London Eye, una meraviglia

Tre giorni a Londra, ammirando la città dall'alto del London Eye e dello Shard, camminando nel Southwark e lungo il Bankside, girando nel traffico metropolitano sui famosi bus rossi a due piani
Scritto da: airada
london eye, una meraviglia
Partenza il: 26/04/2013
Ritorno il: 29/04/2013
Viaggiatori: 4
Spesa: 500 €
Ascolta i podcast
 
LONDRA: per me questa città è come una matrona, bella, giunonica, possente, altera, monumentale ed elegante, che ti acchiappa, ti inchioda e blocca la tua attenzione, costringendoti a guardarla mentre ti offre le sue bellezze. E tu rimani fermo ad ammirarla, apprezzandola, lodandola, pur senza emozionarti da morire. Non ti affascina come Parigi, che ti lusinga, flirta con te e ti fa girare la testa con il suo charme; né ti intriga come Berlino, con il suo fascino tenebroso, psicologicamente inquietante. Così mi sono sentita visitando Londra.

LONDON EYE: il punto “clou” di questo week end è stato salire sulla London Eye. Ero eccitata come una ragazzina già dal film a 4 D che ha preceduto l’esperienza: è come se fossi entrata in una favola. In realtà, come ho letto da qualche parte, man mano che la ruota girava e mi sollevava lentamente sulla città, mi sentivo come Peter Pan che volava su Londra. Era come se fossi diventata un esserino alato che guarda tutto dall’alto, da una percezione fantastica. La differenza con le visuali degli altri grattacieli famosi (Shangai, Empire, Torri gemelle) è proprio il movimento: il panorama non è statico, anche se sfavillante di luci e scenografico, ma ti muovi pian piano, ti elevi, cambiando continuamente il tuo punto di percezione. E’ un’esperienza da non perdere.

CLIMA: credo non ci siano a Londra (ma ormai dovunque) stagioni ben definite. Io, a fine aprile, ho trovato molto freddo (tipo inverno nostro), specialmente per il vento gelato. Per fortuna solo uno scroscio di pioggia di pochi minuti. Sole e nuvole in alternanza.

PRESE: ho usato le prese elettriche di tipo inglese (naturalmente) a tre fori.

VALUTA: per mia comodità ho cambiato qualche sterlina in Italia prima di partire (circa 1 euro=0,83 pound), ma a Londra si può cambiare dovunque, dall’aeroporto alle macchinette ATM o in banca.

Parto con 3 amiche, acquistando il biglietto da Pescara con Ryanair, a circa 100 euro. Prenoto hotel Apex City of London, su Expedia, con un’offerta di circa 70 euro a testa, in camera doppia, senza colazione. L’hotel, quattro stelle e situato nella City, si rivela, per me, situato in ottima posizione.

È la seconda volta che vado a Londra e scelgo di trascorrere questi 3 giorni in libertà, preferendo di non visitare musei, ma di girare la città e guardarmi intorno, soprattutto per ammirare i contrasti tra monumenti antichi e edifici moderni.

1° giorno: venerdì 26 aprile – Pescara-Londra (Stansted)

Finalmente parto dalla mia città, Pescara, evitando lo scomodo spostamento a Roma. L’aeroporto è moderno, ma non ho molto tempo per guardarmi intorno. Decidiamo di comprare, qui in aeroporto, il biglietto del bus Terravision (Stansted-Liverpool Station). Costa la metà rispetto al treno (circa 15 pound contro 28, ma il prezzo varia a seconda di dove si acquista) e la signorina del banco ci prenota anche l’orario (dicendoci che, se per caso arrivassimo più tardi, potremmo prendere la corsa successiva). Ryanair è molto capillare nel controllo del bagaglio, che deve essere di massimo 10 chili ed assolutamente uno solo (borse da signora, pc ed altro, devono entrare nella valigia, che a sua volta deve incastrarsi bene nell’apposita gabbietta-misuratore). Prendiamo il volo FR 983 delle 11.25 e ci sediamo (a caso) in aereo. L’interno è tutto giallo e blu: naturalmente cibo e bevande sono a pagamento e, per cercare di guadagnare di più, vendono persino dei biglietti di “gratta e vinci”!Le due ore e mezzo passano velocemente. All’arrivo cerchiamo subito il terminal di Terravision e siamo accolte da un vento gelato. Scopriamo che l’orario prenotato delle 14 è, all’andata, puramente indicativo e siamo convogliate in una lunghissima fila, che ci costringerà ad attendere oltre un’ora e mezzo prima di salire sul bus.

La zona di Liverpool Station è già carina: spicca subito il famoso Gherkin, soprannominato “il cetriolo” (costruito, a forma fallica, nel 2004 dall’architetto Norman Foster), inserito tra i palazzi più antichi, come tutte le altre strutture moderne di Londra. Questo contrasto è per me di grande effetto. E’ tutto ricoperto di vetro, che forma tanti rombi, disposti in fasce trasversali, con alternanza di zone più scure e più chiare: sembra un enorme proiettile che punta verso il cielo.

