Lungo le strade dell’isola rossa… non solo lemuri e baobab!

Tour on the road alla scoperta delle meraviglie del Madagascar
Scritto da: lima
lungo le strade dell'isola rossa... non solo lemuri e baobab!
Partenza il: 31/05/2018
Ritorno il: 13/06/2018
Viaggiatori: 2
Spesa: 2000 €
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Dopo aver visitato molti Paesi dell’Africa subsahariana, rimanendone sempre affascinati ed entusiasti, quest’anno la nostra scelta è ricaduta sul Madagascar: meta esotica e naturalistica per eccellenza, con una flora e fauna unica, un mare da sogno e paesaggi da cartolina. Abbiamo quasi sempre organizzato i nostri viaggi in autonomia, prendendo a noleggio una vettura 4×4 e alternando notti in tenda ai più comodi lodge. Questo è il modo che indubbiamente amiamo, per il senso di assoluta libertà che ci trasmette e perché la riteniamo un’esperienza più autentica.

Ci siamo documentati molto sulla possibilità di un self drive in Madagascar, che seppure possibile, è fortemente sconsigliato per varie ragioni (lo stato pessimo delle strade, la mancanza di indicazioni, alcuni problemi di sicurezza, pochissimi noleggiatori disposti a noleggiare l’auto senza autista e a prezzi comunque uguali se non più alti, condizioni dei veicoli non proprio ottimali…). Quindi, anche se all’inizio titubanti (avevamo già provato l’esperienza del viaggio con autista in India e Kenya) abbiamo accettato l’idea e dopo varie ricerche abbiamo deciso di affidarci a Fabrizio di Freebird Madagascar per reperire l’autista ed aiutarci ad organizzare le varie tappe del nostro tour. Fabrizio è un ragazzo italiano che da molti anni vive con la famiglia a Tana, conosce benissimo il paese ed è stato un aiuto fondamentale per la riuscita del viaggio. Dopo vari contatti e scambi di email e telefonate, abbiamo definito l’itinerario per le nostre due settimane di vacanza: un tour ad anello con partenza dalla capitale, per poi spostarsi a ovest, verso Morondava, ridiscendere lungo la costa per fermarsi qualche giorno al mare sullo splendido canale del Mozambico, per poi riprendere la RN7 e risalire verso Tana passando dagli altipiani centrali e, tra gli altri, dai parchi dell’Isalo, Anja e Ranomafana. Fabrizio ci aveva avvertito fin dall’inizio che ci sarebbero stati dei tratti di strada lunghi e impegnativi e che un tour di questo tipo avrebbe richiesto senza dubbio più giorni a disposizione, ma essendo abituati a questo tipo di viaggi e non volendo perderci nessuna delle tappe, abbiamo ritenuto di mantenere il programma originario e di viverlo al meglio.

31 maggio: BOLOGNA – ANTANANARIVO

Siamo partiti la mattina del 31/05 da Bologna con Air France (tariffa 520 euro a/r) e dopo un breve scalo a Parigi la sera stessa atterriamo ad Antananarivo. Premetto che non abbiamo fatto la profilassi antimalarica e che in due settimane avremo visto 3 zanzare sì e no… Ci mettiamo in fila per il visto e dopo un minuto un ragazzo con tesserino di riconoscimento ci chiede i passaporti dicendo che se ne sarebbe occupato lui. Gli diamo quindi i 35 euro a persona per il visto e in effetti salta la fila (che comunque era di una decina di persone), va dall’operatore e in un batter d’occhio ci riporta i passaporti vistati…ovviamente chiedendoci qualcosa per il servizio! E non avendo cambiato i soldi e avendo come taglio più piccolo 10 euro, tocca dargli quelli, che per loro sono un’enormità…evvai la prima marchetta di benvenuto in Madagascar (per fortuna resterà anche l’unica!). Usciamo velocemente dall’aeroporto e conosciamo subito il nostro autista, Yves, che ci accompagna all’auto. Con nostra sorpresa, oltre ad un ottimo francese parla anche un po’ italiano. L’auto è una Nissan Patrol, con dotazioni standard ma che ci sembra in buone condizioni per affrontare il nostro on the road. Nonostante l’ora tarda il traffico è piuttosto caotico, attraversiamo il centro città e circa in 30’ arriviamo al nostro hotel, il Belvedere, gestito da un signore italiano. L’hotel è carino, la stanza e il bagno spaziosi, ma siamo talmente stanchi che pensiamo solo a buttarci nel letto….domani alle 8 ci aspetta Fabrizio!

01 giugno: ANTANANARIVO – MIANDRIVAZO

(430 km per 8h 30′ di auto con 1 ora circa di soste).

