Londra fuori dagli schemi

Itinerari particolari con il gusto della scoperta personale
Scritto da: Gio66
londra fuori dagli schemi
Partenza il: 27/12/2012
Ritorno il: 31/12/2012
Viaggiatori: 2
Spesa: 1000 €
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Londra ha per me un fascino particolare, una città dove vado sempre con grandi aspettative e che ho deciso di conoscere più a fondo. Infatti, una volta esplorata la parte più turistica, visitati i luoghi celebrati dall’immaginario collettivo, inizia la vera scoperta di questa antica capitale o, quantomeno, della sua parte più originale e nascosta.

È necessario tornare molte volte, come più e più volte nei luoghi già visitati che, a seconda delle stagioni, delle condizioni atmosferiche e della luce riveleranno sensazioni ogni volta diverse. C’è la Londra Medioevale, la Londra dell’Impero e della Compagnia delle Indie, quella ottocentesca oscura e illuminata al tempo stesso, la “swingin’ London” dei Beatles e dei Rolling Stones, la Londra moderna dei grattacieli della City, la Londra grigia e malinconica delle periferie, ma alla fine tutto si mescola in un unico magico sentiero. Voglio qui condividere il mio ultimo soggiorno con mia moglie Anna nella capitale del Regno Unito. Abbiamo soggiornato all’Henry VIII nella zona di Notting Hill e volato con Easy Jet direttamente dalla nostra città (Napoli) sull’aeroporto di Stansted.

I nostri obbiettivi di massima erano: la collina di Highgate, la galleria della Tate Britain (in particolare per vedere l’Ophelia di J. Millais), Greenwich (museo navale, Osservatorio e Cutty Sark), l’Hunterian Museum, il Churchill War Cabinet, Baker street 221/b dove c’è una ricostruzione fedelissima della casa di Sherlock Holmes, gli Studios di Abbey Road davanti i quali ci sono le strisce pedonali più famose del mondo, la S. Martin Church a Trafalgar Square e il St. Thomas old operating theatre (la sala operatoria più vecchia di Inghilterra). Per questi ultimi due non c’è stato tempo e saranno oggetto di altra visita. Ed ora il resoconto, o come mi piace chiamarlo, gli appunti di viaggio. Seguitemi in questo percorso immaginario: saliremo i gradini di casa del più famoso detective del mondo, scenderemo nel buio fumoso e nel clamore della seconda guerra mondiale, ci soffermeremo su sinistre vicende della Londra vittoriana non ancora dimenticate, andremo nella zona dei Docks, per planare infine nella Londra dei Beatles.

28 dicembre

Cielo plumbeo, leggera pioggia a tratti, ma non fa molto freddo. Il famoso tempo uggioso londinese. Siamo diretti non lontano dalla nostra dimora, in Baker Street n°221/b, la residenza dell’investigatore Sherlock Holmes. Per andare li, si può prendere una delle linee della metro che fermano proprio a Baker street (Metropolitan line, Circle line o hammersmith & city line). Usciti dalla stazione in Marylebone Road c’è una grande statua raffigurante Sherlock Holmes. Ora dirigetevi a destra e all’incrocio ancora a destra e siete su Baker street. La casa museo la troverete sul lato opposto della strada, nei pressi di Regent’s park e vicino ad un simpatico Store dedicato ai Beatles che potrete visitare mentre scorre la fila, sempre lunga, sul marciapiede. Consiglio: se non avete già acquistato il biglietto, andate prima dentro a comprarlo e poi mettetevi in coda, altrimenti perderete il turno (la fila esterna è per l’ingresso). La casa è una perfetta riproduzione di quella descritta da Sir Arthur Conan Doyle. Il n°221/b di Baker St., corrisponde alla pensione di Mrs. Hudson. Diciassette gradini dall’ingresso fino al primo piano (li ho contati), dove ci sono lo Studio di Holmes, con tanto di camino acceso, che si affaccia su Baker Street, e sul retro una piccola stanza da letto. Al secondo piano, la camera di Watson di fronte quella di Mrs Hudson. Al terzo piano ci sono ambienti con riproduzioni di molti dei casi descritti nei romanzi. Terminata la visita, davvero suggestiva anche se si tratta sempre di immaginario, facciamo un breve giro in Regent’s Park, prima di dirigerci al secondo obbiettivo della giornata: il Bunker di Churchill. Per andare al “Churchill war cabinet”, si deve prendere la metro (Circle line o district line) e scendere a Westminster. Il bunker è in King’s Charles Street, facile da trovare: basta costeggiare il palazzo del governo in Parlament Street e poi girare a sinistra per il Foreign office (ci sono le indicazioni in ogni caso). L’ingresso è al termine di King’s Charles, di fianco alla scalone che guarda St. James park. L’orario di apertura è dalle ore 9.30 alle 18.00 (ultimo ingresso ore 17.00) e costa circa 17 sterline: un po’ caro, ma ne vale la pena. Il Cabinet War Rooms, era il quartier generale sotterraneo e segreto della Gran Bretagna durante la guerra. In questo bunker, che fu il centro nevralgico di comando e dove furono prese tutte le più importanti decisioni, il tempo sembra essersi fermato. Tutto è rimasto come allora, a parte l’aggiunta di ausili moderni che aiutano nella comprensione di quello che avvenne in quegli anni. Se devo esprimere una critica, l’uso della tecnologia multimediale, qualche vetro di troppo e i manichini in abiti d’epoca tolgono un po’ di fascino ed autenticità al luogo.

