Luna di miele nei grandi parchi d’America

Viaggio fai da te con auto a noleggio attraverso otto stati
Scritto da: Anna Codino
luna di miele nei grandi parchi d’america
Partenza il: 23/08/2014
Ritorno il: 14/09/2014
Viaggiatori: 2
Spesa: 3000 €
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Usa ovest – i parchi nazionali: luna di miele on the road

Indice dei contenuti

23 agosto – 14 settembre 2014

Km totali percorsi: 7780

Itinerario: Phoenix – Bryce Canyon – Salt Lake City – Yellowstone – Cody – Jackson Hole – Arches – Moab – Deadhorse Point – Canyonlands – Mesa verde – Monument Valley – Horseshoe band – Grand Canyon – Las Vegas – Death Valley – Sequoia – Yosemite – Bodie – San Francisco.

Stati attraversati: Arizona , Utath, Idaho, Montana, Wyoming, Colorado, Nevada, California.

Costo totale del viaggio: 2800 € a testa.

Per il nostro viaggio di nozze abbiamo scelto gli Stati Uniti e deciso, anche per questa occasione, di organizzare un viaggio fai da te come nostra abitudine. Circa tre mesi prima abbiamo prenotato il volo (Genova – Phoenix e ritorno San Francisco – Genova con Air France e Delta al costo di 1024 € a testa. Un’alternativa, quella pensata con il senno di poi, sarebbe stato partire da Las Vegas). Ci siamo immersi nella lettura di numerosi diari di viaggio e delle due guide acquistate (Usa ovest: parchi nazionali – Routard e Stati Uniti occidentali -Lonely Planet : indubbiamente più utile la prima). Stabilito l’itinerario, abbiamo prenotato solo alcune delle nostre destinazioni: una notte nel parco di Yellowstone, San Francisco, Las Vegas perché vi arriveremo in un fine settimana e Moab per la presenza di un festival segnalato dalla guida che rende la città piuttosto affollata. Il resto degli alberghi verrà prenotata strada facendo con il nostro tablet, utilissimo compagno di viaggio, optando per sistemazioni fuori dai parchi indubbiamente più economiche, anche se di minor fascino. I siti utilizzati sono stati i soliti Trivago.com, Booking, Hotels.com, Expedia, Venere.com.

Sabato 23 Agosto: Genova – Los Angeles

Il nostro inizio viaggio si rivela alquanto complicato. Un ritardo nella partenza dell’ aereo da Genova, ci farà perdere la coincidenza a Parigi e di conseguenza quella successiva da Atlanta. La compagnia ci propone di riprogrammare l’itinerario di volo facendo scalo a Los Angeles e ripartendo per Phoenix la mattina presto del giorno dopo, con pernottamento a spese di Air France. Accettiamo, ma a Los Angeles incontreremo non pochi problemi, visto che il personale del Costumer service sosterrà a lungo che tutti gli alberghi sono pieni e, solo dopo nostre sentite rimostranze, ci procurerà un voucher che, consegnato all’albergo, si rivelerà essere solo una prenotazione e non un pagamento effettuato. Ormai stanchissimi decidiamo di pagare l’albergo a nostre spese proponendoci di chiedere il rimborso alla compagnia al nostro ritorno.

Domenica 24 Agosto: Los Angeles – Phoenix, Phoenix – Hatch (416 miglia / 665 Km)

Proseguiamo il nostro viaggio con un aereo per Phoenix al mattino molto presto , ma i disagi continuano e arrivati in aeroporto scopriamo che, dovremmo aspettare ancora alcune ore i bagagli imbarcati erroneamente su un altro volo. Nell’attesa ci rechiamo a ritirare la nostra macchina prenotata dall’Italia sul sito www.autoeurope.com , già utilizzato in altri viaggi. Presso la società di noleggio Dollar all’aeroporto, prendiamo possesso di una Chevrolet rosso fiammante, che sarà il nostro mezzo di trasporto per 18 giorni (costo del noleggio 424 €, usufruendo di uno sconto offerto dal sito, aggiungendo il sovrapprezzo per il guidatore aggiuntivo, ed una speciale assicurazione che elimina la franchigia in caso di furto o incidente). Sono ormai le 11 di mattina quando siamo pronti per la partenza del nostro tour, ma siamo fisicamente un pò provati dalle diverse disavventure e dalle poche ore di sonno. Scegliamo di inoltrarci comunque, in direzione Bryce Canyon, come previsto, senza porci una metà, ma decidendo di fermarci quando la stanchezza diventa eccessiva. Sarà l’entusiasmo del primo giorno di vacanza, sarà la facilità delle strade percorse ( attenzione ai limiti di velocità spesso molto bassi, con la polizia parecchio presente sulle strade e pronta ad inseguirti, come nei telefilm americani se non vengono rispettati), saranno i paesaggi attraversati mutevoli e affascinanti, sarà la voglia di riscattarci dal nostro inizio disastroso, fatto sta che guidiamo alternandoci per sette ore consecutive, fermandoci a pernottare ad Hatch, minuscolo paesino ad una trentina di Km da Bryce Canyon, al motel Hatch station ( camera piccola ma bagno spazioso e pulito) per 55 $ ( il prezzo é sempre a camera e non a persona per cui se avrete la fortuna di viaggiare in quattro, i costi scenderanno parecchio se farete uso di stanze quadruple o meglio dire con due letti queen o king , che sono matrimoniali; in pratica il nostro letto singolo non esiste). Ceniamo alla vicina Steackhouse con ottime bisteccone servite con insalata, patate e zuppa ( circa 22 $ a testa). Ricordate che nel passaggio tra Arizona e Utah, dovete far avanzare di un’ora il vostro orologio a causa della diversità di fuso orario (Arizona,California, Nevada -9 ; Utah, Montana, Wyoming -8).

Lunedì 25 Agosto: Hatch – Bryce Canyon – Provo ( 284 miglia / 454 km)

L’aria è piuttosto fresca al mattino quando ci svegliamo. Fatto il calcolo con la formuletta magica (vedi i consigli finali) scopriamo di essere a soli 7 gradi!! Per la colazione usufruiamo dello sconto del 20% del motel Hatch al Galaxy dinner, un posto davvero carino con tanto di juke box e foto di divi e musicisti americani appesi alle pareti. Praticamente il tipico posto da telefilm!! Colazione a base di uova per un totale di 14 $ in due. Ci dirigiamo subito verso il Bryce Canyon per raggiungere il quale, si ha una spettacolare vista dalla strada del Red Canyon. Arrivati all’entrata del parco acquistiamo l’annual pass al costo di 80 $ (ne va acquistato uno per auto e vi consente di accedere a tutti i parchi, eccetto quelli in territorio Navajo; se nel vostro giro é prevista la visita di più parchi il pass vi conviene dato che l’entrata per un singolo parco va da 10 a 25 $. Si acquista presso una qualsiasi entrata dei parchi. In ogni caso il giorno 25 agosto, si celebra qualche anniversario e l’entrata a tutti i parchi statali è gratuita). Dopo essere entrati nel parco, ci rechiamo al Visitor center (centri di informazioni presenti in tutti i parchi e luoghi di interesse turistico) per prendere alcune cartine (chiedete anche le cartine gratuite dei vari stati che attraversate, a noi sono state utilissime) e farci consigliare i percorsi da effettuare. Volendo si può lasciare la macchina al parcheggio e utilizzare la navetta gratuita, che fa sosta nei principali punti di maggior interesse. Decidiamo per un breve percorso ad anello a piedi, che effettueremo in due ore circa, partendo da Sunset Point e combinando il Queen’s Garden Trail con il Navajo loop. Il percorso é fattibilissimo e poco faticoso anche se classificato con difficoltà moderata. Nonostante non abbiamo avuto la forza per recarci nel parco all’alba, momento in cui pare, possa essere ammirato nel suo massimo splendore, rimaniamo colpiti dai paesaggi che si presentano davanti ai nostri occhi, dove rocce dalle più svariate forme e dal caratteristico colore rosso, si accompagnano a pinnacoli di diverse dimensioni. Dopo il nostro mini trekking , raggiungiamo in macchina altri due spettacolari punti di osservazione : Inspiration Point e Bryce Point, avendo durate le nostre tappe, l’occasione di ammirare e fotografare dei piccolissimi scoiattoli che si muovono velocissimi. Nel primo pomeriggio usciamo dal parco e ci dirigiamo verso Tropic, dove la guida ci segnala un supermercato in effetti ben fornito. Acquistiamo un pò di provviste per i nostri pranzi, che decidiamo essere veloci e leggeri, anche per non appesantirci in vista di lunghe ore di guida. Ci rimettiamo in marcia, in direzione Salt Lake City, ma consultata la guida, constatiamo che i prezzi degli alberghi in città sono piuttosto cari , quindi decidiamo di pernottare nella cittadina di Provo a circa 40 miglia da Salt Lake. Dopo aver chiesto un po’ di prezzi a diversi motel, ci fermiamo al Passport Inn ( 60 $ stanza piuttosto triste! Può andare giusto bene per una sosta veloce, ma credo si possa trovare di meglio) . Provo é una cittadina universitaria, che ci appare piena di vita, ma ahimè, al nostro arrivo notiamo di avere un chiodo conficcato in una gomma e in attesa della riapertura del gommista, optiamo per muoverci a piedi e cenare in un posto poco lontano dal nostro motel.

