Malaysia Peninsulare, Mare, Borneo, Singapore
*** Diario di Viaggio *** Giorno 1 (8 Ago): Kuala Lumpur Arrivo a Kuala Lumpur in tarda serata tramite voli Emirates con scalo a Dubai. Ottima compagnia aerea: servizio a bordo, intrattenimento, catering superiori alla media delle compagnie europee. Consigliata.
Il nostro stopover dura 4hh ma all’aeroporto di Dubai, ultra moderno, pulitissimo e con centinaia di negozi, il tempo passa velocemente. .Davvero da questo punto di vista dobbiamo solo imparare! Ci viene fatta compilare anche una dichiarazione sanitaria nella quale va dichiarato il buono stato di salute e l’assenza di sintomi relativi all’influenza suina. In Malesia tale patologia si sta diffondendo velocemente e il governo sta cercando di prendere delle misure di sicurezza per evitare il diffondersi della malattia senza influire troppo sul turismo.
Trasferimento in città con taxi (75RM) prenotato al banco presso l’aeroporto situato subito dopo il controllo della dogana. Durata circa 45’.
Hotel scelto: Impiana, a due passi dalle Petronas (dalla nostra camera, al 10° piano si intravedono), dotato di piscina panoramica con vista sui grattacieli gemelli.
Camera spaziosa, unico neo i letti: troppo corti per gli standard occidentali (questa sarà una costante di un po’ tutto il viaggio).
Nel complesso l’hotel è più che accettabile, anche se avrebbe bisogno di essere ristrutturato in alcune sue parti. E’ troppo tardi per uscire, per cui decidiamo di cenare in hotel.
Giorno 2 (9 Ago): Kuala Lumpur Verso le 8:30 ci rechiamo presso le Petronas per ritirare i biglietti di ingresso allo sky bridge… purtroppo sono già esauriti. Una guardia ci informa che nei week-end la gente si mette in coda già alle 6 del mattino! Nota: il giorno dopo ci riproviamo, ma scopriamo che le visite sono sospese, pare tutti i lunedì.
Optiamo in alternativa per un tour alla Melaka Square e a seguire China Town, Patalin, Little India per concludere con i centri commerciali di Bukit.
Utilizzeremo i centri commerciali spesso per riprenderci dall’afa e per cenare negli immensi food court. Nel complesso impressionanti, del tutto simili alle mall americane e per cui lontani anni luce dal “sapore” malese che poi avremo modo di scoprire nei giorni successivi.
Giorno 3 (10 ago): Kuala Lumpur Monorail e metrò fino alla Sentral Station. Da lì, dopo aver chiesto più volte indicazione e essere passati fra rotonde e sopraelevate, arriviamo al Lake Garden. In tal senso KL è una città che non è fatta per i pedoni: il traffico è notevole e alcuni semafori sembrano non funzionare mai per chi deve attraversare la strada.
Garden Lake e’ un’oasi nel caos di KL, davvero un toccasana fatto di prati ben curati che circondano un bel laghetto. Alla fine del percorso si trova l’ingresso del Butterfly Garden.
Qui vivono in semi libertà alcune migliaia di farfalle di varie specie.
Il giardino include anche un museo che presenta all’interno di alcune teche altre specie di insetti della Malaysia e non ma dalla comune caratteristica di essere di dimensioni impressionanti. Ci sono anche rane toro ed insetti vivi.
Taxi fino a Bukit (20 RM), centro commerciale Pavilon, con un’immensa food court dove si trovano rappresentate un po’ tutte le cucine orientali e non solo. Altra food court assolutamente almeno da vedere è quella all’interno della galleria Starhill, molto raffinata e con vari ristoranti di alto livello e di varie cucine.
Tutti i negozi di questa mall possono tranquillamente rivaleggiare con quanto si può vedere nelle più lussuose strade dello shopping.
Noi ci concediamo un veloce e più modesto dim sum in un ristorante presso il Pavilon. Per gli italiani in “astinenza” da caffè, segnaliamo un Illy caffè nei pressi dell’ingresso principale del Pavilon, di fronte ad una fontana molto appariscente.