Terminata la visita al Bunker (40-50 minuti sono sufficienti), consumiamo un leggero pasto in una specie di ristorante mediorientale; giusto il tempo di una birra ed un panino e ci rimettiamo in cammino: destinazione Tate Britain. Ho saputo che c’è una mostra di pittori preraffaelliti e che uno dei miei quadri preferiti, l’Ophelia di Millais, è in esposizione. Per andare alla Tate Britain (attenzione a non confonderla con la Tate Modern) prendere la metro (Victoria line) e scendere a Pimlico. La tate è a Millbank, lungo il Tamigi, vicino il Chelsea College. La galleria è su due piani, ospita una importante collezione di quadri di varie epoche. Fu costruita nel 1897 sul suolo che ospitava una prigione, l’ingresso è gratuito (abbiamo pagato solo il biglietto per l’esposizione dei pittori preraffaelliti). In attesa di poter entrare alla mostra (il nostro ingresso è per le 17.00) visitiamo la ricca collezione d’arte. Finalmente accediamo alle sale dedicate ai preraffaelliti, con un po’ anticipo per cortesia del personale. La mostra è stupenda, ci sono molte altre opere di Millais, ma io cerco affannosamente quella per cui sono venuto. Finalmente la trovo: assolutamente stupenda! Cornice dorata con telaio interno arrotondato negli angoli alti e la firma di Millais in fumetto nero, un’opera del 1852, anche di discrete dimensioni (76 cm x 1,12 m), valore inestimabile. Quasi non riesco a staccarmene per vedere il resto della mostra che è davvero sontuosa, probabilmente vittima della sindrome di Stendhal. Terminata la visita di tutte le stanze, torno un’ultima volta a guardarlo: voglio imprimerlo nella mia memoria, desidero che sia l’ultima immagine nei miei occhi prima di lasciare la galleria. La storia di quest’opera è intrecciata al luogo dove abbiamo intenzione di andare l’indomani: il cimitero monumentale di Highgate. Verso le 19 andiamo a bere una birra in un antico pub in Strand Street, e poi a cena da Garfunkel sulla medesima strada, nei pressi di Trafalgar Square. Il pie & mash è una vera miseria ed anche la birra non è di quelle che si ricordano.

