Luce di Finlandia

Finalmente, ricominciare a viaggiare. E verso una meta che si è rivelata affascinante oltre ogni aspettativa: tra boschi, laghi, renne, mirtilli… e giorni che non finiscono mai.
Scritto da: ludiaman
luce di finlandia

Il cielo in Finlandia è un oceano di nuvole e luce
Il cielo in Finlandia è un tappeto che corre veloce
Il cielo in Finlandia ha i tuoi occhi se guardi lassù
Ti annega di verde e ti copre di blu…

Si sa, il testo originale sarebbe diverso, ma questa canzone si adatta perfettamente anche a quelle distese di nuove basse che scorrevano veloci sul cielo di Helsinki o su quello di Lapponia, al di sopra di foreste interminabili e di laghi scuri incastonati nel verde.

Ma cominciamo dal principio e facciamo un salto indietro di qualche mese: tre anni difficili, pesanti, il mondo che cambia fuori e dentro casa tua, e fra le tante fatiche solo qualche piccola breve vacanza, giusto per non dimenticarsi che c’è sempre tanta bellezza fuori, al di là di tutto. Ma quanto mi erano mancati i viaggi… e quanto erano mancati anche alle due piccole viaggiatrici che hanno condiviso con me questa esperienza: sei e dieci anni, pronte per affrontare questa avventura nella modalità “viaggio a tre”. L’ultima provocazione era venuta proprio da loro: “Si ma quest’anno lo facciamo un viaggio serio, di quelli che stiamo via tanto e giriamo fuori dall’Italia? Mica come quei pochi giorni dell’estate scorsa!”. Detto, fatto: durante una calda domenica pomeriggio di inizio giugno decido che è ora di ricominciare a viaggiare, e di puntare nuovamente verso nord. Studio un po’ i voli verso i paesi baltici e quelli scandinavi, e alla fine opto per un’andata su Helsinki e un ritorno da Rovaniemi.

Piccola parentesi organizzativa: i voli erano a un ottimo prezzo, decisamente meglio di tutte le altre destinazioni scandinave, e poco più di quelle baltiche. Per un secondo mi ha sfiorato il pensiero che magari la vicinanza col confine russo disincentiva il turismo e incentiva gli sconti… ma battute a parte, l’occasione era buona. Al di là dei voli, ciò che mi ha colpito più favorevolmente è stata la prenotazione del treno notturno, con cui da Helsinki saremmo poi saliti a Rovaniemi: le cabine sono da due cuccette, e viaggiando in tre non sapevo come procedere, fino a che non ho scoperto che i bambini possono dormire condividendo la stessa cuccetta, e il secondo viaggia gratis.

Unico intoppo: questo tipo di biglietto non si può richiedere online, ma occorre telefonare. E siccome di telefonare in Finlandia non avevo molta voglia, ho provato a cercare le ferrovie finlandesi su Twitter e a contattarli via messaggio diretto… Incredibile a dirsi (erano le tre di una domenica pomeriggio), entro mezz’ora ricevo risposta ed entro sera mi arriva la mail col biglietto aggiuntivo. Con un’efficienza del genere, abbandono ogni timore sulla buona riuscita del viaggio e su qualsiasi possibile intoppo lassù, e mi accingo a prenotare le prime notti.

La partenza

Arriviamo a luglio e il giorno della partenza si avvicina. Si moltiplicano le preoccupazioni sul caos negli aeroporti, sui voli che saltano, su quanto sia facile che il Covid faccia saltare ogni programma… Ma al di là di tutto, finalmente il giorno 25 arriva e noi siamo pronti per partire. Il volo Ryanair tarda di un’ora ma parte, e questo è l’importante: d’ora in avanti sarà tutto in discesa! Usciamo dall’aeroporto di Vanta che ormai è quasi mezzanotte, ma i mezzi pubblici sono efficienti e viaggiano fino a tardi: riusciamo a prendere un treno e poi un veloce tram che ci porta davanti all’Ostello (EuroHostel, molto comodo e vicino al centro), poi andiamo subito a letto. I corridoi dell’ostello sono grigi e un po’ squallidi, semideserti a quell’ora, ma la nostra camera tripla è comoda e i bagni in comune sono ordinatissimi. Spicca un cartello sul lavandino, che ritroveremo poi quasi ovunque: “L’acqua finlandese è tra le più pure al mondo: bevetela tranquillamente e riempite qui le vostre bottiglie!”.

Il giorno dopo siamo ancora piuttosto stanchi per il viaggio e per gli orari, ma possiamo fare tutto con calma e quindi ci dirigiamo al mercato coperto (Vanha Kauppahalli) per una buona colazione: croissant, caffè islandese, e uno di quegli immancabili dolci alla cannella che chi frequenta il nord Europa (o anche solo i negozi Ikea) conosce bene. Pare che in finlandesi siano tra i maggiori bevitori di caffè al mondo, e quasi ovunque si può trovare un ottimo filtrato sempre pronto nella caraffa.

Poi ci imbarchiamo alla volta di Suomenlinna (venti minuti di navigazione, inclusi nell’abbonamento dei mezzi, area urbana). L’isola è famosa per ragioni storiche e ospita un’antica fortezza: facciamo in tempo a girare un po’, fare un picnic con alcune specialità comprate poco prima al mercato, e fare la conoscenza con le numerosissime oche faccia bianca che vivono in città; dopodiché comincia a diluviare. Troviamo riparo in qualche modo, poi riprendiamo il traghetto, e ora che siamo in città ha già smesso. Per oggi comunque siamo a posto così: un riposino in camera e poi ancora un po’ in centro, in cerca di un luogo adatto per cenare (operazione non semplice se vuoi evitare di spendere un capitale, provare qualcosa di tipico, ma contemporaneamente trovare un piatto appetibile anche per un minore che non ha voglia di sperimentare salse locali o piatti “diversi”. Alla fine troviamo una soluzione inaspettata: un ristorante tex-mex che offre anche una saporita zuppa di salmone, meglio che niente).

