Luna di Miele alle Hawaii

Anche se in Italia sono un poco passate di moda negli ultimi anni, restano un sogno che abbiamo realizzato. Noi abbiamo soggiornato nell'arcipelago per 18 giorni ed abbiamo visitato tre delle isole più rappresentative: Big Island, Kauai e Oahu. - BIG ISLAND, oltre ad essere la più estesa è anche la più varia, in essa potete trovare un poco di...
Scritto da: Rapakruda
Partenza il: 05/09/2005
Ritorno il: 28/09/2005
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 3500 €
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Anche se in Italia sono un poco passate di moda negli ultimi anni, restano un sogno che abbiamo realizzato. Noi abbiamo soggiornato nell’arcipelago per 18 giorni ed abbiamo visitato tre delle isole più rappresentative: Big Island, Kauai e Oahu. – BIG ISLAND, oltre ad essere la più estesa è anche la più varia, in essa potete trovare un poco di tutto quello che le Hawaii vi possono offrire: relax, paesaggi naturali (dalla lava alla foresta pluviale) e tanto mare per fare snorkelling. Ideale per chi cerca una vacanza sole & mare. – OAHU, la più turistica e paesaggisticamente la meno bella. Ottima se si vuole visitare velocemente l’arcipelago. Le spiagge sono belle e sicure. – KAUAI, la più bella, ma anche la più piccola e meno varia. Ideale per chi è alla ricerca di un tranquillo contatto con la Natura. Qui il mare può essere molto pericoloso. ITINERARIO 9 settembre 2005 “Leaving New York is never easy”; ormai le mille luci di New York sono alle spalle, è tempo di Hawaii! Il volo diretto Newark-Honolulu (Continental anche questo) dura ben undici ore, ma ci pensano un bambino posseduto (furiosamente determinato a scardinare il sedile di chi gli stava davanti nell’aereo, ovvero mia moglie…) e un indiano petomane (che pure se la rideva ad ogni tanfata!) ad allietarci la trasvolata… Appena mettiamo piede ad Honolulu si respira subito un’aria nuova: qui l’atmosfera è più calma, rilassata; il motto locale (Valido a Maui, ma non solo…) è “EAT, DRINK AND BE MAUI” traducibile con un bel “mangio, bevo e me ne fotto”. Niente più poliziotti incazzati e gente sclerata, così comuni a New York, qui tutti se la prendono comoda senza affaticarsi troppo. 10 settembre 2005 Dopo aver pernottato a Waikiki, la mattina dopo prendiamo un volo interno e atterriamo a Kona, sulla costa occidentale della Grande Isola; affittiamo un’auto: per qualche strano motivo i tipi della Hertz ci appioppano una mostruosa e ingordissima Pontiac Grand Prix GT una berlina, ovviamente a benzina, da 3800 cc (sì, 3800 cc) e 260 cavalli (sì, 260 cavalli); perchè affittino un simile missile in un’isola dove il limite massimo di velocità è 80 all’ora (sì, 80 all’ora) resta un mistero… Mah! A bordo di ‘sto mostro che consuma come un camion ci dirigiamo alla volta dell’Hotel, l’Outrigger Keahou Beach Resort nella cittadina di Kona.

Lungo la strada abbiamo il primo assaggio della natura hawaiiana: in pochi chilometri passiamo dalle distese di verde al paesaggio lunare delle colate laviche più recenti; avanzando verso sud notiamo sulla nostra destra una ‘collinetta’ perennemente avvolta dalle nuvole: il vulcano Mauna Loa che con i suoi 4000 metri e passa domina questa parte dell’isola. Rincoglioniti dal fuso passiamo il resto della giornata a prendere il sole e a passeggiare sul lungomare dove abbiamo occasione di ammirare molti cottage nello stile locale (“mangio-bevo-e…”) letteralmente annegati in boschetti di palme da cocco (con tanto di cartelli che segnalano di stare attenti alle “falling coconuts”, pare che qui beccarsi una noce di cocco in testa sia una delle principali cause di morte!).

Nel pomeriggio assistiamo, tra l’altro, ad un paio di matrimoni in stile hawaiano: quelli con cerimonia sulla spiaggia, in mezzo alle palme, dove gli sposi hanno la collana di orchidee e gli invitati son seduti su sedie bianche, sembra davvero di essere in uno dei telefilm di Magnum P.I.! 11 settembre 2005 Domani è un altro giorno, come dicevano una volta. Il nostro 11 settembre inizia con una veloce visita a Holualoa a vedere le piantagioni di caffè che a dire il vero non ci dicono un granchè… E poi ci dirigiamo verso il Pu`uhonua o Honaunau National Historical Park (nome facile da ricordare vero? eh sì, preparatevi a tutta una serie di nomi impronunciabili e kilometrici…).

