Maldive fai da te
Indice dei contenuti
Partecipanti: io e Franca
Cambio valuta: 1 USD ~ 1€
Contanti alla partenza: 600 USD
Contanti al ritorno 4 USD
Maafushi è un’isola dell’atollo di Malè Sud lunga 1100 metri e larga 300. Un soggiorno a prezzo modico per vedere le Maldive vere. Prologo
Le Maldive sono un luogo tra quelli che fanno sognare molte persone tra cui noi, a cui abbiamo varie volte rinunciato per gli alti costi.
Ravanando sul Web (benedetto sia il CERN che lo ha inventato) abbiamo scoperto che organizzare il viaggio autonomamente è molto facile.
Il 3 febbraio 2016 con larghissimo anticipo troviamo un volo della Qatar Airways MXP-DOH-MLE con partenza il 31/12 e ritorno l’8/1 sera a Malpensa in tempo per tornare al lavoro il 9/1 mattina. Costo per 2 PAX 1510.36€. Comperato senza pensarci due volte.
Qatar Airways si autodefinisce Compagnia a 5 stelle. Bene! Abbiamo fatto un’ottima scelta, quindi! Errore! Il 4 aprile mi telefonano per dirmi che il volo di ritorno DOH-MXP è stato soppresso e quindi ci sono 2 alternative: tornare un giorno prima oppure 12 ore di bivacco in aeroporto a Doha e arrivo a MXP il 9/1 alle 5.30 del mattino completamente suonati e con l’aggravante di dover ancora guidare fino a Torino. L’unica alternativa ragionevole è quindi quella di tornare prima. Reclamo dicendo che per causa loro devo accorciare la vacanza di un giorno e chiedo che per compensare il disagio causato da loro mi spostino senza costi per me anche la partenza il giorno prima. Nessuna disponibilità. Altro che compagnia a 5 stelle! Altra possibilità era quella di avere il rimborso del viaggio, che avrebbe comportato di rinunciare alla vacanza, perché nel frattempo i voli di altre compagnie erano saliti molto di prezzo. Quindi non ci rimane che subire la fregatura e sperare che Allah li punisca come meritano. Ho anche mandato un reclamo scritto e mi hanno risposto in sintesi che se vado a leggere i termini contrattuali non ho diritto a una compensazione per il disservizio. Che strano! Avendo accorciato di un giorno la vacanza abbiamo il problema di tornare a Malé di venerdì. Essendo musulmani il venerdì è festivo e quindi non c’è il traghetto di linea il cui biglietto costa 2$. Il motoscafo privato invece costa sui 200$. Ma il santo protettore del viaggiatore autogestito viene in aiuto. Sull’isola di Maafushi (circa 30 km a sud di Malé) dove andremo noi c’è una compagnia di navigazione (IcomTours) che fa servizio regolare express con Malé e l’aeroporto tutti i giorni compreso il venerdì per 25$. Con booking non ci sono problemi a modificare le prenotazioni del B&B Isle Beach. I fogli del calendario scorrono. Nel frattempo siamo andati in Australia, a Cipro e a Roma. E’ anche arrivato Natale e la partenza è sempre più vicina. Per sicurezza compero su Internet il biglietto del motoscafo veloce dall’aeroporto a Maafushi (25 USD p.p.). I siti web meteo indicano temperature sui 30°C e rapidi acquazzoni. Vabbé. Nel caso acqua sopra e acqua sotto. In effetti leggendo un po’ di diari sembra normale incappare in rapidi temporali. Maschere, pinne e GoPro per le riprese subacquee sono pronte. Non ci resta che partire.