29 dicembre

Cielo tetro, pioviggina e fa freddo: giornata ideale per una scampagnata al cimitero. Highgate e l’Ophelia di Millais sono le principali ragioni per cui abbiamo organizzato questo breve soggiorno a Londra, cui poi si sono aggiunti, secondo la scala dei desideri, gli altri obbiettivi. Come dicevo, le due cose sono connesse e dirò a breve perché. Highgate è un po’ fuori città ed è necessario fare il solito biglietto giornaliero per la metro con inclusione della zone 3-4, pagando una piccola differenza di prezzo. Per arrivarci, bisogna prendere la Nothern line (linea nera), direzione High Barnet e scendere ad Archway. Una volta usciti dalla stazione metro, potrete raggiungere la collina del cimitero in due modi: con i bus (ma non so indicare quali perché non li abbiamo presi) oppure a piedi (ci vogliono una ventina di minuti, ma è una bella passeggiata che permette di costeggiare la parte est del cimitero prima di arrivare ai due ingressi principali del medesimo). Noi abbiamo seguito questo percorso: a sinistra per Highgate Hill (la grande strada che sale) fino all’incrocio con Magdala Avenue (si passa davanti ad un grande ospedale), poi proseguito in Raydon street al termine della quale, prima di scendere per Chester Road, c’è uno degli ingressi secondari di Highgate Est. Costeggiando la strada lungo Chester Road sul lato destro si possono già vedere moltele sepolture, la maggior parte in cattivo stato di manutenzione, parzialmente distrutte e inglobate da una natura rigogliosa e prevaricatrice, come se il bosco si nutrisse delle tombe o volesse riprendersi gli spazi sottratti. “Posso immaginare la ragione per cui molti trovino Highgate un luogo spaventoso” spiega il personaggio del romanzo Grimorium descrivendo l’Highgate “Il modo in cui le tombe paiono crescere nel fitto della vegetazione dà un’aria sovrannaturale all’ambiente; le sculture che vegliano sulle spoglie mortali dei trapassati ispirano un malinconico dolore che in qualcuno può mutare in funerea paura; e il silenzio che avvolge l’intera struttura, infranto solo da un mormorio sempre composto e rispettoso, aggiunge all’ambiente una sorta di timore reverenziale per la morte e l’ignoto che ne consegue ….”. Si dice anche che Bram Stoker si sia ispirato proprio all’Highgate per descrivere una o più scene del suo romanzo Dracula; e non ho alcuna difficoltà a crederci. All’incrocio tra Chester Road e Swain’s lane si svolta a destra, continuando a costeggiare Highgate est lungo una strada in salita. Dopo qualche centinaio di metri si arriva al doppio ingresso: quello est a destra e quello ovest a sinistra. La parte est si può visitare liberamente, pagando un biglietto: lì è possibile visitare la tomba di Karl Marx. Sicuramente più antica e più interessante la parte ovest (i monumenti funebri e le sepolture più celebri sono qui). Purtroppo, questa parte è stata chiusa al pubblico per meglio preservarla e non è possibile entrare da soli, ma solo con visite guidate, rivolgendosi all’associazione Friends of Highgate Cemetery (http://www.highgate-cemetery.org/index.php/home). Mentre siamo fermi davanti al cancello di ingresso chiuso proprio della parte ovest, scorgo un anziano Pastore e attiro la sua attenzione. Non abbiamo prenotato alcuna visita e, inoltre, sappiamo che quest’ultime sono sospese nel periodo natalizio. Il reverendo si avvicina al cancello e gli chiedo se è possibile fare un giro, anche breve, nel cimitero: gli premetto che non abbiamo prenotazioni e che era un nostro grande desiderio vedere Highgate, per il quale abbiamo fatto il viaggio dall’Italia. Non mi aspetto una risposta positiva, conoscendo l’intransigenza anglosassone per le regole (che personalmente apprezzo molto). Ma oggi è un giorno davvero fortunato. Il reverendo ci fa un gran sorriso e apre il grande cancello di ferro; ci dice che di li a pochi minuti parte una visita guidata proprio da lui e ci può inserire. Non stiamo più nella pelle per la gioia. Paghiamo il biglietto e ci accodiamo al gruppo. L’anziano religioso ci riunisce nel grande emiciclo davanti all’ingresso per un excursus storico prima di iniziare la passeggiata che durerà circa un’ora, portandoci in posti dall’evocativo nome: Egyptian way, Celtic circle, the Catacombs. Scatto molte foto, tranne all’interno della catacombe dove è proibito. Chiedo di visitare la tomba di Rossetti e di sua moglie, ma l’uomo mi dice che è in una zona del cimitero pericolosa e non accessibile quando piove, per via del fango. La vetustà del cimitero e il suo fascino sinistro, dovuto anche al suo parziale deterioramento, ci viene confermato all’interno delle cosiddette catacombe. L’esperienza è molto forte, anche perché dentro di esse l’oscurità è assoluta e si gira con le torce. Il pastore ci illumina alcuni loculi senza più la pietra di chiusura e nel piccolo cono di luce appaiono ben visibili le bare, ormai consumate e parzialmente rotte. Mi sento come il dott. Frankenstein mentre trafuga cadaveri dal cimitero. Anche se non siamo riusciti a vedere il sepolcro di Elisabeth Siddal e del suo consorte Gabriel Dante Rossetti, ci sentiamo fortunatissimi per essere riusciti ad entrare e portare via tante immagini di un luogo che da emozioni molto intense; ed è forse questa l’esperienza psichica che si vivrebbe ad Highgate, di cui molti raccontano.