Puntuali alle 8 scendiamo nella sala ristorante da cui si gode una bella vista sulla capitale, che a quest’ora però è ancora un po’ avvolta dalle nubi sorgendo a 1400 slm. Fabrizio arriva in motorino, facciamo insieme colazione (discreta, a base di crepes) e facciamo una bella chiacchierata nella quale apprendiamo un sacco di cose interessanti sugli usi e costumi del Paese, oltre a rivedere nel dettaglio l’itinerario. Saldiamo il costo del suo servizio e il conto dell’hotel, prenotato on-line e ci prepariamo ad affrontare la lunga tratta odierna fino a Miandrivazo. Salutato Fabrizio, che incontreremo nuovamente a Tulear, ci immergiamo nel caos cittadino. Yves è bravissimo a schivare di pochi centimetri auto, carretti, animali e persone che in grande quantità sono riversi ai lati delle strette strade del centro, intenti a vendere e comprare ogni sorta di cose nelle bancarelle e nei piccoli negozi. Occorre parecchio tempo per uscire dalla capitale, le strade sono ingolfate e l’odore di diesel che entra dai finestrini rende l’aria irrespirabile. Finalmente fuori dal caos la strada diventa piacevole e si snoda tra villaggi, risaie a perdita d’occhio, altipiani di terra rossa e scene di vita quotidiana che in gran parte si svolgono ai lati della strada. Ci fermiamo ad Antsirabe, patria dei pousse pousse, a mangiare qualcosa e a comprare un po’ di frutta al mercato, oltre a procurarci una sim locale (Orange, che è quella che a maggiore copertura nel paese) per le chiamate e internet, dato che sappiamo già che il wifi non sarà sempre funzionante. Facciamo benzina (da qui a Miandrivazo incontreremo solo un altro distributore) e sul far della sera arriviamo al nostro hotel, il Princesse Tsiribirinha, usato molto spesso come base dai turisti per la discesa in piroga dell’omonimo fiume, cosa che noi per questione di tempo non faremo. La stanza è semplice, ma funzionale, dotata di zanzariera e ventilatore, visto che sembra fare parecchio caldo. Ceniamo al ristorante dell’hotel con filetto di zebù a la bourguignonne (un po’ troppo cotto) e pollo alla mostarda. La giornata in auto è stata lunga e, seppure su strada asfaltata, stancante, per cui stasera si va a letto presto!

02 giugno: MIANDRIVAZO – KIRINDY FOREST

(6 ore circa, con 2 ore di soste)

Dopo una notte caldissima la sveglia suona alle 7.00. Facciamo colazione con pancake e banane, saldiamo l’hotel (rigorosamente in contanti, sono ancora molto poche le strutture che accettano la carta di credito) e ci mettiamo in viaggio, direzione Morondava. Già pochi km dopo la partenza il paesaggio cambia notevolmente, diventando più verde grazie alla presenza dei corsi d’acqua che attraversano la regione. Da uno dei tanti ponti ci affacciamo e vediamo intere famiglie intente a lavare i panni, bambini che giocano nell’acqua e donne che fanno il bagno. Soprattutto i bambini ci regalano grandi sorrisi, alla vista della fotocamera si cimentano in capriole ed evoluzioni sulla riva per impressionarci…sono uno spettacolo! Qualcuno sale rapidamente per raggiungerci, gli diamo qualche caramella e alcuni pennarelli, ci ringraziano e felici corrono a raggiungere le loro famiglie.

Vediamo un susseguirsi di risaie, dolci colline, ampie distese di palme e alberi di mango. Attraversiamo innumerevoli villaggi, mentre per strada si incrociano pochissime auto…abbiamo la sensazione che di turisti ce ne siano davvero pochi in giro. Arriviamo nei pressi di Morondava verso mezzogiorno, Yves ne approfitta per mangiare qualcosa nel mercato locale, mentre noi ne approfittiamo per fare un giro a piedi e comprare un po’ di frutta nelle bancarelle. Siamo gli unici turisti e destiamo immediatamente la curiosità dei presenti. In pochi minuti si forma dietro di noi un codazzo di bimbi vocianti coi quali ci divertiamo a fare riprese e foto, regalandogli alla fine tutta la frutta che avevamo appena acquistato! Ci è già evidente come le condizioni di vita delle persone siano difficili, non hanno nulla, la maggior parte nemmeno le scarpe. Gli unici giochi che hanno i bambini sono palloni di pezza o ruote che fanno girare magistralmente con un bacchetto di legno. Nonostante questo ci sembra un popolo allegro e ben disposto verso i turisti! Yves ci raggiunge e percorriamo in macchina i pochi km che ci separano dalla famosa Avenue de Baobabs, uno dei simboli del Madagascar. Gli alberi sono davvero imponenti e il viale è suggestivo. Yves ci racconta che delle 9 specie di baobab esistenti al mondo ben 7 si trovano in Madagascar. Per fortuna c’è pochissima gente, diamo uno sguardo alle bancarelle che vendono a prezzi irrisori begli oggetti realizzati in legno di palissandro. Percorriamo tutto il viale a piedi, il sole è alto e quindi non è l’ideale per scattare fotografie, ad ogni modo ripasseremo di qua domani al ritorno da Kirindy Forest. Alla fine del viale, da dietro un albero spuntano 2 ragazzini che ci mostrano orgogliosi i loro camaleonti, il più grande dei quali non esitano a mettere sul braccio di Matteo…che ovviamente non vedeva l’ora! Ci intratteniamo un po’ con loro, ci chiedono soldi, ma preferiamo come sempre dare qualche piccolo oggetto. Ci siamo portati da casa materiale scolastico, palloncini, caramelle e vestiti, per non contribuire a far aumentare il fenomeno dell’accattonaggio da parte dei bimbi.