Il parco è suggestivo: tutta la struttura (completa di templi indigeni) è adagiata su una colata lavica antica e tutte le rocce sono nere come il carbone. È uno spettacolo mai visto, spiaggia bianca, fondale nero di lava, le palme ed un mare dal colore intensissimo. All’interno del parco, i resti di un’area sacra che anticamente forniva rifugio a chiunque fosse rimasto vittima di un kapu (anatema, maledizione) il quale, raggiunta l’area dei templi, veniva assolto dai sacerdoti di tutte le colpe compiute e non veniva più punito. Oltre ai resti archeologici e alla ricostruzione degli ambienti originari (con tanto di antichi idoli), si ha la possibilità di incontrare le sea turtles che vengono a riva a riposarsi e a riprodursi. Terminata la visita al parco, ci fermiamo in una spiaggia pubblica vicina all’ingresso dove facciamo un poco di snorkelling (pesci colorati a gogò e pure alcuni jellyfish che mi urticano la moglie!). Rimessici in cammino, cerchiamo di raggiungere il Captain Cook’s Monument, ma dobbiamo rinunciare in quanto raggiungibile solo via mare.

Visitiamo la Painted Church, un gioiellino di chiesetta avvolta nella vegetazione tropicale. Qui per la prima volta troviamo i moa, una specie di galline rinselvatichite portate ivi dai primi polinesiani.

Dopo aver pranzato in una Coffe Rostery in mezzo alla foresta (dove ci offrono 3 tipi diversi di caffè, tutti buonissimi!) ci spostiamo a nord, verso Kailua e oltre fino al Kehaha Kai State Park: qui la strada è impossibile per la nostra Pontiac, quindi proseguiamo a piedi in mezzo ad una fantastica distesa di lava nera (del tipo detto “Pahoehoe”, ovvero molto fluida) con tanto di scritte con i sassolini bianchi che fanno un grande effetto. Ogni tanto emerge in mezzo alla lava un cespuglio verdissimo.

Al termine del cammino (una buona mezzora a piedi in mezzo alla desolazione) troviamo un parcheggio nei pressi della spiaggia con tanto di cartelli che segnalano che la spiaggia non è sicura soprattutto di notte. Camminiamo in mezzo alle palme e sbuchiamo in una spiaggia bellissima di sabbia grossa dorata e nera, chiamata infatti sale e pepe.

Ormai si sta facendo tardi e torniamo sui nostri passi. Sullo sfondo si staglia la maestosa grandiosità del Mauna Kea, gemello del Mauna Loa e ugualmente immenso.

12 settembre 2005 Il mattino dopo alle 6 siamo già svegli come due grilli, qui a quest’ora è già giorno pieno (qui non usano ora legale, la giornata, essendo a basse latitudini, è di 12 ore e alle sette di sera è già buio pesto).

Oggi abbiamo in programma di visitare la costa nord occidentale (il Kohala District). Per prima cosa visitiamo Puako, una pittoresca cittadina avvolta nel verde in mezzo a colate laviche antiche, anche qui il mare ha colori splendidi e le casette avvolte nel verde a due passi dal bagnasciuga sono davvero suggestivi. La tappa successiva è Hapuna Beach, una bellissima spiaggia di sabbia bianca finissima e un mare blu blu blu e le palme tutto intorno. Ripartiamo sulla Pontiac e ci dirigiamo alla volta del Pu’ukohala Heiau, un sito archeologico situato a pochi km da Hapuna sulla Hw 13. Il tempio di Pu’ukohala fu fatto costruire dal re Kamehameha per onorare il dio della guerra (Ku-kaili-moku) e ottenerne il favore per guadagnare il dominio su tutto l’arcipelago. Il tempio fu costruito da migliaia di uomini che trasportarono le pietre dai vulcani dell’interno fino alla costa dove il tempio venne edificato (tutte informazioni acquisite al visitor center del parco dove per un dollaro ci hanno presentato un filmato esplicativo). Le acque nei pressi del tempio, parecchio torbide, sono molto pericolose perchè infestate da squali anche nei pressi della riva.

Terminata la visita proseguiamo verso Nord, destinazione Hawi, sulla Hwy 270. Sulla strada la nostra Rough Guide ci segnala il Lapakahi State Park a nord di Kawaihae. Attraverso un sentiero di terra rossa si scende fino alla bellissima spiaggia di Lapakahi fatta di grossi coralli bianchi tondeggianti in mezzo a scogli di lava nerissima. Questa è la zona di un antico insediamento hawaiiano e le vecchie abitazioni indigeni sono state restaurate con cura. Tira molto vento e la luce perfetta rende il luogo particolarmente adatto a foto in stile “mare dei tropici”.

Continuiamo poi la nostra strada per Hawi, una piccola e sonnacchiosa cittadina che dovrebbe essere caratterizzata da negozietti di artigianato locale, gallerie d’arte e alcuni ristoranti tipici, ma che in realtà per noi è stata una delusione: poche casette che si affacciano sulla strada in finto stile western. Da lì ci muoviamo verso Waimea; salendo di quota il paesaggio cambia, le mucche al pascolo e i paniolos a cavallo (i cowboy locali, cosi chiamati perchè i primi vaqueros erano spagnoli, espanoles appunto, da cui la storpiatura anglofona) sui prati verdissimi sulle pendici di vecchi coni vulcanici spenti e limati dagli elementi rendono il paesaggio vagamente alpino; a rendere il tutto surreale la maestosità del Mauna Loa pigramente disteso in lontananza come un gigante addormentato.