E ora veniamo a Ophelia e alla bella Elisabeth, le vere ragioni che ci hanno condotto qui. Il cimitero di Highgate, realizzato dall’architetto Stephen Geary, risale al 1839. Luogo di sepoltura ambito dalle famiglie aristocratiche dell’epoca vittoriana, con i suoi edifici e monumenti funebri in puro stile gotico è un luogo dal fascino indiscusso. La parte più recente del cimitero, quella est, risale al 1854. Tuttavia, la parte più interessante ed intrisa di misteri e leggende, quella più antica, si trova ad ovest; in questa parte si sono verificati nel tempo misteriose apparizioni e fatti inquietanti. E’ grazie al quadro di Millais che abbiamo scoperto Highgate tempo addietro, attraverso una delle sinistre leggende che gli appartengono. E sempre grazie ad esso che abbiamo coltivato l’idea di tornare a Londra espressamente per visitarlo. Nel 1862 nel cimitero di Highgate venne sepolta Elizabeth Siddal, moglie del pittore Dante Gabriel Rossetti e autentica musa ispiratrice del movimento dei preraffaelliti. Elizabeth Eleanor Siddal nacque a Londra il 25 luglio 1829 e divenne in breve tempo la modella preferita da alcuni dei più famosi pittori dell’epoca, impersonando perfettamente la loro idea di femminilità. Si dice che fosse una donna bellissima e dal temperamento molto turbolento. Elisabeth è la Ophelia del quadro. Per la sua opera, Millais si adoperò enormemente affinché il risultato fosse il più naturale possibile. Studiò per mesi la vegetazione di un fiume che ritrasse minuziosamente, dipingendo prima i luoghi e poi, in un secondo momento, vi inserì la figura umana. Posando per Millais, la Siddal fu costretta a rimanere immersa in un vasca da bagno per lungo tempo, affinché si potesse rappresentare fedelmente l’annegamento del personaggio shakespeariano. L’acqua della vasca veniva riscaldata con delle lampade, ma la temperatura certamente non doveva essere confortevole per le lunghe permanenze. La modella fu colpita da una bronchite che minò la sua salute. La famiglia in seguito collegò la sua morte a questo incarico e ritenne responsabile l’artista. La ragione della salute cagionevole della donna, però, potrebbe essere più verosimilmente attribuita all’uso che ella faceva di laudano, una sostanza stupefacente di uso medico, molto in voga come droga. Ad ogni buon conto, Gabriel Dante Rossetti trovò in seguito una lettera di addio della moglie, comprendendo così che non si trattava di morte accidentale come asserito nel referto medico, ma di suicidio. Consigliato da un amico, non riferì a nessuno della lettera che bruciò. All’epoca, infatti, il suicidio non era solo immorale, ma era anche illegale e la famiglia sarebbe stata vittima di uno scandalo se la cosa fosse diventata di pubblico dominio. L’inconsolabile marito lasciò nella bara un libro di poesie a lei dedicate, mettendolo tra i suoi capelli. Sette anni dopo la salma venne riesumata proprio per recuperare quel libro e, tra lo stupore dei presenti, il corpo della donna era perfettamente integro nella bara, con la testa ancora adornata dai lunghi capelli di colore rosso dorato. È così che è nata la leggenda del vampiro di Highgate. Dell’accaduto, parlarono solamente i giornali locali dell’epoca, mentre i tabloid nazionali non presero sul serio la notizia. La vicenda rimase sepolta fino al 1971, quando ad Highgate vi furono due strane aggressioni. La prima, a una ragazza, si verificò nella strada che conduce all’ingresso ovest del cimitero di Highgate delimitatata dalla Swain’s Lane, strada che collega l’Highgate Village a Kentish Town costeggiando il Waterlow Park. Di questi avvenimenti si occupò molto scrupolosamente David Farrant, membro fondatore della British Psychic and Occult Society. Farrant selezionò molti articoli sull’argomento (http://davidfarrant.org/the-highgate-vampire-society/). Uno di questi descriveva l’aggressione della ragazza sulla Swain’s Lane: “A tarda notte stava rientrando a casa quando all’improvviso fu gettata a terra da un individuo alto, dal viso mortalmente pallido. Appena la ragazza sollevò lo sguardo, le luci di un’automobile che svoltava l’angolo illuminarono la scena e la figura scomparve. La ragazza aveva solo dei graffi alle ginocchia e ai gomiti, ma era sotto shock. Le indagini della polizia non ebbero alcun esito. In particolare, gli agenti non riuscirono a spiegarsi come l’aggressore potesse essere scomparso, dato che un muro alto circa 5 metri fiancheggiava il viale da entrambi i lati”.

