Londra Dicembre 2007

Mica lo masticamo l’inglese noi….se lo magnamo…… Finalmente ho trovato qualche secondo di tempo per racchiudere nella mente le immagini e le emozioni di un viaggio che credo non dimenticherò mai più. L’idea di andare a Londra era nata un po’ per caso, in lecito sottofondo, sussurrando per non...
Scritto da: nellomar
Partenza il: 14/12/2007
Ritorno il: 16/12/2007
Viaggiatori: fino a 6
Spesa: 500 €
Mica lo masticamo l’inglese noi…Se lo magnamo… Finalmente ho trovato qualche secondo di tempo per racchiudere nella mente le immagini e le emozioni di un viaggio che credo non dimenticherò mai più. L’idea di andare a Londra era nata un po’ per caso, in lecito sottofondo, sussurrando per non farsi sentire. Ero da poco tornato dall’Irlanda, con il desiderio di ripartire ancora ben ancorato nel cuore, quando la mia amichetta sorella Simo mi propose l’affare. Ma tra il dire e il fare c’era di mezzo il mare e non mi preoccupai minimamente della risposta affermativa e affrettata che uscì fuori dalle mie labbra, quasi senza un esplicito controllo del cervello. La razionalità in fatto di viaggi non è cosa che mi concerne. Nonostante le mie finanze segnassero perennemente rosso e all’orizzonte non intravedessi nessuna opportunità d’impiego, mi lasciai sopraffare dalla bramosia della partenza. In realtà la proposta rimase sospesa nel limbo per molti giorni ancora…Fino a quando mi venne spiattellata al telefono da Simona, alla vigilia della cena a casa della Katia. Le mie certezze economiche erano ridotte allo stremo e vacillai enormemente in preda all’indecisione e risposi di no. Un NO strozzato in gola che pesava sullo stomaco più di mezzo chilo di peperonata con le cipolle. La serata portò consiglio…E di fronte ad una pinta di Guinness giunsi alla conclusione più ovvia. Fregatene dei soldi e parti… All’indomani, ancor prima di andare in bagno a far pipì, accesi il telefono e chiamai Simona che ovviamente aveva il telefono spento, dimostrazione che la fortuna è cieca, ma la sfiga ci vede sempre benissimo e per dimostrami di avere dieci gradi per occhio, mi fece trovare spento anche il telefono della Francy che si sarebbe dovuta occupare materialmente dell’acquisto on line dei biglietti aerei. Morale della storia…Dopo qualche sussulto riuscii ad unirmi alla comitiva in partenza, con l’esplicita minaccia di morte di tenere nascosto il tutto ad Andrea…Al quale il viaggio sarebbe stato regalato…

E così eccomi qui a raccontarvi la nostra avventura…

Il sabato precedente la nostra partenza, davanti ad un’invitante pizza, pianificammo il viaggio nei minimi dettagli, lasciando solo alla mia amata sorellina, per innegabili legami di sangue con il sottoscritto, di assistere ai preparativi della missione. La settimana trascorse lenta, come se si divertisse ad assistere alla nostra snervante attesa. Ma noi sapevamo come occupare gli spazi…C’era la valigia da preparare, le cose da comprare, l’attesa da condividere…

E finalmente giunse l’ora… Ci eravamo messi d’accordo nei minimi dettagli. Nonostante il ritardo della Simona, riuscimmo ad arrivare in aeroporto a Ciampino in perfetto orario e dopo aver ricercato secondo i severi parametri descritti nel manuale del giovane parcheggiatore, il posto più adatto dove collocare la nostra automobile (non a spina di pesce per evitare sportellate avventate), ci avviammo a fare il Check-in; il nostro volo Ryanair sarebbe partito alle 6,30. Dopo esserci guadagnati la prima fila per l’imbraco, ci sistemammo sulla navetta secondo il più classico schema zemaniano, con due ali veloci pronte a sfondare le difese avversarie. Non sapendo da quale lato si sarebbero aperte le porte, ci dividemmo in due: io ed Andy da una parte, Simmy e la Francy dall’altro. Toccò a noi scattare come due furetti verso la scaletta dell’aereo; i risultati furono eccellenti…E sfido le donzelle a negare…Avevamo praticamente invaso le file 6 e 7 dell’aereo. E così partimmo tra l’esclamazione dei romani non di Roma: AHOOOO…AN VEDI…SPETTACOLO!!!!! Dopo aver sorvolato le Alpi, un vero spettacolo della natura, le nuvole presero il sopravvento e il panorama divenne monotono. Tra le tante cose che avevamo programmato prima della partenza, era stato deciso ci acquistare sull’aereo il ticket per lo Stansted Express, che a detta di Francesca ci sarebbe costato di meno. Ma per un cataclisma cosmico, per quella giornata, solo per quella giornata, la promozione risultava inattiva.