Passiamo per la città di Waimea senza fermarci a visitare i numerosi ranch che pure scorgiamo ai lati della strada. Torniamo infine ad Hapuna Beach a fare un bel bagnetto. 13 settembre 2005 Oggi è il giorno della visita al Vulcano Kilauea, anche se il tempo pessimo ci rovinerà in parte lo spettacolo. Di buon’ora diciamo addio all’Outrigger Keahou Beach Resort e ci dirigiamo a sud sulla hwy 11. La strada non è granchè e i nostri 260 cavalli (!) rimangono nella stalla… Meglio così perchè lo spettacolo è stupefacente: si passa da distese verdissime di cespugli e boschi a mari di lava nera come la pece.

Unico stop di rilievo sulla via per Volcano (l’unica cittadina nei pressi dell’Hawaii Volcanoes National Park), è la spiaggia di Punalu, detta anche Black Sand Beach, per la sabbia nerissima che la caratterizza e che rende la limpidissima acqua del mare nera come il petrolio. L’ultimo pezzo di strada prima di Volcano attraversa il deserto di Ka’u, una distesa rocciosa di cespugli in mezzo ad un mare di rocce laviche taglienti, ed è letteralmente costellato dai cartelli “Nene Xing” che ci avvertono di fare attenzione ai Nene, le papere autoctone delle Hawaii, a pericolo di estinzione.

Arrivati a Volcano troviamo alloggio al My Island Bed and Breakfast Inn. La camera non è eccezionale, ma il prezzo ragionevole (120 USD). Sistemato il pernotto, entriamo nel parco e cominciamo il nostro giro. Subito all’ingresso del parco si trova il Visitor Center (organizzatissimo e zeppo di gentilissimi ranger, altro che Italia!) dove si possono recuperare le informazioni sullo stato (e la pericolosità) dell’eruzione vulcanica.

La caldera del Kilauea è visitabile percorrendo la strada (il crater rim drive) che corre tutt’intorno al vulcano per svariati kilometri oppure seguendo a piedi un percorso analogo sul crater rim trail. Personalmente riteniamo la scelta del percorso a piedi valida solo se si dispone di tanto tempo, inoltre le emissioni di zolfo, presenti ovunque sul vulcano, non sono gradevoli da respirare. Il crater rim drive consente di vedere tutte le maggiori attrazione del parco.

Il primo incontro è con gli Steam Vents, delle spaccature nel terreno dalle quali fuoriesce il vapore dell’acqua scaldata dal magma. Ci spostiamo poi al primo scenic point da dove osserviamo per la prima volta la caldera del Kilauea.

Il primo contatto è davvero impressionante: le dimensioni sono da ‘Grand Canyon’, un enorme buco circolare dal diametro di un paio di miglia profondo centinaia di metri. Il fondo è composto da magma ormai solidificato e dà l’impressione di un enorme ‘tappo’ pronto a scoppiare. Questo tappo altro non è che l’antico ‘lago di fuoco’ solidificatosi negli anni. In tutta la zona il terreno è caldo a tal punto che i piedi sudano copiosamente all’interno delle scarpe. Continuiamo poi il nostro giro osservando la caldera anche da altri punti tra cui il Jaggar Museum da dove osserviamo, tra l’altro una ‘piccola’ caldera nella caldera: l’Halema‘uma‘u Crater (guardate la mappa del parco per maggiori dettagli).

Gli affioramenti di zolfo sono ovunque: grosse macchie di giallo che rendono la caldera davvero saturnina; anche il respiro risulta affaticato e dopo un poco la gola brucia. Facciamo anche un giro attorno all’Halema‘uma‘u Crater: qui il paesaggio è se possibile ancora più da altro mondo: una immensa distesa nera fatta di tanti ‘blob’ vetrificati, da un orizzonte all’altro una visione infernale, i colori presenti sono il bianco e il nero, con macchie gialle di zolfo. Terminato il giro risaliamo in auto e ripartiamo. Fatte poche miglia ci troviamo immersi nella giungla pluviale con le sue cento macchie di verde! La nostra prima meta e’ il Thurston Lava Tube una galleria scavata dal magma fuso su una precedente colata di anni fa. Qui la lava non è visibile, il tutto è coperto da macchie di verde, palme, fiori e piante varie. I colori sono splendidi e il verde particolarmente intenso, dalle palme cadono goccioloni di acqua e siamo avvolti in una pioggerellina fine fine. Sempre percorrendo il crater rim drive arriviamo al Kilauea Iki crater overlook, da dove osserviamo il cratere del piccolo (iki, in hawaiano) Kilauea teatro nel 1959 di una delle eruzioni e più spettacolari che si ricordino. Anche qui il fondo del cratere è avvolto nel fumo emesso da spaccature varie nel terreno. Percorriamo anche il Devastation Trail (un sentiero attraverso l’area devastata dall’eruzione del 1959 che creò il Kilauea Iki): qui il paesaggio è particolarmente suggestivo e infonde una gran pace.

