Mamma mia dammi 100 lire che nel sud-west
Il volo è tranquillo, l’unica rottura: un bambino che siede dietro a Susan e che continua a scalciare… Atterriamo in orario alle 13:30 locali. Dagli oblò notiamo che fuori l’aria è tersa e quasi brillante. Ritiriamo i nostri bagagli semivuoti, la mia valigia pesa solo 8 kg! Dentro l’aeroporto i funzionari ci indirizzano verso le code della dogana. Le formalità durano poco, meno di mezz’ora, è ci danno pure modo di socializzare con Alehandro, un funzionario particolarmente simpatico. Verso le 14 siamo fuori, lo shock termico va ben aldilà di quanto immaginato. Quando tira il vento sembra proprio di essere in un forno.
In questo stato di calura aspettiamo mezzora il bus navetta della Alamo, poi un’altra mezz’oretta in colonna davanti agli sportelli, e infine un’altra mezz’oretta a discutere con Scott, l’impiegato che desidera affidarci un veicolo di categoria superiore. Dopo varie trattative insistiamo per la economy. Basta e avanza! Lui è decisamente adirato, ci aspettiamo un catorcio. E invece la macchina è bellissima, un bel coupé sportivo. Guardando la targa capiamo subito perché Scott insisteva per darci un’altro veicolo: questa era l’unica economy rimasta, ed era pure targata Colorado, la direzione opposta alla nostra… Facciamo un giretto per il centro di Las Vegas, poi prendiamo possesso della stanza all’Alladin. Il check in con l’auto è lentissimo, così parcheggiamo direttamente nell’autosilo del casinò e facciamo direttamente check-in nella hall. In pochi minuti ci impossessiamo della nostra prima stanza statunitense, al 22esimo piano. Ne approfittiamo per rinfrescarci in piscina. L’aria è caldissima e ci obbliga a convivere con uno stato di perenne stress idrico: la sete è all’ordine del giorno! Malgrado la stanchezza riusciamo a fare un giretto negli hotel circostanti: L’Aladdin con le sue gallerie per lo shopping, il Paris, il Ballys, il Caesar Palace, il Bellagio. Facciamo uno spuntino a base di cheeseburger al Cypress Street Market del Caesar, dove spendiamo poco meno di 20 dollari. Al Caesar assistiamo anche ad un paio di spettacoli singolari, mentre il Bellagio ci offre lo spettacolo delle sue fontane. Concludiamo il nostro giro puntando pochi dollari nelle slot. Al contrario delle slot europee, qua non è possibile giocarsi le vincite con il gioco del raddoppio. Difficile uscirne vincitori! Alle 22:30 siamo a letto, distrutti da una giornata massacrante.
11.08.2006 Las Vegas – Zion – Bryce Canyon Alle 5 siamo già in piedi, evviva il jet lag! Quando usciamo, verso le 6:30, i negozi sono chiusi, mentre nei casinò troviamo ancora molti giocatori alla sfrenata ricerca del giusto allineamento dei rulli… Che frustrazione! Imbocchiamo la I15 North. Il traffico del mattino ci consiglia di uscire al più presto dalla città. Ci dirigiamo dunque verso Mesquite, vicino al confine con l’Arizona. Ci dirigiamo poi a S. George, Utah, e poi sulla 9 fino a Springdale. Qui visitiamo lo Zion National Park, dove acquistiamo il pass annuale valido per tutti i parchi nazionali. Siamo in America da meno di un giorno e già abbiamo avuto modo di apprezzare la gentilezza e la disponibilità degli statunitensi.
