Madagascar responsabile

Viaggio responsabile in Madagascar: 15 giorni per conoscere da dentro un Paese e una cultura tanto lontana da noi
Scritto da: MartaJ
madagascar responsabile
Partenza il: 04/08/2013
Ritorno il: 19/08/2013
Viaggiatori: 2
Spesa: 3000 €
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Madagascar responsabile

Date di viaggio: 2 settimane (4 – 19 agosto 2013)

Itinerario principale: Antananarivo, Antsirabe, Ambositra, Soatanana, Fianarantsoa, Manakara, Ranomafana (Parco), Ambalavao, Riserva Anja, Ranohira (Parco Isalo), Tulear, Anakao.

Link a breve video (slide show) con foto viaggio: http://youtu.be/tH3vlnyEm_A

Sanità: abbiamo scelto di non fare la profilassi per via del fatto che abbiamo viaggiato in inverno in zone poco rischiose. In effetti abbiamo “incontrato” pochissime zanzare (a detta dei locali non pericolose). Abbiamo comunque portato con noi repellenti, Anti-Brumm (usati quotidianamente come prevenzione), e zanzariera per i posti sprovvisti. Consigliamo antitifica e epatite A.

Racconto: Viaggiamo sempre in maniera responsabile, ma quest’anno abbiamo deciso di farlo in maniera ufficiale rivolgendoci a Viaggi e Miraggi, un’agenzia che opera nell’ambito del turismo solidale. Abbiamo visitato il Madagascar con Hoby, una giovane malgascia che ha imparato l’italiano e i rudimenti di accompagntrice turistica grazie alle attività dell’associazione Averiko di Mira (Ve) e la corrispettiva Koinonia in Madagascar (Fianarantsoa). Grazie a Hoby e agli altri ragazzi del gruppo abbiamo potuto conoscere da vicino la cultura e le abitudini del Madagascar, senza però rinunciare alle classiche mete turistiche (parchi, città, mare…)

Purtroppo da Milano non ci sono voli diretti per Antananarivo, dobbiamo quindi far scalo a Parigi, dove ci aspetta un boing 777 dell’Air France. Il volo scorre più veloce del previsto, nonostante duri circa 10 ore, guardando film, leggendo e facendo qualche pisolino.

Finalmente atterriamo in questa pista illuminata in mezzo al nulla: l’aereo gigante arriva a fondo pista, fa inversione a U e torna indietro al parcheggio. Si scende, aria africana..che emozione! Operazioni di sbarco lunghe e complesse e dopo più di un’ora siamo fuori dove ci attendono Hoby e Lanto (autista). Sorridenti ci accolgono e ci portano nell’alberghetto vicino (Auberge au Cheval Blanc), camera spartana, ma ce lo aspettavamo visto che sarà piu’ o meno cosi per tutto il viaggio. Troppo presto e buio x dare un giudizio a questa terra. Vediamo domani…

Antanarivo – Antsirabe – Ambositra

Partiamo con calma verso le 8. Super traffico a Tana, iniziamo a capire il livello e lo stile di vita dei malgasci: tutti per strada, bancarelle improvvisate, gente ammassata che aspetta taxi-be, signore che lavano panni nel fiume. Facciamo solo un giro veloce per la città, tanto ci torneremo l’ultimo giorno prima di prendere il volo di ritorno. Usciamo dalla capitale in direzione sud, poco fuori dal centro, inizia la campagna con i terrazzamenti coltivati a risaie e terra rossa. La strada ė sinuosa con tanti villaggi e case tipiche di terra e mattoni rossi. Il viaggio ė lungo, incontriamo tanta gente a piedi, tutti camminano, spesso senza scarpe, tanti bimbi che giocan, le donne, nei loro abiti colorati, in testa portano di tutto, taxi-brousse stracarichi di gente e merce.

A pranzo facciamo tappa in un villaggio in un Hotely (trattoria): riso + carne di zebu e coca. Durante una pausa veniamo assaliti da un gruppo di bimbi, tipo bimbi di Peter Pan (chiedono sapone / penne).

Arriviamo a Antsirabe, ex città coloniale oggi un po’ fatiscente. Scende il buio pesto sulla strada, nonostante siano appena le 18, attraversiamo villaggi senza corrente con solo fuoco o candele. Arriviamo finalmente ad Ambositra (400 km in totale – 8 ore). Alloggio carino (motel Violette), bungalow + cena con caminetto.

