londra per tutti i gusti
Londra è una città che soddisfa le esigenze di chiunque: dal turista che senza una guida non vado da nessuna parte al visitatore che preferisce perdersi senza una mappa, dal cultore di musei all’ozioso che ad arte e cultura preferisce le panchine dei numerosi parchi e spazi verdi, dallo shopping-maniaco a quello che di negozi, show room e grandi magazzini non gli importa un accidente, dal buongustaio sempre alla ricerca di un localino che soddisfi il suo esigente palato al tipo che tantomivabenetutto, anche un McDonald’s… ce n’è davvero per tutti i gusti e non fatichiamo a seguire il nostro filone.
Dalla nostra prima visita ricordiamo, favorevolmente impressionati, la sua integrazione razziale che anche in questo secondo giro è da subito evidente già prima di uscire dall’aeroporto. Ai banchi del controllo passaporti (una decina di sportelli) contiamo ben 7 differenti “razze”, termine, secondo noi, da abolire in quanto siamo e dovremmo essere ritenuti tutti ed indistintamente individui a prescindere dal diverso colore della pelle.
E’ un piacere constatare che un nero, un orientale, un indiano, occupano posti e incarichi di un certo rilievo al pari di un qualsiasi cittadino.
In Italia, purtroppo, sono ancora troppi gli stranieri, molti dei quali con un diploma o laureati, che ancora non hanno un’occupazione stabile e dignitosa e costretti a vivere ai margini della società, in taluni casi sotto la minaccia di insulti e, nei casi peggiori, di percosse.
Informazioni pratiche: Tramite Expedia, al costo di poco meno di 350 euro ciascuno, acquistiamo un pacchetto che comprende voli di linea da Linate a Heatrow e ritorno + 4 pernottamenti in hotel 4 stelle.
I voli Alitalia si rivelano perfetti, puntuali e con orari che ci permettono di sfruttare 5 intere giornate.
La prenotazione dell’hotel non è stata altrettanto perfetta.
Attratti da una promozione (sconto 25% per un minimo di 4 pernottamenti) abbiamo scelto The Charing Cross Hotel http://www.Guoman.Com/charing-cross/ ma una volta giunti alla Reception, nonostante la conferma scritta della prenotazione, ci invitano a salire su un taxi e veniamo indirizzati ad un diverso hotel della stessa catena: The Grosvenor Hotel, in zona Victoria Station dove inizialmente ci assegnano una camera piuttosto squallida, non certo degna di una classificazione a 4 stelle.
Dopo aver appurato che il dirottamento dal primo albergo al secondo è prassi abituale, abbiamo protestato ed ottenuto il cambio di camera con una decisamente migliore, più ampia, con due lettoni gemelli, finestrone enorme e soffitto, con decori in stucco, alto non meno di 5 metri, uno spazioso bagno rivestito in marmo e vari accessori quali asse e ferro da stiro (che ovviamente non utilizziamo), bollitore per il tè… Un abisso in confronto alla precedente assegnazione! Una volta tornati a casa, segnaliamo ad Expedia l’accaduto che – per dimostrare la propria estraneità alle strane manovre della catena alberghiera – ci premia con un piccolo bonus da scontare sul prossimo acquisto di servizi.
Avendo previsto molti spostamenti con svariati mezzi abbiamo optato per una Oyster caricandola con una Travel card settimanale x 6 zone al costo di 47,60 sterline + 3 sterline di cauzione.
Alla riconsegna della Oyster ci sono state restituite 3 sterline + 13,80 sterline per il mancato utilizzo di 2 giornate.
Per il trasferimento da Heatrow al centro di Londra utilizziamo la metro (Piccadilly line).
**** 1° giorno: 28 maggio 09, giovedì Alle 8,45, in perfetto orario, atterriamo ad Heatrow, in poco meno di un’ora – raggiunto il centro di Londra – varchiamo l’elegante hall di The Charing Cross hotel, non abbiamo neppure il tempo di gustarne i dettagli che, come ho spiegato nella premessa, ci ritroviamo nel giro di pochi minuti seduti all’interno di un taxi, confusi, delusi ed anche arrabbiati al punto che – durante il tragitto – ci sfugge la sfilata delle guardie reali a cavallo, scena che il cervello ha registrato e che riaffiorerà consapevolmente nei nostri ricordi solo qualche ora dopo.