L’atterraggio a Londra fu delicatissimo…E in anticipo sul tabellino di marcia…Accolto dal suono di trombe e fanfare. Dopo aver percorso modello Shining, gli infiniti corridoi con moquette dell’aeroporto, giungemmo al controllo documenti dove fummo smistati come pacchi postali. Io ed Andrea da quella tranquilla, Simona e la Francy da Cerbero…Nonostante tutto, trovai modo di farmi riprendere subito subito e invece d’imboccare l’uscita mi diressi in preda ad un trance ipnotico, nella direzione dalla quale era arrivato. Per la serie, la prima figuraccia della vacanza era stata inscenata e il protagonista dell’opera era il sottoscritto. Ci dirigemmo così al Change, per cambiare il nostro povero euro con mamma sterlina. Per 270 euro mi vennero consegnate 173,16 £ a cui dovetti immediatamente sottrarre 25,50 £ per il biglietto per lo Stansted Express e la cartina di Londra. Alle 9,00 in punto il treno partì dall’aeroporto e in 45 minuti scarsi giunse a Liverpool Street. Acquistammo immediatamente la Travel Card valida tre giorni per 16,40£ e il biglietto d’ingresso per il museo di Madame Tussauds per 18£. In meno di un’ora che eravamo arrivati a Londra avevamo speso 60 luccicanti sterline…Circa 90 miseri euro. Bagaglio al seguito ci dirigemmo verso la famosa linea metropolitana londinese. Per giungere al nostro Hotel in Gower Street dovevamo prendere la linea viola, la Metropolitan e scendere a Euston Square. Usciti dalla metro, decidemmo di fare affidamento sul nostro intuito circa la direzione corretta da seguire per giungere a destinazione. Dopo aver camminato per qualche centinaio di metri, ci rendemmo conto che stavamo andando decisamente fuori strada e cominciammo a chiedere. Dopo svariati tentativi andati a vuoto, tra cui un incontro ravvicinato con il fratello gemello di Gandhi, fermammo un tipo alquanto sveglio che a vederlo bene sembrava cresciuto a pane e cocaina. Nonostante tutto riuscì ad interconnettere quei quattro neuroni che gli restavano a fare l’eco nel cervello e ci spiegò che la direzione corretta da seguire era dall’altra parte…E questa vi giuro sarà un tormentone…Ogni volta cercavamo qualcosa…Sicuramente era dall’altra parte…

E così giungemmo al Ridgemount Hotel. Se avevo un idea di una tipica abitazione londinese..Beh…Era molto vicina a quella. Ci accolse un ragazzo, molto cordiale e gentile che oltre a darci la chiave del portone e della nostra stanza, la 31 al terzo piano, ci disse di accomodarci nel salottino adiacente, in attesa di prendere possesso della camera. Il salottino era piccolo ma accogliente, con infinite scatole contenenti addobbi di Natale…Per un albero ancora non preparato. Trovammo anche un computer collegato ad internet al quale Andrea non seppe resistere…E una fantomatica macchina del caffè. Dopo aver praticamente sparso un chilo e mezzo di zucchero sul piano della macchina, riuscimmo nell’intento di sgrovigliare il nocciolo della matassa e prendemmo il nostro caffè…In realtà Simona presa un latte macchiato. To Shaker chiese la Francy al simpatico ragazzo…E la risposta oltre che apparire semplice ci sembrò oltretutto ovvia. Dovevamo roteare manualmente e delicatamente il bicchiere. Ci sedemmo sul divanetto scoprendo con l’entusiasmo dei bambini di fronte al pandoro farcito, la versione londinese del nostro Monopoli che altro non poteva chiamarsi che Monopoly; al posto di parco Vittoria trovammo Hyde Park…