Ambositra – Soatanana

Ci svegliamo con sole! Meta della giornata: villaggio tipico immerso tra i monti dove le donne lavorano tutte la seta (Soatanana). Mezzo di trasporto consigliato: land rover. Mezzo utilizzato: jeep malgascia… Renault 4 cilindri del 1970 verde sbiadito, priva di serbatoio, benzina in taniche direttamente tra i piedi dell’autista, che temiamo sia stato bocciato al corso sulla sicurezza!

Siamo alla meta dopo circa 2 ore di viaggio, percorsi non più di 30km, non senza aver sbagliato strada un paio di volte e esserci impestati nel fango con auto, bimbi ci rincorrono urlanti, semplicemente per salutarci (salut vazaha = stranieri in malgascio) giocano con una gomma e pezzo di legno, le pannocchie vengono utilizzate dalle bimbe come se fossero bambole.

Veniamo portati a vedere le varie tappe della lavorazione della seta, attrezzi casalinghi, sorrisi, senza denti, molto cordiali e accoglienti. Mercato delle sciarpe, a terra esposte un centinaio di sciarpe e tutto intorno il villaggio radunato ci guarda con gli occhi puntati per vedere se e quante ne compreremo: che scena! Ci facciamo prendere un po’ la mano e ci lasciamo giù uno stipendio.

Ritorno verso hotel, giro in paese ad Ambositra. Tappa a comprare statuette di legno, Ambositra infatti è famosa per lavorazione del legno, e casualmente capitiamo nel negozio che sostiene un progetto di riforestazione gestito da un ragazzo di Parma, trasferito in Madagascar ormai da 8 anni.

Ambositra – Fianarantsoa

Lo spostamento di oggi avverrà coi mezzi pubblici, prenderemo infatti il famoso taxi brusse, che altro non è se non un pulmino omologato per 9 ma che trasporta almeno il doppio dei passeggeri e sul cui tetto si può trovare di tutto: letti, bestiamo, bagagli, alimenti, motorini. Arrivati alla stazione (delirio di taxi-be + venditori ambulanti + autisti + facchini + viaggiatori), gli addetti al nostro taxi ci riconosco subito e ci caricano i bagagli sul tetto del taxi. Da qui in poi aspetteremo più di un’ora prima di partire (il taxi devi rimpire tutti i 18 posti). Nell’attesa, intorno a noi, vediamo di tutto: passeggeri che si bevono un uovo o mangiano spaghetti in brodo prima di partire, autisti che si fanno la guerra per aggiudicarsi i passeggeri e riempire il prima possibile il loro taxi, aiutandosi sempre l’un l’altro però, facchini che trasportano di tutto e fanno avanti e indietro e su e giù dai tetti dei taxi come dei pazzi. Alle 10.30 si parte. Sulla nostra fila siamo in 4, posti strettissimi, peggio di Ryanair!

La strada non è nelle condizioni migliori, ma il paesaggio è davvero bello, arriviamo verso le 15.30 dopo 5 ore di viaggio per 200km!

Alla stazione di Fianarantsoa altro casino indescrivibile con taxisti che ci saltano addosso. Alla fine spuntiamo un buon prezzo per andare a casa del ragazzo dell’associazione dove pernotteremo. Ci dirigiamo poi a visitare uno dei progetti dell’associazione a cui ci siamo affidati: Fanovo. Si tratta di un centro per lo sviluppo delle arti dei ragazzi (musica, lingue, comunicazione). Durante la visita i ragazzi ci intrattengono con musiche popolari suonate con strumenti dal vivo, molto suggestivo e emozionante. Torniamo sui nostri passi con taxi. Arrivati a casa cerchiamo di capire come lavarci (no acqua calda, doccia con secchio, ecc..). Cose difficili per noi occidentali, ma anche questo e’ Madagascar e fa parte del viaggio. Ceniamo a casa con (verdure + riso + polpette di zebu + frutta), poi partita a carte (bello mettere insieme questo crogiolo di culture diverse).

Fianarantsoa – Manakara

Oggi è il giorno del grande viaggio in treno! Sveglia presto (5.30) per andare alla stazione e comprare biglietti (fortuna Hoby ci ha tenuto posti a sinistra – visuale migliore). Giornata di sole. Treno parte “quasi” puntuale, solo un’oretta di ritardo, e pian piano lasciamo il paesaggio urbano per immergerci nella natura. La durata del viaggio è un’incognita (dicono dalle 7 alle 11 ore), ma lo spettacolo è una certezza. A ogni stazione, ogni frenata, il treno ė circondato da bimbi e persone che semplicemente salutano o vogliono venderci qualcosa. Che esperienza imperdibile!