E’ sempre stupefacente constatare quanto il cervello riesca a recepire immagini e stimoli anche quando siamo totalmente concentrati su altro, proprio come se si trattasse di un organo indipendente, scollegato da tutto il resto.
Dopo un breve trasferimento veniamo scaricati davanti a The Grosvenor hotel che ha una hall tanto sontuosa da farci sentire in imbarazzo, ma dopo aver visionato la stanza assegnataci, posizionata in una lugubre dependance dove tappeti, quadri e tendaggi sono spariti per cedere spazio al cemento grezzo, perdiamo la nostra aria smarrita, sfoderiamo le unghie e non abbiamo alcun timore nel rivendicare un trattamento diverso.
Non dobbiamo faticare poi molto per ottenere una sistemazione migliore e questa facile concessione, unita alla scoperta che diverse altre coppie sono state dirottate qui esattamente come noi, conferma il nostro sospetto che la promozione sia una sorta di specchietto per allodole.
Vabbè, si è perso un po’ di tempo, ma la questione è risolta, possiamo finalmente dedicarci alla ricerca del nostro primo mercatino antiquario che si svolge a Greenwich e che raggiungiamo con una mini crociera a bordo del battello della compagnia Thames River Service, al costo ridotto di 5,60 sterline (sconto 1/3 per i possessori di Oyster card).
La navigazione sul Tamigi regala begli scorci panoramici, ammiriamo i vari edifici antichi, le morderne architetture, diversi ponti e passaggi pedonali.
Il mercato si svolge sotto le volte di un ampio padiglione, setacciamo tutti i banchi, contrattiamo e concludiamo piccoli affari aggiudicandoci diversi oggetti interessanti a prezzi ragionevoli.
Siamo affamati, è passata da un pezzo l’ora di pranzo ed è presto per la cena, ma i ristoranti servono la clientela a qualsiasi ora.
Carichi di borse e pacchetti, rivolgiamo la nostra attenzione ai vari locali e pub in cerca di quello che ci ispiri per consumare il nostro primo pasto londinese.
La scelta cade su: San Miguel – Spanish Tapas Bar & Restaurant – Greenwich Per 30 sterline (in 2) ordiniamo una paella, una porzione di sarde grigliate con patate e verdure, un bis di patate fritte, 2 dolci, acqua e birra. Pasto più che dignitoso. Come inizio non c’è male soprattutto memori della prima volta a Londra, del primo pub scelto a caso e dei malori successivi.
Soddisfatto anche lo stomaco, torniamo in bus fino a Russell Square, diamo uno sguardo al bellissimo palazzo che ospita l’hotel Russell ed ai giardini della piazza, poi ci caliamo nei meandri della tube, raggiungiamo Victoria Station ed il nostro hotel che si trova proprio dietro l’angolo, precisamente in Buckingham Palace Road.
Liberatici di pacchi e pacchetti, facciamo una doccia veloce e siamo di nuovo fuori.
Passeggiamo fino a Buckingham Palace che sullo sfondo di un cielo arrossato dal tramonto sembra ancora più sfarzoso. Dopo aver osservato le mosse rituali delle guardie reali, facciamo due passi in Green Park, attraversiamo quindi, costeggiando il laghetto, tutto St. James Park tanto perfetto da sembrare quasi finto con i suoi ponticelli, le aiuole fiorite e numerose specie di volatili.
Percorriamo varie vie, viali e attraversiamo piazze fino a raggiungere il Big Ben, poi con la metropolitana torniamo in albergo. Siamo svegli dalle 4 di questa mattina: per oggi può bastare! 2° giorno: 29 maggio 09, venerdì Sveglia alle 6, il venerdì ha luogo il famoso Bermondsey market, desideriamo essere tra i primi visitatori per non farci soffiare qualche pezzo importante.
