Malawi, il cuore caldo dell’Africa

Persone splendide, panorami mozzafiato e… qualche imprevisto, ma Q.E.A. (questa è Africa)
malawi, il cuore caldo dell'africa
Partenza il: 27/10/2012
Ritorno il: 07/11/2012
Viaggiatori: 2
Spesa: 2000 €
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Budget: Cifre da intendersi in totale (non a testa) viaggiando in 2; Volo, pernottamenti, trasporti (affitto auto e carburante) e pasti: 2300 €. Aggiungendo ogni altro tipo di spesa, dall’organizzazione del viaggio a casa fino al rientro, quindi incluse guide, ingressi, immersioni, souvenir, drinks: 2900€; Infos generali: Prefisso internazionale: +265 Presa elettrica: presa inglese con tre lamelle quadrate disposte a triangolo; Fuso orario: stesso fuso dell’Italia.

Volo: Non c’è quasi alcuna scelta. Non esistono voli diretti dall’Europa. Il Malawi viene raggiunto solo da compagnie africane e le uniche che volano in Italia sono la Kenya airways e l’Ethiopian. Noi abbiamo scelto la seconda e devo dire che ci siamo trovati molto bene. Credo sia la migliore per volare in Africa evitando di andare su e giù per il continente a causa di coincidenze e scali.

Trasporti: Il viaggio è itinerante, le distanze non sono eccessive, ma si deve considerare che questa è Africa. Il modo migliore di spostarsi è l’affitto dell’auto. Avendo molto tempo a disposizione si possono anche valutare gli autobus locali e qualche passaggio. Ho trovato un ottimo noleggiatore a cui credo mi rivolgerò anche quando vorrò visitare il Luangwa Park. Lilongwe è molto più vicino al parco rispetto Lusaka: il che lo rende l’aeroporto migliore da cui partire per un safari nel vicino Zambia.

Accomodations: Si riesce quasi sempre a trovare una sistemazione accettabile, ma il mio consiglio è quello di avere la tenda con se. Infatti nei parchi le uniche sistemazioni presenti sono molto care, ma le stesse offrono la possibilità di campeggiare a circa 20$ utilizzando gli stessi servizi del lodge. Nel resto del paese si riescono invece a trovare sistemazioni decorose già con 25/30$.

Pasti: Beh il cibo è il classico cibo africano con molto pollo, ma non è difficiel trovare anche del vitello. E’ invece comune il pesce d’acqua dolce proveniente dal lago. Personalmente mi sono innamorato della birra locale Kuche Kuche anche se poi ho scoperto essere comunque di proprietà del gruppo Carlsberg. Ricordate sempre: “se non lo puoi cucinare, pelare o bollire non lo mangiare!”

Telefonia: Ho acquistato la sim locale e devo dire che è stata più che utile visti i mille inconvenienti che abbiamo affrontato.

Intro

Magari non tutti e magari non voi, ma il 95% delle persone a cui svelo la destinazione di questo viaggio, mi ha posto queste domande, quindi voglio rispondere subito ai due quesiti che state per farmi…

Il Malawi è un piccolo stato dell’Africa Orientale schiacciato tra i più famosi Mozambico, Tanzania e Zambia.

È uno degli stati più poveri e privi di turismo del mondo. Forse proprio grazie all’assenza di interessi da parte di altri paesi non è praticamente mai stato in guerra. La popolazione è a maggioranza di religione Cattolica ed è conosciuta in tutta l’Africa per la sua ospitalità. Questo piccolo paese viene chiamato il cuore caldo dell’Africa proprio per questo motivo.

Non è il classico stato africano assediato dai turisti che si recano nei grandi parchi pieni di animali, qui sono rimasti i parchi, ma gli animali non ci sono quasi più. Forse troppo costoso pensare alla fauna selvatica quando si hanno così pochi fondi per tutto il resto. Il paese però è ricco di panorami e paesaggi mozzafiato. In questo piccolo fazzolettino di terra sono concentrati il terzo più grande lago africano, un’alta montagna, dei fertili altipiani e delle verdi colline ricoperte di piantagioni di te e punteggiate dell’arancione della jacaranda.

Queste sono le ragioni per cui ho scelto questa meta. Ho solo 12 giorni di ferie, ma la ia voglia di Africa è tanta. Sono già stato qualche volta in questo continente e ogni volta cerco di farlo in modo un pochino più indipendente: sto crescendo, ma devo crescere ancora! Questa volta voglio affittare un fuoristrada e visitare i parchi per i fatti miei senza guide e senza autisti. Voglio scorrazzare per le strade africane in modo indipendente. Quale luogo migliore di questo, senza troppi animali feroci, senza i conflitti che affliggono spesso mamma Africa e con l’accoglienza di questa popolazione per realizzare il mio desiderio? Credo anche che questo sia il paese giusto per iniziare Cristina all'”Africa vera”.