L’indomani ci attende il treno per Rovaniemi, ma parte in serata e abbiamo ancora tempo per esplorare un po’ la città: la cattedrale della Dormizione (Uspenskin katedraali, chiesa ortodossa), la cattedrale luterana (Tuomiokirkko), la Camppi Chapel (una moderna cappella interconfessionale, o chiesa del silenzio, tutta in legno), poi le vie e i caffè del centro, e l’isola di Tervasaari (collegata alla terraferma da un terrapieno: ospita un piccolo parco, niente di eccezionale). A pranzo ripassiamo ancora per l’immancabile piazza del mercato, punto di riferimento per noi data la vicinanza con l’Ostello. A quanto dicono le guide, la piazza del mercato è un punto di interesse immancabile in ogni città finlandese: le numerose bancarelle di souvenir sembrano molto turistiche, ma ci sono tanti stand che offrono interessanti piatti di pesce o di carne, e dei tavoloni per consumarli: prendiamo un piatto misto con salmone, patate, coregone fritto, e qualche condimento, che ci dà molta soddisfazione.

Che dire di Helsinki? Da quel poco che abbiamo visto, solo in centro e solo d’estate, è una piacevole città nordica, che non brilla per monumenti di particolare interesse ma che dà l’idea di un ambiente rilassato e animato, e sembra riflettere la sua lunga storia intrecciata col Baltico.

Verso Nord

Quando arrivano le 18 prendiamo i nostri bagagli, ci spostiamo in stazione, e ci godiamo le meraviglie dei treni finlandesi: la cabina è piccola ma ottimamente attrezzata, abbiamo lenzuola, bicchieri e bottigliette d’acqua, uno sportello che una volta aperto rivela un piccolo lavandino con specchio e saponette, poi una chiave per accedere alla doccia comune, e infine un gentilissimo controllore che ci chiede se abbiamo bisogno di qualcosa. Ma siamo a posto così, pronti per un panino e poi per dormire. O cercare di dormire, perché la tentazione di sbirciare fuori dal finestrino ogni mezz’ora per vedere i boschi che scorrono e la notte che fatica a scendere, per me è troppo forte. Insomma, la mia sarà una notte quasi insonne, ma non certo per colpa delle (comodissime) cuccette delle ferrovie finlandesi!

Sono circa le 7.30 quando scendiamo dal treno alla stazione di Rovaniemi: l’aria è frizzante ma non fa freddo, e dopo l’immancabile caffè finlandese con croissant nel piacevole bar della stazione, ci dirigiamo alla volta della nostra guesthouse (Guesthouse Borealis, a pochi metri): la stanza non è ancora pronta, lo sapevamo, ma lasciamo giù le borse e la gentilissima proprietaria ci fornisce tutte le informazioni del caso. Poi con molta calma usciamo e ci dirigiamo verso il museo Arktikum, dove contiamo di passare la mattinata per iniziare a prendere confidenza con la natura e la storia della Lapponia; l’idea sarebbe, prima di arrivarci, di passeggiare un po’ attraverso il centro e goderci il lungofiume, ma alla fine questo giro sarà molto veloce: il cielo è grigio, sta rinfrescando, e soprattutto regna il deserto! È vero, siamo a metà mattina di un giovedì di fine luglio, ormai al termine della stagione estiva, e poi qui al nord non è mai così facile definire cosa sia il “centro” di una città, però qualche turista in giro me lo sarei aspettato, chissà dove sono. Scopriremo poi che ripassando da queste stesse vie un sabato pomeriggio si trovano caffè aperti e un discreto viavai, ma oggi sembra più un’anticipazione di come deve essere questa città in autunno o in tarda primavera, e ci rimane una vaga sensazione di grigio e di vuoto.

Comunque, alla fine della nostra camminata arriviamo all’Arktikum, primi clienti all’ora di apertura (le 10.00, per inciso, più tardi di quanto riportasse la nostra guida, ma per fortuna eravamo stati avvertiti). Il museo è piacevole, anche per i bambini, e ospita molti diorami, oggetti, video, ed esposizioni interattive sulla vita in Lapponia e sulle popolazioni Sami. Ci rilassiamo ancora un po’ nella caffetteria, e sperimentiamo un buffet piuttosto vario anche se non eccezionale, che ci permette di assaggiare alcuni piatti e ingredienti che probabilmente costituiscono un po’ la dieta media di queste parti (aringhe, pesce secco, spezzatini, patate, contorni e salsine varie…).

Il pomeriggio sarà poi dedicato a ritirare la macchina a noleggio, direttamente in stazione (una comodissima e superaccessoriata Toyota Yaris ibrida), e fare un po’ di spese, perché d’ora in avanti avremo sempre una cucina a disposizione e vogliamo approfittarne. Anche l’esplorazione dei supermercati ha un suo fascino quando si è lontani da casa: troviamo per esempio tante marche di cracker tipo “Wasa”, poi delle specie di piadine rettangolari che ricordavo anche dai tempi lontani di una vacanza svedese, così come l’ottima marmellata di mora artica, che è come un piccolo lampone arancione con un suo sapore tipico; e poi ancora succhi vari di frutti di bosco, la “zuppa di mirtilli” (viene venduta nei cartoni del latte, va scaldata ed ha la consistenza di una cioccolata calda, squisita), e infine molti prodotti di panetteria, tra cui alcuni dolci interessanti e gli immancabili karjalanpiirakka, piccoli tortini originari della Carelia farciti di riso e latte, solitamente salati, che d’ora in poi ci compreremo ogni giorno per tutta la vacanza.

