Malta: un breve caldo incontro

Fine settimana a Malta
Scritto da: Giovanna Carlot
malta: un breve caldo incontro
Partenza il: 24/06/2010
Ritorno il: 27/06/2010
Viaggiatori: 5
Spesa: 500 €
Giugno 2010

L’inverno, quest’anno, ha lasciato spazio ad una primavera che si è presentata tiepida e piovosa. A fine maggio il tempo, ancora, non prometteva nulla di buono. Incominciavo a sentire la voglia di caldo, di sole e di mare. Pochi giorni a disposizione, giusto un fine settimana. Una meta da scoprire, da raggiungere in breve tempo e la sicurezza di trovare quello che desideravo. Caldo, mare, storia e cultura. Malta! Volo diretto da Treviso il giovedì tardo pomeriggio e rientro la domenica sera. Perfetto! Posato su un drappo di seta blu, un cofanetto aperto di cipria avorio. E’ la visione di Malta che ho memorizzato vista dell’alto. Ma mentre l’aereo scende colgo altre sfumature. Le alte scogliere dal colore del talco, la vegetazione dai verdi mediterranei e l’ocra dell’abitato. E poi, il rosso corallo e l’argento delle cupole delle chiese. Un panorama ricco di diverse e armoniose policromie. Il giorno è al tramonto, al mio arrivo. Malta al nostro incontro mi porge il suo caldo benvenuto. Un leggero soffio di vento mi accarezza il viso. La cittadina di Mellieha mi ospiterà in questo mio breve soggiorno sull’Isola. Situata a nord di Malta, Mellieha è adagiata su un’altura che sovrasta la baia. Dalla sottostante spiaggia una ripida strada si profila verso il centro. La luna piena, l’odore intenso delle foglie di fico selvatico e gli oleandri fioriti mi accompagnano mentre, non senza fatica, percorro il ripido tragitto.