Martedì 26 Agosto: Provo – Salt Lake City – West Yellowstone ( 369 miglia/ 590 km)

Iniziamo la nostra giornata, facendo riparare la gomma bucata e subito dopo raggiungiamo Salt Lake City. Dato che la città é la patria dei mormoni e la guida segnala che, la parte interessante da vedere é la zona di Temple square, dove ci sono gli edifici destinati a questo tipo di culto, ci dirigiamo subito lì. Recandosi al Visitor center, si può richiedere una visita guidata gratuita ( anche in italiano) della durata di circa mezz’ora che verrà condotta dai “missionari”, per la maggior parte giovani provenienti da tutto il mondo, per trascorrere un periodo di 18 mesi di volontariato. La nostra guida ci fornirà alcune informazioni sulla religione e sugli edifici più importanti della zona, in particolar modo il tempio ( non visitabile, ma all’interno del Visitor center é presente un plastico che lo rappresenta ) e il tabernacolo. Troviamo questa visita nel complesso interessante, anche perché sino ad ora, erano scarse le nostre conoscenze su questa religione. Dopo un pranzo a base di frutta ed insalata, seduti sul prato di uno dei tanti parchi della città, ci rimettiamo alla guida, in direzione Yellowstone. A circa un’ora dall’arrivo, il paesaggio cambia completamente e compaiono foreste di abeti non ancora incontrate sino ad ora. Arriviamo a West Yellowstone intorno alle ore 19 e ci rechiamo nel nostro albergo che, dopo accurate ricerche effettuate nei giorni scorsi, si rivela essere una buona soluzione, viste le tariffe notevolmente più alte della zona in questo periodo (Golden west motel189 $ per due notti; piccolo motel all’entrata del paese, stanze pulite e carine). Ceniamo con cucina cinese piuttosto cara e non eccezionale nel ristorante Chinatown , sulla via principale ( 53 $). Dopo cena facciamo un giro nel paesino pieno di negozi e ristoranti per turisti, ma dalla piacevole atmosfera. Fa piuttosto fresco e il pile non guasta dopo cena.

Mercoledì 27 Agosto: Yellowstone National Park – anello superiore (196 miglia/ 314 km)

La giornata inizia con una colazione superlativa al Running Bear (consigliatissimo!!!!). Assolutamente da provare i pancake: potete scegliere il numero, ve li impilano e potete decidere se gustarli con il classico sciroppo d’acero o farli farcire. La mia scelta, ossia due pancake farciti di gocce di cioccolato e sormontati da una pallina di burro e ciuffetti di panna montata, mi ha fatto anche da pranzo! (questa meraviglia, più una colazione salata 20 $). Caffè con refill gratuito (pratica molto diffusa da queste parti, sia per il caffè che per le bevande. Il cameriere ti riempe il bicchiere tutte le volte che vuoi, senza sovrapprezzo). Questa mattina decidiamo di affrontare l’anello superiore dello Yellowstone NP. Il parco ha

Un’estensione pari al territorio dell’Umbria e i percorsi obbligati formano un otto con una parte superiore ed una inferiore. Per visitare il parco, calcolate almeno due giorni, meglio tre se volete vedere i vari punti con calma e fare alcuni dei percorsi a piedi. West Yellowstone é un’ottima base se optate per dormire fuori dal parco, poiché si trova vicinissima all’ingresso. Inoltre ha due supermercati ben forniti e aperti sino a tarda sera. Dopo essere entrati, ci dirigiamo verso Madison e successivamente verso Norris dove effettuiamo la prima sosta al Norris Gayser Basin. È possibile scegliere due sentieri, uno più breve di circa un km e l’altro di 2,5 km entrambi non difficoltosi. Scegliamo la seconda soluzione (Back Basin ) e percorrendo le passerelle di legno, costeggiamo diversi gayser e sorgenti calde, dalle quali fuoriesce vapore, che crea un’atmosfera surreale. In alcuni punti si può sentire un caratteristico rumore (come di una grossa pentola che bolle!!) che fuoriesce dalla terra. Tutto ciò ricorda qualcosa di primordiale ed é di una bellezza quasi commovente.

Terminato il percorso, ci rimettiamo alla guida e raggiungiamo Mammoth Hot Spring, caratterizzata dalle sue terrazze di rocce bianche. Continuiamo il percorso e giunti a Tower Roosevelt, decidiamo di percorrere la strada sino all’uscita di Nord est dove vediamo branchi di bufali e qualche animale tipo caprioli. A noi, amanti dell’Africa e con varie esperienze di safari, la vista di questi animali non suscitata tutto l’entusiasmo che, vediamo nella maggior parte della gente, ma i paesaggi sono talmente spettacolari che non é difficile goderne. Inoltre non abbandoniamo la speranza di incontrare il fantomatico orso, non comunissimo da vedere, ma qualcuno ce l’ha fatta!! Giunti all’uscita ripercorriamo la strada in senso inverso e riprendiamo il percorso ad anello sino al Canyon Village. Esploriamo velocemente la zona a piedi, ma rimandiamo a domani eventuali passeggiate, perché non ne abbiamo il tempo. Terminiamo l’anello e ci dirigiamo verso l’uscita ovest. Ceniamo a West Yellowstone con i nostri primi hamburger, al Canyon Street Grill (25 $ in due), carinissimo locale arredato in maniera originale stile anni ’50, con divanetti in finta pelle rossa, stampe dell’epoca alle pareti e modellini di aerei appesi al soffitto. Presa da una voglia irrefrenabile di una birra, non facile da trovare, perché spesso i locali non hanno una licenza per alcolici, ordino una Root beer. Pessima scelta! Bevanda scura dal curioso sapore di naftalina, che gli americani paiono gradire. Ma d’altra part, dopo le patine al cappuccino avvistate ieri, nulla ci stupisce più in questo paese…

Giovedì 28 Agosto: Yellowstone NP-anello inferiore ( 145 miglia/ 232 km)

Dopo aver replicato la colazione di ieri al Running bear, rientriamo nel parco ed esploriamo l’anello inferiore. Il primo tratto, quello da Madison a Old Faithful, si rivelerà essere, a nostro giudizio, la parte più bella. Non ci dilungheremo sui vari luoghi in cui fermarsi, tutti molto ben segnalati, ognuno con delle comode passerelle di legno, che passano accanto a bacini di fanghi bollenti e rumorosi, a numerosi gayser fumanti, (che di tanto in tanto, si mettono a zampillare) e stupefacenti sorgenti calde che esibiscono colori straordinariamente vari, dal giallo, al rosso, all’azzurro, al verde. In assoluto la più stupefacente è la Grand Prismatic Spring nel Midway Geyser Basin. Se già ammirarla da vicino lascia stupefatti, provate a seguire il consiglio che noi abbiamo trovato sulla nostra guida (Routard) e che vi permetterà di ammirarla nel modo migliore. Parcheggiate a 1,5 km circa, prima del sito, venendo da Old Faithful nel parcheggio con indicazione “Fairy Falls” a sinistra della carreggiata. Attraversate un ponte metallico e camminate per circa 10 min sino all’altezza della Prismatic Spring. Sulla sinistra troverete un sentiero ben visibile che sale sulla collina (non é un sentiero ufficiale ma è molto battuto e non é proibito). Salite passando attraverso i grovigli dei tronchi secchi, sino alla cima da dove godrete un panorama sulla sorgente molto più spettacolare che dal sito stesso, dal momento che la distanza, vi permetterà di ammirarne tutte le sfumature di colori. Arrivati ad Old Faithful, ci fermiamo al Visitor center dove un cartello espone gli orari delle eruzioni del gayser che deve il nome “vecchio fedele” , proprio alla regolarità delle eruzioni che si susseguono ogni ora e mezza circa. Poiché l’eruzione é appena terminata ci rimettiamo alla guida e decidiamo di raggiungere il Gran Canyon. Provenendo da sud si incontra prima il South Rim Drive. Dall’Artist Point si può ammirare la cascata inferiore. Ci é piaciuto molto il percorso Uncle Tom’s Trail che, attraverso una scala metallica di oltre trecento gradini, conduce ad un belvedere sotto la Lower Falls, dove si ha una vista sull’impetuosa cascata e dove l’incontro dell’acqua con il sole produce splendidi arcobaleni. Infine dal Brink of Upper Trail si può ammirare un panorama interessante.

Proseguendo la strada in macchina si percorre il North Rim Drive che offre diversi belvedere. Dopo una sosta al Canyon Village, proseguiamo in senso antiorario sino a raggiungere Old Faithful , dove trascorremmo la notte (Old Faithful Inn 198 $). Volevamo toglierci la soddisfazione di dormire una notte in un parco e dopo aver scoperto che gli alberghi non solo sono carissimi, ma é anche difficile trovare posto, dal momento che spesso vengono prenotati da un anno all’altro, abbiamo scelto una delle sistemazioni più economiche (si fa per dire!!!). L’albergo è molto amato dagli americani, tanto da essere classificato monumento storico ed é costruito con grossi tronchi di legno e pietre. La nostra camera non é nulla di particolare. É vero che l’albergo si trova vicino al gayser, tanto che è possibile ammirarne l’eruzione dalla terrazza, (eruzione che vedremo finalmente prima di cena e che a dire la verità non ci entusiasma moltissimo), ma vista la vicinanza di West Yellowstone dall’entrata del parco, ci sentiamo di consigliare questa come sistemazione notturna e di spendere i vostri soldi in altra maniera. Ceniamo al ristorante dell’albergo con piatti a base di carne a prezzi accessibili (57 $ in due).

