Madrid piena di vita
Arriviamo a Madrid in un assolato Sabato pomeriggio di Settembre.
L’aeroporto di Barajas è immenso (pare sia il quinto in Europa per traffico passeggeri), l’atmosfera festosa in un contesto esterno abbastanza brullo ed arido; l’aeroporto dista circa 15 km .dal centro della capitale dalla quale è ottimamente collegato con metro e linee bus. Avvicinandosi alla città ci si rende conto dell’immensità di questa megalopoli (più di tre milioni di abitanti che arrivano a cinque se si considerano i dintorni di quella che viene denominata “La Grande Madrid”). Il nostro hotel è praticamente al centro della capitale per cui nonostante l’ora abbastanza tarda abbiamo ancora tutto il tempo per visitarci il cuore del centro città. Cominciamo da Plaza Maior, la piazza più conosciuta di Madrid, con i suoi sterminati portici e i palazzi dalla tipica facciata rossa ed un autentico salotto ricco di caffè e locali all’aperto. A me la configurazione ricorda una Piazza San Marco di Venezia (con le sue Procuratiae nuove e vecchie) senza averne ovviamente il fascino della laguna e della cattedrale ma così, tanto per rendervi l’idea. Da Plaza Maior ci avviamo verso quella che è il punto d’incontro della gente di Madrid;: la Puerta del Sol. Di per sé nulla di eccezionale se non per il fatto che ci si rende conto di essere veramente al centro della capitale; da qui transitano tre linee di metropolitana e una miriade di vie e calle ma soprattutto ci si incontra, ci si dà appuntamento per dirigersi in ogni dove. Su un lato della piazza una statua con un orso che si appoggia ad un albero per mangiarne i frutti, è il simbolo di Madrid. Noi piemontesi cominciamo ad avere un po’ di acquolina in bocca (sono quasi le 21); non c’è che l’imbarazzo della scelta tra taverne, ristoranti con dehor all’aperto, “cervezerie” o semplici pub dove si può assaggiare un po’ di tutto. Alla fine optiamo per un locale simile ad una nostra birreria dove viene cucinato un po’ di tutto (dalla paella alla carne alla griglia, alle tapas, all’inimitabile prosciutto crudo di Madrid “jamon serrano”, volendo anche un buon pesce) lasciandosi attirare da una deliziosa sangria.
Alla fine della cena, sazi ed inebriati dall’effetto “sangria” cominciamo a vagare un po’ senza meta per le infinite calle del centro madrileno tra un dedalo di locali, spettacoli, incontrando miriadi di turisti e più semplicemente “gatos” madrileni (così vengono definiti gli abitanti di Madrid): gente che ha il piacere di incontrarsi e scambiare quattro chiacchiere all’aperto.
Il giorno dopo decidiamo di prendercela comoda; saliamo su uno dei numerosi ed efficienti bus turistici con il piano superiore scoperto e ci lasciamo trasportare alla scoperta della Madrid storica e moderna. Madrid non ha sicuramente la storia di Parigi o Roma; sino al 1500 era un villaggio di poche migliaia di abitanti, è stata praticamente inventata come capitale dagli imperatori che volevano un posto strategicamente al centro della Spagna come sede dell’Impero. Delle capitali storiche però ha acquisito tutta la maestosità; le grandi strade ricche di parchi, fontane e giardini ed incorniciate da splendidi palazzi ricordano un po’ la “grandeur” dei boulevard parigini.
Il centro è tutto racchiuso in pochi chilometri dove oltre alle piazze già citate sono da menzionare lo splendido Palazzo Reale, alla costruzione del quale hanno lavorato architetti italiani come Juvarra, la “Cattedrale de Nostra Senora de Almudena” da dove si apre uno splendido panorama sulle “sierre” che circondano Madrid, il “paseo del Prado” dove nel giro di poche centinaia di metri si concentrano alcuni dei più importanti musei del mondo come il Prado, il Thyssen ed il centro d’arte Reyna Sofia. Il tutto scandito da bellissimi parchi come il “parco del Buon Retiro” e il giardino botanico; persino la stazione ferroviaria di Atocha (tristemente famosa per essere stata sede degli attentati del 2004) presenta al suo interno un fantastico giardino tropicale lussureggiante dove si può ingannare il tempo, leggere, immersi nel verde tra le panchine.
