london calling 6
Prenotiamo by expedia, volo + albergo 350 euro a testa, per tre notti in un quattro stelle. Avremmo anche potuto trovare prezzi migliori ma con orari del volo impossibili e sistemazioni lontano dal centro, abbiamo preferito la comodità. Alloggiamo all’Holiday Inn kesington (fermata metro Gloucester road vicino al centro) e abbiamo volato con un comodo 12.00/14.40 all’andata e un tranquillo 18.10/20.50 al ritorno, per giunta con la British Airways (non l’ultima arrivata in fatto di linee aeree) e senza fastidiosi scali. La camera matrimoniale dell’Holiday Inn è abbastanza spaziosa e l’atmosfera tutto sommato tranquilla, forse l’unica pecca è il personale un po’ troppo scontroso per le nostre abitudini. Comunque io e Francy siamo pronti per il nostro fine settimana. London calling!
PRIMO GIORNO: ROYAL ALBERT HALL E GLOUCESTER ROAD: Tra un trenino e una metropolitana (all’inizio ci siamo trovati un po’ spaesati) arriviamo in albergo verso le cinque del pomeriggio. Il tempo di posare le valige e siamo di nuovo in strada. Le luci sono bellissime (è pieno periodo natalizio) e l’atmosfera inglese è struggente. Ci ritroviamo in un’atmosfera carica di cliché ma comunque entusiasmante. Vediamo i taxi, i bus a due piani, le cabine telefoniche rosse, i negozi multietnici…Ragazzi siamo proprio a Londra. Camminando, camminando ci ritroviamo di fronte hyde park e dato che con il buio il grande parco viene chiuso, ci dirigiamo verso la Royal Albert Hall dove hanno suonato tutti i più grandi: dalla musica classica al rock. Purtroppo però la troviamo chiusa e quindi ci limitiamo a fotografarla nel suo insieme. Il freddo punge e anche la fame così decidiamo di tornare indietro. Il coraggio per familiarizzare con un pub inglese ancora non ci viene e dato che siamo un po’ abitudinari, ci facciamo fregare da un più familiare Burger king. Prima di concludere la prima giornata entriamo in un supermercato “Tesco” e ci rendiamo conto che gli inglesi effettivamente mangiano davvero male. Infatti è tutto uno scatolame e roba surgelata dagli spaghetti in scatola agli immancabili sandwich sigillati. Noi prendiamo un po’ di tè e qualche schifezza per la colazione del giorno dopo.
SECONDO GIORNO: PORTOBELLO ROAD, BUCKINGAM PALACE, HARRODS La mattina seguente ci dirigiamo in metropolitana e facciamo la Travel card che ci permette di viaggiare nelle zone 1 e 2 (le più centrali) per tre giorni, tutto per 15 sterline a testa. La metropolitana di Londra è composta da molte linee diverse (tutte identificate con un comodo colore) che all’inizio possono confondere ma che in seguito con l’abitudine ci si rende conto che sono semplicissime e spostarsi da un posto all’altro diventa abbastanza facile. Comunque è Sabato mattina e ci dirigiamo subito verso Portobello road. Infatti è giorno di mercato e oh my god è incredibile! Bancarelle di ogni tipo: vestiti usati, dischi, cianfrusaglie, cose assurde, cibi etnici. Un chilometro e mezzo pieno di cose da vedere e da comprare. Francy non se lo fa ripetere due volte e si butta a capofitto. Io invece rimango impressionato dalla bravura dei musicisti di strada. C’è frenesia nell’aria, un’atmosfera di festa. Dicono che gli inglesi siano tristi e depressi..Beh da questa prima occhiata non sembra proprio. L’ora del pranzo si avvicina e decidiamo di chiuderci in uno dei tanti fast food. Purtroppo non ne usciamo contenti, lo stomaco brontola e abbiamo ancora fame. Da lontano sentiamo un odore pungente di bruciato e così facendoci guidare dal nostro naso ci ritroviamo di fronte a un camioncino tedesco, il quale ci porge un buonissimo panino con wurstel e cipolla. Poi per deliziarci (o ammazzarci) adocchiamo degli strani dolci, non ricordo bene il nome, praticamente però è della pasta fritta affogata nella nutella. Alla fine siamo davvero appagati e ci dirigiamo verso Buckingam palace. Il cielo è azzurro e il dolce torpore ci accompagna lungo il pomeriggio fuori Buckingam palace. Il palazzo è imperioso e da dietro le sbarre riusciamo a intravedere anche una specie di cambio della guardia. Il tempo di qualche foto e ci allontaniamo mentre la sera incombe lentamente. Prima di tornare in albergo ci dirigiamo da Harrods. Harrods è uno dei centri commerciali più snob di tutta Londra. Da Harrods ci andiamo per curiosità non certo per comprare. Infatti i prezzi sono esorbitanti e l’atmosfera troppo kitsch ci disturba. Così dopo qualche minuto cerchiamo l’uscita ma l’impresa è ardua e ci mettiamo più del dovuto. La sera non ceniamo (vedi pranzo) e ci prepariamo per il secondo giorno.