Siamo affamate e, prima di andare in hotel, facciamo una sosta nel negozio “Pret a manger”, una famosa catena inglese di fast food, che vedremo dovunque nei giorni successivi. Ci sono pizzette calde, panini, muffin, buone macedonie ed ottimi succhi di frutta naturali. Rifocillate, entriamo nella stazione di Liverpool street (che ha una struttura moderna appoggiata su un edificio antico) e “ragioniamo” su quale sia la migliore carta-trasporti. Il sistema è abbastanza complicato perché qui i mezzi pubblici constano moltissimo (1 corsa metro=4.50 pound!) e alla fine optiamo per la Oyster card, ricaricabile, che ha un costo di attivazione di 3 pound ed uno di cauzione di 5. Con questo sistema, quando si prende un mezzo, ogni corsa costa meno del biglietto normale e non si spende più di 8 pound al giorno (per allinearsi con il giornaliero che costa 7.30). Insomma è una giungla! Con la metro gialla circle, arriviamo, in 2 fermate, a Tower Hill. Appena uscita all’esterno mi trovo davanti la bellissima vista della Torre di Londra, imponente ed affascinante costruzione che avevo visitato nel mio precedente viaggio. C’è il sole e attraversiamo i Trinity Square Gardens, molto carini e con un’atmosfera rilassante: scopro in seguito che erano il luogo per le esecuzioni dei condannati della Torre! Sulla destra un imponente edificio, sede delle autorità portuali di Londra. In pochi minuti arriviamo al nostro hotel Apex City of London. All’ingresso ci accoglie una simpatica statua di… una mucca colorata (non so perché). La nostra camera è abbastanza grande, comoda e moderna, con un bel bagno, ma ha una grande pecca: una sola finestra posta sul soffitto e coperta con una tendina bianca trasparente, che farà passare la luce fin dall’alba!

Sono già le 18 e usciamo quasi subito: vicino all’hotel ci sono vari locali per la colazione di domani e. girando l’angolo, c’è la fermata del bus n.15, comodissimo (anche notturno) che ci porta in centro. Finalmente salgo per la prima volta sul famoso bus rosso e vado proprio al piano superiore, per avere una migliore visuale. Attraversiamo Cannon street e passiamo davanti alla famosa St.Paul Cathedral, poi Fleet Street (che diventa Strand) e, sulla destra, l’enorme edificio della Royal Courts of Justice, veramente bello. Scendiamo di fronte al famoso Savoy Hotel e finalmente camminiamo nel “cuore” della città: intorno a noi una marea di italiani (forse per i numerosissimi voli low cost del fine settimana!). Scendendo verso Charing Cross, inizio a notare numerosi pub, già pieni di giovani che bevono principalmente birra e affollano l’esterno. Sono molto carini tutti, anche se molto simili. Di colpo ci ritroviamo davanti al bellissimo scenario del Tamigi, con il Golden Jubilee Bridge, pedonale, che iniziamo a percorrere per scattare delle foto. Iniziano ad accendersi delle luci: di fronte spicca la famosa ruota (London eye), in lontananza si vede il Big Ben e tante barche che scorrono lungo il fiume. Bellissimo.

Risaliamo lungo la Northumberland Street, molto elegante, con lussuosi hotel e palazzi, ed arriviamo, ormai all’imbrunire, alla bellissima Trafalgar Square, proprio di fronte alla colonna di Nelson, che si erge, altissima, con quattro grandi leoni alla base. C’è un festoso chiasso di musica e voci, perché sta passando uno sciame di gente in bici, skate ed altri strani mezzi, una specie di corsa. Sullo sfondo la National Gallery (visitata nel mio viaggio precedente), con il suo portico colonnato e due zampillanti fontane sul davanti. La piazza è molto scenografica ed allegra, con un musicista reggae di strada che canta “no woman no cry”. Iniziamo ad aver fame e ci dirigiamo verso la zona di Covent Garden. Al lato NE della piazza spicca una chiesa: St Martin-in-the-Fields, tutta bianca e neoclassica (anche se di origine più antica), con frontone, portico colonnato e campanile a guglia. Leggo poi che questa chiesa è famosa per i suoi concerti e l’attività benefica verso i senzatetto. Siamo a St. Martin Place, zona molto affollata, vivace e movimentata. Poco più avanti spicca, su un globo in alto, l’insegna del London Coliseum, un importante teatro d’opera dei primi del novecento. Costeggiamo il ristorante Chandos e, attraversando stradine piene di pub affollatissimi, bar e vari negozi, arriviamo al Covent Garden Market, una grande e bella struttura, sotto la quale ci sono tanti negozi (purtroppo chiusi, data l’ora) e l’apple market. Inoltre ristoranti all’aperto, sia sulla piazza che nelle terrazze in alto, con punti di calore per stemperare il freddo. Un curioso suonatore di un trombone dal quale esce…il fuoco, attira un gruppo di curiosi. Entriamo nel pub “The white lion”, al cui secondo piano (come in tutti i pub qui a Londra) si può cenare. L’interno è carino ed accogliente, ed anche il cibo è buono. Spendiamo intorno alle 15 sterline a testa (ottimo per Londra e più o meno lo stesso prezzo delle sere successive). Dopo cena ripercorriamo al contrario la strada già fatta e riprendiamo il bus 15 a Trafalgar Square, comodissimo e panoramico, per tornare in hotel.

