Maiorca in inverno

Mi sono rotto di sentire quelli che se la tirano che d' inverno vanno alle Maldive, a Mauritus, ai Caraibi o quelli che per tirarsela ma non hanno soldi vanno sul Mar Rosso con un pacchetto a 499 euro tutto compreso. Perchè ho scritto tutto questo? Non lo so, in ogni caso sono diversi anni che vedo cataloghi che comprendono, tra le destinazioni...
Scritto da: dbarald
maiorca in inverno
Partenza il: 19/02/2007
Ritorno il: 25/02/2007
Viaggiatori: fino a 6
Spesa: 1000 €
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Mi sono rotto di sentire quelli che se la tirano che d’ inverno vanno alle Maldive, a Mauritus, ai Caraibi o quelli che per tirarsela ma non hanno soldi vanno sul Mar Rosso con un pacchetto a 499 euro tutto compreso.

Perchè ho scritto tutto questo? Non lo so, in ogni caso sono diversi anni che vedo cataloghi che comprendono, tra le destinazioni invernali, anche Maiorca.

Dato che si trova più o meno alla latitudine di Napoli immagino che non faccia poi chissà quale caldo tropicale.

Ma girando in internet vedo che tedeschi e inglesi ne vanno pazzi anche in inverno, così decido di andarci anch’ io in Febbraio, almeno per togliermi il pensiero.

Delle 4 isole principali che compongono l’ arcipelago delle Baleari Maiorca è la più grande, ed essendo già stato nelle altre 3 in altri viaggi estivi, posso dire che è anche la più bella. Almeno secondo me.

Decido di organizzare in modalità “fai da te” nel mese di ottobre, avendo scoperto che Air Berlin ha inaugurato un nuovo collegamento diretto da Orio al Serio.

La tariffa A/R più bassa comprensiva di tasse ammonta a poco meno di 100 euro a testa. I bambini pagano meno, quindi in 4 ce la caviamo con 298 euro.

AB non è una vera e propria low cost, cioè, se si ha l’ accortezza di prenotare con largo anticipo e volare nei giorni “giusti” si paga poco, ma in più delle altre offre: caramellina a bordo (è una cagata, lo so ma predispone bene), quotidiano gratuito (in tedesco, io non so una parola, ma c’ è), mangiare e bere gratis! (e questo si che fa la differenza!), kit con giochini per bambini grandi, kit per bambini piccoli con pannolino, biberon e bavaglia con tanto di scritta airberlin.Com.

Inoltre, cosa da non sottovalutare, le assistenti di volo sono giovani e tedesche: va da se che siano anche grandi gnocche.

Per l’ hotel opto per la catena Sol Melia che consente la prenotazione online senza anticipare i soldi prima: si paga direttamente in albergo.

Primo problema: l’ hotel si trova a 28 km dall’ aeroporto, come ci vado? Inizia la raccolta di informazioni. Che invenzione internet: come ho potuto vivere senza per 30 anni? C’ è l’ autobus di linea ma bisogna cambiarne 2: provateci voi con 2 bambine, un passeggino, 2 valige, 1 trolley, 2 zainetti e persino una moglie al seguito. Scartato subito. C’ è il taxi, ma metti il caso che (esperienza newyorkese) bisogna fare mezz’ ora di fila per prenderlo? Ho scoperto che esiste anche un servizio di shuttle door to door (mi sento molto figo ad avere scritto così) prenotabile via internet che ti porta direttamente nell’ hotel desiderato. Il costo è un po’ meno di 10 euro a testa a tratta. Proviamo questo. Immediatamente dopo aver prenotato (e pagato con il mio rettangolino magico di plastica) mi sono pentito: e se non c’è l’ autista che mi aspetta che faccio? E se non esiste nemmeno questa agenzia? Timori infondati: all’ arrivo, subito dopo il ritiro bagagli trovo il mio autista personale con un cartello col mio nome sopra che, con una gentilezza rivoltante mi aiuta anche a portare i bagagli al pulmino (chissà mai per quale assurdo motivo…???).

All’ aperto la temperatura colpisce subito: circa 18 gradi contro i 5 di casa. Non è estate, però buttali via 18 gradi in inverno…

Palme ovunque, mulini a vento e in mezz’ ora siamo in hotel.

Mi sono girati i coglioni ma ho mollato 5 euri di mancia all’ uomo.

Prendiamo possesso della nostra suite reale (con i 2 lettini aggiunti restano circa 10 cm quadrati calpestabili).

Il Sol Antillas è classificato 4 stelle, ma essendo obiettivi ne merita 3. Non che sia brutto, è solo che dimostra gli anni che ha (circa una trentina, ma sono in corso lavori di ristrutturazione).