Raggiungiamo con la metro e con una breve camminata Bermondsey Square. Non riconosciamo la location del mercato, la piazza ora è circondata da edifici nuovi ed i banchi degli espositori sono decisamente in numero inferiore rispetto a qualche anno fa, ma gli oggetti esposti sono molto interessanti. Ispezioniamo un banco alla volta, trattiamo e acquistiamo diverse cose. Gli zaini si riempiono e si appesantiscono, in mano abbiamo diverse altre borse ed un pacco piuttosto ingombrante con un acquarello che raffigura una bella marina.
Facciamo colazione da Alfie’s, bar ristorante che si trova all’interno di Bermondsey Square Hotel e che si affaccia sulla piazza. Per 2 buffet continental breakfast spendiamo 22,50 sterline (a Londra la maggior parte degli esercizi applica una commissione del 10% per il servizio).
Altro giro tra i banchi per assicurarci di non aver tralasciato nulla, poi ci incamminiamo alla ricerca della più vicina fermata di un bus che ci riporti a Victoria, scorgiamo però da lontano Tower bridge, la voglia di attraversarlo a piedi è irresistibile, decidiamo quindi di prendere l’autobus sull’altra sponda del Tamigi.
Prima di attraversare il ponte, l’architettura ardita della City Hall attira la nostra attenzione, deviamo per visitarne l’interno. Dopo aver passato il controllo al metal detector ed aver sbalordito il personale addetto ai controlli con i nostri “pericolosi oggetti contundenti” (alcuni cavatappi), ammiriamo la spettacolare scala a chiocciola che si srotola tra vetrate e acciaio. Purtroppo i piani visitabili sono pochi e non è possibile raggiungere la sommità della strana costruzione che ricorda una cipolla, ma quel che è permesso vedere è comunque soddisfacente.
Rinunciamo ad attraversare Tower bridge per continuare la passeggiata lungo il fiume e tra i moderni edifici fino a che la via pedonale ci riporta su una piazza, dopo di che con un autobus torniamo in hotel per alleggerirci.
Depositata la “spesa”, siamo di nuovo in metropolitana diretti verso un famoso triangolo di strade.
Prima d’ogni altra cosa facciamo merenda in una delle tante Patisserie Valerie: ottimi i dolci con frutta fresca, ma un po’ “salato” il conto (18 sterline per due dolcetti, due tazze di tè e l’ormai consueto 10% di commissione).
Attraversata Sloane Square, percorriamo Sloane Street e Brompton Road facendo una sosta da Harrods e in diversi altri negozi.
Ci spostiamo poi in King’s Road, ma, il venerdì, le attività commerciali terminano alle 18, dobbiamo accontentarci di guardare le vetrine.
Le vie si spopolano, i turisti sembrano sparire in concomitanza con la chiusura delle serrande, in compenso i londinesi, che hanno terminato la settimana lavorativa, si riversano sui marciapiedi, affollano i pub bevendo birra e scambiando chiacchiere in un clima di assoluta rilassatezza.
Per cena torniamo in un localetto scovato la bellezza di 9 anni fa e rimasto praticamente tale e quale: Rock & Sole Plaice Endell Street (zona Covent Garden) con 28 sterline gustiamo due porzioni di ottimo e abbondante fish & chips.
Il venerdì sera la città è animatissima, seguiamo la massa di persone festanti ritrovandoci poco dopo nella scintillante di luci Leicester Square ed, infine, a Piccadilly Circus.
Per noi la serata finisce qui, siamo decisamente stanchi, lasciamo, quindi, le celebri e coloratissime insegne pubblicitarie per calarci nei cunicoli della metropolitana. In pochi minuti raggiungiamo l’hotel ed in men che non si dica sprofondiamo nel mondo dei sogni.
Terzo giorno: 30 maggio 09, sabato Per visitare il mercato di Portobello non è necessaria una levataccia. Facciamo colazione – con calma – presso il ristorante dell’hotel: Chez Gerard (2 continental al costo di 22 sterline).
