Luna di miele di fai da te a Bali, Nusa Lembongan e Gili Trawangan
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4 giugno 2011
Partenza da Roma Fiumicino con la Qatar Airways (la soluzione più conveniente che abbiamo trovato, volo prenotato mesi prima online). Scalo a Doha con cambio di aereo e nuovo scalo tecnico a Singapore. Piove. Dalle vetrate scorgiamo vegetazione tropicale. Cellulari inservibili. Arriviamo a Bali in orario, intorno alle 19 locali di domenica 5. È buio pesto, il sole tramonta alle 18! Viene a prenderci un autista mandato dal nostro albergo di Sanur, il Flashback’s (www.flashbacks-chb.com). Avevamo richiesto il servizio di pick-up al momento della prenotazione, concordando il prezzo. L’autista si chiama Made (kaleria2000@yahoo.com), è molto simpatico e parla inglese. Si offre di farci da driver/guida per i prossimi giorni. Noi, che avevamo intenzione di cercarci un’auto con autista sul posto, accettiamo volentieri, dopo avergli mostrato l’itinerario di massima che intendiamo seguire e aver concordato il prezzo per ciascuna escursione.
6 giugno
Col fratello di Made (lui era impegnato) andiamo al tempio di Mengwi. È il primo della lunga serie di templi indù che visiteremo a Bali. Ci colpisce molto, anche perchè è immerso nella vegetazione. Il caldo è torrido e il fuso orario diverso si fa sentire, ma la visita merita. Lungo la strada, il nostro autista ci porta a vedere una fabbrica di batik, dove è possibile acquistare dei prodotti. L’esperienza è molto commerciale, capiamo subito che, se è possibile, meglio declinare con cortesia le prossime proposte del genere. In questo modo evitiamo la successiva sosta in un villaggio di orefici. Pranziamo a Denpasar, in un warung conosciuto dal nostro driver. Esperienza estrema, ma interessante! Poi facciamo un giro a piedi nella capitale. A parte il museo cittadino, piuttosto interessante, la città è immersa nel caos. Il traffico, soprattutto di motorini, è insostenibile. Proviamo a fare un giro al mercato, ma siamo gli unici occidentali in zona. La scarsa luminosità delle botteghe e la presenza di diversi personaggi inquietanti, ci inducono ad andare via di corsa. Il fratello di Made ci porta a Kuta per guardare il tramonto. Uno spettacolo molto bello, anche se questa è la parte di Bali che ci piace meno, troppo turistica e poco “autentica”. Per cena, torniamo a Sanur.
7 giugno
Made torna a prenderci e ci accompagna al Pura Tanah Lot, tempio marino che non manca mai nelle visite di Bali. Molto bello anche se piuttosto turistico (bisogna attraversare una sfilza di bancarelle per raggiungere il tempio). Dopo averci offerto degli squisiti Kelapon acquistati da una venditrice ambulante, il nostro amico ci accompagna al Centro d’Arte balinese, di cui ignoravamo l’esistenza. Ci sono delle statue giganti di Vishnu e Garuda. Made ne è molto orgoglioso, ma noi le troviamo tranquillamente perdibili. La vista, in compenso, è molto interessante, e permette di familiarizzare meglio con la geografia di Bali e Lombok. Avvistiamo in particolare il vulcano Agung. Per cena andiamo a Jimbaran, dove in uno dei suggestivi warung sulla spiaggia mangiamo dello squisito pesce alla griglia e un’economica aragosta con i piedi immersi nella sabbia tiepida. Il tramonto a cui assistiamo, con le silhouette dei bambini che giocano, dei pescatori che ritirano le reti e dei venditori di pannocchie, è indimenticabile. Tornati al Flashback’s (davvero carino e pulito, con colazioni soddisfacenti) salutiamo Made che, a sorpresa, si offre di continuare a scarrozzarci per l’isola anche nel resto della nostra vacanza, nonostante stiamo per spostarci a Ubud, che da Sanur è piuttosto lontana. Pur consapevoli che prendendo un autista sul posto potremmo forse risparmiare qualcosina, accettiamo la sua offerta, concordiamo i prezzi e ci diamo appuntamento per venerdì all’Ibunda Inn di Ubud.
8 giugno
Oggi non abbiamo bisogno di Made e della sua auto. Andiamo infatti in gita all’isolotto di Nusa Lembongan. Tramite l’albergo, prenotiamo un tour organizzato, per ragioni di praticità. Vengono a prenderci in albergo, ci fanno lasciare i bagagli in ufficio e ci mettono su un battello per l’isola. Giunti a Lembongan, conosciamo i nostri simpatici compagni di gita australiani, Peter e Lee, e con loro ci spostiamo su un’imbarcazione con scafo trasparente, che ci permette di ammirare una tartaruga (non sappiamo ancora che sarà solo la prima di una lunga serie) e una razza, oltre alla splendida barriera corallina. Seconda attività della giornata: snorkelling sui coralli, davvero indescrivibile. Dopo il pranzo in un warung sulla spiaggia (compreso nel prezzo), facciamo un meraviglioso giro in piroga tra le mangrovie, visitiamo le piantagioni di alghe per l’estrazione dell’agar e la casa sotterranea di Lembongan (unica parte deludente dell’escursione) e torniamo a Sanur. Da qui, il pacchetto prevede anche il trasferimento a Ubud. L’hotel prenotato dall’Italia (Ibunda Inn) si rivela del tutto inadeguato: bagno incrostato e lenzuola macchiate. Cerchiamo un altro posto per i giorni successivi e scegliamo l’idilliaco Ubud Inn (http://ubudinn.com), dove riusciamo anche a ottenere uno sconto sulla tariffa. In compenso, scopriamo che i ristoranti di Ubud sono ottimi, forse leggermente meno “esotici” ma davvero soddisfacenti.