2° giorno: sabato 27 aprile-Londra

Purtroppo oggi fa freddo, ma non ci scoraggiamo: decidiamo di dirigerci verso Southwork, ex quartiere malfamato di Londra, sulla riva sud del Tamigi. Dall’hotel, dopo aver fatto colazione da Starbucks, ci dirigiamo verso la Tower of London, sede di importantissimi eventi della storia inglese ed oggi del tesoro della corona. L’edificio è circondato da un imponente muro di cinta, oltre il quale c’è un verdissimo prato. Sulla destra spicca la chiesa di All Hallows by the Tower, la più antica di Londra, con un campanile a guglia di colore verde, che contrasta con la facciata in mattoni scuri. Oltre la torre, scendiamo sulla strada pedonale che costeggia la riva nord del Tamigi e, dovunque ti giri, vedi un bellissimo panorama: il Gherkin alle spalle, il Tower Bridge di fronte, sulla riva opposta lo Shard (310 metri di altezza, il più alto dell’unione europea, costruito da Renzo Piano, che appare come un’affusolata piramide tutta di vetro) e la City Hall (costruita da Norman Foster e sede del sindaco di Londra e della London Assembly, che ha una forma circolare un po’ schiacciata, sempre in vetro). Saliamo, sempre a piedi, sul Tower Bridge, il ponte di Londra che mi piace di più. Fu costruito alla fine dell’ottocento, in stile neo gotico, per alleggerire il traffico dell’unico ponte esistente, il London Bridge. E’ imponente, con le due alte torri, ai lati delle quali partono dei “festoni” azzurri, che si ricollegano al piano del ponte, che è 9 metri sulla superficie del fiume. Anche le ringhiere sono azzurre, intervallate da piccoli “tabernacoli” celesti, con uno scudo crociato incorporato. Guardando in alto si vedono due camminamenti (a circa 43 m dall’acqua, il catwalk), che congiungono i due torrioni e servivano per far passare i pedoni quando il ponte si apriva, per consentire il passaggio delle navi: oggi però il porto è stato spostato altrove e raramente si solleva. Non saliamo però sulla passerella più in alto, e, mentre cammino, mi viene in mente, anche se diversissimo, il Golden Gate di San Francisco. Siamo sulla riva sud e prendiamo il bus RV1, che costeggia tutto il Southbank, passando naturalmente per una strada parallela a quella pedonale. Superiamo, non vedendoli però, il London Bridge, la Tate Gallery, l’Arts Center. Questo bus è molto comodo: prosegue fino a Covent Garden, ma noi scendiamo al London Eye. Il sole esce appena appena per pochi minuti ed il cielo è grigio (classico stile londinese), ma per fortuna non piove. Dal basso la vista della grande ruota è impressionante, con le sue capsule trasparenti piene di persone (25 a cabina ed 800 in totale) ed i suoi 135 metri d’altezza, una delle più grandi del mondo E’ stata costruita dai due architetti (marito e moglie) David Marks e Julia Barfield, per i festeggiamenti del nuovo millennio. Accanto alla ruota c’è un enorme edificio, la County Hall, una volta sede del governo locale della Contea di Londra. Oggi invece ospita varie attrazioni ed intrattenimenti, come il London sea life Aquarium e il London Dungeon, dove vengono rappresentati (con attori ed effetti speciali) episodi macabri della storia di Londra. Anche se deve essere una cosa un po’ da ragazzi, non mi dispiacerebbe fare questa esperienza, ma decidiamo diversamente.

Lasciando la zona di Lambeth (sulla riva sud), riattraversiamo il Tamigi sul Westminster Bridge, che ci porta nella zona di Westminster, proprio davanti alla famosa Abbazia ed al Parlamento.

Una curiosità: il ponte è verde, del colore dei seggi della Camera dei Comuni, che è posizionata da questo lato. Invece quello successivo (di Lambeth) è rosso, come i seggi della Camera dei Lord (situata dall’altra parte del palazzo).

Sul ponte c’è anche un suonatore scozzese di cornamusa! Di fronte a me s’impone la vista della splendida Houses of Parliament (o Palazzo di Westminster), sede della Camera dei Lord e di quella dei Comuni. La zona più antica dell’edificio è del 1100 circa, ma la maggior parte è stata ricostruita nell’ottocento in stile neo-gotico. Sulla torre di NE (detta appunto dell’orologio), spicca il famoso Big Ben (soprannome della campana principale). L’insieme è bellissimo: anche se il cielo è grigio, di colpo filtra qualche raggio di sole, che rende tutto splendente e quasi dorato. Il palazzo è imponente e scenografico.

Alla fine del ponte fotografo una bella statua in bronzo di Boadicea che guida un carro trainato da due cavalli. È bello il contrasto con la ruota sullo sfondo!

Arriviamo davanti alla mastodontica Abbazia di Westminster, costruita tra il 1045 ed il 1050 da Edoardo il Confessore, in stile romanico, poi (un secolo dopo) in stile gotico. In seguito subì altri rifacimenti ed aggiunte. E’ la sede di tutte le incoronazioni reali e delle sepolture di molti monarchi. MI piacerebbe molto visitare l’interno, ma il costo alto del biglietto (18 sterline) e soprattutto la lunga fila, ci scoraggiano.