Durante il fine settimana diverse linee della metropolitana sono chiuse per lavori di ristrutturazione, dobbiamo, di conseguenza, fare giri più contorti per raggiungere qualsiasi destinazione, ma si arriva comunque dappertutto.
Portobello Road è letteralmente invasa da turisti, in prevalenza italiani. I banchi espongono rifacimenti (vero finto vecchio!), artigianato e poche antichità a prezzi triplicati rispetto ai mercati che abbiamo visitato fino ad ora. Non c’è pane per i nostri denti, riusciamo comunque ad acquistare tre cosine interessanti ad un prezzo decente. Curiosiamo in alcune gallerie che – al loro interno – ospitano, come formicai, tantissimi minuscoli stand di antiquari con oggettistica di pregio, a prezzi esorbitanti, che ci limitiamo a guardare.
La ressa, il caldo e l’impossibilità di concludere affari ci fanno presto desistere, per oggi chiudiamo con le antichità, abbiamo voglia di quartieri più tranquilli e di una passeggiata rilassante. Ci spostiamo in Oxford Street e da lì raggiungiamo Marylebone con belle vetrine, localini graziosi e poca folla. Percorriamo un ampio quadrilatero di strade, sostiamo, in seguito, in un giardino e seduti su una panchina ci godiamo la tranquillità di questo elegante quartiere con gli spicchi di case di diverso colore e architettura, gli abbaini, le torrette, le verande, gli elaborati balconcini infiorati.
Prendiamo una serie di bus e rientriamo in albergo, non abbiamo fatto grandi spese ma abbiamo un blocco di disegni piuttosto ingombrante, preferiamo liberarcene prima di andare a cena.
Vorremmo riposare anche un po’, ma la smania di fare, vedere, assaporare, oggi ha il sopravvento e nel giro di poco siamo di nuovo per strada.
Puntiamo dapprima verso Bank, praticamente deserta, non c’è bisogno della cartina per trovare il famoso “cetriolo”, ne scorgiamo da lontano la punta, nei dintorni svettano altri edifici avveniristici, uno più bello dell’altro, ci avviciniamo poi alla bellissima creazione di Norman Foster e naso all’insù giriamo tutto attorno alla sua base, è decisamente attraente, non riusciamo a distogliere lo sguardo.
Soddisfatto il mio obiettivo (ne fisso sempre uno o più d’uno per ogni destinazione) ci incamminiamo alla ricerca di una fermata della metro per spostarci in zona Camden.
Dopo aver letto la seguente descrizione (guida LP, pag. 279) era impossibile per noi “fissati” del biologico non provare il Duke of Cambridge Organic Pub http://www.Dukeorganic.Co.Uk/ “Le panche in legno, i tavoli e i divani creano una tipica atmosfera da gastropub londinese, tuttavia il Duke of Cambridge è qualcosa di diverso. Può vantarsi, infatti, di essere l’unico pub certificato dall’associazione degli agricoltori biologici e di essere stato il primo del mondo quando aprì nel 1998. Tutti gli ingredienti e la preparazione sono esenti dall’uso di sostanze chimiche e pesticidi, persino la birra chiara (anche se il sidro è più buono). Il menu di ispirazione italo-franco-spagnola è abbastanza affidabile e l’idea di mangiare alimenti sani un piacevole bonus.” Il locale si trova nelle vicinanze di Camden passage market (Islington per l’esattezza), è decisamente bello e la cucina squisita. Spesa in due: 44 sterline.
Il quartiere è molto vivace, probabilmente perché è sabato sera. Ci sono gruppi di persone, di giovani e di ragazze che, ben vestiti, corrono (i londinesi corrono sempre!) quasi certamente per incontrarsi, per andare a cena o a bere un drink o per assistere a spettacoli in uno dei tanti locali della zona.