Terminato il giro del Crater Rim Drive continuiamo sulla Chain of Craters Road, 20 miglia di strada asfaltata facilmente percorribile con una stupenda vista sull’oceano e sui vari crateri vulcanici (alcuni ormai annegati nella foresta tropicale, altri recenti) che la strada attraversa. Arriviamo al termine della strada all’Holei Sea Arch, con l’intenzione di scattare alcune foto alle scogliere e ai calanchi a picco e poi aspettare il tramonto in riva al mare per poter osservare il ‘glow’, il bagliore della lava che si butta nell’oceano. Purtroppo il tempo brutto ci rovina tutto: piove a dirotto e, bagnati fino al midollo, riusciamo solo a vedere la lava da lontano, che scende dalla montagna per tuffarsi in mare. Che disdetta aver scordato il treppiede in Italia! anche a 1600 ISO riusciamo a fotografare la lava che si tuffa in mare, ma non le colate laviche che scendono dal monte, che rabbia! Fatte le foto, ritorniamo in auto e ripartiamo per Volcano; siamo bagnati come pulcini e in un’ora di auto passiamo dal paesaggio lunare delle colate laviche al caldo umido della foresta pluviale (tra le tante chicche del nostro ‘camion’ ci sono i sedili riscaldabili: utilissimi in questo frangente! e io che non mi capacitavo di un tale optional in un’isola dove la temperatura minima in gennaio è 18 gradi!). Il Cottage immerso nella giungla affittato la mattina, ora ci pare assai meno accogliente: lo troviamo freddo e umido! 14 settembre 2005 La mattina dopo ritorna il sole e decidiamo di tornare nel parco e percorriamo velocemente il Crater Rim Drive per scattare qualche foto della caldera senza pioggia. Oggi non piove e non c’è vento per cui l’odore di zolfo è molto più marcato e a volte la respirazione è difficoltosa. Terminato il tour del Crater Rim Drive partiamo alla volta di Hilo sulla costa orientale di Big Island. Questa parte dell’isola è molto più piovosa e la foresta tropicale è praticamente ovunque. Nel frattempo il tempo peggiora nuovamente e ricomincia a piovere, anche se solo a sprazzi. Alloggiamo al Dolphin Bay Inn e visitiamo il pittoresco Farmer’s Market, il mercato locale che si tiene ogni mercoledì e sabato. Sempre ad Hilo osserviamo la Rainbow Falls e i Boiling Pots .

Ci dirigiamo quindi sulla hwy 19 per visitare la costa orientale; subito dopo Hilo inzia la scenic drive lunga 8 miglia che porta direttamente ai Tropical Botanical Garden, da tutti definiti entusiasticamente come splendidi. Purtroppo ha ripreso a piovere a dirotto e non possiamo visitarli. Un poco delusi proseguiamo la nostra visita alla volta delle Akaka Falls, che per fortuna riusciamo a visitare con il sole (eh sì, qui si passa da pioggia torrenziale a cielo limpido in pochi minuti!) Il percorso attraverso la giungla per ammirare le Akaka Falls è molto suggestivo e ci porta ad ammirare anche le Kapuna Falls passando attraverso una bellissima foresta pluviale con enormi fiori colorati dal profumo intensissimo, mangrovie, bambù e invisibili uccelli canterini di ogni tipo. Soddisfatti per essere almeno riusciti a completare la visita senza pioggia procediamo verso nord alla volta della Waipi’o Valley. Lo scenic drive che ci porta verso Nord offre scorci di scogliere basaltiche veramente suggestive ed il colore del mare grosso mette davvero i brividi! Mentre ci dirigiamo a Waipi’o ricomincia a piovere copiosamente (che palle!) e anche se smette abbastanza velocemente quando arriviamo al belvedere l’immagine “classica” di Waipi’o risulta rovinata dalle nubi basse! Le scogliere si stagliano sulla sinistra scoprendo ai loro piedi delle spiagge di lava nera mentre alle loro spalle si apre una valle molto rigogliosa, con il fiume al centro che divide in due la spiaggia e i campi coltivati con il Taro. Ormai si sta facendo sera e decidiamo di tornarcene verso Hilo dopo aver fatto una breve visita alla città semi fantasma di Honoka’a a pochi km dal Waipi’o Lookout. La pioggia si fa più insistente e dopo un paio d’ore di auto torniamo finalmente a Hilo, dove ceniamo in un ottimo ristorante giapponese spendendo pochi dollari. Siamo stanchi, la giornata è stata dura e ci addormentiamo al suono della pioggia battente…