Proseguendo verso Buckingham Palace, noto spesso le famose cabine telefoniche rosse, una volta simbolo della città, ma ora, con l’avvento dei cellulari, completamente in disuso! Camminiamo lungo la Victoria street e poi giriamo a destra sulla Buckingham road, che conduce proprio davanti al Palazzo reale, che mi appare subito davvero bello. Lo ricordo abbastanza bene, soprattutto per la splendida cancellata in nero ed oro, con stemmi enormi ed elaborati. Non è ora del cambio della guardia: ci sono però due soldati con i classici pantaloni neri, giacca rossa e colbacco nero peloso, che camminano avanti ed indietro. Di fronte alla cancellata è situato un grande monumento in marmo bianco (il Victoria Memorial del 1911), con una statua della regina Vittoria e di tre angeli sui quattro lati, e, sulla sommità, una vittoria alata tutta dorata. Il Palazzo è circondato dal verde: sul retro ci sono i giardini di Buckingham, a sinistra Green Park e di fronte St. James Park. Quest’ultimo è costeggiato da un viale particolare, il Mall, che congiunge il palazzo reale con Trafalgar Square, alla quale si accede attraverso l’Admiralty Arch (edificio con tre grandi archi). Questa bella strada viene chiusa al traffico la domenica e nei giorni di festa: quasi all’inizio, all’altezza di Stable yard road, riusciamo a vedere un mini-cambio della guardia! La passeggiata è bellissima. A sinistra c’è un edificio lunghissimo e molto elegante con una bianca fila di colonne classiche. Non so cosa sia, ma di sicuro è la sede di molte importanti associazioni. Attirate dal verdissimo parco, ci addentriamo nel prato pieno di gente, che cammina, si riposa su panchine o su carinissime sedie a sdraio a strisce verde e bianco: queste ultime sono a pagamento. Se il tempo è bello molte persone mangiano all’aperto o semplicemente oziano sull’erba. Circondata da un laghetto e da coloratissime aiuole fiorite, c’è l’Inn the park, un ristorante-bar molto carino, che adocchiamo subito come luogo ideale per una sosta-pranzo. Compriamo sandwich e bibite e ci sediamo all’unico tavolo libero.

Abbastanza rifocillate riattraversiamo il parco, incrociando dei simpatici scoiattoli con una bella codona piatta e, superato il Mall, saliamo delle scale (con un’alta colonna che sorregge la statua di un duca di York), poste al centro del grande palazzo colonnato, dividendolo in due. Procedendo sempre dritto (lungo la Waterloo e Regent St), arriviamo a Piccadilly Circus. Ricordo bene questa piazza, soprattutto per la grande insegna circolare e luminosa, che, in scala ridotta, richiama Times Square. Al centro spicca la Shaftesbury Memorial Fountain, in bronzo scuro, costruita nel 1893 e sormontata da una statua seminuda, in alluminio (materiale nuovo per l’epoca) che rappresenta l’angelo della carità cristiana (infatti il monumento è dedicato a Lord Shaftesbury, noto per i suoi aiuti umanitari). Oggi è chiamata, erroneamente, statua di Eros.

Moltissimi giovani sono seduti sulla scalinata sotto la fontana, siamo nel cuore del West End londinese, all’incrocio delle principali vie della moda. Già nel VII secolo la zona era piena di sartorie, che vendevano famosi merletti alla nobiltà: i cosiddetti “piccadill”, da cui il nome della piazza. Sulla destra un grande negozio di articoli sportivi: Lillywhites, nel quale entriamo un attimo a curiosare, ma non c’è niente di originale (anche se i prezzi sono buoni). Iniziamo poi una bellissima passeggiata lungo Regent St., che parte dalla piazza, scorre parallela a Piccadilly St., per poi curvare a destra fino ad Oxford St. E’ piena di eleganti, grandiosi palazzi e di tantissimi negozi. C’è il sole! Passiamo davanti al famoso Hamleys, regno dei giocattoli. Ad un certo punto voltiamo a destra a Foubert’s Place e poi ancora a destra, ritrovandoci sulla famosa Carnaby street (parallela a Regent). Questa strada, che si trova già nel quartiere di Soho, era, nell’ottocento, una zona malfamata, poi negli anni sessanta divenne famosa per la moda alternativa e d’avanguardia (stile Mary Quant). Oggi è molto turistica, pedonale, trendy e sfiziosa, pienissima di gente. Tornando verso Regent, noto due bellissimi negozi: Liberty (sulla Marlborough) e l’Apple store (sulla Regent). Siamo arrivati ad Oxford St., ma questa strada mi delude perché mi appare molto commerciale, grande e trafficata. Da qui però imbocchiamo la New Bond Street, che ridiscende verso la Piccadilly st.: questa è la via che mi piace di più, veramente raffinata e chic. Man mano che procediamo, i negozi diventano sempre più lussuosi, soprattutto spiccano meravigliose gioiellerie con uno stile completamente diverso da quelle, altrettanto sontuose, italiane. Mi appaiono quasi regali (per essere in tema con la nazione!), leggermente retrò, classiche, particolari.

Arrivate a Piccadilly st., subito a sinistra, di fronte, ci appare Fortnum & Mason, con la sua facciata verde chiaro (che ricordo bene). L’atrio è molto elegante (come tutto il negozio), con elaborati lampadari in cristallo e l’intero pianterreno dedicato al tè, confezionato in scatole e scatoline di latta o cartone, sistemate su mobili in radica scura, sparpagliati per tutto il locale o allineati alle pareti. Le confezioni sono diversissime per colori e decorazioni, ma tutte molto raffinate. Una piccola scalinata porta ad un piano leggermente rialzato, che ospita una sala da tè. Ci sediamo ed ordiniamo il famoso tè inglese, limitandoci ad un singolo dolce. Si tratta di selezioni pregiate, naturalmente in foglia, che ci vengono servite in teiere di sheffield, accompagnate da un’ottima pasticceria. Sembra tutto scenografico, ma in realtà gli manca un tocco speciale. Il tutto costerà circa £12 a testa, ma siamo a Londra!