Attraversiamo piantagioni di the, caffè, bananeti + altre piante non ben identificate, vallate verdi (foresta pluviale) e villaggi dove l’unica via di comunicazione ė la ferrovia.

Trasgrediamo al buon senso e alle norme di prudenza alimentare e asseggiamo un po’ di tutto: dolci di riso, banane piccole, caffè, dolci di banana, manioca fritta, fast food malgascio (pane e una specie di salsiccia), croccante di sesamo. Compriamo collane di rafia e spezie.

Dopo circa 9 ore di viaggio, attraversando paesaggi sempre diversi tra loro, giungiamo a Manakara. La cittadina ci appare subito più ospitale e a misura d’uomo delle altre viste fin’ora, forse anche complice il bel tempo e il fatto che sia sul mare! Optiamo per una passeggiata a piedi fino al nostro albergo/bungalow (Les Delices de l’Orient) sull’oceano indiano! Lasciamo bagagli e subito passeggiata al tramonto sul mare. Cena a base di pesce alla griglia pescato oggi.

Stellata paurosa in emisfero australe: stelle tutte diverse e via lattea perfettamente visibile!

Manakara – Canale Pangalanes

Oggi andremo in piroga sul canale di Panganales. Nel nostro caso non si tratta di una vera e propria piroga scavata in un tronco di eucalipto, come quelle che incontreremo durante la navigazione, ma di una barca dal fondo piatto con tetto e cucina a bordo, dove verrà preparato il pranzo.

Partiamo alla volta di un isolotto dove acquistiamo il pesce direttamente dalle moglie dei pescatori: aragosta, pesce margherita, tonno, triglia. Durante la navigazione, spunta il sole, ci fermiamo a visitare cimitero locale, villaggio di pescatori e venditori di spezie. Compriamo caffè, cannella e peperoncino. I bambini qua sono un pochino più puliti, più o meno indossano dei vestiti e, come di consueto, richiedono a gran voce di essere fotografati. Continuiamo la navigazione per arrivare a un’area pic nic attrezzata (?) su una duna a cavallo tra oceano e canale. Come non fare un bagno? Le onde sono molto alte + paura squali per cui riusciamo solo a fare quattro braccaiate, ma molto bello!

Pranzo divino, il migliore della vacanza, almeno per ora.. Mangiamo un sacco di pesce, vedure e immancabile riso. Ciliegina sulla torta le banane alla griglia: ottime!

Torniamo in barca, i rematori cantano canzoni popolari malgasce. Visita a un villaggio dove producono essenze, noi ci limitiamo a comprare collane però. Qua la povertà é tangibile, i bambini vengo o pagati 100 Ariary, 5 centesimi di €, per un sacco e di foglie da cui verranno estratte essenze, chiedono addirittura alla nostra guida soldi per sapone e zucchero.

Manakara – Ranomafana

Inizia il viaggio verso Ranomafana, acquisto miele (negozio aperto solo per noi), prelevato qualche soldino, rifornimento di acqua e via. Lungo il viaggio vediamo trasporto di un cadavere sulle spalle dei parenti, ambulanza (carretto trainato da zebù), compriamo le più economiche banane del mondo: 10 banane a 300 A (0,10 €), tappe foto, acquisto pommecarell (frutto esotico), cocco e ananas.

Arriviamo a Ranomafana, giro alla piscina calda che dà il nome al paese (rano= acqua, mafana=calda). Questa sera dormiamo in ostello (gite Rianale) alle porte del parco. La camerata da 8 letti é di tutto rispetto, ma per scrupolo ci infileremo nei nostri sacchi a pelo. Il bagno lascia un po’ a desiderare.

Escursione notturna a vedere lemuri e camaleonti, i nostri accompagnatori rintracciano un solo lemure e 4/5 specie diverse di camaleonti. C’era molta gente e il tutto era un pochino troppo turistico, ma in ogni caso è stato molto interessante e poi non c’è altro da fare J

Ranomafana – Savhoandronina – Fianarantsoa

Notte in ostello trascorsa bene, con solo qualche rumoretto sul tetto non ben identificato, probabilmente qualche lemure si è divertito. Sveglia presto per sfruttare le luci della mattina per la visita al parco nazionale Ranomafana. Dopo qualche minuto di passegiata avvistiamo subito i primi lemuri. Il percorso prosegue poi tra avvistamenti (alla fine vedremo 3 specie di lemuri + 1 camaleonte), foto e racconti su fauna e flora del parco da parte della guida. Prima di concludere il giro, ci fermiamo anche a una bella cascata.