Sabato 31-12-16
Il gran giorno è arrivato. I bagagli sono pronti. Ilmeteo.it in mattinata prevede nebbia con visibilità inferiore a 50 metri a Malpensa. Le webcam mostrano invece un bel cielo azzurro e visibilità fino alle montagne. Alle 13 partiamo. Alle 14.45 siamo al parcheggio GP Parking di Somma Lombardo (€37.50 per 8 giorni di parcheggio coperto). Arrivati in aeroporto ci fiondiamo ai banchi della Qatar Airways per fare il check in e troviamo una coda che fa paura. Circa un’ora dopo abbiamo le carte di imbarco. Il gate è lontanissimo. Finalmente ci imbarchiamo. Di nebbia per fortuna nemmeno l’ombra. Visibilità di decine di km. Prendiamo posto sull’A330-300 e naturalmente a pochi centimetri dalle mie orecchie c’è un duenne che urla come un’aquila, ma molto più fastidioso del nobile rapace. Alle 17.10 si lascia il finger e alle 17.20 puntualissimo decolla. Poichè Qatar Airways sponsorizza il Barcelona F.C. nel video di presentazione delle procedure di sicurezza ci sono Messi, Piquet e Mascherano. L’In Flight Entertanment è abbastanza vario. Ci sono anche dei film in prima visione doppiati in italiano. L’interfaccia è un po’ poco user friendly, comunque dopo qualche tentativo si riesce a usare. Mentre siamo in volo guardando un film con le cuffie a palla per alleviare il fastidio prodotto dal piccolo scassaballe e dai suoi familiari che sono riusciti ad esasperare anche le hostess con richieste continue, compare sullo schermo principale un safety message che invita, per prudenza, a pregare seduti seguito dall’immagine di una bussola dove è indicata la mecca rispetto alla fusoliera dell’aereo. Le hostess fanno un ulteriore tentativo per zittire il malefico baby urlante e montano un lettino, ma non vuole saperne e continua a frantumare timpani e cabasisi nella totale indifferenza dei genitori. Servono la cena e anche se la religione musulmana vieta gli alcoolici ci sono birre, vino bianco e rosso, whisky, vodka, ecc. La cena non è male. Spezzatino con verdure, cous-cous, una torta esageratamente dolce, bacio perugina. Poi finalmente dopo due ore di urla l’aquila si è data una calmata e si riesce a viaggiare più rilassati. Verso le 19.30 CET sorvoliamo Istanbul. Verso le 20.30 CET siamo sopra Malatya nella Turchia orientale, non troppo lontani dal confine con l’Iraq. Verso le 21 CET la belva si è addormentata e noi siamo entrati tronfi e fieri nel fuso orario di Doha all’altezza dell’Iraq. Si vira a sud. Due ragazze orientali (giapponesi?) si sono portate a bordo due secchielli di zuppone. Sono andate dalle hostess a farsele scaldare e tornate a posto le hanno aperte spargendo tutt’intorno una discutibile fragranza di salsa di soia, cipolla e altre spezie. Visto che la belva si è addormentata ha attaccato a urlare un altro. Un viaggio così scassoso non mi è mai capitato. Alle 22.00 CET il comandante ha augurato Happy New Year Local Time. Noi abbiamo brindato con 2 lattine di acqua gasata.
Domenica 01-01-17
Atterriamo a Doha all’1.15 ora locale. Il volo per Malè parte alle 2.15. Usciamo alla Usain Bolt dal finger e cominciamo a seguire le indicazioni Transfer, che non finiscono mai. Finalmente arriviamo trafelati davanti al tabellone e il volo per Malè non c’è. Vado al bancone e mi dicono che è al Gate C7. Dobbiamo di nuovo scannerizzare la borsa, togliere orologio, cintura, portafoglio… Passato il controllo partiamo di corsa seguendo le indicazioni dell’area C. Arriviamo 10 minuti prima della chiusura del gate. Mi domando cosa avrebbero fatto se l’aereo da Milano avesse tardato, visto che ci hanno venduto il volo come in coincidenza. Alle 2 a.m. siamo seduti sull’A330-200. Questo volo per fortuna è più silenzioso. Alle 8.30 ora di Malè atterriamo. Il controllo dei passaporti non è proprio rapidissimo e la consegna dei bagagli nemmeno. Così perdiamo il battello delle 9.15 e dobbiamo aspettare le 13. In realtà non sarebbe stato assolutamente necessario comperare il biglietto del motoscafo prima, perché ci sono un sacco di possibilità di acquisto al momento. Archiviamo le scarpe e i pantaloni lunghi (nelle toilette ci sono le docce utilizzabili come spogliatoi) a favore di infradito e bermuda. Fa caldo e c’è un’umidità bestiale. Nell’aeroporto c’è una micro food court dove una coca cola costa 3 USD. Manco a Manhattan. Però c’è l’aria condizionata. Si paga in USD e il resto viene dato in USD. La moneta maldiviana sembra essere il dollaro. Finalmente all’una si parte con lo speed boat. Fila come una scheggia. Fa 60 km/h sull’acqua! Arrivati a Maafushi troviamo quelli dell’Isle Beach Inn con il carretto. In effetti il trolley sarebbe servito poco, perché le strade sono di sabbia. Alla reception dell’hotel ci attendono con un salviettino fresco e un frullato di frutti tropicali. La camera (circa 100 USD a notte con la colazione e tasse incluse) è piuttosto piccola e “basic”. L’armadio è un po’ sgangherato, il bagno ha la doccia senza nemmeno una tenda di nylon per cui si allaga tutto il pavimento, non c’è un attaccapanni a muro dove appendere i vestiti, però c’è l’aria condizionata, il letto è comodo, il livello di pulizia molto buono ed è di fronte al mare.