Questo grande magazzino è particolarmente bello: anche i bagni sono eleganti, con degli specchi con cornici dorate lavorate e mini asciugamani in spugna, per le mani. Delle scale circolari portano ad un piano inferiore interrato, che purtroppo non visito, ma dalla balconata intravedo molti generi alimentari (vino, pesce, carni, formaggi), disposti su carrettini, tavolini o mobiletti, sempre in modo molto coreografico. Ancora a pianterreno, altre al tè, sono esposti i classici cestini da pic-nic stile inglese, molto carini, e delle torte con decorazioni romantiche. Ma la meraviglia per me si trova al secondo piano: i profumi. Credo di aver visitato moltissimi grandi magazzini, in varie parti del mondo, bellissimi e scenografici, ma qui c’è un tocco in più, una raffinatezza ed uno stile tipicamente inglese, che è autentico ed originale solo in Inghilterra, e che perde qualcosa nel volerlo imitare. Alcune marche mi sono note, altre sono meno conosciute (non sono però una grande intenditrice), ma la cosa più attraente è il modo in cui i prodotti sono presentati al pubblico: in vasi in vetro ed oro, in mobiletti e scaffali originali. Esploriamo poi l’ultimo piano (il quarto) dove c’è la sala da tè Diamond Jubilee, molto più grande ed elegante di quella a pianterreno, nella quale i servizi di porcellana sono più accurati ed i dolcetti vengono serviti su alzatine. Nell’antisala c’è anche un bel piano Steinway! Scendiamo al terzo piano, dedicato ad articoli di cartoleria ed abbigliamento maschile: mi colpiscono i calzini sistemati su manichini a forma di “piede con caviglia”. Mentre usciamo notiamo che anche le vetrine sono molto carine, con delle strutture girevoli tipo giostra.

Passiamo per il Piccadilly Market, pieno di bandierine inglesi e bancarelle e da Piccadilly Circus prendiamo un bus fino a Westminster e, per la prima ed unica volta, apriamo l’ombrello e ci ripariamo per qualche minuto sotto i portici di fronte al Big Ben. Poi di colpo il cielo si apre e si tinge di rosa, arancio, azzurro e grigio, creando delle bellissime sfumature, molto diverse dalle tinte di stamattina: siamo così più incoraggiate a comprare il biglietto per il London Eye (mi pare quasi 20 pound), che include un breve filmato in 4 D (molto affascinante e sognante, che mi diverte e coinvolge). Cerchiamo di aspettare il buio per goderci meglio lo spettacolo notturno della città: l’ultima corsa è alle 8.45 e ci mettiamo in fila alle 8.30. Sono emozionata: quando entro nell’ “ovetto” tutto trasparente, ho un tuffo al cuore. Non si può descrivere lo spettacolo del Tamigi e delle sue rive, che a poco a poco si allontanano, mentre la ruota gira pianissimo, il cielo diventa sempre più scuro e le luci più brillanti sopra al Parlamento ed al Big Ben. In lontananza lo Shard, St. Paul, i ponti. Sembra Shangai: è elettrizzante, magico. Scattiamo tantissime foto, è impossibile non farlo. Stupenda esperienza.

Ancora inebriate, ma infreddolite ed affamate, riprendiamo il bus RV1 per il London Bridge ed a volo notiamo il Pub The Barrowboy & Banker molto carino, poco prima del ponte, a sinistra. Il locale è affollato ed arredato con quadri che rappresentano antichi gentiluomini e scene di caccia alla volpe. Siamo nella zona del Borough Market, che dicono sia carino, ma a quest’ora è chiuso. Decidiamo di tornare domani per esplorare meglio questo quartiere dove, pare, abbiano girato molte scene dei film di Harry Potter. Dopo cena attraversiamo velocemente il ponte ed ancora mi colpisce lo scenario intorno: il Tower Bridge tutto illuminato ed alle nostre spalle, lo Shard, anch’esso luccicante, che svetta sui palazzi circostanti. Finalmente hotel e doccia calda rilassante!

3° giorno, domenica 28 aprile: Londra

Colazione di nuovo allo Starbucks. Si parte per un nuovo tour: a piedi ripassiamo il London Bridge ed ammiriamo, questa volta di giorno, lo Shard che si staglia di fronte a noi. Mi piace molto il contrasto tra questi edifici moderni e quello antichi vicino, come la Cattedrale di Southwark, che si trova accanto al ponte e della quale probabilmente Renzo Piano ha imitato le quattro guglie, riducendole a tre per il suo grattacielo (osservazione di un’amica, architetta!). Decidiamo di salire, anche se il biglietto è un po’ caro (quasi 30 pound). Con due ascensori diversi, saliamo al 68° piano e da qui una scala ci porta alla prima “view” del 69°, coperta. Girando a 360°, dalla vetrata si vede tutta Londra sotto di noi: gli edifici sembrano dei modellini di un plastico. C’è il sole e la visuale è buona, ma naturalmente la sera lo spettacolo è completamente diverso e non provo le emozioni della London Eye. A piedi arriviamo al 72° piano, più aperto: il panorama è simile, ma qui è più bello perché, guardando in su, si vede la struttura della parte finale della piramide, molto affascinante e, guardando in giù, si ha un senso di vertigine!

All’uscita ci dirigiamo verso la Cattedrale di Southwark, primo luogo di culto sorto sulla sponda sud del Tamigi: era una chiesa romanica eretta nel 1106 dai canonici agostiniani, distrutta in un incendio e ricostruita in stile gotico nel 1212. Vi entriamo velocemente perché è in corso una funzione, ma l’interno, per i miei gusti, è troppo ristrutturato: bellissime delle grosse chiavi di volta originali, che sono state appoggiate ad una parete. L’esterno, invece, è imponente. Siamo nel quartiere degli antichi docks, un tempo malfamato, ma ora ristrutturato, trendy e molto carino, sia di giorno che di sera. Poco dietro la Cattedrale passiamo accanto alla copia del Golden Hinde, il galeone con il quale Sir Francis Drake (pirata-amico della famosa regina Elisabetta I), alla fine del 1500, fece il periplo del mondo. È molto bello e scenografico lo sfondo, sull’altra riva, dei grattacieli e della punta ogivale del Gherkin!