  • E’ li ormai da secoli. La sua facciata domina l’abitato. Al mare porge la schiena. Possente e severo l’antico Santuario di Nostra Signora. Stupisce e intimorisce il mio sguardo. Le case della cittadina sono uguali nell’aspetto. Porgono statue e immagini sacre a testimonianza del profondo attaccamento alla religione cattolica di chi le abita. Nel ristorante ricavato in un antico mulino ho la possibilità di assaporare dei piatti tipici della cucina maltese tra i quali il coniglio (fenek) cotto nel vino. Ma rimarranno nei miei ricordi le bruschette e il piatto di fettuccine ai frutti di mare che mangerò, prima del mio rientro in Italia, da “Zefferino” a Mellieha Bay. Il suo nome è strettamente e indissolubilmente collegato ai Cavalieri di S. Giovanni.
  • La Valletta. Baluardo cristiano a difesa dell’Europa dall’invasione turca. Ne sono testimoni le possenti strutture difensive. L’antica cinta muraria, gli imponenti bastioni e le fortificazioni fatte erigere dal suo fondatore il Gran Maestro Jean Parisot de la Valette. Autobus gialli dal tetto bianco e di svariate età, si inseguono in una frenetica girandola nel piazzale della City Gate. Al centro l’imponente fontana del Tritone funge da spartitraffico. Alcuni di loro, i più anziani e folcloristici, hanno stampato sul muso un accattivante sorriso d’acciaio. Lasciati in eredità dagli Inglesi fanno parte ora, della storia di Malta da diventare così, riproduzioni di souvenir. Mi lascio alle spalle la fontana del Tritone. Oltrepassando la porta che dà accesso al cuore della città, si apre davanti a me la Repubblic Street. Si presenta affollata e animata. Mescolata tra i suoi cittadini una moltitudine di turisti. La giornata e calda ma ventilata. L’architettura di Valletta è stata progettata in modo tale, da far affluire all’interno della città, la fresca brezza proveniente dal mare. Il mio cammino lungo quest’area pedonale diventa una piacevole passeggiata. Palazzi dai caratteristici balconi­-verande (bow windows) di legno e imponenti edifici si affacciano sull’importante via. Giungo in prossimità della Cattedrale di San Giovanni. Austerità e potere esprime la sua imponente struttura. Con l’aiuto di una guida turistica palmare inizio la sua visita. Mi lascio sbalordire, stordire, incantare e impressionare, dal suo interno. Un trionfo di arte barocca. Ammiro pareti ricoperte di calcare dorato e intarsiato. Soffitti affrescati. Le pietre sepolcrali dai marmi pregiati che coprono il pavimento. E’ tutto un intarsio di lapislazzuli, l’altare con il gruppo marmoreo rappresentante il battesimo di Gesù . Nell’oratorio due dipinti del Caravaggio. Il Pittore li eseguì durante il suo esilio nell’Isola. Il “San Gerolamo” e “ La Decollazione del Battista”. All’artista, per quest’ultima opera, venne conferita la Croce di Malta. “La Decollazione del Battista”. Mi è impossibile tramutare in parole le emozioni provate al cospetto del grande dipinto. La cupezza dei colori dei fondi. Ma anche la fredda luce che illumina la scena. Le espressioni dei personaggi raffigurati. La firma del Caravaggio intrisa nel sangue del Battista. La drammaticità della rappresentazione mi ripercuote un istintivo dolore e mi commuovo ascoltando il vissuto dell’artefice. Mi immergo, di nuovo, nella vivacità di Valletta nella famosa Republic Square. Nel suo candore marmoreo troneggia al centro della piazza la scultura dedicata alla regina Vittoria. La musica di un pittoresco organetto ambulante allieta la mia sosta presso uno dei caffè all’aperto, mentre sorseggio un fragrante “espresso”. Una naturale ottomana è la collina, dove distesa e comoda, una silente signora d’altri tempi domina il territorio che la circonda. Mdina, l’antica capitale maltese. Elegante e armoniosa. Di giorno nel suo color ocra, di notte sapientemente illuminata. La scopri così da qualsiasi parte tu la raggiunga. Un barroccino guidato da un simpatico ed esuberante cocchiere mi porta alla conoscenza della città. Risuona amplificato lo scalpitio degli zoccoli del cavallo nelle strette e silenziose viuzze acciottolate. Sono raffinati gioielli i palazzi normanni e barocchi che la caratterizzano. Mdina viene chiamata anche Città Notabile. La bella piazza con la Cattedrale Siculo Normanna. Su i due campanili i rispettivi orologi. Mi giungono, in uno stentato italiano, le parole dell’improvvisato cicerone: “Vedi uno ora giusta uno ora sbagliata, è per imbrogliare il diavolo!”. Mah…convinto lui! Non tralascia di accompagnarmi a Rabat, dove tutto è pronto per la festa dedicata a S. Paolo apostolo. La permanenza del Santo, giunto a Malta dopo un naufragio nel 60 d.C. Durò tre mesi, introdusse nell’Isola la religione cristiana. La chiesa porta il nome di “Chiesa Collegiale di San Paolo”. Ecco il cofanetto di cipria color avorio…Comino! “Blue Lagoon”. Blu zaffiro, azzurro acqua marina, verde smeraldo, è il mare di questa piccola isola disabitata. Di riflesso, un profumato timo dalla fioritura color indaco ricopre la sua pietra. Alla scoperta dell’Isola verso la vicina Cominotto, percorro la sua costa. Sotto di me un puzzle di scogli. Tra essi emergono dei pennoni. Incuriosita e incurante delle vertigini mi avvicino. Anticamente meta di corsari, mi vengono in mente immagini di velieri nascosti. No! Sono solo barche a vela che conducono i propri ospiti a fare il bagno nella splendida acqua di Comino. Ed è un regalo per me, il cuore di mare scolpito nella roccia. Accoglienti, sorridenti, allegri, loquaci i maltesi. Ho modo di conoscerli alla festa di S. Giorgio nella città di Qormi. Il loro vivace conferire è in maltese. Ma a me, che ostinatamente mi rivolgo a loro nel mio “maccaronico” inglese rispondono in italiano. Tutti parlano o “masticano” ma soprattutto capiscono la lingua italiana! Sono famose le loro feste religiose. Da giugno a ottobre le varie città festeggiano un Santo Una opulenta e scenografica coreografia nelle vie di Qormi. Enormi drappeggi di tessuti rossi e bianchi appesi alle case. Archi di rossi broccati. Ricchi candelabri e figure del Santo alla sommità di alti piedistalli. In una piazzetta, impegnata in un concerto, incontro la banda. Arrivo alla chiesa. Illuminate lampadine colorate, nella notte, ne disegnano la sagoma. Anche il suo interno è vestito di rosso! In un angolo fa bella mostra di sè il baldacchino con la statua di S. Giorgio. Proveniente da un’altra chiesa, lo ha accompagnato lì, una pomeridiana processione. La festa prosegue nella notte con due ore di spettacolo di fuochi d’artificio. E’ stato solo un breve caldo incontro quello che ho avuto con l’isola di Malta. E’ un arrivederci il nostro commiato, quando la lascio per rientrare in Italia. Mentre i suoi colori sfumano alle mie spalle, mi riprometto che approfondirò questa nostra reciproca conoscenza.
  • Giovanna Carlot


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