15 settembre 2005 …E al suono della pioggia battente ci svegliamo. Preoccupati accendiamo la TV per ascoltare le previsioni: rischi di flash floods fino a mezzogiorno poi la situazione pare migliorare. Decidiamo dunque di abbandonare la costa orientale e di tornare sulla costa occidentale dove il tempo è molto migliore. Siamo dunque costretti a rinunciare alla visita dei giardini tropicali, peccato! qui è già tutto tropicale compresa la pioggia! Facciamo colazione con caffettone, papaya e banane rosse raccolte nel giardino dell’hotel che si rivelano buonissimi tant’è che facciamo il bis! Il proprietario dell’hotel ci informa che nella notte son caduti 4 pollici (10 cm) di acqua, davvero un bel diluvio, e ci consiglia di muoverci con prudenza. In mezzo a strade già abbastanza allagate ci dirigiamo verso l’angolo sud orientale dell’isola verso la città di Pahoa, che pare essere uno degli ultimi rifugi degli hippie che effettivamente vediamo! La cittadina pare proprio una cittadina dell’ovest americano (ricorda vagamente Sedona) con i suoi (ormai attempati) hippies. Proseguiamo poi verso il Lava Tree State Park (una foresta di alberi pietrificati da una eruzione vulcanica di secoli fa), ma quando arriviamo nei pressi del parco la pioggia è talmente intensa che decidiamo nuovamente di lasciar perdere. Proseguiamo quindi sulla strada litoranea fino a Isaac Hale Beach Park dove, nonostante il tempo inclemente ed il mare grosso, ci sono un sacco di surfisti che sguazzano in acqua alla ricerca dell’onda perfetta! Un poco stupiti della temerarietà dei locali proseguiamo a costeggiare la costa ancora per qualche miglio. Alla radio continuano a trasmettere messaggi da fine del mondo imminente e pertanto, anche se scettici sulla effettiva pericolosità delle piogge, decidiamo di tornare sulla costa ovest, ripassiamo a Volcano senza fermarci e pernottiamo a Kailua presso il Kona Seaside Hotel. Ceniamo al Rio’s dove gustiamo due ottimi piatti di pesce. Oggi è stato il nostro ultimo giorno a Big Island, domani si parte per Kauai! 16 settembre 2005 Oggi è il giorno del volo da Big Island a Kauai; stamane c’è un bel sole e le piogge dei giorni scorsi sono solo un ricordo; arrivati all’aeroporto di Kailua attendiamo pazienti il nostro volo per Kauai con scalo a Honolulu. A Kailua l’aeroporto è ‘outdoor’ nel senso che la sala d’aspetto è semplicemente una serie di poltrone all’ombra delle palme! Il volo (40 minuti fino a Honolulu e poi un solo quarto d’ora fino a Kauai) è tranquillo; atterriamo a Lihue e subito recuperiamo l’auto: per oscuri motivi (beh il sottoscritto non è molto gentile con la commessa a dire il vero…) ci viene assegnata una Toyota Corolla color nocciola (subito ribattezzata “Merdolla”, per le sue prestazioni…) al posto della mostruosa e potente Pontiac GT di Big Island. Presa l’auto ci infiliamo sulla hwy 50 alla ricerca del nostro hotel: l’Aston Islander on The Beach situato nel pieno della Coconut Beach (così chiamate per le palme altissime che vi abbondano). Raggiunto l’albergo ricomincia a piovere e il nostro umore scende sotto i piedi… Accendiamo la tv in camera e scopriamo che il settembre 2005 passerà alla storia come il più piovoso degli ultimi venticinque anni. Vabbuò, proprio noi dovevano aspettare! 17 settembre 2005 La mattina dopo il sole splende, finalmente! Elettrizzati, facciamo colazione e partiamo per visitare il Waimea Canyon, il famoso “Grand Canyon” del Pacifico. L’isola e piccola e riteniamo di arrivarci in una mezzoretta. Purtroppo le strade a Kauai sono una vera palla (persino peggio delle strade di Big Hawaii cui eravamo ormai avvezzi) e per coprire la distanza di 40 miglia che ci separa dal Canyon impieghiamo un’ora e mezza! Arrivati alla nostra meta, la prima sosta è al Waimea Canyon Lookout da dove possiamo osservare in canyon in tutta la sua vastità: davvero notevole, non ha la maestosità del celebre fratello maggiore, ma al colore rosso del Grand Canyon si aggiunge un verde molto vivo disposto a macchie sui punti più umidi. Il Waimea Canyon è il più grande nella regione del Pacifico, è lungo dieci miglia, largo un miglio e profondo mille e passa metri in certi punti, ed è il risultato delle erosioni e delle piene avvenute in milioni di anni. Sulle pendici del canyon si possono osservare gli strati delle antiche eruzioni vulcaniche. Il canyon confina con il Koke’e State Park e con la palude di Alakai, il posto più piovoso al mondo.

Scattate le foto (tante!) ci spostiamo verso il Koke’e State Park fermandoci ancora nei vari lookout che ci offrono altri scorci del Canyon. Anche qui incontriamo le galline rinselvatichite (i Moa) che avevamo incontrato a Big Island, ma qui sono veramente tantissime! ed è davvero buffo camminare nella foresta tropicale (che ricorda tanto Jurassic Park girato, guarda caso, proprio qui a Kauai!) e sentire continuamente il canto dei galli! Addentrandoci nel Koke’e State Park arriviamo fino al belvedere finale (Kalalau Lookout) a oltre 1200 metri sul livello del mare e da lì osserviamo il primo scorcio della Napali Coast: i colori sono incredibili, il blu del mare e del cielo e il verde che qui invade qualunque cosa emerga dal mare sono splendidi! Incontriamo anche dei coloratissimi fringuelli dalla testa rossa (chiamati Apapane) e ne fotografiamo alcuni.