Un’altra misteriosa aggressione avvenne ai danni di un contabile londinese. L’uomo stava passeggiando all’imbrunire nel parco adiacente al cimitero quando, cercando l’uscita, si rese conto di essere seguito. Quando si voltò vide, ad una manciata di passi, una figura alta e spettrale, sospesa nell’aria. L’uomo rimase paralizzato dal terrore e si accorse di non avere più la cognizione del tempo, come intrappolato in quell’istante di vita. Trascorsi quelli che egli ritenne fossero alcuni minuti l’apparizione scomparve e pian piano recuperò le sue facoltà. Farrant decise di indagare anche su questa segnalazione scoprendo, nella zona dove avvenne l’apparizione, i resti di un rituale di magia nera. Così decise di provare sulla propria persona i misteri del cimitero di Highgate. Racconta che nella tarda sera, poco prima la mezzanotte di un 21 dicembre, giorno del solstizio d’inverno, era nel cimitero quando due occhi lo fissarono emettendo una luce sinistra e minacciosa. Per la paura, distolse immediatamente lo sguardo e quando li riaprì la spettrale creatura se ne era andata, scomparsa nel nulla così come dal nulla era arrivata. Dunque, in quegli anni tornò a galla la vicenda sulla Siddal e la leggenda del vampiro riprese vigore. La chiesa ritenne di dover fare luce su tutte queste vicende e fu incaricato il vescovo Sean Manchester, responsabile dell’unità di ricerca vampiro, un’unità specializzata all’interno della molto più antica società britannica dell’occulto, che sarebbe stata poi sciolta nel 1988. Nel 1969, il prelato iniziò a tempo pieno ad occuparsi dell’inchiesta sul caso vampiro di Highgate. Tale ricerca sarebbe durata tredici anni. Il primo racconto pubblicato del caso (tra cui la scoperta iniziale della tomba del sospetto vampiro e un esorcismo parlato) è stato “in Compagnia del vampiro” (Leslie Frewin, 1975; Coronet Books, 1976). Il primo racconto completo è stato “Il vampiro di Highgate” (British Occult Society, 1985; gotico Press, 1991) e si basa su avvenimenti misteriosi in ed intorno ad Highgate. Queste opere contengono fotografie e grafica dai fascicoli dei VRS. Tali pubblicazioni possono essere ordinate su: www.gothicpress.freeserve.co.uk/The%20Highgate%20Vampire.htm www.gothicpress.freeserve.co.uk/President%20&%20Founder.htm Sean Manchester, in una lunga intervista rilasciata nel 2007 alla BBC, raccontò di come avesse posto fine al problema uccidendo il vampiro di Highgate.

Ho trovato quell’intervista e vi propongo i passi più interessanti:

