Luna di miele sotto il cielo australiano
Per l’interna organizzazione del viaggio ci siamo affidati alla ns. Agenzia di fiducia per evitare una volta arrivati, imprevisti e situazioni spiacevoli che si sarebbero potute verificare. Avevamo così già prenotati dall’Italia i voli, gli alberghi e le varie escursioni, per quel che riguarda l’itinerario, era già stato “costruito” da noi mesi prima, leggendo l’immensa guida della Lonely Planet e gli innumerevoli racconti scritti da altri viaggiatori su vari siti tra cui quello di Turisti per Caso.
21-22/04/2008 ROMA – LONDRA – SINGAPORE – SIDNEY
La nostra avventura ha inizio due giorni dopo dal nostro matrimonio (19/04). Sveglia alle 03.30 del mattino e dopo gli ultimi controlli a documenti e passaporti arriviamo all’aeroporto tre ore prima della partenza, cerchiamo sul tabellone il numero del volo della British per Londra e il banco del check in; qui arriva la prima spiacevole sorpresa: nel controllare i documenti di mia moglie ci accorgiamo che il numero del passaporto è scritto in maniera errata sul suo visto (era stata scambiata una U per una V) che fare? La signorina della British, molto gentilmente, ci dice che dobbiamo attendere che arrivi l’incaricato sempre della British , cosa che avverrà ben un’ora e mezza dopo, per l’emissione di un nuovo visto. Nel frattempo, facciamo una lauta colazione e aspettiamo seduti che arrivi l’incaricato smaltendo la rabbia per l‘imprevisto; Alle 06.30 arriviamo puntuali davanti al banco della British e in meno di cinque minuti mia moglie ottiene un nuovo visto dietro pagamento di ben € 35,00. Ritorniamo al banco del check in e questa volta la signorina con un sorriso ci comunica che è tutto a posto, imbarchiamo le valigie, che riprenderemo successivamente a Sidney, e alle 08.30 il ns. Volo che ci porterà a Londra decolla in perfetto orario da Roma.
Il volo scorre via liscio senza intoppi, facciamo conversazione con un ragazzo di Napoli (militare dell’aeronautica) che andava a Dallas per un addestramento di sei mesi su un’ultima generazione d’elicotteri da guerra. Dopo due ore esatte atterriamo a Londra, salutiamo il ragazzo conosciuto che ci fa ancora gli auguri per la nostra luna di miele e ci dirigiamo verso il Terminal 5 (da poco inaugurato), la cosa strana e che per raggiungerlo doppiamo prendere un autobus che dopo circa dieci minuti ci porta a destinazione. Passata un’estenuante trafila di controlli giungiamo al gate da dove c’imbarcheremo, questa volta con la Qantas, alla volta di Singapore. Abbiamo ancora un paio d’ore prima del volo e ne approfittiamo per girare un po’ tra i vari negozi del Terminal; finalmente saliamo sull’aereo che è un 747 e nel prendere posto ci accorgiamo che non siamo seduti sulla stessa fila, io sono su quella di mezzo con il sedile esterno sinistro e mia moglie è in quella di sinistra con il sedile esterno destro e in mezzo solo il corridoio. Il viaggio sarà molto lungo circa 13 ore per raggiungere Singapore, per allietare il viaggio c’è un monitor LCD posizionato di fronte ad ogni sedile e tra le diverse opzioni c’è la possibilità di visionare la mappa per individuare la posizione corrente del nostro velivolo, a bordo c’è anche la possibilità di scegliere tra diversi menù. Per far passare il tempo ci dilettiamo nella visione dei film e nella lettura della guida, ma cerchiamo anche un po’ di dormire per via della levataccia fatta ore prima per arrivare in aeroporto. Dopo l’estenuante viaggio atterriamo a Singapore alle tre del pomeriggio ora locale, stanchi anche perché non siamo riusciti a dormire molto, usciamo dall’aereo (che sarà lo stesso che utilizzeremo per arrivare a Sidney) seguiamo le indicazioni forniteci prima di atterrare per effettuare il controllo della dogana e pazientemente aspettiamo di nuovo l’imbarco per quella che sarà l’ultima tranche del viaggio che ci porterà finalmente sul continente australiano. Di nuovo dentro l‘aereo e ripresi i nostri posti ci prepariamo al decollo, una voce annuncia che le ore di volo necessarie per collegare Singapore a Sydney saranno sette tanto che a noi sembra certamente meno rispetto alla prima parte del viaggio. Finalmente alle 22.30 di sera ora locale, dopo ben 30 ore passate tra gli aeroporti internazionali di mezzo mondo, finalmente arriviamo a Sidney in Australia; stanchi ma felici recuperiamo le valigie, che fortunatamente non sono andate perse, sbrigata la super minuziosa procedura d’immigrazione australiana, ci incontriamo con la corrispondente ( il nome mi pare fosse Barbara) del tour operator a cui ci siamo appoggiati che ci consegna tutti i documenti e i vouchers in originale; ci intrattiene anche spiegandoci un po’ quali sono in generale le abitudini degli australiani sul fatto che sono un popolo che adora molto divertirsi, stare all’aria aperta e praticare molto sport. Salutata Barbara, che ci lascia anche il suo cell. Australiano per qualsiasi evenienza, prendiamo il taxi che ci accompagnerà al ns. Hotel (Four Points Sheraton) che si trova nella zona Darling Harbour, saliti in camera e sistemate le valigie troviamo una bottiglia di champagne offerta dall’albergo per la nostra honey moon (che ritroveremo poi in ogni hotel) con cui brindiamo prima di andarcene a letto.
23/04/2008 SIDNEY
Complice il jet lag e ben otto ore di fuso orario in più rispetto all’Italia, alle 05.30 di mattina siamo già svegli, dopo vari tentativi di riprendere sonno decidiamo di alzarci e di cominciare la visita della città alla quale dedicheremo due giorni. Facciamo colazione all’interno dell’hotel con cappuccini e muffins, finito di mangiare usciamo dall’albergo e iniziamo a esplorare la città; la giornata è fresca, è l’inizio dell’autunno, il cielo è velato da qualche nuvola ma nonostante ciò si sta abbastanza bene. Decidiamo di dirigerci verso Circular Quay considerata uno dei punti più animati della città ma anche un importante nodo di trasporti poiché si trovano gli ormeggi dei traghetti e l’omonima stazione ferroviaria; Per arrivare percorriamo a piedi George st e da lontano scorgiamo quello che è considerato uno dei simboli di Sidney l’Harbour Bridge il ponte che attraversa la splendida baia di Sidney in uno dei suoi punti più stretti collegando il centro con il North Sidney. Il ponte è visitabile in varie maniere: percorrendolo a piedi, cimentarsi, per i più temerari, nella sua scalata oppure salendo una scalinata di 200 gradini all’interno del pilone sud-est fino ad arrivare sul Pylon Lookout dal quale si gode una magnifica vista sulla baia. Dopo le foto di rito decidiamo di proseguire verso il Sidney Opera House la cui struttura esterna è costituita da varie vele in cemento, ricoperte da tessere in ceramica bianca, che paiono gonfiate dal vento e ricorda la forma di una conchiglia, ci dirigiamo verso la biglietteria per acquistare i tickets d’ingresso per la visita all’interno; dato che la visita iniziava alle 11.00 abbiamo un pò di tempo per visitare il negozio di souvenir all’interno, compriamo alla fine l’Opera House in miniatura il tour dura circa un’ora, visitiamo l’atrio e le cinque sale che compongono l’Opera House purtroppo all’interno non è permesso fare fotografie o riprendere con la videocamera, la guida ci spiega le varie fasi della costruzione fino alla sua ultimazione avvenuta nel 1973.Conclusa la visita, mentre ci dirigiamo verso l’uscita e fatto anche qui le foto di rito, ci accorgiamo che inizia a piovere, fortunatamente smette quasi subito decidiamo allora di andare verso Macquaire st, strada che costeggia i Royal Botanic Gardens ( che visiteremo il giorno dopo) e arriva fino ad Hyde Park, qui si trovano i più importanti palazzi pubblici della città. Il primo edificio che incontriamo è la Mint Building che ospita una sede distaccata della zecca di stato, proseguendo incontriamo la Parliament House, la State Libray of NSW e la Government House. Memori dell’esperienza di due anni prima in Canada, cena sul ristorante girevole della CN Tower di Toronto, decidiamo di ripeterla qui sulla Sidney Tower da cui si può ammirare un panorama sulla città a 360°, prenotiamo un tavolo per la cena alle 21.00 al prezzo di 120$; giunta ormai l’ora di pranzo ci ricordiamo di un ristorante il Philippe Foote , consigliatoci dalla ns. Guida Barbara che si trova nella zona di The Rock quartiere turistico e pieno di eleganti edifici coloniali. Arrivati al locale, completamente il legno e con un giardino interno, ci accomodiamo, il cameriere ci spiega la particolarità del ristorante che consiste nel scegliersi il cibo da soli, cucinarlo su dei grossi grill e poi mangiarlo comodamente seduti; la nostra scelta ricade su due bistecche con contorni di insalata e patate il tutto accompagnato da un buon vino rosso australiano. Terminato il pranzo decidiamo di spostarci verso la zona dello shopping, Pitt st Mall, che ospita grandi magazzini, centri commerciali e numerosi negozi; Di nuovo in George st entriamo nel Queen Victoria Building, il piu’ grande centro commerciale della citta’, che ospita piu’ di 200 negozi distribuiti su cinque piani. Dentro troviamo molti punti vendita delle più grandi marche e negozi che trattano prodotti tipici australiani, dopo un rapido giro ci fermiamo ad un bar al pianterreno e ci ristoriamo bevendo un buon cappuccino caldo, un’occhiata all’orologio che segna le 16.30 decidiamo di ritornare verso la zona dell’albergo per andare a visitare l’acquario, questa volta optiamo di non recarci a piedi ma bensì di utilizzare la Monorail, ( monorotaia) che collega il centro con la zona di Darling Harbour, in meno di 10 minuti e al costo di 8$ arriva davanti all’acquario nel cui interno si trovano 3 vasche nelle quali vengono ospitati: squali, razze, foche e pesci di grandi dimensioni visibili attraverso anche due tunnel trasparenti sottomarini. Terminata la visita con la stanchezza che comincia a farsi sentire per via del fuso orario, ci rechiamo attraversando il Pyrmont Bridge (ponte riservato ai pedoni e alla monorail) al nostro hotel dove ci aspetta una buona dormita. Dopo il meritato riposo ci dirigiamo verso la Sidney Tower, saltiamo la fila per entrare in quanto avevamo la prenotazione per la cena e con l’ascensore saliamo in meno di un minuto fino ai 250 m d’altezza del ristorante girevole. Arrivati in cima rimaniamo ad ammirare il panorama che si gode con tutte le luci che illuminano la città; per la cena optiamo il menu da 65$ a persona, terminato di mangiare e dopo aver scattato le foto di rito ritorniamo in albergo distrutti ma contenti di aver passato la nostra prima piacevolissima serata in Australia.
