Magico honduras

Da diversi anni, per le mie vacanze, viaggio attraverso il continente sud-americano e l’area caraibica e l’ultima esperienza, mi ha portato in Honduras. Un paese ancora poco conosciuto dal turismo di massa, ma non per questo poco interessante e piacevole da visitare, anzi, pur essendo piccolo, vi garantisco che ha tutte le carte in regola per...
Scritto da: Damy B
magico honduras
Partenza il: 10/11/2001
Ritorno il: 02/12/2001
Viaggiatori: da solo
Spesa: 3500 €
Da diversi anni, per le mie vacanze, viaggio attraverso il continente sud-americano e l’area caraibica e l’ultima esperienza, mi ha portato in Honduras.

Un paese ancora poco conosciuto dal turismo di massa, ma non per questo poco interessante e piacevole da visitare, anzi, pur essendo piccolo, vi garantisco che ha tutte le carte in regola per soddisfare qualsiasi tipo di viaggiatore.

Il viaggio in aereo è un po’ lungo; da Milano, bisogna raggiungere Madrid, da li ripartire alla volta di Miami, da dove si raggiunge finalmente San Pedro Sula.

Trascorro la prima notte in un hotel tre stelle e il mattino successivo, sono già su un autobus di prima classe della compagnia Hedman Halas che mi porterà diretto a Copan,un tranquillo paesino in stile coloniale situato su verdi colline vicino al confine con il Guatemala.La strada che porta a Copan è in buone condizioni e il paesaggio che si scorge dall’autobus, cambia frequentemente, alternando verdi pianure coltivate a tratti dove la foresta regna sovrana e di tanto in tanto si vedono piccoli paesini e comunità di contadini. Il viaggio dura circa tre ore e quando arrivo a Copan Ruinas, sono le undici del mattino. Il tempo di sistemarmi in una posada a conduzione familiare e sono già in giro per le tipiche vie del paese ancora interamente ciottolate; ai lati delle strade, negozi di alimentari, di souvenir, ristorantini, bar, c’è il mercato di frutta e verdura e diversi hotel, tutte strutture rivestite di calce bianca, oppure pitturate con sgargianti color pastello. La piazza centrale è ben tenuta e proprio di fronte, c’è la chiesa.

Il giorno successivo, il mattino presto, mi incammino verso l’area archeologica delle Rovine Maya di Copan, che dista meno di 2 km. Dalla piazza centrale. Quest’area, si trova all’interno di un parco naturale protetto e attraversato da sentieri naturalistici assai gradevoli.

La mattina presto la visita ha un sapore eccezionale: il fresco della vegetazione, ombre decise che sottolineano i dettagli e pochi visitatori silenziosi.

Qui, tutti gli appassionati della cultura Maya, potranno visitare quest’antica città, meno spettacolare dal punto di vista delle dimensioni delle strutture rispetto a quelle delle città Maya in Messico o Guatemala, ma sicuramente molto più elegante e raffinata. Qui, la civiltà Maya,ha raggiunto il suo massimo splendore per quanto riguarda la scultura in pietra, con figure scolpite sulle stele e i mascheroni dei templi, pressoché uniche in quanto ad eleganza e raffinatezza.

Trascorro l’intera giornata all’interno del parco che ospita anche il “Museo de Esculturas”, dove sono conservate alcune stele e oggetti originali, ritrovati durante gli scavi(che non sono ancora terminati), che hanno portato alla luce questa splendida città Maya.

Consiglio a tutti la visita,facendovi accompagnare da una guida ufficiale che troverete all’ingresso del parco.Se siete soli, vi costa un po’ troppo, quindi fate come me: compratevi una buona guida in italiano(un libro intendo eh!!) e se vi riesce, aggregatevi di nascosto a qualche gruppo di visitatori che arrivano verso metà mattina!!! La sera, a Copan, c’è poco da fare;fine settimana a parte, ristoranti e bar chiudono presto, così decido di andare a letto per un meritato riposo.