Venerdì 29 Agosto: Yellowstone N.P – Cody ( 129 miglia/ 206 km)

Prima di lasciare questa zona dell’Old Faithful facciamo un bellissimo percorso a piedi di circa un’ora e mezza che parte davanti al Visitor Center e passa accanto a numerosi gayser di diversa grandezza che, a intervalli più o meno regolari, zampillano acqua. Terminiamo il percorso, giusto in tempo per vedere l’ultima eruzione dell’Old Faithful e ripartiamo in direzione West Tumb. Qui facciamo una sosta per ammirare i gayser e le sorgenti di acqua calda, che hanno la particolarità di costeggiare l’enorme Lago Yellowstone. Ci dirigiamo quindi, verso l’uscita est del parco. Dall’uscita a Cody, la strada è spettacolare. Ci fermiamo più volte a fare qualche foto e ad ammirare la vastità dei paesaggi. Prima di arrivare facciamo una breve sosta alla diga e proseguiamo verso il nostro motel (Skyline Motor Inn 102 $ con discreta colazione). Ci perdiamo tra gli scaffali di Wallmart, (stupiti dai tipi di cibi venduti e dalle dimensioni delle confezioni) e il bucato alla lavanderia automatica. Quando raggiungiamo l’Old Trail Town (percorso ricostruito con le costruzioni delle città dei pionieri, recuperate da ogni parte del paese, da appassionati della storia del west) è troppo tardi per entrare per cui rinunciamo. Andiamo in centro, ma non troviamo granché di quell’autentica atmosfera, che porta nostalgici cowboy a recarvisi, per fare omaggio a Buffalo Bill , che la fondò nel 1896. Tanti negozi per turisti con molta mercanzia made in China, cappelli, stivali e giacche con le frange anche carine da guardare, ma immaginarci in piena città così agghindati proprio no!!! Non particolarmente interessati decidiamo di non assistere al rodeo, di cui Cody si proclama essere la capitale ( lo spettacolo inizia alle 20, dura due ore e costa 20 $). Seguiamo, invece, il consiglio della guida, che classifica la carne che si può mangiare da queste parti, come la migliore del Wyoming. Ci troviamo perfettamente d’accordo con questo giudizio, dopo aver cenato all’Irma Grill (52 $ carne, insalata, zuppa e due birre), locale arredato in stile western, anche se piuttosto freddo.

Sabato 30 Agosto: Cody – Jackson Hole – Evanston ( 397 miglia/ 635 km)

Lasciamo questa cittadina che, al di là del divertirci per il suo nome (abbreviazione del mio cognome nonché abituale modo di chiamarmi di mio marito e molte altre persone!!), non ci ha lasciato molto. Dopo circa un’ora di strada, siamo nuovamente all’entrata dello Yellowstone, nel quale dobbiamo necessariamente rientrare, per proseguire verso sud. Ieri abbiamo valutato diverse alternative, tra cui allungarci sino al monte Rushmore, per vedere le teste dei presidenti scolpiti nella roccia e scendere direttamente verso Rock Spring, piuttosto che rientrare nel parco. Abbiamo, tuttavia, deciso di mantenere il nostro itinerario programmato prima della partenza. Dopo l’uscita sud del parco, attraversiamo il Gran Teton NP con bei panorami sulle alte montagne circostanti. A fine mattinata arriviamo a Jackson Hole, molto più carina di Cody, con costruzioni in legno, una piazza con archi costruiti con le corna di wapiti e negozi con animali impagliati in vendita. L’aria è parecchio fresca e non é difficile immaginare un paesaggio invernale, scorgendo le numerose piste da sci che dalle montagne, arrivano sino in città. Ci fermiamo per la notte in una cittadina poco interessante, ma economica, Evanston (motel Howard Johnson 49 $, solita camera non particolarmente allegra, ma pulita, per quanto i sanitari del bagni appaiono un pò vecchi e colazione buona ed abbondante per questo prezzo). Cena con pollo fritto al KFC.

Domenica 31 Agosto: Evanston – Arches NP – Moab ( 385 miglia / 616 km)

Partiamo di prima mattina di una giornata fredda e piovosa e alle 1230 siamo ad Arches con il sole e una temperatura nettamente diversa: 33 gradi!!. Entriamo nell’Arches NP caratterizzato da una moltitudine di archi formati dall’azione degli elementi naturali. Il parco è attraversato da una strada centrale che permette di percorrerlo in auto da sud a nord. Lungo la strada e possibile fermarsi per intraprendere sentieri, la cui durata va da 15 min ad alcune ore. Indispensabile avere con sé grosse scorte di acqua (la dose consigliata è 4 l a testa al giorno). Fa davvero molto caldo e non c’è ombra (per mangiare potete fermarvi all’area pic-nic fresca ed ombreggiata vicino a Devil Garden). Possibile rifornirsi di acqua al Visitor Center e in un punto all’interno del parco, ma pare che il sapore dell’acqua non sia eccezionale. Alcuni punti interessanti tra i molti Balanced Rock, le Tre Comari, Double Arch ed il spettacolare Delicate Arch. Stasera e domani pernotteremo a Moab all’ Hotel Adventure Inn (204 $ per due notti; stanze molto più carine di quelle incontrate sino ad ora, giardinetto con alcuni tavolini, caffè e muffin a disposizione al mattino). Moab é una cittadina molto animata e ricca di ristoranti con diverse cucine (alcuni aperti anche dopo l’orario canonico), due lavanderie aperte 24 h, un supermercato ben fornito con all’interno un fresh salad bar (bancone in cui è possibile comporsi la propria insalata e portarla via; più cara di quelle confezionate ma divertente). Abbiamo prenotato il motel dall’Italia, in quanto la guida informava, di un festival di musica classica in questo periodo e della relativa difficoltà di trovare posto. In effetti la città appare piuttosto affollata, i prezzi dei motel non proprio economici. Vale comunque la pena fermarsi due notti per visitare Arches e Canyonlands entrambi a breve distanza. Per la cena scegliamo un posto segnalato dalla guida, un pò decentrato dalla strada principale: Milt’s Stop and Eat, take away con qualche tavolo fuori dove assaggiamo il chili cheese burger, loro specialità (buon chili tra due fette di pane; costo cena 17 $). Wifi disponibile. Ricordatevi che chiude alle 20.30.

Lunedì 1 Settembre: Moab – Deadhorse Point – Canyonlands – Arches – Moab (159 miglia / 254 km)

La nostra prima metà oggi é Deadhorse Point State Park, che si raggiunge percorrendo una deviazione sulla strada per andare a Canyonlands (circa 30 miglia da Moab). Si tratta di un parco statale e non nazionale, dove non è valido l’annual pass e bisogna pagare un ingresso di 10 $. Unico punto di interesse del parco, dedicato soprattutto ad escursionisti in mountain bike o camminatori, è il Deadhorse Pointview, con vista sul Colorado. In questo punto girarono l’ultima scena del film Thelma e Louise, quella in cui le due eroine si gettano nel vuoto con l’auto. Sarà che al nostro arrivo una lieve foschia ci impedisce di godere a pieno del panorama, sarà che incontriamo rangers e personale del Visitor Center meno sorridenti del solito, ma pensiamo che, dato il costo dell’ingresso e le svariate viste meravigliose che ci sono un pò ovunque, non sia indispensabile passare di qua. Vale invece sicuramente la visita Canyonlands (Island in the Sky, è la zona più vicina a Moab e quindi quella consigliabile), dove troviamo spettacolare il Mesa Arches. Percorribile soprattutto in macchina, é comunque possibile effettuare alcuni percorsi a piedi. Nel tardo pomeriggio decidiamo di rientrare ad Arches per il tramonto. Raggiungiamo a piedi insieme, ahimè, ad una moltitudine di persone, il Delicate Arch, partendo poco prima delle 18 dal parcheggio. Il sentiero dura quasi un’ora ed è un po’ faticoso, se non altro per il gran caldo che rimane invariato anche a quest’ora, ma se preso con calma, assolutamente fattibile (per tutti i sentieri non indispensabili le scarpe da trekking, bastano scarpe da ginnastica o sandali da trekking). Ci sediamo in attesa del tramonto, osservando l’arco tingersi di rosso. Mai come ora avremmo voluto essere in possesso di un fantasmagorico dispositivo che, schiacciando un pulsante, facesse sparire turisti urlanti, goffi e poco educati, ma in particolar modo, la moltitudine di gente in coda, che si fa fare la foto sotto l’arco. A pochi minuti dallo sparire definitivo del sole, si alza una divertente protesta popolare dagli spalti, ossia da chi, come noi, preferisce osservare e fotografare da più lontano, rinunciando ad improbabili book fotografici dove, sotto il maestoso arco, comparirà una formica umana in posizioni da circo. Superate la pigrizia e non perdete assolutamente questo spettacolo della natura. Se vi attardate meglio portarvi una torcia per la discesa. Cena da Wendy con due buoni hamburger a base di pollo (17 $) e bucato alla lavanderia automatica (5 $ circa per una lavatrice più asciugatrice; consigliabile accumulare un po’ di vestiti e fare un bucato sostanzioso ).

