Malè: bella sorpresa la capitale delle Maldive
Novantamila abitanti su tre chilometri quadrati, l’isola è un concentrato di moschee, giardini, negozietti, locali e mercati. La distesa di pescherecci fa da cornice ad un’acqua torbida e placida. Guardando verso l’aeroporto, si scorge l’isola Paradise: così, i malesi, chiamano il carcere. Che da queste parti fa paura davvero: le leggi sono molto severe e le condanne pesantissime. E’ il motivo per il quale, qui, la droga è praticamente sconosciuta. La popolazione è in larghissima parte musulmana, una piccola percentuale buddista. Gli immigrati non musulmani non possono ottenere la cittadinanza: lo vieta una legge del 2008.
Non sono abituati ai turisti i maldiviani di Male e guardano con curiosità. E’ un popolo pacifico e basta scambiare due parole a caso con qualcuno per capire che qui tutti sono i benvenuti. La capitale vive di commercio, pesca e costruzioni. Moschee ovunque: ce ne sono 75, tutte molto frequentate.
Il “People’s Majlis” è la sede del Parlamento. Il simbolo è un cocco con undici fronde (il richiamo è alla festa della Repubblica, l’11 novembre) una stella e la luna. Si respira pochissimo, anzi nulla, di Inghilterra qui, nonostante siano passati meno di cinquant’anni dall’indipendenza. Resta l’inglese studiato obbligatoriamente a scuola, poco altro.
Poco distante, la scuola, costruita nel 1918, e il cimitero musulmano, tutto in corallo. La tomba più grande è quella del sultano, ed è anche la più preziosa; intorno tutte le altre: con l’estremità tonda se conserva i resti di una donna, a punta se invece custodisce i resti di un uomo, piccola se di un bambino.
Tra le attrazioni principali di Male, il Sultan Park, immenso giardino aperto al pubblico. Il nome deriva dalla casa del primo sultano che occupa una porzione del parco. I malesi hanno grandissimo rispetto per l’albero più vecchio di tutta la città: ha un secolo di vita ed è un punto di ritrovo, specie nelle giornate più calde. Di fronte al Sultan Park, la moschea più grande di Male, capienza oltre cinquemila persone.
Da visitare assolutamente il mercato della frutta e quello del pesce. Frutta colorata e molto profumata: le minuscole banane rosa sono solo un assaggio. I banchi sono un insieme di frutta e verdura importate quasi sempre dallo Sri Lanka, oppure dal Bangladesh. Ridotta al minimo, ovviamente, la possibilità di sviluppare l’agricoltura come comparto economico maldiviano. Il pesce lo si compra a sera, al rientro delle barche dei pescatori. E’ già buio quando si forma la fila di persone in cerca di pesce fresco e a buon mercato. Non si tratta, il prezzo è fisso soprattutto per squali e tonni che, essiccati, vengono poi venduti all’estero generando una buona fetta degli introiti da export.
Occhio ai negozietti di souvenir: occorre trattare il prezzo con molta fermezza e spesso non basta tanto sono abili, i malesi, nell’arte del commercio.
In giro soprattutto motorini, poche macchine, qualche taxi. Arrivare a Male dopo una vacanza di isolamento completo, è una sorta di ritorno alla realtà. Qui funziona di nuovo tutto, a partire dalla connessione veloce a internet anche con il wi-fi che però non è granché diffuso.
Una capatina a Male vale, eccome. Non scartate l’idea. (nadia tarantino)