Loira, Bretagna, Normandia e Champagne

Quattromila chilometri tra castelli, maree, cattedrali, case a graticcio e bollicine
Scritto da: lauratiffany
loira, bretagna, normandia e champagne
Partenza il: 19/04/2013
Ritorno il: 28/04/2013
Viaggiatori: 2
Spesa: 2000 €
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19/04/2013 (Torino-Bourges-Blois) 811 km

Guida Touring sul cruscotto e atlante stradale tra le mani, partiamo alle 8.30 da Torino per un on the road di 10 giorni nel nord della Francia, pianificato nei minimi dettagli grazie alla verifica preventiva degli itinerari sul sito www.viamichelin.it, che permette di programmare costi e tempi di percorrenza, ed alla prenotazione anticipata degli hotel attraverso il sempre (almeno finora) affidabile www.booking.com.

Costretti dalla chiusura del valico del Moncenisio a percorrere il costoso tunnel del Frejus (40.90€ a tratta), sostiamo a Bourges per la visita della maestosa cattedrale e per una passeggiata nel centro storico, dove fotografiamo le prime case a graticcio, e nel tardo pomeriggio raggiungiamo Blois, deliziosa cittadina abbarbicata sulla riva destra della Loira: dalla terrazza antistante la facciata del castello, la luce del sole al tramonto rende ancora più suggestivo lo splendido panorama sulla valle della Loira e sui tetti in ardesia delle case, costellati da centinaia di comignoli in mattone.

Ceniamo con piatti tipici e a prezzi modici in un caratteristico ristorantino a pochi passi dal castello, “Le Castelet”, rue Saint Lubin 40, dove, per dessert, assaggiamo tre rinomati formaggi francesi: camembert, roquefort e neufchatel.

La stanza dell’Hotel Noctuel, situato sulla sponda sinistra del fiume a circa 1 km da Blois, è essenziale ma pulita e confortevole, nonostante il letto matrimoniale alla francese e il bagno dell’ampiezza di una cabina telefonica.

20/04/2013 (Blois-Chambord-Amboise-Chenonceaux-Angers) 252 km

Iniziamo la giornata dedicata alla visita dei castelli della Loira partendo da quello di Chambord, elegante e fiabesco: visitiamo gli appartamenti reali e ci divertiamo a salire separatamente il celebre scalone interno a doppie eliche che non si incontrano mai (ingresso 11.00€ + 3€ per il parcheggio).

Percorrendo la bella e curata strada panoramica che costeggia la Loira, raggiungiamo prima di pranzo Amboise, dominata dal castello-fortezza: lungo la passeggiata per Clos Lucè, il grazioso maniero in cui ha trascorso gli ultimi anni della sua vita Leonardo da Vinci, scorgiamo alcune caratteristiche abitazioni scavate nel tufo.

Nel primo pomeriggio, dopo aver addentato una baguette ai piedi del castello, proseguiamo per Chenonceaux per la visita del meraviglioso castello che si specchia sulle acque del fiume Cher (ingresso 11€) e dei suoi curatissimi giardini, fioriti in un’apoteosi di colori.

Riprendiamo la strada panoramica, fermandoci qua e là per immortalare gli innumerevoli castelli che si susseguono sulle sponde della Loira, diretti a Chinon: qui, un comodo e gratuito ascensore panoramico ci conduce alla città vecchia, un minuscolo paesino medioevale sospeso nel tempo. Vicino al castello acquistiamo alcune bottiglie del pregiato vino locale omonimo.

In serata raggiungiamo Angers, dove pernottiamo presso il centrale Hotel Royalty, pulito e confortevole.

L’ora tarda, purtroppo, non ci consente di visitare l’imponente fortezza, ma ci permette comunque di apprezzare il centro storico e la splendida cattedrale. Ceniamo al “Bistro Flo”.

21/04/2013 (Angers-Carnac-Pont Aven- Quimper-Pointe du Raz- Saint Thegonnec) 546 km

Puntiamo la sveglia alle 8.00, l’alba per due come noi a cui piace immensamente dormire fino a tardi, perchè ci aspetta una giornata davvero intensa nel Finistere.