Spero perdonerete questa premessa e spero perdonerete anche se ogni tanto non sarò troppo obbiettivo, ma questo è uno dei sintomi di quella malattia che molti conoscono come il Mal d’Africa.

Per leggere questo diario corredato delle foto nel mio sito: http://www.viaggiatoreda2soldi.it/malawi-autunno-2012.html

Sbrighiamo le solite formalità del visto, prelievo di contanti e acquisto della sim locale e usciamo dall’aeroporto. Qui c’è ancora qualcuno con la pelle chiara, ma non ne vedremo più così tanti fino al nostro ritorno nella capitale l’ultimo giorno di viaggio. Troviamo subito i due ragazzi dell’autonoleggio che ci consegnano l’auto e partiamo. Wow che macchinone, è un Toyota Prado, che credo sia commercializzato in Europa come Land Cruiser. È un modello un po’ vecchiotto e sembra perfetto per il nostro utilizzo…

Eccoci sulle strade del Malawi. Non entriamo nemmeno nella capitale: l’aeroporto è a nord della città e da li noi proseguiamo verso quella direzione. Ero pronto a molto peggio: le strade principali sono asfaltate e in buono stato anche se un po’ strettine. Il traffico è quasi assente e si concentra in prossimità degli incroci maggiori dove si trovano massimo un paio decine di auto. Il problema maggiore non è il traffico, ma la quantità di persone, biciclette e carretti trainati da asini e buoi con ogni genere di carico che si ammassano sulle strade. Sono tutti in mezzo alla carreggiata e si spostano, se così si può dire, solo quando sentono arrivare un’auto strombazzante. La strada principale incrocia le secondarie spesso sterrate in prossimità dei villaggi ed è lí che vanno tutte le persone che camminano sulla strada. A questi incroci c’è sempre il mercato, numerose botteghe campate in aria con qualche asse di legno colorato e qualche costruzione in muratura che ospita di solito: un minimarket, una ferramenta, un’officina per le auto e qualche altra attività improvvisata. Le insegne onnipresenti sono quelle della coca cola, della Carlsberg e quelle delle ricariche delle varie compagnie telefoniche.

Dobbiamo fare le provviste e ci fermiamo in uno di questi “centri superforniti”. Cibo, acqua, zampironi, un coltello… troviamo praticamente tutto, compresa la prima litigata. “No Cri, non siamo in India che se fotografi qualcuno è contento! Qui anche se di meno rispetto al resto dell’Africa si arrabbiano nel 90% dei casi. Quindi o lo fai di nascosto o provi a chiederglielo, sapendo che ti dirà di no”. Nulla di grave, solo una piccola discussione, ma a parte questa non ne avremo altre per il resto del viaggio.

Dobbiamo rimetterci in marcia: per arrivare al Nyika plateau ci sono più o meno 400km. L’idea è di arrivare più vicino possibile al parco così da avere poi tutto il giorno di domani per i safari.

In tarda serata arriviamo a Rhumpi ai piedi dell’altopiano. Dormiamo nel primo motel che troviamo: spartano, ma non più di molti altri posti dove abbiamo dormito. Siamo esausti e crolliamo fino al mattino successivo.

Appena arrivati, Nyika ci dà il benvenuto con un paesaggio fantastico. I colori non sono i classici che ci sia aspettano dai parchi africani. L’altopiano si trova a una altitudine di circa 2200mtri, infatti l’erba è verde e la temperatura davvero gradevole, quasi fresca. Iniziamo a vedere qualche gazzella e appena ci avviciniamo ad un piccolo laghetto veniamo accolti da numerosi animali. Zebre, gazzelle, e altri grandi mammiferi bevono insieme, ma allora non è vero che in Malawi ci sono così pochi animali. Purtroppo scopriremo poi di essere stati davvero fortunati in questa occasione e gli avvistamenti saranno davvero rari. Questo parco dovrebbe avere la più grande concentrazione di leopardi del Malawi e un gran numero di zebre. Purtroppo vedremo qualche zebra, ma di leopardi nemmeno l’ombra anche se sul registro del lodge ogni giorno le loro guide segnalano almeno un avvistamento. Questo è l’aspetto negativo di fare i safari per conto proprio, ma non sono davvero sicuro che i ranger del lodge siano del tutto sinceri. Il lodge ha sistemazioni che vanno dalle più lussuose alle più spartane, ma anche quest’ultime risultano troppo care per le nostre idee. Per fortuna abbiamo la nostra tenda, quindi la seconda notte in Malawi la passeremo nella natura selvaggia. Anche se non saremo completamente abbandonati nel mezzo del parco, perché campeggeremo nell’area camp poco distante dal lodge, sarà ugualmente suggestivo visto che siamo l’unica tenda e la persona più vicina è nella costruzione principale ad un paio di chilometri. In questa area ci sono addiritura i bagni con le docce, cosa s può pretendere di meglio?