Infiliamo una stradina parallela al fiume, e, sulla sinistra, notiamo i resti di un edificio antico di cui rimane solo un muro, che termina con un bel rosone a cielo aperto. Poi, ritornando lungo il Tamigi, ci troviamo davanti un delizioso pub, uno dei più antichi di Londra: the Anchor, le cui porte e finestre rosse spiccano sul marrone-grigio delle pareti a mattoncini. Di fronte ha una terrazza, leggermente sopraelevata, panoramica sul fiume, che guarda St. Paul ed il Southwark bridge. Siamo nella zona di Bankside, anche questa un tempo malfamata, dove sorgevano, nel cinquecento primi teatri stabili, come lo Swan Theatre (Christopher Marlowe) ed il Rose, dove Shakespeare rappresentò i suoi primi drammi. Il più importante però fu lo Shakespeare’s Globe, un’enorme struttura circolare costruita nel 1599 e distrutta nel 1613. Alla fine del 1900 è stata ricostruita a 200 mt dall’originale, utilizzando il più possibile i materiali del tempo. Oggi purtroppo sta per iniziare una rappresentazione (che si tiene, come allora, solo nel pomeriggio, per utilizzare la luce naturale) e non è possibile visitare questa bellissima costruzione circolare bianca, con delle caratteristiche riquadrature marrone scuro: peccato!

Proseguendo ci troviamo davanti all’alta (99 metri) e quasi minacciosa torre scura della Tate Modern, la galleria d’arte moderna più visitata la mondo. La struttura un tempo era una centrale termoelettrica, progettata da Giles Gilbert Scott (l’ideatore anche delle famose cabine telefoniche londinesi), poi chiusa e abbandonata fino alla fine del 1900 quando venne riconvertita in museo dagli architetti Herzog & de Meuron. È in corso di realizzazione un ampliamento. Entriamo in un grande atrio dove, sul pavimento, sono adagiate tante barchette di carta, realizzate da bambini. L’edificio ha vari piani espositivi e ci sono anche mostre in corso, ma, come ho già accennato, non volevo soffermarmi (per mancanza di tempo) in musei, quindi ci guardiamo intorno velocemente, poi saliamo al ristorante panoramico dal quale si ha una completa visione del famoso Millenium Bridge, solo pedonale, costruito da Norman Foster. Di giorno non mi colpisce particolarmente: due forconi a “V” sorreggono questa struttura in acciaio ed alluminio, costruita per alleggerire il peso del numerosissimo flusso di persone, dagli altri due ponti vicini. Dall’alto sembra proprio una strisciolina delicata (ed infatti, subito dopo l’inaugurazione, fu chiuso per un periodo, perché oscillava!) ed ha una funzione molto importante per il collegamento di due luoghi molto frequentati di Londra: il Bankside e la City. Riscendiamo al bar a pianterreno e facciamo una sosta ristoratrice.

Lasciata la Tate attraversiamo un sottopassaggio del ponte ferroviario e poi il Blackfriars Bridge (noto in Italia per la tragica fine di Roberto Calvi), che ci riporta sulla riva nord del Tamigi. La nostra meta è il quartiere di Temple che mi appare molto strano e misterioso: ha un ingresso sorvegliato (che ad una certa ora chiude alle persone non residenti). Al momento rimango abbastanza perplessa attraversando stradine e piazze deserte, salvo qualche sporadico passante, edifici molto simili, antichi ma ristrutturati (me lo aspettavo con più fascino medioevale!). Scopro poi che questo è uno dei più importanti centri di Londra del campo giuridico e legale: infatti è sede di due (su quattro) delle Inns of Court, o Associazioni professionali degli avvocati inglesi, che provvede a dare ai suoi membri, vari servizi logistici, biblioteche e studi. Ognuna ha una chiesa al suo interno e quella che visitiamo noi è la Temple Church, che subito mi colpisce perché percepisco che è densa di storia: infatti la sua costruzione risale alla fine del XII secolo, ad opera dei cavalieri Templari, che avevano il loro quartier generali qui a Temple. La chiesa originaria è di forma tondeggiante (ispirata al Santo Sepolcro di Gerusalemme) ed è abbellita da colonne di marmo grigio (dell’isola di Purbeck) e pare che alla sua consacrazione fosse presente il re Enrico II. A questo corpo rotondo è stato aggiunto un altro rettangolare, a tre navate, detto The Chancel. Purtroppo la chiesa fu molto danneggiata durante la seconda guerra mondiale e l’interno perde un po’ di fascino nella ristrutturazione e nelle vetrate colorate nuove. Però in terra mi affascinano le effigi, sdraiate, di cavalieri medioevali, che ricoprono le tombe di personaggi illustri: scopro, con emozione, che tra loro c’è William the Marshall, primo conte di Pembroke, che è uno dei miei personaggi preferiti della storia inglese. Considerato il cavaliere per eccellenza, ha servito quattro re: Enrico II, i figli Riccardo I e Giovanni Senzaterra ed infine Enrico III (figlio di quest’ultimo), per il quale fu anche reggente d’Inghilterra. E’ molto bello il portale esterno, sul retro della chiesa, lavorato in pietra ed originale. Lasciato questo quartiere altamente storico, mi concedo una piccola riflessione: mi sto meravigliando, qui a Londra, di vedere tanti monumenti antichi molto ristrutturati, ma poi rifletto che due avvenimenti importanti (il grande incendio del 1666 e la seconda guerra mondiale) hanno distrutto fortemente la città, quindi è inevitabile che tante cose antiche siano andate perse!