Non appena la nostra camera fu pronta, ci incollammo il bagaglio e salimmo al terzo piano. La stanza era pulita e confortevole, niente di eccezionalmente lussuoso, ma accogliente. Il letto matrimoniale venne occupato ovviamente da Simona ed Andy, mentre i lettini per i bimbi vennero occupati dal sottoscritto e dalla Francy. Dopo esserci rinfrescati un pochino e pagato anticipatamente il conto (48£ a testa per due notti…Colazione inclusa) partimmo finalmente all’avanscoperta della città. Ci recammo alla fermata metro Euston Square e prendemmo la linea gialla, la Circle e scendemmo alla fermata Tower Hill. La Tower of London è un complesso costruito nel medioevo e composto da diversi edifici fortificati che nel tempo sono stati usati come fortezza, polveriera, palazzo reale e prigione per detenuti di famiglie nobili. Appena giunti sulla passeggiata panoramica sul Tamigi, a pochi metri dal Tower Bridge, ci fermammo a comprare un panino da Paul, un venditore ambulante, che volgarmente a Roma sarebbe stato chiamato lo zozzone. Per un panino con il prosciutto e una bottiglia d’acqua, spesi 5,55£. Dopo svariate foto con il Tower Bridge come sfondo, ci avviammo verso il ponte con il disperato desiderio di un caffè. Dopo essere stato inglobato da una scolaresca di pinguini, nell’ultimo arrembante tentativo di fotografare il ponte dall’ennesima prospettiva, mi ricongiunsi alla ciurma e seguendo il fiuto da cane da caffè della Francy, optammo per il Manga…Non so la ispirava. Primo e conflittuale incontro ravvicinato con la brodaglia inglese…Dell’espresso c’aveva solo il nome…Ma che vuoi paese che vai usanze che trovi…E così fiduciosi che alla prossima sarebbe andata meglio risalimmo sul ponte e ci apprestammo a raggiungere la fermata del mitico 15. Da lontano non persi l’occasione di fotografare ancora una volta il Tower Bridge che assunse l’attuale aspetto solo nel 1208, quando venne ricostruito sulle macerie del vecchio ponte in legno distrutto dai Vichinghi. Per cinque secoli rimase l’unico ponte di accesso a Londra.

