Lo spirito di Berlino
Cercare di scoprire i tesori di una capitale, ma ancor di piu’ di uno scrigno di storia, in soli quattro giorni ha del difficoltoso. Ma grazie ad alcune guide e fortunate ricerche multimediali, il risultato sembra davvero buono. La partenza datata il giovedi di un freddo Marzo, avviene dall’aeroporto Caselle di Torino. Decisamente comodo il diretto che porta fino alla destinazione tedesca di Tegel, il secondo aeroporto per importanza a Berlino. Senza farci travolgere dal panico sul come raggiungere il centro della città, scopriamo che esistono ben due soluzioni, abbastanza dirette. Il BUS TXL, e il BUS 128. Differiscono esclusivamente nella tratta percorsa. Il primo infatti entra fino nel cuore della città, il secondo porta alla prima fermata della metropolitana (U-Bahn, questo il nome tedesco della Metro) Jakob-Kaiser-Platz, sulla linea Blu U7. Consiglio di viaggio: comprare nei pressi dell’uscita dell’aeroporto il biglietto valido per 72 ore per qualunque mezzo di movimento cittadino (metro-tram-bus) al costo di 22,90 Euro (Berlin Welcome card) che tra l’altro offre discreti sconti in tutti i musei cittadini . Scegliamo il TXL e dopo 50 minuti di viaggio arriviamo al capolinea ad AlexanderPlatz. Il nostro Hotel si trova su Wallstreet strasse, e quindi valige alla mano ci dirigiamo a prendere la linea rossa della metro (U2), curiosando tra i diversi “abitanti”(gruppi di ragazzi immersi nelle note assordanti della musica elettronica dei propri stereo e numerosi skateboard boy) della maestosa piazza sopracitata. Giunti in hotel, ed effettuato il rito del check-in, ci infiliamo subito nelle vie berlinesi consci del fatto che, pioggia a parte, la temperatura non ci sarà amica.
Ci rimane un intero pomeriggio, essendo arrivati alle 14, per cercare subito di orientarci e stuzzicarci l’appetito culturale con qualche monumento. Optiamo subito per la Berliner Dom, maestosa cattedrale proprio nel cuore berlinese. (Passando tra le tante vie nascoste viene anche offerta la possibilità di poter visitare il museo di Anna Frank a Rosenthaler Strasse). Il cielo grigio non aiuta ad apprezzarne i colori, che scopriremo bellissimi l’ultimo giorno con un sole splendente, ma le dimensioni sono clamorose. La visita all’interno è possibile solo nei momenti in cui non vi è la Messa. In questi momenti la celebrazione ha la priorità, quindi i turisti muniti di macchine fotografiche sono invitati all’uscita. Al fianco destro (davanti alla Berliner Dom c’è uno splendido giardino) si trova uno dei musei piu’ interessanti per coloro che fanno della storia antica il proprio credo. L’Altes Musem. Il costo è rilevante, ma lo è altrettanto il valore culturale nell’interno. Siamo su Karl-Liebknecht Strasse, che oltrepassato il ponte sulla Sprea, diventa Unter Den Linden, via principale di Berlino. La pioggia frena un po’ il nostro entusiasmo, ma veniamo comunque circondati dalla storia. Sulla destra prima la Staatsbibliothek (luogo nel quale Lenin studio’ e nella quale viene conservato uno degli atlanti piu’ grandi e vecchi esistenti) e successivamente l’Humboldt Universitat (dove studio’ Marx) si pongono di fronte alla Bebelplatz. Qui nel 1933, il 10 Maggio, fu il centro di un enorme falo’.
