bello questo turismo non di massa.

Ci addentriamo nella foresta per vederne qualcun altro anche se essendo questa la stagione dell’accoppiamento, ci viene detto che è difficile vederne altri e invece…proprio in mezzo al sentiero eccone uno. E’ un piccolo ed è un’occasione ancora più speciale perché di solito i baby si trovano sugli alberi.

Soddisfatti riprendiamo il mare e ci fermiamo a koral Island: è un atollino con spiaggia di un bianco accecante, un reef da sogno che invita a fare snorkeling. Conosciamo 3 ragazzi californiani che si sono fermati a campeggiare e vivere di pesce pescato..che figata!

Facciamo ritorno a Labuan Bajo e ci mettiamo alla ricerca di una sistemazione per la notte. I ragazzi dell’equipaggio ci accompagnano, portano le valigie una volta sbarcati…sono adorabili come tutti gli indonesiani che abbiamo conosciuto fin’ora. Qui sono 15 anni indietro rispetto a Bali, le strade quasi non asfaltate, galline libere ma molto fermento a costruire nuovi bar e ristoranti. Come il Mediterraneo, un lounge bar/ristorante gestito da due ragazzi di Padova che hanno costruito in pochi mesi 2 piani di locale in stile coloniale arredato con parti di barche vecchie: una figata.

Terza tappa è Seminyak, parte meridionale di Bali.

La chiamano a ragione la Rimini di Bali. Kuta e Seminiak sono ormai due villaggi uniti cresciuti a dismisura nel tempo; sono ingolfati di negozietti che vendono tutti le stesse cose (soprattutto kuta) a uso e consumo dei turisti, ma eravamo preparati a tutto ciò. Arriviamo al nostro albergo Villa Bunga poco fuori Seminyak. L’esterno è carino con piscina e un bel giardino tropicale: le camere decisamente più belle al piano terra. Affittiamo subito un motorino e sarà una buona scelta perché in taxi è un’impresa muoversi visto che c’è una coda quasi perenne in alta stagione.

Il primo giorno cerchiamo di capire dove si trova cosa ma se chiedete ad un balinese non aspettatevi una risposta univoca; su 10 persone, 5 vi risponderanno in un modo e 5 in un altro, ma in fondo è anche bello perdersi nelle stradine. Un brutto acquazzone ci prende alla sprovvista ma Silvia ha pronta la soluzione: 2 ore per ceretta e manicure ad un prezzo irrisorio.

Andiamo verso Kuta e vediamo la spiaggia di sabbia bianca veramente larga e onde alte: per i surfisti è un vero spasso. Noi siamo ancora shoccati dal confronto tra questa parte di Bali e Ubud, nonostante ci abbiano raccontato che già il centro di Bali sia cambiato tantissimo negli ultimi 10 anni. Qui invece pare di essere in un centro commerciale, nella strada affianco alla spiaggia in ordine vediamo: Mc Donald, Pizza Hut, Hard Rock…

Per cena scegliamo un warung (che lo è solo di nome) in cui ballano il Kecak una danza tipica balinese e ordiamo il solito buonissimo nasi goreng (riso fritto), poi andiamo a Kuta per un po’ di vita notturna dopo 15 gg di tranquillità. In effetti ci sono locali, tutti concentrati in una strada, con musica dal vivo, discoteche pub ecc.

Le giornate sono bellissime soprattutto al mattina per cui ci godiamo la spiaggia a Kuta e ne approfittiamo per comprare qualche souvenir; nel pomeriggio andiamo al tempio Tanah Lot fiduciosi di arrivarci al tramonto ma un po’ le indicazioni imprecise che ci danno, un po’ le due processioni (da mettere in conto se vi mettete in strada) di 2 villaggi, ci rallentano per cui arriviamo all’imbrunire, anche se lo spettacolo merita davvero. L’ultima cera a Bali sarà al ristorante italiano Ultimo di Seminyak con servizio efficiente, cibo buono e prezzo più alti rispetto alla media.

La mattina ci vengono a prendere in albergo con uno shuttle bus per il porto di Padang Bay dal quale partiremo per Gili Trawangan per 5 giorni di mare. La parte est di Bali è un cantiere a cielo aperto, stanno raddoppiando una strada, cemento avanza anche qui. La speed boat è della compagnia Marina di Srikandi, paghiamo 1,500,000 di rupie per 2persone a/r (tratta Padang Bay/Gili T). i prezzi variano molto per cui controllate e negoziate prima di acquistare. Arriviamo dopo un’ora e mezza: sbarchiamo sulla spiaggia, valigie sulla sabbia e i carretti trainati da cavalli che sono pronti ad accompagnarci al nostro ultimo hotel: Balè Sampan. Il viaggio dura 40 secondi e ci chiedono 50,000 rupie tariffa cooperativa (furboni).

C’è un’unica strada, da una parte la spiaggia, dall’altra baretti, alberghi e diving: c’è tutto ciò che si può desiderare. La tranquillità di non avere le macchine, un’atmosfera rilassata (alla sera c’è il cinema all’aperto sulla spiaggia), grigliate di pesce a non finire. Ogni ristorante alla sera espone il pescato del giorno e si sceglie il trancio che viene tagliato sul momento e messo sulla griglia, il tutto per pochi euro in un ambiente romantico, rilassato, meraviglioso.

C’è alta marea al mattino e un mare cristallino: il reef è veramente ricco di pesci mentre i coralli non riescono a crescere per la corrente forte e le temperature elevate. I giorni successivi passano quasi “monotoni” ma chi non vorrebbe questa monotonia: sveglia presto, colazione a un metro dalla spiaggia, immersione a metà mattinata o snorkeling, pranzo nella capanna di bambù, pisolino, tuffo in piscinae abbuffate di pesce per cena.

Il tempo vola e domani sarà l’ultimo giorno tutto o quasi dedicato al viaggio di rientro.

Il nostro viaggio lo abbiamo organizzato in completa autonomia: se avete tempo vi consiglio questa soluzione perché bali è molto diversa da Nord a Sud per cui non tutti i posti possono soddisfare le vostre aspettative.



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