Per ora ci limitiamo a piazzare la tenda e a mangiare qualcosa all’ombra, tanto questo è l’orario meno indicato per andare alla ricerca degli animali. Siamo super ottimisti, visti gli incontri di questa mattina, ci aspettiamo di vedere molto di più al calare del sole. Finito di mangiare iniziamo a girovagare per il parco nelle zone dove ci è stata segnalata la presenza maggiore di animali, ma vediamo ben poco.

Rientriamo alla tenda per farci la doccia e prepararci per la cena, stasera faremo i signori, ceneremo al lodge in un’atmosfera decisamente coloniale.

Dalla reception ci hanno mandato un paio di ragazzi dello staff a far legna e ad accendere i due fuochi, uno vicino la tenda e uno sotto il boiler per le docce. Io avevo già provato questo metodo per avere l’acqua calda, ma Cri è decisamente colpita da questa soluzione.

Al tramonto ci avventuriamo nuovamente nel parco, sta venendo buio e la temperatura scende dovrebbe essere il momento migliore per vedere i leopardi, ma anche questa volta non siamo fortunati.

Arrivati al cottage del lodge troviamo il nostro tavolo apparecchiato proprio davanti un bel caminetto accesso ad attenderci. Consumiamo un ottima cena e ci godiamo questa atmosfera surreale ancora per un po’ dopo cena, fermandoci a scrivere il diario e a guardare gli scatti della giornata.

È giunta l’ora di ritirarci, il fuoco vicino la tenda è ancora acceso, ma la temperatura è scesa decisamente e, complici le paure di Cri, rinunciamo a dormire fuori: per stanotte dormiremo in macchina.

Lunedì 29

La soluzione di dormire in auto non è stata del tutto sbagliata: così posso lasciare dormire Cristina ancora un pochino e mettermi in marcia prima dell’alba. Il cielo inizia a schiarirsi e questo è il momento migliore per fare qualche avvistamento. Infatti a quest’ora il parco è decisamente più vivo. Il leopardo è l’unico felino che abita Nyika, ma anche stamattina non si fa vivo quindi dovremo “accontentarci sei soliti mammiferi”.

Piano piano ci allontaniamo dal centro del parco facendo ritorno verso l’entrata principale. Oggi sarà l’inizio degli inconvenienti che scaturiranno in due giorni di vicende incredibili. Ci avventuriamo in una pista segnata come principale, ma si stringe sempre di più chilometro dopo chilometro. Il fondo stradale diventa sempre più dissestato e mi ritrovo a dover fare tre o quattro passaggi di 4×4 belli tosti senza averne le minime nozioni. Ad un certo punto ci ritroviamo con degli alberi caduti di fronte, una frana a sinistra e una scarpata a destra. L’unica soluzione è fare retromarcia per un paio di centinaia di metri in questa situazione alquanto precaria finché lo spazio permette di fare inversione. Una volta girata la macchina non ci resta che ripercorrere nuovamente questo incubo di strada.

Una volta tornati sulla pista principale ci rendiamo conto di aver perso almeno due ore e di avere la spia del differenziale accesa. Continuiamo verso l’uscita e tutto sembra essersi sistemato, riusciamo anche a dare un passaggio ad una donna che deve andare all’ospedale di Rhumpi. Lasciamo Rhumpi verso Livingstonia, ma appena fuori il villaggio la macchina fuma: riesco a malapena a fare inversione e tornare velocemente verso il centro abitato per fiondarmi dentro la prima officina che trovo. Non è altro che un cortile sterrato in cui lavorano 5 o 6 ragazzi, ma qui i garage sono più o meno tutti così. La diagnosi è: surriscaldamento del motore a causa della rottura della pompa dell’olio. D’accordo col noleggiatore, che mi sconterà la cifra dal conto finale, procediamo con la riparazione. Nel frattempo abbandoniamo l’idea di visitare Livingstonia e decidiamo di procedere direttamente verso il lago. Mentre i meccanici riparano l’auto ne approfittiamo per pranzare in un ristorante in centro. Qui conosciamo un tipo del posto che, invitato a sedersi al nostro tavolo, mi fa assaggiare una poltiglia bianca. E’ una specie di semolino praticamente insapore da mangiare con le mani…

Finalmente la macchina è pronta, ma appena fuori dal paese sentiamo un altro rumore strano: abbiamo bucato! Siamo nuovamente fermi per cambiare la ruota e, dopo un’altra mezzoretta, ci rimettiamo in marcia. Cerco di recuperare, infatti riesco pure a prendere una multa con l’autovelox: anche qui la polizia è dotata di telelaser, per fortuna è solo l’equivalente di 5 euro.