Mangiamo un hamburger e un po’ di chili per poco più di 15 dollari allo Zion Lodge. Purtroppo il tempo si guasta rapidamente e mentre ci dirigiamo da Gateway per il Narrow Trail i tuoni ci consigliano di ritornare sui nostri passi. Questo ci impedisce di accedere al Canyon Overlook, un punto molto apprezzato di questo parco molto bello e ben organizzato. Riguadagnamo rassegnati il nostro veicolo e riprendiamo la 9 e poi la 89N. Facciamo un paio di fermate alla Dixie National Forest. Davvero carina, peccato la meteo sia sempre peggio. Verso le 17 prendiamo la stanza al Bryce View Lodge, non è una reggia, ma è pulito e vicino al parco. Ne approfittiamo per acquistare un po’ di articoli nei numerosi negozi di questo minuscolo villaggio. All’orizzonte si intravvedono delle timide schiarite. Andiamo a mangiare nell’unico ristorante all’interno del parco: il Bryce Canyon Lodge, dove per 36 dollari mangiamo un ottimo ribeye e un’enchilada molto sostanziosa. La fortuna ci assiste e ci godiamo come dessert una passeggiata al tramonto tra sunset point e bryce point. Semplicemente magnifico! Ritorniamo al parco incolumi grazie alla mitica pila, da tenere sempre a portata di mano in simili frangenti. Alle 22:30 spegniamo le luci, l’entusiasmo suscitato dal tramonto ci consiglia di non perderci neppure l’alba.
12.08.2006 Bryce Canyon – Capitol Reef – Moab Sveglia alle 5:30. Fuori è nebbioso, ma noi pensiamo positivo e ci dirigiamo comunque verso Inspiration Point, da dove ammiriamo in perfetta solitudine l’alba sull’anfiteatro del Bryce. L’unica compagnia sono i numerosi scoiattoli. Ci dirigiamo poi verso Yovimpa Point, fermandoci nei view point segnalati lungo la strada. L’assenza di altri visitatori ci permette di osservare anche la fauna locale.
Dopo 3 ore siamo di ritorno in albergo, da dove partiamo in direzione Moab. La H12 è una scenic route che propone una varietà di paesaggi sbalorditiva. Ci fermiamo spesso, e ne approfittiamo per goderci una meritata colazione americana a Tropic. Peccato lungo la strada vi siano turisti che non hanno lasciato in Europa il loro stile di guida, contraddistinto da sorpassi pericolosi e velocità. Ma la polizia qua è molto presente e lungo il percorso notiamo parecchi blocchi… Arriviamo al Capitol Reef NP e ci concentriamo sui frutteti dei pionieri (avevamo fame), ma la meteo non ci permette di fermarci a lungo. Proviamo allora a dirigerci al Canyonlands NP, dove ci accoglie il temporale. Ripieghiamo allora a Moab, dove con 26 dollari ceniamo all’Hacienda, un ristorante messicano (faytas e quesedillas).
Ci godiamo il tramonto all’Arches NP, più precisamente all’affollatissimo Delicate Arch. Concludiamo la serata in paese, girovagando nei negozietti che propongono articoli etnici “Made in Mexico” a prezzi esorbitanti.
13.08.2006 Moab – Natural Bridges NP – Monument Valley Sveglia alle 5 per goderci in santa pace l’alba sul Double Arch, dove conosciamo un newyorkese che si divertiva a scalare l’arco in perfetta solitudine. Visitato il parco ci fermiamo da Denny’s per colazione… che dire, molto meglio i tipici ristorantini americani, dove il cibo è certamente più saporito.
Prendiamo poi la 191 per Monticello, una piccola ma simpatica stazione turistica sulle montagne dello Utah. Dopo Blanding decidiamo di lasciare l’affollata 191, piena di turisti frettolosi, per prendere la 950, decisamente deserta, in direzione del Natural Bridges NP. La deviazione richiede un po’ di tempo, ma ne vale certamente la pena! Il parco è bello e poco affollato, l’ideale per godersi le bellezze della natura. Imbocchiamo poi la 261S, che permette di raggiungere la trafficatissima 163 passando da un punto panoramico mozzafiato. Da evitare se si soffre di vertigini.