BBC: Ciao Sean, oltre al cimitero di Highgate hai indagato altri incidenti che potrebbero dimostrare l’esistenza dei vampiri nel Regno Unito? Sean Manchester: Sì. La più infame dopo Highgate potrebbe essere la Kirklees, vampiro nel West Yorkshire. Ce ne sono altri nel paese e altrove, ma non si dovrebbero pubblicare notizie fino alla chiusura dei casi. BBC: Che tipo di prove hai per sostenere le tue teorie? Sean Manchester: non mi occupo di teoria, almeno 30 anni fa incontrai il primo vampiro. E questa non è teoria, sono fatti. BBC: Di che paese sono originari i vampiri? Sean Manchester: i vampiri sono antichi quanto l’umanità stessa e non c’è paese d’origine. Ci sono prove sull’esistenza dei non morti in tutte le antiche civiltà. BBC: Ha qualche prova del fatto che il vampirismo esisteva nel mondo antico? Sean Manchester: Tertulliano parla di non morti nel 2 ° secolo. BBC: Quindi, quanti vampiri hai preso? Sean Manchester: Personalmente, dopo 33 anni ne ho esorcizzato un bel numero, ma di preciso non saprei dire. BBC: Avete registrato prove dell’esistenza dei vampiri? Sean Manchester: Nel mio libro “Il vampiro di Highgate” ci sono le foto di un vampiro subito dopo l’esorcismo, nelle fasi di decomposizione e sono state trasmesse in televisione più volte nel 1990. BBC: Cosa sono esattamente i vampiri? La gente cattiva diventa un vampiro? Sean Manchester: Le persone non diventano angeli. I vampiri sono demoni che possiedono e contaminano una persona morta non lasciandola tranquilla nella tomba BBC: i vampiri sono immortali? Se si perché? Sean Manchester: Immortale non è una parola che mi piacerebbe usare, ma capisco cosa vuoi dire. I vampiri non possono morire, perché la loro esistenza è perpetua nel tempo. BBC: Il fuoco uccide un vampiro? Sean Manchester: I vampiri non possono essere uccisi. Tuttavia, possono essere esorcizzati. La forma corporea viene distrutta quando viene cremato. Ma il demone non viene distrutto. Viene cacciato fuori dal nostro regno, il nostro mondo. BBC: qual è la cosa più spaventosa che hai visto? Sean Manchester: In tutti gli anni di esorcista penso che il vampiro sia di gran lunga il più spaventoso BBC: è vero che i vampiri possono uscire solo di notte? Sean Manchester: A quanto pare sembra che siano dei demoni notturni BBC: sei mai stato morso? Sean Manchester: sono stato morso sul palmo sinistro della mano BBC: Come vicario della Chiesa non è contro il suo dogma credere a tali demoni? Sean Manchester: Io non sono un vicario, io sono un sacerdote e un vescovo e sono cattolico. La maggior parte dei vampirologi in passato erano sacerdoti che avevano bisogno del permesso dal proprio vescovo per effettuare esorcismi. I trattati più importanti su questi eventi sono stati scritti dai sacerdoti. BBC: Ci sono momenti dell’anno in cui sono più attivi? Sean Manchester: Sono particolarmente attivi l’ultima settimana di dicembre e la 1 ° settimana di gennaio, il lasso di tempo tra Natale e l’ Epifania. BBC: Ci sono rituali particolari per le possessioni vampiriche? Sean Manchester: Mi avvalgo del rito in latino, ma questo da solo è insufficiente contro il vampiro. BBC: qual è la più lunga battaglia che avete avuto con un vampiro? Sean Manchester: 13 anni, il caso del vampiro di Highgate. BBC: hai qualcosa per tenere lontani i vampiri? Sean Manchester: vorrei consigliare l’uso del crocifisso e dell’aglio. Cosa hanno visto David Farrant ed il contabile londinese? Chi ha aggredito la ragazza? Probabilmente non lo sapremo mai. Comunque la si pensi, Highgate manterrà sempre intatto il fascino e il suo alone di mistero. Io gli ho voluto dedicare una slide con le mie fotografie, la trovate qui: http://www.youtube.com/watch?v=1_UE3ZoXv_M. Questa la storia che ci ha condotti fin qui.