Come se non bastassero tutte queste vicissitudini, iniziamo a sentire un altro rumore dalla ruota. Questa volta non è lo pneumatico quindi decidiamo di continuare almeno fino a Mzuzu. Appena entrati in città la macchina si blocca in una rotonda: riusciamo a malapena a raggiungere la Toyota prima che non ci sia più nessun modo per smuoverla. Per fortuna questa è una vera concessionaria in stile occidentale e capiscono il vero problema. L’auto dovrà rimanere qui bloccata per almeno qualche giorno: c’è tutto il differenziale da cambiare. Non dobbiamo perderci d’animo, anche se ormai sono le cinque passate. Con l’aiuto dell’autonoleggio riusciamo a trovare un passaggio per Nkhata Bay e continueremo a spostarci in questo modo per i prossimi due giorni: riceveremo poi la nuova auto a Nkhotakota. La strada da Mzuzu a Nkhata Bay si tuffa in discesa dagli altipiani fertili del nord verso il lago Malawi attraverso delle grandi e fitte foreste. Anche qui, c’è l’abitudine di bruciare i campi a fine raccolto. I fuochi ripuliscono i campi dalle sterpaglie e li rendono più fertili, ma riempiono così tanto l’atmosfera di fumo che in alcune zone l’aria è irrespirabile. Questa è un’usanza più che comune in queste area dell’Africa tanto che anche i satelliti Nasa spesso fotografano i focolai.

Raggiungiamo finalmente il lago alle nove passate e tutta la popolazione si è riversata nelle strade. Qui è abitudine comune scendere in strada e fare grande consumo di alcool appena scende il sole. Quando arriviamo è già buio e l’impatto con questa piccola cittadina brulicante di locali rumorosi e in festa è davvero notevole. Noi siamo in macchina con uno sconosciuto e appena lui si ferma per chiedere informazioni su dove farci dormire, la macchina viene circondata e assalita da uomini che cercano di entrare. Per ognuno di loro è importante indicarci dove dormire ed accompagnarci perché così prenderà la sua percentuale. È un concetto ovvio in Africa e nessuno vuole farci del male, ma considerando la giornatina appena passata e la situazione Cri non la prende con la giusta “filosofia”. Dopo aver visto un paio di posti decisamente troppo spartani anche per noi, mi affido alla guida e indico io al nostro autista dove andare. Finalmente siamo in una vera stanza di un piccolo alberghetto proprio sulla spiaggia e riusciamo ancora a uscire lì di fronte per cena.

Martedì 30

Finalmente oggi vivremo da vicino la vita di un villaggio del Malawi!! Facciamo colazione in una struttura dell’albergo proprio sulla spiaggia. Lì di fronte, in riva al lago, ci sono numerose donne che fanno il bucato in compagnia dei loro bambini, mentre gli uomini acquistano il pesce da un uomo arrivato con una strana piroga di legno. Ne approfitto per fare qualche foto, ma poi vengo chiamato: mi chiedono di avvicinarmi. Vogliono chiacchierare, così smetto di scattare, ormai mi hanno visto e le foto non sarebbero più naturali. Finite le mie pubbliche relazioni del mattino, usciamo alla ricerca del diving center. Mi accordo per l’immersione dopo pranzo così abbiamo tempo per un giro in centro. Ovviamente c’è mercato e l’attività è frenetica. È appena arrivato un grosso barcone di pescatori e l’assembramento di persone intorno sembra si stia contendendo il pescato fresco. Noi passeggiamo tra le vie polverose del villaggio addentrandoci in qualche piccolo bazar finché non entriamo nel vero e proprio mercato per qualche foto. Fa sempre un certo effetto rendersi conto di essere gli unici occidentali in giro: veniamo scrutati da tutti i passanti, ma nessuno ci infastidisce, anzi. Il diving ha anche un piccolo baretto così decidiamo di pranzare lì e rilassarci sulle amache in riva al lago.

Durante il tragitto ci godiamo il panorama di tutti i villaggi che popolano le rive del lago circondati dalle numerose coltivazioni di caucciù. Rispetto agli altopiani del nord, la terra qui è meno fertile e i colori più brulli, ma devo dire che non abbiamo mai visto un paesaggio arido, malgrado sia ormai terminata la stagione secca.