24/04/2008 SIDNEY
La mattina successiva ci svegliamo comodamente alle 8.30 con ancora negli occhi la bellissima serata trascorsa, facciamo colazione sempre all’interno dell’albergo e prima di uscire diamo una rapida occhiata alla e-mail. Il programma prevede la visita ai Royal Botanic Garden, ci dirigiamo di nuovo in George st, passando per Circular Quay e arriviamo all’ingresso che si trova a est dell’Opera House, il tempo non è dei migliori, qualche nuvola copre il cielo e la temperatura è intorno ai 15°, appena entrati ci incamminiamo alla scoperta dei giardini al cui interno la flora è rappresentata da numerose specie tipiche delle zone monsoniche, dei boschi e delle foreste pluviali tropicali. Dopo circa 10 minuti arriviamo al Mrs Mcquarie’s Point da dove ammiriamo un meraviglioso panorama che abbraccia tutta la baia, la visita continua seguendo altri sentieri che mostrano come questi giardini siano ben curati e tenuti e chiunque li frequenti rispetti le regole che i vari cartelli indicano; dopo le numerose foto di rito ritorniamo verso Circular Quay dove ci recheremo per acquistare i biglietti per effettuare la crociera sulla baia di Sidney, arrivati in prossimità dei vari moli notiamo un ragazzo vestito da marinaio inglese che reclamizza, tramite un volantino, le varie opzioni di scelta su come effettuare la crociera, dopo avercene illustrate diverse scegliamo quella della durata di un paio d’ore al costo di 45$ la compagnia si chiama Captain Cook Cruises . Saliti a bordo ci sistemiamo all’interno dove una guida ci illustra le varie fermate ( Luna Park, Taronga Zoo, Fort Denison) , una volta al largo si ha la possibilita’ di ammirare Sidney da una prospettiva diversa con il suo bellissimo sky line di grattaceli; passiamo di fianco all’Opera House, osserviamo di nuovo L’Harbour Bridge e concludiamo la crociera passando, al ritorno per Darling Harbour. Scesi dalla nave e fattasi l’ora di pranzo decidiamo di ritornare verso il quartiere The Rocks, la nostra scelta stavolta cade su un ristorante il Water Front, quale si può ammirare L’Opera House, qui proviamo il barramundi una sorta di pesce che gli australiani mangiano cucinato in cento modi diversi e terminiamo il pranzo con un bel tiramisù. Finito di mangiare ci dirigiamo di nuovo verso Circular Quay per prendere l’autobus (380, 382 o L82) che ci porterà a Bondi Beach, la più famosa spiaggia di Sidney, ma qui mi accorgo che Claudia non sta molto bene, ha mal di gola e gli occhi sono un po’ lucidi; visto che aveva cominciato a piovere con una certa insistenza desistiamo di andare a Bondi Beach e riprendiamo la strada verso l’albergo; una volta arrivati compriamo una tessera telefonica da 15$ e chiamiamo in Italia i nostri rispettivi genitori dicendo che tutto stava andando per il meglio, saliamo in camera Claudia va a riposarsi mentre io cerco di sistemare le valigie dato che l‘indomani abbiamo l’aereo per Adelaide; la sera decidiamo di rimanere in stanza, ci corichiamo abbastanza presto cercando di essere riposati per il giorno successivo in quanto sarà abbastanza pesante.
25/26/27/28-04-2008 SIDNEY – ADELAIDE – KANGAROO ISLAND – G.O.R.
Ci svegliamo piuttosto presto dato che il volo per Adelaide parte alle 10.00, Claudia mi dice che si sente meglio rispetto alla sera prima, salutiamo il personale della reception, che di nuovo ci fa gli auguri per la nostra luna di miele e con un’ora e mezzo di anticipo arriviamo all’aeroporto, leggiamo sul tabellone delle partenze il numero del desk della Qantas ( tutti i voli interni saranno con la Qantas) per il check in quando una gentile signorina in divisa ci spiega che il check in lo possiamo fare noi stessi; da un lato del terminal ci sono decine di piccole macchine con computer dove inserendo il solo passaporto è possibile stampare le carte d’imbarco persino scegliendo i posti a sedere, detto fatto imbarchiamo le valigie e superati gli accurati controlli ci rechiamo al gate d’imbarco. L’aereo decolla puntuale, durante il volo mi ero accorto che Claudia non sta troppo bene avvertiva brividi e un forte male alla gola. In circa due ore e mezzo arriviamo ad Adelaide che si trova nello stato del South Australia che per noi sarà una tappa intermedia avendo prenotato dall’Italia l’escursione per due giorni a Kangaroo Island; recuperiamo le valigie e in meno di venti minuti di taxi arriviamo in albergo l’Hilton, che si trova in Victoria Square in pieno centro. Saliti in camera si prova la febbre che nel frattempo era salita a circa 39,5°, per precauzione chiediamo all’albergo di chiamare un dottore che dopo un’ora arriva e visitando Claudia non può che constatare che il tutto si tratta di influenza data sicuramente dal lungo viaggio. A questo punto l’escursione a Kangaroo, il noleggio della macchina per la Great Ocean Road e gli alberghi di Mt Gambier e Lorne erano saltati in quanto Claudia necessitava di giorni di riposo, chiamo al cellulare Barbara informandola di ciò che era accaduto, lei dice di non preoccuparsi che avrebbe pensato lei a disdire le prenotazioni e di chiamarla per qualsiasi cosa necessitava. Nei due giorni successivi rimaniamo in camera gran parte del tempo io esco solamente per comprare qualcosa di cui mia moglie ha bisogno anche se devo dire che lo staff dell’albergo è stato di una gentilezza unica e ci ha fornito tutto il necessario di cui avevamo bisogno; la cosa che comunque preoccupava più di tutte era che la febbre di Claudia che non diminuiva, pensando che fosse qualcosa di più di un’influenza con un taxi ci facciamo portare all’ospedale di Adelaide e da lì un’infermiera ci accompagna al pronto soccorso; quando arriva il nostro turno ci fanno entrare in un’enorme stanza facendo adagiare Claudia su un lettino, di lì a poco arriva un dottore che la visita, le riprende la temperatura e le ordina addirittura l’esame del sangue. Dopo circa tre ore tra l’attesa e le visite anche il medico dell’ospedale sentenzia che si tratta di una forma d’influenza molto forte dovuta al lungo viaggio in aereo e allo stress dei vari spostamenti; rassicurati da ciò ritorniamo in albergo, Claudia stava notevolmente meglio la temperatura era diminuita, adesso bisognava decidere il seguito del viaggio poiché tra due giorni saremmo dovuti essere a Melbourne, richiamo Barbara informandola della decisione di ripartire, lei molto gentilmente acquista in rete due biglietti d’aereo con partenza per il giorno 29/4.
29/04/08 MELBOURNE
Questa volta il volo è per le 12.00, quindi abbiamo un po’ di tempo per prepararci con tutta calma, la febbre era sparita ma rimaneva un po’ di debolezza fisica dovuta anche per aver mangiato poco. Arrivati in aeroporto ripetiamo le stesse modalità per il check in e raggiungiamo il gate d’imbarco, il volo dura circa due ore e puntuali poco dopo le due atterriamo a Melbourne che si trova nello stato del Victoria e recuperate le valigie con il taxi arriviamo all’albergo, il Novotel, che è situato in Collins st in pieno centro cittadino. Ritroviamo la solita bottiglia di champagne ma viste le condizioni di mia moglie rimandiamo il brindisi e usciamo alla scoperta della città; ci rendiamo subito conto del freddo che fa d’altronde qui siamo in autunno inoltrato, quindi dopo essere ritornati in camera a prendere cappelli e sciarpe ci dirigiamo verso Federation Sq considerata il fulcro della città dove confluiscono turisti e abitanti per assistere ai molteplici eventi culturali; ci dirigiamo, costeggiando lo Yarra River, verso il Birrarung Marr il primo parco importante di Melbourne nel cui centro si trovano le Federation Bells che suonano una varieta’ di composizioni musicali ad orari prestabiliti; il parco è molto grande e si estende lungo la riva sinistra dello Yarra River e data anche l’ora, le 19.00, era pieno di gente che passeggiava a piedi o in bicicletta o che faceva jogging. Visto che siamo in Australia e da appassionati di tennis quali siamo non ci lasciamo sfuggire l’occasione di vedere dove si svolgono ogni anno gli Australian Open (prima prova del Grande Slam), così chiedendo informazioni arriviamo al Park National Tennis Center dove hanno sede la Rod Laver Arena, la Vodafone Arena e gli altri campi dove si svolge la competizione; gia’ che eravamo lì cerchiamo anche dove si svolge il Gran premio di Formula 1, nella zona di Albert Park, ma nel chiedere dove fosse situata un ragazzo ci sconsiglia di andarci perché non troveremmo nulla in quanto il circuito con le tribune e i relativi box delle squadre vengono allestiti solamente nel week-end del gran premio. Vista l‘ora decidiamo di ritornare in hotel per prepararci alla cena, di nuovo telefoniamo a casa per rassicurare che tutto andava bene e che Claudia era del tutto guarita, una rapida occhiata anche alla posta e ci dirigiamo, su indicazione di un ragazzo alla reception dell’albergo, al Crown Casino ed Entertaiment Complex, situato sulla riva destra dello Yarra River, dove c’è il Casino con numerosi negozi, ristoranti e un grande cinema multisala; ceniamo in uno dei tanti ristoranti con due calde soup, facciamo un ultimo giro all’interno del complesso prima di ritornare in albergo.