Per gli alcolici, se si eccettua la birra, occorre andare in un negozio apposta, che si chiama Alko ed è rifornito sia di specialità locali che di prodotti esteri. Mediamente, una bottiglia di vino di bassa qualità costa un capitale, ma le birre locali sono accessibili, e un aperitivo a base di birra finlandese e tortino di riso, con vista lago davanti al sole delle 20, può dare grandi soddisfazioni.

Babbo Natale

È il 29 luglio, venerdì, abbiamo una macchina, e la parte migliore del viaggio sta per cominciare. Innanzitutto, ci aspetta una ricca colazione in stile finlandese, con uova, aringhe, porridge con frutti di bosco… La signora della guesthouse si dimostra una volta di più disponibile, quando al momento della partenza le viene un dubbio: “Dopo aver ritirato la macchina, ieri, avete parcheggiato nello spiazzo dietro casa”. “Certamente, perché?” “Qua passano sempre a dare le multe, e non avendo segnalato in anticipo la vostra targa sicuramente ve la ritroverete sul parabrezza. Andiamo insieme a controllare!”

È così, in effetti, ma la signora si offre subito di ritirare la multa e di avvisare chi di competenza, garantendoci che sarà cancellata. Sulle multe poi ero già stato messo in allerta per un’altra ragione: prima di partire una persona che vive qui mi aveva avvisato di stare molto attento e di non superare mai i limiti di velocità, nemmeno nelle strade più deserte, perché a quanto pare i controlli sono frequenti e le multe salatissime. Mi aveva poi consigliato di dichiarare, se richiesto, uno stipendio molto basso, perché le multe in Finlandia vengono calcolate in “giornate di stipendio”. Interessante.

Bene, appena partiti abbiamo già una tappa vicina che ci aspetta, tra le più importanti del viaggio: il villaggio di Babbo Natale. Poco sopra Rovaniemi infatti passa il circolo polare artico, e proprio a cavallo del circolo sorge il Santa’s Village, che non è un vero e proprio villaggio né un parco divertimenti, però raccoglie alcuni shop, ristoranti, hotel, ma soprattutto ospita un piccolo allevamento di renne e l’ufficio di Babbo Natale in persona. Un po’ dubbiosi (sarà quello vero?) e intimiditi (che cosa gli diciamo?), raggiungiamo la fatidica stanza. Un sorridente Babbo Natale ci accoglie parlando un po’ di italiano ed elencando tutte le città del nord Italia. “Ma venite proprio da Milano o da Como, Bergamo, Varese, Torino?…”. Be’, a quanto pare di geografia ne sa: decidiamo a questo punto che sì, deve proprio essere quello vero! Poi mi chiede se può passare all’inglese, e di fronte a due bimbe ancora un po’ timorose comincia a chiedere degli hobby, a fare loro i complimenti perché amano leggere, a promettere che passerà da casa nostra, a fare qualche raccomandazione… Cinque minuti trascorrono in modo piacevole, quel Babbo Natale ci sa fare. Dopodiché, se si vuole… “Cheese”… Posa, scatto, e all’uscita per la “modica” cifra di 30 € si può ritirare una stampa. Come tirarsi indietro? Una sola copia però decidiamo che basta, poi ci penseremo noi a fare qualche scansione!

Ma non è finita qui: poco oltre il parcheggio ci divertiamo un po’ a saltellare al di qua e al di là della linea bianca del circolo polare, e infine decidiamo di far visita alle renne. All’ingresso ti forniscono un rametto di betulla, così appena entri nel recinto le renne si avvicinano e mangiano. O meglio, divorano! Poi restano lì e si lasciano accarezzare. Per noi sono le prime renne del viaggio: non sappiamo ancora che più avanti ne incontreremo così tante da averne quasi noia, però così da vicino da poterle toccare non ci ricapiterà.

Ripartiti, le sorprese non sono ancora finite. Dopo un piacevole percorso in auto tra i boschi, un picnic in riva a un lago, e i primi incontri con le renne libere che ci attraversano la strada, arriviamo alla nostra prossima destinazione. Siamo a Luosto, località sciistica che d’estate ospita pochi turisti e risulta molto tranquilla. Per una notte ci siamo trattati bene, quasi di lusso direi: si tratta di un hotel (Lapland Hotel Luostotunturi), che al posto delle solite stanze ci offre una grande baita in legno, tutta in tronchi, con dei magnifici e spaziosi letti a castello, una sauna elettrica accanto al bagno, e cespugli di mirtilli che crescono tutt’intorno. Il top sarà la colazione dell’indomani, con ampia scelta di dolci, uova strapazzate, bacon, salsicce, formaggi, aringhe, waffle fatti sul momento, e chi più ne ha più ne metta. Ma già la sauna dà soddisfazione, così come il parco giochi sotto casa, dove appena ti giri incontri una renna che pascola; e poi ci godiamo in modo speciale la cena: un semplice risotto in busta portato dall’Italia e cucinato nel nostro chalet, che per una volta ci voleva, ma poi ci aspetta una gran ciotola di mirtilli, raccolti freschi a tre metri dalla porta.