Ciò che di Londra ci sorprende positivamente ogni volta è la sua multietnicità, inoltre è rassicurante, la sera anche molto tardi, vedere – in metropolitana, sui bus o in qualsiasi strada – donne sole che evidentemente non hanno nulla da temere.
Dopo una passeggiata nei dintorni, torniamo a Victoria gustandoci – dal secondo piano di un autobus – la città in versione notturna.
4° giorno: 31 maggio 09, domenica Si parte alla volta di Camden Town, siamo interessati a visitare Stable Market che, tra i numerosi espositori, dovrebbe ospitare anche uno spazio riservato all’antiquariato, ma ahimè non c’è un solo banco di “roba vecchia”.
Facciamo un rapido giro, la location è particolare, si tratta di vecchie scuderie riadattate a zona commerciale, vi sono enormi statue di cavalli e altri soggetti che ricordano il mondo equestre, ma non trovando ciò che ci interessa abbandoniamo presto il luogo.
Camden Town è un carosello di negozi, mercati e turisti, perlopiù giovanissimi.
Senza dubbio, pile di abiti, scarpe e accessori costituiscono un invito allo shopping per chi non si formalizza troppo sulla qualità ed abbia voglia di rifarsi il guardaroba a basso costo.
Fatto un inventario dei mercati antiquari domenicali non ci resta molta altra scelta che tornare a Greenwich dove si svolge il Clock Tower Market.
Le linee della metropolitana, chiuse per lavori, non ci consentono di spostarci rapidamente, ma un po’ in autobus, un po’ a piedi e buona parte con la tube arriviamo comunque a destinazione.
Il mercato è piccolo ed i banchi per noi interessanti sono pochi, ma acquistiamo 3 oggetti decisamente particolari.
Soddisfatti degli acquisti e ormai con un certo appetito scegliamo per pranzare quello che per noi risulterà il miglior ristorante di questa breve vacanza: Inside http://www.Insiderestaurant.Co.Uk/ 39 sterline in due per un menu che prevede due portate a scelta e, nota di merito, il ristorante non grava il conto con il servizio 10%.
Cambiamo mezzo di trasporto e, per tornare nella City, prendiamo un comodo treno DLR.
Durante il trasferimento, uno scozzese, in Kilt e tipica borsetta appesa in vita, ci tiene compagnia e ci diverte con le sue battute, tra un sorso e l’altro di birra che beve in dosi generose.
A Bank ci salutiamo e ognuno per la sua strada, ma lo incontreremo altre due volte, in orari e luoghi totalmente differenti… Incredibile coincidenza in una città tanto estesa ed affollata.
Inizia dalla Cattedrale di St. Paul, con visita anche dell’interno, quello che si rivelerà un lunghissimo percorso pedonale.
Attraversiamo il Millennium bridge portandoci sull’altra sponda del Tamigi. Seguendo il lungofiume e sostando più d’una volta per assistere ai tanti spettacoli improvvisati dagli artisti di strada raggiungiamo la spettacolare e imponente ruota panoramica (London Eye).
Superando un altro bellissimo ponte pedonale, riattraversiamo il fiume e ammiriamo, in successione, il Big Ben, il Parlamento, Westminster. Infine – dopo ore di cammino – arriviamo a Victoria Station ed al nostro albergo.
Sostiamo in camera giusto il tempo di una doccia, per la cena avremmo individuato un ristorante che si trova nel quartiere Marylebone: The Providores & Tapa Room http://www.Theprovidores.Co.Uk/ MA… I lavori in corso nella rete metropolitana ci costringono a percorsi e tempi più lunghi, poi – come se non bastasse – passiamo davanti al locale senza vederlo in quanto è l’unico della via a non avere un’insegna appariscente, fatto sta che alle 22 meno 1 minuto, quando finalmente ne varchiamo la soglia, ci informano che la cucina è ormai chiusa e che non servono più pasti.
Siamo molto dispiaciuti anche perchè il locale si presenta davvero bene.
In Marylebone High St. Abbiamo comunque visto numerosi ristoranti, proviamo con tutti, ma la domenica sera chiudono presto e senza deroghe.