30/04/2008 MELBOURNE La giornata è dedicata interamante alla visita della città, non avendo orari ci svegliamo con calma, facciamo colazione l’interno dell’albergo e buttiamo giù una bozza di programma da seguire lungo l’arco della giornata. Dato che avevamo perso l’escursione di Kangaroo Island e quella della Great Ocean Road decidiamo di recuperare la GOR, prenotiamo per il giorno dopo al prezzo non proprio modico di 300 $; usciti dall’albergo ci rechiamo di nuovo verso Federation Square , passiamo vicino a Flinder Station, stazione ferroviaria da dove partono tutti i treni urbani e suburbani, proseguiamo per Flinders st e svoltiamo su Spring st strada che ospita più importanti palazzi pubblici di Melbourne. La visita inizia con L’Old Treasury Building il palazzo costruito per accogliere gran parte dell’oro estratto dai campi auriferi del Victoria, oggi è utilizzato per ospitare esposizioni permanenti; passiamo davanti al Windsor Hotel considerato oggi l’albergo più elegante della città e finalmente arriviamo davanti al Parliament House of Victoria, ci informiamo se sono previste visite guidate che partono ogni 45’ minuti visitiamo le varie sale dove si tengono le riunioni, la guida illustra la storia della costruzione dell’edificio e terminiamo con la visita al piccolo museo interno che racchiude vari cimeli. Non lontano ci dirigiamo verso la St Patrick’s Cathedral, chiesa cattolica del tardo neogotico dove una targa sul pavimento ricordava la visita di Giovanni Paolo II nel novembre del 1986. Per il pranzo preferiamo rimanere in zona e scegliamo un ristorante in una via adiacente, finito di mangiare decidiamo di recarci verso il Queen Victoria Market, ma nel consultare la guida ci accorgiamo che il mercoledì è giorno di chiusura; per niente scoraggiati continuiamo recandoci in Swanston st che può vantare alcuni splendidi edifici tra cui il Manchester Unity Building esempio di architettura gotico-moderna degli anni 30 del XX secolo, Il Melbourne Town Hall il municipio della città e la State Library of Victoria che vanta una facciata in stile neoclassico. Concludiamo la visita recandoci al Block Arcade, si tratta di una galleria commerciale con pavimenti in mosaico e colonne di marmo il cui stile s’inspira a quello della galleria di Milano e accoglie numerosi negozi; facciamo un rapido giro all’interno e ritorniamo in albergo, ceniamo abbastanza presto poiché il giorno seguente recuperiamo l’escursione alla GOR.
01/05/2008 GREAT OCEAN ROAD
Sveglia alle 05.00 perché il bus passerà a prenderci per le 6.00 per portarci al punto di raccolta da dove con un autobus partiremo alla volta della GOR; come al solito il tempo non è dei migliori: cielo coperto, freddo e un leggero vento fa da contorno alla giornata; questa volta siamo previdenti e ci portiamo i giubbotti pesanti con i capelli e sciarpe. Puntuale alle 06.00, il bus passa a prenderci e dopo aver raccolto altre persone,arriviamo al punto di ritrovo dell’AAT Kings (compagnia con cui effettueremo anche le altre escursioni) veniamo smistati sui vari pulman e puntuali alle 07.30 partiamo. Il bus è uno di quelli a due piani, noi ci sistemiamo nella parte inferiore notiamo che siamo gli unici italiani molti dei turisti sono giapponesi e americani; nel frattempo inizia anche a piovere, dopo circa 20 minuti usciamo dal traffico caotico di Melbourne percorriamo il West Gate Bridge da dove si gode una vista fantastica della città e della baia, l’autista comincia ad illustrare quelle che saranno le varie tappe delle escursioni, gli orari e quello che andremo a vedere di volta in volta; dopo un’ora mezza di viaggio percorrendo la Princes Fwy arriviamo a Geelong città considerata un’estensione di Melbourne dove vivono molti pendolari che si recano a lavorare nella capitale. Dopo altri 50 km arriviamo a Torquay, capitale dell’industria del surf australiano, qui effettuiamo la prima fermata da un lookout ammiriamo la spiaggia di Bells Beach dove ogni anno ospita il campionato mondiale di surf e famosa per esservi stato girato il film “Point break”. Da qui in poi un cartello ci avverte che ha inizio la GREAT OCEAN ROAD, la famosa strada che percorre tutta la costa meridionale del Victoria offrendo paesaggi trai più spettacolari al mondo con spiagge ideali per il surf, formazioni rocciose e parchi naturali estendendosi per oltre 300 km tra Torquay e Warrnambool. Superata Anglesea, località balneare famosa per un capo da golf dove i canguri passeggiano tranquilli tra i giocatori, la strada in questo punto corre a strapiombo sull’oceano, stretta tra la montagna e tratti di fitta foresta d’eucalipti; L’autista ferma il bus per la seconda sosta, avvertendoci di stare con lo sguardo ben attento poiché da questo punto in poi erano visibili molti koala; ci addentriamo, percorrendo una strada laterale al punto di sosta nella foresta di piante d’eucalipti e dopo un po’ scorgiamo alcuni koala in cima agli alberi intenti chi a dormire e chi a mangiare foglie d’eucalipto. Alla vista di questo spettacolo riprese e fotografie si sprecavano, con la mia Nikon d200 e con l’aiuto dell’obiettivo li ho immortalati in tutte le loro pose; di ritorno al pulman contento e felice riprendiamo l’escursione in direzione di Lorne dove ci fermiamo per il pranzo presso un ristorante con affaccio sull’oceano, facciamo una passeggiata e acquistiamo qualche souvenir. Da qui in poi la strada si fa sempre più tortuosa e spettacolare fino ad Apollo Bay, località di vacanze e paesino di pescatori, sorpassiamo l’indicazione per l’Otway National Park e passata Princetown entriamo nel Port Campbell National Park il cui percorso costiero costituisce il tratto più famoso e fotografato della GOR. Il parco offre scenari naturali unici al mondo con alte scogliere di pietra scavate nel corso del tempo dalle onde e dalla marea che hanno creato una serie affascinante di faraglioni, gole archi e aperture. La prima fermata è la Gibson step, una scalinata scavata a mano che porta fino alla Gibson Beach dove ci rilassiamo camminando a pochi metri dall’oceano e scattando fotografie; la sosta seguente è quella dei Twelve Apostoles considerata la formazione rocciosa più sensazionale e famosa del Victoria : si tratta di dodici rocce calcaree (anche se oggi ne sono rimaste solo otto) che emergono dall’oceano e abbandonati al mare in seguito all’erosione della costa. Giacché il tempo cominciava ad essere poco per il rientro, l’autista ci concede una mezzora ognuna per le successive soste; scendiamo dal pulman e ci avviamo all’entrata del camminamento in legno che corre lungo la cima della scogliera, da qui ci sono varie piattaforme di osservazione, lo scenario che ci si presenta davanti è un qualcosa di sensazionale permettendoci di fare fotografie stupende; rapiti da questo scenario naturale non ci accorgiamo che il tempo era passato velocemente e di buon passo ritorniamo all’autobus e dato che eravamo gli ultimi a salire l’autista ci riprende ricordandoci del poco tempo a disposizione. Altra fermata è il Razobarck un grande scoglio a muraglia, parallelo alla costa contornata da faraglioni; altre soste le facciamo ammirando The Arch, un arco di roccia naturale creata dall’oceano e il London Bridge che un tempo era una piattaforma di roccia, su doppio arco, collegata alla terraferma e rimasta isolata dal 1990 anno in cui uno degli archi è crollato. Saltiamo la sosta per The Grotto, piscina naturale formatasi al di sotto di un arco, per mancanza di tempo e ci dirigiamo verso Port Campbell per effettuare l’ultima fermata, dopo venti minuti prendiamo la Princes Hwy che ci riporterà a Melbourne in meno di tre ore, sull’autobus con Claudia rivediamo le foto e le riprese interrogandoci come la natura possa offrire all’uomo degli scenari così spettacolari. Arriviamo in hotel verso le 20.30, tanto siamo stanchi e appagati della bellissima giornata che sistemiamo le ultime cose nelle valigie e andiamo a dormire poiché il giorno dopo cambiamo completamente scenari: via dalle grandi città per immergerci completamente in quello che è l’Outback australiano.
