Magia dell’Oman
Abbiamo così deciso di partecipare al tour Magia dell’Oman che ci ha fatto scoprire un Paese ancora sconosciuto ai più ma che si sta rapidamente affermando come una realtà turistica di prim’ordine grazie all’apertura al turismo voluta dal lungimirante sultano Qaboos.
L’Oman si trova nella Penisola Arabica all’imbocco dello stretto di Hormuz, a sud-est dei più conosciuti Emirati Arabi e Dubai: una posizione strategica e felice in quanto le lunghe coste che affacciano sul Mare Arabico sono particolarmente pescose ed il clima è piacevole per buona parte dell’anno (esclusa l’estate quando il caldo è torrido…).
Il territorio è collinoso e brullo, interrotto ogni tanto da wadi con rigogliosi palmeti e puntellato da antiche torri d’avvistamento ma i paesaggi hanno un loro fascino dovuto all’ancora (quasi) incontaminata Natura.
Il tour, proposto in Italia tra gli altri dalla Ottoemezzo Viaggi, aveva una durata di 7 giorni di cui 5 effettivi di visite (con possibili estensioni per la visita di altre zone) per far conoscere i luoghi principali. In particolare una giornata era dedicata alla capitale Muscat, una alla zona di Nizwa, una al deserto, una agli Wadi ed una alla zona di Sur ed alla costa. C’è da sottolineare che molto di quello che si vede o visita è stato profondamente ristrutturato e fortezze e castelli hanno un aspetto anche troppo nuovo (quasi da set holliwoodiano…) perdendo parte del fascino dell’antico e vissuto.
Muscat si estende per parecchi chilometri lungo la costa del Golfo dell’Oman ed i vari quartieri sono collegati da superstrade che si snodano tra le colline circostanti che permettono rapidi spostamenti tra le varie zone.
Quella più caratteristica è sicuramente Muttrah, dominata da un antico forte ed affacciata sul mare, dove una lunga passeggiata (la “corniche”) permette di godersi la vista della baia e dove si trova il Souq, il mercato in cui è bello perdersi tra profumi di spezie e di incenso (uno dei prodotti nazionali) ed i banchi di stoffe e souvenirs. Merita una visita anche il non lontano mercato del pesce per vedere uno spaccato della vita locale.
Tutta la zona assume una particolare atmosfera con l’imbrunire quando le luci dei lampioni, del forte e della moschea al_rasul al-Adham, creano un gioco di riflessi sul mare e passeggiare lungo la corniche diventa un piacere per gli occhi .
Più a est si trova il quartiere con il Palazzo al-Alam dove il sultano ospita le personalità che gli fanno visita. Ai lati del palazzo ci sono i due forti portoghesi di Jalali e Mirani, purtroppo non visitabili, e vicino c’è il museo Bait al Zubair che permettere di conoscere usi e costumi omaniti.
Dalla parte opposta della città si estendono i nuovi quartieri residenziali, con alcuni grandi alberghi, le spiagge e la Grand Mosque del sultano Qaboos, terza moschea dell’Islam per dimensioni.
L’edificio, con una grande cupola dorata avvolta in una gabbia di longheroni di marmo e circondato da cinque minareti a rappresentare i cinque pilastri dell’Islam, merita sicuramente una visita. Gli interni della moschea sono particolarmente ricchi con una commistione dei vari stili islamici succedutisi nel corso della storia.
Lungo la strada che da Muscat porta a Niwza abbiamo fatto una sosta fotografica per ammirare la valle di Samail, primo incontro con uno wadi, i caratteristici canaloni/letti di torrenti delle zone semi desertiche dove crescono rigogliose le palme da dattero.
A Nizwa l’attrazione principale è il forte con l’imponente torrione che domina la zona circostante costituita da una serie di piccoli souq suddivisi per mercanzie proposte. Bella la vista della città dall’alto della torre.
Da Nizwa abbiamo cambiato poi mezzo di trasporto e con veicoli 4×4 siamo saliti fino alla Jebael Shams, la Montagna del Sole, chiamata così perché con la sua vetta di 3004 metri è il monte più alto della Penisola Arabica ed è quindi il primo punto da cui si vede sorgere il sole al mattino.