Martedì 2 Settembre: Moab – Mesa verde NP – Cortez (191 miglia / 306 km)

Partiamo diretti verso la nostra prossima metà e in circa 2h e 30m, raggiungiamo Mesa Verde. Il parco è noto per i villaggi costruiti dagli indiani Anasazi in mezzo alle rocce e magnificamente conservati. Per visitare i siti da vicino, è obbligatoria la visita guidata al costo di 4 $ a persona, prenotabile al Visitor center a seconda degli orari liberi. I siti sono tre: Cliff Palace, il più grande, Balcony House e Long House, il più lontano. Scegliamo Balcony House che, dalla descrizione, ci sembra il più divertente. La nostra visita parte alle 12 e dura un’ora. Sito interessante e nonostante capiamo ben poco della spiegazione fatta dal ranger, ci divertiamo a salire le ripide scale di legno e a passare negli stretti cunicoli. Dopo esserci fermati per pranzare, in una ombreggiata area picnic, percorriamo in auto il Mesa Top Loop Road,facendo sosta ai diversi punti indicati. Per il troppo caldo, abbandoniamo l’intenzione di intraprendere il sentiero che, in un’ora conduce alla Spruce Tree House, un’abitazione visitabile autonomamente e optiamo per raggiungere Cortez, dove trascorreremo la notte. Vista la previsione di necessario riposo, ieri sera abbiamo prenotato il motel della catena Econolodge fornito di piscina (78 $ consigliatissimo; camera molto grande, colazione compresa, succo di frutta consumabile tutto il giorno; a disposizione per la colazione una divertente macchina per waffle fai da te!), nella quale ci tuffiamo al nostro arrivo. Cortez é una cittadina a 16 km da Mesa verde che si sviluppa lungo la strada principale e offre diverse sistemazioni più economiche di Durango. Cena al Main Street Brevery dove si possono trovare numerose birre artigianali (spesa cena 32 $).

Mercoledì 3 Settembre: Cortez – Monument Valley – Horseshoe band – Page (287 miglia/ 459 km)

Oggi ci dirigiamo verso la Monument Valley che dista due ore e mezza di guida da Cortez. Lungo la strada vale la pena fare una sosta a Bluff dove, presso il Visitor Center, è stato ricostruito un campo di pionieri mormoni (visita gratuita) con tanto di calessi e stanze con arredi dell’epoca. Proseguendo ci fermiamo a fare qualche foto alla roccia dalla caratteristica forma di cappello messicano, che dà appunto nome alla cittadina Mexican Hat. La vista della Monument Valley, dalla stessa strada sulla quale Forrest Gump si fermò dalla sua interminabile corsa e disse che “era un pò stanchino”, rimane uno dei ricordi più belli ed emozionanti del viaggio. Talmente bella che, anche se provenite dalla parte opposta, vi consigliamo di proseguire in direzione Kayenta, quel tanto che basta per godere della spettacolare vista. L’ingresso alla Monument Valley costa 20 $ per un veicolo da una a quattro persone (accidenti deve esserci stato un considerevole aumento di prezzo, poiché la nostra guida parla di 5 $ e la stessa cifra ci è stata detta al Visitor center di Bluff! Essendo un parco in territorio Navajo non vale l’Annual pass). Dopo aver letto molti racconti sulla scarsa simpatia e disponibilità degli indiani locali e la loro tendenza a consigliarti le escursioni organizzate (che per altro hanno prezzi esorbitanti), entriamo determinati a percorrere la pista sterrata di 27 km con la nostra macchina. Non a caso la strada è poco indicata: subito dopo l’ingresso, è sulla vostra sinistra prima di arrivare al parcheggio. Con una guida attenta e moderando la velocità riusciamo a scansare le buche, presenti soprattutto nel primo tratto, il che ci fa malignamente pensare che sembrerebbero fatte ad arte per scoraggiare le persone. Rimaniamo estasiati in questo paesaggio che ti proietta direttamente all’interno di un film western. Dopo quasi due ore di guida, soste e foto comprese, siamo fuori dal parco. Seguiamo i consigli letti e non ci fermiamo a dormire da queste parti, dove le strutture sono poche ed i prezzi alti, ma proseguiamo verso Page. Ad un certo punto notiamo che una macchina della polizia, comparsa dal nulla, ci sta seguendo con i lampeggianti accesi. Cominciamo a preoccuparci quando sentiamo un accenno di sirene e accostiamo scoprendo che, la polizia voleva fermare proprio noi! Quindi attenzione!!! Niente paletta e inseguimenti da film, ma se vedete una macchina con lampeggianti dietro di voi fermatevi subito!!. Un simpatico poliziotto ci dice che stavamo facendo “waves”sulla linea di mezzeria, come quando sei ubriaco ci spiega, ci fa una ramanzina sul fatto che questo é molto pericoloso e ci spiega che non ci darà nessuna multa, ma un avvertimento. Poi, dopo aver chiesto peso ed altezza del guidatore, sparisce nell’auto con i nostri documenti. Quando pensiamo ormai di essere sull’orlo dell’arresto, ricompare con un bel foglio dalla dicitura “warning equipment order” e ci saluta, non senza prima averci detto, di avere parenti in Sicilia!! Ancora oggi ci chiediamo dove diavolo abbiamo fatto queste waves e soprattutto da dove siano spuntati i poliziotti visto che siamo in pieno deserto….mah… Raggiunta Page ci rechiamo a vedere l’Horseshoe Band (poco indicato da Page; dopo il Wallmart proseguite sulla US 89 in direzione sud e trovate la deviazione sulla destra). Dal parcheggio occorre camminare circa 30 minuti, per raggiungere una vista meravigliosa sul fiume Colorado, che gira intorno ad un’altissimo spuntone di roccia. Peccato che, essendo tardo pomeriggio, il sole ci impedisca di fare belle foto, sicuramente consigliabile visitare il posto al mattino presto. Qualche foto sulla vista della Diga del Glen Canyon e sul Lago Powell. Diamo un’occhiata alle escursioni organizzate sul lago, ma i prezzi sono esorbitanti: 125 $ per un’escursione di mezza giornata sino al Raimbow Bridge, un arco di pietra le cui foto appaiono invitanti, ma il costo non rientra nel nostro budget. Cena da Denny’s (catena di fast food presente ovunque dove il cibo ti viene portato al tavolo e dove è possibile scegliere anche cibi non sempre facili da trovare, tipo verdure e insalate; pollo fritto con contorno di due verdure e grossa insalata con pollo e avocado 32 $. Da provare la strawberry lemonade che, come sempre, ti portano con refill gratuito. La qualità del cibodei vari Denny’s, varia a seconda dei posti). Notte al Travelodge a 92 $, stanza grande e pulita, piscina e colazione. A Page rimettiamo l’orologio indietro di un’ora. Da segnalare che la Monument Valley, pur essendo in Arizona, applica l’ora legale, al contrario del resto dello stato, per cui si trova ad avere lo stesso orario dello Utah.

Giovedì 4 settembre: Page – Grand Canyon – Williams (244 miglia/ 390 km)

Dopo aver gironzolato per Page, cittadina piuttosto triste che non offre granché, proviamo ad aspettare qualche ora, per vedere se il tempo cambia. Il cielo è nuvoloso e un vento fortissimo alza nuvole di sabbia, che ci fanno mettere in dubbio la nostra prevista visita all’Antelope Lower Canyon. La nostra scelta era caduta su questo e non su l’Upper Canyon,che risultava più costoso nelle ore con la migliore luce (intorno alle 12, quando il sole é a picco) e pare più affollato. Visto che il vento aumenta e che la sabbia ci impedirebbe di vedere questa meraviglia, decidiamo a malincuore di rinunciare all’escursione. Ci sentiamo tuttavia di fare un’osservazione: vero che dalle foto questo sito appare come qualcosa di spettacolare, ma pensiamo che 28 $ di ingresso a persona (anche questo sito è in territorio Navajo, quindi non accetta l’Annual Pass) siano un costo eccessivo. Se paragonati all’ingresso di posti altrettanto unici (lo Yellowstone ad esempio), il prezzo é più del doppio. Non ci portiamo via una bella impressione di questo territorio Navajo, nonostante le bellezze che ospita, valgano la visita. I prezzi sono più alti, le strutture poche. Solo in questa zona, abbiamo trovato scarsa pulizia nei sevizi igienici, impeccabili da altre parti, meno cortesia nelle persone, indicazioni poco chiare e talvolta inesistenti. Occorrerebbe più conoscenza per valutare questo popolo, ma da turisti ci sentiamo un pò come dei polli spennati, sensazione che non abbiamo avuto da altre parti. Lasciata Page ( nonché un’amatissima felpa dimenticata in albergo..), ci dirigiamo verso il Grand Canyon, dove arriviamo nel primo pomeriggio. Come la maggior parte dei visitatori tra oggi e domani, esploreremo il South Rim ( il North Rim pare essere meno affollato, ma più lontano). Entriamo nel parco dall’entrata Desert View. All’ingresso ci accoglie un simpatico ranger, che si esibisce nel suo italiano maccheronico. Evviva la simpatia, talvolta un pò bizzarra, di questi americani! Dopo i pochi sorrisi raccolti dagli indiani, ci pare di essere tornati a casa. Il parco è organizzato con navette gratuite, poiché non tutte le strade sono percorribili in auto. Una linea rossa conduce in direzione ovest sino ad Hermits Rest, una linea blu serve tutti i principali lodge e servizi del parco e una linea arancione porta ad est da Yavapai Point a Yaki Point. Indicazioni per le direzioni da prendere, non sempre presenti all’interno del parco. Ci rechiamo al Grand Canyon Village e lasciata l’auto nei pressi di Maswik Lodge, prendiamo la linea rossa scendendo a Prima Point e percorrendo il facile sentiero sino a Hermits Rest (1,8 km). È possibile, infatti, scendere ad una fermata della navetta e andare a piedi sino alla fermata successiva, valutando le distanze che sono indicate sugli opuscoli consegnati,all’ingresso del parco. Durante il tragitto in autobus, incontriamo anche due cerbiatti che fanno capolino dal bosco adiacente la strada. La vista sul maestoso Grand Canyon è senza dubbio impressionante, ma proprio per la sua maestosità si possono preferire parchi diversi, come è successo a noi, senza nulla togliere a questo luogo. Ci fermiamo ad Hermits Rest sino al tramonto (gli orari del tramonto sono indicati al Visitor Center ) seguendo i consigli della guida, ma è probabile che all’interno del parco ci siano punti migliori per osservare il calar del sole. Usciamo dal parco, dall’uscita sud che è già buio e guidiamo per circa un’ora sino a Williams. Cittadina scelta poiché meno cara della vicinissima Tusayan, sembra un luogo finto, con le sue insegne al neon e i suoi locali stile saloon ricostruiti. Siamo sulla mitica Route 66: non mancano i negozi di souvenir a ricordarlo e le immagini di Elvis che fanno da sfondo alle sue canzoni udibili per le strade. Vista l’ora, non ci rimane che una triste cena da Mc Donald. Presente un supermercato Safeway aperto sino alle 22. Notte all’ Econolodge ( 66 $, camera piuttosto piccola, ma discreta, colazione con macchina dei waffle e merendine confezionate). Siamo in anticipo sul nostro itinerario, quindi valutiamo l’opportunità di spostarci già domani, anziché sabato come previsto a Las Vegas. Consultiamo i prezzi delle cittadine sulla strada prima di Las Vegas, ma il grande parco divertimenti per adulti vince in convenienza , quindi optiamo per guidare qualche ora di più domani e aggiungere un’altra notte qui. Prenotiamo il Super 8 Las Vegas Strip Area in Koval Lane (60 $) per una notte, visto che le due successive le abbiamo già prenotate dall’Italia.