Dopo aver pranzato al Koke’e Lodge (affitta anche camere ed è ottimo come base per le escursioni a piedi nel parco) decidiamo di seguire uno dei sentieri che circondano il canyon. Percorriamo il Canyon Trail che corre lungo il Canyon sul lato opposto a quello visto la mattina dall’auto e arriviamo alle Waipoo Falls, delle vere “pristine falls”, cascate primordiali, come le chiamano qui. Il percorso nel bosco è molto bello e veniamo subito avvolti dal profumo del sottobosco molto intenso e gradevole (quasi speziato!).

Dopo aver vagato tutto il pomeriggio ritorniamo all’auto (dopo esserci quasi persi nella foresta per la mancanza di indicazioni!) e scendiamo verso il mare non prima dopo esserci nuovamente fermati al Waimea Canyon Lookout dove finalmente incontriamo i Nene, le oche hawaiane in pericolo di estinzione.

Scendiamo poi sulla costa e ci dirigiamo verso le Barking Sands presso il Polihale State Park; le spiagge, tanto ampie da sembrate infinite, son chiamate così perchè si dice che i granelli siano cavi e, se sfregati, emettano una specie di latrato, mah! Da qui scorgiamo le prime scogliere della Napali Coast. Ormai si è fatto tardi e ritorniamo sui nostri passi (e ci aspettano comunque un paio di ore di guida per fare 40 miglia…).

18 settembre 2005 Oggi visitiamo la parte Nord di Kauai. La nostra prima tappa è il Kilauea Point Lighthouse, centro di un parco per la difesa dei volatili hawaiani autoctoni (gabbiani, albatros, fregate e nene). Poi ci spostiamo a visitare la famosa Secret Beach, sempre nei pressi del Kilauea Point. Visitata anche questa bella spiaggia ci spostiamo ancora oltre sulla hwy 56 verso la cittadina di Princeville, procedendo la strada si restinge e si incontrano spesso dei ponticelli in legno del tipo “one lane”, a singola corsia dove il transito può essere difficoltoso. L’ultimo pezzo di strada prevede anche il guado di un torrentello.

Le montagne sullo sfondo, verdissime e terribili, si ergono a picco verso l’interno dell’isola e ci incantano. Superata Princeville proseguiamo per Hanalei, un’altra cittadina carina adatta ai surfisti. Anche oggi la giornata è rovinata dalle istant showers, delle vere e proprie docce che colpiscono piccole zone e che in pochi istanti letteralmente inzuppano tutto.

Una digressione: arrivati alla fine della strada si diparte il Kalalau Trail, il sentiero che permette di percorrere tutta la Na Pali Coast, salendo e scendendo lungo i fantastici costoni fino ad arrivare alla Kalalau Valley, sotto il Koke’e State Park Lookout. Per chi lo conosce, è qualcosa di simile al sentiero che, sulle Calanques francesi, collega Marsiglia a Cassis. Il sentiero è lungo ben 11 miglia (di sola andata, aggiungetene altre 11 per tornare…) e può presentare alcune difficoltà e pericoli specie in caso di pioggia, quando può diventare parecchio scivoloso. Ovviamente non è fattibile percorrerlo interamente in una sola giornata e una tenda per trascorrere la notte è d’obbligo. È inoltre necessario avvisare i ranger della propria intenzione di seguire il sentiero per la propria sicurezza.

Noi purtroppo non abbiamo il tempo di buttarci in una simile impresa (anche se ci piacerebbe) e ci limitiamo ad arrivare fino alla Kee Beach prima di tornare indietro. Il resto della giornata scorre via senza infamia e senza gloria, fiduciosi che il tempo migliori prenotiamo comunque un giro in barca della Napali Coast per il giorno successivo (partendo da Port Allen e muovendosi in direzione opposta rispetto al Kalalau Trail).

19 settembre 2005 Oggi finalmente c’è il sole, anzi la giornata è veramente splendida. Dopo aver preso il sole tutta la mattina nella spiaggia dell’hotel e aver velocemente risalito la strada che costeggia il fiume Wailua fino alle Opaeka’a Falls nei pressi di Lihue (scattate foto dal belvedere lungo la strada), ci spostiamo in auto verso Port Allen dove ci attende la Lucky Lady, il catamarano che ci porterà ai piedi della Napali Coast. Il programma della gita prevede la navigazione al largo della scogliera con tanto di cena in mare per assistere al tramonto.

Partiamo, il porto alle spalle, e ci dirigiamo velocemente verso la Napali Coast lasciando alla nostra destra le Barking Sands che avevamo visitato due giorni prima e sulla destra l’isola di Nihau (l’isola proibita, dove pare vivano qualche centinaio di ultimi hawaiiani, tenuti isolati sotto un severo regime di isolamento dai proprietari dell’isola, la famiglia Robinson). Il mare è abbastanza grosso e il catamarano sobbalza violentemente, sembra di essere sulle montagne russe, molto divertente ma in pochi istanti siamo, per l’ennesima volta!, bagnati fradici.