Varcato il confine della Bretagna, verso le 11 sostiamo a Carnac, dove facciamo un salto nella preistoria passeggiando lungo il percorso gratuito che fiancheggia i misteriosi allineamenti di menhir e torniamo bambini ricordandoci Obelix (i fumetti di Asterix, infatti, erano ambientati da queste parti) e la sua amata pietra.

Per pranzo ci fermiamo a Pont Aven, il villaggio bretone dei mulini ad acqua prediletto dai pittori impressionisti, folgorati dai suoi suggestivi scorci, e gustiamo una galette (crepe salata di grano saraceno) e una crepe dolce, accompagnate da una bottiglia di ottimo sidro, nella caratteristica creperie “Moulin du Grand Poulguin”, ricavata all’interno di un vecchio mulino affacciato sul canale.

In questo piccolo angolo di paradiso, affollato da gallerie d’arte e biscuterie, anche le toilettes pubbliche rispettano l’architettura in pietra tipica del luogo.

Proseguiamo verso Quimper, dove la navata centrale della splendida cattedrale gotica curva curiosamente a sinistra in corrispondenza del transetto. Nel centre ville tipicamente bretone, ornato da colorate case a graticcio, assaggiamo l’appiccicoso kouigne amman, dolce tipico al burro e visitiamo gratuitamente il piccolo museo allestito ai lati della cattedrale, all’interno del quale apprendiamo anche le modalità di tessitura delle cuffie bretoni.

Attraversando una serie di graziosi porticcioli, giungiamo, infine, alla Pointe du Raz (parcheggio 4€): la giornata poco ventosa ci consente una bella passeggiata sulle falesie a picco sul mare, sino alla commovente statua della Madonna dei Naufraghi, ma ci impedisce di contemplare la furia del mare in tempesta che si abbatte sugli scogli, schiumandone i fari (Cabo da Roca, in Portogallo, mi aveva regalato emozioni più forti).

In serata raggiungiamo, con un po’ di fatica a causa della nebbia, la deserta Saint Thegonnec, appena in tempo per mangiare una crepe nell’unico locale (“Creperie Steredenn”) ancora aperto alle 21 (!), accompagnata da una bottiglia di sidro servito nelle tipiche tazze bretoni. Dalla finestra della stanza, quasi una suite, dell’Auberge Saint Thegonnec è splendida la vista sul Calvario.

22/04/2013 (Saint Thegonnec-Corniche Bretonne-Treguier-Cap Frehel-Saint Malo) 304 km

La mattinata scorre via veloce lungo la strada panoramica che lambisce la meravigliosa costa di granito rosa. La bassa, bassissima marea ci regala immense distese di sabbia, bagnate dal mare che si è appena ritirato, ed in lontananza scorgiamo la schiuma delle onde a centinaia di metri dalle barche dei pescatori in secca.

A Perros Guirec, il porto è costituito da un bacino artificiale alimentato da una diga: le barche, insomma, sono ormeggiate in piscina.

Giunti a Treguier, nota per la superba cattedrale, ci rifocilliamo con un abbondante pot a feu bretonne, un succulento bollito di carne e verdure, alla “Creperie Restaurant Le Kreiz Ker”, nella piazza centrale.

Dopo pranzo deviamo verso la Pointe du Chateu per ammirare da vicino la famosa casetta sul mare costruita tra due blocchi di granito rosa. Imbocchiamo, però, probabilmente il sentiero sbagliato e così, dopo una passeggiata di 20 minuti, desistiamo e ci accontentiamo di osservarla ritratta in una cartolina locale.

Nei pressi di Paimpol, fotografiamo la suggestiva navata a cielo aperto di quel che resta dell’Abbazia di Beauport, km 0 del cammino di Santiago de Compostela.

La delusione di Pointe du Raz ci induce, chissà se positivamente, ad evitare la Pointe du Plouha e saltiamo anche il porto di Erquy, dal momento che le rinomate coquilles Saint Jacques mal si prestano come dessert.

Seguendo la strada per Fort La Latte, a causa dei lavori su quella principale, raggiungiamo Cap Frehel: qui, il grandioso faro, purtroppo chiuso in questa stagione, svetta sul mare dominando uno dei tratti costieri più affascinanti della regione. Sulla spiagge sottostanti, intanto, gruppi di surfisti aspettano impazienti l’arrivo delle onde.

