Long weekend alternativo: Marrakech
Il secondo giorno decidiamo di visitare i giardini Majorelle, dedicati al famoso stilista Yves Saint Laurent: una collezione di più di 300 specie di piante, perfettamente posate, in armonia con laghetti e aiuole. Impossibile non notare la famosa villetta blu e gialla, assediata da turisti pronti a scattare la foto perfetta. Scopriamo che il nuovo museo dedicato allo stilista aprirà il 19 Ottobre, mentre noi saremo già tornati a casa: un vero peccato. Dopo pranzo anzichè tornare in taxi preferiamo camminare tra le vie della nuova Marrakech tra vialoni, aree residenziali con le tipiche case rosse e centri commerciali: un’ ambientazione distanti anni luce da quella che è la parte storica. Dopo il tramonto e dopo cena andiamo a divertirci in piazza ma… è irriconoscibile! Dove prima c’erano animali, ora ci sono banchetti e ristoranti all’aperto saltati fuori dal nulla, venditori di frutta, succhi, spezie e quant’altro. Uomini che trainano carretti pieni di ciabatte, sandali e borse. Una frenesia di persone, un brusio che sembra quasi una melodia e le luci beh, rendono il tutto un luogo da mille e una notte. Di sera in piazza si accende la magia! E prima di metterci a letto decidiamo di goderci questa meraviglia dal terrazzo del nostro Riad.
Il terzo giorno, dopo una colazione deliziosa, cominciamo la nostra passeggiata tra le vie del vero e proprio souq: credo che i colori e i profumi di quel posto rimarranno sempre impressi nella mia mente. E’ un luogo caotico, decorato dagli oggetti esposti in vendita: tappeti, lampade, borse, spezie, pane, gioielli. Qui si puo’ davvero trovare di tutto, ma regola fondamentale è contrattare sempre sul prezzo onde evitare di pagare più del dovuto. Prima tappa della nostra passeggiata è “Il giardino segreto”, restaurato e inaugurato da pochissimo, è il modo migliore per apprezzare e ammirare la concezione di un giardino tradizionale arabo e il khettara, il sistema di irrigazione sotterraneo. Un’opera ingegneristica incredibile che permette di irrigare tutta la città e le coltivazioni che la circondano. Il luogo perfetto per prendersi una pausa dalla confusione che regna sovrana. Seconda tappa la Madrasa di Ben Youssef. La più grande scuola (Madrasa) del Marocco, in stile arabo-andaluso, stupisce oltre che per i suoi incredibili mosaici e colori, per il contrasto tra l’immensità degli spazi comuni centrali e la piccolezza delle stanze riservate ai 900 studenti che la frequentavano. Pranziamo in un ristorante vicino a Rahba Kedima, una piazza dove gli amanti della cucina e delle spezie possono trovare quello che cercano, su un terrazzo con una vista mozzafiato sui tetti e le vie del souq. Con questa vista capisco il perché del soprannome “Città Rossa”. Nel pomeriggio visitiamo i giardini Menara, coi suoi uliveti, luogo dedicato ai picnic e al tempo libero. Niente di particolare, col senno di poi avremmo preferito visitare di più la medina, i musei o goderci un bel massaggio nel tipico Hammam. Sembrava stesse per piovere e invece veniamo inondati da una tempesta di sabbia, d’altronde vicino al deserto c’era da aspettarselo. Nel frattempo si è fatta sera e per la nostra ultima cena in Marocco scegliamo un ristorante con un terrazzo enorme affacciato sulla piazza. La vista del tramonto è mozzafiato, ma il luogo non è dei migliori ne per mangiare ne per rilassarsi, inondato da turisti e fotografi. Mentre dalla torre della moschea si diffonde la voce del Muezzin, noi ci dirigiamo verso il riad, stanchi ma felici, l’indomani ci aspetta il volo di ritorno a mezzogiorno ma ci consigliano di essere in aeroporto almeno 3 ore prima per i controlli.
La mattina partiamo all’alba per essere certi di avere un buon anticipo. Valige in spalla, diretti alla fermata dell’autobus, passiamo per una piccola parte del souq ancora dormiente, privo di colori, le saracinesche abbassate e la piazza è deserta. Marrakech è senza dubbio la città dai mille volti, cambia di ora in ora, eppure il tempo sembra essersi fermato all’epoca del baratto e dei carretti. Arrivati sul posto e capiamo subito il perché sia raccomandato tanto anticipo: controlli infiniti e timbri su timbri da fare. Nel frattempo il sole sorge e noi non siamo ancora pronti col cuore a imbarcarci e tornare al gelo di Milano.