SECONDO GIORNO: HYDE PARK, TRAFALGAR SQUARE, COVENT GARDEN, WHITEHALL, TOWER OF LONDON, CRAVEN ROAD, CATTEDRALE DI ST. PAUL E PICCADILLY CIRCUS
Giornata piena oggi, sveglia presto e colazione veloce con dolce e caffé sotto la metropolitana di Gloucester Road. Prima tappa Hyde Park e soprattutto la statua di Peter Pan. Essendo dei lettori di Dylan Dog non ci potevamo far mancare la statua più rappresentata negli albi dell’indagatore dell’incubo. Hyde Park sottratto alla chiesa da Enrico VIII è un punto di riferimento per i londinesi e per le loro passeggiate domenicali (pioggia permettendo). Così qualche foto alla statua di Peter Pan, un paio di scatti agli uccelli che svolazzano tutt’intorno e ci dirigiamo verso la seconda tappa. Trafalgar Square è immensa, praticamente è il centro nevralgico di Londra. Da una parte c’è la National Gallery dall’altra la statua di Nelson. Noi ci troviamo durante una manifestazione di green peace, ma i manifestanti non sono fastidiosi, non bloccano il traffico, non danno fastidio. Rimangono seduti con i loro striscioni colorati e le loro assemblee e sinceramente riescono a trasmettere ancora meglio il loro disagio. Successivamente ci spostiamo a Covent garden e veniamo travolti dall’atmosfera da mercato, forse meno disordinata e freak di Portobello, però altrettanto affascinante. In questa via gli artisti di strada si sprecano e la loro fantasia non ha confini. Ad un certo punto ci fermiamo ad ascoltare un tizio vestito da cane, seduto nella sua cuccia, che si diletta a parlare della vita e dei grandi lumi. Fantastico! Dopo una veloce camminata lungo Craven Road, la famosa strada di Dylan Dog, ci dirigiamo verso la Whitehall, la passeggiata tipica di ogni buon turista di Londra. Vediamo Scotland yard, il Big Ben, Westminster e la House of parliament. Aspettiamo le tredici per sentire il classico orologio che scandisce le ore di tutti i londinesi, con alle spalle la London eye e ci dirigiamo, dopo aver fatto tante foto e un bel po’ di riprese, verso le altre tappe previste dal nostro cammino. La nostra direzione, dopo aver mangiato una “lurida” pizzetta è il Tower bridge, il primo ponte sul Tamigi, costruito addirittura in epoca romana. Successivamente la nostra intenzione è visitare la Tower of London, una delle maggiori attrazioni turistiche londinesi, ma vuoi per una questione di tempo, ma soprattutto vuoi per il sopraggiungere di un acquazzone, ci inoltriamo nella metropolitana e corriamo verso un’altra meta. Arriviamo alla cattedrale di St Paul e ci rendiamo conto che è davvero immensa. Purtroppo all’interno c’è una funzione e non ci fanno entrare. Beh tra un’occhiata a un negozietto e un tizio che ci passa accanto in pantaloncini corti (!), scopriamo Starbucks e ne rimaniamo ammaliati. Io prendo un Gingerbread e Francy un bel caffè lungo, denominato da noi la brodaglia, qualche muffin per gradire e il nostro pancino è bello contento. La sera intanto è calata e per noi c’è l’ultima tappa, almeno per oggi: Piccadilly. Se Trafalgar Square è il punto nevralgico di Londra, Piccadilly è il vero centro. Le luci natalizie sono ovunque e la grande piazza ci accoglie nel suo calore. Vediamo la statua di Eros inserita in una palla gigante con la neve all’interno. Vediamo le famose insegne giganti al fondo della piazza. I londinesi sanno bene cosa offrono al turista e lo riempiono di attenzioni. Come si fa con un vero ospite. Entriamo in ogni negozio, in ogni locale. Ad un certo punto davanti a noi si apre persino un parco dei divertimenti. La gente canta, salta, ti chiama (per farti entrare nei locali). Dopo un po’ però siamo davvero stremati. Entriamo da Garfunkel e prendiamo una colazione inglese per Francy, con uova, salsiccia, funghi, patatine e fagioli e un fish e chips per me. Tutto buonissimo. Torniamo in albergo un po’ brilli e un po’ stanchi e ci addormentiamo con il sorriso sulle labbra.
TERZO E ULTIMO GIORNO: ABBEY ROAD E CAMDEN TOWN
Ho sempre sognato di andare ad Abbey road e di attraversare le famose strisce pedonali. Finalmente ci sono riuscito. Intorno ai grandi studi però non c’è niente che ricordi i quattro di Liverpool e nemmeno i grandi gruppi londinesi (Pink Floyd su tutti). Rimane da guardare solo un muro pieno di scritte e l’ingresso degli Studios e infine le strisce pedonali. Per fortuna ci sono altri sciroccati (senza offesa) come me che hanno avuto la stessa pensata: fotografia sulle strisce di Abbey road. Tra le bestemmie degli autisti inglesi, obbligati a fermarsi per ogni foto, ci riusciamo; la foto è fatta! Le ore passano veloci e ci dirigiamo verso l’ultima tappa del nostro viaggio: Camden town. Camden town è l’ex strada dei punk. Dove il movimento è nato, si è sviluppato ed è morto. Il ricordo però di quel periodo pervade le strade e ogni negozio, ogni muro, ogni vicolo ricorda quel momento. Documentandomi prima, avevo scoperto che in Camden town sorge uno dei negozi più strani di Londra, esso si chiama Cyber dog. Lo troviamo al fondo di un mercatino etnico, dove Francy acquista varie collanine e orecchini, e vi entriamo rimanendo “sparaflesciati” dalle varie luci al neon. Posso asserire a ragion veduta che qui dentro abbiamo trovato delle cose strane, psichedeliche e fuori da ogni logica. Beh compro un cappellino (che non indosserò mai) giusto per giustificare la passeggiata e torniamo in albergo. Le valige ci aspettano all’ingresso e il volo ci aspetta in aeroporto. Tutto è in orario, tutto è perfetto. Londra ci ha chiamato per una visita fugace ma esaustiva. Noi ci ritorneremo sicuramente per approfondire le meraviglie di questa città. Il tempo ci ha negato molte cose (i musei, lo stadio del Chelsea, Madame Tuassaud) ma ci rifaremo alla prossima visita quando Londra ci chiamerà di nuovo a se.
Mind the gap.
Voto 4/5