Giunti a Saint Malo nel tardo pomeriggio, dal camminamento sui bastioni della città fortificata riconosciamo in lontananza il faro di Cap Frehel e, più vicino, il porto della dirimpettaia cittadina di Dinard.

Consumata la cena in una creperie all’interno delle mura, ci concediamo una romantica passeggiata sulla baia, illuminata a giorno dalla luce intensa della luna piena, ed approfittando della bassa marea raggiungiamo l’isolotto di fronte alla cittadella, che poche ore prima era ancora circondato dal mare.

L’Hotel Le Surcouf, a poco più di 1 km dal centro storico, è pulito e confortevole.

23/04/2013 (Saint Malo-Dinan-Dol de Bretagne-Cancale-Mont Saint Michel-Coutances) 208 km

Una pioggerellina fine bagna la nostra passeggiata mattutina nel bellissimo borgo medioevale di Dinan, caratterizzato da un’infinità di coloratissime case a graticcio. Visitiamo in poco più di un’ora il villaggio bretone seguendo il percorso storico tracciato sulla cartina fornitaci dall’ufficio del turismo.

Sulla strada per Cancale sostiamo qualche minuto nella vicina Dol de Bretagne: anche qui l’animata via centrale è affiancata ad entrambi i lati da un susseguirsi di antiche case a graticcio.

All’ora di pranzo, come da programmi, raggiungiamo Cancale, dove, pur se attratti dai menu ai frutti di mare dei ristorantini del porto, acquistiamo direttamente ai banchetti dei pescatori, proprio di fronte agli allevamenti di ostriche, un piattone di huitres sauvages (6€ la dozzina), enormi, che ci gustiamo seduti in riva al mare, davanti ad una distesa di gusci vuoti, che contribuiamo ad alimentare. Non ancora soddisfatti, facciamo il bis assaggiando anche le pregiate “belon”.

Lungo la strada costiera, costellata da mulini a vento e caratteristiche abitazioni con tetto in paglia, mentre in lontananza già s’intravede il profilo di Mont Saint Michel, siamo tentati di pilotare un carro a vela, il windsurf a due ruote, da queste parti assai popolare, che sfreccia sulla sabbia nel divertentissimo film francese “Giù al nord”.

Arrivati in prossimità di Mont Saint Michel, lasciamo l’auto nel “comodo” parcheggio a pagamento (8€ al giorno), distante 2.5 km dalla partenza della navetta gratuita che conduce ai piedi del monte.

Purtroppo, i lavori in corso per la costruzione della nuova avveniristica via di collegamento alla terraferma riducono notevolmente il fascino del sito più visitato di Francia, che resta comunque assai suggestivo, nonostante le ruspe siano in azione anche durante l’alta marea.

Scattate le foto di rito, ci addentriamo nella turisticissima via centrale, che ricorda un po’ l’atmosfera finta di San Marino, fortunatamente senza eguagliarla, e saliamo fino all’ingresso della “meraviglia”, l’imponente abbazia a picco sul mare (ingresso 9€): dalla terrazza il panorama sulla baia pare infinito.

Vedendo dei puntini in lontananza, rimpiangiamo di non essere scesi anche noi in “spiaggia” a fare due passi all’ombra del monte, nonostante i cartelli sconsiglino escursioni in solitaria al di fuori dei circuiti organizzati.

L’alta marea è prevista per le 18.25 (per il calendario delle maree, www.normandie-tourisme.fr), ma già verso le 16.30 l’acqua comincia a scorrere sulla baia. All’ora prevista, intorno al monte c’è solo il mare (a parte qualche collinetta di sabbia qua e là), ma senza quell’effetto di “cavalli al galoppo” tanto declamato nelle guide turistiche: l’acqua, infatti, defluisce così lentamente da essere paragonabile, semmai, ad un esercito di lumache.

Prima del tramonto lasciamo la magia di Mont Saint Michel, in verità un po’ delusi dal poco sensazionale effetto-marea che immaginavamo assai più dirompente, e plachiamo la nostra fame con una succulenta bistecca in uno dei ristoranti della catena “Buffalo Grill”, presenti in massa sul territorio francese nelle zone commerciali a ridosso delle località più note.

A Coutances, a pochi metri dalla cattedrale, ci accoglie per la notte una graziosa camera all’Hotel La Pocatiere.