Ci rimettiamo in auto, la strada qui è sterrata ma in discrete condizioni e occorre circa 1 ora e mezza per raggiungere l’ingresso della Kirindy Forest. Arrivati la guida del parco ci consiglia di tornare verso le 18 in quanto al pomeriggio e con questo caldo sarebbe molto improbabile vedere gli animali. Torniamo quindi indietro di qualche km ed arriviamo al nostro lodge, il Relais du Kirindy. La struttura è molto carina, vi è un corpo centrale dove vi è la reception, la sala ristorante all’aperto e la piscina, mentre gli spaziosi bungalow dal tetto di paglia sono disseminati nella proprietà. Dopo il check-in, ordiniamo già la cena per la sera dato che torneremo abbastanza tardi dalla nostra escursione. Sistemate le valigie in camera, ci rilassiamo un po’ a bordo piscina. Torniamo al parco all’orario concordato ed iniziamo il nostro giro a piedi per la foresta. La nostra guida è in ciabatte (!) e dotato solo di una torcia a raggi x con la quale riesce ad individuare per nostra fortuna, e sembra pure con estrema facilità, al buio pesto un sacco di animali! La vegetazione è molto fitta e bisogna farsi strada tra gli arbusti e i rami secchi facendo attenzione a non inciampare. Vediamo due lemuri microcebi, i più piccoli primati al mondo, di cui uno dentro il tronco scavato di un albero dal quale sbucano solo i suoi grandi occhi…che emozione! Vediamo un piccolo gecko, una coppia di lemuri sportivi e contro ogni aspettativa il raro lemure Fosa, che assomiglia ad un piccolo puma. La guida come lo individua si lancia all’inseguimento, cerchiamo di stargli dietro correndo evitando di cadere, ma non di dare ginocchiate varie…lo raggiungiamo e con la torcia ci indica il lemure a poca distanza, intento a mangiare ahimè un piccolo microcebo. Siamo molto vicini, scattiamo a raffica, l’animale non sembra infastidito dalla nostra presenza né dalla luce. Finito rapidamente il pasto si dilegua nella fitta vegetazione…è stato un incontro davvero emozionante!! Soddisfatti ci incamminiamo verso l’auto, salutiamo la nostra guida a cui diamo appuntamento per l’indomani mattina per un altro giro nella foresta. Rientrati al lodge, ci gustiamo un ottimo aperitivo con caipirinha e t-punch, il nostro cocktail preferito, scoperto qualche anno fa in vacanza a Guadalupe, a base di rhum bianco, lime e canna da zucchero. Siamo gli unici ospiti, per cui il ristorante e la piscina sono tutti per noi. Ceniamo a lume di candela, con spezzatino di zebù e anatra con riso, entrambi molto saporiti e gustosi. Il wifi non è presente nella struttura e l’elettricità disponibile solo durante alcune ore al giorno.

03 giugno: KIRINDY FOREST – MORONDAVA

(1H 30’)