Iniziamo l’ esplorazione del terreno circostante. L’ hotel è su di una collinetta direttamente sul mare che consente una bella visuale sulla spiaggia di Magalluf. Mare multicolore e palme sul lungomare. Tutto molto bello ma ovviamente non si può fare il bagno in mare. A meno di non essere inglesi: loro lo fanno lo stesso, ma l’ acqua è veramente gelata. Il sole però lo si può prendere anche se si è italiani (se però non c’è vento).

Maiorca è divisa in zone a seconda del tipo di clientela e Magalluf e territorio inglese. E lo si capisce dai locali: pub ovunque (con i nomi più assurdi: Benny Hill, Johnny from Manchester, Britannia, ecc.) con partite del campionato inglese via satellite. Ci sono persino studi medici tipo British Doctor, English surgery, ecc.

Il bello è che non trovi italiani nemmeno a pagarli, almeno in bassa stagione.

Molti locali però durante l’ inverno sono chiusi e questo rende la zona un po’ desolata. Ci sono una marea di negozietti che vendono troiate per turisti. Il tutto sa un po’ di lungomare riminese. Ma va bene. Io sono qua mentre a casa piove, fa freddo e i colleghi di lavoro lavorano.

Il nostro hotel dispone di piscine scoperte (vuote) e di una piscina coperta e riscaldata oltre che di una vasca idromassaggio. Il massaggio tailandese invece non è previsto.

Il ristorante del tipo mensa aziendale a buffet ci fa aumentare di un paio di chili in questi 6 giorni.

Dopo un paio di giorni trascorsi cazzeggiando in piscina, a vedere negozietti, sulle giostrine, ecc. Decidiamo di fare un giro per l’ isola e noleggiamo una Panda. L’ isola è veramente grande e in una giornata riusciamo a vederne solo una piccola parte. L’ interno è sorprendentemente bello, con paesaggi che mi ricordano in qualche modo la Corsica: strade di montagna, paesini isolati, vallate, boschi, scogliere a picco sul mare.

Si possono vedere mandorli in fiore, arance, limoni, palme, un po’ di tutto insomma.

Giungiamo a Soller, nel nord, un po’ nell’ interno: paesino ultraturistico con un troiaio di gente nonostante la bassa stagione.

Volendo si può anche arrivare a Soller da Palma con un trenino d’ epoca.

Da qui, dopo aver mangiato tapas (che altro non sono che assaggini di vario tipo che servono solo a far venire ancora più fame) in un bar trappola-per-turisti, prendiamo il tram che conduce a Port de Soller.

Il tram qui è l’ attrazione principale: carrozze degli anni 20 che in pochi chilometri portano in questo caratteristico paesino sul mare. Una via di mezzo tra Portofino, e S.Benedetto del Tronto. Tanto per rendere l’ idea.

Turisti ovunque, ma nessun italiano casinista che si mette a scattare foto col cellulare. E’ una cosa che odio. Io viaggio sempre con 2 cellulari (con batterie di ricambio ed i relativi caricabatteria: i dettagli sono importanti) che però non fanno foto.

Ritorniamo a Soller e ripartiamo in auto alla volta di Palma. Troviamo un bivio che dice più o meno così: dritto per Palma (tunnel) 6 km. A sinistra per Palma 18 km (mi pare). Coso sono io, scemo? Vado dritto e scopro alla fine della galleria un bel casello dove si paga una cifra assurda (sui 6 euro, non lo so, ho rimosso). Il tunnel era a pedaggio, ma chi cazzo lo sapeva? Pazienza, adesso però devo assolutamente vedere i mulini a vento.

Poichè si vedevano dal finestrino dell’ aereo poco prime dell’ atterraggio vado in zona aeroporto a ne trovo alcuni con annessi bovini al pascolo da fotografare e filmare.

Abbiamo ancora un paio di ore di luce quindi diamo un’ occhiata alla città di Palma: veramente grande, bella e con un traffico degno di una grande città.

Non sembra nemmeno di stare su un’ isola.

Il primo impatto è con la cattedrale che si vede su tutti i cataloghi: è come nelle foto.

D’ obbligo una bevuta di sangria. Non è come quella che si beve da noi, è un altro pianeta.

Passeggiata nella zona pedonale, ricca, guarda caso, di negozietti con cagate per turisti, ma anche di palazzi molto belli e stradine suggestive. C’ era un negozio di tatuaggi e mi stava venendo la tentazione di fare la cazzata del secolo. Meglio di no, se ne riparla l’ anno prossimo per festeggiare gli anta.