Come previsto anche questo driver non conosce nulla di Nkhotakota. Anche questa volta, ci fermiamo per chiedere informazioni appena arrivati in città ma siamo pronti all’assedio. Arrivati all’hotel, anche il gestore sudafricano ci rassicura spiegandoci che è prassi abituale anche per lui dare la “mancia” a chi aiuta i turisti a raggiungere la sua struttura. In questo luogo vediamo altri turisti: per lo più si tratta di sudafricani che costituiscono il maggior numero di turisti in questo paese. Ci spiega anche che, a causa della loro povertà, quando i locali vedono qualcuno con la pelle chiara credono che questo abbia soldi da sperperare in ogni modo e quindi ne approfittano. Ceniamo sulla terrazza panoramica dell’hotel, guardando le barche dei pescatori che si allontanano nella notte e ci ritiriamo in stanza.

Mercoledì 31

Questa mattina vengo svegliato dall’housekeeper che mi informa che abbiamo visite. Finalmente la nuova auto è arrivata, siamo nuovamente indipendenti e da oggi il viaggio torna ad essere più sereno e rilassato. Non è di certo il macchinone che avevamo prima, ma va bene ugualmente.

Dopo la colazione ne approfittiamo subito per girovagare nel paesino e scattare numerose foto prima di dirigerci verso le lunghe spiagge a sud di Nkhotakota.

Ci fermiamo a bere qualcosa in un baretto sulla spiaggia e lì vediamo una donna che fa il bucato e gioca con sua figlia. Si divertono come pazze e decidiamo di avvicinarci. Subito si intimidiscono un pochino, ma poi riprendono come prima e io mi metto a giocare con loro. Prima di andarcene decidiamo di regalarle qualche vestito e qualche matita. Continuiamo a dirigerci verso sud fino alla Mua Mission.

La missione di Mua è la più antica missione cattolica del Malawi e per arrivarci si deve attraversare un tipico villaggio adagiato sulle pendici della collina. Una volta in cima sembra di aver abbandonato il Malawi e di essere nel quartiere residenziale di qualche ricca cittadina europea. Villette in muratura con tanto di prato verde perfettamente curato e, in fondo la strada, una grande chiesa. Intorno la chiesa sorgono un paio di grandi edifici a due piani che ricordano molto la struttura tipica delle scuole gestite dai religiosi nelle nostre città. Tra le altre cose la missione gestisce una scuola di lavorazione del legno e un importante museo sulla cultura dei popoli del Malawi che contiene anche la più grande collezione al mondo di maschere rituali.

Riprendiamo il nostro viaggio verso quella che è la località più famosa sul lago Malawi: Cape Maclear. Questo centro è situato all’estremità della penisola di Nankumba già all’interno del parco nazionale del Lago Malawi. Nello spoglio villaggio di capanne e strade sterrate sorgono numerose guest house, altre sistemazioni per backpackers e anche un bell’hotel. Ovviamente noi dormiremo in una delle prime, ma facciamo ugualmente visita all’albergo per chiedere informazioni sulle immersioni. Per fortuna non è l’unico diving center in città, ma in centro c’è n’è un altro più spartano ed economico che fa al caso mio. Ci sistemiamo in una bella stanza spaziosa: visto come è andata finora ci concediamo un po’ di comodità. Rimarremo qui due notti godendoci queste coste che non hanno nulla da invidiare alle spiagge marine. Questa sistemazione è davvero carina: ci sono stanze come la nostra, dormitori comuni e anche un’area dove dormire con la propria tenta. La sera si può uscire dalla stanza tranquillamente scalzi, ovunque c’è erba o sabbia e il “ristopub” si trova proprio sulla spiaggia. Qui incontriamo altri turisti europei: una ragazza spagnola con un’amica di colore, un paio di ragazzi inglesi che stanno attraversando l’Africa con bici e tenda e qualche altro backpacker.

Giovedì 1

Mattinata interamente dedicata alla spiaggia e al relax senza allontanarci mai dal B&B. Passeggiamo semplicemente sulla spiaggia godendoci le scene di vita di tutti i giorni che offrono le coste del lago. Pescatori che rammendano le loro reti, bambini che giocano, donne che fanno il bucato o lavano le stoviglie. Scatto numerose foto e faccio amicizia con molti che prima si fanno fotografare poi vogliono vedersi nel display della macchina.

Dopo pranzo decidiamo di fare un giro in centro, anche per trovare l’altro diving center e accordarmi per le immersioni. Domani mattina tornerò sottacqua per ben due “tuffi”! Continuiamo nel nostro giro perlustrativo della zona e continuando a regalare vestiti e matite. Ormai conoscono tutti la macchina amaranto che gira in paese e come la vedono ci corrono incontro.

Rientriamo alla “base” e questa sera ceniamo nuovamente “svaccati” sui cuscini del bar sulla spiaggia.