Sistemati alla veloce i bagagli andiamo alla spiaggia “bikini” che si trova a 300 metri di distanza. Nella spiaggia di fronte all’hotel, più grande e più bella, si può andare con qualche restrizione per rispetto alla fede islamica, che pare essere molto osservata dalle donne (hanno tutte il foulard in testa e hanno braccia e gambe rigorosamente coperte). Le donne non musulmane possono andare con il costume intero. Questa spiaggia è molto bella e con pochissima gente, perché i locali al mare non ci vanno a passare le giornate. La sabbia è ovunque bianca, ci sono le palme, l’acqua è turchese chiaro. Una meraviglia!
Andiamo a Bikini beach, stendo l’asciugamano (fornito dall’hotel) e vado a mettere i piedi a mollo. Pensavo che l’acqua fosse più calda. Non è fredda, ma non è nemmeno il brodo della Florida lato ovest, che a me piace così tanto! Guardando il mare si vedono infinite sfumature di azzurro. Compero dal banchetto per 3 USD una noce di cocco di quelle fresche piene di liquido da bere. Mah! Dissetante ma sa di poco. Mi stendo al sole spalmato di crema protezione 30 e cado in un amen in un sonno tipo catalessi. Dopo una buona mezz’ora mi risveglio dal coma e vado a informarmi sulle escursioni da iCom Tours. Quelle che interessano a me non sembra interessi a loro organizzarle, così mi rivolgo a quello che c’è di fianco (Crystal Sand Hotel). Per 30 USD fanno un’escursione in barca che porta alla zona dei pesci tropicali, delle tartarughe e dei coralli. Dalle 9 alle 16, pranzo incluso. Dopo una doccia e una risistemata facciamo un giro per il paesello, che risulta scassatissimo. Non sono le Maldive dei resort turistici con i bungalow su palafitte. È una situazione molto più reale e ruspante. Cenato in hotel. Grosso pesce di barriera cucinato al forno. Buono, ma troppo aglio, troppo liscoso e non desquamato. Facciamo un giretto a piedi per l’isola. Maafushi è lunga 1200 metri e larga 300 e ciononostante ci sono oltre a furgoncini e motocarri per trasportare merci, alcune automobili. Dopo 10 anni avranno fatto 1000 km. Tra l’altro le auto hanno la guida a destra perché i 3 o 4 km di piste di sabbia compressa larghe poco più di un’auto vanno percorsi sul lato sinistro. Alle 9 p.m. siamo in camera esausti con gli occhi che si chiudono. Domani sveglia alle 7 per andare all’escursione.
Lunedì 02-01-17
Ore 7 sveglia. Tutto sommato non siamo nemmeno troppo suonati. La colazione è molto varia. Io vado sulla classica english breakfast, Franca prende la specialità maldiviana: tonno cotto sminuzzato con cocco, cipolla e spezie piccanti. Una cosa per palati forti. Alle 8.45 siamo all’appuntamento per la gita. Alle 9, ora di partire, manca qualcuno. Alle 9.15 nessuno è comparso e si parte con un barcone. Ci forniscono gli asciugamani, le pinne e volendo anche le maschere. Il giro prevede alcune soste in diverse barriere coralline.