E poi eccola la Napali Coast! si staglia innanzi a noi in tutta la sua maestosità. Le scogliere a picco sul mare e bagnate da cascate che fuoriescono dalla roccia in posizioni impossibili sono indescrivibili. Troviamo addirittura una grotta sul mare con tanto di cascata all’interno. La Lucky Lady prosegue il suo viaggio fino ad ultima cascata sul mare con tanto di arcobaleni e poi si comincia la via del ritorno che ci porterà ad ammirare il tramonto in mare.

La gita termina nel migliore dei modi (a parte la cena dove viene servito un cibo fatto con il vomito del capitano Nemo, bleah!). La sera in tivvu’ guardiamo (i casi della vita!) proprio Jurassic Park dove ritroviamo alcuni scorci visti il pomeriggio in barca. 20 settembre 2005 Anche oggi sveglia presto e un paio di ore di sole sulla spiaggia. La tv che ormai da giorni annuncia il possibile arrivo dell’uragano Jova (il primo dopo Iniki che nel 1992 devastò l’isola e che fu immortalato nel film Jurassic Park), riferisce che l’uragano, se arriverà a colpire Kauai, è un categoria 3 e quindi non c’è da scherzare. A noi pare che la tv locale sia leggermente allarmista (le piogge della settimana prima a Hilo venivano descritte come un diluvio, anche se in realtà non hanno fatto gran danni se non rovinare la nostra vacanza). La traiettoria non è ancora sicura e non rimane che aspettare. Comunque la giornata di oggi è assolata e decidiamo, dopo una mattina di sole, di andare a mangiare il Saimin (una zuppa hawaiiana derivata dal ramen al soyu giapponese) all’Hamura Saimin, un locale di Lihue noto per questa specialità. La zuppa, scopriamo presto, è davvero gustosa anche se il locale di per se è quasi una specie di bettola.

Per il pomeriggio abbiamo in programma di raggiungere lo Spouting Horn e il giardino botanico di Lawa’i, purtroppo arriviamo al giardino quando l’orario di visita è già terminato e dobbiamo rinunciare. Raggiungiamo anche le spiagge di Po’ipu, popolate da decine e decine di snorkellisti. Il fondale non sarà quello del Mar Rosso ma ci sono comunque ogni genere di pescetti: piccoli e grigi con delle specie di orecchie azzurre, pescioni striati di nero, pesciolini gialli e corallo bianco.

Domani partiamo presto per la nostra terza (e ultima sigh!) isola: Oahu. La sera cena in perfetto stile americano al “The Bull Shed”, un ristorante con le finestre aperte sulla spiaggia.

21 settembre 2005 Si parte! alle 11 ci attende il volo per Honolulu, nell’attesa prendiamo ancora un poco di sole nella spiaggia dell’hotel, scattiamo alcune foto ricordo dell’albergo a Lihue e ci dirigiamo all’aeroporto.

Atterrati ad Honolulu (volo di 20 minuti, senza problemi) prendiamo l’Airport Waikiki Express per Waikiki dove alloggiamo al Radisson. La cittadina di Waikiki, anche se caotica, tipicamente turistica e piena zeppa di turisti giapponesi ci piace parecchio: dopo due settimane di natura incontaminata (o quasi) un poco di caos, ressa e di smog non ci dispiace affatto.

Ad Oahu non affittiamo l’auto per cui il resto della giornata la passiamo dando libero sfogo alla nostra voglia di shopping lungo la Kalakaua Avenue: il cambio favorevole, l’abbondanza e la qualità nei capi di vestiario disponibili ci lascia molto soddisfatti (pare di essere in un unico enorme outlet nostrano!). 22 settembre 2005 Anche oggi la giornata è splendida (ormai il pericolo dell’uragano Jova sembra scemato: ha cambiato rotta e non sfiorerà neppure le isole) e cominciano a visitare l’isola. La nostra prima meta è il Byodo-in Temple sulla costa sopravento a una trentina di miglia da Waikiki. Come detto non abbiamo affittato un’auto e questo si rivela subito un errore: il servizio di autobus (TheBus) anche se efficiente e organizzato ci fa perdere almeno un paio di ore, vabbè! Arrivati al Byodo In Temple, posizionato in un bellissimo anfiteatro naturale composto dalle montagne del Koolau interamente coperte da vegetazione verdissima e con le nuvole a cappello. Sembra un poco una delle scene dell’Ultimo Samurai… Ed infatti il tempio, buddista, è la copia del vero tempio Byodo In che si trova in Giappone. Passiamo l’intero pomeriggio a vagare per la valle. Terminata la visita torniamo a Waikiki (impiegandoci ancora un paio d’ore!), ormai la giornata è passata: la nostra scelta di non affittare un’auto si sta davvero rivelando un grosso errore. La sera ceniamo in un locale giapponese sulla Kulakaua Avenue dove ci gustiamo dell’ottimo Ramen al Soyu.