Venerdì 2

Ho anche la fortuna di vedere alcuni dei pesci mostrati dal documentario della BBC: quello che per proteggere i piccoli li fa entrare nella sua bocca è davvero divertente. Vedo anche uno di quei predatori notturni che di giorno riposano al buio negli anfratti delle rocce. Da quello che ho capito sono pesci ciechi e si orientano con le scariche elettriche. La seconda immersione invece sarà meno profonda, ma piena di piccoli pesci colorati: immergersi qui sembra di immergersi in uno dei nostri acquari di casa!

Rientro da Cri per pranzo, ma dopo aver mangiato ed esserci abbrustoliti un pochino al sole è ora di partire alla volta del Liwonde National park. Costeggiamo l’ultimo pezzo del lago Malawi e tutto il lago Malombe fino a Liwonde e, attraversato il fiume Shire, risaliamo entrando nel parco. All’ingresso chiedo se le strade siano percorribili con la nostra macchinetta e il ranger mi assicura di si. Il parco nazionale di Liwonde è decisamente il migliore del paese. È gestito molto bene e la popolazione di animali è davvero cospicua. Il parco si estende a sud del Lago Malawi, e comprende una parte del Lago Malombe e del Fiume Shire. Lungo le sue acque ci concentrano oltre 500 elefanti, numerosi ippopotami e tantissimi coccodrilli. Sono presenti anche diverse specie di antilope e un paio di rinoceronti reintrodotti. Questo parco è famoso anche per il bird watching: infatti vedremo numerosi uccelli colorati e anche qualche aquila pescatrice. Appena entrati iniziamo subito a vedere parecchi primati, qualche facocero e alcune antilopi. In lontananza si vede il fiume che scorre lento solcando la parte meridionale della Rift Valley. Purtroppo questa sera avremo l’ennesima disavventura, ma per fortuna sarà anche l’ultima.

Malgrado le rassicurazioni del ranger rimaniamo impantanati con la macchina. Provo un pochino ad uscirne, ma non voglio peggiorare le cose, quindi desisto prima che nemmeno un’altra auto riesca a tirarci fuori. Non ci sono molte soluzioni, il sole è già tramontato e se non passa nessuno e non riusciamo a chiamare il camp, dovremo passare qui la notte. Si potrebbe provare anche a continuare a piedi, ma malgrado nessun leone si sia mai fatto vedere in questo viaggio, sono sicuro che uno degli unici due che vivono qui arriverebbe subito. I telefoni non prendono e come proviamo ad aprire i finestrini l’abitacolo si riempie di zanzare. La situazione non è delle più leggere è ormai è buio. Finalmente dopo mille tentativi il telefono italiano trova un po’ di campo e riesco a chiamare il camp. Dopo un po’ di “rimbalzi” di telefonate tra gli uffici in città e quelli dentro il parco, le guide del camp capiscono dove ci troviamo. Sono positivo, la strada è una sola e non possono che trovarci, infatti dopo una mezz’oretta ecco arrivare il camion del camp che in cinque minuti ci traina fuori dal fango.

Arriviamo al camp che è tardi e dobbiamo ancora montarci la tenda, visto che tutti i bungalow sono occupati. Fortunatamente il personale del campo accetta di lasciare la cucina aperta un po’ di più per permetterci di cenare. Mi immagino di trovare chissà quale sorpresa quando pagheremo il conto domani. Penso a qualche tariffa extra per il soccorso o simili, invece non ci sarà nulla di più del soggiorno e della cena. Un’altra prova dell’onestà di questo popolo, ma forse si sentono anche in colpa per non aver chiuso le strade. Infatti domani, all’uscita dal parco ci sarà un bel cartello che limita la circolazione alle 4×4! Prima di cena però, non mi posso esimere dall’offrire una birra a tutti i componenti dello staff che ci hanno recuperato: green Carlsberg per loro e Kuche Kuche per me. Questa è la birra locale del Malawi e ogni volta che la ordiniamo nei bar si mettono a ridere. I malawiani la snobbano parecchio e preferiscono bere la verde danese, forse li fa sentire più cittadini del mondo o più fighi, ma io adoro il sapore della loro!