Stanchi ed anche un po’ depressi siamo costretti a rinunciare alla cena.
Accidenti ai lavori in corso, agli assurdi orari di chiusura ed alla fiscalità dei ristoratori inglesi.
Quinto e ultimo giorno: 1 giugno 09, lunedì Con la metropolitana di nuovo a pieno regime raggiungiamo Covent Garden, nella Jubilee Hall c’è un mercatino antiquario che vogliamo visitare e possibilmente “saccheggiare”: è la nostra ultima occasione per fare acquisti! Prima di raggiungere il padiglione che ospitava in passato un mercato ortofrutticolo, vedo – e quasi non credo ai miei occhi – il modernissimo e ritorto passaggio aereo che unisce due antichi edifici, si tratta dello stesso ponte che mi aveva colpito dopo averlo visto nelle pagine di un forum per viaggiatori. Non avendo memorizzato dove fosse, non contavo di trovarlo per caso e, considerata la mia passione per qualsiasi tipo di ponte, ne sono felice.
Trascorriamo un paio d’ore tra i banchi che espongono begli oggetti, concludiamo diverse trattative con successo aggiungendo al nostro ormai cospicuo “bottino” diversi altri antichi attrezzi.
L’orologio è inclemente, entro mezzogiorno dobbiamo liberare la stanza e lottare con i bagagli, triplicati rispetto a quando siamo arrivati. Lasciamo il tutto in deposito presso la Reception dell’hotel.
Avendo ancora qualche ora a disposizione ci indirizziamo da Harrods, ne usciamo con altre voluminose borse ed un sacchetto della gastronomia. Com’è usanza per molti londinesi, mangiamo un panino per strada, quest’ ultimo si rivelerà il solo pasto poco soddisfacente e alquanto indigesto per via delle farciture decisamente stucchevoli.
Torniamo per l’ultima volta al Grosvenor hotel e, recuperati i bagagli, carichi fino all’inverosimile, con la Piccadilly Line raggiungiamo l’aeroporto di Heatrow. Restituiamo la Oyster card e siamo contenti per l’inaspettato rimborso. Infine con il volo Alitalia, di nuovo in perfetto orario, atterriamo a Linate.
Considerazioni finali: Londra, a differenza della volta precdente, ci è molto piaciuta, abbiamo trovato parecchie novità.
Una cosa che non passa inosservata è che sono spariti gli odori di cibo fritto e stantio che aleggiavano ovunque. Generalmente, ora, la città è molto pulita. Anche sui treni della metropolitana, prima molto sporchi, con residui di cibo, salse e liquami vari, giornali abbandonati e cartacce in ogni dove, adesso ci si può sedere senza più il patema di “collezionare” patacche di unto.
Complice un cambio euro/sterlina per noi favorevole rispetto al passato i prezzi londinesi sono in questo periodo più “umani” e invitano allo shopping anche chi non lo pratica come “sport” abituale.
Inoltre, attualmente, ci sono più locali e ristoranti dove il cibo servito è decisamente buono. Nel 2000 abbiamo molto faticato e speso cifre astronomiche per mangiare solo discretamente, nel migliore dei casi.
Tante e modernissime le nuove costruzioni che, miscelate con gli edifici d’epoca, arricchiscono il profilo della città.
Infine anche il clima eccezionalmente soleggiato e caldo, con il cielo sempre limpido e azzurro, ha contribuito a regalarci una visione differente della Londra umida, grigia e fumosa che ricordavamo.
Ci siamo goduti la città tanto da permetterci di lasciare guida e macchina fotografica in albergo più spesso di quanto siamo soliti fare, improvvisando (visite ai mercati escluse) il nostro itinerario istintivamente, concedendoci il lusso di perderci, di prendere un mezzo di trasporto a caso e di ammirare vie e piazze senza conoscerne il nome.
E’ malinconico chiudere una bella vacanza, anche se breve, con la parola THE END. Con l’intenzione di tornare tra non molto, preferiamo salutare Londra con un… SEE YOU AGAIN!