In Lapponia

Dopo così tante cose belle in un solo giorno, il successivo si rivela un po’ più banale: circa tre ore di macchina per arrivare a Inari, la nostra tappa più a nord. Piove, il paesaggio si intristisce e non possiamo fermarci a fare gite o picnic all’aperto, ma anche così la Lapponia ha un suo fascino.

Diciamo che, proseguendo nel parallelismo, oggi siamo arrivati a questa strofa della canzone:

Il cielo in Finlandia è un enorme cappello di pioggia
Il cielo in Finlandia è un bambino che dorme sulla spiaggia
Il cielo in Finlandia a volte fa il mondo in bianco e nero
Ma dopo un momento i colori li fa brillare più del vero…

Infatti, dopo tanti chilometri sotto l’acqua qualche sprazzo di luce fa la sua comparsa, e nel frattempo siamo arrivati a Inari. Puntiamo subito sulla nostra destinazione, una sorta di ostello (Youth Center Vasatokka) che si estende su un comprensorio piuttosto ampio, dove sorgono anche diverse casette in legno autonome che vengono affittate ai turisti. La nostra è situata a pochi metri dal lago, in un’ottima posizione. È grandissima e luminosa, c’è un soppalco, una cucina ben attrezzata, e il salotto che si affaccia a nord attraverso una finestra che diventerà l’oggetto di decine delle mie prossime foto. Sì perché da queste parti, a fine luglio, il sole tramonta verso le 23, e sorge poche ore dopo, senza mai scendere troppo sotto l’orizzonte. Questo significa che il tramonto è a nord-ovest, e verso le 22.30 la casa viene inondata di luce dorata. Il lago, le betulle, la luce radente, le nuvole basse che a seconda del meteo e dell’ora si colorano di azzurro, rosa, rosso, arancio, grigio, bianco… Quella finestra, da sola, vale il viaggio!

Avevamo prenotato due notti ma decidiamo di estendere subito a tre: il posto è meraviglioso e le cose da vedere nei dintorni possono essere molte. Stando alla Lonely Planet, siamo nel cuore della regione dei Sami, unico popolo indigeno ufficialmente riconosciuto nell’Unione Europea la cui cultura (la più antica del Nord Europa) è indissolubilmente legata all’allevamento delle renne. Molti hanno abbandonato il nomadismo solo alcuni decenni orsono, quando la tecnologia (motoslitte, quad, GPS…) ha permesso loro di non dover più seguire costantemente i branchi tra paludi e foreste. Proprio a Inari ha la sua sede il parlamento dei Sami finlandesi, ma se il turista si aspetta di arrivare e vedere tende “indiane”, recinti pieni di renne e pittoreschi personaggi vestiti in colori sgargianti, (fortunatamente) si sbaglia: non ci troviamo di fronte a pseudo ricostruzioni folkloristiche acchiappa-turisti. Siamo in una cittadina come altre, la gente fa la sua vita, e i modi per incontrare più da vicino la cultura Sami sono probabilmente due: un’escursione organizzata a una qualche fattoria dei dintorni, oppure la visita al museo Siida, molto ben fatto, che include un sito archeologico e la ricostruzione di un villaggio tradizionale.

Noi ci siamo focalizzati sulla seconda, anche perché all’ufficio turistico – proprio dentro il museo – ci hanno spiegato che in inverno le renne sono concentrate in recinti, nelle fattorie, e le visite sono semplici da gestire; viceversa in estate girano liberamente nei boschi, e organizzare una visita significa pianificare in anticipo un’escursione a seconda di dove si trovano gli animali, implicando la necessità di prenotazioni, tempi lunghi, spostamenti.

Oltretutto, mi renderò conto man mano che il viaggio procede che qua in Finlandia le escursioni organizzate (fattorie, parchi nazionali, attività all’aperto) sono sempre molto costose, ma per chi ha pochi giorni a disposizione e non conosce nulla del Paese, sono anche piuttosto inutili: basta avventurarsi su una passerella nei boschi, o rilassarsi una sera in riva al lago, per godere già appieno di quel che il Paese offre. Credo che mai come in questo viaggio la guida si sia rivelata un libro utile da leggere in anticipo, per farsi un’idea, ma quasi inutile sul momento, perché era superfluo andare a cercare un determinato villaggio o un certo parco nazionale, quando ogni bosco e ogni lago ci potevano offrire così tanto.

Al museo Siida, dopo aver esplorato tutto il villaggio all’aperto e le esposizioni al chiuso sulla natura lappone nelle quattro stagioni, incontriamo una coppia di pensionati italiani con cui scambiamo due chiacchiere. Appassionati del Nord, sono arrivati fin qui con un vecchio camper: ogni anno attraversano la Germania e il resto del continente di volata, fermandosi appena per dormire qualche ora lungo l’autostrada, e poi si dedicano all’esplorazione di un Paese diverso… non male come stile di viaggio!