Le sorprese di oggi non sono finite: dopo la doccia ci infiliamo subito in tenda e ci addormentiamo subito. Dopo poco però, veniamo svegliati da strani rumori. C’è qualcosa che cade sulla nostra tenda: sono foglie e rametti. Ah certo sono gli elefanti che stanno mangiando dall’albero sotto cui ci siamo posizionati,…AAAHHH!!! COSA??? DEGLI ELEFANTI??? Non credo possano sbagliarsi o volerci schiacciare appositamente, ma non so cosa potrebbero combinare se si dovessero spaventare. Noi siamo immobili, in silenzio e non sappiamo che fare. Rimangono lì una buona mezz’oretta finché arriva qualcuno con una torcia a cacciarli. Come al solito siamo l’unica tenda e non credo che stessero pattugliando il camp con grande frequenza. Gli elefanti torneranno a trovarci un altro paio di volte nella nottata, ma questa volta verranno mandati via quasi subito. La mattina raccontiamo l’accaduto ai ragazzi dello staff che ci rassicurano spiegandoci che: è normale che i grandi mammiferi facciano visita al campo la sera, ma anche quando è pieno di tende loro si muovono in totale serenità senza far nessun danno. Avevo già dormito in tenda nel Serengheti e, nella notte, erano arrivate iene e leoni, infatti al mattino avevamo trovato tutti i rifiuti sparsi. In quell’occasione però, ci avevano spiegato come comportarci e sapevo che non avevano interesse ad attaccare una tenda a meno che non avessero sentito odore di cibo. Qui invece avevo paura che gli elefanti si impigliassero nei tiranti della tenda e che, sentendosi in pericolo reagissero male.

Sabato 3

Questo lodge è davvero magnifico: oltre l’incontro notturno con gli elefanti con gli elefanti, ci raccontano che spesso anche gli ippopotami fanno visita al campo, ma noi ci accontentiamo dei due facocerini che scorrazzano vicino la nostra tenda. Finita colazione si parte per il primo boat safari della mia vita. Contrariamente ai safari in jeep dove c’è parecchio rumore, un sacco di polvere e il panorama scorre veloce e tremolante a causa dei buchi, in barca tutto scorre più lento e calmo: è un vero spettacolo rilassante. Sembra di stare seduti sul divano davanti ad un bellissimo documentario. Certi punti del fiume mi fanno rimanere incredulo per come tutti convivano serenamente: ci sono decine di coccodrilli che nuotano tra altrettanti ippopotami e, poco più in là, sulla spiaggia molte antilopi e gazzelle che bevono. A quest’ora tutti gli animali scendono al fiume ad abbeverarsi. Tutto sembra essere in un equilibrio precario, infatti ogni tanto si scatena qualche piccola scaramuccia…i coccodrilli non hanno solo sete! Rientrati dal safari paghiamo il conto del camp e decidiamo di approfittare ancora un pochino della piscina. Per fortuna decidiamo di non partire troppo tardi perché appena ci avviciniamo alla macchina scopriamo di avere una gomma a terra. Mica potevano essere finiti così gli inconvenienti! Finito il pit stop ripartiamo alla volta dell’altopiano di Zomba: domani ho una sorpresa per Cri. Visto che non abbiamo più la ruota di scorta e stiamo procedendo sul ruotino, percorriamo la pista verso l’uscita del parco con grande timore, ma appena arrivati alla cittadina di Liwonde faccio subito riparare lo pneumatico principale.

Passiamo parecchio tempo alla cerimonia, ma ora dobbiamo andare: siamo ormai alle pendici dell’altopiano, ma dobbiamo ancora salire in cima e trovare dove dormire.

Anche scalando questo plateau la temperatura scende velocemente e una volta in cima il paesaggio è diventato addirittura alpino. Sulla cima c’è un grande albergo di lusso dove ci concederemo di cenare, ma per la notte scegliamo una delle case, stile bed and breakfast, che offrono ospitalità ai turisti. La sera qui sono necessarie la felpa per uscire e un paio di coperte per la notte.

Domenica 4

Finita la messa è ora della sorpresa per Cristina: ho letto in qualche racconto che sull’altopiano c’è un maneggio ed è possibile fare delle passeggiate a cavallo. Cri è già andata a cavallo qualche volta, mentre per me sarà una novità, ma so che è un’esperienza che la farà molto felice. Dopo un paio di tentativi troviamo il maneggio e nel giro di mezzoretta stiamo già cavalcando in questo posto magnifico. Cavalcando è una parolona, in realtà due stallieri guidano il cavallo da terra visto che siamo neofiti, mentre la proprietaria del maneggio ci accompagna col suo cavallo. È un’esperienza davvero magnifica: costeggiamo il laghetto e ci addentriamo nel bosco in un paesaggio che decisamente non ha nulla di quello che ci immaginiamo quando si parla di Africa. Questo è uno degli aspetti che maggiormente mi ha colpito di questo piccolo paese: in così poco spazio ci sono racchiusi così tanti paesaggi diversi tutti bellissimi. Finita la passeggiata lasciamo a malincuore il maneggio e questo luogo magnifico.

Ci tuffiamo giù per la strada che scende a valle e la percorriamo fino a Blantyre, nel sud del paese. Questa è la prima città per popolazione della nazione e il principale polo commerciale e industriale. Ci piacerebbe visitare il palazzo dell’asta del tabacco, ma in questo periodo dell’anno è chiuso: riaprirà in tempo di raccolto. Peccato, mi avevano parlato di aste davvero pittoresche e caratteristiche.