Il 15 ha la sua ragion d’essere…È per un turista il primo impatto con la straordinaria dinamicità e bellezza del centro della città. Beccammo la vettura vecchia, quella da prendere al volo e ci precipitammo a conquistare il primo posto al secondo piano dell’autobus. Passammo così in rassegna la Cattedrale di Saint Paul, dove si sono sposati il principe Carlo e Lady D, la City, Trafalgar Square, Piccadilly Circus e la coloratissima e superaddobbata Reaent Street, fino ad arrivare al capolinea del 15, a Paddington. Una volta scesi dall’autobus chiedemmo per la fermata metro Paddington, che rappresentava il nostro punto di riferimento per raggiungere il Museo di Madame Tussauds in Baker Street. In prima battuta ci dissero di andare dritti e girare alla prima a sinistra ma poi, mentre ci apprestavamo a chiedere ulteriori informazioni ad un passante, il signore della prima istanza, quello che ci aveva detto di andare dritti, ci invitò a salire sul suo pulmino; ci avrebbe portato a destinazione. Ringraziammo per la gentilezza e ci accomodammo; dopo qualche centinaio di metri che camminavamo, squillò il cellulare del gentile signore. Cominciò un tormentato dibattito con l’interlocutore dall’altro capo del filo in una lingua che tutto sembrava meno che inglese…All’unisono avremmo deciso poi si trattasse di rumeno. Comunque…Giungemmo a destinazione sani e salvi e ci mettemmo alla ricerca della tanta agognata Baker Street. Dopo aver rispettato a puntino la regola del “Dall’altra parte” ci ritrovammo praticamente di fronte al Museo. Dopo aver placcato il fratello di Arnold per una foto di gruppo dinanzi le famosissime cabine telefoniche rosse, ci apprestammo ad avere un secondo incontro ravvicinato con il caffè londinese. Ci infilammo in un locale adiacente l’entrata al museo e ordinammo i nostri quattro caffè e per quanto potessimo insistere sullo SHORT dell’espresso, ci venne servita sempre la solita brodaglia inglese… Pagai io (per la serie 5,20£) e ci apprestammo ad entrare al museo… Il fratello di Arnold…Quello della fotografia alle cabine, era in realtà il PR del Museo…E dopo aver fatto finta di controllare i nostri zainetti…Chiedendoci se portassimo bombe, coltelli, razzi e granate…Ovvio…Chi non pensa di imbottirsi di tritolo prima di andare a visitare un museo…Ci fece entrare. Ad accoglierci venne niente popò di meno che Liz Taylor. Le varie statue di cera erano disposte ovunque nella sala, mischiate con le persone vere…E bisognava fare attenzione…Per non rischiare di abbracciare una ragazza vera e prendersi un ceffone sul viso o al contrario chiedere informazioni ad un ammasso di cera plasmata. Ed è proprio quello che accadde alla nostra Francy: la fanciulla cominciava ad infastidirsi della ragazza con teleobbiettivo modello paparazzo che stava li da un quarto d’ora a fotografare Will Smith e Penelope Cruz impedendo a chicchessia di fare altrettanto. Guarda tu sta rompi palle..Sta li, immobile, con sto mausoleo in mano da un quarto d’ora. La verità è che la ragazza rompi scatole..Era anch’essa una statua di cera!!!! I personaggi famosi presenti in sala erano molteplici: da Stallone a Gorge Clooney, da Di Caprio a Brad Pitt, da Robin Williams a Jonny Depp (per il quale la Francy avrebbe tranquillamente ceduto la tredicesima), da Spielberg a Marlon Brando…Senza dimenticare le belle donne, Jennifer Lopez (con la quale si è fatto un po’ come ci pare…Pacche sul sedere e palpate sulle tette), Madonna, Naomi Campbell ed una fiammeggiante Nicole Kidman. Molto belle anche la ricostruzione di Shreck e biscottino, Charlin Chaplin ed Alfred Hitchcock. Proseguendo il percorso incontrammo anche personaggi della storia recente come Hitler, Saddam ed Arafat, personaggi della scienza come Einstein e Darwin o della poesia come Shakespeare. C’erano anche le statue di Papa Giovanni Paolo II e di Ghandi. Oltre agli inevitabili personaggi della casata reale, Carlo e Camilla, la Regina Elisabetta e i principini Henry e Williams, non poteva mancare Lei…Lady D, talmente vera da far accapponare la pelle. Anche lo sport e la musica non potevano mancare e così incrociammo le statue di Beckam e signora, di Mohamed Hali, dei Beatles e di Freddy Mercury. La rassegna si concluse con una passeggiata su un trenino che ti faceva visitare la Londra dell’ottocento. Usciti dal museo invece che prendere la metro, decidemmo di aspettare l’autobus che ci avrebbe riportati in centro. Optammo per il 13 che ci avrebbe dovuti riportare dalle parti di Piccadilly Circus. Mentre percorrevamo a ritroso Regent Street restammo incantati dagli addobbi natalizi. Grandi palle colorate erano appese in aria e cambiavano di continuo colore, come le lucette viola sugli alberi o rosse sui palazzi e le vetrine…Niente a che vedere con gli addobbi squallidi di Roma…Purtroppo. Faceva molto freddo ed una bella tazza di thè ci ispirava profondamente. Dai dettagliati appunti della Simmy, spiccava un pub museo…The Sherlock Holmes Museum. Scendemmo dalle parti di Piccadilly Circus e nel ben che non si dica…Senza neanche sbagliare strada una volta, ritrovammo il locale. All’interno c’era molta confusione, con tante persone in piedi a bere la loro birra, con le cravatte del lavoro ancora ben infiocchettate al loro collo. Nonostante facesse un freddo boia, notammo delle persone sedute fuori a degustare la loro pinta quotidiana…Mamma i brividi se ci ripenso. Salimmo al piano superiore…Dove pensavamo di poterci sedere a prendere un thé…Ma imparammo presto che è sacrilegio chiedere un thé alle sei del pomeriggio a quelle longitudini. Un pochino delusi ma per niente rasseganti riprendemmo il nostro pellegrinaggio. Riprendemmo il 15…Mamma come ci piaceva sto pulman e tornammo da dove eravamo venuti ovvero alla Tower of London. Attraversammo a piedi il Tower Bridge per arrivare dalla parte opposta del Tamigi. Scendemmo attratti dalle luci calde delle bancarelle e ci ritrovammo nel bel mezzo di una festa bavarese. Prendemmo vino caldo ed Hot Dog…Tanto per calmare un pochino la fame e poi comprammo dei dolcetti (rigorosamente senza cocco…E quindi ne abbiamo dovuti scartare più dell’80%…Causa rifiuto organolettico della nostra Francesca). Mangiammo seduti sulle panche all’aperto…Stavamo entrando a far parte delle loro incredibili abitudini climatiche. Ma non resistemmo moltissimo… Era ormai ora della pappa…Andy mi stava diventando nervoso per la fame. Dalla mitica guida di Londra di Francy tirammo fuori dal cilindro un locale che si trovava dalle parti di Piccadilly Circus. Si mangiava italiano e si spendeva poco. Riattraversammo il ponte e ci dirigemmo di nuovo alla fermata del 15; scendemmo a Piccadilly Circus. Chiesi ad Andrea come regalo di Natale, uno di quei mega schermi per la mia camera, ma credo che per quest’anno dovrò desistere dallo sperare. Bando alle ciance; in una stradina laterale trovammo il tanto agognato ristorante di cui non rammento il nome (per maggiori dettagli consultare la guida rapida della Francy) e attratti dal vinello di Frascati a 9,95£ entrammo. Un omone dall’aspetto bellicoso venne incontro ad Andy chiedendogli How many people? Andrea lo guardò interdetto come a dire…A BELLO…MA CHI TE CAPISCE…AL MASSIMO TE SO DI GRAZIE…DENGHIU!!!!! Ma rispose Simmy…Eravamo decisamente in quattro. Ci mise di lato la porta e io mi dovetti spostare per non rischiare il colpo della strega all’uscita del locale e mi posizionai a capotavola. Dopo aver studiato il menù nei minimi dettagli per evitare brutte sorprese ci decidemmo ad ordinare. Una cameriere cinese…O penso fosse cinese..Mi sembrano tutti uguali, prese così le nostre richieste. 3 cotolette alla milanese (e sottolineo c’era scritto proprio così) con patate e un filetto di salmone con insalata per la Francy. Avevamo accuratamente evitato i primi…Tanto ce li avevano sconsigliati. Da bere acqua e birra Peroni (ebbene si…Birra italiana). Quando ci servirono le nostre pietanze…Non oso neanche immaginare che faccia abbiamo fatto. A fianco alla cotoletta, ci ritrovammo gli spaghetti al ragù. A parte l’abbinamento…Ma erano talmente scotti che se li spiattellavi contro la mattonella della cucina restavano attaccati…Come dice la pubblicità della Master Card??? Gustarsi la faccia schifata di Andrea non ha prezzo per il resto c’è Master Card…Per la serie Maccherone tu m’hai provocato e mio me te magno…

