Malesia on the road
Indice dei contenuti
Avevamo pure pensato di visitare Singapore e mi ero riservato di organizzare il viaggio direttamente, in qualche maniera, da Kuala Lumpur (KL), ma come racconterò in seguito non è andato in porto. Non avevo calcolato il traffico delle strade malesi né il caldo afoso né con il conseguente mio malessere.
Ho riservato una Nissan Almera presso la compagnia locale Mayflower al costo di 114 Ringgit (MR) al giorno, con una franchigia di 800 MR in caso d’incidente o furto. Quello con cui non avevo fatto i conti, come anticipato, era il forte traffico delle strade malesi. In aggiunta al traffico ci sono moto e motorini che sfrecciano sulle strade sorpassando a destra e a manca. Quasi tutti con ciabattine di plastica e casco. Sembrava quasi un’uniforme.
Le strade sono in buono stato e le autostrade ottime, queste ultime poco trafficate.
La benzina costava 1.95 Ringgit al litro (48 centesimi d’Euro).
L’afosità era così intensa che mi sembrava che il solo pensare generasse sudore.
Il volo Venezia – KL – Venezia l’ho comprato sul sito Expedia quando Fly Emirates aveva fatto una buona offerta, ossia 470 Euro a persona. L’offerta includeva anche, al ritorno, una non breve sosta di undici ore a Dubai.
La valuta della Malesia è il Ringgit (MR) e per un Euro si ottengono all’incirca 4 MR. Consiglio di cambiare all’aeroporto giusto il necessario per arrivare in città, perché all’aeroporto si ottiene il 10% in meno.
La Malesia è un paese molto abbordabile per quanto concerne i prezzi degli hotel e dei pasti. Va anche detto che non ci sono molte tentazioni per spendere i soldi all’infuori di queste due voci.
Tutti gli alberghi dove siamo stati avevano free e veloce wi-fi in camera. La colazione era sempre compresa e a forma di buffet dove la cucina malese la faceva da padrona. Già al mattino proponevano pasta e riso con spezie piccanti, vari tipi di carne, verdure, frutta tropicale e dolci tipici, tali che solo facendo qualche assaggino ero pieno sino a sera.
In tutti gli alberghi dove siamo stati al momento dell’arrivo ci dicevano: il prezzo sarebbe xxxxx ma oggi abbiamo un’offerta speciale. Non so se fosse una frase classica per turisti, ma in, ogni caso, il prezzo delle camere applicatomi era sempre inferiore a quello esposto.
Le persone sono rilassate, sempre disponibili e sorridenti, non importa se d’origine malese, cinese o indiana.
Itinerario
Venerdì 08.05.2015
Partenza da Venezia, arrivo a Dubai e coincidenza per Kuala Lumpur. Ottimi aerei, cibo e servizi mediamente buoni. L’unico dettaglio è che in tutti i voli che ho fatto con Fly Emirates non mi sono mai stati confermati i posti riservati durante la fase di prenotazione. Ho l’impressione che la prenotazione dei posti sia una presa in giro. Non sono mai riuscito a capire da chi dipenda, una volta ho provato a reclamare e mentre Expedia da la colpa ad Emirates, Emirates da la colpa a Expedia o comunque con delle giustificazioni che non hanno ne capo ne coda.
Sabato 11.05.2015
Una volta sbarcati ci sono due possibilità di arrivare in città: la prima con il treno express che costa 35 MR per persona e la seconda con il pullman che costa 10 MR a persona, ma impiega mezz’ora in più. KL si trova a quasi 70 km dall’aeroporto, al quale è collegata attraverso un’autostrada. Noi prendiamo il pullman per due motivi: primo perché costa molto di meno e secondo perché mi sarà utile vedere il percorso dell’autostrada, poiché dovrò percorrerla almeno un paio di volte guidando personalmente. La città è attraversata da autostrade, grandi circonvallazioni e tangenziali quindi attraversarla non è difficile, il difficile è uscirne una volta che si è dentro e questo per colpa del forte traffico. Poco prima di arrivare cade un bell’acquazzone e sarà così per tutti giorni della nostra permanenza, questo è infatti il periodo delle piogge, almeno così mi é stato raccontato. Quello che succede è che dopo la pioggia risplende il sole e il clima subisce un effetto serra e si ha l’impressione di essere cotti nella pentola a vapore.