Il mattino seguente, con Samuel, il giovane proprietario della posada vado a fare una piacevole escursione a cavallo nelle vallate intorno a Copan e ci spingiamo fino in alto ad una collina da dove si può ammirare l’area archeologica e dove visitiamo una piccola comunità di contadini che vivono vendendo al mercato il raccolto delle loro coltivazioni.Entriamo anche nella piccola scuola, dove si stanno svolgendo le lezioni e dove lascio un’offerta alla maestra in cambio di due piccole bambole di paglia realizzate dai bambini della comunità a scopo di sostenere le spese per il poco materiale didattico che occorre per farli studiare.

Al ritorno, ci fermiamo ai margini di Copan, sulla strada che porta al confine con il Guatemala, per visitare un allevamento biologico di farfalle.

Il pomeriggio dopo pranzo, sempre con Samuel, partiamo a bordo del suo pick-up e dopo 45 minuti di viaggio su strada sterrata, attraversando numerose comunità di contadini,giungiamo ad Aguas Termales.Con una piccola quota d’entrata, si accede ad un sentiero che si addentra all’interno della foresta e dopo circa 20 minuti di cammino, si giunge ad una sorgente da dove sgorgano acque sulfuree alla temperatura di circa 80 gradi, le quali formano grandi nuvole di vapore che si alzano ed escono dalla foresta e che sono visibili anche a diversi km. Di distanza.Una volta ritornati alla base del sentiero, ci concediamo un lungo bagno all’interno di due piscine alimentate con l’acqua della sorgente… Davvero rilassante!!! La mia visita a Copan è terminata e il giorno seguente,faccio ritorno a S.P. Sula, con lo stesso autobus utilizzato per l’andata.Una volta giunto alla stazione, mi fermo direttamente, acquisto un biglietto per La Ceiba e due ore più tardi, sono di nuovo a bordo di un autobus della stessa compagnia molto più nuovo e confortevole rispetto a quello utilizzato in precedenza e che mi porterà in questa cittadina sulla costa.Durante il viaggio che dura circa 3 ore, vi consiglio di occupare i posti vicino ai finestrini, dai quali si possono scorgere vastissime piantagioni di ananas e banane. Una volta giunto a destinazione, prendo un taxi “collettivo” che mi porterà al mio hotel situato nella “zona viva” della città.

La Ceiba è una cittadina piuttosto grossa, le cui vie brulicano di gente a tutte le ore del giorno(e della notte) e dove ci sono moltissimi ristoranti, negozi, centri commerciali e tanto altro, ma, sono venuto fin qui, per fare alcune escursioni nei vicini parchi naturali che distano pochi km. Dalla città.

Prendo contatti con una piccola “agenzia” che organizza molte di questa escursioni e ci accordiamo per il giorno seguente.Alle 8 del mattino, passa a prendermi al mio hotel Juan Carlos,un ragazzo di origini Garifuna, le popolazioni indio che abitano in alcune regioni del paese e a bordo di un vecchio fuoristrada Toyota, ci dirigiamo fuori dalla città per raggiungere una zona del parco nazionale Pico Bonito.Una volta giunti al punto da dove partono alcune escursioni, si aggiunge a noi un altro ragazzo e insieme ci incamminiamo addentrandoci nella foresta. Durante il percorso, Juan Carlos, mi mostra alcune piante che vengono utilizzate come medicinali per i più svariati problemi di salute e tanti animali mimetizzati fra la vegetazione che solo l’occhio attento ed esperto di una persona abituata a rimanere a lungo in contatto con questo ambiente, riesce a distinguere senza particolari problemi.Il percorso è piuttosto faticoso e in alcuni punti anche un po’ pericoloso; ci sono molte piante sradicate che impediscono il passaggio e in alcuni tratti il sentiero è franoso a causa delle violente precipitazioni che si sono abbattute circa un mese prima con il passaggio dell’uragano Michelle.

Dopo due ore di cammino, arriviamo finalmente alla base di una cascata alta 150 metri e dove normalmente si può fare il bagno, ma la massa d’acqua che scende è veramente imponente e l’aria che causa durante la sua caduta non ci concede questo piacere e nemmeno quello di salire in alto per mezzo di un sentiero che aggira la cascata e che arriva in un punto da dove si può godere di uno splendido panorama della vallata.Il sentiero è stato completamente spazzato via dall’acqua che scendeva nei giorni in cui imperversava l’uragano. Era la prima volta che i ragazzi salivano dopo quei giorni di maltempo e non immaginavano che ci fosse una tale situazione. A questo punto, decidiamo di scendere a valle e, tanto per “movimentare” la giornata, ci avventuriamo con un piccolo canotto per 3 persone attraverso le rapide formate dal Rio Cangrejal.Era la prima volta che praticavo rafting e vi posso garantire che con l’aiuto di esperti e con l’apprendimento di semplici manovre da effettuare durante la discesa è stata un’esperienza veramente emozionante e divertente.