Venerdì 5 Settembre: Williams- Grand Canyon – Las Vegas ( 360 miglia/576 km)

Sveglia presto per rientrare nel Grand Canyon, dopo l’ora di guida che separa Williams dal parco. Con il senno di poi, dovendo uscire e rientrare il giorno dopo, poteva essere più sensato spendere di più e dormire a Tusayan, risparmiandosi la strada che, se pur non troppo lunga, è piuttosto monotona e la sera ci è pesata un pò. Se invece visitate il parco in giornata Williams come tappa va benissimo. Questa mattina esploriamo la parte est, lasciando la macchina al parcheggio del Grand Canyon Visitor Center e percorrendo un sentiero di 3,6 km sino a South Kaibab Trailhead. Da lì con la navetta, raggiungiamo Yaki Point dove la vista è spettacolare. Torniamo alla macchina e ci rechiamo ai due punti successivi del percorso: Mather Point e Yavapai Point . Da quest’ultimo punto, si può vedere anche un pezzettino del Colorado. Vale la pena entrare nel museo osservatorio, dove dalle vetrate si ha una vista molto ampia e suggestiva. All’ora di pranzo ci rimettiamo alla guida in direzione Las Vegas. Raggiunto Williams decidiamo di fare una deviazione interessante e consigliatissima. Usciti dalla strada a percorrenza veloce a Seligman, percorriamo la stranota Route 66. Esperienza da non farsi mancare! Una strada infinita che taglia prati colorati da fiorellini gialli, una ferrovia che costeggia la strada dove scorrono treni merci di una lunghezza fuori dall’immaginabile, caratteristici motociclisti di tutte le età e solo qualche raro paesino. Ad un certo punto dal nulla spunta un posto geniale segnalato anche dalla guida: il General Store di Hackberry ( circa 30 miglia da Kingman) classico negozio di souvenir sulla Route 66, ma con l’esterno allestito che pare un museo all’aria aperta. Una Corvette rossa troneggia davanti all’entrata e tutto attorno, vecchie pompe di benzina, si alternano a originali distributori della Coca Cola e a carcasse di macchine americane degli anni ’50 e ’60. All’interno l’immancabile juke-box e qualche divanetto, nonché i bagni con poster alle pareti, di attori e cantanti. Non possiamo andarcene via da questo posto meraviglioso, senza una stampa, sulla quale una donna vestita da pompiere, si staglia vicino alla frase “No problem too large to handle”. Sarà il nostro ricordo su come anche in mezzo al nulla, si può costruire qualcosa di geniale. Arriviamo a Las Vegas nel tardo pomeriggio e ci rechiamo subito nel nostro albergo, che non avrà il lusso di molti altri presenti qui, ma è più che dignitoso. Camera molto spaziosa e pulita, piscina aperta tutta la notte e caffè a disposizione nella hall. Da sapere che a Las Vegas è possibile sperimentare il lusso a prezzi stracciati, per cui se volete togliervi la soddisfazione di dormire in una suite di alto livello questo é il posto giusto! Nei week end (già dal venerdì) i prezzi aumentano sino talvolta a raddoppiare, ma raggiungendo cifre comunque abbordabili. Il Super 8 Las Vegas Strip Area in Koval Lane (attenzione ce ne sono diversi in città) è un pò decentrato dalla strip ( il centro del delirio), ma è comunque raggiungibile a piedi, in 15 min. Affrontiamo il caos della strip, frastornati dal rumore e dal traffico a cui, dopo tante cittadine silenziose e quasi disabitate, non eravamo più abituati. Las Vegas ti piace e non ti piace allo stesso tempo, ti diverte lo sfarzo esibito ovunque e ti infastidisce lo spreco assurdo di qualsiasi cosa. Il divertimento sfacciato delle persone nei locali, contrasta con la tristezza degli homeless che trovi sui ponti o negli angoli meno affollati. Le grandi stanze dei casinò, dove persone di qualsiasi età sono incollate a slot machine, come se elargissero aria da respirare, ti stupiscono e ti lasciano l’amaro in bocca. Solo qui la statua della libertà è a pochi isolati dalla Tour Eiffel, ma anche vicino ad atmosfere veneziane e castelli delle favole. E nel frattempo una monorotaia ti passa sopra la testa e personaggi vestiti nella maniera più bizzarra, passeggiano per le strade. Insomma vale la pena di vederla una volta nella vita, fermandosi più o meno a seconda delle proprie vocazioni al

Divertimento. Dopo qualche ora passata tra un albergo e l’altro, curiosando in negozi, ristoranti e locali, sentiamo il bisogno di ritrovare un pò di silenzio nell’area piscina del nostro albergo, prima di andare a dormire.

Sabato 6 /Domenica 7 Settembre: Las Vegas

Dedichiamo questi due giorni allo shopping ed a esplorare la città. Ci sono due outlets raggiungibili in macchina: i Las Vegas Premium Outlets North e South. Inutile farli entrambi, poiché ci sono gli stessi negozi. Date la preferenza a quello al sud, dove i negozi sono tutti al chiuso e quindi potrete sopravvivere grazie all’aria condizionata, mentre per affrontare l’altro ci vuole veramente una grande motivazione! È possibile fare acquisti a prezzi molto vantaggiosi su alcune marche di articoli sportivi ( Nike, Adidas, New Balance), Columbia) e abbigliamento ( Levi’s, Diesel, Calvin Klein, Tommy Hilfiger, Ralph Lauren, Timberland). È possibile entrare ( e perdersi facilmente..) in tutti i grandi alberghi della strip, alcuni dei quali vale la pena visitare, per stupirsi di fronte alle megalomaniche ricostruzioni di luoghi famosi (Paris, Venetian, New York New York, ecc..). Tenete conto che sembra di essere perennemente al centro di un esercito di phon puntati addosso, sia di giorno che di notte e che ciò che vi sembra una distanza minima, se vi muovete a piedi, tra un punto e l’altro diventa un camminamento senza fine, intramezzato da passaggi sopraelevati per attraversare le strade. Alcuni alberghi offrono spettacoli gratuiti visibili dalla strada: belle le fontane del Bellagio che danzano a suon di musica, spettacolare il Vulcano del Mirage, che simula un’eruzione mentre non abbiamo potuto vedere lo spettacolo dei pirati al Tresure Island , chiuso per manutenzione. Il nostro albergo di questi due giorni è stato il Riviera ( 28 $ a notte senza colazione ) che rimane si sulla strip, di fronte al Circus Circus, ma ad almeno 15 minuti dal Tresure Island,il quale a sua volta, non è vicinissimo al Bellagio, considerato il centro della strip. Se come noi avrete la malsana idea di raggiungere il Bellagio camminando, preparatevi a piedi fumanti e doloranti. Il Riviera è un albergo dal prezzo molto conveniente e una buona sistemazione per quello che riguarda il tipo di camera, ma a nostro parere meglio rinunciare ad un pò di sfarzo in favore di qualche comodità che la formula motel offre (quindi benissimo il Super 8 segnalato prima: macchina vicino alla stanza e check in molto più veloce;tenete presente che nei fine settimana si può impiegare anche 1 ora per farlo). Troverete ristoranti di tutti i tipi, per la maggior parte poco economici. Molto diffusa la formula buffet. Noi ne abbiamo provato uno più economico ( Montecarlo: circa 15 $ a persona, ampia scelta di cibi diversi, qualità non eccezionale) e un secondo più caro ( Ristorante Todal al Planet Hollywood : 35 $ a testa a base di piatti di pesce e sushi; qualità migliore del precedente, ma non eccezionale neanche questo). Abbiamo utilizzato gli sportelli Tix4tonight sparsi un po’ ovunque in città, per acquistare i coupon per i buffet (paghi due dollari a testa e compri un coupon per un ristorante inserito nella loro lista, che vale 7 giorni). Attenzione: è vero che si risparmia, ma secondo la nostra esperienza solo qualche dollaro e non sempre il 50 %, come da loro pubblicizzato. Fatevi spiegare se nel coupon sono incluse le bevande o no perché ogni ristorante ha le sue regole. Se amate il Cirque du Soleil, in diversi alberghi ci sono spettacoli a quanto si dice molto belli, ma con prezzi piuttosto elevati (dai 100 $ in su). Per noi troppo cari, ma chi li ha visti dice che ne vale la pena. Infine varie esperienze da bambini mai cresciuti ( vi portano a fare la guerra vestiti di tutto punto, vi fanno provare a scavare con una ruspa, ecc…), sempre a prezzi non proprio economici.