Anche stamattina ci svegliamo presto per il safari mattutino delle 7.30. Appena arrivati al parcheggio della foresta vediamo altri due lemuri fossa! 3 ragazzi italiani che alloggiano nella struttura del parco ci mostrano un video in cui si vede che la mattina stessa sono quasi stati attaccati da un Fossa davanti alla loro camera!! Durante la passeggiata incontriamo un piccolo microcebo, una famiglia di lemuri bruni che si intrattiene a correre e saltare sui rami a pochi centimetri da noi e un lemure sportivo solitario. La guida stana anche 3 splendidi lemuri sifaka bianchi e neri intenti a mangiare sui rami alti delle piante…sono davvero belli! Scattiamo un sacco di foto mentre la guida ci spiega habitat e comportamento degli animali avvistati, oltre a raccontarci la storia del famoso baobab innamorato, che vedremo sulla strada del rientro a Morondava. Lasciato il parco, recuperiamo le valigie in hotel e percorriamo la strada di ieri a ritroso. Arriviamo nei pressi di Morondava, dove appunto sorge il Baobab amourex, cosiddetto perché intrecciato come nell’abbraccio di una coppia innamorata. Tradizione vuole che le coppie appena sposate, soprattutto su insistenza delle donne che in Madagascar rappresentano la maggioranza della popolazione e che quindi devono tenersi strette i mariti, si rechino al suo cospetto, anche percorrendo molti chilometri di strada, per promettersi che fino a quando l’albero sarà intrecciato anche loro staranno insieme diversamente si separeranno. Immancabile la pessima battuta di mio marito…”immagino che qui gli uomini passino le giornate nella speranza che venga data la notizia che dopo secoli e secoli il famoso baobab amoureux si è separato!”

Ripassiamo nuovamente dal viale dei Baobab, questa volta senza fermarci (torneremo per il tramonto) e dopo poco arriviamo finalmente in città. Ci fermiamo in uno dei più famosi ristoranti di pesce, a due passi dal nostro hotel, le Corail, dove prenotiamo per cena un tavolo e la loro famosa aragosta oltre al Plateau Royale…non sappiamo cosa ci aspetta! Ci sistemiamo in hotel, da Chez Maggie, proprio sulla spiaggia di Morondava. Anche qui abbiamo a disposizione un bel bungalow di legno con tetto in paglia. Il wifi funziona solo alla reception ma il segnale è molto buono. Usciamo subito per vedere la spieggia immensa e praticamente deserta! C’è solo un gruppo di bambini che sta uscendo dall’acqua e che ci mostra i granchi appena pescati. Altri giocano a riva con barchette di legno da loro costruite, davvero belle! Sono contenti di vederci, gli mostriamo dalla fotocamera le foto appena scattate loro, ridono di gusto e ci seguono un po’ durante la passeggiata. Torniamo sulla strada principale dove sorgono diverse botteghe artigiane che vendono prodotti in legno, rafia e corno di zebù. Ci cambiamo velocemente e ripartiamo per l’Alleé de Baobabs. Purtroppo il tempo si è fatto un po’ nuvoloso, ma non ci scoraggiamo. All’arrivo abbiamo la sorpresa di vedere un gruppo locale di balli e musica che in abiti tradizionali sta registrando dei video proprio sotto gli imponenti babobab…che spettacolo!!! Facciamo un sacco di foto e anche di riprese col drone….le loro musiche e coreografie rendono la scena davvero suggestiva, contornata da uno stuolo di bimbi mezzi nudi intenti a correre dietro alle loro ruote, facendo lo slalom tra i (pochi) spettatori e la luce del sole al tramonto che si intravede tra le nuvole!

Rientriamo in città e Yves ci lascia direttamente al ristorante…dopo una breve attesa, arrivano i nostri piatti: una aragosta gigante e un piatto di crostacei che avrebbe sfamato almeno 4 persone! Granchi, aragostelle, gamberoni, tranci di pesce freschissimo, il tutto accompagnato da riso e patate…una vera leccornia. Terminiamo con una banana flambè e paghiamo per tutto questo ben di Dio l’equivalente di circa 25 euro. Ristorante promosso a pieni voti, infatti c’erano diversi tavoli pieni e un bell’ intrattenimento musicale live. Rientriamo a piedi in hotel e, come sempre, ci addormentiamo in un attimo.

04 giugno: MORONDAVA – MOROMBE

(13 ore per 350 km)