Il pullman ci porta fino alla stazione Sentral dove compriamo un ticket per il taxi. Dalla stazione Sentral all’albergo paghiamo 17 MR. (Euro 4.20). Il viaggio dura una quindicina di minuti e quando arriviamo, dovuto anche alle sei ore di fuso orario, è gia buio.
Dopo il check-in in albergo facciamo una breve passeggiata e vediamo che la stazione del metro ha una passerella che la collega con l’edificio dell’albergo. Molto comodo!
Domenica 10.05.2015
Ci siamo alzati tardi perché il jet lag si è fatto sentire parecchio. Quando eravamo pronti per partire era già mezzogiorno. Da oggi abbiamo due giorni pieni per visitare K.L. e cominciamo con Chinatown e Little India. Dall’albergo siamo a Chinatown con appena tre fermate del metro. Questa, a parte l’orario serale dalle 17.30 alle 19.00, è molto comoda. Noi abbiamo soprannominato quest’orario serale “l’ora dei Pavesini” giacché si sta stretti in piedi appoggiati l’uno all’altro, proprio come i biscotti Pavesini nelle loro confezioni. Nonostante quello che raccontava la guida, la Chinatown di KL, come pure Litlle India, sono molto piccole. Chinatown alla fine si riduce ad un incrocio di due strade ed a negozi e bancarelle di chincaglieria. Onestamente, per quelle che sono le mie esperienze, ambedue non hanno l’attrattiva sufficiente per passarci una seconda volta.
Alla stazione Sentral per 41 MR mi sono comprato una SIM locale con compresi una trentina di minuti di conversazione più due giga d’internet. Alla fine mi sono reso conto che non sarebbe stato necessario, ma metti che fossi rimasto a piedi con la macchina o avessi avuto bisogno di chiamare un albergo per riservare, sarei stato attrezzato. Fortunatamente il problema non si è mai posto, ero però, per ogni evenienza, sempre in collegamento con casa. Passiamo il resto del pomeriggio a gironzolare per le vie del centro della vecchia KL guardando i vari negozi e mercati di strada, principalmente bancarelle di stoffe e, “all’ora dei Pavesini” torniamo in albergo, non prima però di cenare in un ristorantino di un enorme centro commerciale dentro la stazione Sentral.
Oggi ho sudato molto e dappertutto dove siamo entrati c’era l’aria condizionata accesa a mille. Non mi sento molto bene.
Lunedì 11.05.2015
Al mattino, quando mi alzo, ho la testa pesante e la gola infiammata, prendo allora del paracetamolo che porto sempre con me nella farmacia da viaggio, ma non aiuta molto. Cerco quindi una farmacia dove mi danno delle pastiglie/medicine per disinfiammare la gola.
L’Ibis offre un servizio di navetta fino alle Petronas Towers e nonostante la mia indisposizione vi andiamo. Facciamo le foto di rito alle torri, giriamo per il mega centro commerciale che c’è sotto le torri: il Suria KLCC shopping center e poi decidiamo di andare con il metro a vedere il mercato all’aperto di Chow Kit. Quando arriviamo è gia parzialmente finito quindi mi è difficile fare dei commentari. Era ancora aperta la sezione della frutta e verdura e ho potuto conoscere un paio di tipi di verdure che non avevo mai visto. Proseguiamo a piedi per Kampung Baru un piccolo quartiere malese rimasto quasi intatto nonostante la colossale cementificazione della KL moderna. Una volta attraversato il piccolo villaggio in direzione Petronas Towers, che non distano più di due o trecento metri, ci rendiamo conto che tra il villaggio e le torri c’è un’autostrada con l’impossibilità di attraversarla con un sotterraneo o con quello che sia. Chiedo a dei passanti e mi dicono che effettivamente non ci sono passaggi se non ad un paio di chilometri di distanza. Bene, per fare questi pochi metri dobbiamo prendere ancora il metro, seppur per una sola stazione. Per rientrare in albergo passiamo per la Sentral e andiamo allo stesso centro commerciale di ieri per cenare. Oggi scegliamo il self-service di un ipermercato, questo solamente perché mi piace vedere anticipatamente quello che mangio. La cena è buona e a buon prezzo. Cinque Euro in due persone. Pure oggi aria condizionata a gogò e quando rientro stanco in albergo, nonostante le medicine, non sto molto meglio di ieri.
