Mal di Maldive al ritorno da Fihalhohi
Alle Maldive capitati "per caso" in occasione dell'eclissi.
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Sono passati ormai quasi due mesi dal nostro viaggio a Fihalhohi e solo ora cominciamo a riprenderci dalla classica “sindrome da nostalgia post-vacanze meravigliose”. Siamo partiti, io e mia moglie, da Bologna con scalo a Roma direzione Malè (si legge però senza accento) con durata del volo in andata da Roma 8 ore ed al ritorno 10 e mezza, voli Eurofly non pesanti e piuttosto tranquilli. 9 giorni e 7 notti in pensione completa. T.O. Hotelplan. Noi abbiamo usufruito di una particolare offerta on-line, mentre altri arrivati con noi con altre possibilità, anche attraverso agenzia, ci dicevano che comunque trovavano un buon rapporto qualità-prezzo. Da quanto appreso, l’idea che ci eravamo fatti prima di partire (primo viaggio alle Maldive) era di ritrovarci in una sorta di “resort-minimondo” costruito apposta per i turisti, sperduto e a debita distanza dalla realtà degli abitanti. In effetti da un lato è quasi inevitabile che, al momento, alle Maldive convenga soggiornare in una delle tante isole-resort come quella del nostro soggiorno e c’è effettivamente poco spazio per il “turismo fai da te”. Tuttavia sembra che il nuovo presidente maldiviano punti sullo sviluppo di un turismo più a stretto contatto con gli abitanti e più accessibile in futuro a tutti (o almeno a più persone), pur con persistenti caratteristiche culturali che predispongono tuttora alla separazione tra turisti e locali. E’ solo dallo scorso agosto infatti che è in carica il nuovo presidente Nasheed, che, da quanto affermavano i locali con cui abbiamo parlato, sembra essere una speranza per l’arcipelago, dopo quasi 30 anni di corruzione e dittatura ad opera del predecessore. Siamo partiti quindi con l’idea di andare in un paese paradisiaco dal punto di vista paesaggistico ma consapevoli che vi rimangono tuttora problematiche di difficile risoluzione e cambiamento, anche riguardanti le violazioni dei diritti umani, ed altre questioni di cui i turisti rimangono pressoché ignari. Per questo ci è parsa un’esperienza molto interessante il fatto di poter parlare con i locali sulle loro aspettative e speranze per il futuro, le loro più semplici quotidianità, gli usi ed i costumi e tanto altro ancora. Questo è stato possibile durante il soggiorno, in occasione della visita alla capitale e durante la visita ad una delle tante isole dei pescatori abitate dai locali. Siamo stati contenti di aver soggiornato in un’isola che, subito al primo impatto, non ci è parsa per nulla il classico resort “European-style”, dove anche la cucina deve essere per forza europea o addirittura italiana: qualcuno, essendo stato precedentemente alle Maldive in altri resort dove la cucina preponderante era quella tipica del nostro paese, lamentava questa mancanza e, sinceramente, non riuscivamo a capirne il perché. Il bello del poter viaggiare è anche avere l’opportunità di scoprire, assaporare ed apprezzare più aspetti locali, cucina compresa. A Fihalhohi in effetti non si può fare a meno di conoscere altre persone, turisti e personale (in mezzora o poco più si gira a piedi l’intera isola) ed anche questo l’abbiamo interpretato come una caratteristica maldiviana che ci ha reso piacevole il soggiorno. In questa semplicità, lontano da televisione, tecnologia e quant’altro di superfluo comunque non ci si annoia e c’è molto da scoprire. Avevamo letto dell’isola di Fihalhohi in cui la struttura è semplice, quindi siamo partiti con l’idea di doverci accontentare di ciò che avremmo potuto trovare: e ci siamo “accontentati” più che bene! Infatti il resort, seppur semplice, è stato ben al di sopra delle nostre aspettative. Eravamo pochi italiani, il personale invece per lo più autoctono (tutti parlanti inglese, un paio di persone anche italiano); alcuni ragazzi dello staff in realtà si erano trasferiti da Sri Lanka, Bangladesh (come i ragazzi che ogni mattina facevano il giro dell’isola per staccare i cocchi dalle palme, evitando così che cadessero in testa alla gente), od altri paesi asiatici, come per esempio le ragazze della Spa provenienti da Filippine e Thailandia. La cucina spaziava molto (ogni sera un settore del buffet era riservato ad un tema culinario diverso: cucina italiana, francese, araba, messicana,…) ma c’era sempre la gran parte delle pietanze che rappresentava la cucina tipica locale, che ho trovato simile all’indiana riguardo a spezie ed aromi, più semplice, non necessariamente sempre piccante. Nei primi 5 giorni (poi mi è venuto il dubbio che stessi esagerando) mi sono abbuffato in manicaretti al curry, per quanto fosse presente e gradito dal sottoscritto; per il resto pesce a volontà, riso, involtini, salse, banane od altro flambè, poche varietà di verdure e frutta ma servite ad arte in diverse forme, dolci interessanti e gustosi, e tanto altro ancora di gradito. Ricordo l’accoglienza nel giorno dell’arrivo, dopo un’oretta di barca veloce dall’aeroporto all’isola (molto veloce e molto divertente), in cui ci è stato offerto un cocco a testa su cui bere con la cannuccia ed alcune specie di “sandwich maldiviani” dai gusti speziati che già ci introducevano al continente asiatico, molto gradevoli, e per rinfrescarci, un asciugamano bagnato al lime. Il diving center era