Il programma di oggi era di partire da Morondava e seguendo la costa ovest arrivare fino a Manja dove ci saremmo dovuti fermare a dormire al “famigerato” hotel Kanto, l’unico della zona, famoso appunto per essere più un tugurio che un hotel. Partiamo di buon’ora con il pieno di benzina (meglio se almeno 100 lt visto che non si troveranno distributori) imbocchiamo la strada asfaltata che sfocia in una pista appena fuori dalla città. All’inizio lo sterrato è buono e ci illude non poco, ma dopo solo pochi km affrontiamo il primo guado, con il punto per il passaggio dell’auto segnalato da bastoni piantati in acqua. Il fiume è abbastanza largo ma l’acqua è bassa per cui passiamo con facilità. Paghiamo 5000 AR di “pedaggio” (sarà solo il primo di molti durante la giornata, infatti i locali dei villaggi fanno pagare questa sorta di tassa per il lavoro che svolgono a servizio delle auto). La pista è a tratti sabbiosa, ma scorrevole e manteniamo una velocità di circa 40km/h. Si attraversa una bella zona ricca di baobab che ricordano la famosa Avenue di Morondava e dove il nostro autista mentre guida riesce ad individuare, non sappiamo come, un piccolo e bellissimo camaleonte verde su un arbusto ai lati della strada. Passiamo dalle saline della zona di Belo Sur mer, attraversiamo villaggi, incontriamo non più di un paio di auto, numerosi fiumi in secca dal fondo molto sabbioso (necessarie le marce ridotte) e alcune pozze talmente profonde che l’acqua entra dalle portiere!! Confesso che abbiamo trattenuto il fiato, ma è andato tutto liscio! La strada si fa sempre più sconnessa e impegnativa, ma finalmente alle 14.30 arriviamo nei pressi di Manja. L’idea di trascorrere il resto della giornata lì, dove non vi è nulla da fare e anche la sistemazione è pessima non entusiasma né noi né Yves, il quale ci propone di continuare fino a Morombe! Non ci pensiamo su un attimo e anche se sappiamo che sarà dura accettiamo di buon grado. Inizia così la seconda parte di questa interminabile giornata, sulla statale RN9 (ci vuole del coraggio a definirla strada statale..), che in realtà non è che un sentiero in pessimo stato, dal fondo spesso roccioso, da percorrere quasi a passo d’uomo in svariati punti. Attraversiamo altri villaggi, alcuni anche di grandi dimensioni, risaie, vediamo gente nei campi col bestiame ma non incontreremo più nessuna auto fino a destinazione.

Arriviamo nei pressi dell’ultimo grande fiume da attraversare alle 17.30. Si sta facendo buio e la chiatta che trasporta le auto è ormeggiata in quanto l’equipaggio ha fatto già ritorno al villaggio dall’altra parte del fiume. Per fortuna ci sono ancora di guardia due ragazzi, il nostro autista dopo una breve discussione ne convince uno ad andare al villaggio in zattera per richiamare l’equipaggio e farci passare. Il ragazzo accetta, ma ci chiede 5000 AR (cioè poco più di 1 euro, io per quella faticata e considerando che non avevamo alternative se non dormire in auto fino all’indomani sulla riva del fiume ne avresti chiesti almeno 50!). Concluso l’”affare” il ragazzo parte a tutta velocità. Attraversa il fiume remando a più non posso, arrivato dall’altra parte lo vediamo in lontananza correre verso il villaggio. Nel mentre ci godiamo il tramonto, il silenzio e la pace assoluta che regna qui, Yves ci chiede il cellulare dato che il suo non ha campo per chiamare una guesthouse che conosce a Morombe e prenotare per la cena e la notte. Dopo circa mezz’ora finalmente la chiatta si muove e ci viene a recuperare. Per non perdersi lo spettacolo dei turisti imbranati, dal villaggio arrivano una decina di ragazzini sulle zattere…ormai è buio pesto, Yves contratta il prezzo dell’attraversata (100.000 AR comprensivi di un locale che salirà con noi in macchina per aiutare l’autista ad uscire dalla pista di sabbia profonda al di là del fiume) …si parte!

In pochi minuti raggiungiamo l’altra sponda, Yves seguendo le indicazioni del copilota si lancia a tutto gas per i 300 mt della pista di sabbia da cui usciamo egregiamente! Salutato il nostro amico, che lasciamo poco più avanti al villaggio, riprendiamo la strada, uno sterrato ben tenuto. Alcuni lemuri catta ci attraversano la strada, ormai facciamo una media dei 60 kh/h. Iniziamo ad essere piuttosto provati, non abbiamo fatto soste se per non per i bisogni e non vediamo l’ora di arrivare. Abbiamo la possibilità di vedere come si svolge la vita nei villaggi di notte, attorno ai fuochi all’esterno delle capanne, coi negozietti e i pochi locali illuminati debolmente da torce a energia solare o lampade ad olio…la scena è davvero suggestiva. Qui è raro vedere persone al cellulare o davanti alla televisione, ci sembra una dimensione così lontana dal nostro mondo che fatichiamo a comprendere come si possa vivere con così poco. Finalmente alle 20.30, stremati, arriviamo da Chez Katia, una deliziosa guesthouse sulla spiaggia di Morombe, dove la proprietaria, Katia ci fa trovare un’ottima cena a base di spiedini di pesce e patatine. Andiamo a letto sfiniti ma contenti per aver deciso di cambiare il programma…anche se un po’ azzardata si è rivelata un’ottima scelta, ma il merito va tutto alla bravura e instancabilità del nostro autista, che in tutta la giornata non ha né mangiato né bevuto un solo sorso di acqua….un extraterrestre praticamente!