02/05/2008 ULURU (AYERS ROCK)
Ci svegliamo alle 07.00, abbiamo il volo alle 10.00 con destinazione Red Center ovvero “il cuore rosso” una delle regioni, che con la sua natura e la cultura delle tribù aborigene, ne fanno una delle zone più visitate di tutta l’Australia. Arrivati in aeroporto passiamo la solita trafila tra il check in e i controlli di dogana e decolliamo puntuali; questa volta lascio la digitale in borsa a portata di mano in quanto dopo circa un’ora e mezza di volo il paesaggio sotto di noi cambia completamente colorandosi di un rosso acceso e finalmente dopo averlo visto sui cataloghi e in foto sotto di noi s’intravede l’enorme “sasso” (chiamato affettuosamente così da me e mia moglie) che non si sottrae a decine di scatti fatti da tutti i passeggeri dell’aereo. Finalmente atterriamo, scendendo dall’aereo rimaniamo colpiti dal gran caldo che fa, attraversiamo la pista che ha funzioni sia per il decollo sia per l’atterraggio ed entriamo nel piccolo atrio che ospita l’unico nastro trasportatore per il ritiro dei bagagli, due banchi per il check in e quelli dei noleggi auto; recuperate le valigie all’uscita notiamo due signori con in mano dei cartelli con scritti i nomi dei vari hotel che smistavano le persone su dei pulman, saliamo sul primo dei tre bus che dopo una ventina di minuti arriva al nostro albergo, il Desert Garden Hotel, lasciamo le valigie in camera facciamo un giro all’interno del complesso e pranziamo nel ristorante all’interno dell’albergo. Ritorniamo in camera per prepararci all’incontro con la nostra guida, che per i prossimi tre giorni, ci accompagnerà alla scoperta dell’Uluru-Kata Tjuta National Park (Ayers Rock-Monti Olgas) così chiamati dalle popolazioni aborigene della zona; puntuali alle 16.30 ci facciamo trovare davanti alla reception e facciamo la conoscenza Luca, la nostra guida, saliamo sull’autobus, ci sistemiamo ai posti in fondo mentre il pulman fa il giro per caricare gli altri turisti chiacchieriamo con lui dicendoci che sta da un anno e mezzo in Australia e fa la guida turistica. Qui conosciamo due ragazzi italiani, della provincia di Cuneo, una coppia in viaggio di nozze come noi, che ci accompagneranno in questi tre giorni; prima tappa è il centro culturale aborigeno, nel dirigerci dall’autobus ammiriamo l’Uluru in tutta la sua grandezza, arrivati e scesi dal bus veniamo assaliti dalle mosche, Luca rimedia dandoci una crema da cospargerci in viso che le terrà lontane; il centro è diviso in due edifici: nel primo ci sono illustrate l’insieme delle leggi, della religione e delle tradizioni aborigene degli Anangu (popolazione che abita questi luoghi e allo stesso tempo gestori del parco), nel secondo s’illustra la storia e la gestione del parco. Usciti dal centro culturale prendiamo una strada laterale che ci conduce alla base del monolite; Luca ci illustra le caratteristiche geologiche di Uluru, la sua flora e cosa rappresenti ad oggi per gli aborigeni; vari cartelli indicano diversi sentieri da seguire: da quello che gira intorno alla base della lunghezza di circa 10 Km (Base Walk) ad uno di 2 Km (Mala Walk) che inizia ai piedi della salita. Da programma il nostro è quello più semplice, il Mutitjulu Walk di circa 1 km, che conduce ad una pozza d’acqua permanente da dove, secondo la leggenda, ebbe scontro tra due antenati serpenti. Nel ritornare al bus notiamo dei cartelli che avvertono i visitatori della pericolosità nello scalare la cima di Uluru, la guida ci spiega che essendo una montagna sacra gli aborigeni chiedano che non sia scalata, a chi fosse intenzionato a farlo vengono date una serie di raccomandazioni da seguire: portare abbondanti scorte d’acqua, vestiario adeguato per proteggersi dal sole e non ultimo Luca ci ricorda anche di numerose cadute di persone dovute ad attacchi di cuore. Di ritorno al pulman Luca c’informa che ora ci attende il momento culminante della visita: la vista dell’Uluru al tramonto, ci rechiamo nell’area predisposta, all’arrivo notiamo molta gente già pronta con telecamere e macchine fotografiche; la sorpresa più gradita e forse inaspettata e nel trovare solo per noi una tavola imbandita piena di roba da mangiare e con ogni sorta di bottiglie; ma il momento più atteso è alle 18.37 quando il sole riflette i suoi raggi su Uluru facendo apparire la roccia di un colore arancio-brunastro sfumando in tutte le varie tonalità di rosso fino al nerofumo. Appagati da questo sensazionale spettacolo, il bus ci riporta all’hotel salutata la coppia di Cuneo la giornata per noi non è finita in quanto avevamo prenotato la “Sound of silence” cioè la cena sotto il cielo stellato; alle 20.30 di nuovo Luca passa a prenderci, giungiamo dopo dieci minuti in un’area attrezzata, facciamo l’ennesimo brindisi della giornata e ci rechiamo al tavolo da dove un ragazzo ci illustra il “menù” alla fine scegliamo spiedini di care di canguro, bistecca e salsicce di emù il tutto annaffiato con un buon vino rosso, al termine della cena una guida aborigena, illuminando con una torcia in cielo, ci indica le varie stelle e costellazioni; esausti ma paghi della bellissima giornata e salutato Luca andiamo al letto.
03/05/2008 ULURU (AYERS ROCK) – MONTI OLGAS (KATIA TJUTA)
La mattinata inizia molto presto con la sveglia alle 04.30 per ammirare questa volta l’alba di Uluru, il bus arriva alle 05.30 compie il solito giro tra i vari hotel, ma stavolta il numero delle persone è decisamente meno; questa volta l’area attrezzata non è la stessa del tramonto ma è esattamente dalla parte opposta del monolite, per intenderci quella ritenuta sacra dagli aborigeni. Scesi dal pulman ci accomodiamo al lato della strada in attesa del sorgere del sole, Luca intanto ci prepara la colazione con un buon caffè e dei muffins, al 06.25 puntuale il sole sorge illuminando la roccia offrendoci un altrettanto spettacolo meraviglioso. Come da programma ci dirigiamo verso i Monti Olgas che si trovano a circa 30 km ad ovest di Uluru, si tratta di un agglomerato di monoliti formato da 36 cupole rocciose considerato dai nativi un mostro animato dalle molte teste (il significato di Kata Tjuta vuol dire molte teste). Giunti al parcheggio ci avviamo per il sentiero, denominato Valley of the Winds, si tratta di un percorso circolare della lunghezza di 7.5 km, percorribile tra le 3 e le 4 ore di cammino. Ci muoviamo che è ancora l’alba, partiamo in due gruppi distinti; quello con la guida inglese e noi con la coppia di Cuneo e Luca, il tratto iniziale è pianeggiante e si snoda tra questi enormi massi di roccia di color rosso la temperatura non è alta, La guida ci spiega, come per Uluru, la conformazione geologica e la flora che man mano incontriamo, facciamo anche delle soste per riposarci e per mangiare qualcosa, lungo il tragitto incontriamo anche dei lookout da dove è possibile ammirare spettacolari vedute delle cupole rocciose. Dopo circa tre ore di cammino torniamo al punto da dove eravamo partiti e nel tornare in hotel, lungo la strada ci fermiamo in un’area attrezzata dalla quale ammiriamo in lontananza ancora una volta gli Olgas; giunti in albergo, pranziamo insieme alla coppia di Cuneo all’interno del ristorante, compriamo la crema miracolosa anti-mosche e alle 15.00 in punto, caricate le valigie, sull’autobus partiamo alla volta del Watarraka National Park (Kings Canyon); per arrivare a destinazione ci vorranno circa tre ore, durante il viaggio ammiriamo il paesaggio circostante, lungo la strada ci fermiamo ad un belvedere per ammirare il Mt Conner (montagna dalla sommità piatta) che molti turisti scambiano per Uluru e n’approntiamo anche per dormire. Alle 18.30 in punto arriviamo all’unico hotel della zona, il Kings Canyon Resort, che di trova a 10 km a ovest del canyon ed è l’unica struttura ricettiva della zona; sistemiamo le valigie in camera e ci prepariamo per la cena, all’ interno il resort offre diverse scelte di ristorazione, noi optiamo per l’Outback BBQ scegliendo il menu a buffet e finendo con un tris di dolci, raggiungiamo la coppia di Cuneo e finiamo la serata al George Gill Bar dove ascoltiamo dal vivo musica australiana, nel ritornare in camera facciamo la conoscenza del dingo, cane selvatico che vive nel deserto, che non sembra troppo interessato a noi e sparisce nella boscaglia.
04/05/2008 KINGS CANYON – ALICE SPRINGS
La mattina inizia con un’altra levataccia, ci svegliamo alle 05.30, facciamo colazione e un’ora dopo siamo già sul bus che ci porterà al Kings Canyon; arriviamo alle 07.00 che è ancora buio ci dirigiamo verso il sentiero, qui Luca ci spiega che a differenza degli Olgas l’escursione sarà più faticosa tanto che dopo dieci minuti di cammino si presenta la prima insidia, per accedere, il Kings Canyon Rim Walk sentiero della lunghezza di 6 km da compiere in quattro ore, dobbiamo scalare una ripida parete rocciosa con dislivello di 100 mt; qui iniziano i primi problemi Claudia non è molto convinta e vuole ritornare indietro, ma dopo qualche convincimento decide di intraprenderla. L’inizio è abbastanza faticoso perché i gradoni di roccia da salire sono molto ripidi, la coppia di Cuneo procede molto spedita noi andiamo più cauti; arrivati in cima veniamo ripagati dello sforzo con paesaggi mozzafiato: gole e canyon che corrono lungo pareti di roccia a picco, da qui in avanti il sentiero costeggia il bordo del canyon ci sono anche dei cartelli che invitano a non sporgersi troppo poiché il dirupo non è recintato; a metà sentiero entriamo nel Garden of Eden, scendiamo una scalinata di legno che ci conduce ai piedi del canyon e arriviamo ad una sorta di piscina naturale dove condizioni climatiche favorevoli hanno consentito la formazione della foresta pluviale con palme e cascate. Risaliamo sempre per una scala di legno e di nuovo in cima facciamo una sosta per riposarci; Luca come al solito ci offre biscotti e torta al cioccolato con un buon caffè, riprendiamo la marcia e dopo un po’ entriamo, come recita il cartello, nella Lost City, ovvero un labirinto di enormi cupole rocciose pietrificate segnate dall’erosione del tempo. Da qui in avanti, il sentiero si fa meno faticoso essendo in discesa e dopo un’altra ora di cammino ritorniamo al parcheggio da dove eravamo partiti, il pulman ci riporta al resort dove ci rinfreschiamo e caricate di nuovo le valigie partiamo alla volta di Alice Springs, il viaggio durerà circa sei ore ci fermiamo per una sosta dove salgono i turisti che hanno optato per la sola visita di Uluru. Non appena ripartiamo Claudia si addormenta subito per la stanchezza accumulata, anche io cerco di dormire; a metà viaggio il bus si ferma ad Erldunda, all’incrocio con la Stuart Hwy dove sostiamo per mezz’ora. Da lì in poi ci aspettano altre due ore prima di arrivare ad Alice Springs, giungiamo in serata e l’autobus compie il solito giro per accompagnare i turisti agli hotel, prima di lasciare Luca, che dovrà tornare indietro, ci consiglia un pub dove passare la serata il “Bojangles”, lo salutiamo e lo ringraziamo per i tre splendidi giorni passati insieme. Come al solito lasciamo le valigie, riposiamo un po’ dal lungo viaggio e ci prepariamo per la cena dirigendoci al pub consigliatoci, il locale è molto caratteristico all’entrata staziona una persona che regola il flusso di persone in entrata e uscita, l’intero appare con l’aspetto di un vecchio pub del selvaggio West una gran sala con il bar al centro e i tavolini ai lati con tanta gente che beve e canta a squarciagola sui successi messi dal Dj di turno, nella sala attigua incontriamo i ragazzi di Cuneo con cui decidiamo di cenare insieme e qui assaggiamo per la prima volta, prendendo un piatto unico, la carne di cammello, canguro e coccodrillo; al termine della cena salutiamo la coppia piemontese ritornandocene in albergo in quanto l’indomani avevamo l’aereo che ci avrebbe portato a Darwin nella regione del Top End.