9 giugno
Dopo esserci spostati nel nuovo albergo e aver avvertito Made del cambio di programma, ci avventuriamo a piedi alla scoperta del centro culturale per eccellenza dell’isola di Bali. Visitiamo il Museo, diversi templi e pranziamo nello scenografico Caffè Lotus, dove ci servono un Nasi Goreng davvero memorabile. Pomeriggio di shopping nel mercato, poi tuffo nella piscina dell’hotel. In serata, spettacolo di danze balinesi di fronte all’Ubud Palace (avevamo acquistato i biglietti in giornata all’Ufficio turistico), poi cena in uno dei suggestivi ristoranti della città. Ubud risponde perfettamente alle nostre aspettative. È la Bali che sognavamo. Certo un po’ buia, ma densa di profumi, arte e natura.
10 giugno
A colazione conosciamo Charlie, la mascotte dell’Ubud Inn: un gigantesco pipistrello a cui i camerieri danno fette di papaya ogni mattina. Poi viene a prenderci Made, che lungo la strada ci ferma in un punto perfetto per fotografare le risaie a terrazza. Sembra davvero di essere in un documentario! Poi il Pura Ulu Danu Batur: meno scenografico dei templi marini di Bali sud, ma più silenzioso e “spirituale”. Pranzo “all you can eat” in un ristorantino turistico con vista sul lago Batur e sui vulcani Agung, Abang e Bratan: davvero un panorama che mozza il fiato! Dopo pranzo sosta in una piantagione di frutta e tabacco: un po’ una “trappola per turisti”, ma Made ha bisogno di schiacciare un pisolino, per cui acconsentiamo alla sosta. Se non altro, scopriamo come si produce il Lowah coffee; tostando e macinando i semi espulsi con le feci da una specie di roditore selvatico locale. L’assaggio non è esaltante… Tappa successiva, il Tirta Empul, un altro tempio con pozze di acqua sacra per la purificazione. Molto bello, l’elemento acquatico e la presenza di fedeli intenti nelle abluzioni lo rende davvero mistico. Infine, visita al complesso monumentale di Gunung Kawi, con i suoi monumenti scolpiti nella roccia. Il complesso è spettacolare, immerso in una vegetazione lussureggiante e circondato dalle risaie in cui razzolano libere le anatre. È l’unica tappa del giorno in cui Made non ci accompagna per farci da guida, e scopriamo presto il perché: decine di scale di pietra da salire e poi ridiscendere. Prima di cena, lunga seduta di massaggio e scrub nella Spa dell’albergo (al prezzo ridicolo di16€ per circa 90 minuti di trattamento).
11 giugno
Piove, ma questo non ci ferma, naturalmente. Oggi abbiamo in programma la visita al tempio “madre” dell’isola: il Pura Besakih, davvero irrinunciabile per chiunque visiti l’isola degli dei. Made ne approfitta per pregare (il sabato è un giorno speciale per la spiritualità balinese) così si presenta col sarong tradizionale e la blusa bianca. Con nostro piacere, coinvolge anche noi nella sua preghiera (“Dio è uno”, ci dice): compriamo insieme delle offerte votive, accendiamo bastoncini di incenso, ci mettiamo un fiore di bouganville sull’orecchio e poi lasciamo che la sacerdotessa compia i suoi riti: acqua santa sul nostro capo, sul viso, sulle mani e da bere, riso crudo incollato sulla fronte e da mangiare (3 chicchi). Difficilmente dimenticheremo questo tuffo nella spiritualità balinese, grazie soprattutto alle sentite spiegazioni di Made, che in questi giorni ci ha edotti sulle divinità del posto e sui principi dell’induismo locale. Dopo la visita, rifocilliamo anche il corpo, mangiando in un posto troppo turistico, ma con una splendida vista sulle risaie del centro di Bali. Poi è la volta del tempio marino di Goa Lawah (Grotta dei pipistrelli), suggerito dalla nostra guida: niente di trascendentale, a parte le migliaia di chirotteri acquattati nella grotta. Infine, sempre su consiglio di Made, facciamo tappa a Klungklung per visitare quel che resta del meraviglioso palazzo reale di Taman Kertha Gosa, semidistrutto dagli Olandesi nel 1908. Tornai a Ubud, salutiamo Made e ci concediamo una serata di relax e di acquisti.