Alle 14.30 siamo alla Monument Valley. Mangiamo un Burger al Visitor Center per una ventina di dollari. Il parco è pieno di turisti… il massimo sono coloro che urlano e che gettano rocce dal pendio, dei veri geni! Stranamente notiamo che di americani in visita qua non ce ne sono… Noi mangiamo aspettando che il temporale cessi. I point of view sono ben messi, e con l’avvicinarsi del tramonto cerchiamo un angolino non troppo incasinato.
Poi ci dirigiamo al Wheterill Inn Motel a Kayenta, una tappa obbligata visto che le risorse alberghiere della zona sono limitate. Cena al Mac e poi Weather Channel, il tormentone delle nostre vacanze! 14.08.2006 Monument Valley – Grand Canyon Stamattina la sveglia ci ha lasciato in pace fino alle 8, peccato la persona sopra di noi non abbia fatto altrettanto… Comunque l’hotel è mediocre, anche se nel prezzo, caso raro, abbiamo colazione compresa (peccato sia quella continentale), condita con la solita flemma degli indiani. Che sia per questa accoglienza che gli americani non vengono nella riserva indiana? Partiamo dopo una piccola spesa e il pieno di benzina. Il viaggio è rapido e nel giro di 3 ore siamo all’entrata del Grand Canyon. Capiamo subito che si tratta de “La meta turistica per eccellenza” del sud-ovest. Ci sono anche molti italiani, difficile non notarli, visto che indossano le magliette mimetiche con stampato in caratteri cubitali “ITALIA”. Speriamo questa moda non prenda piede, sarebbe triste girare il mondo con la propria nazionalità stampata ovunque. Meglio piuttosto adeguarsi ed immedesimarsi nella cultura locale: USA, indiani, cowboys sono certamente più appropriati, no? L’impressione è che l’abbigliamento “neutro” aiuti non poco gli scambi con la popolazione locale.
Iniziamo i point of view della parte est, molto belli. Poi pranziamo al Maswik Lodge, dove alloggiamo. Mangiamo tacos e tortillas. Buoni! Dopo pranzo prendiamo il bus fino all’inizio del sentiero sul Rim e torniamo al paese a piedi. Notiamo con stupore e piacere che a pochi minuti a piedi dai parcheggi è possibile godersi i paesaggi maestosi in santa pace. Evviva la pigrizia! Dopo una breve pausa, riprendiamo il bus in direzione Ovest e ritorniamo al paese accompagnati dalle luci del tramonto e da qualche nuvola temporalesca in lontananza (è il periodo del monsoon). Il parco ci da modo di osservare la fauna locale, in particolare i condor. Ceniamo ancora all’hotel: chili e fishcat, buono e a prezzi più che modici! 15.08.2006 Grand Canyon – lago Mead – Las Vegas Ci siamo svegliati verso le 8… E abbiamo fatto una colazione americana a base di pancake, bacon e croissant alla caffetteria del Lodge. Il tempo è brutto, nuvoloso: che sfortuna per coloro che fanno tappa oggi al Grand Canyon! Prendiamo la 64 e andiamo verso Williams. A Seligman usciamo dall’autostrada e ci ritroviamo nella deserta e mitica Route 66. Ci fermiamo subito a comprare un po’ di souvenir molto carini e a prezzi abbordabili. Seguiamo poi il tracciato della vecchia strada, che ci porta a Peach Spring, nella riserva indiana Hulapai. Nelle riserve il paesaggio cambia rapidamente, da simpatici paesini americani ad angusti bidoni indiani. A Kingman rientriamo nella 93 che si dirige verso Las Vegas. Facciamo tappa alla Hoover Dam e poi entriamo nel parco del lago Mead, da dove raggiungiamo facilemente Las Vegas. Questa deviazione di poche miglia permette di apprezzare la bellezza del lago, rinfrescarsi e di evitare il traffico congestionato di Boulder City.
