Los roques e… Basta
Siamo sbarcati in Venezuela senza avere la più pallida idea di cosa fare, ma le alternative erano due: l’una – saggia – sfruttare il viaggio transoceanico per conoscere il più possibile di questo straordinario paese sudamericano; l’altra – la più insensata – collocarci su un’isola dalle bianche spiagge e dal mare trasparente per 15 giorni senza fare assolutamente nulla. Chiaramente abbiamo optato per la seconda che ho detto! E non appena sbarcati a Caracas eccoci di nuovo in volo per Gran Roque! E che volo! e che atterraggio: la pista – chiaramente sterrata – comincia a tre metri dal mare e finisce – dopo poche, pochissime, troppo poche decine di metri – in mare. Ma per trovare ciò che ci aspettava sarei oggi pronta a correre rischi molto più grossi: un sentiero orlato di bianche enormi conchiglie ti porta rapidamente a sborsare i primi 100 bolivares a testa (ca 30.000 lire, ca 15 euro, credo!)solo per entrare nell’arcipelago (che è parco naturale; il che permette all’ente gestore del parco di incassare annualmente cifre enormi che non siamo riusciti a capire che sorte subiscan).
Delle 365 isole che compongono l’arcipelago l’unica abitata è Gran Roque, priva di qualsiasi traccia di asfalto e sulla quale a fronte di ca 600 abitanti (ed altrettanti turisti, sempre) vanta un solo automezzo a benzina, un camion utilizzato per il ritiro dei rifiuti, la distribuzione dell’acqua, e l’illuminazione – mediante i fari abbaglianti – della pista per eventuali atterraggi notturni.
Una botta di culo inaudita ci ha portato alla “Posada del recuerdo” (la più economica) gestita dalla mitica Djsmenia (roquena doc)e dal suo compagno Antonio (spagnolo fuggito dalla dittatura franchista)che sono il ricordo più bello, più vero, più divertente e più significativo del nostro Venezuela. Due personaggi che da soli valgono la spesa cui si va incontro se si decide di andare in vacanza a Los Roques. E che spesa!!!(la vita è assolutamente cara) Ebbene: se opti per una vacanza “insensata” come la nostra, il meno che ci si aspetta è che passi 15 giorni sulla battigia delle innumerevoli spiagge bianche, fresche e deserte al solo scopo di far schiattare dall’invidia i colleghi di lavoro al ritorno a casa. Ma a noi piace fare cose davvero “insensate”: e così abbiamo vissuto da veri Roqueni: sveglia alle otto, colazione a base di pesece secco, uova strapazzate con cipolla pomodoro e peperone, arepas fritte o arrostite, pessimo caffè e succo di tutti i frutti esotici esistenti in quel paradiso (portati dai pescherecci che periodicamente riforniscono di viveri l’isola: l’unico frutto di cui abbonda sono le aragoste)e poi…Seduti davanti casa a chiacchierare (in un improbabile mix siculo-spagnolo)con i nostri ospiti.
Se volete Vi racconto gli altri 14 giorni!!! Ciao e buon vento anche da Carmelo (che è l’amore mio, che di lavoro costruisce e ripara barche in vetroresina e che ho conosciuto come skipper della barca di un amico)