gestito da uno staff di lingua tedesca (parlano poi anche inglese e francese per eventuali lezioni) . Immersioni fantastiche già dall’isola in cui a 12 metri di profondità, tra le altre bellezze marine, mi sono trovato di fronte ad una murena gigante di oltre 3 metri di lunghezza (che se ne stava buona, incuriosita a guardare noi terrestri), pesci pagliaccio attorno ad anemoni, colori fantastici nei coralli e nella miriade di altri pesci. Snorkeling? Eccezionale la barriera corallina dove si può nuotare in mezzo a pesci farfalla, angelo, chirurgo, unicorno, picasso, … e molti altri ancora. Devo dire che i coralli che mi hanno meravigliato maggiormente per i loro colori sono quelli del Mar Rosso, ma il bello delle Maldive è la presenza di spiaggie sempre bianchissime, con sabbia che sembra borotalco, le palme infinite che si allungano fino al mare (quello che si vede nelle classiche cartoline delle Maldive esiste veramente!), il fondale sempre bianco… A tal proposito molti, al nostro ritorno, ci hanno chiesto: meglio Mar Rosso o Maldive? Risposta: per le diverse caratteristiche, se si ha la possibilità… meglio tutt’e due. Un’altra caratteristica delle Maldive è che ci si trova a tu per tu con squaletti pinna nera e razze, già all’entrata in mare. La sera non ci si annoiava affatto, anche semplicemente rimanendo in compagnia ad osservare nel porticciolo i granchi ed i paguri che risalivano dall’acqua, nonché altre razze, squali ed ulteriore fauna marina che si avvicinava alla riva. Fauna terrestre? Le famose flying fox (pipistrelli diurni con apertura alare oltre il metro): all’arrivo, appena uscito dalla stanza, mi vedo planare sopra la testa questa enormità.. Poi si capisce che sono innocui (si nutrono di frutta), ci si abitua alla loro presenza e diventano pure simpatici. E poi ci sono gli aironi maldiviani (di cui studiavamo le strane mosse), corvi, altri uccelli dal curioso e divertente canto che ci svegliavano la mattina, poi gechi ed altri rettili come i sauri, dall’aspetto di piccole iguane, che si arrampicavano sulle palme. La vegetazione all’interno dell’isola, come in quasi tutte le isole, è foltissima ed era un piacere unico passeggiare all’ombra, osservando questa natura selvaggia. Il clima è stato ok, siamo andati in stagione secca ma alcuni ci dicevano che è sempre un’incognita. Gli acquazzoni, anche se consistenti come portata, comunque durano poco. I migliori colori dell’acqua cristallina naturalmente si vedono con il sole, ma anche quando il cielo è coperto rimane il biancore della spiaggia ed uno strano blu-azzurro nel mare. Alla fine abbiamo avuto solo un paio di pomeriggi di cielo coperto con brevi acquazzoni. Il giorno in cui ci siamo recati alla capitale ci è stato riferito che, il giorno successivo, ci sarebbe stata l’eclissi di sole, visibile proprio dalle Maldive, e che molti scienziati erano arrivati da altri paesi apposta per vederla. Nel giorno in questione il cielo coperto, ad un tratto, come per miracolo, si aprì nel momento propizio permettendoci di osservare l’eclissi con una maschera per saldatura che un ragazzo del resort diede in prestito a noi, turisti capitati “per caso” alle Maldive in questa grande occasione. E’ stata un’esperienza unica ed indimenticabile. Escursioni fatte: – in giornata alla capitale, in cui allo sbarco arrivano abitanti locali che per qualche dollaro di mancia, si propongono come guide-accompagnatori e ti portano, a richiesta, nei punti principali della città: noi siamo stati al Museo Nazionale delle Maldive (piccolo ma veramente carino) e al Parco del Sultano, passando poi davanti al Parlamento, alla casa del Presidente, la secentesca Moschea del Venerdì costruita con pietra di corallo, la Moschea Nuova che tiene oltre 5000 persone, il mercato della frutta e del pesce, e poi passeggiata sempre intorno al centro. E’ molto caratteristica questa piccola e colorata Manhattan dell’Oceano Indiano; – in barca a motore alla ricerca dei delfini e poi all’isola di Guraidhoo, isola abitata in prevalenza da pescatori, colpita dal famoso quanto triste tsunami (fa una certa impressione quando ti viene raccontato di com’è stata e delle conseguenze negative per l’acqua potabile, che permangono per una trentina d’anni), poi snorkeling dalla barca nel mezzo dell’atollo di Malè Sud. Per la prima escursione abbiamo optato per il trasporto organizzato dal resort, mentre per la seconda abbiamo stabilito l’itinerario con i ragazzi del centro “water sport” dell’isola. Per il resto protezione solare alta e tanto relax: in acqua in mezzo ai pesci, o semplicemente a passeggio lungo la spiaggia o sul pontile dei water-bungalow, o ancora a chiacchierare con gli altri ragazzi e gli amici conosciuti nell’isola. Credevamo che una settimana fosse insufficiente, invece ci è bastata per ritemprarci… anche se al momento del ritorno ci è venuta voglia di fingere lo smarrimento dei passaporti. Due settimane sarebbero state ancor meglio, ma si fa quel che si può. Mi viene ancora in mente una compagna di viaggio che, già il giorno dell’arrivo, se n’è uscita con questa esclamazione: “se c’è qualcuno qui che si lamenta di questo posto, è da prendere a bastonate”. Ci è venuto da sorridere per l’espressione utilizzata, ma alla fine abbiamo scoperto che aveva proprio ragione! Per quanto riguarda le bastonate però, veramente nessun pericolo. gpy