24/04/2013 (Coutances- Ste Mere Eglise- Spiagge dello Sbarco-Bayeux-Honfleur) 280 km

La giornata dedicata ai luoghi del D-Day, che qui chiamano Jour-J, inizia con la visita di Sainte Mere Eglise, il comune francese su cui si lanciarono i paracadutisti americani la notte tra il 5 e il 6 giugno del ’44. Sul tetto del campanile un manichino ricorda il celebre episodio del paracadutista rimasto impigliato durante l’atterraggio ed anche l’attiguo museo ha la forma di un gigantesco paracadute.

Proseguiamo sostando di fronte ai monumenti commemorativi eretti sulle spiagge del debarquement, che hanno mantenuto il loro nome in codice (Utah beach, Omaha Beach, Gold Beach, etc.), leggendo con attenzione le targhe e le mappe che rievocano, con minuzia di particolari, le diverse operazioni dello sbarco, e ci emozioniamo davanti alle migliaia di croci bianche allineate sulla spianata erbosa del Cimitero Americano.

Pranziamo all’aperto a Port en Bessin nell’elegante e raffinato ristorante “L’Ecailler” con vista sul porto, gustando ottimi ed elaborati piatti di pesce e sorseggiando a fine pasto un calice di Pommeau de Normandie, una sorta di passito alle mele delizioso (l’analogo bretone prende il nome di Pommeau de Bretagne).

Dopo pranzo, deviamo verso l’entroterra per visitare Bayeux, la sua cattedrale e la sua famosissima tapisserie. Grazie all’ausilio dell’audioguida, compresa nel prezzo del biglietto (9€), riusciamo ad apprezzare appieno gli splendidi ricami dell’arazzo di quasi 70m che descrive le gesta di Guglielmo il Conquistatore.

Ad Arromanches scendiamo in spiaggia e passeggiamo tra le vestigia arrugginite dell’imponente porto artificiale, i cui resti campeggiano anche in mare ad alcune centinaia di metri dalla riva. Sono passate da poco le 17, ma la biglietteria del Museo dello sbarco, purtroppo, ha già chiuso i battenti.

Nel tardo pomeriggio raggiungiamo la graziosissima località di Honfleur, in tempo per immortalare alla luce del tramonto i colori delle case a graticcio che si specchiano nel porticciolo. Nel piccolo centro storico spicca la caratteristica chiesa in legno con la volta a forma di drakkar rovesciato.

Al chiarore della luna piena, ordiniamo moules frites in uno degli affollati bistrot sul porto: le cozze di bouchot, minuscole rispetto a quelle tarantine, sono gustose e saporite.

La stanza dell’Hotel Premiere Classe, con vista sul Pont du Normandie, è un po’ spartana, con il suo microscopico bagno stile servizi igienici del treno (nella tripla a fianco, il terzo letto è un pensile sopra la testiera di quello matrimoniale!).

25/04/2013 (Honfleur-Etretat-Fecamp-Jumieges-Rouen) 210 km

Visto da Honfleur, il Pont du Normandie (5.20€ il pedaggio) appare grandioso e spettacolare, ma soltanto imboccandolo si percepiscono realmente le impressionanti dimensioni di questo prodigio dell’ingegneria idraulica che attraversa la Senna nei pressi di Le Havre, regalando a chi lo percorre, anche a piedi, un panorama mozzafiato.

Quando raggiungiamo Etretat, la nebbia mattutina si è ormai dissolta per lasciare spazio ad una splendida giornata di sole dalle temperature estive.

Raggiungiamo a piedi la cima della falesia d’Aval, quella dalla simpatica forma di elefante ritratta anche da Monet, percorrendo il sentiero panoramico a picco sul mare, poi saliamo i gradini che conducono alla falesia d’Amont, raggiungibile anche in auto, che chiude dal lato opposto la spiaggia sassosa di Etretat.

Sostiamo a Fecamp per l’acquisto del famoso liquore digestivo prodotto dai monaci benedettini con 27 tra erbe officinali e spezie, che nella boutique allestita all’interno del Palais Benedictine sono esposte in una scenografica composizione.

A Veulles Les Roses addentiamo una baguette sull’attrezzato lungomare, a ridosso delle altissime falesie in gesso, e raccogliamo sulla spiaggia un ciottolo bucato, tipico di questo tratto di costa, che risulterà essere l’unico souvenir non alcolico del nostro intero viaggio in terra francese.