Martedì 12.05.2015
Questa mattina le mie condizioni di salute sono leggermente migliorate ma ho ancora un leggero malessere alla testa e la gola è ancora un po’ infiammata. Oggi dovremmo andare a prendere la macchina e incominciare il nostro giro ma non me la sento di guidare. Chiamiamo allora La Mayflower rent a car informandoli che avrei ritirato l’auto l’indomani e mi dicono che non ci sono problemi. Resteremo quindi un’altra notte all’Ibis ed un altro giorno a KL Per questo ritardo di un giorno non mi hanno fatto pagare nessuna penale.
Ho letto che ad una stazione del nostro albergo dovrebbe esserci il principale mercato alimentare di KL, il Pudu Market. Vi andiamo e quello che troviamo è un miscuglio di banchi di alimentari distribuiti senza nessuna logica ai lati di strade ed in mezzo a piazzette. Vi sono pesce, carne, verdure, frutta ecc. tutto distribuito alla rinfusa con il suolo straripante d’acqua sudicia e mosche ovunque, per non parlare poi dei nauseabondi odori che provengono da questo insieme caotico. Una cosa che mi ha fatto ridere era che in un banco di carne, il venditore aveva messo sopra i tagli di carni in vendita una carta moschicida (quelle con la colla) ed era talmente piena di mosche che sembrava quasi che si vendessero anche mosche. Vicino al mercato c’era un supermercato di alcuni piani, il Market Hall, dove siamo andati a fare un giro giusto per completare la visita alla zona di Pudu. Quello che c’è rimasto impresso qui è il sistema di controllo che viene fatto ai clienti ed alla merce comperata. Innanzitutto quando uno entra gli bloccano con delle fascette di plastica tutte le cerniere dello zainetto o della borsa, quindi alle casse di ogni piano ogni volta che si compra qualcosa, quando si paga, ti chiudono la borsetta di plastica contenente la merce ancora con delle fascette, mentre la fattura viene pinzata alla borsetta. All’uscita c’è una guardia che controlla che la borsetta sia ancora chiusa, timbra lo scontrino d’acquisto e poi, per finire, taglia le fascette allo zaino. Qui abbiamo comprato dei buonissimi biscotti.
Andiamo quindi verso la stazione metro di Masjid Jamek che è uno degli snodi principali del metro e attorno alla quale si sono creati tanti piccoli mercatini colorati dove si può comprare di tutto. Ci siamo poi persi per le vie di questa parte della città ed abbiamo passato un paio d’ore guardando negozietti coloratissimi e l’umanità di KL in movimento. Alla fine, stanchi di camminare, siamo tornati in albergo. In questi tre giorni abbiamo cercato spesso di visitare alcuni edifici storici della città, ma non è stato facile trovarli perché, molto spesso, sono nascosti da grattacieli e qui, in fatto di grattacieli, non scherzano.
Mercoledì 13.05.2015: Kuala Lumpur – Muadzam Shah Km. 210
A mezzogiorno siamo all’aeroporto per ritirare finalmente l’auto che ci viene consegnata senza tante formalità. E’ una Nissan Almera, nuova e con cambio automatico. Auto grande e comoda. E’ anche la prima volta che mi capita un’auto con la levette per le frecce di direzione sulla destra e i comandi per luce ed acqua sulla sinistra, di conseguenza inizialmente mi sono incasinato un bel po’ perché quando volevo girare a destra o a sinistra, mettevo sempre in azione il tergicristallo!