Appena fuori dal centro si diramano le grandi arterie costruite per rendere la capitale spagnola all’altezza delle grandi capitali europee; la “Gran Via” con i suoi bellissimi palazzi, Calle Serrano che attraversa l’elegantissimo quartiere di Salamanca, il lunghissimo Paseo de la Castellana che ci trasporta nel cuore finanziario e commerciale di Madrid con i suoi grattacieli.
Dal moderno un passo nella tradizione e transitiamo accanto alla Plaza De Toros, quasi ad indicarci la doppia anima di questa Spagna ataccata alle tradizioni ma fortemente proiettata verso il futuro.
A questo punto, dopo aver completato l’iter panoramico della città in tutte le sue sfaccettature, è d’obbligo un tuffo al Prado.
Forse neanche tre giorni basterebbero per avere un’idea della grandezza di questo museo ricco di centinaia di capolavori d’arte; noi abbiamo il tempo limitato e, dovendo per forza operare una selezione, ci limitiamo a visionare le grandi opere dei maestri spagnoli Goya e Velazquez.
Ed ecco che davanti a noi scorrono come per incanto le opere che abbiamo visionato centinaia di volte tra i libri di scuola come “Las Meninas” di Velazquez, o “El Tres de Mayo” e le famose due versioni delle Maya “Vestida” e Desnuda” del Goya.
E’ ora di rituffarci nella calda atmosfera serale festaiola madrilena tra le manifestazioni di protesta (molto civili peraltro) degli “Indignados”: gli studenti che da mesi presidiano le piazze della capitale e la solita “movida” accogliente di fine Estate.
Il Lunedì lo dedichiamo ad una nuovo giro, questa volta a piedi, del centro con escursione sino al Palazzo Reale. Qui possiamo ammirare la magnificenza di questa residenza, in realtà attualmente poco sfruttata dagli attuali regnanti che preferiscono risiedere altrove ma imponente e sfarzosa nel suo disegno complessivo ; le facciate con i cancelli ricordano vagamente Buckingam Palace a Londra mentre i suoi dintorni e suoi giardini possono essere ritrovati in una residenza dei Savoia.
Decidiamo ora di utilizzare la Metro per recarci in un altro mito della città: il Santiago Bernabeu.
La linea metropolitana a Madrid è molto efficiente: 10 linee che coprono abbastanza capillarmente tutta la rete metropolitana e dell’immediato hinterland, le stazioni molto pulite ma un po’ anonime. Arriviamo alla fermata “Bernabeu” e ci troviamo davanti a uno dei templi del calcio mondiale. Per un appassionato calciofilo come me trovarsi di fronte a questa leggenda è una grande emozione; ancora più emozionante è seguire il percorso di visita allo stadio che consente di perlustrare ogni luogo simbolo di questo santuario che ospita la storia del “mejor equipo del mundo”. La sala dei trofei e dei cimeli (in primis le 9 Coppe Campioni vinte dalla più blasonata squadra del continente), gli spogliatoi, la sala stampa, l’accesso al campo di gioco e le panchine; tutto è studiato nei minimi particolari per trasmettere a tutti i visitatori anche non esperti di calcio l’emozione dell’avvenimento.
Adesso è ora di rituffarci nella cultura, questa volta moderna, il centro di Arte Reyna Sofia ospita il meglio dell’arte contemporanea spagnola del 900; è perfettamente integrato nell’ambiente storico della capitale ma altresì modernissimo con i suoi ascensori panoramici , le ampie terrazze e gli interni veramente innovativi.
Dalla pittura classica del Prado passiamo alla modernità di Dalì, Mirò e soprattutto Picasso.
La perla del museo è il famosissimo “Guernica” di Picasso; simbolo della tragedia umana e degli orrori della guerra ispirato al bombardamento subito dalla cittadina spagnola nel 1937 durante la guerra civile.
Ora è gia’ sera e scopriamo, con assoluto stupore, che il Lunedì sera è leggermente meno affollato del week end ma abbastanza vivo e sufficientemente frizzante.
Il giorno dopo si ritorna all’aeroporto per la partenza; di nuovo il contrasto accecante tra il verde, la vitalità e l’esplosione madrilena rispetto ai confini quasi aridi dei suoi immediati dintorni.
Non resta che immaginarci una serata madrilena ad ”andar per tapas” come dicono loro, pasteggiando tra sfiziosi antipastini, un po’ di carne “tierna” sorseggiando sangria (senza esagerare perché sembra leggera ma taglia le gambe) e soprattutto conservando la vitalità di chi sa ancora divertirsi senza esagerare: con l’unica gioia di ritrovarsi insieme al prossimo e tirar tardi:
Adios Madrid
Osvaldo Toldo