Quest’estate in Australia per andare alla barriera corallina ci hanno fatto mille raccomandazioni, abbiamo dovuto compilare una dichiarazione che eravamo in buona salute, che sapevamo nuotare, ecc. Poi ci hanno indicato una serie di gesti da fare per richiamare l’attenzione in caso di difficoltà in acqua. Tutto ciò per fare snorkeling in un raggio di 200 metri dal catamarano. Una persona dell’equipaggio controllava in continuazione. Qui ci hanno chiesto se sapevamo nuotare e raccomandato di non staccare pezzi di corallo. La prima sosta è per coralli e pesci. Purtroppo questi coralli sono quasi tutti morti a causa di un surriscaldamento dell’acqua causato dal Niño nel 1998. Pesci ce ne sono molti. Quando è ora di partire arriva un motoscafo veloce con a bordo due famiglie di mediorientali (che parlavano inglese benissimo) con una caterva di bambini. Devono essere quelli che non si sono presentati alla partenza. Come hanno messo piede sulla barca i bambini hanno cominciato a scorrazzare per la barca infastidendo tutti. Uno dei due padri si è fatto qualche decina di selfie nel giro di mezz’ora. Poi hanno tirato fuori merendine varie e i bambini le hanno sbriciolate per la barca. Si arriva alla seconda sosta, dove in teoria ci dovrebbero essere delle tartarughe. Giriamo con la maschera per quasi un’ora ma di tartarughe non ne abbiamo viste. Tanti pesci colorati. Torniamo sulla barca e riprende l’attività disturbatoria dei bambini e di selfie del padre. Ad un certo punto compaiono un sacco di delfini compresa una femmina con un cucciolo. Sono delfini di dimensioni molto più piccole di quelli visti in Florida e California. Il “comandante” dirige la prua verso un’isoletta di sabbia bianca (Sand Bank). Quando arriviamo ci troviamo di fronte ad un vero e proprio monnezzaio in un piccolo paradiso tropicale. Bottiglie di plastica a sacchi e vari altri rifiuti. Il cuoco del nostro B&B che parla italiano abbastanza bene, avendo lavorato anni in un villaggio Valtour, ci ha poi detto che lì ci vanno i locali a far festa e invece di tenere pulito il posto dove poi magari torneranno lasciano uno schifo. Da idioti. In generale i maldiviani non danno l’idea di avere troppo rispetto per il bellissimo ambiente in cui vivono. Per noi il personale del barcone ha preparato il pranzo a buffet installando anche un po’ di grossi ombrelloni sulla spiaggia. Essendo un self service gli sgradevoli baby mediorientali senza il minimo controllo dei genitori sono riusciti a far finire l’insalata di verdure e maionese nella ciotola dell’anguria. Poi si sono riempiti i piatti a strabordare per avanzare un mucchio di cibo nel piatto. Terminato di mangiare, tutti hanno riportato piatti, bicchieri e posate al personale della barca. Loro (adulti e bambini) hanno mollato tutto nella sabbia e se ne sono andati a passeggiare sulla battigia aspettando che andassero a pulire i barcaioli. Non ho nulla contro i mediorientali, ma mi disgustano i buzzurri arricchiti senza un minimo di educazione come questi qua. Da Sand Bank si fa poi rotta verso un’isola già vicina a Maafushi dove potrebbero esserci delle tartarughe. Ma nemmeno qui le vediamo. Però ci sono una quantità incredibile di pesci. Alle 16.30 siamo a Maafushi. Anche se le tartarughe non le abbiamo viste è stata una bella giornata comunque. Si torna in camera e poi a cena da Arena Beach. Buffet di buon livello con spiedini di tonno molto buoni a 15 USD. Quattro passi a vedere le stelle e poi in camera. P.s. onde evitare problemi col ritorno oggi sono andato alla iComTours a comperare il biglietto per Malè il 6 gennaio pagandolo 20$. Quando siamo andati la sera a fare 4 passi per l’isola abbiamo visto diversi posti che vendono il biglietto per Malè a 15$.
Martedì 03-01-17
