Un itinerario tra i luoghi meno noti di Venezia

Ho deciso di scoprire i luoghi di Venezia meno noti. In un tour giornaliero voglio vedere calli e campielli meno invasi dal turismo di massa, angoli nascosti scevri da rumori. Voglio assaporare la loro bellezza ancora incontaminata. Il sole alto nel cielo terso invita a scoprire qualsiasi particolare di questa città unica.
Cannaregio
Dopo aver lasciato alle mie spalle i tantissimi turisti (e pochi veneziani) in Lista di Spagna, venendo dalla stazione di Santa Lucia, eccomi sul ponte delle Guglie. Scendo rapidamente i suoi lunghi gradini e svolto a sinistra in fondamenta Cannaregio. È piacevole camminare su di essa e noto, dall’inconfondibile dialetto veneziano, che le poche persone che incontro sono solo gli abitanti della zona di Cannaregio. Solo qualche visitatore è seduto ai tavolini di un bar posizionati a un metro circa dal canale.
Alti palazzi posti sia di qua sia di la del rio hanno la mia totale ammirazione talmente sono ben tenuti. La maggior parte di essi ha davanzali traboccanti di fiori coloratissimi.
Quasi all’inizio della fondamenta, sulla mia destra vedo l’entrata per il Ghetto ebraico e mi prometto di visitarlo in un altro momento. Sono vicino al ponte dei tre Archi e decido di dare uno sguardo alla chiesa gotico-rinascimentale di San Giobbe posta sull’altra sponda del canale, chiesa meritevole di essere vista soprattutto per importanti quadri e dipinti posti al suo interno.
Arrivo alla fine della fondamenta e la vista spazia su tutta la laguna interna in cui numerose barche a vela creano uno spettacolo unico con il contrasto del bianco delle vele e il (quasi) blu dell’acqua.
Mi addentro sulla destra tra edifici di edilizia popolare curatissimi di recente costruzioni e, dopo aver percorso calli e piccoli campielli senza mai incontrare nessuno, ad eccezione di due sperduti turisti rimasti incantanti dalla bellezza del luogo, arrivo sulla fondamenta di un piccolo canale interno e da cui ammiro da un altro punto di vista, la laguna nella sua vastità. Mi siedo su una panchina e assaporo l’odore della salsedine che un piccolo refolo di vento ha spinto verso di me.
Chiesa della Madonna dell’Orto
Sono le undici e ho in programma la visita alla Chiesa della Madonna dell’Orto. Dopo aver salito e sceso alcuni ponti, chiedo a un abitante della zona (la prima persona del luogo che incontro) che sta uscendo da un angusto portone di un’abitazione con giardinetto, l’indicazione a me necessaria. Mi accompagna per un po’ tra anguste calli, dove noto tante piante verdi in ogni casa e i fiori che contribuiscono a rendere coloratissimo il luogo. Dopo cinque minuti mi saluta e mi dice di seguire la fondamenta lì vicina fino al suo termine. Eccola, la chiesa mi appare sulla sinistra tra un palazzo e l’altro. Quando sono davanti al suo portale ritorno con i ricordi a tanti anni fa, al periodo della scuola, a quando l’insegnante di lettere mi diede una ricerca da fare su questo luogo di culto.
Al paradiso perduto
Sono circa le dodici e trenta. Ritorno in fondamenta della Misericordia. Noto che sicuramente è un posto conosciuto perché vedo già tantissime persone sedute esternamente nelle numerose trattorie del luogo in attesa di essere servite. Decido per “Al paradiso perduto”, locale dall’impronta molta veneziana in cui consumo alcuni ottimi piatti della tradizionale cucina veneziana (e veneta).