Abbiamo visitato anche qualche Wedding Chappel, tra quelle più famose: la Little Church of the West, molto carina e costruita tutta in legno (Richard Gere, Angelina Jolie e Cindy Crawford tra i tanti che si sono sposati li) e la Little White Wedding Chappel più pacchiana, ma altrettanto carina con una enorme Cadillac rosa posteggiata davanti. Se avete tempo, non fatevi mancare una visita serale a Downtown ( in macchina se arrivate presto, potete parcheggiare gratuitamente al Main Street Station), la parte vecchia della città, che conserva un’atmosfera vintage e il cui tipo di divertimento é apparso più alla nostra portata: artisti di strada, bravi musicisti che si esibiscono, gruppi musicali sui vari palchi. Ogni ora Fremont Street, regala uno spettacolo di luci, sulla sua volta cosparsa da miliardi di lampadine e se avete coraggio potete decidere di ammirare il tutto dall’alto, facendovi lanciare, seduti o sdraiati, lungo la via imbragati ed agganciati ad una teleferica ( 20 o 40 $ a seconda del percorso scelto). Entrate nel Golden Nugget e date uno sguardo alla piscina, ma soprattutto al tubo trasparente dello scivolo, che passa in mezzo ad una vasca con molti pescioni e qualche squalo. Se la trovate (noi ci abbiamo rinunciato), sempre nell’albergo, potete andare a vedere la pepita più grande del mondo.

Lunedì 8 Settembre: Las Vegas – Death Valley – Fresno (556 miglia/889 km)

Sveglia all’alba per raggiungere la Death Valley, non senza aver effettuato prima, grandi scorte di acqua. Impieghiamo circa due ore di guida ed entriamo nel parco dopo Death Valley Junction. Da tenere conto che il Visitor Center è a Furnace Creek, per cui, se entrate dalla nostra stessa parte, potrà esservi utile scaricare precedentemente da internet, una cartina del parco. Ci fermiamo ad ammirare i paesaggi surreali di Dante’s View e di Zabriskie Point e procediamo verso il Visitor Center ,dove esibendo l’Annual pass o pagando l’ingresso ti consegnano la mappa e il giornalino con alcune informazioni. Ci dirigiamo verso Badwater, che è il punto più basso degli Stati Uniti con i suoi 86 m sotto il livello del mare. Un cartello fissato sulla parete rocciosa indica il punto esatto corrispondente al livello del mare. Badwater è il residuo salato di un lago immenso che ricopriva la valle ed è possibile camminare sopra le lastre di sale. Torniamo sulla stessa strada, per percorrere Artist’s Drive. Purtroppo la giornata nuvolosa, non ci permette di ammirare nel suo massimo splendore l’Artist Palette, anfiteatro naturale le cui pietre assumono colorazioni differenti. Vista la temperatura piuttosto elevata, cosa che non ci stupisce, dato che questa valle è il punto più caldo e più arido degli Stati Uniti, scartiamo a priori qualsiasi tipo di percorso a piedi e proseguiamo per una vista veloce sulle dune di Mesquite Flat. Se decidete di visitare il parco, é indispensabile avere il pieno di benzina e molta acqua. Inoltre considerate il fatto che, il parco è molto vasto e mettete in programma alcune ore al suo interno. Se mentre lo visitate vi vengono in mente le ambientazioni della Warner Bros, dove lo sfortunatissimo Willy Coyote, insegue perennemente senza successo, il furbissimo Bip Bip, sappiate che potete incontrare sia uno che l’altro. A noi ha attraversato la strada un velocissimo roadrunner e qualche chilometro più in la un coyote!! Nel pomeriggio iniziamo il tragitto verso la nostra prossima metà, il Sequoia N P. Il parco non era inizialmente incluso nel nostro itinerario, ma nei giorni scorsi lo abbiamo inserito, dispiaciuti del fatto di lasciare questi posti, senza aver dato un salutino al Generale Sherman, la sequoia gigante nonché, l’essere vivente più grande e longevo sul pianeta. Non ci siamo fatti scoraggiare dal fatto che il Sequoia NP non ha alcuna entrata a est per cui, se si proviene dalla Death Valley, bisogna circumnavigare il parco sino all’altezza di Visalia. Noi abbiamo seguito le indicazioni del navigatore, che invece di farci uscire a Panamint Spring, come consigliato dal Visitor center, ci ha fatto fare una stradina. secondaria, deserta, infinita e caldissima, con rarissimi benzinai per altro molto cari. E come se non bastasse, tanto per rassicurarci, qua è la croci di qualcuno che non è sopravvissuto a questo posto desolato!!! Quindi, se come noi dalla valle della morte venite presi da un irrefrenabile voglia di sequoie giganti, cercate di uscire dove ci era stato saggiamente indicato e armatevi comunque di pazienza ,perché anche da questa uscita, ci vogliono almeno cinque ore per raggiungere il parco.

Quando arriviamo all’altezza della deviazione per il Sequoia, facciamo due conti con i tempi, concludendo che meglio rimandare a domani la visita. Proseguiamo quindi verso Fresno dove ci fermiamo a dormire (Motel Ambassador Inn & suites, 59 $, colazione compresa al Mc Donald di fronte; a parte qualche macchia sulla moquettes, che facciamo finta di non vedere, camera discreta e sufficientemente pulita; la zona è frequentata da popolazione multietnica e personaggi un pò strani ma a noi nessuno ha dato fastidio). Oggi abbiamo davvero esagerato con i km e siamo molto stanchi. Dopo una pessima cena al Denny’s vicino al motel crolliamo distrutti.

Martedì 9 Settembre: Fresno – Sequoia NP – Yosemite NP – Bridgeport (396 miglia/ 633 km)

Riprese tutte le forze con una bella dormita, ci alziamo presto e dopo una triste colazione al Mc Donald, compresa nel prezzo del motel, ci avviamo verso il Sequoia che raggiungiamo in un’ora. Entriamo da Big Stump Entrance e ci dirigiamo verso Grant Grove per vedere il General Grant, una sequoia meno grande di Sherman e chiamata l’albero di Natale nazionale. Essendo piuttosto presto siamo gli unici presenti in zona e ammirare questo colosso circondato da scoiattoli che saltano intorno è davvero emozionante. Il fatto di essere da soli, inoltre, ci offre l’opportunità di ascoltare i mille rumori del bosco. Dopo aver effettuato il percorso ad anello ed essere passati nel tronco di una sequoia abbattuta, ci rimettiamo in marcia e dopo circa un’ora siamo davanti al Generale Sherman, con tutta la sua imponenza. Peccato che qui i turisti aumentano di minuto in minuto ed ecco ricomparire i book fotografici, questa volta con braccia che si allargano per dare l’idea del tronco gigantesco. Poco distante dalla grande sequoia un gruppo di macchine accostate a bordo strada ci fa rallentare e finalmente…. Lui!!!! L’ORSO!!!!! Con il suo grosso sederone, cammina lentamente nel bosco accanto alla strada mangiucchiando, poco infastidito dai turisti che, a breve distanza, lo ammirano estasiati e scattano foto. Dopo qualche minuto sparisce nella vegetazione. Felici del nostro incontro ci avviamo verso l’uscita, scegliendo di ripercorrere la strada al contrario e uscire da dove siamo entrati, piuttosto che proseguire verso l’uscita a Sud (poiché segnalata più breve dal navigatore) per raggiungere Yosemite (Sequoia – Yosemite 2 h circa).