Il mattino seguente, sempre con Juan Carlos, ci dirigiamo alla Laguna Cacao,una zona situata a circa 30 km ad est da La Ceiba e chiamata così per la presenza di numerose coltivazioni di cacao. Abbandonata la strada asfaltata, procediamo per qualche chilometro su di una strada sterrata piuttosto mal ridotta fino a raggiungere una pianura fangosa con una passerella che conduce ad una laguna d’acqua dolce. Scarichiamo i 2 kayak dal vecchio Toyota e li trasciniamo fino alla fine della passerella, per poi metterli in acqua e cominciare a pagaiare nelle acque della laguna.Anche questa è stata la prima esperienza che ho avuto con questo genere di piccola “imbarcazione”, ma vi assicuro che con un po’ di impegno, si riesce in breve tempo a prendere confidenza e ad imparare a “navigare” in tutta tranquillità. Percorriamo quasi 6 chilometri all’interno di questa laguna fra mangrovie gigantesche, piante di ogni specie, avvistiamo intere famiglie di scimmie e tante altre specie di animali e Juan Carlos mi dice che è una giornata fortunata; non capita così frequentemente di avvistarne così tanti. L’escursione è faticosa, poiché il sole è cocente, ma bisogna stare decisamente vestiti a causa della presenza di numerosissime zanzare nei tratti in cui l’acqua è completamente stagnante, ma alla fine raggiungiamo il mare. Rimaniamo li un’oretta su una bella spiaggia, con la possibilità di fare il bagno nell’acqua salata da una parte e nell’acqua dolce dall’altra.Inutile dire che non c’è nulla, non c’è nessuno, solamente lo scenario di una natura strepitosa.

Una volta riposati, ritorniamo alla jeep percorrendo altri 6 km. Nella laguna e poi trascorriamo il resto della giornata in giro per alcuni piccoli paesi, a salutare amici e parenti di Juan Carlos.Ovunque ci fermiamo, appena scendo dalla jeep, sono inseguito da tanti bambini che chiedono un po’ di tutto, dai soldi al cibo, oppure una foto, la mia maglietta, il mio zaino… insomma, ognuno chiede qualcosa.Sono popolazioni che vivono nella miseria e guadagnano da vivere pescando, oppure coltivando banane, ananas, cacao, che poi vengono vendute principalmente ad alcune importanti multinazionali americane della frutta, oppure ai mercati locali in cambio di pochi soldi.Assalito da un senso di colpa da “ricco turista”, in meno che non si dica,finisco per distribuire tutti i soldi che avevo con me quel giorno a questi bambini.

Verso sera,facciamo ritorno in città e una volta giunti al mio hotel, saluto Juan Carlos, visto che la mia permanenza a La Ceiba, si sta per concludere.

Il giorno dopo, infatti, mi concedo una bella dormita fino a metà mattinata, vado in banca a prelevare un po’ di soldi e dopo pranzo, mi dirigo con un taxi al Nuovo Muelle De Cabotaje, il molo da dove mi imbarcherò sul Galaxi,un moderno traghetto veloce della compagnia Safeway, che mi porterà sull’isola di Roatan in circa 4 ore.Sul traghetto, ci sono posti a sedere all’interno, con aria condizionata e televisione, ma consiglio di prendere posto sopra, all’aperto, da dove si può ammirare il panorama in mare aperto. All’arrivo a Roatan, non farete sicuramente fatica a trovare un taxi, ma consiglio di uscire dalla zona del molo, prendere a sinistra e dopo pochi metri, troverete i taxi “collettivi”, ovvero piccoli minibus che aspettano persone che vadano tutte nello stesso luogo dell’isola e poi partono.Si spende 10 volte meno di un taxi normale e l’attesa per trovare i “compagni di viaggio” è solitamente di pochi minuti.