05 giugno: MOROMBE – AMBATOMILO

(4 ore)

Questa notte abbiamo sentire piovere abbastanza forte, ma ci svegliamo col sole. Dopo colazione e una breve passeggiata sulla spiaggia antistante, dove i pescatori sono già all’opera, saldiamo il modesto conto dell’hotel (142.000 euro compresa cena e colazione) e partiamo verso le 08.30. Ci rendiamo subito conto che a causa della pioggia notturna le piste sono allagate e piene di fango… attraversiamo una zona ricca di baobab, ma non riusciamo ad avvicinarci nemmeno a piedi a causa del troppo fango che ricopre una pianura argillosa ricoperta di salicornia. Ad un certo punto dal cielo scende un vero e proprio diluvio! Anche Yves sembra sorpreso, non è certo stagione di cicloni, ma si sa che ormai il tempo è imprevedibile per cui non resta che affidarci alla sua capacità di guida. Mantiene la calma e sembra molto concentrato, proseguiamo fino ad arrivare ai margini di una pista completamente allagata, della quale si vedono solo i lati. Capiamo che in queste condizioni è difficilissimo orientarsi anche per lui, non potendo vedere i solchi sulla terra, ma Yves sembra sicuro e passiamo anche questo ultimo ostacolo! Finalmente, ad ora di pranzo davanti a noi vediamo un miraggio…siamo ad Ambatomilo, al Mamirano Bay Ecolodge, una splendida struttura di soli pochi bungalows che si affaccia su uno dei tratti di mare più belli del Paese ed una spiaggia infinita praticamente deserta. Ci accoglie Rosanna, la proprietaria italiana, una signora gentilissima che pochi anni fa ha deciso di mollare tutto e di realizzare qui il suo sogno. Il posto è incantevole, letteralmente in mezzo al nulla, siamo gli unici ospiti della struttura e per tutto il soggiorno non vedremo nessuno se non qualche pescatore. Rosanna ci prepara una squisita pasta con il pescato del giorno che ci rimette letteralmente al mondo, dopo le fatiche delle ultime ore. La struttura è davvero bella, minimal ma arredata con l’inconfondibile gusto italiano, il nostro bungalow è spazioso, ha una doccia interna ed una esterna, ha una veranda con tanto di amaca e sorge a 10 mt dal mare. L’acqua ha un colore smeraldo indescrivibile, sicuramente una delle più belle mai viste in vita nostra (e di mari belli ne abbiamo visti davvero tanti e in tutto il mondo). Trascorriamo il pomeriggio passeggiando sulla spiaggia, ci sono enormi e meravigliose conchiglie di ogni tipo e a rilassarci sui comodi lettini. Ceniamo ancora divinamente, con un’entreé a base di avocado, pomodorini e gamberetti, e un filetto di pesce con patate al forno. Il dessert poi ci lascia entusiasti: coppa con mousse di avocado e cioccolato, divina. Ci sentiamo come a casa, il piccolo staff di Rosanna, composto da ragazzi dei villaggi locali, è gentilissimo e super attento al benessere degli ospiti. Dopo cena chiacchieriamo un po’ con Rosanna, che ci racconta la sua scelta di vita e molti aneddoti interessanti e divertenti su usi e costumi locali. Al Mamirano trascorriamo due giorni splendidi, anche se il tempo non sempre è stato favorevole e ci ha limitato nelle attività. Non siamo potuti uscire in barca ad esempio, ma ci siamo comunque goduti appieno la pace e la meraviglia di questo posto, oltre alla compagnia ed alla prelibata cucina della proprietaria.

07 giugno: AMBATOMILO – TULEAR

(5 ore)

Dopo l’ultima squisita colazione (Rosanna prepara pane e brioches fatte in casa quotidianamente) e pranzo a base di pesce lasciamo a malincuore questo angolo di paradiso, con la promessa di tornarci un giorno o l’altro. Partiamo per Tulear, a quasi 5 ore di fuoristrada, dove finalmente ritroveremo l’asfalto! Da subito ci rendiamo conto che le piste sono in pessime condizioni a causa dei numerosi acquazzoni dei giorni scorsi. Si susseguono tratti sabbiosi ad alcuni molto fangosi con guadi profondi. Il panorama è davvero notevole, ci sono dune di sabbia alta, mangrovie, foresta e a tratti si aprono incantevoli squarci sul mare. Via via che scendiamo verso sud la foresta si fa sempre più verde e fitta, le lagune si susseguono così come i villaggi di pescatori e le piroghe coi pescatori in acqua. Nei pressi di Tulear Fabrizio ci chiama dicendo che si trova in città e che dovendo risalire a Tana farà il resto del viaggio con noi, se siamo d’accordo. Ovviamente ci fa molto piacere e la sera stessa usciamo insieme a cena, dal mitico Chez Giancarlo, amico di Fabrizio e un’istituzione da queste parti, un signore originario del Lago Maggiore che vive e lavora qui da moltissimi anni e che gestisce l’omonimo locale. Giancarlo è un personaggio istrionico, dirige la cucina e il numeroso personale di servizio impartendo ordini a destra a manca e riuscendo a destreggiarsi inspiegabilmente ed egregiamente in mezzo a tutto quel caos. Il posto è di una confusione totale, oggetti sparsi ovunque, quadri di artisti locali ammassati a casaccio, ma sicuramente caratteristico e vivace! Mangiamo un ottimo pesce alla griglia e cus cus in porzioni giganti spendendo davvero poco. Rientriamo in hotel in pousse pousse sotto un diluvio, ridendo come pazzi!