Andiamo a colazione alle 9. Oggi c’è anche un piatto di squisita papaya. Ho chiesto se le coltivano alle Maldive, ma mi hanno detto che qui crescono solo le noci di cocco. Tutto il resto arriva in generale dall’India e dallo Sri Lanka. Si va in spiaggia. Quella no-bikini è più grande, più tranquilla e non c’è quasi nessuno. Noi andiamo con la T-shirt. Però ci sono alcune turiste europee che se ne stanno tranquillamente in bikini. Ci sono famiglie di maldiviani tutti ben coperti sia gli uomini e ancor di più le donne che non danno segno di essere minimamente turbati dall’esposizione di epidermide delle suddette turiste. Sulla spiaggia ci sono tantissimi granchi da sabbia che corrono velocissimi e in un amen si scavano un buco nella sabbia dove proteggersi. A mezzogiorno il sole picchia duro e non resistiamo. Torniamo un po’ in camera poi facciamo un giro per l’isola. Assaggiamo degli snack alla panetteria “Fine bake” (buoni) e poi due frullati di mango e papaya all’Harbour Café sul lungomare (2.50$ l’uno). Buonissimi. Fuori dalla panetteria stanno facendo dei lavori in strada. Essendo tutta sabbia c’è un operaio che scava giusto con una zappetta. Molto più facile che spaccare con un martello pneumatico. Finito il lavoro si ricopre tutto di sabbia, si pesta bene e finita lì. Tornando in hotel entriamo in un negozio di souvenir che vende le classiche Mug con il grosso cuore di “I Love “, in questo caso specifico le Maldive. Queste tazze vengono fatte in serie dai cinesi e vendute dappertutto a 3-4 $. Qui ne costano 15! Ovviamente non le abbiamo comperate. Ci rintaniamo in camera fino alle 15.30 per evitare scottature. Nonostante la crema 50 e molta attenzione un po’ di fastidio alla pelle comincia a sentirsi. Poi lungo sguazzo (oggi l’acqua è più calda). Andiamo a cena al ristorante dell’hotel Stingray beach inn che sulla carta sembra buono. Invece siamo rimasti piuttosto insoddisfatti. In primis il servizio molto scadente. Abbiamo ordinato una zuppa e dei noodles come primi e una grigliata di pesce con insalata da dividere come secondo e due bottigliette di acqua. Dopo un quarto d’ora arriva la zuppa. Aspetto un po’ pensando porti anche i noodles, poi la mangio prima che si raffreddi. Passato un altro quarto d’ora, dato che non ha portato l’acqua vado a chiederla. La porta e intanto mi informo se i noodles sono quasi pronti. Cinque minuti. In effetti poco dopo compare con noodles, grigliata e insalata tutto insieme. Risultato o si mangiava calda la grigliata o si mangiavano caldi i noodles. La grigliata non era fatta bene. Il polpo e i calamari erano molto duri. Il pesce molto asciutto e stopposo e le cozze bruciacchiate. Pur avendo il locale semivuoto, non avevamo ancora finito di mangiare che ci hanno portato il conto. Insomma, una esperienza gastronomicamente triste. Per rifarci siamo andati a prendere come dessert due frullati di nuovo all’Harbour Café dove siamo stati questa mattina. Costano come nei vari chioschetti, ma qui te li servono al tavolo e soprattutto lavano i bicchieri sotto l’acqua corrente e non in una bacinella. Al porto stanno scaricando a mano da un barcone una quantità impressionante di sacchi di cemento uno per uno. Prima di rientrare in camera passiamo da Arena Beach a prenotare per domani una escursione più o meno come quella di ieri un po’ ridotta e meno costosa (25$).
Mercoledì 04-01-17
Colazione e poi da Arena Beach per il tour in barca. Mi sono fatto dare il mascherone a tutta faccia. Non è male. Abbastanza comodo. Credo vada bene solo se si fa snorkeling senza immergersi. Prima sosta a Banana Reef. Una barriera corallina abbastanza bella. L’altro ieri non eravamo venuti. Molti pesci colorati, qualche (pochissimi) corallo bianco o verdino e quindi vivi. Per il resto anche qui la quasi totalità dei coralli sono morti. Si va poi a Turtle Reef, dove l’altroieri di turtle non ne abbiamo vista nemmeno una. Girulo mezz’ora lungo la barriera, poi mi stufo e torno sulla barca. Metto via pinne e maschera, strizzo la maglietta, mi rimetto gli occhiali. Appena terminate queste operazioni gridano che hanno trovato un tartaruga. Ritiro fuori la GoPro, infilo pinne e maschera a tempo di record, mi butto e riesco a raggiungere la tartaruga e ad avvicinarmi fino a 50 centimetri. Nuota lenta vicino alla superficie. La seguo per un po’ riuscendo a fare anche un bel filmato. Torno a bordo soddisfatto, ri-strizzo la maglietta, rimetto a posto pinne e maschera. Non appena termino queste operazioni a 5 metri dalla barca compare un’altra tartaruga. Visto che ci sono già circa 15 persone che fanno cagnara intorno al simpatico chelonide lascio perdere. Quella che ho visto mi ha sufficientemente soddisfatto.