Torniamo in ostello per il pranzo (come per la cena, anche questa volta la qualità non si smentisce) e poi ripartiamo in auto alla volta di Savhoandronina, piccolo villaggio dove l’associazione Koinonia sta portando avanti un progetto con la gente del posto per la conservazione della foresta. Il capo villaggio ci illustra il progetto poi compriamo due cesti in rafia fatti a mano. Infine giretto del villaggio con foto di rito ai bimbi. Ultimo tratto di strada per rientrare a Fianar con stop per foto a tramonto.

Fianarantsoa

Siamo ancora ospiti in casa di uno dei ragazzi dell’associazione. La mattina alle 9 Hoby ci viene a prendere, colazione insieme, e ci incamminiamo per andare a conoscere la sede centrale dell’associazione Koinonia. Dopo circa un’oretta a piedi tra bancarelle e polvere arriviamo alla sede: la responsabile ci presenta le attività in corso, risponde alle nostre numerose domande e ci illustra le costanti criticità. Visitiamo il progetto Polo (Piccoli Indiani) dedicato al sostentamento dei bambini di strada, per i quali portiamo medicine e penne dall’Italia e compriamo in loco quaderni, righelli e biscotti. I bambini, 9 in tutto, dormono in camerette da 4/6 letti, senza finestre ma solo persiane, hanno uno spazio comune per mangiare, fare compiti e giocare, bagno e doccia sono all’aperto. É davvero forte vedere il contrasto con i nostri bambini che si lamentano sempre, qua basta un quaderno perché siano felici.

Visitiamo poi il progetto di donne, Savy, che lavorano rafia e ricamano per contrastare la disoccupazione, anche qua ci scappa l’acquisto: cestini e federa per cuscino.

Ci spostiamo, sempre on foot, al progetto Fanovo. Oggi lezione di Italiano tenuta da noi!! É stato molto interessante, soprattutto perché l’aula era davvero eterogenea, ragazzi di 20 anni e signore di 60. Non so se è quanto i ragazzi abbiano capito, ma per noi é stata una bella esperienza, forse il momento più bello e coinvolgente della vacanza! Andiamo alla radio dove lavora uno dei ragazzi di Fanovo e ci perdiamo in mille domande e commenti. Sembrava di essere in una radio da oratorio, l’insonorizzazione è fatta con cartoni di uova!

Nel secondo pomeriggio ci spostiamo a vedere la città alta (ultimo stralcio del periodo coloniale francese), finalmente non c’é polvere e auto! Compriamo un foulard/quadro, speriamo che arrivi intero a casa. Ovviamente contrattiamo sul prezzo e spuntiamo uno sconto del 20%, non male.

Fianarantsoa – Ambalavao – Parco Anja – Ranohira

Il nostro fidato autista ci viene a recuperare e partiamo, non prima di aver fatto tappa in banca e al mercato: acquistiamo ananas e arance per il pranzo, non possiamo nemmeno pensare di rimettere un piede in un hotely (= trattoria locale veramente grezza!).

Arriviamo ad Ambalavo dopo le solite innumerevoli tappe per fotografie. Giro alle cartiere di Antamoro, assistiamo all’intera fase di lavorazione della carta, che ha la particolarità di contenere fiori freschi. Giro in paese, forse la più bella cittadina vista sino a ora. Ogni mercoledì e giovedì qua si tiene un mega mercato di zebù dove la tratta coinvolge fino a 3.000 capi, noi purtroppo siamo qua il martedì quindi ce la perdiamo, ma visitiamo lo stesso il posto.

Arriviamo alla Riserva Anja, faremo giro con una guida più un ragazzino avvistatore di lemuri. La passeggiata é piacevole, vediamo tanti lemuri Catta (quelli con coda ad anelli bianca e nera), facciamo arrampicata con tanto di corda, vediamo bei panorami salendo su alcune rocce (dove in passato vivevano le tribù locali) e tutto va per il meglio. Avvistiamo anche un camaleonte.

Partiamo verso Ranohira, diverse tappe foto. Da questo momento il paesaggio cambia: non ė piu’ terra rossa con terrazzamenti, ma diventa piatto e a tratti deserto e savana con massicci rocciosi millenerai in lontananza. Ci fermiamo a Ihosy per un giretto, ma ė talmente brutto che filiamo via a gambe levate. Poco prima di arrivare ci fermiamo ancora a vedere/fotografare tramonto.