Nel primo pomeriggio salutiamo il mare e ci dirigiamo verso Rouen, con la speranza, purtroppo vana, di incontrare un produttore di Pommeau du Normandie prima di oltrepassare i confini della Normandia.

Lungo la cd. Strada delle abbazie, visitiamo i resti dell’Abbazia di Sainte Pierre a Jumieges (ingresso 6.50€), che conserva intatte la facciata e la navata centrale, ed ammiriamo da lontano l’imponente Abbazia di Sainte Martin de Boscherville.

Prima del tramonto arriviamo a Rouen, dove rimaniamo impressionati dalla mirabolante facciata in stile gotico-fiammeggiante della bellissima cattedrale. Sotto un sole ancora caldo passeggiamo per le animate vie del centro storico, in un susseguirsi di colorate case a graticcio, sino alla bella Place du Vieux Marchè, che fu macabro teatro del rogo di Santa Giovanna d’Arco.

Ceniamo in un ristorante di cucina creola, “Le Bakoua”, sconsigliatissimo.

Concludiamo la serata con una Delirium Tremens, la mitica birra belga dell’elefantino rosa, al primo piano di un caratteristico pub belga nei pressi del Grande Orologio.

La stanza dell’Hotel Premiere Classe è, per fortuna, decisamente più confortevole di quella di Honfleur.

26/04/2013 (Rouen-Giverny-Chantilly-Reims) 360 km

Essendo leggermente in anticipo sulla tabella di marcia, decidiamo di deviare a sud in direzione della casa museo (ingresso 9.50€) di Claude Monet a Giverny, nei pressi di Vernon, tappa obbligatoria per gli appassionati del pittore impressionista, che qui ha dipinto le famose ninfee. Il giardino pullula di coloratissimi tulipani, narcisi, nontiscordardime, etc., mentre nel laghetto, popolato da tantissime rane assordanti, le ninfee, purtroppo, non sono fiorite ed il ponte giapponese, suggestivo anche se nudo, è ancora privo del suo elegante cappello di glicini.

Circumnavigando Parigi, assai lentamente a causa del traffico, ci reimmergiamo nella campagna verso il Castello di Chantilly (ingresso 14€ + parcheggio 3€). Il vento e la pioggia scrosciante, che ci avevano risparmiato sin qui regalandoci una settimana all’asciutto, ci inducono, purtroppo, ad una visita veloce degli splendidi giardini. All’interno del magnifico castello, riscaldato, visitiamo la pinacoteca, con alcune tele di Raffaello, gli appartamenti reali, la Cappella e la preziosa biblioteca.

La pioggia scende incessante anche a Reims, che in serata si presenta deserta.

Ceniamo nella centrale place du Forum in una sorta di macelleria-ristorante, “Au Billot”, assaporando prelibati piatti di carne alla griglia, scegliendone il pezzo direttamente dalla vetrina.

La stanza dell’Hotel Balladins è pulita ed accogliente.

27/04/2013 (Reims-Strada dello Champagne-Digione) 409 km

Dal portale sinistro della facciata l’Angelo sorridente, dall’espressione assai buffa, ci invita ad entrare nella meravigliosa cattedrale gotica, nota anche per le splendide vetrate (quelle della cappella assiale sono opera di Chagall).

All’attiguo Ufficio del Turismo ci vengono gentilmente forniti la mappa della Route Touristique dello Champagne e gli orari di visita delle prestigiose caves con sede a Reims (tra le altre, Tattinger, Pommery, Mumm), che variano in base alla stagione.

La visita guidata in inglese delle cantine Tattinger (16€ ingresso + degustazione), scavate nella roccia dagli antichi Romani al fine di reperire il materiale per la costruzione dell’antica città, inizia con l’interessante spiegazione dettagliata delle fasi finali del procedimento di produzione dello champagne, dall’imbottigliamento, al remuage, all’inserimento del liqueur de spedstion) e termina con una deludente degustazione: il Tattinger che ci viene offerto è, purtroppo, abbastanza acidulo.