Si riparte per l’isoletta di Byadhoo dove ci siamo fermati anche l’altro ieri. Io mi limito ad una nuotata. Franca va con la maschera e vede finalmente un gruppetto di piccoli Nemo. Si riparte e si approda ad una piccola lingua di sabbia bianchissima dove ci forniscono il packet lunch che consiste in un vassoietto di noodles con del (sembra) coniglio rosolato e un’insalata di cavolo rosso e mele. A pochi metri da noi c’è un gruppo di giovani ragazze con dei bikini striminzitissimi che coprono quasi nulla e due tizi di mezza età che fanno foto a questa dozzina di ragazze che fanno da sfondo a tavole da surf. Intanto moto d’acqua fanno la spola verso un mega yacht che batte bandiera ucraina. Probabilmente qualche guru del marketing ha capito che un gruppo di ragazze seminude su un banco di sabbia delle Maldive che tiene una tavola da surf fa impennare le vendite di questo attrezzo sportivo. Teoricamente sulla rotta di rientro avremmo anche dovuto vedere i delfini, ma non si sono fatti vedere. Nel complesso questa gita anche se più breve di quella dell’altro ieri è stata più soddisfacente. Tornati in camera ci siamo riposati un po’ e poi siamo andati fino al fondo dell’isola (con sosta ormai abituale all’Harbour Café per un frullato) dove c’è il carcere al cui ingresso è esposto uno striscione che informa che dal 23 dicembre al 6 gennaio c’è il torneo di pallavolo. Nella strada che costeggia il carcere abbiamo trovato una piccola iguana delle Maldive. Un altro animale che si vede facilmente alle Maldive è un particolare pipistrello piuttosto grande chiamato volpe volante indiana. Li abbiamo visti volare anche nel pomeriggio quando era ancora chiaro e uno è stato ripetutamente attaccato in volo da due cornacchie finché è scappato via. Per cena siamo andati al Maafushi View Restaurant, che su Tripadvisor ha giudizi buoni. Ci siamo seduti e alle 19.30 (locale semivuoto) abbiamo chiesto un antipasto, del tonno grigliato e un piatto di frutta mista. Tutti piatti che non richiedevano preparazioni elaborate. Dopo 45 minuti non è arrivato ancora nulla per cui vado a chiedere se c’è qualche speranza di essere serviti. Risultato ci portano tutto assieme. Meno male che quello che doveva essere l’antipasto andava bene anche quasi freddo, per cui ho mangiato prima il tonno (buono). Il bello è che gli avevo detto di portarmi prima l’antipasto e poi dopo il tonno. Mi ricordano un po’ gli indiani, a cui dici una cosa e loro se ne fregano. Quando siamo usciti il proprietario ci ha seguiti fuori per scusarsi dello scadente servizio. Scuse accettate, ma non torneremo comunque. Anche perché non è che cucinino così bene. Recuperiamo le foto e i filmati della giornata da Arena Beach e poi in camera. P.s. ci sono 30°, un clima bellissimo, mare tiepido …. e io mi sono preso un raffreddore bestiale. 🙁 Lo scorso anno in questi giorni a Tromsø siamo stati ore e ore con temperature sotto zero per cercare le aurore boreali e non mi sono preso nulla.
Giovedì 05-01-17
Sto malissimo! Raffreddore forte, naso chiuso, mal di gola, catarro. Dormito poco o niente e pure male. Colazione, Paracetamolo 1000, propoli e verso le 10 va un po’ meglio. Ieri, per evitare scottature, ho nuotato sempre indossando una T-shirt, poi l’ho tenuta addosso bagnata mentre tornavamo in barca. Probabilmente questa è la causa del raffreddore. Mentre facciamo colazione, visto che il cuoco del B&B parla italiano gli chiedo informazioni sul carcere. Mi dice che c’è parecchia gente dentro per traffico di droga e anche per reati di opinione. Insomma, le Maldive non sono solo il paradiso che si vede nelle riviste. Visto che va meglio, andiamo in spiaggia. Il mare è talmente fantastico che è impossibile resistere e quindi con pinne e maschera vado a fare il bagno. Il raffreddore? Peggio per lui! La giornata scorre pigra senza nulla da segnalare. Per cena siamo andati di nuovo al buffet di Arena Beach, dove mi sono levato la voglia di tonno alla griglia. Poi siamo andati a iscriverci all’escursione “nuotare con i delfini” organizzata dall’hotel Kaani Brach (20 USD per persona). Speriamo non sia un bidone. In camera per l’ultima notte a Maafushi. Ahimé questa bella vacanza sta per finire. Sob!