Visitati: centro commerciale Times Square, Central Market. Il central Martket ha un sapore molto più malese, ci sono tanti negozietti che vendono pashmine e abiti cinesi, qui tutto è ben lontano dal lusso dei grandi centri commerciali. Ci sono anche delle insolite vasche specifiche per mani e piedi, colme di strani pesciolini dove i proprietari assicurano per 5-10 RM un rinnovo cutaneo completo. All’esterno degli ambulanti vendono del cibo fritto (banane) e bevande in grandi contenitori che di igienico hanno ben poco.
Serata alla Menara Tower per la cena al “revolving restaurant”. Decisamente consigliata, attenzione solo al conto che può lievitare facilmente con le bevande extra (vino, caffè, acqua minerale italiana…) Giorni 4-8 (11-15 ago): Gemia Island 6:00, taxi per KL International Airport. Alle 8:40 abbiamo il volo per Kuala Terengganu. Volo Air Malaysia, in perfetto orario, dura 45’.
Ritirati i bagagli prendiamo un taxi per recarci a Marang dove alle 11 ci aspetta il transfer in barca con destinazione Pulau Gemia.
Ci sono altri viaggiatori in attesa che hanno come meta Pulau Kapas, isola vicinissima a Gemia, distanti circa 600m l’una dall’altra.
Nell’attesa facciamo due passi e poco distante dal molo scoviamo un piccolo mercato alimentare che offre diverse varietà di frutta, verdura (molte mai viste prima), pollame e ovviamente pesce.
Il trasferimento con una barchetta un po’ sgangherata dura circa 30’.
Ci fermiamo prima a Kapas per lasciare gli ospiti dei vari resort.
Al contrario Gemia ha solo un resort ed è un isola molto piccola con solo tre minuscole spiaggette comunque che non troveremo mai affollate nei 5gg che vi abbiamo trascorso. Il resort è costituito da circa 30 bungalow costruiti su pilastri tipo palafitta che costeggiano buona parte di una dei fianchi più lunghi dell’isola. Ci sono anche alcune ville più spaziose adatte per le famiglie affacciate direttamente sulla spiaggia principale. Include oltre al ristorante anche una SPA che però non proveremo.
Il resort è di livello medio-alto (standard malese) ma secondo noi meriterebbe una maggiore cura. Alcune parti portano chiaramente il segno della trascuratezza (sedie arrugginite, lenzuola, salviette e teli mare consunti, tovaglie forate, rubinetti che perdono, etc.). Comunque la cortesia, la splendida posizione direttamente sul mare con vista Kapas, i fondali ricchi di coralli, pesci (avvistiamo anche degli squaletti) e colonie di ricci dagli aculei lunghissimi, fanno dimenticare presto queste pecche. Cibo: poca varietà e molto malese/cinese. Occorre adattarsi, c’è però la possibilità di ordinare a la carte. Servono anche alcolici.
Il diving non lo possiamo giudicare in quanto non pratichiamo immersioni. Le escursioni per i divers ci sembrava venissero gestite esternamente: una barca arrivava e prelevava i sub che richiedevano l’escursione.
Sul posto davano solo il necessario per fare snorkeling, oltre ai teli mare e a pochissime sdraio sufficienti solo per una decina di persone.
C’è anche la possibilità di noleggiare per pochi RM i kayak, ottimi per passare qualche ora esplorando il tratto di mare di fronte alla spiaggia e al resort (oltre è mare aperto e quindi sconsigliato), o andare fino a Kapas che offre proprio di fronte a Gemia alcune spiagge molto belle e spesso deserte.
Da segnalare che l’ultimo giorno una leggere mareggiata della notte ha portato molte meduse piuttosto grandi, soprattutto verso Kapas.
Questo limiterà di molto lo snorkeling.
A noi 4 notti sono sembrate adeguate dandoci la possibilità di “staccare” completamente evitando allo stesso tempo di annoiarci.
La mattina del 5° giorno prendiamo la barca che ci riporta al jetty di Marang, dove saliamo su un taxi (50RM) per l’aeroporto di Kuala Terengganu. Aspettiamo il volo Air Asia per KL circa 4hh. Purtroppo non c’era possibilità di una coincidenza migliore. Arrivati a KL dopo 45’ di viaggio saliamo su un altro volo Air Asia alle 17:00 diretto a Kuching (capitale dello stato del Sarawak, Borneo malese) dove atterriamo dopo circa 1h45’.