L’aeroporto che si trova nello stato del Selangor confina con il Negri Sembilan, dove entriamo dopo pochi chilometri. Attraversiamo la cittadina di Sepang dove si svolge una gara del circuito di Formula Uno e passando riesco ad intravedere le tribune ed un paio di curve della pista. Dopo Sepang, passiamo Seremban, Kuala Pilah, Bahau ed entriamo quindi nello stato di Pahang seguendo le statali 11 e 12 per fermarci la sera a Muadzam Shah dopo circa duecento chilometri molto trafficati.
Ultimamente avevo visto in Italia il programma REPORT dove avevano parlato parecchio della deforestazione della foresta pluviale/tropicale a favore della palma da cocco per la produzione dell’olio di palma e la conseguente scomparsa di tanti gli animali ivi presenti. Tutto vero. Questi duecento chilometri erano tutti una piantagione di palme e dove non c’erano palme era stata fatta piazza pulita per piantarne. Effettivamente da queste parti la foresta pluviale non esiste più. Ogni tanto si vedevano dei grandi capannoni con enormi ciminiere dalle quali usciva fumo a volontà, segno che li stavano bollendo qualcosa, immagino avesse a che vedere l’olio di palma.
Ci fermiamo presso l’hotel Tong Villon. MR 218. (55 Euro) il più caro di tutto il viaggio. In un vicino supermercato vendevano dei bellissimi e buonissimi manghi e questa sera, come spesso la sera, abbiamo cenato con manghi, papaia e avocados.
Giovedì 14.05.2015: Muadzam Shah – Dungun Km. 287
Il malessere va meglio però l’afa persiste. Proseguiamo il viaggio sulla costa e andiamo verso nord dove entriamo nello stato del Terengganu. La strada costiera è molto trafficata, c’è un paese dopo l’altro ed i tanti motorini non aiutano certo ad andare più velocemente. A volte si hanno degli scorci di spiaggia, peraltro niente di particolarmente interessante. Lungo il litorale a volte s’incontrano raffinerie e pozzi di petrolio con la fiamma accesa sulla cima. Da queste parti la popolazione è quasi tutta di fede musulmana. I turisti sono in pratica una rarità. Io, con i miei capelli rossi, vengo fatto spesso segno di curiosità ed appena vengo in contatto con i locali sempre mi chiedono da dove veniamo. Io rispondo: Italia, e loro: dove si trova l’Italia? In Europa e loro: Ah!
Ci fermiamo per la notte a Dungun presso l’albergo UiTM sul mare e a 120 MR per la notte. L’hotel ha un bel giardino tropicale e durante la notte piove che Dio la manda.
Venerdì 15.05.2015: Dungun – Kotha Baru Km. 175
Gia dalla colazione si può capire che i turisti stranieri sono una rarità, infatti a parte il pane toast e della marmellata il buffet non offre niente che non sia malese, ma la scelta è grande. Questo non vuol dire che si mangi male, anzi, bisogna solo adattarsi. Avevo visto delle uova esposte sul buffet e pensando fossero uova à la coque ne ho prese un paio, quando apro diligentemente e con maestria il primo uovo, tagliando la parte superiore del guscio con il coltello, vedo che l’uovo è crudo e pensando che per errore ne fosse scivolato nel mucchio uno crudo apro anche l’altro che, idem, era crudo. Ho scoperto poi che le uova crude le mettevano nel porridge caldo esposto sul buffet e le mescolavano.
Da Dungun parte un’autostrada lunga circa cento chilometri che porta nello stato del Kelantan all’estremo nord del paese. Questa autostrada è a sei corsie, senza traffico, quindi velocissima. Non mi sembra vero dopo le due giornate passate in mezzo al traffico. Da ambedue le parti ci sono le immancabili coltivazioni di palme. A volte hanno cercato di mascherare le piantagioni lasciando foresta tropicale nei primi duecento metri di coltivazione. Gli ultimi 50 Km. per arrivare a Kotha Baru sono talmente trafficati e con dei lavori in corso che mi fanno perdere il vantaggio acquisito con l’autostrada. Ci fermiamo al Grand Riverview Hotel e la notte costa 180 MR. Come dice il nome, l’hotel si trova in riva al fiume.