Sono ormai le 13.00, siamo stanchi, infreddoliti e abbiamo anche una certo languore. Ringraziamo il reverendo e ci incamminiamo a ritroso sulla strada già percorsa. Nei pressi della stazione di Archway sull’Highgate lane, quasi di fronte al campus universitario, c’è un grande Pub (frequentato proprio dagli studenti), dove riempire lo stomaco. Ordiniamo delle birre e qualcosa da mangiare mentre sugli schermi ci sono le partite della premier League. Siamo in un covo di tifosi del Tottenham, che strillano ad ogni azione della squadra. Cercano simpaticamente di coinvolgermi ed arruolarmi come Hooligan. Ci sto, ma solo per pochi minuti. Ho di meglio da fare: siamo diretti all’Hunterian Museum, il museo della Real società di chirurgia. Anche questo è in parte legato ad una storia, alquanto macabra, della Londra di fine settecento. Il museo è intitolato all’anatomista John Hunter (1728-1793). Il contesto è quello del forte contrasto tra il perbenismo che domina la capitale britannica in quell’epoca e i notevoli progressi medico scientifici, alimentati tuttavia da un mondo parallelo, oscuro, notturno, brutale: quello dei furti di cadaveri dai cimiteri. Le macabre vicende di quegli anni hanno chiaramente ispirato Mary Shelley per il suo famoso capolavoro ”Frankenstein”. Il fine di questa pratica era la vendita dei cadaveri per la dissezione e lo studio dell’anatomia nelle scuole di medicina. Queste persone che rubavano cadaveri erano detti “resurrezionisti”. Prima del 1832, l’unico modo legale di procurarsi dei corpi per scopi di ricerca medica nel Regno Unito era tramite le condanne a morte e le condanne a dissezione. Coloro ai quali venivano inflitte tali pene dai tribunali erano spesso colpevoli di crimini molto gravi. Mentre prima del diciottesimo secolo erano centinaia i condannati a morte, dal diciannovesimo secolo le pene capitali subirono una drastica riduzione, che rese insufficiente il numero di corpi. Di contro, vi fu la parallela espansione delle scuole di medicina. Prima dell’arrivo dell’energia elettrica e delle celle frigorifere, i corpi si decomponevano rapidamente e diventavano presto inutilizzabili. Pertanto, studiosi ed anatomisti cominciarono ad usufruire largamente dell’opera dei ladri di corpi “freschi” da esaminare. Il furto di cadaveri non era considerato reato, ma solo un’infrazione, nella Common Law e pertanto non comportava pene gravi, come quella capitale o la deportazione. Il commercio di corpi fu un affare molto redditizio che valeva il rischio del carcere, considerato anche che le autorità molto spesso tendevano a chiudere un occhio. Il furto dei cadaveri era diventato così diffuso che i parenti e gli amici del defunto usavano vigilare sulle esequie fino alla sepoltura, e spesso fare la guardia alla tomba dopo l’interramento, per impedire che questa fosse violata. Le tombe cominciarono ad essere protette da un sistema di sbarre di ferro chiamato mortsafe, cioè “salvamorto”. Le sepolture fresche venivano scavate utilizzando badili di legno per non fare rumore. Raggiunta la bara, si rompeva la stessa e si trascinava fuori il cadavere con corde. Un altro ingegnoso sistema, era di scavare un tunnel fino alla bara e il cadavere veniva estratto attraverso il medesimo tunnel. Un sistema che vanificava il Mortsafe e soprattutto non lasciava tracce del furto in superficie. Il numero di bare che venivano trovate vuote era la prova di quanto in quell’epoca il furto di cadaveri fosse frequente. Le cose nel tempo peggiorarono anche. Siccome i cadaveri molto freschi venivano pagati molto di più, si passò dai furti agli omicidi. Con l’Anatomy Act del 1832, che permetteva che i corpi non reclamati e quelli donati dai familiari fossero utilizzati per lo studio dell’anatomia, andò in definitivo declino il commercio dei cadaveri. All’incrocio tra Giltspur Street e Cock Lane, il cosiddetto Pye Corner (ci si arriva con la Circle, Hammersmith & City e Metropolitan line, stazione metro di Farrington), c’è una nicchia con la statua dorata di un cherubino e sotto una lapide che ricorda il grande incendio del 1666. Fino al 1910, in quel luogo c’era un’ antica taverna chiamata “the fortune of war”, dove avveniva il commercio dei cadaveri. Questi venivamo messi in una stanza, ognuno con un cartellino indicante il nome, in attesa che i chirurghi della St. Bartholomew venissero ad acquistarli. Gli scheletri di alcuni di questi cadaveri venduti o acquisiti alla scienza si trovano esposti proprio all’Hunterian Museum, come il noto criminale Jonathan Wild, giustiziato, e Charles Byrne, conosciuto come the Irish Giant. Charles Byrne era un gigante di 2 metri e mezzo circa. Una leggenda vuole che vendette il suo cadavere per la ricerca per pochi soldi, che sperperò nelle taverne (era, infatti, alcolizzato), e che il padrone del corpo non aspettò che Byrne prima morisse per reclamare il cadavere, ma lo fece assassinare. Più verosimilmente morì per altre cause e il suo corpo se lo dovette aggiudicare a peso d’oro John Hunter. Il suo scheletro, enorme, è riconoscibilissimo nel museo. Inoltre, esiste un quadro che ritrae J. Hunter nel suo studio con alle spalle uno smisurato scheletro che altri non poteva essere che quello del gigante irlandese. Il museo, a parte questi eccellenti scheletri ed altri resti umani, è ricco di molte amenità ed è ospitato in un fascinoso vecchio edificio in Lincoln Fields (Central o Piccadilly line, scendere a Holborn). Merita certamente una visita. Verso le 18.00 decidiamo di fare un giro da Harrod’s, dove c’è una confusione tremenda. Per cena, decidiamo di tornare in zona albergo.

Nella grande ed affollata Queenway road ci sono tantissimi ristoranti di tutte le cucine del mondo. Dopo un po’ di girovagare, entriamo in uno splendido ristorante Persiano dove per la prima volta mangiamo bene, pagando anche relativamente poco. Sono appena le 21.00, ma decidiamo di tornare in albergo che ha una deliziosa piscina con sauna. Trascorriamo così piacevolmente nell’acqua, il resto della sera prima di andare a dormire.