Una volta entrati in città visitiamo subito il Luxor, l’Excalibur e gironzoliamo dalle parti del NewYorkNewYork. Andiamo poi al Venetian, dove alloggiamo. La King Suite è bella e ci permette di godere di una bellissima vista su una Las Vegas al tramonto. Ceniamo al buffet del Treasure Island. Provo un po di tutto, ma l’unico a lasciarmi completamente soddisfatto è il buffet dei dolci. Rietriamo in stanza massacrati verso le 2.00.
16.08.2006 Las Vegas – Death Valley La sveglia suona verso le 8, ed è traumatica. Riusciamo a trascinarci nelle gallerie semideserte del Venetian per fare colazione in un baretto, questa volta continentale o quasi: croissant e donut.
Passiamo poi al check out e ci dirigiamo nel downtown di Las Vegas. Qui passiamo nel nucleo storico della città, per finire il nostro giro al Premium Outlet, dove passiamo alcune ore a spendere soldi. Dopo un breve pranzo “asiatico” nella court-food, ci dirigiamo verso il Death Valley NP, seguendo dapprima la 160 e poi la 178. Lasciamo il Nevada “The Silver State” ed entriamo in California “The Golden State”! Incredibile l’evoluzione di questo territorio bistrattato fino alla fine dell’Ottocento. Nel 1848 il senatore Daniel Webster affermò a più riprese l’inutilità per gli stati dell’unione di acquisire questi spazi deserti: “Non posso immaginare nulla di più ridicolo e più assurdo: il Nuovo Messico e la California non valgono un greenback”. Il Congresso decise altrimenti e acquistò per appena 15 milioni di dollari 1’193’061 miglia quadrate a nord del Rio Grande. Poche settimane dopo iniziò il gold-rush…
Fuori il caldo aumenta, per raggiungere il picco di 117 gradi farenheit al Badwater Point. Pernottiamo al Furnace Creek Ranch. Torniamo al Zabriskie’s Point per goderci il tramonto, poi ceniamo alla steak house Wrangler, dove mi gusto un’ottima bisteccona. Stasera a letto presto! 17.08.2006 Death Valley – Sequoia Stamattina per evitare il caldo torrido della Valle della Morte ci siamo svegliati alle 6. Abbiamo visitato i principali punti d’osservazione, in particolare le dune di sabbia. Ci siamo fermati nella contea di S. Bernardino a fare colazione in un bel localino americano: abbiamo mangiato pane tostato, bacon e marmellata. Abbiamo poi proseguito lungo la 178, per giungere al lago Isabella, dove abbiamo fatto una pausa e bagnato i piedi nell’acqua fresca. Dopo uno spuntino al Mac di Backersfield, siamo arrivati a Visalia, dove ci siamo impossessati della stanza all’Holiday Inn. Poi siamo andati al Sequoia NP. La Strada è lunga e piena di curve. Ma lo spettacolo che si gode in queste montagne ne vale la pena. Le piante sono enormi, magnifiche. Il panorama che si gode dalla Moro Rock al tramonto è uno dei più belli di tutte le vacanze. Ovviamente se non si soffre di vertigini. Tornati a Visalia abbiamo cenato al Little Italy, l’unico ristorante ancora aperto (gestito da un italo-americano nato in Canada e decisamente orgoglioso della sua nuova Patria). Io ho mangiato un piatto di cappelletti al pomodoro non male, mentre susan si è orientata verso la pizza.
18.08.2006 Sequoia – Yosemite Stamattina sveglia tranquilla alle 8. Colazione allo Starbucks di Visalia, dove nel giro di pochi minuti una funzionaria del comune ci affibbia una multa di parcheggio… Affidandoci alla segnaletica dei cartelli, non avevamo notato che sul marciapiede c’era un pezzetto di rosso… Ce ne andiamo via prendendo la 99 che attraversa frutteti immensi. A Fresno imbocchiamo la 41 e nel giro di poche ore siamo allo Yosemite NP. Mangiamo a Wawona, dentro il parco, nell’unico ristorante del paese, in un vecchio hotel molto simpatico, dove mangiamo una wrap molto curata e gustosa.