Con molta fatica riuscimmo a mangiare la cotoletta e le patate ma anche la Francy ebbe il suo ben da fare con la maionese nell’insalata…

Chiedemmo ad una cameriera di Pesaro (che parlava quindi italiano) se gli spaghetti facessero parte del piatto. Temevamo di esserci spiegati male. Ma in realtà gli spaghetti erano di contorno e questo sta ad un italiano come il the alle sei sta per gli inglesi: SACRILEGIO!!!!!!!!!! Prendemmo il dolce ed il caffè (decente) e chiedemmo il conto (11 sterline).

Nella strada di fronte al locale notammo un via vai di Limousine di tutti i colori e forme…Mamma che figata. La nostra attenzione venne però rapita da un vociare massiccio che veniva alla nostra sinistra. Ci dirigemmo da quella parte e notammo un mini parco giochi con un braccio meccanico che cercava inesorabilmente di far vomitare le persone con un’incredibile accelerazione centrifuga. Eravamo praticamente distrutti…Soprattutto il sottoscritto che non dormiva praticamente da 48 ore. Ce ne tornammo quindi in albergo. Doccia rapida e poi tutti a nanna. Sonno profondo…Tranne per la mia sveglia che avevo dimenticato di disattivare dalla mattina precedente…Che è suonata alle 2,15…Le 3,15 italiane.

Con molta fatica ci svegliammo alle 7,15…Un’intensa giornata ci aspettava. Scendemmo giù per la colazione. Il fratello gemello dell’omino sempre in ritardo di Alice nel paese delle meraviglie, con due guance rossissime ci servì succo d’arancia, latte e caffè, toast con burro e marmellata, bacon ed uova. Rinfrancati dalla lauda colazione ci mettemmo in marcia. Prima tappa Westminster. Sovrastata dall’imponente Clock Tower, su cui si trova il Big Ben, da sempre considerato uno dei maggiori simboli di Londra, si trova la Houses of Parliament, ricostruita dove si trovava il vecchio Palace of Westminster, originario dell’XI sec., quasi totalmente andato distrutto a seguito di un incendio.Dietro il parlamento si trova la Westminster Abbey, l’imponente Abbazia in stile gotico costruita intorno al 1050 dove si svolgono le principali cerimonie religiose della famiglia reale. Prendemmo il 24 che dopo essere transitato a Trafalgar Square si è diretto spedito dalle parti della Westminster Abbey. Dall’altro lato della stada si trova la Houses of Parliament. Attraversammo il Westminster Bridge e ci recammo dall’altra parte del Tamigi per scendere ai piedi della gigantesca ruota panoramica. Un vento gelido tagliava la faccia tanto che ero imbacuccato come l’uomo delle nevi…Cappello di lana, cappello della giacca e guanti. Se piangevi le lacrime si sarebbero sicuramente congelate. Era l’ora del caffè: entrammo in un locale il cui nome c’aveva a che fare con il Manga, ma sono sicuro che non si chiamasse esattamente così ed ordinammo le nostre brodaglie. Per quattro scalda interiora…La povera Simmy pagò niente popò di meno che 7,5 sterline…MY BALLS…Traduzione…Mei Coglioni… Acquistammo il biglietto per la London Eye, una ruota panoramica alta più di 140 metri…15 Pounds…ARI-MY BALLS.