05/05/2008 DARWIN
Dato che a questo punto era una consuetudine alzarci molto presto la mattina ripetiamo lo stesso iter: sistemazione delle valigie e colazione in albergo; al 08.30 puntuale arriva il bus che ci conduce in aeroporto, giungiamo dopo venti minuti, scarichiamo le valigie ci avviamo al banco dei check in, dato che il volo non è Qantas ma con Jetstar ci contestano il troppo peso delle valigie, problema che risolviamo distribuendo i pesi della valigia di Claudia con il mio bagaglio a mano risolta la questione ci avviamo nell’unico atrio dell’aeroporto, con i vari gates; una voce all’altoparlante chiama il nostro volo e usciti dalla porta d’imbarco una signorina c’indica qual’è nostro aereo. Il volo dura due ore circa e alle 12.30 atterriamo a Darwin recuperiamo i bagagli e con il taxi arriviamo all’albergo inaugurato da pochi giorni, il Mantra Pandanas, saliti in camera troviamo anche qui l’abituale bottiglia di champagne con cui facciamo il nostro solito brindisi. Usciamo dall’albergo e ci dirigiamo, su consiglio della ragazza della reception, in Mitchell st dove troviamo molti locali. La nostra scelta cade, consigliato anche dalla guida, sul Rorke’ Drift pub molto conosciuto dove io opto per una buona bistecca con patate e Claudia sceglie il barramundi; finito di mangiare e con mezza giornata ancora a disposizione facciamo un giro esplorativo della città, da Mitchell st svoltiamo per Knuckey st ed arriviamo a l’Esplanade che costeggia il centro per tutta la sua lunghezza e ci rilassiamo passeggiando in uno dei numerosi sentieri del Bicentennial Park. Il centro è molto piccolo formato da strade ad angolo retto che si sviluppano sulla punta di una penisola e si gira facilmente a piedi; Darwin è una città moderna in pieno sviluppo, la sua storia, seppur recente, è segnata da tragici eventi quali i bombardamenti della seconda guerra mondiale e l’uragano Tracy nel dicembre del 1974. Dato che il giorno seguente non era previsto nessun’escursione ci rechiamo alla sede locale dell’ATT Kings dove ci consegnano un opuscolo illustrandoci le varie opportunità; dopo un breve ragionamento rinunciamo in quanto scegliamo di destinare la giornata ad una più approfondita visita di Darwin e a riposarci per i molteplici spostamenti effettuati fino allora; data l’ora ritorniamo in albergo, una rapida occhiata alla posta elettronica, e dopo mezz’ora siamo già fuori alla ricerca di un buon ristorante. Questa volta non rimaniamo in Mitchell st ma ci addentriamo nelle vie che la costeggiano, dopo un lungo girare tra ristoranti di varie etnie giugiamo davanti al più classico dei locali: quello italiano; poiché erano più di due settimane che mangiavamo cibo locale decidiamo che era giunta l’ora di assaporare la cucina di casa, a dir la verità il locale era una pizzeria così dopo un rapido consulto entriamo e ci sediamo ad un tavolo in fondo; l’aspetto era proprio del classico locale italiano con foto che ritraevano i vari monumenti: il Colosseo di Roma, San Marco a Venezia, Duomo a Milano e così via al muro erano appese anche le foto dei nostri calciatori: Totti, Del Piero, Cannavaro etc con una nostra bandiera tutta intorno che ricordava che eravamo i campioni del mondo. La particolarità del locale stava nel fatto che si potevano ordinare pizze di tutte le dimensioni e con qualsiasi tipo d’ingredienti, io ordino una pizza con i funghi e Claudia la classica margherita ovviamente il sapore non era come le pizze di casa nostra ma ricordo che non erano poi così male; terminato di mangiare facciamo un giro per vedere se c’era qualche locale dove finire la serata ma notiamo che in giro non c’èra molta gente e cosi prendiamo la via del ritorno verso l’albergo.
06/05/2008 DARWIN
Dato che da programma non erano previste escursioni, ci svegliamo con molta calma; l’albergo non avendo una propria sala per la colazione, in quanto una parte era ancora in costruzione, ci indirizza ad un locale, il Roma bar, convenzionato con loro dove mangiamo dei buonissimi cornetti con due cappuccini. Come già detto la giornata era interamente a nostra disposizione per visitare Darwin, ritornati in albergo decidiamo di seguire il programma consigliato dalla Lonely Planet, un percorso di 3.5 km a piedi da coprire in poco più di un’ora; Punto di partenza è il Victoria Hotel in Smith st un tempo un albergo di lusso oggi popolare locale notturno proseguendo incontriamo le rovine dell’Old Town Hall, il vecchio Municipio, che fu completamente distrutto dal ciclone Tracy, arrivati in Circular Sq troviamo quello che rimane oggi, il solo portone, della Christ Church Cathedral spazzata anch’essa dal ciclone del 1974 più avanti tra l’Esplanade e Smith St la vecchia stazione di polizia e il tribunale, oggi adibiti a uffici statali. Dopo una breve pausa giungiamo al Survivors’ Lookout , in cima ad una scogliera, da dove si ha una veduta eccezionale sulla città, il tutto viene completato con targhe e fotografie che mostrano i bombardamenti giapponesi della seconda guerra mondiale; ritornando sull’Esplanade incontriamo la Government House, di fronte sorge il moderno edificio del Parlamento di forma squadrata dominato da un tetto sporgente. Da qui in poi, l’Esplanade costeggia il centro in tutta la sua lunghezza; all’altezza di Herbert st ritorniamo nel Bicentennial Park fino ad arrivare all’Anzac Memorial, monumento eretto in ricordo di tutti i soldati australiani morti nelle varie guerre, da dove partono diversi sentieri che permettono una più approfondita visita del parco; noi scegliamo quello che cammina lungo la zona dei vari belvedere, arrivati alla fine del percorso un cartello indica ai visitatori di scendere per Doctors Gully Rd ad assistere allo spettacolo dell’Acquascene dove i visitatori, ad orari prestabiliti, gettano interi vassoi di pane in pasto a branchi di pesci; fortunatamente un cartello con vari orari indica che di lì a 15 minuti ne sarebbe avvenuto uno, passato il quarto d’ora di attesa varchiamo il cancello d’entrata e arriviamo alla spiaggia, molte delle persone presenti erano bambini, il custode, consegnati i vassoi con il pane raffermo, ci da le indicazioni su come comportarci, neanche due minuti di attesa ed ecco arrivare una miriade di triglie, pesci gatto e pesci arlecchino spingersi fino a riva per ricevere il cibo. Terminato lo spettacolo risaliamo per Doctors Gully Rd e terminiamo l’escursione in Knuckey St dove si trovano due edifici storici di grande importanza per Darwin: il Lyons Cottage oggi adibita a museo e l’Old Admirality House una dimora coloniale costruita su palafitte. Poiché si era fatta l’ora del pranzo decidiamo questa volta di trovare un ristorante con cucina tipica australiana dopo aver chiesto a varie persone veniamo indirizzati al Lewinsky, un locale molto conosciuto per il pesce ma anche molto caro come poi si rivelerà dal conto ; io assaggio il barramundi e Claudia prende un’aragosta, alla fine ordiniamo anche un piatto di ostriche il tutto annaffiato da un vino bianco frizzante, usciti dal ristorante felici per il lauto pasto facciamo ritorno in hotel dove ci riposiamo in attesa di uscire per la sera. Dormiamo quasi tutto il pomeriggio, questa volta decidiamo di non rimanere in centro ma di andare verso Cullen Bay considerata la zona “in” di Darwin, dall’albergo prendiamo l’autobus che in 10 minuti arriva a destinazione. Scesi dal bus facciamo una passeggiata per il lungomare dove sono presenti molti locali e caffè alla moda con yacht attraccati al porto, ci sediamo al Buzz Cafe sorseggiando due drink ammirando il tramonto; terminiamo la serata con un rapido giro tra i negozi per qualche souvenir, dopo di che riprendiamo il bus e alle 22.30 siamo di nuovo in albergo, l’indomani ci attende un’altra levataccia: l’escursione di due giorni al Kakadu National Park.
07/05/2008 KAKADU NATIONAL PARK
Come consuetudine, ci alziamo alla 04.30 poiché alle 05.30 passerà il bus che ci condurrà al Kakadu, ma prima facciamo la conoscenza di Roberto, la nostra guida italiana che ci accompagnerà in questi due giorni; afferma che sono 14 anni che vive a Darwin e fa la guida ma a differenza d’altre guide ha una sua società che organizza tour indipendenti. Puntuale l’autobus ci raccoglie all’ora prestabilita e dopo aver ultimato gli ultimi pick up s’immette sull’Amhen Hwy con direzione del parco; ci vogliono circa tre ore per arrivare, durante il viaggio conversiamo ancora con Roberto che ci racconta della sua scelta di lasciare l’Italia per venire a vivere in Australia, notiamo anche come siamo l’unica coppia italiana. Alle 11.00 in punto arriviamo, transitando dall’entrata nord del parco, al Bowali Visitor Center, da qui entriamo e un percorso informativo illustra l’ecosistema del parco, assistiamo anche ad un breve documentario sulle stagioni del Kakadu. Riprendiamo i pulman per dirigerci verso Nourlangie rock luogo spirituale molto importante per gli aborigeni, la sua lunga sagoma d’arenaria rossa s’innalza dalle foreste circostanti per poi precipitare in una serie di gradoni rocciosi, qui è presente anche uno dei siti d’arte rupestre più rilevanti di tutto il parco; arrivati al parcheggio c’immettiamo in un sentiero circolare di 2 km, la prima tappa e un rifugio nella roccia di Anbangbang dove Roberto ci spiega che era utilizzato dagli aborigeni per ripararsi dal caldo e dalle tempeste durante la stagione delle piogge, dopo una breve camminata arriviamo ad un belvedere da dove godiamo di vedute meravigliose della scarpata dell’Arnhem Land e finalmente possiamo ammirare il famoso dipinto del Namarrgon o uomo della luce o uomo fulmine. Poiché si era fatta l’ora del pranzo il bus ci porta in direzione di Cooinda dove ci fermiamo in punto di ristoro per mangiare, terminato il pranzo ci dirigiamo, sempre in bus, verso le paludi dello Yellow Water dato che ci aspetta la gita in battello sul fiume; scesi dal pullman arriviamo al punto d’imbarco e ci accomodiamo, su suggerimento di Roberto, nella prima fila per avere una migliore visuale; la crociera avrà la durata di un’ora e mezzo e attraversa il Jim Jim Creek fino ad immettersi nel South Alligator River , la guida, parlante inglese, illustra quella che è la fauna e la flora che compone il parco ma noi avendo Roberto abbiamo la nostra spiegazione personale. Durante la navigazione avvistiamo molti coccodrilli marini e uccelli selvatici come aquile, oche, nibbi, pellicani, cormorani e aironi; ai lati del fiume notiamo molte mangrovie d’acqua dolce. Al termine della navigazione ritorniamo dal punto da dove eravamo partiti, il bus, finalmente, ci porta al nostro albergo il Gagudju Crocodile Holiday Inn che visto dall’alto ha la forma di un coccodrillo lungo 250 mt e si trova nella cittadina di Jabiru che fu costruita per dare alloggio ai minatori della miniera di uranio ed è il principale centro di riferimento del parco. Data l’ora e lasciate le valigie in camera ci prepariamo per la cena; di scelta non è che c’è ne fosse molta il centro commerciale aveva già chiuso e allora ripieghiamo sul ristorante dell’albergo, terminato di mangiare incontriamo Roberto alla reception che ci illustra il programma di domani e ci chiede se eravamo interessati a fare un giro in elicottero del parco, all’inizio la proposta non ci aveva entusiasmato ma poi ripensandoci vista dall’alto del Kakadu non era da perdere, entusiasti della proposta c’è ne andiamo al letto.