12 giugno
Ultimo giorno “scortati” dal nostro amico Made: ennesimo panorama a base di risaie e poi visita al Tempio Bratan, lambito dalle acque dell’omonimo lago. Ne apprezziamo la bellezza, nonostante sia l’ennesimo tempio che ammiriamo, coi suoi meru, le statue sacre e i padiglioni per la musica in cui risuonano i gamelan. Poi una tappa “naturale” con la cascata di Git git, dove Made ci lascia incamminarci da soli. Il posto è bello, immerso nella giungla, ma la zone è piuttosto trascurata e i rifiuti fanno capolino tra la vegetazione. Un peccato. Pranziamo a Lovina, con vista sulla splendida sabbia nera. Poi facciamo un giro al mercato di Singgaraja, dove Made ci accompagna a comprare del riso da portare con noi in Italia. Giunti a Ubud, diciamo definitivamente addio alla nostra guida, che davvero ha reso speciale la nostra vacanza.
13 giugno
Non possiamo lasciare Ubud senza concederci una lunga passeggiata solitaria tra le risaie. Cerchiamo di seguire un sentiero consigliato da una delle nostre guide, ma poi ci perdiamo semplicemente tra i filari di palme da cocco, i granai per conservare il cereale e i tempietti dedicati a Dewi Sri, la dea del riso. Nel resto della mattinata, la ciliegina sulla torna della nostra permanenza a Ubud: la visita alla Monkey Forest, il santuario naturale che ospita una colonia di macachi dalla coda grigia. Tra i ficus benjamin di dimensioni immani, le sculture che punteggiano la giungla, il cimitero con i morti che attendono la cremazione, i templi immersi nella vegetazione e le decine di scimmie che saltellano ovunque, le emozioni sono assicurate. Relax in piscina prima del tramonto e poi, con un groppo in gola, ci apprestiamo a goderci la nostra ultima cena a Ubud.
14 giugno
Oggi si parte per Gili Trawangan. Dall’Italia abbiamo prenotato un passaggio sull’aliscafo veloce della compagnia Gilicat. La scelta si rivela subito infelice: vengono a prenderci in albergo con un grave ritardo e quando arriviamo al porto, scopriamo che l’aliscafo che deve traghettarci è poco più di una tinozza. L’oceano Indiano, per giunta, oggi è incavolato nero, per cui passiamo due ore davvero difficili. Gili T ci consola con un mare cristallino e l’assoluta assenza di “civiltà”: nessuna strada asfaltata né mezzi a motore, luce scarsa di sera e atmosfere molto “hippie”. L’interno poi, sembra essere rimasto fermo a diversi decenni fa. Se cercate lusso e confort non fa per voi, ma se volete dimenticare la frenesia del mondo occidentale, vi farà innamorare. Nonostante questo, il primo impatto con l’atollo non è del tutto felice: il mare è mosso e le correnti fortissime rendono impossibile nuotare e fare snorkelling. Temiamo che le condizioni saranno queste per tutta la nostra permanenza. Comunque noleggiamo una coppia di bici sgangherate per spostarci, dal momento che a parte i cidomo (carri a cavallo) non ci sono altri mezzi di trasporto. Il nostro albergo, il Beach House Hotel (www.beachhousegilit.com), è molto soddisfacente. L’abbiamo scelto perché volevamo un posto internazionale, diverso dai diversi resort a gestione italiana che ci sono a Gili T.
15 giugno
Cerchiamo a lungo un posto dove fare dello snorkelling soddisfacente, ma senza fortuna. Coralli morti, bassa marea e onde ci impediscono di goderci appieno questo mare che sembra bellissimo. Alla fine, troviamo un posto dove fare un bagno soddisfacente, ma non incontriamo molta vita marina. Decidiamo allora di prenotare una gita in barca per il giorno dopo, in uno dei numerosi chioschi che permettono di farlo.
16 giugno
L’escursione non delude le nostre aspettative: finalmente coralli, pesci tropicali, tartarughe e murene. Tre soste in altrettanti punti dell’arcipelago, ognuna più bella dell’altra. Pranzo in un warung di Gili Air. Tornati a Trawangan, andiamo ad assistere il tramonto. Semplicemente formidabile.
17-18-19 giugno
Finalmente individuiamo la spiaggia che fa per noi, nella zona nord dell’isola. Spiaggia bianca, lettini a noleggio per pochi spiccioli, warung economici all’ombra degli alberi e soprattutto un mare incredibile, con pesci tropicali di ogni genere, coralli e soprattutto tartarughe giganti che brucano a pochi metri dalla riva. Per tre giorni, questo è il nostro mondo, arricchito da tramonti infuocati, massaggi a buon mercato e cene a base di pesce fresco. Sarà difficile
20 giugno
Col magone ripartiamo per Bali. Fortunatamente il mare è clemente e la traversata tranquilla. Un autista della Gili Cat ci accompagna all’aeroporto, dove lasciamo i bagagli. Un taxi ci porta a Kuta, dove trascorriamo le ultime, surreali ore della nostra luna di miele. A questo punto, è proprio ora di tornare a casa…