Dopo una visita al villaggio dei pionieri andiamo al Mariposa Groove per vedere le sequoia, per dirigerci in seguito verso la valle dello Yosemite. Visitiamo i punti segnalati, in particolare dedichiamo un po’ di tempo alle cascate. Durante l’ascesa un italiano si mette a sbraitare contro una famiglia di indiani rea di camminare lentamente… e si, è dura rispettare la tabellina di marcia! Al calar della sera andiamo al Cedar Lodge, dove gustiamo pure una bella bistecca.
19.08.2006 Yosemite Oggi giornata tranquilla, senza lunghi trasferimenti. Stamattina ci siamo svegliati tranquillamente alle 8, poi siamo andati a Yosemite Village, rischiando di uscire di strada a causa dei massi in caduta! Facciamo colazione alla caffetteria del Lodge, poi visitiamo le cascate dello Yosemite. Poi andiamo a Mirror Lake, dove facciamo un pic nic. L’effetto specchio è mitigato dal basso livello delle acque. Infine il posto più bello: l’Emerald Lake e le annesse cascate.
Ceniamo al ristorante del Yosemite Lodge: l’immancabile Steak alla messicana, buona! Poi torniamo al nostro lodge, sperando di non venir travolti da qualche caduta di massi… 20.08.2006 Yosemite – Monterey/Carmel – Big Sur Stamattina sveglia alle 6:30, partenza dallo Yosemite, direzione Oceano Pacifico. Purtroppo alla partenza troviamo ancora la ruota a terra.. Ci deve proprio essere un problema alla ruota… Solo dopo molte miglia riusciamo finalmente a trovare una pompa per gonfiare la ruota ormai rovente! Sarà colpa di Scott??? Lungo il tragitto ci godiamo la campagna californiana, dove cresce veramente di tutto! Poi, progressivamente, più ci avviciniamo all’oceano, più la meteo diventa nebbiosa. A mezzogiorno arriviamo all’acquario di Monterey, dove restiamo fino alle 15:30. Abbiamo mangiato nel ristorante all’interno dello stabile, pasta con granchio e salmone, molto buono. Dopo Monterey ci siamo fermati a Point Lobos, una riserva molto carina dove si possono facilmente ammirare i leoni marini nel loro contesto naturale. Ci siamo diretti inseguito al Big Sur Lodge. Cena al Lugano Restaurant di Carmel, dove ci siamo concessi wienerschnitzel e rösti. L’america vanta veramente un’offerta gastronomica unica! 21.08.2006 Big Sur- S Francisco Oggi è un giorno un po’ triste: la nostra vacanza On the road finisce! Siamo partiti alle 8.00 da Big Sur. Malgrado la nebbia persistente ci siamo fermati in vari punti panoramici lungo la 1, strada che abbiamo seguito fino ad Halfmoon Bay. Poi abbiamo preso la 101 fino all’aeroporto di San Francisco, riconsegnato la macchina e entrati in città con il BART.
Fuori è decisamente fresco. Siamo scesi al Civic Center e dopo una pizza ci siamo diretti all’Holiday Inn. Dopo aver sbrigato le solite formalità, siamo saliti sui mitici tram e abbiamo girovagato per la città. Abbiamo visitato Union Square, Fisherman Warf e Pier 39, dove abbiamo mangiato una Clam chowder. Impossibile resistere a questa zuppa servita nella pagnotta, l’odore di granchio pervade tutto il porto di San Francisco.
22.08.2006 S. Francisco Oggi inizia una nuova e breve vacanza, senz’auto. A sostituire il mezzo ci ha pensato la bicicletta: oggi ne abbiamo noleggiate due e siamo andati al Golden Gate Bridge. Abbiamo pranzato in una caffetteria vicino al forte, per poi attraversare il mitico ponte.