08/05/2008 KAKADU NATIONAL PARK
La mattina ci svegliamo di buon’ora, l’appuntamento con Roberto è per le 09.30 alla reception, come di consueto il pullman passa a prenderci per condurci a Ubirr altro centro spirituale aborigeno di grande importanza e noto per il suo spettacolare sito d’arte rupestre e distante 39 km da Jabiru . Arrivati al parcheggio intraprendiamo un percorso di circa 1 km che compie il giro delle maggiori gallerie naturali formatesi nella roccia; Roberto c’illustra come si siamo formate in diverse ere geologiche e come gli aborigeni vivevano all’interno, la più importante di queste è la galleria principale dove sono visibili un’ampia varietà di pitture rupestri stilizzate, ben conservate, che rappresentano wallaby, opossum, testuggini e pesci oltre ad alcuni balanda (uomini bianchi) con le mai sui fianchi e un’affascinante tigre della Tasmania, di particolare rilevanza anche il disegno raffigurante il serpente arcobaleno, la guida ci spiega come per gli aborigeni del Kakadu questi siti d’arte rupestre costituiscano una fonte preziosa per la conoscenza delle loro tradizioni e rappresentino una sorta d’archivio storico ed hanno un arco temporale che va da 20.000 anni fa al XX° secolo. Da una strada secondaria di 250 m arriviamo al Nardab Lookout, un belvedere da dove si può ammirare una magnifica vista a 360° sulla pianura invasa dalle acque e popolata dagli uccelli, dopo questo magnifico spettacolo naturale il bus arriva al punto d’imbarco per la seconda crociera, questa volta sarà sull’altro fiume più importate del parco: East Alligator River. Durante la traversata avvistiamo i soliti coccodrilli, la guida che è aborigena, c’illustra quelle che sono le tradizioni, usi e costumi della cultura aborigena e i loro legami con il territorio, dopo una mezzora la barca si ferma su una spiaggia di lato al fiume, scendiamo a terra e la guida c’invita a seguirlo qui ci mostra alcuni degli attrezzi e delle armi che gli aborigeni, ancora oggi, utilizzano per cacciare e costruire tutto il necessario che serve loro per vivere. Risaliti sulla barca ritorniamo da dove c’eravamo imbarcati, il pullman ci riporta verso Jabiru dove ci attende il volo in elicottero per vedere dall’alto il parco mentre gli altri turisti avrebbe visitato la miniera di uranio; consumato in fretta il pranzo a sacco e pagato per il giro panoramico ci avviamo, accompagnati da Roberto, all’elicottero dove Luis, in nostro pilota, stava facendo gli ultimi controlli prima del decollo ma qui viene la parte più interessante: Roberto mi dice che per apprezzare lo stupendo panorama e per effettuare migliori riprese di rimanere senza la porta di chiusura dell’elicottero, all’inizio rimango un perplesso, mostrando anche un po’ di paura ma rassicurato anche dal pilota che non ci sarebbero stato pericolo accetto la proposta; adesso era il turno di convincere Claudia che senza pensarci troppo si fa montare la porta. Dopo le ultime raccomandazioni di Luis decolliamo, poiché il volo durerà solo mezz’ora il pilota ci dice che ci farà vedere anche il salto delle Jim Jim Falls; per prima sorvoliamo la miniera d’uranio e ci rendiamo conto della sua estensione, il paesaggio cambia rapidamente passando da altopiani rocciosi solcati da corsi d’acqua sino a bassopiani asciutti con vaste praterie e boschi d’eucalipti, ad un certo punto, mentre sono impegnato in una ripresa, Roberto, che nel frattempo stava scattando fotografie, mi fa cenno di prepararmi ad assistere ad un spettacolo mozzafiato: sotto di noi, con un salto di 200 mt, c’erano le Jim Jim Falls che insieme alle Twin Falls costituiscono una delle attrattive del Kakadu. Luis compie più giri intorno alle cascate, con l’elicottero arriva anche davanti in maniera da poterle riprenderle e fotografarle da più punti, uno spettacolo veramente stupendo che valeva i soldi spesi (380,00$ in due per la cronaca), poiché il tempo cominciava a essere poco Luis fa ritorno all’aeroporto, ringraziato per il bellissimo giro e lo stupendo panorama risaliamo sull’autobus che ci riporta verso Darwin, nel ritorno rivedo le riprese fatte dall’elicottero ma tanta è la stanchezza che sia io che Claudia ci addormentiamo per risvegliarci solamente mezz’ora prima di arrivare in hotel, salutato Roberto e ringraziato per i due splendidi giorni passati insieme saliamo in camera e preparate le valigie andiamo a dormire in quanto l’indomani avevamo il volo molto presto per Cairns dove ci aspettava una crociera di quattro giorni sulla barriera corallina.
09/05/08 CAIRNS – CROCIERA SULLA BARRIERA CORALLINA
Come oramai accadeva spesso ci svegliamo molto presto, fatti gli ultimi controlli ai bagagli e alla stanza per vedere se dimenticavamo qualcosa, alle 07.30 siamo già in aeroporto; alle 08.00 l’aereo decolla e in meno di tre ore giungiamo a Cairns, città dello stato del Queensland e famosa soprattutto perché molti turisti vi giungono per visitare la Grande Barriera Corallina. Atterriamo puntuali e recuperati i bagagli attendiamo la macchina, prenotata dall’Italia, che doveva condurci al molo d’imbarco; trascorsi 15 minuti e non vedendo il pick up mi comincio un po’ a preoccupare: vuoi vedere che si sono dimenticati? Ma proprio nel momento che mi dirigo all’infopoint dell’aeroporto per trovare una soluzione, Claudia mi chiama perché da un pulmino scende una signora tutta trafelata con in mano un foglio con su scritto, il nostro cognome; dopo essersi scusata per il ritardo accumulatosi da un altro servizio precedente ci accompagna al molo d’imbarco. Durante il tragitto controllo il voucher e con sorpresa noto che l’imbarco sulla nave non sarebbe avvenuto prima delle 16.00 quindi domanda: che cosa avremmo fatto fino a quell’ora con tutte le valigie? Quindi per evitare tutto questo chiedo alla signora di portarci alla sede della compagnia per vedere se almeno potevamo lasciare lì i bagagli, lei di tutto punto risponde con un secco no dicendo che sul foglio del transfer c’era scritto che lei ci doveva lasciare al molo, dopo vari tentativi riusciamo a convincerla, giunti davanti alla filiale della Captain Cook Cruises, con nostra sorpresa, scopriamo che si erano trasferiti in un altro indirizzo, a questo punto la signora comincia a dare di matto dicendo che lei non era un taxi e che aveva altri servizi; per evitare altre complicanze decidiamo di farci lasciare lì, ci sediamo ad un bar per fare colazione e decidere sul da farsi. Dato che non potevamo andare in giro per Cairns trascinandoci dietro le valigie decidiamo di telefonare a Barbara, per avere notizie sull’ora precisa dell’imbarco, dopo 15 minuti la richiamo e ci dice di farci trovare al molo alle 14.00 poiché degli incaricati della compagnia avrebbero preso in consegna i bagagli; confortati da ciò ci avviamo verso il molo d’imbarco dove ad aspettare come noi c’era un’altra coppia, nel chiacchierare con loro scopriamo che sono della provincia di Cagliari e sono in viaggio di nozze come noi, gli raccontiamo la nostra disavventura con le valigie e scopriamo che anche loro hanno avuto gli stessi problemi; alle due puntuali si presentano due addetti della società, nel frattempo erano arrivati altri turisti, che prendono in consegne tutte le valigie e fissandoci appuntamento dopo due ore per la registrazione e l’imbarco vero e proprio. Avendo cosi a disposizione due ore decidiamo di mangiare qualcosa, dopo un breve giro, ci fermiamo a mangiare in un ristorante nelle vicinanze del molo; finito di pranzare effettuiamo un rapido giro della città ripromettendoci di visitarla meglio al ritorno, facciamo ritorno al molo d’imbarco e nel frattempo la nave era già attraccata, sbrigate tutte le formalità saliamo a bordo e da lì ci assegnano la cabina che si trovava sul ponte superiore ma una volta dentro, con nostra sorpresa, ci accorgiamo che l’ambiente era molto piccolo e non c’era neanche il letto matrimoniale ma bensì due letti singoli, chiediamo così delle spiegazioni in merito, un addetto ci spiega che tutte le cabine, tranne quelle deluxe, avevano questa connotazione. Deciso che niente e nessuno ci dovevano rovinare la crociera, neanche quest’imprevisto delle cabine, facciamo un giro per la nave dal ponte superiore scendiamo a quello inferiore dove oltre ad altre cabine c’era la sala per i pasti, sull’ultimo ponte invece c’erano una sala e una terrazza dove prendere il sole con una piccola piscina; alle 17.00 precise il comandante avverte che la nave stava salpando e invitava tutti gli ospiti nella sala superiore per la presentazione del programma della crociera. Una volta accomodati, il comandante per prima cosa ci presenta gli altri membri dell’equipaggio: una biologa, un istruttore di sub oltre al personale di servizio, ci illustra anche le soste che la nave farà: si risalirà la costa verso nord con tappa a Cooktown e con visite, corredate da immersioni, ai vari reef della barriera corallina per poi fare ritorno a Cairns; detto ciò il capitano si congeda augurando buona permanenza a bordo, facciamo ritorno in cabina e cerchiamo di disfare le valigie ma nel provare a farlo ci accorgiamo che solo i bagagli occupano quasi la metà della cabina e decidiamo di tirare fuori lo stretto necessario; dato che prima l’ora di cena c’era ancora un’ora andiamo al bar per prenderci qualcosa e lì incontriamo i ragazzi sardi, ci sediamo e cominciamo a conversare con loro sui rispettivi viaggi di nozze: il nostro era quasi ala fine mentre il loro era iniziato da meno di una settimana. Alle otto precise, la ragazza addetta alla sala ci avverte che la cena era pronta e prendiamo posto con i ragazzi sardi, la cena era a buffet, a turno ci chiamavano; giunto il nostro con sorpresa scopriamo che la cena era a base di pesce: aragoste, astici, ostriche, gamberi oltre a contorni vari il tutto corredato da vini bianchi australiani; terminato di mangiare ci rilassiamo sul ponte di poppa conversando ancora con la coppia sarda e ammirando il bellissimo cielo stellato, alle 23.00 decidiamo di andare a dormire paghi di una giornata trascorsa felicemente.