Venerdì 06-01-17
Il raffreddore è un filino migliorato. A scanso di equivoci continuo con la tachipirina. Alle 9.30 ci presentiamo all’hotel Kaani Beach per la gita. Mentre eravamo seduti fuori nel dehor dell’hotel abbiamo avuto la risposta ad una domanda che ci ponevamo da giorni relativamente ad un mega yacht ormeggiato da giorni a 150-200 metri da riva sentendo i discorsi di una attempata coppia di italiani. È la barca dell’ipocrisia. Nel senso che alle Maldive è vietatissimo portare alcoolici anche in minime quantità (e se cerchi di farlo e ti beccano ti puniscono severamente), ma su quella barca portano i turisti a ballare e c’è il bar che vende alcoolici e superalcoolici che, per forza di cose, sono stati portati in qualche modo alle Maldive. Gli italiani un po’ buzzurri in vacanza sono pure caciaroni e parlano ad alta voce per cui è inevitabile sentire quello che dicono. Sempre ascoltando italiche chiacchiere abbiamo scoperto (pare) che ci sia gente che fa le vacanze maldiviane a Maafushi o altre isolette dove costa molto meno che nei lussuosi resort e poi spenda una discreta fortuna (200$ a persona) per andare un solo giorno in un resort e farsi un bel po’ di foto da mostrare ad amici e parenti. Tristissimo. Il classico vorrei ma non posso. Alle 9.50, finito l’involontario ascolto dei discorsi degli altri, ci incamminiamo per il porto dove ci attende una barca veloce. Alle 10 si parte e dopo mezz’ora siamo a qualche centinaio di metri da uno dei mille mila resort. È lo stesso posto in cui ci avevano portato con la prima escursione, però non avevamo potuto scendere in acqua. Di delfini ce ne sono tantissimi, ma se nuoti verso un gruppo questo si sposta, e competere nel nuoto con un delfino è dura. È già dura gareggiare con una tartaruga, figurarsi coi delfini. Inoltre qui l’acqua è profonda e piena di plancton cosi si vedono poco. A me è capitato di veder passare sotto di me un branco. Fanno piroette anche sott’acqua. Lo spettacolo è meglio da fuori che da dentro l’acqua. Ogni tanto si vede un delfino saltare fuori dall’acqua facendo 2-3 avvitamenti. È passata un’ora e mezza senza che ce ne accorgessimo tanto era divertente osservare questi simpatici e dispettosi cetacei. Dispettosi perché non si lasciavano avvicinare, ma quando la barca ha cominciato a muoversi per rientrare ci hanno seguito vicinissimi per qualche centinaio di metri pensando probabilmente “ci siamo proprio divertiti a prendervi in giro”. Mentre torniamo con il motoscafo, ci offrono delle bustine di supari (seme della palma Areca catechu) che sono dei pezzetti apparentemente legnosi che succhiati hanno un sapore dolciastro. I maldiviani ne succhiano un sacco. Ce n’è anche una variante a dischetti che offrono nei ristoranti a fine pasto insieme a foglie di betel. Arrivato a casa ho cercato su internet di cosa si tratta e ho letto che è la noce della palma di betel e che nel 2004 l’International Agency for Research on Cancer (IARC) che fa parte dell’OMS ha classificato il supari come cancerogeno per gli umani. Anche le foglie di betel pare abbiano effetti negativi sulla salute. Alle 12.30 siamo al porto.
Andiamo alla panetteria per comperare uno snack, ma è chiusa fino al primo pomeriggio perché è venerdì e quindi festivo. Tentiamo con il bar, ma è chiuso pure quello, così ce ne andiamo in hotel con l’intenzione di saldare il conto, ma il titolare non c’è perché è andato alla preghiera. Vado in giro per fare qualche foto e incrocio il cameriere del bar dei frullati che mi dice, qualora mi interessi, che nel giro di poco apre il bar, perché la preghiera è terminata. Un solido senso del business. Ci andiamo e i frullati che per tutta la settimana ci ha fatto pagare 2.50$ oggi erano 3.50$. Mica l’ho capito. Le ultimissime ore a Maafushi sono trascorse al bar, passeggiando sul lungomare, prendendo l’ultimo sole maldiviano. Durante il nostro bighellonare abbiamo visto il “distributore di benzina mobile”. Sull’isola non c’è una pompa di benzina. Una volta alla settimana arriva da Malè un’autobotte con tanto di erogatore e la gente va al porto con taniche, bottiglie o direttamente con lo scooter o l’auto a fare il pieno. Pur avendole provate tutte per fermare il tempo, purtroppo sono arrivate le 16.30 e andiamo al porto con i nostri bagagli. Ciao ciao Maafushi. È stata una bella vacanza.