Il mio minibus è pieno, attraversiamo la cittadina di Coxen Hole, che è anche la capitale dell’isola e dopo venti minuti di viaggio con diverse soste per far scendere gli altri passeggeri che spesso sono gli isolani stessi, arriviamo a West End che si trova all’estremità occidentale dell’isola.West End è il centro turistico più famoso di Roatan, dove ci sono molte strutture ricettive, bar, ristoranti e molti diving center.Quando arrivo al mio hotel è già buio e le condizioni meteo, non sono delle migliori;infatti poco più tardi, comincia a piovere a dirotto e quella sera non riesco a farmi un’idea precisa del posto in cui sono arrivato.In giro c’è pochissima gente, i ristoranti sono quasi tutti vuoti, i negozi chiusi, insomma, la prima impressione non è delle migliori, così, dopo cena, decido di sistemare le mie cose in camera e vado a letto.

Per 2 giorni, il tempo è inclemente e piove quasi sempre.Non sono molto soddisfatto del luogo, che si tratta semplicemente di una strada di sabbia in riva al mare, dove ai lati ci sono, come detto in precedenza, piccoli hotel, bar, ristoranti e qualche negozio. Sul lato che da verso il mare, ci sono dei piccoli porticcioli, da dove partono le barche dei diving center, che portano i turisti a fare immersioni nei paraggi della bellissima barriera corallina, la seconda al mondo per estensione dopo quella australiana. Purtroppo, io non pratico questo genere di attività, in quanto non sono amante dell’acqua profonda.Sono certo di perdermi qualcosa di straordinario, ma è più forte di me,ho paura ad immergermi e così mi sono sempre accontentato di osservare la vita marina in superficie, con pinne e maschera!!! In quel momento, mi sarei accontentato di un po’ di sole e bel tempo, per rilassarmi sulla spiaggia.Il giorno dopo,finalmente, il mio desiderio è stato esaudito; è bel tempo e mi dirigo a West Bay, a detta di tutti la spiaggia più bella di Roatan, che si può raggiungere con i water taxi, piccole imbarcazioni che fanno la spola tra West End e West Bay, oppure a piedi, percorrendo una lunga spiaggia intervallata da alcune rocce facilmente superabili e da un ponte.Io scelgo di andarci a piedi e la camminata dura circa 45 minuti;fa caldo, il sole è forte nonostante siano solamente le nove del mattino, ma ne vale la pena.Si cammina tranquillamente sulla spiaggia indisturbati e ci si può fermare dove si vuole.Peccato che alcuni tratti, sono veramente sporchi di detriti che il mare ha buttato sulla spiaggia nei giorni in cui si è abbattuto l’uragano.

Finalmente arrivo a West Bay, ma quel giorno rimango un po’ deluso.Non la trovo poi così eccezionale come me l’avevano descritta,forse perché ho già visitato altri luoghi in passato e questo non è all’altezza,forse perché il mare è molto agitato a causa del vento,.. Non so.Trascorro tutta la giornata in spiaggia, dove finalmente comincio a conoscere un po’ di gente e solo verso sera, ritorno(sempre a piedi), a West End mentre mi godo uno spettacolare tramonto.

Ben presto le cose cambiano e già dal giorno successivo, sono decisamente soddisfatto del luogo. Le giornate sono ora ideali; soleggiate, con una leggera brezza ma non fastidiosa, anzi, direi indispensabile. La famosa West Bay, assume un’ aspetto idilliaco, con il lussureggiante palmeto, la sabbia bianca, acque cristalline e la barriera corallina che scopro essere a poche bracciate da riva.

Conosco tante altre persone,grazie anche alla vicinanza di un rinomato villaggio turistico italiano; la sera scopro ristorantini e bar un po’ nascosti, dove trascorrere qualche ora in allegria e così, quella piccola strada di sabbia, quel luogo tranquillo con poca gente in circolazione che all’inizio mi aveva un po’ deluso, comincia a piacermi veramente.Si tratta solo di fare qualche amicizia, sapere i locali dove vanno i turisti e gli isolani a divertirsi e avere un po’ di fortuna per trovare bel tempo.