Giorni 8-10 (15-17 ago): Kuching Kuching si presenta inaspettatamente come una città moderna e ordinata.
Alloggiamo per due notti, dopo un breve tragitto in taxi, al Lime Tree Hotel che consigliamo vivamente: moderno, camere ampie, letto matrimoniale finalmente a lunghezza “europea”, di recentissima inaugurazione (deriva dalla conversione di un edificio occupato in precedenza dal British Council). La colazione e internet sono inclusi ad una tariffa che non arriva a 50€. Non ha ristorante, ma poco importa, il lungo fiume (la zona più caratteristica) è a pochi passi e offre molte opportunità di cenare, sia dagli ambulanti che sembrano molto puliti, sia in ristoranti di livello alto. Noi andremo più volte al James Brooke Bistro&Cafè per una cena o un veloce spuntino.
Zone che meritano una visita sono: Main e Sunday Market (solo sabato e domenica), attraversata in barchetta del fiume, Little India, tempio buddista ed Indu.
Facciamo anche un’escursione di mezza giornata (con taxi che ci aspetterà fino alla fine per il rientro in città, 120RM) il terzo giorno al Semennongh Park all’ora del primo “feeding time” (9AM). Riusciamo a vedere 7 Urang Utang.
Escursione consigliata nonostante l’affollamento di visitatori.
Al rientro, dopo pranzo, prendiamo un altro taxi e ci trasferiamo a Damai (50RM).
Giorni 10-12 (17-19 ago): Damai Alloggiamo al Nanga Damai Luxury Homestay (140RM a notte in B&B, colazione tipo continental). Stanza ampia, AC, letto spazioso stile indonesiano. E’ una sorta di pensione in cui i proprietari affittano alcune camere agli ospiti riservandosi parte dell‘abitazione per sé. Include anche una piccola piscina e una sorta di palestra “open-air“ che ha visto tempi migliori e un bigliardo. Nel complesso lo consigliamo, soprattutto a chi decide di affittare un auto per recarsi a Damai in quanto ristoranti e resort con i servizi che alla pensione mancano sono a circa 20’ a piedi. Non ci sono mezzi pubblici ne’ taxi. La strada è comunque illuminata, a 10’ a piedi c’è un modesto cafè che offre piatti semplici e da cui partono anche due sentieri (blu per la foresta e rosso per arrivare al monte Santubong). Più avanti si trovano alcuni grandi resort (ad esempio gli ex Holiday Inn ora Damai Beach Resort, il Damai Puri etc.) che offrono a pagamento i loro servizi anche agli ospiti esterni. Unico neo del Nanga Damai secondo noi è la gestione, demandata alla cameriera che non parla inglese. Abbiamo visto la padrona anglosassone all’arrivo e alla partenza per il pagamento. Ogni altra richiesta diventava quasi impossibile da fare. E fate attenzione al pestifero cagnetto ghiotto di calzini! La padrona chiede agli ospiti di togliersi le scarpe prima di entrare nei locali della casa secondo tradizione indonesiana. Perfetto, ma avrebbe dovuto avvisarci di non lasciare i calzini nelle scarpe. Ben due paia mangiucchiati dal piccoletto tanto coccoloso… 🙂 Noi abbiamo usufruito del bar, piscina e spiaggia (comunque libera) e del ristorante dell’Holiday Inn , nonché del loro shuttle che per la cena che ci è venuto a prendere e ci ha riaccompagnati al Nanga Damai.
Alternativa per la cena molto meno elegante ma altrettanto valida (meno costosa e più autentica) un ristorante cinese di piatti di pesce consigliato dalla padrona del Nanga Damai, il Palm Garden Seafood restaurant. Per 135RM in due doppio piatto di gamberi, sea bass, verdure, riso al vapore, birra locale Tiger, trasferimento A/R dalla pensione. Tutto in quantità e qualità, tutto in ambientazione “rurale” malese su tavoli spartani, cucina a vista, vasconi trasparenti con i pesci pronti al “sacrificio”.