Lungo i viali della città sono esposte molte bandiere con stella e mezzaluna bianche su sfondo nero e credo che siano le bandiere dello stato del Kelantan.
La sera andiamo a passeggiare lungo il fiume dove ci sono un paio di mercati notturni. Qui vendono chincaglierie d’origine cinese ma sopratutto cibi fritti o alla griglia cotti al momento. Facciamo qualche assaggio qua e la ma con attenzione perché quel minimo d’igiene come la intendiamo noi non vive da queste parti.
Sabato 16.05.2015: Kotha Baru – Brinchang/Cameron Highlands Km. 360
Per la prima volta partiamo presto perché vogliamo andare verso nord a Chabang Empat non lontana dai confini con la Tailandia e visitare alcuni templi che si trovano tutti molto vicini. Da Chabang Empat facciamo un percorso circolare che ci porta a visitare nell’ordine i templi di: Wat kok Seraya, Sala Pattivetaya, Wat Matchinmaran e Wat Pikultong. In questi templi si possono ammirare varie grandi statue di Budda, a volte in piedi, a volte seduto o disteso. Adesso mi è difficile ricordare in quale posizione il Budda si trovi in ogni tempio ma alla fine ne è valsa la pena perché erano tutti vicini e forse, essendo mattino, senza il caos dei visitatori. Tornati a C.Empat seguiamo per Pasir Mas, Tanah Merah e Jeli dove imbocchiamo la strada 66 che attraverso lo Gunung State Park ci porterà a Gua Musang, dove pensiamo di pernottare. I circa cento chilometri che vanno da Jeli a Gua Musang sono liberi da palme. Finalmente attraversiamo una giungla tropicale. Avevo letto sulla guida che qui si potevano fare delle escursioni interessanti, ma visto il mio ancora precario stato di salute, meglio lasciar stare.
Arriviamo a Gua Musang nel tardo pomeriggio e perdo parecchio tempo a cercare un albergo. Sono pochi e tutti uno peggiore dell’altro. Quello che secondo la guida doveva essere il migliore, era stato chiuso dalle autorità per problemi d’igiene. Gli altri sono in pratica degli hotel a ore. Per completare il tutto ad un certo punto va via la corrente da tutta la cittadina. Ho ancora un’ora di luce e voglio rischiare di arrivare fino alle Cameron Highlands. So che arriverò con il buio però sempre meglio che fermarsi qua. Poco dopo Gua Musang parte la Second East-West Highway lunga una ottantina di chilometri. Questa “superstrada” di montagna é deserta, un po’ sconnessa ma posso guidare speditamente. E’ pure molto panoramica, peccato che la debba fare in fretta. Finalmente arriva il fresco! Arrivato alla fine della superstrada comincia a far buio e da qua in poi guido a naso poiché pensavo di arrivare da queste parti domani.
Le Cameron Highlands, che si trovano tra lo stato del Pahang e del Perak, sono note per la produzione del tè. Qui si produce infatti il miglior tè della Malesia. Le Cameron sono attraversate da una strada che porta prima al paesetto di Brinchang e poi a Tanah Rata. La strada è molto tortuosa ma, essendo buio, questo per oggi è l’unica cosa che riesco a vedere. Poco prima di Brinchang vedo un gran complesso alberghiero, un hotel alto forse una quindicina di piani con attorno dei complessi d’appartamenti che sinceramente sono un pugno in un occhio per questa bellissima zona.
Non guardiamo in ogni caso per il sottile e ci fermiamo per la notte presso il Copthorne Hotel. La camera, molto bella, ci costa 185 MR.
Domenica 17.05.2015: Cameron Highlands
Il buffet della colazione è super, anche qui e quasi tutto malese ma ci sono tante leccornie che non conosco e a piccole porzioni, ne provo parecchie. Finalmente con il fresco sto meglio e decidiamo così di fermarci qua ancora una notte.