08 giugno: TULEAR – RANOHIRA

Dopo un breve giro al mercato delle conchiglie e a quello dell’artigianato dove acquistiamo alcuni souvenir, ci mettiamo in auto in direzione Parco dell’Isalo. Lungo la strada attraversiamo diversi villaggi e ci fermiamo a vedere una distilleria di canna da zucchero e tamarindo. Siamo accolti come sempre da una folta schiera di bambini e assistiamo alla lavorazione rigorosamente manuale e alla distillazione da cui si ricava il rhum. A poca distanza da Ranohira visitiamo una miniera di zaffiri dove vediamo gli operai intenti a scavare buche profonde sotto un sole cocente per pochi dollari al giorno. Costeggiamo il massiccio dell’Isalo, affascinante e imponente ed arriviamo alla magnifica struttura che ci ospiterà per le prossime due notti, Il Relais della Reine. Questa è sicuramente la sistemazione più bella di tutto il viaggio, le camere sembrano cottage di pietra in stile anglo americano, tutto è curato nei minimi dettagli, dal giardino, alla piscina, alla sala relax e al ristorante. Prendiamo velocemente possesso della stanza, prenotiamo un massaggio alla spa prima di cena e usciamo subito per raggiungere la famosa Fenetre de l’Isalo a pochi chilometri di distanza. Si tratta di una imponente finestra di roccia attraverso cui al tramonto filtrano i raggi del sole. Lo scenario è davvero suggestivo, e ci godiamo la tranquillità del luogo quasi in solitudine. Solo a ridosso del tramonto arriva un gruppo di ragazzi locali in gita e…addio pace! Al rientro in hotel ci spostiamo nella struttura adiacente, se possibile ancora più lussuosa, le Jardin du Roi, dato che la spa del Relais è in fase di ristrutturazione, dove mi concedo un massaggio in un ambiente accogliente e rilassante seguito da un aperitivo con la mitica birra Thb. Ceniamo con Fabrizio al ristorante del Relais, ottimo cocktail di gamberi e avocado e tonno cotto al vapore. Un po’ di chiacchere e a letto presto, domani la sveglia suona all’alba!

09 giugno: PARCO DELL’ISALO

Giornata interamente dedicata alla scoperta del Parco dell’Isalo, area naturale protetta caratterizzata da grandi formazioni rocciose e immersa in una vegetazione che ricorda la savana continentale africana. Siamo accompagnati da Albert, una delle guide (obbligatoria) del Parco. La giornata è magnifica, in cielo non si vede una nuvola, iniziamo la salita mentre Albert ci spiega, in un italiano quasi perfetto, la vegetazione locale. Dopo circa 3 km raggiungiamo una bella piscina naturale immersa nel verde, dove facciamo una sosta per mangiare qualcosa. Proseguiamo tra alte rocce di argilla, sabbia e terra, su cui si arrampicano diversi lemuri catta. Vediamo tombe dell’etnia bara e Albert ci spiega il rito tradizionale della sepoltura e il culto dei defunti. Dopo un altro po’ di strada, e un susseguirsi di panorami da cartolina, giungiamo nell’area pic -nic dove, per la presenza del cibo, vi è una miriade di lemuri sia a terra che sugli alberi che non sembrano affatto intimoriti dalla presenza dei turisti, ma anzi si lasciano avvicinare in tutta tranquillità. A poca distanza vediamo anche un sifaka bianco su un ramo, anche se in parte nascosto dalla vegetazione. Rifocillati ci prepariamo ad affrontare l’ultima parte di trekking in salita e con molti gradini, sotto un sole a picco e una temperatura decisamente alta, ma che ci condurrà ad un’oasi di pace tutta per noi: una gola chiusa da alte rocce dove la cascata forma un laghetto naturale…bellissimo! Ci riposiamo un po’ prima di riprendere la strada verso l’uscita, tra avvistamenti di lemuri, una moltitudine di farfalle colorate e uccellini di ogni tipo. Decisamente stanchi rientriamo in hotel, dove ci rilassiamo a bordo piscina per il resto del pomeriggio. Dopo una buona cena (degno di nota il soufflè al combava) restiamo incantati ad osservare la volta del cielo puntellata da milioni stelle…uno spettacolo unico ed emozionante.