La salita si snoda tra tornanti e tratti sterrati in mezzo ad un paesaggio quasi lunare e la meta non è la cima bensì una zona attorno ai 2000 metri dove si apre una profonda spaccatura nella montagna, detta Grand Canyon: è uno spettacolo assolutamente da non perdere.
Al rientro verso Nizwa, fatta una sosta fotografica del wadi e del villaggio abbandonato di Ghul e recuperato il nostro pullman, siamo saliti fino al caratteristico villaggio di Misfat al-Abreen per una passeggiata in mezzo alle case, al palmeto ed alle coltivazioni a terrazze e per vedere da vicino il funzionamento di un aflaj, il sistema canalare di irrigazione omanita. Il villaggio, visto dalla collina opposta, sembra uscito da un presepe!
Sulla strada del ritorno ultima sosta fotografica del villaggio abbandonato di al-Hamra.
La prima sosta dell’indomani è stata a Bahla, una cittadina un tempo circondata da una cerchia muraria di parecchi chilometri con un’imponente porta di accesso alla città ed una ancor più imponente fortezza (anche questa purtroppo chiusa al pubblico).
Tappa successiva è stato il castello di Jabreen, altro forte strutturato su più piani con una serie di stanze che conservano ancora affreschi, travi dipinte e decorazioni originali. Dalla sommità della torre si dominano la pianura circostante con lunghi filari di palme e le colline in lontananza.
Abbiamo poi lasciato nuovamente il nostro pullman per trasferirci con dei veicoli 4×4 nella zona desertica delle Wahiba Sands e, dopo aver visitato un accampamento beduino, arrivare al campo fisso di Sama al Wasil.
Nel tardo pomeriggio siamo andati ad ammirare il sempre affascinate ed immancabile spettacolo del tramonto sul deserto, non prima di aver scorrazzato con i fuoristrada su e giù per le dune.E dopo la cena al campo nella tenda beduina, la serata è trascorsa tra musica e balli attorno al fuoco sotto un bel cielo stellato.
La mattinata dell’indomani era possibile partecipare ad attività organizzate al campo tra cui la cammellata tra le dune o l’escursione in mini jeep e/o quad.
Ripreso il pullman siamo poi arrivati al Wadi Bani Khalid, dove in una fertile valle stretta tra i monti , un torrente si è fatto strada nella roccia formando delle pozze d’acqua in cui si può nuotare; è inoltre particolarmente piacevole stare con i piedi in ammollo mentre decine di piccoli pesci mangiano le cellule epiteliali morte.
Abbiamo poi proseguito per Sur, un’importante città a 150 km a sud di Muscat, famosa per i cantieri navali dove venivano (e vengono tutt’ora) costruiti i dhow, le tipiche imbarcazioni in legno di tek.
Anche Sur ha una bella corniche sul lungomare che permette di ammirare la tranquilla cittadina e la baia su cui si specchiano il faro e alcune torri difensive. Nel museo all’aperto si può ammirare, tra gli altri il Fatah al Kahir, un dhow d’alto mare veramente imponente. Poco più avanti si visitano i cantieri dove vengono costruite queste splendide imbarcazioni e c’è la possibilità di salirci per ammirarne la tecnica costruttiva.
L’ultimo giorno, lungo la strada costiera verso Muscat, ci siamo fermati al Wadi Tiwi per una passeggiata nel villaggio immerso nel lussureggiante palmeto per poi concederci alcune ore di sole e di mare presso un resort sulla suggestiva spiaggia di Wadi Shab, dove il mare assume mille gradazioni dal turchese al blu profondo.
Ultima tappa al poco distante cratere di Bimmah, una cavità carsica profonda una trentina di metri sul cui fondo c’è un piccolo lago dal colore verde smeraldo in cui è possibile fare un bagno: un’esperienza molto suggestiva!
In serata siamo infine rientrati a Muscat per un’ultima visita al souq di Muttrah per gli acquisti dell’ultima ora .
L’ Oman è stata una sorpresa: si è rivelato un Paese magnifico, sicuro e pulito e che nonostante l’inevitabile apertura al resto del mondo conserva ancora profondamente costumi ed usi tradizionali.