Nel primo pomeriggio entriamo nel parco dall’entrata Sud, saltiamo la parte delle Sequoie a Mariposa Grove, avendole già ammirate nel parco precedente e dopo pochi km prendiamo la deviazione per Glacier Point. Attraverso una stradina piuttosto lunga, tortuosa e trafficata raggiungiamo il belvedere che offre una splendida vista sull’Half Dome, simbolo del parco (la sua sagoma é visibile quasi ovunque ) e sulle cascate, in questa stagione quasi asciutte. È possibile vedere le cascate, davvero ridotte al minimo, solo con il cannocchiale presente sul posto. Ripercorriamo la stradina al contrario e dopo circa 30 min siamo sulla strada principale, ma per arrivare alla strada che attraversa il parco, occorre obbligatoriamente fare il giro della Yosemite Valley. Questo però da l’opportunità di passare davanti a El Capitain, la più alta falesia del mondo. La strada 120 che attraversa Yosemite offre panorami più simili ai nostri ma davvero belli. É un vero e proprio passo di montagna, il Tioga Pass, che sale sino a 3000 m. Ci fermiamo più volte a fare foto, in particolare al tramonto su un lago prima dell’uscita, dove i monti a picco sull’acqua si riflettono creando l’effetto specchio, che piace sempre tanto. Subito dopo l’uscita ci dirigiamo verso Lee Vining e ascoltiamo il consiglio della guida (fatelo anche voi!!!!) fermandoci a mangiare nella caffetteria accanto al benzinaio (Whoa Nellie Deli) segnalato come uno dei migliori locali della zona. Mangiamo due enormi piatti a base di carne, ottimi e cucinati in maniera originale, accompagnati da due birre per una spesa di 51 $. Soddisfatti e con la pancia piena proseguiamo alla ricerca di un motel per la notte. La zona, molto curata, é piuttosto cara, sia per quanto riguarda gli alberghi, sia per la benzina che raggiunge prezzi esorbitanti. Scartata Lee Vining per i suoi prezzi ci dirigiamo verso Bridgeport dove troviamo una sistemazione non proprio economica ma molto carina (Bridgeport Inn, 99 $ stanza con il bagno; ci sono anche sistemazioni più economiche con bagno condiviso. Colazione non inclusa). Se cercate un posto per dormire uscendo dal parco optate per Mammoth Lakes a circa 60 km dall’entrata, da noi scartata perché troppo lontana da Bodie, meta prevista per domani. Anche oggi ci siamo sorpresi a scoprire di aver percorso più di 600 km, senza stancarci troppo alla guida.

Mercoledì 10 Settembre: Bridgeport – Bodie- Yosemite – San Francisco (287miglia / 459 km)

Dopo aver fatto la spesa per colazione e pranzo al Market di fronte al motel, partiamo verso Bodie che dista circa mezz’ora da Bridgeport. Bodie è una ghost town, ossia una città disabitata e ben conservata, divenuta famosa sul finire dell’Ottocento- primi Novecento, durante la corsa all’oro. Tutto è stato mantenuto e ricostruito in maniera fedele all’epoca e si può curiosare dalle finestre delle abitazioni o andare alla ricerca della scuola, della chiesa, della stazione dei pompieri o dell’albergo. Bello il piccolo museo con oggetti vari. Se non allunga troppo il vostro itinerario, il posto vale una visita (ingresso 5 $ a testa più 2 $, se volete la brochure in inglese, che vi dà spiegazioni sui vari posti. La zona delle miniere è visibile solo con visita guidata). Bodie dista circa un’ora e un quarto dall’uscita del parco dopo il Tioga Pass. Raggiunto nuovamente lo Yosemite rientriamo e ripercorriamo al contrario la bella strada che attraversa il parco (l’attraversamento dura circa un’ora e mezza), fermandoci a fare un piacevolissimo picnic sulle sponde di un lago con tanto di spiaggetta. A malincuore usciamo da questo posto meraviglioso, dirigendoci verso San Francisco che raggiungiamo in tre ore. Accediamo alla città, passando attraverso il trafficatissimo Bay Bidge ( per fare 6 miglia ci mettiamo quasi un’ora) e pagando 6$ di pedaggio. Non è stato facile individuare una sistemazione, che rientrasse nel nostro budget di spesa. La maggior parte degli alberghi di San Francisco, ha prezzi molto elevati e le sistemazioni economiche (poche) hanno recensioni terribili. Alla fine abbiamo optato per il Bay Bridge per il “modico” prezzo di 449 € per tre notti (da notare che la notte di venerdì costa 30 euro di più delle altre due). Albergo in buona posizione, nel quartiere Soma. In 15 minuti a piedi su strade tranquille si raggiunge Union Square ed é vicinissimo l’autobus N 47 che porta al Fisherman Wharf. Stanza spaziosa e pulita con frigo e microonde. La colazione non è compresa, ma in camera c’è la macchina per il caffè. Parcheggio gratuito. Ottima disponibilità del proprietario che ci mostra sulla mappa le zone da evitare di sera e i punti di interesse. San Francisco è una città dove per strada si incontrano molti senzatetto, ma basta evitare le zone più pericolose (a quanto ci è stato detto Tenderloin e parte della Mission) e non succede nulla. Muniti di cartina raggiungiamo la pizzeria Pachino in Kearmy street nel Financial District, dove lavora la nostra amica Monica, da qualche anno trasferita a San Francisco. Carbonara con pasta fatta in casa e un’ottima pizza e poi ritorno all’albergo con mappa alla mano.

Giovedì 11 Settembre: San Francisco

Dopo aver restituito la macchina a pochi isolati dal nostro albergo, ci rechiamo al Visitor center ( incrocio tra Powell e Market St.). Davvero consigliabile questa come prima meta, dal momento che, qui è possibile avere molte informazioni e ricevere materiale anche in italiano. Dopo aver valutato che San Francisco è una città che invoglia a girarla a piedi, ma i suoi continui saliscendi ti sfiancano facilmente, decidiamo subito di acquistare il Muni Pass (23 $ a testa per tre giorni, da diritto a circolare su tutti i mezzi della linea Muni, compreso i cable care; a nostro parere fondamentale per visitare la città ). Le rotte degli autobus sono abbastanza comprensibili sulla mappa che vi consegnano insieme al pass. Con i mezzi decidiamo di recarci ad Alamo Square per vedere le Painted Ladies, le case vittoriane colorate. Sempre con l’autobus raggiungiamo Haight Ashbury, bellissimo quartiere hippie pieno di negozietti curiosi e abbigliamento vintage. Qua pranziamo con due buone crêpes. Percorrendo tutta Haight st. si arriva direttamente al Golden Gate Park, Immenso, si può girare anche in bici, affittandole. Ne percorriamo solo un pezzettino, per poi dirigerci verso la Marina, non solo per vedere la zona, ma anche attratti dalla pubblicità di Sports basement, negozio di articoli sportivi. Camminiamo tantissimo attraversando la zona verde sul mare di Crissy Field e finalmente raggiungiamo il negozio che, tuttavia, non offre prezzi particolarmente vantaggiosi. Da questa zona dovrebbe vedersi anche il Golden Gate, che però, è immerso nella nebbia, per gran parte della giornata. Per vederlo senza nebbia, occorre andarci tra le 11 e le 16. Torniamo con i mezzi verso il centro, dove prima osserviamo la famosa manovra di rotazione e poi saliamo anche noi sul cable car, caratteristico tram in legno dove non è difficile vedere la gente che viaggia appesa fuori. In questa città occorre vestirsi a strati : se nel pomeriggio esce il sole, è facile che faccia caldo, anche se non caldissimo, ma spesso tira vento e di sera se fa più fresco, una giacca non da fastidio. Cena con Monica al ristorante spagnolo Esperpento, sulla 22 th tra Barlett e Valencia Street, con tapas, paella e sangria.

Venerdì 12 Settembre: San Francisco

Per questa mattina abbiamo in previsione la visita ad Alcatraz, prenotata dall’Italia, dopo aver letto che non sempre si trova posto, presentandosi direttamente all’imbarcadero (www.alcatrazcruises.com 30 $ a testa). Dopo aver sbagliato autobus per andare al porto e averne preso uno che ci ha fatto fare un lunghissimo giro nella periferia della città, (quindi se quando salite chiedete conferma all’autista non guasta) prendiamo il traghetto al volo e dopo un quarto d’ora di navigazione siano sull’isola del fantomatico carcere. La visita è davvero bella e l’audioguida in italiano, con le voci dei detenuti che ti raccontano aneddoti, fatta molto bene. Naturalmente non manca il racconto con tanto di particolari e vista della cella della famosa fuga. In genere si rimane sull’isola per 2 o 3 ore circa e si torna con qualsiasi traghetto che rientra a San Francisco. Consigliamo assolutamente di effettuare la visita. Tornati al porto ci spostiamo dal Pier 33, dove partono i traghetti per Alcatraz, al Pier 39 per ammirare i simpatici nonché rumorosi leoni marini, che stazionano sul molo. Poco interessanti i negozi li attorno, pieni di souvenir per turisti, ci spostiamo al Pier 45, facendo prima una sosta da Boduin dove, dopo aver ammirato i panettieri che sfornano pagnotte dalle forme più bizzarre, proviamo la clam chowder, tipica zuppa servita all’interno di una pagnotta ( buona anche se più che di vongole, sa di patate e panna). Alle bancarelle poco distanti, acquistiamo anche un cocktail di granchio fresco. Facciamo un giro nel Musee Meccanique, non senza avere investito qualche moneta da 25 cent per giocare ad antiche macchine, precursori dei videogiochi. L’ingresso al museo è gratuito, si paga solo se si gioca e tra flipper e macchine del primo novecento che simulano il cinema, si trascorre un pò di tempo divertendosi. Proseguendo arriviamo sino a Ghirardelli Square e da lì, con i mezzi, raggiungiamo Lombard Street inerpicandoci a piedi sulla ripida salita che porta all’ultimo pezzo della strada, la parte a zig zag resa nota da film e telefilm. Facciamo poi un rapido giro nel quartiere italiano di North beach e a Chinatown. Cena al Tad’s Steakshouse in Powell Street consigliato per l’ottimo rapporto qualità prezzo. Una bistecca ed un hamburger molto buoni con insalata e baked potatos più due birre 40 $. Non è proprio un ristorante, ma una specie di fast food ,dove dopo aver ordinato il cibo, ti consegnano uno strano arnese che si illumina e vibra quando il tutto è pronto. Questo evita che i camerieri urlino il tuo nome, come spesso succede da altre parti.

