Luglio a Zanzibar

Viaggio a Zanzibar, Sultan Sands, Kiwengwa, nel Luglio 2010
Scritto da: Aldo Pani
luglio a zanzibar
Partenza il: 06/07/2010
Ritorno il: 14/07/2010
Viaggiatori: 2
Spesa: 2000 €
Partenza da Malpensa il giorno 6 Luglio, volo notturno diretto verso Stone Town, con aereo della Neos, Compagnia di proprietà anche di Alpitour; piacevole sorpresa, una volta a bordo, la gentilezza del personale e la qualità del cathering. Zanzibar si trova 6 gradi a sud dell’equatore, con differenza minima di fuso rispetto all’Italia. Qualche dubbio ci resta sul periodo scelto (è appena finita la stagione delle piogge monsoniche, ed alcuni resort sono ancora chiusi, secondo qualche voce, perché bloccati dal fango..); nonostante ciò, prevale la fiducia verso il nostro tour operator (C.T.S. Cremona), che ha dato disco verde alla partenza. Si atterra in orario alle 8:30, ed una volta sbarcati, ci aspetta la nota manfrina della dogana di Zanzibar: le valige sono “esaminate” con attenzione da un funzionario, mentre un altro, con fare amichevole, ti sussurra all’orecchio “Se vuoi passare, dai al mio collega una piccola mancia, cinque euro..”. Facciamo finta di niente, e dopo qualche minuto di “perquisizione”, stanchi di attendere i soldi e di estrarre costumi da bagno, veniamo “rilasciati” dai funzionari. All’esterno dell’aerostazione ci attende il primo incontro con i “papasi”, ovvero le zecche in lingua swahili, i procacciatori d’affari, venditori di frutta secca, cartoline, erba, sedicenti facchini, addetti delle Agenzie di Viaggi, ecc. In un attimo siamo circondati, e ci tocca difendere le valigie da assalti troppo premurosi. Con qualche difficoltà raggiungiamo il piccolo bus che ci porterà ai resort. La nostra meta sono due strutture contigue, il Blue Bay ed il Sultan Sands, con gestione inglese, site a Kiwengwa, sulla costa est dell’isola. Siamo ospiti della struttura più piccola, il Sultan, che si rivela presto come una piacevole sorpresa; assenza o quasi di animazione durante il giorno, spettacoli e musica soft durante la cena, cucina molto curata con varietà di cibi locali ed ottimo pesce fresco. La spiaggia è magnifica, con sabbia finissima e bianca, che l’andirivieni delle maree compatta, a tal punto da permettere di percorrerla agevolmente in bicicletta, come una strada sterrata. E sulla spiaggia incontriamo i “beach boys”, instancabili cacciatori di turisti, ma necessaria interfaccia per capire almeno un poco la realtà dell’isola. La prima persona che mia moglie Amedea incontra é Barbanera, di cui aveva già avuto notizia da altri viaggiatori; nel suo ufficio (un quadrato di spiaggia davanti al resort), organizza gite alternative a quelle proposte dagli hotel, naturalmente a prezzi concorrenziali (fino al 50 % inferiori). La persona ci dà affidamento, e concordiamo tre gite classiche (Spice Tour e Visita a Stone Town, Safari Blue, Nungwy e Kendwa). Le escursioni risultano piacevoli e ben organizzate, specie la giornata del Safari sul mare, in cui abbiamo la fortuna di incontrare e fotografare un piccolo branco di delfini, ed infine gustare un’ottima grigliata di aragoste sulla spiaggia. Il clima in generale è risultato godibile, con temperature dai 25 ai 30 gradi, nuvolosità variabile, con ampi periodi di sole pieno. Il movimento delle maree offre ogni giorno una prospettiva diversa; a volte l’oceano lambisce il resort con onde violente, altre scompare fino al reef che si trova a circa duecento metri al largo, offrendo la possibilità di passeggiate incredibili, scoprendo la vita di molluschi e stelle marine che sopravvivono in pochi centimetri d’acqua, nell’attesa del ritorno delle onde, che spesso coglie quasi all’improvviso la folla di raccoglitrici di alghe ed i pescatori di polipi. Certo, non è garantita tutto il giorno la possibilità di nuotare, che invece è possibile a Kendwa, ma lo spettacolo vale l’attesa di qualche ora. L’incontro con le persone del luogo rivela una realtà povera e dignitosa, che raramente si coglie se si resta barriccati nei resort; in media uno zanzibarino guadagna un dollaro al giorno, e la povertà è ben visibile nei vestiti e nell’aspetto della gente che si incontra. Ulteriori problemi li ha creati la crisi globale, che ha interessato anche il turismo; alcuni villaggi di Kiwengwa sono ancora chiusi durante la nostra vacanza (prima metà di luglio), e si dubita che riapriranno; chi vi lavorava attende ancora di essere pagato. E la corruzione, nonostante l’ottimismo del governo locale, alligna tuttora. Infatti al ritorno, nuovi piccoli problemi alla dogana; prima un funzionario segnala al metal detector la presenza di sabbia nella valigia, che mia moglie ha messo in una piccola busta; sembra non sia possibile trasportarla, poi cambia idea (attende una mancia?); facciamo finta di niente, ma incappiamo poi in un ulteriore controllo del bagaglio a mano, con specifica e palese richiesta di “bustarella” per evitare i controlli. Ci rifiutiamo, ed attendiamo con pazienza che si stanchino di cercare, e ci “rilascino”.

Ancora volo con Neos al ritorno, si conferma la buona impressione sul vettore, anche se l’aeromobile è ora vuoto per metà (ancora la crisi?); scalo tecnico a Mombasa, e poi Malpensa, accolti da un caldo soffocante.

In conclusione: un viaggio altamente consigliabile, e che ripeteremo, magari questa volta in un bungalow sulla spiaggia…



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