Non sapendo cosa fare dopo colazione andiamo a fare una passeggiata nel piccolo centro e c’informiamo sulla possibilità di visitare una piantagione di tè. C’è né una che fa al caso nostro e la troveremo domani uscendo dalle Cameron. Per oggi decidiamo di scegliere un paio dei tanti percorsi per escursionisti, così, finalmente, dopo tanti giorni seduti in auto, riusciremo a fare un po’ di movimento. Ne scegliamo due estremamente facili, tanto l’importante è passare la giornata al fresco delle colline. Tutti gli alberghi della Malesia in camera hanno un bollitore e offrono tè a volontà, proprio quello delle Cameron H. Noi avevamo gia provato alcuni tipi di tè e nel tardo pomeriggio passiamo in una rivendita dove compriamo tè a iosa. Questa volta agli amici porteremo come pensierino del tè della Malesia. Cena nel ristorante dell’albergo.
Lunedì 18.05.2015: Brinchang – Kuala Selangor Km. 215
Dopo un’ottima colazione si parte in direzione Tanah Rata che è la cittadina più importante delle Cameron. Oltre Tanah Rata, sulla destra, si ha una bellissima vista su una vallata tutta coltivata a tè: la Cameron Sharat Tea Estate. Accanto al punto panoramico c’è un ristorante con una rivendita di tè. Facciamo le foto di rito e dopo una breve escursione dalla strada principale arriviamo alla Boh Tea Estate, che è la meta della nostra visita ad una piantagione. Oggi lunedì, eravamo i soli in attesa per una visita e una gentile signora ci ha accompagnato a fare un giro, prima dello stabilimento e poi della loro rivendita. Non ci hanno fatto pagare niente per la visita in maniera tale che ci sentivamo obbligati a comprare qualcosa. Devo ammettere di essere un modesto consumatore di tè, ma in mezzora ho acquisito più conoscenze sulla produzione e le caratteristiche dei vari tipi di tè, di quante ne abbia maturate in precedenza.
Usciamo quindi dalle Cameron ed entriamo nello stato del Perak. Per arrivare a valle ci sono una quarantina di chilometri, tutte curve ed in mezzo a foresta tropicale. Avvicinandoci al fondo valle ritroviamo di nuovo il caldo afoso. Prendiamo la strada No. 5 che attraversa prima il Perak e poi il Selangor. Nel tardo pomeriggio arriviamo alla città di Kuala Selangor e ci alloggiamo presso il De Palma Hotel. 150 MR a notte. L’hotel si trova in una posizione abbastanza nascosta e non riuscivo ad arrivarci, mi sono quindi fermato in un quartiere di periferia ed ho chiesto ad un signore, che stava lavorando nel giardino della sua casa, come arrivare all’hotel. Mi ha detto di aspettare un attimo e dopo un po’ lo vedo uscire con l’auto dal garage della casa e mi fa segno di seguirlo. Gli dico che non è necessario, ma insiste. Alla fine mi ha accompagnato fin davanti all’hotel e poi se n’è tornato a casa. Casi simili, dove la disponibilità della gente aveva quasi dell’incredibile, ce ne sono successi altri.
Della strada percorsa oggi ricordo solo il forte traffico ed i tanti semafori, ma nessuna delle tante cittadine che abbiamo attraversato.
Avevo letto sulla guida che sul delta del fiume che passa vicino alla città, esattamente a Kampung Kuantan si poteva assistere a quello che chiamano “Fireflies show” ovvero fare un’escursione notturna sul fiume per vedere il baluginare delle lucciole. In albergo abbiamo comprato, per 45 RM a testa, due biglietti ed alle ore 20.00 l’autista dell’hotel ci è venuto a prendere, ci ha portati a vedere lo show e ci ha attesi per riportarci poi indietro. Il tutto è durato quasi due ore. Arrivati sul fiume ci hanno dato ad ognuno un giubbotto salvagente e poi con una barca, solo per noi due, ci hanno portato lungo il fiume a vedere le lucciole. Ricordo che quando ero piccolo dove vivevo vedevo spesso le lucciole, ma mai così tante e quando con la barca ci siamo avvicinati agli alberi sulle rive del fiume ci siamo accorti che gli stessi erano pieni di migliaia di luci, come se fosse Natale. Il nostro “gondoliere” si avvicinava fino a toccare i rami degli alberi ed alcune lucciole sempre ci saltavano in mano e girando le mani, a volte le avevamo sul dorso e a volte sul palmo. Questa escursione l’abbiamo apprezzata molto. Cena nel ristorante dell’albergo.