10/05/2008 COOKTOWN – GRANDE BARRIERA CORALLINA
Non avendo una sorta di orario, ma comunque con un programma con degli orari, ci alziamo alle 08.00 per la colazione, che era articolata in due turni; il programma prevedeva l’attracco a Cooktown, chiamata così in onore del Capitano inglese James Cook primo esploratore a mette piede sul continente australiano, con una breve visita della città. L’appuntamento è per le nove, da guida ci fa la biologa dell’equipaggio, la visita inizia con un giro esplorativo della città, ovviamente tutti i luoghi iniziano o portano il nome di Cook, dagli alberghi, ai negozi, al museo per finire addirittura con l’ufficio postale. Facoltativa, per chi voleva, era la visita ai Botanic Gardens che intraprendiamo insieme alla coppia sarda, i giardini sono una raccolta di tutte le specie di fiori e piante della flora australiana, non sono molto grandi e si girano n meno di un’ora. Di ritorno alla nave ci uniamo all’altro gruppo che aveva scelto di girare la città e puntuale alle 12.00 c’imbarchiamo sulla Coral Princes, in nome della nave, per raggiungere la zona dei Reef, luoghi dove è possibile effettuare immersioni per ammirare i grandi affioramenti di corallo che s’innalzano fino ala superficie; dopo aver consumato il pranzo arriviamo lì nel pomeriggio, a più riprese con una barca più piccola veniamo trasportati su un’isola, di cui non ricordo il nome facente parte del parco marino della Barriera corallina, il programma prevedeva: immersioni, snorkelling e giro in barca, con il fondo in vetro per ammirare i coralli; poiché il tempo non era molto bello decidiamo da prima di effettuare l’escursione in barca, a gruppi di dieci persone la barca compie dei giri intorno all’isola e attraverso il fondo in vetro si può assistere ad uno spettacolo unico con pesci e coralli dai più disparati colori. Terminato il giro, dato che c’era ancora tempo a disposizione, decidiamo di fare un po’ di snorkelling; ci mettiamo la nostra tuta (chiamata anche stinger-suit) anti-meduse e ci tuffiamo in acqua, rimanendo nella zona delimitata gustandoci un altrettanto spettacolo come quello ammirato dalla barca; rientrati ci prepariamo per la cena sempre a base di pesce e ci riuniamo nella sala, sull’ultimo ponte, in quanto il capitano ci avrebbe illustrato il programma della seconda giornata: visita all’isola di Lizard Island e ritorno nella zona dei Reef con visita al n. 3 e al n. 8 considerati i più splendidi.
11/05/2008 LIZARD ISLAND – GRANDE BARRIERA CORALLINA
Svegliatici di tutto punto, anche per colpa delle onde che facevano sobbalzare la nave il programma prevedeva la visita di Lizard Island, l’isola più a nord della Grande barriera Corallina, di origine vulcanica è formata da un terreno montagnoso e roccioso con spiagge formate da lunghe strisce di sabbia bianca e per questo le più frequentate dai turisti. Data l’ora mattiniera, le 08.00, sempre con la barca veniamo portati sulla spiaggia, a scelta c’era la possibilità di fare come sempre immersioni o snorkelling o intraprendere una scalata, andata e ritorno in due ore, sulla cima più alta dell’isola per ammirarne il panorama, giacché di scalate ci bastavano quelle fatte nel deserto optiamo per la prima e vestiti della nostra solita tuta anti-meduse ci tuffiamo in quell’acqua cristallina, di colore azzurro intenso, e cominciamo a nuotare a pelo d’acqua osservando i coralli e i pesci che erano sotto di noi, ci concediamo poi un altro giro sulla barca con il fondo in vetro. Rientrati a bordo e consumato un sostanzioso pranzo il capitano riprende la navigazione verso la zona dei Reef, più precisamente ci fermeremo al n. 3; dopo due ore di navigazione arriviamo sul posto e l’istruttore di sub ci da qualche raccomandazione su come comportarci: di nuotare entro i limiti delle boe, ci spiega che a differenza di prima le zone dove si facevano immersioni erano vicine alla spiaggia ora siamo in mare aperto e quindi di stare attenti alle correnti. Ben consapevoli, Claudia ed io ci tuffiamo in acqua e qui ci accorgiamo che lo scenario cambia completamente, mentre prima nuotavamo a pelo d’acqua e i coralli erano a pochi centimetri, ora le formazioni terminano in altissime scogliere che corrono verso il fondale per molti metri; non ricordo quanto siamo stati in acqua ad osservare quello spettacolo di colori, tanto mi ricordo che l’addetto al controllo ci aveva richiamato siccome il tempo era scaduto e dovevamo risalire a bordo; il resto del pomeriggio lo passiamo un po’ a riposarci e un po’ trascorrendo qualche momento di relax prendendo il sole sulla terrazza dell’ultimo ponte della nave. Dopo cena saliamo nella sala all’ultimo piano per il consueto incontro con il capitano che c’illustra l’ultimo giorno della crociera avrà come culmine la visita di un altro Reef (il n. 8) nel pomeriggio e il rientro a Cairns avverrà il giorno dopo alle 08.00; dopo cena rientrati in cabina con Claudia tracciamo un consuntivo del viaggio sino allora sui vari luoghi visitati ben consapevoli che lo stesso stava volgendo al termine.
12/05/2008 GRANDE BARRIERA CORLLINA
Ultimo giorno di questa splendida crociera, ci alziamo con tutta calma, facciamo colazione e visto che in mattinata non era prevista nessun’immersione e solo nel pomeriggio avremmo raggiunto il Reef la dedichiamo al più completo relax; saliamo sulla terrazza e ci sdraiamo su due lettini a prendere il sole; ad un certo punto il capitano ci avverte che in linea con la nave stavano nuotando dei delfini, di corsa ci precipitiamo giù dal ponte superiore per osservarli erano cinque delfini che stavano accompagnando la barca nella sua navigazione e sembrava che ci salutassero compiendo ripetuti salti per poi sparire all’orizzonte. Claudia torna sul ponte a prendere dell’altro sole, spinto un po’ dalla curiosità di vedere com’era la cabina di comando della nave domando al capitano di poter entrare nella sala di controllo, mi mostra il gps essenziale per determinare la posizione durante la navigazione e tutta una serie di strumenti importanti per condurre la nave. Fattasi l’ora del pranzo, ancora una volta a base di pesce, arriviamo in anticipo a destinazione e l’istruttore ci avverte che se vogliamo possiamo anticipare l’immersione di un’ora; detto fatto corriamo in cabina per metterci la nostra tuta anti-meduse e di tutto punto con pinne e boccaglio siamo già pronti sul ponte, ma prima di tuffarci la biologa ci mostra alcuni esseri viventi che popolano il Reef e spiega l’ecosistema in cui vivono, una vera e propria lezione. Terminato il discorso sulla vita della barriera corallina, decidiamo di dare il via all’immersione, anche qui si poteva avere uno spettacolo indescrivibile coralli e pesci di colori diversi, l’unico rammarico il non aver avuto una macchina digitale subacquea; finito lo snorkelling restituiamo l’attrezzatura e andiamo in cabina per prepararci alla cena. Terminato di mangiare, com’era consuetudine il capitano c’invita nella sala sull’ultimo ponte ringraziandoci e sperando che a crociera sia stata di nostro gradimento; un applauso generale rilevava un ringraziamento a tutto l’equipaggio per quei quattro giorni stupendi, il tutto terminava con un brindisi rientrati in cabina, prepariamo i bagagli per la mattina successiva dato che lo sbarco a Cairns era previsto per le 08.00.
13/05/2008 CAIRNS
Sveglia alle 07.00, colazione veloce mentre un addetto ci consegnava dei talloncini da applicare alle valigie, poiché una volta scaricate sarebbero serviti per riconoscerle e chiede a chi necessitava un taxi per essere accompagnati in albergo; puntuali alle 08.00 entriamo nel porto di Cairns un passeggero prima di scendere ha la brillante idea di fare una foto di gruppo di tutti i passeggeri e siccome la stessa idea l’avevano avuta anche altre sette/otto persone perdiamo almeno venti minuti in posa per le varie foto di rito, ma non era finita qui, sempre la stessa persona non poteva farsi mancare la foto di gruppo di tutto l’equipaggio sembravamo la notte degli oscar. Finalmente, sbrigate le “formalità” fotografiche e non prima di esserci messi d’accordo con i ragazzi di Cagliari per una visita della città, saliamo sul taxi che ci porta all’albergo, il Novotel, scarichiamo le valigie e purtroppo c’attende una brutta sorpresa; la ragazza della reception dice che la camera non sarà pronta prima delle 13.00, provo a dirgli che eravamo appena sbarcati dalla crociera ma lei, scusandosi, ci dice che prima di quell’ora non poteva accontentarci; posati i bagagli decidiamo di girare la città, nonostante l’ora presto in giro c’era molta gente: turisti i e giovani ragazzi. Da vedere non c’è molto il centro della città ruota intorno all’Esplanade e Wharf st che la delimitano, dalla via dell’hotel arriviamo alla Cairns Foreshore Promenade dove l’attrattiva principale è la laguna balneabile di acqua salata che ricopre una superficie di 4.800 mq l’ideale per rilassarsi e prendere il sole. Proseguendo sull’Esplanade ci accorgiamo come lungo questa via si riversi moltissima gente attratta anche dall’enorme quantità di negozi e ristoranti presenti; continuiamo il giro ma come già detto non c’era molto da vedere, decidiamo di ritornare in albergo nell’attesa della camera; appena entriamo la ragazza di prima ci da una bella notizia: la camera era pronta con un’ora d’anticipo sull’orario precedente. Sistemate le valigie e rinfrescati ci dirigiamo all’appuntamento con la coppia sarda; l’incontro era fissato vicino alla laguna, puntuali alle 13.00 arrivano e poiché noi avevamo già esplorato il centro decidiamo di recarci al casinò, la cui cupola in vetri ospitava il Rainforest Habiat dove sono accolte molte varietà d’animali: uccelli, rettili e marsupiali; prima di accedere all’entrata fa bella mostra un koala aggrappato ad un ramo con accanto un cartello che alla modica cifra di 25$ permetteva di fare delle fotografie: detto e fatto io, con il koala in mano e Claudia ci lasciamo immortale in una bellissima foto ricordo, stessa cosa fanno i ragazzi sardi; facciamo un rapido giro all’interno vedendo molti uccelli liberi, rettili tra cui un enorme coccodrillo dal nome Golia e ancora koala, salutiamo la coppia di Cagliari che avremmo rincontrato per la cena, che proseguiva nel giro, ritorniamo sull’Esplanade dove prima avevamo adocchiato un ristorante molto carino dove pranziamo. Rientriamo in albergo dove ci riposiamo provati ancora dalla stanchezza accumulata in precedenza; avendo adocchiato che l’albergo era dotato di una bella piscina non ci lasciamo sfuggire occasione, scendiamo di tutto punto e ci rilassiamo nuotando e prendendo il sole, risaliamo di nuovo in camera e ci prepariamo per la cena con i ragazzi di Cagliari; ‘appuntamento come al solito era sull’Esplanade, da li adocchiamo un ristorante dal nome curioso, Wonder’s Bill, ci accomodiamo e dopo aver consultato il menù, Claudia ed io scegliamo un piatto, con l’omonimo nome del ristorante, composto da quattro portate tutte a base di pesce per soli 45$, una vera delizia. Terminata la cena salutiamo la coppia sarda e concludiamo la serata con una passeggiata tra numerosi negozi ancora aperti.