Luce artica

La regione ovviamente si presta a molte gite. Per iniziare, abbiamo fatto un simpatico giro dietro a casa nostra, lungo un breve percorso ad anello definito “il sentiero della volpe: per bambini e per adulti che si sentono bambini” (così recitava la spiegazione all’ostello): seguendo alcuni cartelli con le tracce e i disegni di una volpe il sentiero ci portava fra passerelle, piccoli ostacoli da superare, punti di osservazione panoramici, il tutto ovviamente sempre in mezzo al bosco. Tanti mirtilli, tantissimi funghi, un buon profumo nell’aria. E anche molte zanzare, a dire il vero, ma questo va messo in conto, e comunque siamo arrivati verso fine stagione, a quanto pare, e quindi avrebbe potuto andar peggio. In casa nostra avevamo trovato un foglietto che diceva, più o meno: “Cari ospiti, come probabilmente avrete notato, siete arrivati nella stagione più affollata per le zanzare. Semplicemente, anche loro amano molto questo posto, in questo periodo. Purtroppo, non tutti amano loro, quindi vi forniamo alcune istruzioni”. Dopodiché, le indicazioni sono: chiudere la porta, chiudere la cappa del camino (!), chiudere qualsiasi finestra priva di zanzariere e qualsiasi minima apertura, poi mettersi il repellente quando si esce ecc…

Ma dopo aver parlato del “sentiero della volpe” non possiamo non citare anche la “tana dell’orso” (Karhunpesäkivi): si tratta di un altro percorso attrezzato interessante, che ci era sfuggito lungo la statale tra Ivalo e Inari mentre salivamo, ma che troveremo poi al ritorno. Questa volta sì, dobbiamo ringraziare la guida, perché altrimenti non ci avremmo fatto caso: si parcheggia a lato strada e si percorre una passerella in legno in salita nel bosco, fino ad arrivare a un grosso masso erratico sotto il quale si apre una piccola “grotta” visitabile. Geologicamente, la definizione corretta è “tafone”. Noi poi abbiamo proseguito nella salita fino a un bel punto panoramico, mentre al ritorno ci siamo fermati al caffè posto all’inizio del percorso, dove abbiamo mangiato un ottimo spezzatino di renna, con purè e marmellata di frutti di bosco, e un’altrettanto squisita crepe con la marmellata di mora artica.

Stiamo parlando sempre di giri brevissimi, massimo un quarto d’ora. Una gita un po’ più lunga invece l’abbiamo provata un altro giorno nel parco nazionale di Lemmenjoki, il più grande di Finlandia, famoso per essere stato teatro di una “corsa all’oro” nei fiumi della zona. Partendo dal villaggio di Njurkulahti (tre case, così a occhio!), si snodano diversi percorsi di trekking, alcuni anche di più giorni che sarebbero probabilmente molto affascinanti, con pernottamenti in piccoli rifugi autogestiti (una via di mezzo, mi è parso di capire, tra quello che da noi in montagna si chiama bivacco, e quello che definiremmo un bungalow). Noi abbiamo scelto un più semplice anello di poco più di 4 km che ci farà percorrere diversi tratti di bosco e di morena, passando sotto pini secolari e fermandoci per un picnic in compagnia di alcuni scoiattoli. Alcuni pannelli esplicativi raccontano come questa foresta sia ancora intatta, e quindi ben differente dalle molte che vengono “coltivate” in giro per la Finlandia, e illustrano diverse particolarità della flora, della fauna, e delle antiche tradizioni locali.

La lettura che mi ha accompagnato in questo viaggio è stata “Il bosco delle volpi impiccate”, di Arto Paasilinna, autore finlandese umoristico, eclettico, appassionato di natura, che consiglio molto. A un certo punto nel suo libro descrive proprio la vita dei due improbabili protagonisti in un capanno per taglialegna, in mezzo ai boschi e alle paludi lapponi, con tanto di fiume in cui si cerca l’oro, la caccia, la raccolta dei frutti di bosco, le saune, gli incontri. Letto sul posto, il paesaggio permette di capire meglio il libro, e il libro permette di capire meglio il paesaggio.

Quando rientriamo a casa, la sera, decidiamo che è tempo di fare il bagno nel lago. L’acqua è molto fredda, pulitissima, il fondo però è nero come sempre da queste parti (vegetazione? rocce?): un po’ inquietante, ma col sole che è uscito siamo passati dai 12 °C di ieri ai 22 °C di oggi e ci viene voglia di fare un tuffo. Tuffi brevi, sia chiaro, non siamo in grado di resistere molto, ma entriamo ed usciamo più volte. La sensazione è piacevole, rigenerante: ci vorrebbe poi la sauna, ma qui va prenotata, è in un edificio a parte a disposizione di tutti e probabilmente suddivisa per sessi, quindi lasciamo perdere e ci limitiamo a una bella doccia calda in casa nostra. Poi guardo la mappa e mi rendo conto di una cosa: il punto più a nord che raggiungiamo in questo viaggio, e dunque anche il punto più a nord che io abbia mai raggiunto in tutta la mia vita, che tutti noi abbiamo mai raggiunto in vita nostra, è esattamente questo specchio di acqua, sotto questa scaletta, davanti a questo pontile, sul placido lago di Mutusjärvi, nella quiete di questa sera. Il punto più a nord non lo raggiungiamo in aereo, né in macchina, e nemmeno a piedi: lo raggiungiamo a nuoto! 68,943° Nord, 26,805° Est, intorno alle ore 20 di una domenica di fine luglio.

Questa notte dormirò molto poco, di nuovo non per colpa del letto o di qualche rumore (anzi… che magnifico silenzio!), ma per colpa della curiosità: come posso mettermi a letto nel punto più a nord della mia vita, quando fuori il sole quasi non tramonta? Quel rosso, quelle nuvole sempre diverse e sempre da fotografare, quella luce, e poi quell’ombra azzurra che si vede verso la una o le due di notte, e ancora tutto ciò che mi ha portato qui, le emozioni, ciò che è stato, ciò che sarà…

Sì ma questi son sentimenti di contrabbando
Meglio star qui seduto
A guardare il cielo davanti a me…

(cambiamo citazione, cambiamo canzone, anche in questo caso riadattandola a un Paese diverso, ma è perfetta così!).