23 settembre 2005 Oggi la meta è Pearl Harbor, destinazione Arizona Memorial. Questa volta siamo fortunati con The Bus, usciamo dall’hotel e troviamo subito l’autobus giusto che ci porta direttamente di fronte all’Arizona Memorial (impiegando comunque un’ora e passa). La visita è una delusione, i tempi di attesa per poter arrivare, in barca, alla zona dove la USS Arizona affondò sono lunghi e la ressa è notevole. Inoltre la retorica nazionalistica ci pare un poco troppo pesante dopo 64 anni. All’interno del museo video di History Channel a volume altissimo sull’attacco di Pearl Harbor, possibilità di vedere parecchi residuati bellici (dell’attacco giapponese e della guerra in generale) e di comprare souvenir vari (tra cui il DVD di “Pearl Harbor”, il film con Ben Affleck di qualche anno fa) e un documentario di 30 minuti introduttivo alla gita in barca verso il relitto della Arizona (dal tono fortemente patriottico, autocelebrativo e un pochino guerrafondaio…).

Piuttosto impressive (e anche un poco ipocrita) la presenza degli ultimi reduci che raccontano l’attacco e rispondono alle domande dei turisti; il senso dell’orgoglio ferito è molto presente in parecchi americani e la cosa contrasta parecchio con il fatto che una buona metà dei turisti è giapponese e si fa scattate foto con la ‘V’ di vittoria, mah!. Comunque notevole e interessante la visita del relitto.

Terminata la visita ritorniamo verso Waikiki e dopo un paio di ore arriviamo fino al Sea Life Park, all’estremo bordo meridionale dell’isola, dopo Hanauma Bay. Il parco, anche se un poco disordinato, ci permette di vedere da vicino parecchie tartarughe , delfini, foche e alcuni chiassosissimi leoni marini. Ormai è quasi il tramonto e sulla spiaggia ammiriamo altri surfer in lotta con le onde.

24 settembre 2005 Stamane ci aspetta Diamond Head, il punto più alto e famoso di Waikiki, così chiamato per un antico equivoco: due secoli fa i cristalli di calcite che abbondano sulle pendici furono scambiati, dai primi esploratori europei, per diamanti grezzi!. Si tratta di un cratere vulcanico alto qualche centinaio di metri nato dall’esplosione del vulcano Ko’olau. Oggi fa caldissimo, saliamo per la strada asfaltata fino all’ingresso del parco, situato nel centro della antica caldera del vulcano estinto, e poi iniziamo un’escursione di una cinquantina di minuti su un sentiero sterrato sotto il sole bollente ed in mezzo ad una vegetazione di piante rinsecchite. Sbuffando come mantici arriviamo in cima (l’ultimo pezzo sono tre interminabili rampe di scale, puff puff!). Dalla cima (affollata di sfiatatissimi turisti americani formato extra large) godiamo di un’ottima vista di Waikiki e scattiamo alcune foto. Terminata la visita scendiamo e pranziamo; Il pomeriggio ci spostiamo ancora più a sud e ci dedichiamo alla visita di Hanauma Bay, dove la caldera di un’antico vulcano ormai estinto è stata erosa dal mare fino a creare un’insenatura veramente fantastica! La baia è popolata da bagnanti che fanno snorkelling; Prima di accedere alla spiaggia, che è parte di un parco marino protetto, veniamo istruiti dai ranger, attraverso la proiezione di un filmato, sulle bellezze della baia e sulle cose da non fare per non disturbare la fauna acquatica. 25 settembre 2005 È una splendida giornata, e per oggi abbiamo in programma di visitare la parte Nord dell’isola: la North Shore tanto famosa per il surf. Purtroppo oggi c’è una gara cisclistica (volete ridere? i partecipanti alla gara devono comunque rispettare i semafori… Vedere ‘sti poveri cristi pedalare come dannati sotto il sole e poi rifiatare ad ogni rosso faceva davvero piangere dal ridere!) ed il nostro autobus impiega un paio d’ore per arrivare fino a Turtle Bay, l’estrema propaggine nord dell’isola di Oahu; poi proseguiamo e arriviamo fino a Waimea (si, c’è una Waimea in ogni isola qui…), dove ci rechiamo a visitare le Waimea Falls (location di alcune scene del film “Il Tesoro dell’Amazzonia”) all’interno di un parco botanico molto carino. Terminata la visita ripercorriamo a ritroso la valle e ci dirigiamo verso la Waimea Beach Park, una spiaggia con una distesa di sabbia dorata e l’acqua blu che più non si può. Questa è (insieme alla banzai Pipeline) una delle spiagge più famose per il surf durante i mesi invernali. D’estate invece le acque sono calme e un vero paradiso per i bagnanti. 26 settembre 2005 L’ultimo giorno. Dopo un’abbondante colazione a base di pancake passiamo le poche ore che ci separano dalla partenza a passeggiare per Waikiki. La sera ci attendo il volo: lunghissimo! da Honolulu a Newark e poi da Newark a Milano.

Vacanza finita. potrete trovate molte piu’ informazioni e foto su questo viaggio sul mio sito: www.Msereno1970.Com



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