Alle 15 prendiamo la “tube” verde,la district (di domenica qualche linea non funziona), fino a Embankment e da lì la Northern, fino a Camden Town, quartiere situato nella zona nord. Abbiamo deciso di venire ad esplorare questa zona-mercato, molto carina e senz’altro da vedere, anche se credo sia diventata molto più turistica rispetto a tanti anni fa, quando ha iniziato ad essere frequentata. Lungo la strada principale (a destra e sinistra) ci sono tanti negozietti di tutti i generi, con le facciate colorate delle case sovrastanti, decorate da oggetti kitch: aerei, manichini, insegne a rilievo, il tutto molto “fotogenico”. Si arriva poi ad un canale che presenta un sistema di doppia chiusa (Camden Lock), che può essere attivata anche manualmente. Attraversato un ponticello, c’è una piazzetta molto carina piena di bancarelle, che vendono specialità culinarie di tutti i paesi del mondo. Questo è molto caratteristico perché le pietanze, qui cucinate, sono varie, colorate, gustosamente profumate ed invitano i clienti: è tutto un po’ disordinato, con tavolini e sedie sistemati a caso, in vari angoli, ma l’impressione è accattivante e soprattutto allegra. Gli edifici intorno, in mattoni scuri, erano un tempo antiche stalle ed ora adattate a mercato coperto, pieno di merci di tutti i tipi. Una di noi compra una piccante specialità peruviana, mentre le altre si deliziano con torte alle carote e alla banana, veramente buonie. Pur non essendo quest’esperienza particolarmente originale, è comunque carina. Purtroppo fa freddo: prendiamo il bus 24 che ci permette di sederci, riscaldarci un po’ ed ammirare la città mentre torniamo verso sud. Scendiamo a Leicester Square (quartiere di Westminster), piazza molto animata, elegante ed allegra, che non avevo ancora visto. Qui spicca il coloratissimo negozio di M & M’s, che mi attira con fortissimo aroma di cioccolato e naturalmente pienissimo di bambini (ma anche adulti!). Nell’interno, dove prevale il colore rosso, è sistemato, a grandezza quasi naturale, una parte di un classico bus rosso a due piani. Dopo un piccolo giro verso il quartiere cinese di Soho, del quale adocchiamo la classica porta d’ingresso (senza varcarla), imbocchiamo la Shaftesbury Av., pienissima di famosi teatri, che rappresentano sia musical che spettacoli recitati, e ritorniamo a Piccadilly Circus (che ormai ci è familiare). Da qui, con il “nostro” bus n.15, decidiamo di raggiungere l’hotel per una doccia calda e piccolo riposo.

Poiché il Bankside ci piace molto, decidiamo, per cena, di tornare lì, magari al pub The Anchor, che ci ha colpito stamattina. Con il solito bus 15 scendiamo a St. Paul, che di sera è spettacolare: la sua cupola illuminata è veramente maestosa e spicca sullo scuro del cielo. Accanto alla chiesa c’è il Barbican Arts Centre (che però noi non visitiamo) e, proprio di fronte, il Millenium Bridge, che di notte è completamente diverso. Nel buio della sera spiccano solo i bordi inferiori del camminamento pedonale, illuminati di blu. Mentre avanzi, sembra che cammini sull’acqua e, tutt’intorno, rimani affascinato da St Paul (alle spalle), i ponti lilla e blu (a destra e sinistra), lo Shard (in fondo) e la Tate (di fronte), con la sua alta ciminiera cupa e minacciosa. Unico neo: il vento gelato, che in questi giorni si è alternato a tratti di sole e, per fortuna, con solo un breve scroscio di pioggia. La zona di Southwark è carina anche di sera, con la via che costeggia il fiume piena di ristorantini. Puntiamo dritte all’Anchor, ma purtroppo è troppo tardi per la cena. Entriamo allora nel locale di fronte, Nando’s, disposto su due piani ed arredato in modo carino, con ambienti molto ampi, separati da spesse mura in mattoncini scuri ed archi; però il menù ci appare abbastanza scarso. Torniamo allora un po’ indietro ed entriamo nel Real Greek, ristorante greco carino ed accogliente e, soprattutto, ancora aperto! Scegliamo un tavolo accanto ad una gigantografia di Santorini. Affamatissime ordiniamo due menù-degustazione da dividere in quattro. Le pietanze (tutti assaggini sfiziosi) sono presentate su alzatine a tre o quattro piani. E’ tutto buonissimo e saporito ed il conto non è nemmeno salato: circa 15 pound a testa! Anche se fa molto freddo, restiamo ancora un po’ in giro: ripercorriamo il Millenium Bridge e riprendiamo il bus 15, ma in direzione centro, per fare un percorso notturno, stando sedute al caldo. La corsa di questo bus termina a Regent St. e dobbiamo aspettare un decina di minuti, al freddo, per risalire (sullo stesso automezzo!) per il percorso di ritorno che ci riporta “a casa”.