Martedì 19.05.2015: Kuala Selangor – Port Dickson (PD) Km. 195
Continuiamo il nostro itinerario verso sud e mi rendo conto che il mio piano di arrivare fino a Singapore non andrà in porto, almeno che non entri subito in autostrada e mi dimentichi del resto della Malesia. Dopo una riflessione si decide di continuare con la Malesia, anche perché venerdì si parte ed i tempi sarebbero un po’ stretti. Da Kuala Selangor arriviamo a Klang che, se pure nella mappa stradale non sembri, assieme alla confinante città di Shah Alam fa in pratica parte della periferia di KL, con il rispettivo traffico. Le segnalazioni ci sono ma non sono facili da seguire e da capire, tali che quasi rischio di andare in direzione di KL. Così appena vedo un’indicazione per l’autostrada, mi ci ficco dentro dalla disperazione e, seguendo le indicazioni per Johor Bahru, in un’ora e mezzo sono a PD, sul mare e nello stato del Negeri Sembilan.
PD si trova ad un centinaio di chilometri dall’aeroporto e faremo base qui per gli ultimi due giorni.
Ci alloggiamo presso il Corus Paradise Resort, di fronte al mare, con piscina, laguna artificiale e le immancabili palme. Ci danno una camera con gran vista sul mare per 180 RM a notte. Durante la settimana vengono effettuati forti sconti sui prezzi delle camere. PD è una piccola cittadina e dal centro del paese partono sedici chilometri di spiagge con parecchie strutture alberghiere, ma quelle passabili si possono contare sulle dita di una sola mano. Noi siamo al chilometro 3.5.
Dopo tanti giorni di cibo malese, voglio tornare alla mia frutta serale, ma questo non perché la cucina malese non sia buona, anzi, ma perché si incomincia con essa gia a colazione e spesso è piccante. Andiamo quindi in centro in un supermercato dove troviamo dei manghi e della papaia. Questa sarà la cena in camera. Fortunatamente la camera dispone anche di un frigo per tenere in fresco i cibi ma sopratutto l’acqua perché il caldo afoso continua imperterrito.
Mercoledì 20.05.2015: Port Dickson – Malacca – Port Dickson Km. 185
La città di Melaka (Malacca) nell’omonimo stato di Melaka, dista circa 85 chilometri da PD e decidiamo di farvi un’escursione in giornata visto che dal 2008 è Patrimonio dell’Umanità Unesco. Pensavo che il traffico fosse meno caotico, ma in Malesia il traffico sulle strade è endemico. Per fare i 170 chilometri tra andata e ritorno ho impiegato quasi quattro ore e non sono certo uno che va piano. Malacca è una città molto estesa e mi sono meravigliato della botta di fortuna che ho avuto quando, casualmente, ho parcheggiato la macchina in un parcheggio a pagamento che distava non più di trecento metri dal centro storico. Qui troviamo subito Town Square con la Porta di Santiago, la St. Paul Church e vari musei. Solo per salire sull’adiacente collina sudo talmente tanto che al scendere entro in un negozio di souvenir dove mi compro una t-shirt e dove mi cambio. Ci sono parecchi risciò colorati che offrono il loro servizio per fare un breve giro del centro storico. Appena si passa il fiume vicino alla piazza della fontana, ci si trova in Chinatown con i suoi bei e variopinti negozi in puro stile cinese e questa sì merita un’accurata visita. E’ la più bella Chinatown della Malesia. Uscendo dal centro storico vedo un negozio di parrucchiere ed avendo bisogno di tagliarmi i capelli vi entro. Il negozio fa da casa e da laboratorio per una giovane coppia, lei parrucchiera per signora, lui per uomini. Mi accompagnano dentro la casetta fino alla stanza che fa da “salone per uomini” e strada facendo s’incontra una camera dove i bambini stanno dormendo, la cucina ed il bagno. Il taglio è costato15 MR (Euro 3.75) e devo ammettere che il taglio mi è piaciuto più di quello che mi fa il mio barbiere in Italia. Ritornando verso il parcheggio ho visto che c’era un Istituto dei Canossiani (Maddalena di Canossa) dove si prendevano cura di bambini.