14/05/2008 – PORT DOUGLAS – MOSSMAN GORGE – CAPE TRIBULATION
Penultimo giorno in terra australiana, ci attende l’ultima escursione che ci porterà alla visita di Cape Tribulation; puntuale alle 07.30 passa il pulmino a prenderci per condurci al punto di raccolta con gli altri turisti, nel giro degli hotel scopriamo che saranno nostri compagni ancora una volta la coppia sarda, terminato il giro si parte alla volta della prima tappa che, come ci spiega l’autista sarà una fermata a Port Douglas rilassante località di villeggiatura che si trova nel bel mezzo della foresta tropicale. In meno di un’ora arriviamo, il pulmino si ferma in un parcheggio adiacente la spiaggia e l’autista ci da una mezz’ora, giusto il tempo di una visita veloce della cittadina; più che la visita con Claudia passeggiamo lungo la spiaggia orlata di palme godendoci il sole e facendo colazione in un bar, risaliamo sul bus e questa volta ci dirigiamo alla volta del Rainforest Habitat; si tratta di una riserva naturale istituita per proteggere, in un ambiente che riproduce il proprio habitat, animali come canguri, koala, coccodrilli, e uccelli di ogni specie; all’entrata c’è un cartello che spiega come comportarsi con gli animali dato che molti vivono liberi, i primi che avvistiamo sono i canguri, dal rock wallaby al più grande canguro rosso, dove si ha la possibilità di dargli anche da mangiare dalle proprie mani, scattiamo foto ad una famigliola di koala appollaiati sopra un albero a dormire e concludiamo la visita osservando molte specie di uccelli che volano libere nel parco. Di nuovo sul pulmino l’autista parte alla volta della città di Mossman, dove non ci fermiamo, famosa per la sua straordinaria gola; arrivati al parcheggio antistante l’entrata, c’incamminiamo per un sentiero dentro la foresta pluviale, inserita nella lista del patrimonio mondiale dell’umanità dell’UNESCO, già dopo pochi metri si avverte una forte umidità, passiamo un ponte di legno ed arriviamo ad un belvedere che ci regala un affaccio spettacolare, scendiamo le scale e giungiamo in riva al fiume sottostante nel cui letto scorrono acque cristalline dove c’era anche gente che si tuffava per fare il bagno, scattiamo qualche foto e ritorniamo indietro questa volta percorrendo un altro sentiero più breve. Dato che il tempo cominciava ad essere tiranno, l’autista del bus richiama gli ultimi turisti rimasti indietro e riparte di gran lena verso quella che era la tappa più importante dell’escursione: Cape Tribuation. Lasciata Mossman, dopo circa 20 km incontriamo la deviazione per il traghetto sul Daintree River che trasporta le macchine collegando le due sponde del fiume in circe due minuti e da qui si raggiunge, dove ci fermiamo per il pranzo, il Coconut Beach Rainforest Lodge elegante resort immerso nella foresta pluviale; ripartiamo verso le 14.30 per Cape Tribulation, la strada per arrivare è molto stretta e tortuosa e si snoda dentro la foresta fino al punto in cui si arriva alla zona dei parcheggi, da qui scendiamo e tramite un sentiero arriviamo a Myall Beach dove la foresta pluviale incontra il mare ed offre uno spettacolo bellissimo: a spiagge bianche fanno da contrasto gli alberi della foresta pluviale che sembrano quasi sfiorare con le loro chiome l’acqua cristallina del mare. Scattate le foto di rito e risaliti sul bus riprendiamo la strada per ritornare indietro, ma prima l’autista ci regala un fuori programma, ci fermiamo al Marrdja Botanical Walk, un bellissimo itinerario che si snoda su una passerella in legno, seguendo il corso di un torrente, attraverso la foresta pluviale e le mangrovie fino a raggiungere un belvedere; Ma adesso via di corsa, alle 16.30 arriviamo al molo dove saliamo sul battello per compiere una gita di un’ora e mezzo e con cui completiamo questa escursione; alle 18.00 siamo già sulla strada del ritorno verso Cairns dove giungiamo alle 21.00, il tempo veloce di fare una doccia che decidiamo di ritornare al ristorante della sera prima, Wonder’s Bill, suggellando la fine del nostro viaggio di nozze con una prelibata cena a base di pesce (aragoste, gamberoni, ostriche…).
15-16/05/2008 CAIRNS – SIDNEY – BANGKOK – LONDRA –ROMA
Siamo arrivati al momento della partenza, dopo un mese di permanenza sul continente australiano ed essere passati dalle grandi città, al deserto, ai grandi parchi, aver visto la Grande Barriera Corallina e la foresta pluviale giunge l’ora di ritornare, seppur a malincuore, a casa. La mattina inizia presto, sistemati i bagagli usciamo dall’albergo in cerca di un bar dove fare colazione, troviamo un locale nella cui vetrina era riportato “Italian breakfast” ordiniamo due cornetti e due cappuccini che alla fine si riveleranno veramente buoni; rientrati in hotel prendiamo le valigie e con il taxi arriviamo all’aeroporto di Cairns dove abbiamo l’aereo che ci riporterà a Sidney, dopo circa due ore di volo atterriamo a Sidney prendiamo un altro taxi che ci porta al terminal dei voli internazionali, facciamo il check in, tanto oramai eravamo diventati esperti, imbarchiamo le valigie e ci rechiamo al gate d’imbarco. Saliti a bordo e preso posto l’aereo decolla puntuale, il comandante avverte che lo scalo avverrà a Bangkok dopo circa sette ore; il tempo scorre veloce guardando un film, consumando i pasti a bordo e cercando di dormire. Arriviamo all’aeroporto di Bangkok che sono le 23.00, scendiamo e un addetto con un cartello c’indica il gate per il nuovo imbarco, passiamo il controllo passaporti e aspettiamo di salire di nuovo a bordo; dopo quaranta minuti siamo di nuovo in volo, questa volta la destinazione è Londra dove atterreremo dopo ben 13 ore di volo, rispetto all’andata il tempo del ritorno c’è sembrato più lungo, arriviamo a Londra alle sette di mattina stanchi, recuperiamo le valigie e ci rechiamo al Terminal cinque, lo stesso da dove eravamo partiti un mese prima, in attesa dell’ultimo volo che ci riporterà a Roma. Decolliamo alle 12.00, durante il volo conversiamo con una simpatica signora canadese di Toronto; noi gli raccontiamo che tornavamo dal viaggio di nozze e lei si recava in Toscana, ospite di amici, alla ricerca di nuovi soggetti per i suoi quadri in quanto era pittrice. Finalmente dopo due di volo atterriamo a Roma, riabbracciamo i nostri genitori che erano venuti a prendere ed erano felici di rivederci dopo un mese, recuperati i bagagli e ci dirigiamo verso la nostra casetta con ancora negli occhi i meravigliosi momenti passati nel continente australiano.
CONCLUSIONI Il viaggio nel complesso è stato magnifico, abbiamo visitato le grandi città, il deserto, i parchi naturali e la barriera corallina; tutti questi luoghi ci hanno regalato momenti emozionati e la scelta di muoverci con l’aereo ci ha favorito negli spostamenti permettendoci di visitare molte località, certo alcune cose ci hanno colpito più delle altre ma questo è normale. Prima di partire avevamo letto molte recensioni d’altri viaggiatori su questa nazione, alla luce della nostra esperienza mi sento di condividerle a pieno perché ci sono state d’aiuto. L’Australia è un paese vasto e sconfinato, di certo è una terra che ha il suo fascino selvaggio e moderno al tempo stesso dove la natura la fa da padrona; abbiamo conosciuto molte persone gentili e cordiali, che con i loro racconti di scelte di vita, ci hanno fatto comprendere al meglio la storia di questo territorio e non sono mancate situazioni di difficoltà superate poi brillantemente. La nostra luna di miele ci ha lasciato ricordi indelebili nel cuore e nella mente, che mai potremmo cancellare ma soprattutto ci ha lasciato la consapevolezza che ne vale veramente la pena fare così tante ore di volo per raggiungere questo paese così lontano; ci sentiamo in dovere, di consigliare alle future coppie di sposi e non solo, di intraprendere il proprio viaggio di nozze in Australia senza lasciarsi intimorire dal lungo viaggio e dal costo a volte eccessivo, perché solo questo paese ha saputo regalarci emozioni che solo in parte siamo riusciti ad esprimere in questo lungo ma speriamo gradevole racconto. Concludo affermando che questo è stato il nostro viaggio, voluto fortemente fin dall’inizio e vissuto in tutti i suoi momenti giorno per giorno.
Marco e Claudia Roma
Per contattarci e avere informazioni o consigli sul viaggio potete scrivere alla mia e-mail: marcg_it@yahoo.It