Parco Isalo – Tulear

La nostra guida, Emanuell, ha la stessa conoscenza dell’italiano che abbiamo noi del malgascio.. Nonostante ciò, siamo contenti perché durante l’itinerario incontriamo poca gente, ma tantissimi lemuri; particolarmente belli i lemuri bianchi e catta che mangiano e zampettano a pochi metri da noi. Anche il parco (una sorta di gran canyon africano con le gole ricche di fauna e flora rendono merito) ė molto interessante, alcuni scorci danno proprio l’idea di oasi africana. La passeggiata é molto piacevole, sembra di essere nel nulla del centro America. Arriviamo finalmente ad una piscina naturale, tipo oasi in mezzo al deserto con palme e piante esotiche, dove ci facciamo un bel bagnetto rigenerante.

Ripartiamo verso Tulear, velocità di crociera non superiore a 60km/h. Veniamo investiti da mega sciame di cavallette (unico momento della vacanza dove le abbiamo avvistate) davvero impressionanti, sembrava di essere mitragliati. Ma almeno abbiamo visto anche questo! Avvistiamo i primi baobab, foto dall auto, ma urge fermarsi.. Anche qua siamo completamente circondati da persone non solo bimbi, che ci chiedono soldi per zucchero, vestiti, sapone.. Passiamo per Ilakaka (città molto popolata da arabi per via delle miniere di zaffiri che si trovano qui intorno). Questa parte di viaggio si rivelerà molto impegnativa a livello emotivo, incontriamo infatti numerose minuscole baracche e addirittura vere e proprie capanne in cui vivono le persone.

Anakao 1

Sveglia presto per andare a prendere barca per Anakao (questo posto non si raggiunge via terra). Il tragitto in barca ė particolare perché il motoscafo, a causa della marea, si ferma al largo e i passeggeri vengono trasportati dalla costa con un carretto trainato da zebù. La tratta in barca dura poi circa 1 ora e 30. Anakao é veramente un posto da cartolina: spiaggia bianca, mare cristallino, bungalow in paglia vista mare, manca solo l’acqua corrente, ma sicuramente questo luogo viene eletto a migliore della vacanza.

Posiamo i bagagli (hotel bungalow Lalandaka) e andiamo subito in spiaggia. Veniamo assaliti da venditori di escursioni, massaggi, braccialetti, treccine e chi più ne ha più ne metta. Stiamo sotto l’ombrello giusto un’oretta e poi decidiamo di fare una passeggiata sul lungo mare fino al villaggio di pescatori. Incontriamo una quantità enorme di bambini, ne contiamo 243, ma sicuramente qualcuno é doppione, molti sono in paese e non rientrano nel calcolo. La spiaggia é infinita…

Andiamo a pranzo da Emile: mangiamo calamari e pesce margherita alla griglia con puree e patate rosolate, temiamo che non ci bastino i soldi, ma il titolare é disposto a farci credito. Incredibile spendiamo solo 21.000 A (7€).

Torniamo a spiaggiarci per un po’, organizziamo escursione per l’indomani, facciamo un’altra passeggiata, poi andiamo al nostro bungalow per il tramonto. Ce lo godiamo gustandondoci l’ananas comprata il gg prima.

Anakao 2

Anche oggi ci svegliamo presto (6.30) con sveglia nonostante siamo in un posto da totale relax! Abbiamo infatti prenotato un’escursione in barca che ci porterà a visitare le vicine isole di nosy ve + nosy satra + foresta di mangrovie. La nostra piroga (tipica del posto con un solo scafo a cui si appoggia un contrappeso (tipo catamarano) per non farla ribaltare) ci aspetta sulla spiaggia alle 7.30. Visitiamo una foresta di mangrovie (interessante ma niente di esaltante), poi ci spostiamo a Nosy Satra (isola deserta dove facciamo un bagnetto) e infine ripartiamo per Nosy Ve. L’isola (disabitata) ė veramente paradisiaca (spiaggia bianca, acqua cristallina) e funge anche da habitat per alcune specie di uccelli. Qui mangiamo un pranzetto a base di pesce fresco sulla spiaggia (aragoste, margherite, pesciolini in salsa + riso e patatape dolci) preparato da quegli “sciagurati” dei nostri 2 marinai. Poi riposino e si riparte per cercare di captare qualcosa della barriera corallina facendo un pò di snorkeling. Ci avviciniamo alla barriera, il mozzo butta l’ancora ma ė senza corda! Increduli per quello che sta succedendo uno dei 2 baldi malgasci si butta in acqua a capofitto per cercare di recuperare il recuperabile. Una volta assestata la situazione, ci buttiamo con la maschera desiderosi di avvistare la barriera, ma anche causa del mare un po’ mosso, non vediamo un tubazzo di niente! Sconsolati, risaliamo con fatica sul nostro mezzo e ripartiamo alla volta della terra per tornare al villaggio.