Un tipo fighissimo, una via di mezzo tra Will Smith e Michel Jackson ci chiese se portavamo con noi coltelli. Anche se fosse… Pensa che qualcuno glielo direbbe…Senza un suo esplicito e materiale controllo???? Ci mettemmo in fila e ci fecero salire a gruppi di 10. Il panorama da lassù era sensazionale, Londra era ai nostri piedi e il Big Ben se ne stava buono sotto di noi. Dopo aver dato sfoggio del diploma di scatto incessante, dopo un lungo apprendistato al seguito della Ciccina Manù (lei sa perché), con tante foto scattate, ci siamo rilassati un secondo sospesi nell’aria. Una volta a terra, ce ne filammo rapidi rapidi verso la metro, il cambio della guardia a Buckingham Palace stava per iniziare. Prendemmo la linea verde, la District, per una fermata da Westminster a St James’s Park. Alle 11,30 in punto eravamo a destinazione, in tempo per assistere all’inizio della cerimonia. Ci mettemmo dall’altro lato del palazzo in posizione tutto sommato centrale ed aperta alla visuale. Se consideriamo che oltre a noi c’erano altre duecento mila persone, ci andò di lusso. La cerimonia non durò tantissimo ma fu bella ed emozionante. All’uscire del battaglione smontante ce ne tornammo alla metro. Destinazione Covent Garden. Una solo fermata della linea gialla, la Circle, fino a South Kensington e poi la linea viola, la Piccadilly, fino a Covent Garden. A Covent Garden trovammo un fervore di persone incredibile, per camminare si doveva fare a gomitate. Il mercato di Covent Garden era ricco di addobbi natalizi e delle strane palle di Natale gigantesche erano collocate di lato all’entrata. In una stradina laterale al mercato trovammo il negozio di thé di cui tanto ci aveva parlato la Francy: The Tea House. Un fragore di odori e un infinità di tipi di thé diversi erano di fronte ai nostri occhi: thé alla cannella, thé verde, thé alla vaniglia ecc.. Ecc…Ecc.. Praticamente svaligiammo il negozio. Usciti dal negozio avvertimmo uno strano languorino provenire dalle nostre pance. Dopo un paio di tentativi andati a vuoto, in tipici pub inglesi, tutti stamaledettamente pieni, ci rifugiammo dal venditore ufficiale di cubetti di colesterolo: zio Mc. Dopo aver ingurgitato il nostro panino ci dirigemmo alla National Gallery. L’entrata alla National Gallery era gratuita e soprattutto era a due passi da noi. Stavamo infatti dalle parti di Trafalgar Square. E’ il tempio dell’arte europea dal 200 al 900. All’interno si trovano opere di Leonardo, Michelangelo, Tiziano, Tintoretto, Velàzquez, Goya, Rembrandt e Picasso. Cosa sorprendente, ho scoperto che esistono due Virgin of Rock. Di fronte alla mia perplessità (me la ricordavo a Louvre) la Francy mi svelò, illuminandomi, l’arcano. Era giunta così, per noi maschietti, la tanto temuta ora di Harrods…Ovvero dello Shopping. Prendemmo il 14 e scendemmo alla fermata Knightsbridge. Harrods: via Torino più la Rinascente(vedere vacanza milanese del 2003) elevato al quadrato tutto in un unico enorme palazzo. Un concentrato di shopping da far rabbrividire la più avara delle donne. All’entrata s’incontra subito il reparto profumeria e l’angolo gastronomico. Decidemmo così di proseguire il nostro giro e salimmo al secondo piano dove avremmo dovuto trovare la Christmas Room. Un’infinità di palle e addobbi di Natale vari si trovava a nostra disposizione. Ma credo fermamente che Harrods sia fuori portata anche per gli inglesi. Comprai un palla di Natale di colore arancione a 2,95 £ da regalare a quella proteasi della mia collega Antonella…E chi la voleva sentire al ritorno. Chiesi alla commessa una confezione di Natale…A Christmas package for a gift…E nonostante il lusso sfrenato e l’eleganza ostentata… I pacchi regali di Sephora al Forum Termini di Roma rappresentano un capolavoro. Mi avvolse il regalo in carta bianca antiurto e lo infilò così com’era in una busta con la scritta Harrods. Bella roba pensai e dovetti anche dirle di tagliarmi il prezzo…Cut the price please…Le gridai…E meno male che capì…Anche se ho poi ho scoperto che cut the price significa fare lo sconto. Avrà pensato…GUARDA STO PULCIARO…PER 2,95£ CHIEDE PURE LO SCONTO. Beh fatti suoi…Con Andrea salimmo ai piani superiori e ci accordammo con le pupe per rincontrarsi all’entrata alle 8,00. Ai piani superiori incontrammo di tutto, dai tappeti persiani, ai letti, ai mobili, ai