Purtroppo la sera successiva era chiuso (martedì) da qui la scelta di andare al Damai Beach Resort (spesa sui 170RM totale con piatti di pesce e sea food, ottimi).
Damai come attrattive offre passeggiate, anche semplici, nella foresta, spiagge di sabbia fine, mare poco digradante privo di barriera, rocce i primi metri, poco limpido, (non paragonabile alle isole) in una cornice montagnosa molto verde (anche se a quanto ci dicevano pure qui c’è il problema delle piogge scarse, non pioveva da 5 settimane, lo ha fatto il giorno del nostro arrivo e quello della partenza!) A questo va aggiunto il noto Sarawak Cultural Village dove sono riprodotti usi, costumi ed abitazioni delle popolazioni tradizionali della zona con l’aggiunta di un alcuni spettacoli ad orari predefiniti.
Il terzo giorno alle 8 del mattino ripartiamo in taxi per Kuching (70RM) sotto un forte acquazzone alla volta di Singapore (volo diretto Air Malaysia), soddisfatti del pur veloce soggiorno presso questa località.
Giorni 12-15 (19-22 ago): Singapore A Singapore alloggiamo all’hotel Albert Court, posizionato in zona strategica sul confine con Little India e poco distante dalla zona di Orchard Rd. Camera prenotata con Expedia, circa 80€ a notte senza colazione. L’hotel è di livello medio, la nostra camera definita deluxe era abbastanza spaziosa ma pronta per un restauro… Pare che le camere migliori (prezzi di certo meno contenuti) siano quelle nella palazzina annessa con vista sul cortile interno dove ci sono vari negozietti e ristoranti indipendenti. Al momento del nostro soggiorno era in fase di ristrutturazione l‘intera facciata, ma non ci ha creato nessun problema. Lo consigliamo anche se il personale non è fra i più cortesi che ci sia capitato di incontrare durante il viaggio.
Per la colazione, se non si vogliono pagare circa 12€ a testa, ci si può appoggiare ad un vicino Starbucks così come ad altri locali situati nelle vicinanze.
Abbiamo visitato le zone etniche di Chinatown e Arab Street nonché la zona commerciale di Orchard, il bellissimo Raffles Hotel, il tratto portuale e il lungofiume (Clarke Quay, Merlion, Marina, etc.) ed il quartiere indiano. Quest’ultimo è quello che a nostro giudizio restituisce maggiormente la connotazione originale in una città che punta all’omologazione e all’allineamento dettato da moltissime regole e leggi. Fa impressione vedere un quartiere indiano con tanto di mercatini e negozietti senza quasi una cartaccia per terra.
Ceneremo una sera a Little India ed un’altra ad un giapponese genere teppanyaki (carne, pesce, verdura cotti sulla piastra direttamente davanti ai clienti) in una food court di Orchard.
Singapore ci è piaciuta molto, valutata ovviamente valutata con un occhio da turisti di passaggio, dando l’idea di aver raggiunto una buona integrazione fra le varie culture e religioni, questo crediamo a forza di regole ferree e a discapito di una certa parte della componente culturale d’origine.
Il tutto risulta essere lindo e funzionale come una cucina moderna tirata a lucido ma comunque la città mantiene un’alta attrattiva turistica e culturale.
Il 21 agosto a metà pomeriggio dopo un forte temporale ci trasferiamo in aeroporto. Il volo di ritorno via Dubai parte all’1:40AM. Inganneremo il tempo girando per l’aeroporto giudicato il migliore del mondo e sfruttando i servizi della Rainforest Lounge che per circa 14€ a testa offre docce extra lusso, buffet e divani per 4 ore. Disponibili anche massaggi, terapie rinvigorenti varie e saletta con lettini per dormire nei lunghi stopover. Ne vale la pena! In conclusione la Malaysia ci ha piacevolmente stupiti soprattutto nei suoi aspetti più moderni regalandoci comunque momenti che ricorderemo ed restituendoci esperienze molto coinvolgenti tanto che vorremmo tornarci per scoprire gli innumerevoli risvolti culturali e paesaggistici che per mancanza di tempo non siamo riusciti a cogliere in questo primo viaggio.
Paolo&Chiara