30 dicembre

È il nostro ultimo giorno a Londra ed essendo il migliore nelle previsioni meteo del periodo di soggiorno l’avevamo riservato per la visita a Greenwich. Infatti, la mattina il cielo è sereno. Dopo la solita abbondantissima colazione, usciamo per la vicina stazione della metro di Bayswater. Per andare a Greenwich ci sono diversi modi. Il più suggestivo e, col senno di poi anche il più conveniente, è via fiume con i battelli che partono da Westminster nella zona della London eye. Un modo più economico e diretto è la DLR oppure con la metro (Jubilee line stazione di North Greenwich). Scegliamo quest’ultimo. Tuttavia, il tempo che si guadagna in parte lo si perde, poiché la metro ferma a nord della penisola di Greenwich e, dunque, bisogna prendere il bus che in un circa 10-15 minuti arriva alla nostra prima meta: il museo navale. Il museo è gratuito ed è molto bello. Suddiviso per epoche, racconta di viaggi avventurosi, di colonie lontane, di commercio di schiavi e spezie, di avventure polari. Inerpicandosi sulla collina alle spalle del museo si può andare all’osservatorio dove c’è il meridiano che convenzionalmente separa est ed ovest: 0 gradi 0 primi 0 secondi. Lunga la fila di persone che si fanno foto sulla meridiana nelle pose più curiose. Non ci possiamo esimere e aspettiamo con pazienza il nostro turno. Intanto il bizzarro tempo inglese non si smentisce: comincia una leggera quanto fastidiosa pioggerellina. Mangiamo una deliziosa zuppa nel bar dell’osservatorio e ridiscendiamo a valle. Il borgo di Greenwich è delizioso, con tanti negozietti botteghe che vendono souvenir marinari. Ormai è pomeriggio, quindi ci affrettiamo ad andare al Cutty Sark, il leggendario veliero, la nave più veloce dell’epoca detentrice di molti record. Purtroppo, nel 2007 ha subito un devastante incendio che ne ha in parte distrutto lo scafo. E’ stato prontamente restaurato ed ingabbiato in una modernissima struttura di metallo e vetro. Visitiamo le stive e la coperta, con gli alloggi degli ufficiali. Prima che faccia buio vogliamo, come ultima cosa, vedere gli studios EMI di Abbey road dove registravano i Beatles e le famose strisce pedonali della copertina dell’omonimo LP del 1969. Nonostante io abbia con me degli appunti dove ho annotato come arrivare, prendiamo la DLR direzione stazione di Abbey road, senza nemmeno verificare, dando per scontato che sia quella: sarà forse la stanchezza accumulata nei giorni. Una volta trovata Abbey road noto qualcosa di strano: il quartiere è desolato, periferico e la strada è troppo piccola per essere la famosa Abbey Road della copertina del disco. Così fermo una coppia e il ragazzo mi conferma che siamo completamente fuori strada. Ci dice che l’equivoco accade molto spesso, e che molta gente arriva da quelle parti convinta di essere in quella “Abbey road”. Mi vengono in mente le parole che Sir Conan Doyle fa dire a Sherlock Holmes, personaggio con cui abbiamo iniziato questo soggiorno: “Non esiste niente di più ingannevole di una cosa ovvia, Watson”. Fa proprio al caso nostro. Incazzati neri, riprendiamo la metro da West Ham nella giusta direzione, sino a St. John’s wood (Jubilee line). E che siamo nel posto giusto lo testimoniano le foto della copertina di Abbey road sui muri ed il bar della stazione che si chiama “the Beatles’”. C’è già gente che si diverte ad attraversare le strisce tra le bestemmie delle auto in transito. Facciamo le foto e le riprese di rito sulle strisce e davanti agli studios e riprendiamo la metro per andare a cena a Covent Garden (Piccadilly line, stazione di Covent garden). Qui si respira tutta l’aria cosmopolita di Londra e l’atmosfera natalizia. C’è tanta confusione, ci sono molti artisti di strada e musicisti che si esibiscono. Compriamo del sapone purissimo in un negozio di spezie e ceniamo in un pub all’aperto. Il mio racconto termina qui.

Il giorno dopo siamo ritornati con un volo diretto per Napoli. Ringrazio quanti di voi sconosciuti lettori avete avuto la pazienza di leggere fin qui, magari apprezzando l’entusiasmo con cui ho voluto condividere la scoperta di una Londra inconsueta. Chi volesse maggiori ragguagli può contattarmi su Facebook (Giovanni Rossi Filangieri) o semplicemente scrivermi: giovanni.filangieri@tin.it.

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OUT OF LONDON - Londra fuori dagli schemi

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