Mal d’Africa, ma di quale Africa?

Mal d’Africa.... Si fa presto a dirlo! Ma di quale Africa parliamo? Di quella turistica, quella dei villaggi stra-lusso, dove mangi la cucina internazionale, dove sei servito e riverito, dove hai acqua e corrente elettrica a disposizione? O di quella povera, ma veramente povera, dove non c’è nulla se non chilometri e chilometri di terra secca...
Scritto da: Bina74
mal d'africa, ma di quale africa?
Partenza il: 05/10/2006
Ritorno il: 25/10/2006
Mal d’Africa… Si fa presto a dirlo! Ma di quale Africa parliamo? Di quella turistica, quella dei villaggi stra-lusso, dove mangi la cucina internazionale, dove sei servito e riverito, dove hai acqua e corrente elettrica a disposizione? O di quella povera, ma veramente povera, dove non c’è nulla se non chilometri e chilometri di terra secca e polvere, di buche e arbusti secchi, dove non trovi niente di niente? Sono ritornata da qualche giorno dal mio viaggio di nozze: siamo partiti il 05 ottobre destinazione Tanzania.

La nostra luna di miele è stata un po’ particolare perché siamo partiti insieme a tre sacerdoti che hanno fondato, nel corso di circa 20 anni, alcune missioni in Tanzania.

I primi tre giorni li abbiamo trascorsi visitando i parchi nazionali di ‘Ngorongoro ed il Taranghire: beh, ragazzi, qui si che è una meraviglia… Abbiamo visto tantissimi animali (ci è mancato solo il leopardo!) ed abbiamo avuto anche un incontro “ravvicinato” con un elefante… L’esperienza è stata fantastica, anche se un po’ frettolosa! Le escursioni all’interno dei parchi si fanno prevalentemente in auto, senza possibilità di scendere dal mezzo. Comunque, anche così, la forza della natura la percepisci ugualmente… Inutile dire che i paesaggi ed i tramonti sono da togliere il fiato. Gli alberghi situati all’interno dei parchi lo sono altrettanto… Di gran lusso e situati i punti strategici (quello dove siamo andati all’interno del ‘Ngorongoro affacciava direttamente su cratere, a più di 3000 m di altezza). I quanto ai prezzi, beh… Anche quelli sono molto turistici ( abbiamo pagato 1.300 dollari per tre giorni!) Dopo questa parte turistica, il nostro viaggio assume l’aspetto più “spirituale”: la prima meta è Dar Es Salaam, una vera e propria città, anche molto più “civilizzata” della capitale Dodoma.

Dopo qualche giorno ci spostiamo verso l’interno della Tanzania, abbandonando mare, negozi, ristoranti e soprattutto strade asfaltate. Devo dire che gli spostamenti, avvenuti con i fuoristrada, in certi punti sono stati difficili: dopo circa 60 km da Dodoma, la strada diventa sterrata, polverosa e piena di buche.

Alloggiamo per una settimana ad Itighi, piccolo villaggio del centro della Tanzania, dove da circa 20 anni i missionari hanno costruito un bellissimo ospedale, che nulla ha a che invidiare ai nostri! Con base a Itighi, ogni giorno ci spostiamo per visitare qualche villaggio, come Cibumagwa e Mkiwa. Arriviamo anche a Sukamaela, il villaggio dei lebbrosi, dove portiamo e distribuiamo dei sacchetti di zucchero, che viene usato per cucinare (ogni abitante si fa bastare 1kg di zucchero per 1 anno!). Ed è qui vediamo la vera povertà… Immaginate chilometri e chilometri di niente, di terra secca ed arida, di arbusti secchi, di casette di fango, di bambini mal vestiti (e mal nutriti), di bestiame smagrito, di gente che non compra nulla perché nessuno ha nulla da vendere, di donne che macinano chilometri per prendere un secchio d’acqua.

Sono scenari che in televisione vediamo e rivediamo, ma devo dire che viverli in prima persona è tutta un’altra cosa… Lasciano proprio il segno! Dopo questa esperienza ritorniamo alla parte turistica, andando a Zanzibar. Certo l’isola è molto bella e non ci facciamo mancare nulla… Il tour delle spezie, la nuotata con i delfini, la visita alle tartarughe giganti ed al pittoresco mercato, il bellissimo tramonto sul mare.

Beh, in questo caso, come per l’esperienza ai parchi, il “mal d’Africa” ci sta tutto!!! Ma ripensando a quello che abbiamo visto nei piccoli villaggi, quello che, con i viaggi organizzati ed i tour operator , non si vede… Allora è veramente difficile paralare di “mal d’Africa”!



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