4° giorno, lunedì 29 aprile: Londra-Pescara

È l’ultimo giorno di vacanza e cerchiamo di spendere la mattinata vedendo ancora altre cose. La giornata inizia con il sole e, lasciato il bagaglio a mano in hotel, prendiamo la “tube” a Tower Hill (district verde o circle gialla) per South Kensington. Questa bellissima zona, molto elegante e residenziale, mi appare molto diversa da come l’avevo immaginata: nella cartina spiccava un’ampia zona verde, invece ci sono strade e grandi palazzi imponenti e molto belli. Un lungo viale ci porta di fronte a due edifici antichi e veramente maestosi. A destra l’Albert e Victoria Museum: è immenso ed entriamo solo nell’atrio, per avere un colpo d’occhio e mi ripropongo, in un prossimo futuro, di fare una visita completa. A sinistra c’è il bellissimo Museo di Storia Naturale: anche qui vorrei dare uno sguardo all’interno, ma c’è una lunga fila (i musei a Londra sono gratuiti, ma le mostre itineranti sono a pagamento). Nel giardino gioca una scolaresca: le bimbe sono molto carine, nelle loro uniformi con giacchetta grigia in lana cotta, bordata di rosso, ed in testa pagliette con un nastrino anche rosso! Ci dirigiamo allora verso la famosa sala da concerto Royal Albert Hall, inaugurata nel 1871 dalla regina Vittoria e da lei dedicata al defunto marito Alberto. L’edificio, in mattoncini rossi (come quelli circostanti), ha una forma ellittica ed è sormontato da una cupola in vetro e ferro. Nella parte superiore spicca un fregio a mosaico che raffigura “il trionfo delle arti e delle scienze”, a cui la sala è dedicata. Mi piacerebbe molto visitare l’interno, ma è possibile solo con una visita guidata che dura un’ora, e noi, purtroppo, non abbiamo molto tempo. Di fronte c’è il Royal College of Music, importantissima scuola di musica, citata nel film Shine. Stamattina, prima di prendere la metro, abbiamo restituito la Oyster card e fatto un abbonamento giornaliero, che costa 7.30 poud. Insieme alla cauzione di 5 pound ci hanno anche restituito il credito residuo e qualche altra sterlina, che forse potrebbe essere la quota dell’attivazione della carta. Avevo già premesso che questo sistema è un po’ complicato!

Avendo quindi la possibilità di prendere qualunque mezzo, saliamo sul bus 52, sulla Kensington road: alle nostre spalle l’Albert Hall e di fronte iniziano i giardini di Kensington, con uno strano monumento (l’Albert Memorial) in ristrutturazione. La nostra meta è Notting Hill, scenario del famoso film con l’affascinante Hugh Grant. Sempre per la fretta, ci limitiamo a percorrere una via perpendicolare alla Kensington Church St., piena di negozi d’antiquariato, fino ad arrivare all’ingresso di un viale che porta ai giardini di Kensington. Intravediamo strade laterali con eleganti edifici vittoriani, ma non ci addentriamo nel cuore del quartiere, la Portobello road, né nell’omonimo mercatino, né nel Travel Bookshop, la famosa libreria del film. Nell’insieme non rimango particolarmente colpita, ma sicuramente perché non esploro a fondo la zona. Di nuovo metro (central rossa da Notting Hill Gate a Bond street) per tornare a percorrere la New Bond Street, già visitata ieri, ma sempre piacevole per un’ultima passeggiata a Londra. Da qui arriviamo a Piccadilly Circus e di corsa, di nuovo metro (con sosta in hotel per recuperare le valigie) fino a Liverpool Station dove riusciamo a presentarci al bus della Terravision, in tempo, per le 14.15. All’aeroporto, quando passiamo la dogana, funzionari meticolosi ci aprono il bagaglio, controllando minuziosamente tutti i liquidi! Stansted è più grande del previsto e pieno di negozi, ma purtroppo è tardissimo e riusciamo solo a comprare a volo qualcosa da mangiare e piccoli souvenir, per spendere le ultime sterline. Il volo FR 982, delle 17.50, ci fa atterrare a Pescara alle 21.15 circa: si torna a casa, nella realtà quotidiana!

Conclusioni

Sono molto contenta di essere tornata a Londra. Ora ho dentro di me un quadro della città più completo e preciso. La prossima volta (se ci sarà) sceglierò qualche museo e prenoterò un musical o un concerto. Il freddo mi ha impedito di vivere meglio i parchi, sedendomi all’aperto, guardando il verde ed anche questo, in estate magari, può essere inserito in un futuro tour.

Come trasporti, penso di aver scelto bene, prendendo di più i bus (efficienti e panoramici) e la metro al bisogno. Alla fine, dati i nostri orari di arrivo, è convenuto fare la Oyster Card (più un giornaliero all’ultimo giorno).

Forse all’arrivo (specialmente di venerdì, più affollato), dall’aeroporto al centro, è meglio prendere il treno, per accorciare i tempi d’attesa. Però ha un costo doppio del bus, che si può prendere al ritorno, usando la prenotazione, ed arrivando prima in aeroporto (come è sempre consigliabile fare).

Guarda la gallery
cultura-9yzgw

panorama dallo shard

cultura-y59mz

millenium bridge e st.paul

cultura-eu49e

royal albert hall

cultura-br8y9

gherkin

cultura-gx2ju

la torre di londra

cultura-bfnvg

london eye

cultura-5g7x6

cancello di buckingham palace

cultura-cj1af

big ben

cultura-zrzn7

trafalgar square

cultura-ebd77

panorama dalla london eye

cultura-e11z5

the shard



    Commenti

    Lascia un commento

    Leggi anche

    Video Itinerari