L’ ordine pubblico è affidato alla polizia in bicicletta, come in quel telefilm americano di cui non ricordo il nome. Ci sono anche delle poliziotte accuratamente selezionate… La cosa strana è che non hanno in dotazione un’ automatica ma un revolver: ad occhio sembrava una ’38 con canna da 4” Stavo per avvicinarmi ad una delle poliziotte per chiederle:”scusa, mi fai vedere la tua pistola che io ti faccio vedere la mia?”.

Ma ho preferito lasciar perdere: essere arrestato non rientrava nella mia tabella di marcia.

Torniamo in albergo con la bimba n° 2 (le ho numerate per non dover fare la fatica di memorizzare i loro nomi) che inizia a farci capire di non aver gradito molto il giro in macchina: chi ha bambini piccoli sa di che parlo.

La bimba n° 1 invece ha in mente soltanto di vedere nuovi orecchini, bracciali e collanine.

E’ un peccato perchè stavo meditando di tenere la macchina un altro giorno per andare a Porto Cristo a vedere le grotte del drago (o qualcosa del genere) ma devo rimandare la cosa almeno al 2010.

Il nostro albergo è a tema Flintstones come altri della catena Sol. Questo significa che ci sono alcune cose che richiamano alla mente il noto cartone. Es: la macchina di Fred, alcuni arredi, gli animatori che girano travestiti da Dino, o Barney, ecc.

Purtroppo però in inverno l’ animazione è ridotta al minimo (non c’ era neppure la mini dance, con notevole incazzatura della bimba n°1), e per apprezzare tutte queste cose è opportuno venire in estate.

La sera vengono comunque organizzate alcune attività ludiche, e mi sono ritrovato, mio malgrado, in finale nel gioco più stupido della settimana. La prova finale consisteva nel correre come pazzi per tutto il salone a farsi dare le scarpe dagli altri ospiti.

Eravamo rimasti io ed una scoreggiona inglese: vinceva chi portava il maggior numero di scarpe. La scoreggiona dal culo flaccido mi ha battuto perchè i bastardi davano tutti le scarpe a lei e non a me. Fanculo.

Il 75% del mio nucleo familiare insisteva per tornare a Palma a vedere altri negozi (pazzesco!), quindi io (il 25% restante) ho dovuto cedere.

Esistono diverse linee di autobus che fanno Magalluf-Palma. Ho dovuto camminare un ora per trovare la fermata per poi scoprire (e come poteva essere altrimenti?) che si trovava a soli 100 metri dall’ hotel.

Facciamo anche questa. L’ autobus è strapieno di pecoroni inglesi e tedeschi (tutti pensionati) ansiosi di andare a spendere soldi a Palma.

Ho scoperto che le Baleari hanno un governo autonomo con un proprio parlamento.

La lingua qui non è lo spagnolo (castigliano) ma il catalano, che da quello che ho potuto capire è molto più che un dialetto.

Vengono anche stampati quotidiani nelle 2 lingue e la tv locale, IB3, trasmette in questa lingua. Addirittura ho sentito un’ intervista per strada. La giornalista ha fatto una domanda in catalano, la tipa ha risposto in spagnolo, e la telegiornalista ha tradotto tutto in catalano! In ogni caso, con i turisti, i locali parlano in spagnolo (ma molti sanno l’ italiano).

Alla fine io non ho capito in che lingua pensano: spagnolo o catalano? Intanto il termometro indica 25 gradi. Siamo a Febbraio, non dimentichiamolo.

Se mi chiedessero se vale la pena di andare a Maiorca in inverno io risponderei senza dubbio si. I vantaggi sono: prezzi bassi, poca gente, clima mite.

Gli svantaggi invece: mare freddo, poca animazione negli hotel, alcuni negozi e bar chiusi.

E’ ormai giunto il momento di tornare a casa. E se il pulmino non viene a prenderci? E se non troviamo un taxi? Perdiamo l’ aereo! Invece, come previsto, 3 ore esatte prima della partenza del volo si materializza davanti all’ albergo il pullmino che ci porterà all’ aeroporto.

Le ultime riprese dal finestrino ed in un attimo arriviamo.

L’ aeroporto di Palma è megagalattico e non sfigurerebbe negli USA.

La compagnia principale qui è proprio l’ Air Berlina che opera su Palma l’ incredibile cifra di 296 voli a settimana. Vanno proprio pazzi per Maiorca questi tedeschi…

Decolliamo puntuali in una splendida giornata di sole (il panorama dal finestrino è spettacolare) e dopo 90 minuti atterriamo a Orio: freddo, pioggia, foschia e buio ci riportano alla triste realtà: la vacanza è finita…

Le foto e a breve anche il video su: www.Diegobaraldi.Com



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