Verso sud

Martedì 2 luglio giunge il momento di tornare, a malincuore, verso sud. La sera prima ho prenotato le tappe successive: scartata l’ipotesi di affacciarci sul Baltico (avrei voluto visitare la città di Oulu, ma occorrerebbe fare molta strada e le mie compagne di viaggio non gradiscono troppo la macchina), puntiamo a fare un salto nella zona di Ruka e Kuusamo, nella regione dell’Ostrobotnia (non più Lapponia), nota per i parchi nazionali e gli orsi.

Prima di partire però dobbiamo dedicarci alle pulizie: la nostra casetta era infatti affittata col vincolo di portarci dietro lenzuola e asciugamani (abbiamo dei pratici sacchi letto), e di pulire tutto prima di andar via, seguendo le dettagliatissime istruzioni e utilizzando la completa attrezzatura che ci è stata messa a disposizione: aspirapolvere, spugna di un colore per il bagno, di un altro per il lavandino, poi la cucina, ecc… Ottima organizzazione anche su questo.

Dopodiché, questa prima giornata di spostamenti prosegue con la piacevole gita alla “Tana dell’orso”, già raccontata prima, e poi prevede una deviazione verso Nellim, che stando alla guida è uno dei paesi più genuinamente Sami della Finlandia, anche perché essendo vicino a due confini riunisce popolazioni di differente origine (scopro leggendo che esistono addirittura diverse lingue Sami, e che chi parla l’una non capisce le altre). La deviazione è piuttosto lunga, sempre attraverso paesaggi affascinanti, boschi colline e laghi, incontrando più renne che automobili, però ci accorgiamo presto che non ne valeva la pena: arriviamo in un paesino che, come tutti quelli della regione, consiste in un insieme di case sparse dove non si riesce a individuare un centro, un punto di interesse, qualcosa che ci aiuti ad orientarci: probabilmente sarebbe una visita affascinante se si prenotasse una guida, o se si organizzasse un incontro, o se si arrivasse in un qualche giorno di particolare festa e di raduno, disponendo di più tempo. Ma così al volo come siamo arrivati noi, niente: non ci resta che scendere dalla macchina, sgranchirci le gambe, ammirare il lago, usufruire per un po’ del bel parco giochi, e poi ripartire.

Fa una certa impressione sapere che siamo a una decina di chilometri dal confine russo, anche se non notiamo niente di eclatante. E quando a Ivalo si incontra l’indicazione stradale che indica “Murmansk, 300 km”, la fantasia corre al mare di Barents, con le sue navi rompighiaccio, gente di frontiera, architettura sovietica, il fascino del confine… Così vicino, così lontano purtroppo…

La notte dormiamo in un posto che pare l’incrocio tra la mökki finlandese (il tipico piccolo bungalow a bordo lago) e il motel americano: siamo sulla statale, un centinaio di chilometri a sud di Ivalo (Peurasuvanto Mökit & Camping), in un luogo molto frequentato dai motociclisti di passaggio, ma tranquillo. La nostra mökki è piccola ma carina, in legno dipinto di rosso e bianco, colori tipici, e godiamo della consueta autonomia per cucinarci la cena. Per inciso: credo che se si volesse dormire in albergo, questo tipo di vacanza risulterebbe davvero scomodo (poca scelta) e costosissimo; le mökki invece, per tre persone, le abbiamo trovate sempre più o meno allo stesso prezzo (tutt’al più variano i servizi e le dimensioni), e cucinandosi cena e colazione (a pranzo panini), si risparmia molto e si vive un’esperienza più autentica.

Anche il giorno successivo sarà dedicato per lo più agli spostamenti, ma vogliamo arrivare presto alla nostra prossima casa perché questa volta si tratterà di una mökki molto spaziosa, in riva a un lago, con sauna privata e barchetta a disposizione, e vogliamo godercela un po’. Ci resta comunque il tempo per una deviazione improvvisata, non riportata dalla guida, ma di grandissima soddisfazione: lungo la statale, 35 km a nord di Sodankylä, notiamo un parcheggio e un cartello che indica “Lintuluontopolku”, apparentemente un sentiero attrezzato. Splende il sole e accanto a noi si vede luccicare l’acqua di una bellissima palude: il tempo di decidere, facciamo inversione, parcheggiamo e ci avventuriamo oltre il cancelletto. Si percorre una stretta passerella di legno, intorno solo acqua e piante di palude, poi dopo qualche svolta si arriva a un’area di terraferma, dove sorge un punto di avvistamento sopraelevato, che permette di ammirare la palude e un lago, per fare birdwatching. Vediamo pochi uccelli, ma il giretto ci è piaciuto molto lo stesso.

A Sodankylä ancora una breve tappa per vedere una delle chiese in legno più antiche di Finlandia, piccola ma molto caratteristica, con questo aspetto intimo e accogliente che le conferisce il legno e l’estetica semplice, tipicamente protestante (attenzione perché non la si individua subito, sorge dentro al cimitero: noi al primo tentativo ci siamo messi ad ammirare la chiesa attuale, sempre in legno ma più moderna, prima che mi rendessi conto che non c’entrava nulla con quanto descritto dalla guida!).

Poi si riparte.