10 giugno: RANOHIRA – RANOMAFANA

La meta di oggi è l’arrivo al Parco Nazionale di Ranomafana, una enorme e fitta foresta pluviale, dichiarata patrimonio dell’UNESCO, situata in una zona montuosa nella provincia di Fianarantsoa. La strada, anche e a tratti piuttosto tortuosa è in buone condizioni e scorrevole. La prima sosta è al piccolo parco di Anja, riserva protetta privata gestita dalla popolazione locale, e che può essere visitato con tour guidati da 1 a 3 ore. Scegliamo la visita di 60 minuti, accompagnati dalla guida e da un avvistatore. Il panorama è molto bello, ci arrampichiamo letteralmente sulle rocce, ma la fatica è ripagata dalla vista di diversi camaleonti, una intera famiglia di lemuri catta, e dalla visita delle grotte dove i lemuri trascorrono la notte. Tappa successiva è Amabalavo, località famosa per la lavorazione rigorosamente a mano della carta, decorata con splendidi fiori colorati. Essendo domenica e ora di pranzo, riusciamo a vedere ben poco della lavorazione, anche se ci vengono spiegate le fasi e mostrati gli strumenti e le tecniche utilizzate, ma in compenso facciamo scorta di souvenir al negozio adiacente a prezzi decisamente contenuti. Ultima tappa, la visita al laboratorio della seta, dove il prezioso tessuto anche qui viene lavorato a mano a partire dai bachi (di allevamento o selvatici) e filato con un’infinita pazienza dalle donne del villaggio. Dopo un altro po’ di curve iniziamo ad intravedere la foresta, maestosa, di un verde brillante che contrasta con l’azzurro del cielo. Arriviamo in hotel giusto il tempo di posare le valigie, perché alle 18.00 ci aspetta una delle guide del parco per una prima visita notturna ai margini della foresta (la sera non è consentito l’accesso al Parco). Illuminati solo da una piccola torcia, e immersi nel buio più totale, la guida ci mostra un bellissimo microcebo, una moltitudine di camaleonti, ragni giganti e piccole rane colorate..come primo impatto la foresta ci piace molto, non vediamo l’ora di addentrarci al suo interno domani! Rientriamo in hotel, dove mangiamo al ristorante un’ottima anatra cotta alla perfezione.

11 giugno: RANOMAFANA – ANTSIRABE

Oggi ci aspetta un tour di 4 ore nel Parco. All’ingresso incontriamo la nostra guida e l’avvistatore e ci mettiamo in marcia. Dal ponte sul fiume vediamo subito lo splendido panorama che si apre davanti a noi. Scendiamo un po’ per poi risalire. Seguiamo l’avvistatore anche fuori dai sentieri battuti, a volte correndo e scansando i rami delle piante, ma riusciamo a vedere tra gli altri i lemuri pancia rossa, e un lemure dal naso largo a un metro da noi, intento a mangiare canna di bambù e a saltare e scendere dai tronchi. Fa piuttosto caldo, anche e l’umidità rende alcuni sentieri scivolosi. Il percorso a tratti è impegnativo, ma tutto sommato fattibile. La vegetazione è incredibilmente fitta, pensiamo che sarebbe bello trascorrere qualche giorno all’interno per raggiungere le zone più remote e campeggiare…sarà per la prossima volta! Raggiungiamo un punto panoramico da dove la vista è davvero notevole, prima di tornare verso l’uscita dove acquistiamo ad una bancarella alcune spezie, tra cui il pepe nero selvatico di Ranomafana, che ci dicono crescere solo da queste parti. Recuperiamo i bagagli in hotel, e partiamo in direzione Antsirabe dove trascorreremo la nostra ultima notte. La città si presenta caotica e rumorosa, ci siamo lasciati la pace e il silenzio della foresta alle spalle ormai! Vediamo la lavorazione del legno e del corno di zebù e facciamo acquisti nei tanti negozietti di artigianato. Ci gustiamo un ottimo t-punch in hotel e ceniamo provando piatti indiani, dato che l’hotel è a gestione asiatica…non male!

12 giugno: ANTSIRABE – ANTANANARIVO

Purtroppo oggi è il nostro ultimo giorno di viaggio. Rientriamo ad Antananarivo dove visitiamo l’unico monumento storico degno di nota…dalla collina su cui sorge si apre una vista a 360 gradi sulla città, un bel modo per dire arrivederci a questo Paese dove abbiamo lasciato un pezzo di cuore e dove torneremo presto per scoprirne le molte altre bellezze.

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Lungo le strade dell'isola rossa..non solo lemuri e baobab!

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