Trascorro 10 giorni sull’isola, nei quali faccio un po’ di tutto:mi godo il sole beatamente sdraiato sull’incantevole spiaggia di West Bay, mi godo le acque cristalline della sua baia osservando la vita della barriera corallina con maschera e pinne, osservo spettacolari tramonti seduto su qualche porticciolo senza che intorno ci siano altre persone, la sera mi diverto con alcuni turisti e isolani che ho conosciuto giorno per giorno e insieme a loro, noleggiamo una jeep e facciamo il tour dell’isola partendo il mattino e ritornando la sera.

Ci sono diversi luoghi da visitare, come la cittadina di Oak Ridge, dove la gente vive su palafitte di legno dai colori sgargianti costruite sull’acqua e dove per pochi soldi, si può visitare in barca,un canale completamente circondato da mangrovie e abitato da enormi granchi color rosso fuoco e durante la traversata di Roatan, che scorre sull’unica strada asfaltata, basta osservare le indicazioni;scoprirete l’esistenza di un allevamento di iguana, dove potrete ammirare questi animali “preistorici” e fare qualche foto con loro,un delfinario, dove ci sono alcuni spettacoli realizzati, chiaramente, con dei simpatici delfini e poi scoprirete spiagge isolate, deserte, come Palmetto Beach, dove poter trascorrere qualche ora in assoluto relax e poi…Ristoranti, bar, dove fermarsi di tanto in tanto per sorseggiare qualcosa di fresco godendosi il panorama .Insomma, basta informarsi, avere voglia di vedere tanti posti nuovi e fare tante attività e vedrete che non ci si annoia per niente!!! Come ho già detto, io non pratico immersioni, ma sono una delle principali attività che si possono praticare a Roatan, oppure si può scegliere di esplorare i fondali marini, comodamente seduti all’interno di una barca con il fondo di vetro, oppure ancora decidere di partire alla scoperta delle altre isole circostanti , con alcune escursioni a bordo di moderni catamarani e in compagnia di tanta gente… scegliete voi!!! Purtroppo le mie vacanze stanno per volgere al termine, così, in una mattina che sta per essere illuminata dalla luce del sole caraibico, parto da West End con tanta tristezza nel cuore e sulla strada che mi porta a Coxen Hole sento che questo luogo , che all’inizio mi aveva un po’ deluso, ora mi manca già;mi godo gli ultimi scorci dell’isola che mi scorrono davanti agli occhi,una volta giunto al porto, imbarco i miei bagagli sul traghetto e alle 7 in punto, si parte per La Ceiba.Durante la navigazione, mi godo le ultime ore di sole e di caldo al piano superiore del traghetto, ripensando a tutti i bei momenti trascorsi in quelle tre settimane di vacanza e una volta giunti a destinazione, salgo su un taxi che mi porterà alla stazione degli autobus di prima classe da dove partirò per raggiungere la città di San Pedro Sula. L’ultima notte, la passo nello stesso hotel dove sono stato la prima notte che arrivai in Honduras e vorrei tanto poter tornare indietro, per ricominciare di nuovo l’avventura, ma la vacanza è veramente finita e l’indomani mi aspetta il lungo viaggio per fare ritorno verso casa.

A conclusione di questo racconto, vorrei esprimere tutta la felicità , la soddisfazione e il piacere che ho provato visitando l’Honduras.Sono contento di essere stato tra i pochi turisti che hanno visitato i luoghi che ho descritto e che credo saranno, in un futuro non molto lontano, tra le mete preferite dal turismo italiano ed internazionale.

L’Honduras e le isole della Bahia hanno molto da offrire agli occhi del visitatore e sono in grado di soddisfare qualsiasi tipo di turista in base alle sue esigenze.Non fermatevi all’apparenza, ma cercate il fascino nascosto di questi luoghi bellissimi.

Se siete interessati a ricevere qualsiasi tipo di informazione, vi prego di non esitare a contattarmi al mio indirizzo di posta elettronica (damystar@libero.It). Oltre a rispondere alle vostre domande,ho la possibilità, per coloro che fossero interessati, di mettervi in contatto con un valido tour operator gestito da professionisti italiani che operano direttamente in Honduras e che saranno in grado di“costruire” la vacanza in base alle vostre esigenze e di offrire assistenza durante tutto il periodo di permanenza nel paese.

Buon viaggio a tutti attraverso il MAGICO HONDURAS!!



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