Anakao – Tulear

Dobbiamo lasciare il mare e spostarci verso Tulear, prenotiamo dall’hotel un taxi per andare a visitare l’Alboretum (una sorta di orto botanico fondato da uno svizzero che tuttora contiene più di 900 specie di piante della zona – foresta spinosa). Riserva naturale molto interessante, tante foto alle piante più strane (baobab, cactus, elephant tree, ecc..).

Torniamo sui nostri passi verso il centro di Tulear e decidiamo di avventurarci per un giro a piedi. Compriamo l’immancabile calamita da attacare al frigo (ahahah) poi andiamo a prenderci un gelato in una gelateria gestita da un italiano (tipica storia da film di 50enne che molla tutto, si sposa una ragazza locale e si apre un piccola attività per vivere). Gelato abbastanza buono per essere in Africa, ma posto per ricchi. I locali non se lo potrebbero permettere. Passeggiata infine sulla promenade di Tulear, di fianco a baracchini, mendicanti e qualche baretto.

Tulear – Antananarivo

Questa mattina decidiamo di fare colazione fuori da hotel, in una sala da the gestita da arabi (pan au chocolat + the salato). Tornati in albergo prendiamo subito taxi per aeroporto di Tulear per il volo interno che ci riporterà nella capitale. In aeroporto, quasi tutti turisti, incontriamo molte facce già viste durante il resto della vacanza. Volo con Air Madagascar ok, meglio del previsto (1h). Aeroporto di Tulear un po’ meno (un capannone con una strisciata di cemento). Arrivati a Tana cerchiamo invano un deposito bagagli, alla fine la tizia del desk informazioni ce li tiene sotto il suo banco! Poi prendiamo servizio shuttle per il centro (ottimo, anche con musica di sottofondo e finalmente un pulmino decente) e ci facciamo lasciare alla città alta presso il Rova (ex palazzo regina).

Visitiamo il palazzo (quello che ne ė rimasto perché ė stato incendiato e distrutto negli anni ‘90) con un ragazzino guida che parla 5 parole di italiano. Il palazzo sorge però sulla collina più alta della città dove si ha una vista a 360º sul centro della città, e via di foto approfittando della bellissima giornata.

Scendiamo poi a piedi seguendo un itinerario consigliato sulla guida e ci fermiamo qua e là (chiese, parco con spettacolo di danza e canto, ex palazzi coloniali). La capitale oggi ci fa un’impressione diversa rispetto al primo gg di vacanza, forse perché ė domenica e quindi c’è meno traffico, forse per il sole, forse perché la giriamo a piedi.

Compriamo mandarini e ananas da venditori di strada e facciamo pausa in un piccolo parco (roseto), sempre nella parte alta della città. Poi al posto del pranzo andiamo in una pasticceria di grido (per ricchi), dove ci scateniamo con degli ottimi dolcetti accompagnati da the e caffè.

Nel pomeriggio continuiamo il tour a piedi scendendo nella parte bassa (un po’ più caotica e malfamata) dove c’è mercato, ex stazione ferrroviaria, municipio. Cerchiamo anche supermarket aperto la domenica (qui i negozi sono tutti chiusi) per le ultime spese (the, caffè, cioccolato).

Scende il buio, e come in ogni altra città malgascia senza luce, ė meglio non girare la sera a piedi da soli. Ci infiliamo, un po’ titubanti, in un pub dai “secondi fini” e dopo esserci scolati una birra THB e noccioline prendiamo taxi per tornare in aeroporto. Qui ci facciamo un po’ di paranoie, anche ripensando ai racconti e le esperienze con i taxi notturni, ma tutto va a buon fine e arriviamo abbastanza velocemente a destinazione (anche ad un prezzo modico). Siamo tra i primi ad arrivare (19.00 – il volo ė all’1 di notte!), recuperiamo bagagli al desk info e cerchiamo di spendere ultimi Ariary.

Ciao ciao Madagascar! Grazie per questa bella esperienza di viaggio (vita) e di arricchimento personale.



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