Tanta pioggia e niente orsi

A volte capitano anche le giornate no, vanno messe in conto quando si viaggia così. La nostra tanto attesa mökki (Karhujärven Kelopirtit) è effettivamente bellissima, tutta in tronchi, in mezzo a un prato su cui sorgono altre tre o quattro casette, è grande e ben attrezzata (anche qui dobbiamo usare la nostra biancheria, per il resto c’è tutto). Purtroppo però ha cominciato a piovere, e non possiamo goderci né la barca né il giardino. C’è anche un po’ di malinconia per il fatto di essere definitivamente scesi sotto il circolo polare… Ma ci consoliamo facendo ugualmente un rapido tuffo nel lago per poi riscaldarci bene nella sauna!

Anche l’indomani piove, anzi diluvia, e oltretutto mi rendo conto di aver fatto parecchie deviazioni inutili: i parchi nazionali nei dintorni non hanno niente da offrire ad un visitatore di passaggio che non può fermarsi troppo (né vuole bagnarsi); inoltre, la nostra meta principale della mattinata, un centro di recupero per orsi dove si potevano vedere questi animali da vicino (Kuusamon Suurpetokeskuks) risulta chiuso e abbandonato. Tutte le scritte, sui cartelli e sul sito, sono in finlandese, quindi non capiamo come e perché, ma pare qualcosa di definitivo.

Grande delusione per le bambine, che lo aspettavano, ma per fortuna ci viene un’idea: dato che la nostra prossima meta è vicino a Ranua, località a un’ottantina di chilometri da Rovaniemi che ospita un famosissimo zoo, perché non puntare diretti sullo zoo e provare a vedere se troviamo un orso anche lì? L’idea si rivelerà vincente, perché lo zoo di Ranua (per quanto piuttosto costoso!), merita senz’altro una visita: ospita quasi solo fauna finlandese, per lo più in recinti molto ampi, e si visita percorrendo una bella passerella nel bosco che permette via via di incontrare lontre, rapaci, lupi, orsi, linci e ghiottoni, in un ambiente verde e tranquillo.

Certo, per arrivare in tempo allo zoo (che come tutto qua in Finlandia non chiude molto tardi, nonostante la luce estiva) ci siamo sparati una bel tratto di strada senza pause, sotto la pioggia battente. Strada in parte sterrata, per lo più ben tenuta, ma comunque con così tanta acqua non si poteva andare troppo veloce. Abbiamo attraversato boschi, tanto per cambiare, in alcune zone anche abbattuti: si vedono solo i ceppi rimasti, sradicati con le ruspe per poter poi ripiantare nuovi alberi, mentre lungo la strada si incrociano lunghi autoarticolati carichi di tronchi, o anche interminabili convogli ferroviari quando si passa vicini alle rotaie.

Incredibile, per inciso, come anche in mezzo a queste foreste il cellulare prenda alla perfezione, più o meno ovunque. Ogni tanto si vede sporgere tra gli alberi un ripetitore: inizialmente non ci avevo fatto caso, ma a ben vedere se quell’antenna laggiù si innalza sopra la foresta per almeno cinque/sei volte l’altezza degli alberi, dev’essere una struttura di almeno 50 metri! Comunque sì, è comodo: giriamo col roaming europeo, prendendo ovunque. Sotto ogni punto di vista, un viaggio davvero confortevole e rilassante: il telefono come a casa, l’euro come a casa, lingua inglese semplice e senza accenti eccessivamente marcati, acqua potabile dappertutto, supermercati, mai un problema… Il tutto, a più di 3.000 km da casa nostra: meglio di così!

Ma torniamo a noi: dopo tutti questi spostamenti sotto la pioggia, finalmente il tempo migliora, ci godiamo lo zoo, facciamo un po’ di spese, e raggiungiamo infine la nostra ultima tappa, una fiabesca casetta in riva al lago (Salen Saunamökki). Dopodomani ci attende il volo di rientro; in queste ultime 48 ore circa, nessun luogo speciale da vedere, nessun monumento, nessun museo, nessun parco… eppure stiamo per arrivare in quello che forse è il posto della Finlandia che ci rimarrà maggiormente nel cuore.

Una vera mökki

A un quarto d’ora circa da Ranua, al termine di uno sterrato, sorge la casa di Sale: busso alla porta, mi viene ad aprire una signora (la moglie?) che mi fa cenno di aspettare, e chiama un’altra parente per farsi aiutare nella traduzione. Ranua è l’unico posto dove ho trovato diverse persone che non parlavano inglese (anche alla posta, per esempio). Insieme le due signore mi fanno strada verso la nostra mökki per spiegarcene il funzionamento.

Dobbiamo percorrere ancora una cinquantina di metri di sterrato, e ci troviamo in un posto idilliaco in riva al lago. La casetta è bellissima: dipinta in rosso, giallo e bianco, curatissima in ogni dettaglio, cuscini, fiori, decorazioni… una passerella in legno attraversa il prato e conduce direttamente a una spiaggetta, dove è appoggiata una barca a remi, per noi. C’è un’amaca, un telescopio piuttosto malconcio con cui in altre stagioni si potrebbe osservare l’aurora boreale, un barbecue a gas, e un tavolino con sedie per mangiare all’aperto. Tutt’intorno bosco e piante di mirtillo.

La mökki è suddivisa in due locali, la sauna e la camera, che danno sua piccola ma graziosissima veranda, con un tavolino per mangiare vista lago, una panca piena di cuscini colorati, una cucina con due fornelli elettrici (sì, si cucina all’aperto), e poi un frigo e un lavandino. A una seconda occhiata noto un particolare strano: il lavandino è privo di rubinetto. Perché in effetti l’acqua corrente qua non c’è; o meglio, un tubo nel locale della sauna permette di avere tutta l’acqua che si vuole, ma occorre avvalersi di una brocca per prelevare quell’acqua e usarla in cucina. Acqua che – mi spiegano – viene dal lago, e a quanto pare può anche essere bevuta per quanto è pura (per scrupolo però ci lasciano in frigo una tanica di acqua potabile).