Sabato 13 Settembre: San Francisco

Questa mattina torniamo al Fisherman Wharf dove affittiamo le biciclette per attraversare il Golden Gate, che da un lato ha una corsia dove si può camminare a piedi e dall’altro una pista ciclabile. Le bici costano 9 $ all’ora e per l’attraversamento del ponte occorrono 15 min. A seconda di dove le prendete dovrete pedalare di più o di meno. Noi le abbiamo tenute due ore e mezzo partendo dal Pier 39, andando sino in fondo al ponte e tornando indietro. Impossibile non fermarsi più volte ad ammirare i bellissimi paesaggi che si incontrano. La vista sulla baia è davvero spettacolare e attraversare il ponte è una esperienza originale che consigliamo. A pranzo torniamo alle bancarelle per panino con il granchio e Crab cake (una sorta di polpetta fritta di granchio molto buona). Passiamo il resto del pomeriggio gironzolando tra i negozi di Market St. e Union Square. Se volete rifarvi gli occhi e perdervi nello shopping sfrenato, particolarmente consigliato l’enorme centro commerciale di Westfield in Powell Street. Una bella scala mobile a chiocciola vi porterà da un piano all’altro e dovrete decidere voi se tenere a freno la carta di credito o no! Nel tardo pomeriggio ci rechiamo con la metropolitana Bart in aeroporto per il nostro volo di ritorno ( fermate su Powell St., costo del biglietto 8,75 $ , tempo 40 min). Il nostro viaggio è terminato. E’ stato un viaggio vario tra persone gentili e posti facili da girare, perché negli States sembra tutto a misura di turista. Ci rimangono negli occhi e nel cuore tante tante cose: i colori dello Yellostone, il Delicate Arch al tramonto, la strada da cui si inizia a vedere la Monument Valley, la Route 66, le enormi sequoie, l’emozione nel vedere l’orso, i saliscendi tra il verde di San Francisco, la vastità dei paesaggi e le strade senza fine.

Consigli utili

La guida negli Usa Affitto auto: nel programmare il vostro itinerario tenete conto che se prendete una macchina in una città e la consegnate in un’altra potreste trovarvi a pagare un drop off piuttosto caro. É quindi importante sapere che non si paga il drop off all’interno di California, Nevada e Arizona ma anche prendendo e consegnando la macchina in uno di questi tre stati anche se diversi (noi ad esempio l’abbiamo presa in Arizona e consegnata in California). Per la guida non è necessaria la patente internazionale. Le strade sono semplici e di facile percorribilità ( sino al limite della noia). In alcuni tratti vedrete delle corsie a sinistra sormontate da cartelli con l’indicazione “2 + only”. Si tratta di corsie che potete utilizzare, se in macchina ci sono almeno due persone. Orientarsi sulle strade americane non é troppo difficoltoso in quanto le indicazioni sono sufficientemente chiare. Tuttavia se, come noi, non siete abilissimi nel leggere le cartine, il navigatore vi sarà di grande aiuto e vi farà risparmiare tempo. Noi lo abbiamo portato dall’Italia (Tom Tom poiché le cartine Usa erano più economiche), caricandovi sopra le cartine degli Stati Uniti, ma é possibile affittarlo insieme all’auto. Il navigatore vi aiuterà anche ad individuare punti di interesse come benzinai, gommisti, alberghi, ecc). Per noi è stato fondamentale. Le macchine hanno il cambio automatico e, a parte il primo impatto e la difficoltà di non utilizzare per niente il piede sinistro (che ogni tanto si mette in movimento in maniera automatica, causando pericolose inchiodate della vettura ), si prende facilmente confidenza con questo tipo di guida (la macchina ha solo acceleratore e freno entrambi utilizzati con il piede destro; non vi sono marce ma lettere: D per la guida, R per la retromarcia, N per la folle, P da utilizzare quando la macchina è ferma. Molto più semplice di quanto possa sembrare! Utilissimo il cruise control che imposta la velocità della macchina mantenendola in maniera costante senza agire sui pedali. Guidare anche per molti km (basta guardare quelli percorsi da noi!) non è assolutamente faticoso. Le strade sono molto ben tenute, la segnaletica buona, presenti ovunque strisce rumorose se vi salite sopra con le ruote e state invadendo la carreggiata opposta. Scordatevi le buche delle strade italiane: non ne vedrete una neanche cercandola accoratamente!! Vi troverete stupiti a conteggiare i km effettuati durante un trasferimento. Prestate solo un pò di attenzione ai pezzi di copertone di camion che a volte si trovano sulla carreggiata.

Benzina: la benzina ha un prezzo nettamente inferiore alla nostra e oscilla tra 3,4 e quasi 5 $ al gallone. Chiaramente all’interno dei parchi è più cara. Quando vi recate ad un pompa di benzina dovete prima consegnare la vostra carta di credito o il contante alla cassa e successivamente servirvi da soli nella pompa scelta, per poi tornare alla cassa. Solo in alcune pompe si passa la carta di credito direttamente e ci si serve. Alcune volte, dopo aver passato la carta, vi chiedono di inserire uno zip code (codice postale). Noi abbiamo provato ad inserire senza successo il CAP della nostra città, il CAP di una città americana, il codice 99999 come indicato su internet. In quel caso meglio utilizzare il pagamento alla cassa.

Ci sono lunghi tratti di strada senza distributori cercate di evitare di arrivare in riserva. Esistono benzine di diversi prezzi, noi abbiamo sempre utilizzato la più economica.

Per i nostri 7770 km abbiamo speso di benzina 327 €.

Cibo

Molti motel non danno la colazione. Farla nei locali può essere un po’ costoso ma il cibo è abbondante. Spesso si trovano nelle stanze bollitori per the e caffè. Potete acquistare dei biscotti e risparmiare un po’ in questo modo. Per il pranzo noi facevamo la spesa al supermercato (molto forniti i Wallmart che si trovano ovunque) dove è facile trovare insalate ( ci siamo portati da casa l’olio d’oliva da sostituire alle loro salse, anche buone, ma sicuramente più caloriche) e frutta già tagliata. Nei parchi e lungo alcune strade si trovano aree picnic dove potete fermarvi. Per la cena il modo più economico per mangiare è il fast food con tutte le sue conseguenze. Se volete sopravvivere e tornare in Italia con il fegato intatto e senza 2 o 3 taglie in più dovrete alternarli ad altro. Nei ristoranti la carne é ottima e in alcuni posti esiste un buffet con zuppe ed insalate che potete prendere più volte.

Attenzione agli orari: in alcuni posti se arrivate dopo le 20 non vi servono. In tutti i ristoranti l’acqua del rubinetto che vi portano appena vi sedete è gratis. È buona norma lasciare una mancia pari al 15 – 20 % del totale. Per facilitarvi il calcolo raddoppiate la tassa che vi viene indicata sul conto e avrete un idea della mancia che potrete lasciare. Utilissimo acquisto per trasportare cibo e bevande il frigo di polistirolo che trovate in tutti i supermercati ( 5 $) e che potrete riempire di ghiaccio mettendolo in sacchetti di plastica ( il ghiaccio si trova ovunque in vendita ed è spesso gratis negli alberghi). Abbiate solo l’accortezza di portarvi da casa un grosso sacco di plastica, o acquistarlo sul posto, dove mettere il frigo. Alcuni perdono acqua e rischiate di trovarvi con il bagagliaio allagato. Noi abbiamo trovato buona la carne secca ( beef jerky) da sgranocchiare in caso di fame improvvisa. La trovate ovunque, confezionata e non, in svariati modi (per noi meglio quella naturale che speziata).

Misure

In America viene utilizzato il sistema anglosassone per cui è utile conoscere queste equivalenze: 1 miglio = 1,6 km tutte le distanze vengono segnate in miglia e il contachilometri della macchina utilizza questa misura; 1 gallone = 3,8 l, vi servirà per la benzina. La temperatura viene misurata in gradi Fahrenheit: per trasformare in gradi Celsius togliete 32 e dividete per 1,8.

Corrente

In uso la corrente 110/120 volt. Il che vuol dire che alcuni apparecchi elettrici ( per le donne: totalmente inutile portare silkepil o analoghi; funziona invece il phon da viaggio). Necessario un adattatore per la spina.

Wifi

Presente in quasi tutti i motel (non lo abbiamo trovato all’Old Faithful ed era funzionante solo nell’hall al Riviera di Las Vegas). Se siete in qualche cittadina e avete bisogno di consultare internet sappiate che spesso trovate la connessione wifi nelle lavanderie automatiche. È a disposizione solo per i clienti,ma in genere all’interno non c’é nessuno che controlla.

Buon viaggio!

Anna e Luigi



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