Alle cantine Mumm (ingresso + degustazione a partire da 13€), invece, la raffinata guida descrive in francese anche il procedimento di vinificazione dei tre vitigni, regalandoci un’immagine romantica dello champagne come vino-famiglia, il cui sapore inconfondibile deriva da un mix di forza (il Pinot Noir – l’uomo), eleganza (lo Chardonnay – la donna) e freschezza (il Pinot Meunier – il bambino).

Qui la degustazione finale ci soddisfa maggiormente: sia il classico Cordon Rouge che il Rosè, risultano amabili e delicati, nonostante l’esplosione di bollicine. Il prezzo delle bottiglie in vendita, però, di poco inferiore a quello praticato in Italia, è troppo elevato per le nostre finanze.

Imbocchiamo, allora, la Route Touristique alla ricerca di produttori di Champagne meno noti, che offrano le proprie bottiglie a prezzi più abbordabili, ma i paesi che attraversiamo sono deserti e le cantine tutte chiuse.

Ci rifocilliamo con una baguette nei pressi di un bel mulino tra le vigne e, finalmente, ad Ambonnay troviamo una cantina aperta dove trascorriamo 40 minuti (!!!) a degustare ottimo champagne in compagnia del produttore.

Ad Epernay percorriamo la rinomata Avenue de Champagne, con sosta veloce alla lussuosa boutique delle cantine Moet Chandon, dove campeggia la statua dedicata a Dom Perignon.

Proseguiamo ancora qualche a sud sulla strada turistica sino alla dimora di un altro simpatico produttore, che ci invita a degustare il suo champagne.

Il tintinnio delle bottiglie nel bagagliaio ci accompagna lungo la strada per Digione, che raggiungiamo in tarda serata. Scegliamo di pernottare fuori città in un hotel della catena Balladins, la stessa della notte precedente.

Passeggiando sotto la pioggia, notiamo le torrette della bella cattedrale e le piastrelle colorate dei tetti dei palazzi del centro storico, che meriterebbe sicuramente una visita più approfondita.

Ceniamo al ristorante “Le Dome”, nella piazza del mercato coperto su cui si affacciano svariati locali mangerecci e beverecci, gustando piatti tipici, annaffiati da alcuni calici di pinot noir, blasonato vino di Borgogna, peraltro assai modesto rispetto ai pregiati rossi piemontesi.

28/04/2013 (Digione-Lione-Chambery-Torino) 524 km

La domenica, a differenza che in Italia, i supermercati, anche quelli dei centri commerciali, sono chiusi: affranti, ci dirigiamo verso l’autostrada rimpiangendo di non aver fatto scorta il giorno precedente di formaggi francesi (in particolare livarot, pont l’eveque e camembert), biscotti speculos e birre belghe, che abbiamo imparato ad apprezzare qualche anno fa nel nostro fantastico viaggio in Belgio.

Verso le 11 arriviamo a Lione e dalla città vecchia saliamo con la funicolare alla Basilica, stupenda anche all’interno, decorato con luminosissimi mosaici.

Nel centro storico attraversiamo i caratteristici trabaux, gli antichi passaggi tra una via e l’altra, e ci fermiamo per uno spuntino al bouchon “Le Laurencin”, dove a prezzi modici ci vengono serviti piatti tipici lionnesi in porzioni esagerate.

Dopo pranzo si scatena un diluvio universale che ci costringe a rimetterci subito in viaggio, rimandando a tempi migliori la visita della città.

Prima di imboccare nuovamente il Tunnel del Frejus in direzione di Torino, ci fermiamo a Chambery per un ultima passeggiata in Francia.

A conclusione del diario, ecco qualche consiglio di viaggio:

benzina: è più economica che in Italia, viene servita anche nella tipologia 95 ottani, è scontata ai distributori dei piccoli e grandi supermercati; colazione: negli hotel la petit dejeuner è carissima, meglio un dolce, ogni giorno diverso, in una delle tantissime boulangerie-patisserie presenti ovunque, anche nel paesino più sperduto; hotel: quelli della Premiere Classe, al pari di quelli della Formule 1, sono abbastanza spartani, inferiori per confort a quelli della Balladins o della B&B; la doppia costa in media 40-45€; situati fuori città, sul modello dei motel americani, talvolta non sono ben segnalati: si consiglia, pertanto, in assenza di navigatore, di stamparsi preventivamente gli itinerari per raggiungerli.

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