A mio avviso Malacca è la città più bella della Malesia. Tutta tirata a lucido con un’impressionante quantità d’alberghi nuovi. Il centro storico e tutto rifatto e ben tenuto. Visitiamo un paio di centri commerciali ed infine prendiamo la strada per PD dove arriviamo quando è quasi buio, non senza passare prima a prenderci i manghi che sono la fine del mondo, non sono filosi e l’osso è molto fino, tutta polpa.
Giovedì 21.05.2015: Port Dickson Km. 60
Questo è l’ultimo giorno di viaggio e ci rimane ancora una piccola escursione da fare nei paraggi. Si tratta di una visita alla Cape Rachado Forest Reserve, una riserva che si estende per ottanta ettari ed è uno dei pochi tratti di foresta rimasti nella parte sud della Malesia Peninsulare. Questa riserva dista appena una quindicina di chilometri dal nostro albergo. L’entrata costa 1 MR a testa e dopo una breve salita di una quindicina di minuti, con relativa sudata, quando arriviamo sulla cima di una collina, vediamo un grande faro, il più antico della Malesia, costruito dagli olandesi nel 1528 ma chiuso ai visitatori e circondato da mura. Da qui si gode una bellissima vista sullo stretto di Malacca. Un sentiero che calcolo con un dislivello di almeno cinquecento metri, porterebbe giù fino al mare, ma solo il pensiero di dover poi tornar su, mi distoglie subito dall’idea di scendere. Percorriamo in ogni caso la prima parte quasi piana del sentiero e tra gli alberi vediamo una decina di scimmiette dalla lunga coda che ci seguono, saltando d’albero in albero. Hanno anche un grido particolare, lungo e stridulo. A parte uccelli, zanzare, mosche, cani e gatti e qualche sporadica mucca nelle zone indù, questi sono gli unici animali che abbiamo visto in Malesia!
Questa sera a malincuore rinuncio ai miei manghi a favore di un ristorante di pesce a PD sul fronte mare vicino al Mc Donald’s. Si paga il pesce a peso ed alla fine la cena è buona non fosse per le maledette mosche che sempre infestano i ristoranti all’aperto. In Malesia, nei ristoranti, c’è l’abitudine di mettere sui tavoli, dentro delle ciotoline piene d’acqua, dei lumini all’aroma di limone, questo per allontanare le zanzare ma, a mio avviso, inutilmente.
22.05.2015: Port Dickson – Aeroporto di Kuala Lumpur Km. 100
Il nostro aereo parte nel tardo pomeriggio, quindi ce la prendiamo comoda. Da PD a KLIA (Kuala Lumpur Int. Airport) c’è solo autostrada e bisogna solo stare attenti alle uscite, peraltro abbastanza facili. La direzione per la consegna delle vetture agli autonoleggi è ben indicata e non si può sbagliare neppure volendo. Oggi abbiamo alcune ore d’attesa per il nostro volo e gironzoliamo su e giù per l’aeroporto, che è ben organizzato, con controlli veloci ed enormi spazi. La cosa più bella è l’ubicazione di una vera foresta tropicale nel centro dello stesso con enormi alberi endemici ed una cascatella d’acqua alta alcuni metri.
Conclusione: Sinceramente non si può dire che la Malesia, nonostante il nome esotico, sia una meta di prima fascia. E’ un paese che un turista avventuroso, come nel nostro caso, visita solamente una volta e non sente il desiderio di ritornarci. Devo dire però che se non ci fossi stato e sapendo quello che troverei, la mia curiosità e la voglia di viaggiare mi spingerebbero a visitarlo comunque.