motorini, agli articoli sportivi e tant’altro. Tra l’attrezzatura sportiva c’erano le palline per il golf. Voglio vedere quanto pesa dissi ad Andrea e cominciai a soppesarla. Ma come nelle più classiche delle figure di m…Eccoti la pallina che cade e comincia a rimbalzare ovunque nella sala. E dal soffitto scese la freccia che indicava…Il coglione è qui prendetelo non fatevelo scappare e già mi vedevo preso per un orecchio e buttato fuori a pedate. Ma non successe. Visto lo scampato pericolo ci rifugiammo nel più tranquillo reparto abbigliamento, per poi ridiscendere. Dinanzi la sala musica rincontrammo le ragazze e dopo che la Francy ebbe comprato un CD con le canzoni di Natale in inglese scendemmo al pianterreno. Le ragazze cominciarono una lenta danza di corteggiamento per una penna con i gatti. La compro…Non la compro…La compro…Non la compro…E sapete come è andata a finire…L’hanno comprata e per Simona era il secondo gadget miaomiao…Dopo la teiera comprata (anzi regalata da Andy) nel negozio di thé. Era ora di andare a mangiare…Ma dove? Decidemmo di andare a Soho e prendemmo il 14, ma saltammo la fermata e scendemmo a Tottenham Court. Faceva molto freddo e dall’iniziale idea di farci a ritroso il piccolo tratto di strada fino a Soho, passammo al piano bis. Ci fermammo in un locale in Tottenham Street, un tipico Pub inglese. Salimmo al secondo piano e ci accomodammo e dopo aver atteso qualche secondo il cameriere per l’ordinazione optammo per il fai da te. Io ed Andy ci imbarcammo in un avventura linguistica senza precedenti. Senza spiccicare una parola d’inglese, riuscimmo nell’intento di effettuare un ordine. Scendemmo al piano interrato ed ordinammo quattro Hamburger con patatine, due birre medie, una water bottle without gas and a coke (35 sterline per la cronaca). Dopo aver mangiato ci rimettemmo in strada e cominciammo a camminare per raggiungere Soho. Prima di arrivare entrammo in uno dei tanti Caffè Nero che avevamo incontrato sparsi nella città. Solita brodaglia e poi di nuovo in strada fino a Soho, il quartiere multietnico e soprattutto gay di Londra. Non faticammo più di tanto ad accorgersene…I fricchettoni a passeggio erano molteplici e camminavano mano nella mano e si baciavano liberamente senza che nessuno si scandalizzasse. Incrociammo anche diversi locali gay..Ma filammo dritti con l’intento di tornarcene a Piccadilly Circus. E così andammo alla fermata dell’autobus per prendere il primo pulman utile per Piccadilly. Salimmo sul primo autobus utile e arrivammo in Regent Street. E’ qui che maturò l’idea folle delle fanciulle. Perché non ci facciamo il giro sul 15 fino a Padington e poi ritorniamo indietro fino alla London Tower? Si possono contraddire due signore? Assolutamente NO, anche solo per non doversi sorbire poi il muso per le successive 48 ore…E così acconsentimmo. Salimmo sul 15 e giungemmo al capolinea, lo stesso al quale il giorno prima eravamo scesi per andare al museo di Madame Tussouds. L’autista gridò The late stop…Ma noi, che avevamo l’intenzione di ripartire al contrario facemmo finta di niente… The Late stop ripeté ancora una volta l’omino e alla terza sbroccò cominciando a tirare cazzotti sulla cappotta del proprio abitacolo per farci scendere. Fu Simona che andò in avanscoperta seguita da tutti noi. An other round..Again… disse e l’autista avrà pensato…Beh..Questi sono scemi…E si mise a ridere. Riconquistammo il primo posto al piano superiore e da li a poco ripartimmo e andammo dritti e spediti fino alla London Tower. L’intenzione era quella di scendere e prendere la metro fino a Euston Square…Ma sorpresa delle sorprese…Per quella sera la metro era chiusa. Caspita e ora che si fa? Riprendemmo il 15 naturalmente…E scendemmo a Trafalgar Square. L’idea era di aspettare il 24 che ci avrebbe riportati dritti dritti davanti l’albergo. Dopo qualche minuto passò l’autobus e salimmo convinti che da li a breve saremmo stati sotto le coperte…Ma così non fu. Gower Street è una strada a senso unico e quindi il 24 passa di li solo in direzione Trafalgar Square. Al ritorno la sfiora, ma non ci passa. Ci ritrovammo così nella tetra periferia londinese..Al freddo, stanchi morti e con un sonno da paura…Ma meno male che il 24 al contrario passò dopo poco e così alle 4,00 di mattina giungemmo in albergo. Rapida doccia e tutti a nanna.