Veniamo quindi alla sauna: è il locale più ampio della mökki, circa 9 metri quadri contro i 7 della camera dove dormiremo, e come da autentica usanza finlandese non è solamente il posto dove ci si rilassa immersi nel vapore a 80/90 °C: è anche il posto dove ci si lava, e può essere usata come locale lavanderia, come zona per far asciugare i vestiti, come stanza tiepida per qualsiasi altro scopo, come punto di prelievo dell’acqua fredda (quella che viene dal lago) o dell’acqua calda (quella che viene dalla stufa). La stufa è a legna, con le classiche pietre in cima che pian piano diventano roventi, e con un boiler per l’acqua incorporato. Dopo averla accesa ci mette qualche ora a scaldare bene l’ambiente, ma dopodiché l’effetto è duraturo, a patto di alimentarla costantemente prendendo di tanto in tanto un ciocco dalle abbondanti scorte di legna, ben secca e tagliata a puntino, che ci sono state messe a disposizione.

Poi abbiamo il bagno: si trova in una cabina di legno separata, a meno di dieci metri dalla mökki, e contiene semplicemente una grande panca di legno, su cui è appoggiata la classica tavoletta che si trova su tutti i water. Sotto la panca, una gran buca: è uno standard per tutti i capanni da queste parti dove non c’è acqua corrente né fognatura: può fare un po’ impressione ma ci si abitua, e non regnano odori particolarmente sgradevoli. Poi, in caso, c’è un secchio di terriccio da cui prendere qualche palettata per buttarlo giù nel buco a coprire tutto. E una tanica di acqua appesa fuori per lavarsi le mani al volo.

Quanto alla stanza dove si dorme, è piccolissima: ci sono due letti e un tavolino, più un materasso che buttiamo in terra al momento di andare a letto (dopodiché non ci si cammina più, ma va bene così). Le signore ci salutano e tornano verso casa, e dopo pochi minuti ricevo un Whatsapp da Sale: mi manda la password del Wi-Fi e mi raccomanda di scrivergli per qualsiasi evenienza. Credo che anche lui non sappia bene l’inglese, ma se serve, con un messaggio scritto la traduzione bene o male riesce a farla.

Ora, il mio dubbio prima di arrivare era: ok, tutto bello, ma se piove e dobbiamo stare in casa tutto il giorno come facciamo? Con quel poco spazio a disposizione, la cucina all’aperto e il bagno distante? In effetti l’indomani pioverà, ma il nostro soggiorno sarà fantastico ugualmente: tra alzarsi con calma, fare due spese, approfittare dei momenti asciutti per raccogliere mirtilli, fare un giro in barca… E poi quella bellissima sauna a legna, alternata ai tuffi nel lago (peraltro non freddo), e la pausa in veranda ad ammirare il tramonto. Forse con un clima più rigido sarebbe stato più difficile, ma la temperatura era mite e per noi è andata benissimo così. È la vera vacanza finlandese, la vacanza estiva di tanti finlandesi, anche cittadini: spartana ma a contatto con la natura, possibile solo in questa stagione ovviamente, quando la luce è tanta e ce la si vuole godere al massimo. Un posto idilliaco, una gran quiete… Ci mancava solo di andare a pesca, ma sarà per la prossima volta.

Tornando a casa

Sabato 6 luglio, dopo due notti ristoratrici nella mökki di Sale, ci tocca purtroppo far su le valige e rientrare. L’aeroporto di Rovaniemi è deserto, tutto chiuso compresi i check-in e i controlli di sicurezza: apriranno apposta per il nostro volo!

Infine decolliamo, e tra le nuvole possiamo scorgere gli specchi argentati dei laghi e dei fiumi che brillano sotto i raggi del sole basso della sera. A Helsinki dormiremo in aeroporto (panche comode, per fortuna!), e l’indomani mattina saremo a Milano, di nuovo tra il caldo, la siccità, il traffico.

Ma qua bisognerà tornare! Almeno un breve viaggio in inverno, per vedere ciò che abbiamo potuto solo intuire: laghi ghiacciati, neve dappertutto, piste per motoslitte che corrono affianco alle strade, gite con gli husky, le renne nei recinti, le aurore boreali, la luce blu di quelle poche ore di alba. O in autunno, con gli alberi arancioni e le prime nevicate.

Perché è così, lo dice in conclusione questa ultima citazione fuori luogo (Josè Saramago, viaggio in Portogallo):

Il viaggio non finisce mai. Solo i viaggiatori finiscono. E anche loro possono prolungarsi in memoria, in ricordo, in narrazione. Quando il viaggiatore si è seduto sulla sabbia della spiaggia e ha detto: “Non c’è altro da vedere”, sapeva che non era vero. Bisogna vedere quel che non si è visto, vedere di nuovo quel che si è già visto, vedere in primavera quel che si è visto in estate, vedere di giorno quel che si è visto di notte, con il sole dove la prima volta pioveva, vedere le messi verdi, il frutto maturo, la pietra che ha cambiato posto, l’ombra che non c’era. Bisogna ritornare sui passi già dati, per ripeterli, e per tracciarvi a fianco nuovi cammini. Bisogna ricominciare il viaggio. Sempre. Il viaggiatore ritorna subito.

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