Da più di 60 anni (fu inaugurato il 15 gennaio 1939) questo ponte è sottoposto alle continue sollecitazioni provenienti dalle attività umane e naturalmente da quelle geologiche. A San Francisco non è possibile non pensare allo scontro tra le placche del pacifico e nordamericana. Fa specie pensare che esattamente 100 anni fa, nel 1906, un terremoto particolarmente violento associato agli incendi, distrusse gran parte di questa città. Alla sera siamo andati allo stadio per goderci una partita a Baseball dei SF Giants. Qui abbiamo mangiato le patatine all’aglio, l’hotdog e di nuovo una Clam chowder. I Giants hanno vinto di misura sui Diamonds: il baseball è uno sport simpatico, piacevole da vedere, grazie anche al fatto che dalla platea si gode una splendida vista sulla baia.
23.08.2006 S. Francisco S. Francisco è una città molto carina. Ha un carattere europeo marcato, non per nulla è gemellata con diverse città del vecchio continente, tra cui Zurigo e Messina. Sulla rete tranviaria trovano posto anche mezzi provenienti da diverse città. Oggi per puro caso siamo saliti su un vecchio tram di Milano! Pranziamo in un ristorantino molto americano vicino a Union Square. Non possiamo non mangiare un hamburger. Nel pomeriggio facciamo capo verso uno dei luoghi mitici della regione, Alcatraz. La visita è carina e da modo di toccare con mano la storia di questo incredibile isolotto di roccia.
Ceniamo alla Steak House Ruth, un ristorante specializzato nella carne. Due bistecche e due coca cola ci sono costate 140$… Comunque ne valeva la pena, la carne era deliziosa! In generale a livello culinario gli USA sono una sorpresa molto positiva. E’ possibile mangiare degli ottimi piatti sia locali che di altre culture culinarie senza tante difficoltà. Il personale è sempre molto disponibile nello spiegare, soprattutto non tendono a trattare male le persone che non bevono vino (come succede spesso dalle nostre parti…).
24.08.2006 San Francisco – Zurigo Oggi sveglia alle 8.30. Colazione allo Starbucks come consuetudine, proprio sotto all’hotel. Poi siamo passati all’operazione bagagli, un compito titanico, visto la massa di vestiti e souvenir acquistati in queste due settimane. Le valige sono stracolme e si chiudono a fatica. Per fortuna siamo stati previdenti e all’andata avevamo portato solo lo stretto necessario.
Poi siamo andati a fare l’ultimo giretto in città, visto che la partenza dell’aereo è alle 7 PM. Abbiamo visitato la Coit Tower, la Lombard Street (niente di speciale, una strada con tornanti…), poi siamo andati al Financial District, dove abbiamo mangiato un Hamburger al tonno. Usciti, abbiamo girato verso Union Square, distribuendo monetine ai barboni. Ritornati all’hotel per ritirare i bagagli, ci siamo diretti all’aeroporto. Il volo Belair è partito in orario ed è arrivato con pochi minuti d’anticipo a Zurigo. Il volo è stato un po’ agitato a causa delle continue turbolenze, peccato, d’altronde non possiamo lamentarci, all’andata era andato come sull’olio…
Gli Stati Uniti ci hanno sorpreso in positivo, questa breve vacanza ci ha permesso di conoscere meglio gli americani e di sfatare alcuni pregiudizi che gli europei hanno dei cuginetti d’oltre atlantico. Ci ha particolarmente sorpreso la loro capacità nell’”attaccare bottone” con gli sconosciuti. Prendetevi il tempo di godervi i parchi (preferibilmente a piedi), cercate di pianificare un tragitto non troppo denso. Un ultimo consiglio: quando siete in auto ascoltate la stazioni radio locali, danno indicazioni utili e trasmettono canzoni country veramente carine! Provate ad ascoltare George Strait, “Give It Away” o Brad Paisley, “The World”… Bellissime! Buon Viaggio! Rolli&Susan