La mattina seguente dopo aver fatto la colazione, abbondante come il giorno precedente, ci recammo al British Museum in Great Russel Street, a 100 metri esatti dal nostro albergo. Avevamo deciso di fare un salto rapido rapido, tanto per dire che c’eravamo stati. Visitammo sia la sala egizia, con i suoi infiniti sarcofagi e vecchi papiri (la sala con le mummie era chiusa per allestimento), la sala del Partenone (mamma..Ma c’è rimasto qualcosa ad Atene?) e la sala romana…Come da programma, dopo un’ora esatta, come se fosse suonata la campanella della scuola, la Simmy chiamò tutti a raccolta e ci mise in fila per due e ci portò fuori. C’era un bel sole…Che evento strano per Londra. Ci scattammo una bella foto con il British alle spalle e ci riversammo in strada, giungendo fino ad Oxford Street. C’erano i saldi…E paradosso dei paradossi, trovammo veramente degli affari. Una felpa della Lonsdale mi costò 9,95 sterline. Svaligiammo un altro negozio di thé (il Whittard of Chelsea) e decidemmo di andare a pranzo. Andammo da pizza hut, convinti che almeno la pizza fosse universale…Ma ci sbagliavamo. Ci mettemmo seduti e nel mio inglese mangereccio chiesi cosa significasse medium…What does it mean..Medium? Ci fece segno di una pizza di diametro normale…Una classica e semplice pizza al piatto…E ne chiedemmo tre medie e una personal per Francesca. La ragazza ci guardò con occhi sgranati…Quasi gli avessimo chiesto di spogliarsi li davanti a tutti…E’ per due persone ci disse…Ma noi imperterriti confermammo l’ordinazione. Da bere ordinammo acqua e una pepsi per Andy. Nel giro di un quarto d’ora avevamo dinanzi i nostri occhi la pizza. La ragazza ci disse che la pepsi era illimitated… ne avremmo potuto ordinare anche un ettolitro…Avremmo pagato sempre uguale. Un macigno sullo stomaco. Una pizza margherita condita con sugo di cipolle…Bla…La digerii tre giorni dopo..Ci risultò alquanto PESANTEEEEEEEEEEEEEEEEEE!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! All’ultimo pezzo stramazzammo tutti..Io riuscii a finirla, ma Simona ed Andy no. In compenso ordinarono un chesecake. Chiedemmo il conto (40 sterline). Avevo finito i soldi. Primo debito della vacanza: 10 sterline a Simona. Tornammo in albergo, recuperammo le valigie e poi di corsa fino alla fermata metro Euston Square e da li fino a Liverpool Street. Lo Stansted Express partiva alle 14,50 e riuscimmo a prenderlo. Nel tragitto fino all’aeroporto ne approfittammo per scrivere le cartoline …Tra cui quella a Max e Dany…Sulla quale per una caso strano…Il francobollo si appiccicò storto, in PENDENZA per l’esattezza… Facemmo il check-in e poi ci recammo alla dogana. Io passai indenne (anzi quasi…Vedere sangue al dito), mentre Andrea me lo palpeggiarono per bene, anche i gioielli di famiglia gli spolverarono. Gli zainetti di Francesca e Simona vennero ritenuti sospetti e vennero aperti..Ma poi capito l’arcano (il thé) le fecero passare. Ci tolsero le scarpe a tutti e le passarono ai raggi X. Di corsa fino al gate d’imbarco che era già aperto e poi finalmente in aereo. Riuscimmo a trovare dei posti poco dopo l’ala. Partenza in orario ed arrivo (alquanto movimentato) con dieci minuti di ritardo. Mi dovetti far prestare 2 euro per l’autostrada da Andy, ero praticamente senza soldi. Recuperammo i bagagli e ci avviammo verso l’uscita…Andrea mi guardò e sorridendo mi disse…CAMON BOY…E poi aggiunse mica lo masticamo l’inglese noi…Se lo magnamo… Enrico



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