Partiamo con la solita barca veloce. Man mano che ci avviciniamo a Malè il mare da piatto come una tavola diventa leggermente increspato e la barca che fila a 60 Km/h pianta dei salti molto inquietanti. Alle 17.30 siamo a Malè sani e salvi. A Malè vivono e lavorano più di 70.000 persone in un’area di 2.5 chilometri quadrati. Un vero e proprio sovraffollamento se si pensa che la densità di popolazione di Malè, di 28.000 abitanti per Kmq, è superiore a quella dell’isola di Manhattan, a New York, dove le persone per chilometro quadrato sono 25.000. La prima impressione è negativissima. Marciapiedi rotti, motorini che ti passano sui piedi, un traffico da incubo, abbastanza sporca e maleodorante, caldo soffocante. Tanto era piacevole Maafushi, tanto è sgradevole Malè. L’hotel LVIS Boutique invece è bello (83$ a notte la doppia con la colazione e trasporto in aeroporto compreso). Dopo esserci rinfrescati usciamo per cercare un ristorante dove fare cena. Rischiando di essere arruotati più volte finiamo in una via dove troviamo un ristorante frequentato da locali. Entriamo e alle 19.20 chiediamo due beef and chips. Una cosa facile che in un fast food pieno di gente te lo servono in meno di 10 minuti. Qui ci hanno messo 40′ per portarcelo e nel ristorante ci siamo noi e altri due. È incomprensibile questa diffusa incapacità ad organizzare la cucina. Dato che Malè non ha nulla di invitante dal punto di vista turistico, a parte una discutibile tensostruttura al porto che vuole ricordare le vele dell’Opera House di Sydney, ce ne torniamo in camera ad attendere domani. Sigh!
Sabato 07-01-17
Ore 6.45 la sveglia suona. Chiudiamo le valigie e scendiamo a fare colazione, stranamente preparata in pochissimo tempo. In effetti vista la lentezza riscontrata in tutti i ristoranti temevo di dover aspettare a lungo. Invece è stato velocissimo. Alle 7.30 il ragazzo della reception ci accompagna al taxi che ci porterà al molo del battello per l’aeroporto. Il taxi è pagato dall’hotel, per i biglietti del battello ci dà 20 rupie cash per acquistarli. Alle 8 siamo in aeroporto. Primo controllo di tutti i bagagli con lo scanner. Controllano accuratamente la bomboletta della schiuma da barba che è nella valigia da imbarcare. Poi al check-in. Alle 8.30 siamo tristemente seduti al gate in attesa di partire e la tristezza aumenta, mista anche ad un po’ di invidia, vedendo i turisti in arrivo. Volo Malè Doha allietato dalle urla strazianti di una bambina nella totale indifferenza dei genitori. Volo Doha Milano tranquillo. All’imbarco per Milano era indicata la temperatura all’arrivo. Zero gradi! Sarà traumatico. Arrivati a Malpensa in perfetto orario. Nel finger fa ben freddo. Controllo passaporti nemmeno troppo lento e poi al ritiro bagagli. Quando arriviamo al nastro stanno già girando e le nostre valigie arrivano subito. Arrivati all’uscita 6 dove vengono i pulmini dei parcheggi telefono e mi dicono che è a un minuto. In effetti arriva subito e non dobbiamo aspettare al freddo. Ritiriamo la macchina e via. In autostrada il termometro oscilla tra i -3.5 e i -2.5. Arrivati a casa è a -5.5. In 16 ore uno sbalzo termico di 35°.
Valutazione di Qatar Airways: una buona compagnia, ma per i servizi di bordo Emirates e Turkish sono meglio. Qatar ha di meglio un’ampia selezione di film doppiati in italiano.
RIEPILOGO SPESE PER 2 PERSONE
Aereo ~1500€ – Contanti USD ~600€ – Visa ~500€ – Park, gasolio, autostrada ~100€ –Totale ~2700
Note
Le Maldive (quelle vere, non i resort) sono più belle sotto il livello del mare che sopra.
L’isola di Maafushi è un cantiere unico. Stanno tirando su diversi edifici (futuri hotel?) di 4-5 piani senza nessun criterio di armonia architettonica. Sembrano gli anni ’60 in Italia.
Le strade, anche se di sabbia, sono in generale pulite, ma i maldiviani non sembrano avere un gran senso ecologico.
Sia a Maafushi, sia a Malè non si respira aria di benessere. Le case sono dei tuguri.
La gente del posto non lavora con ritmi frenetici, ma si vedono le stesse facce ai banconi dei bar, alle reception degli hotel, nei negozi, ecc. dal mattino alla sera tardi.
È bene utilizzare per i primi giorni la crema protettiva 50, non scendere mai sotto protezione 30 e se si fa snorkeling una t-shirt è indispensabile. Il sole picchia veramente forte.
L’acqua del mare è poco salata.