La nostra vera meta non è questa grande città, ma Thyolo: una piccola cittadina più a sud capoluogo dell’omonimo distretto famoso per le sue rinomate piantagioni di te. Quest’area è anche chiamata Shire Highlands (colline di smeraldo) e guardando le foto è facile capire il perché.

Troviamo sistemazione per la notte in un piccolo alberghetto con poche stanze molto spaziose e davvero carine. Ha un grande giardino curato e la struttura potrebbe tranquillamente sembrare la reception di un golf club o uno di quei luoghi destinati ad ospitare i pranzi per eventi importanti come i matrimoni.

Lunedì 5

Le ultime giornate di vacanza stanno andando sempre meglio e oggi non sarà da meno. Dopo il giro perlustrativo che abbiamo fatto ieri al tramonto, oggi ci dirigiamo immediatamente alla Satemwa Tea Factory. Il paesaggio in quest’aerea è meraviglioso: non poteva che chiamarsi colline di smeraldo! Le piante del te formano un tappeto ondulato uniforme da cui ogni tanto sbuca qualche gruppo di contadini intenti nelle loro mansioni. La piantagione è immensa e le scene che si possono fotografare all’interno meriterebbero anche più di una giornata intera. Ci dirigiamo immediatamente verso lo stabilimento principale dove ci aspetta uno degli esperti per illustrarci il procedimento di lavorazione del te e per farci degustare le decine di differenti tipologie prodotte qui. Si tratta di una lavorazione completamente manuale, ma in cui vengono garantite condizioni lavorative decenti a tutti i lavoratori. Dalla stessa pianta si ottengono tutti i tipi di tè a seconda della lavorazione,

Quando usciamo sappiamo ogni minimo segreto del tè, ma non vogliamo ancora abbandonare questo paradiso, cosí ci avventuriamo in auto nella piantagione. Incontriamo decine di lavoratori e tanti bambini che rientrano nelle loro case dopo la scuola. Ci soffermiamo a distribuire altri abiti, matite e spazzolini: ne abbiamo distribuiti per tutto il viaggio, ma me avevamo talmente tanti che possiamo continuare ancora.

Arriviamo a Dedza nel tardo pomeriggio e alloggiamo al golf lodge. Qui a Dedza non abbiamo trovato molta scelta di alloggi, ma questo è davvero bello, curato e pulito. Decidiamo di stare qui anche per la cena, ma sinceramente non abbiamo visto alcun campo da golf…

Martedì 6

Oggi visitiamo la Dedza pottery, famosa in tutto il paese per la lavorazione di terracotte e ceramiche. Su prenotazione possono realizzare qualunque tipo di vasellame spedirlo in tutto il mondo.

Finita la visita ci avventuriamo nella zona rurale alla ricerca di un villaggio in cui dovrebbe svolgersi un mercato tipico. Non lo troviamo, ma incappiamo ugualmente in due o tre laboratori artigianali in cui ci possiamo sbizzarrire con lo shopping.

Ormai è ora di lasciare anche l’area di Dedza e tornare verso la capitale Lilongwe. Il nostro viaggio sta per terminare, malgrado i primi inconvenienti mi sono innamorato nuovamente dell’Africa e del Malawi.

Lilongwe è, come Blantyre, una grande città con qualche centro commerciale e numerosi negozi. Prima di ritirarci nella guesthouse ci fermiamo in uno di questi per fare altri aquisti di ottimi prodotti locali ad un prezzo irrisorio da portare in Italia come marmellate di frutti esotici, miele, te e addirittura qualche medicinale.

Mercoledì 7

Oggi è l’ultimo giorno in Malawi, tra poco si parte, ieri sera Angella, la segretaria del autonoleggio, è venuta a ritirare la macchina quindi siamo a piedi. In ogni caso non avremmo tempo se non per un un giro veloce al mercato. Siamo di nuovo gli unici con la pelle chiara e tutti ci squadrano come al solito, ma ormai siamo abituati. Anche oggi altre compere poi Angella viene a prenderci per accompagnarci all’aeroporto. Si è offerta di farci da autista per scusarsi dei problemi avuti con la prima auto: un’altra dimostrazione del carattere di questo popolo.

Ci salutiamo e, con un po’ di malinconia salutiamo anche questo paese e questo continente meraviglioso. Questa sera saremo già nuovamente in Italia, ma con un grande esperienza in più da raccontare.

Per vedere le foto di questo viaggio: http://www.flickr.com/photos/99911502@N03/sets/72157635443414909/

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Malawi, il cuore caldo dell'Africa

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