Proprio di fronte ad Altes Palais, si diede fuoco a migliaia di libri scritti da autori non graditi al Nazismo. Marx, Freud, Mann, Brecht furono alcuni degli autori di cui vennero eliminate le opere. Per ricordare il fatto, e non solo, al centro di questa piazza vi è un’opera di Micha Ullman, consistente in un pannello luminoso inserito sulla superficie della strada, che lascia intravedere una camera piena di scaffali vuoti. Accanto è posta una targa che riporta una citazione di Heinrich Heine: “Quando i libri vengono bruciati, alla fine verranno bruciate anche le persone”. Si rivelerà in là nel tempo, una citazione tutt’altro che fantasiosa. Al centro di Under Den Linden c’è la Statua di Federico il Grande che sembra essere il “direttore” del traffico. Riposta in questo luogo solo dopo la seconda guerra mondiale, avrebbe bisogno forse di una coloratina visto il proprio grigiore. La sera è ormai alle porte, e quindi giunti all’incrocio con Friedrichstrasse (un’altra conosciutissima via che taglia verticalmente il centro di Berlino in due) decidiamo di fare un giro nei negozi. Questa via, trova nella propria metà una sezione definita Quartier 207 – 206 – 205. Piu’ che altro è un’intrigante versione di una via dello shopping. C’è davvero di tutto, da alimentari a grandi magazzini di marche esclusive. Per i deboli di cuore e di portafoglio, meglio evitare.
Conclusa la “passeggiata dei balocchi” ci imbattiamo su un volantino che ci invita a chiudere la serata alla mostra di Salvador Dali’ a Postdamer Platz. Saltiamo sulla metro U2 (fermata Stadmitte) e con una fermata siamo arrivati. La piazza è davvero ricca di tutto, da resti del Muro (avverranno qui le prime picconate per la distruzione il 10 Novembre 1989) , alla nuovissima costruzione del Sony Center, illuminatissimo e ricco di ristoranti e cinema multisala.
La mostra è essenzialmente “da capire”. Ma comunque vale il biglietto. Sbirciando tra i libretti all’esterno del museo ne noto uno che faceva davvero al caso nostro.
“I ristoranti di Berlino” divisi per nazionalità e specialità. Lasciarlo li’ sarebbe stato un delitto. Al volo vengono due decisioni: sbirciatina all’Hard Rock Cafe’ (anche il sentimentalismo vuole la sua parte) e il ristorante-trattoria Toto’. Per il primo, senza esagerare, direi voto 8. Ma la ciliegina sulla torta è una chitarra fatta direttamente con i resti del Muro. La trattoria rimane invece a Bleibtreustrasse 55. Ci arriviamo a piedi e ne usciamo a pancia piena. Delizioso e non caro. Al ritorno in hotel non ci rimane che sperare in una giornata limitata alle sole nuvole, al massimo, per il giorno dopo.
L’alba del giorno dopo si presenta di un triste grigio. Ma abbiamo un percorso da fare e tesori da scoprire quindi, zaino in spalle.
Ci dirigiamo direttamente a Niederkirchnerstrasse per visitare la mostra “Topographie des Terrors”, realtà artistica che ripropone il percorso storico del regime nazista, dei suoi oppositori, e dei campi di concentramento. Le foto e le storie che si intrecciano al proprio interno sono cosi crude e tristemente vere, da commuovere i piu’. Il luogo è in realtà l’ex spazio dedicato alla sede della polizia segreta nazista, la Gestapo e del suo leader, Himmler. Terminavano qui le vite di coloro che manifestavano contro il regime. Tutt’ora sembra esserci qualcosa di spettrale che echeggia nell’aria, nonostante le sole rovine rimaste dell’allora palazzo neobarocco. Usciti dalla mostra proseguiamo nella via sopracitata per raggiungere il famosissimo Check-point Charlie. Appena arrivati notiamo che ad anticiparci (o seguirci?) c’è un sentiero di mattoni rasenti il suolo che fedelmente riproducono il percorso del Muro e fanno capire ancora meglio la vecchia divisione della città. E poi ecco la riproduzione, piuttosto cinematografica direi, dell’ex punto di frontiera dell’Ovest(Check-point Charlie appunto). Due figuranti vestiti con divise statunitensi offrono il proprio volto per foto ricordo sullo sfondo di sacchi di guerra e delle sbarre di divieto di passaggio. Sopra la nostra testa, giganteggia il cartello con scritto “State lasciando il settore Americano” (in lingua inglese, francese, tedesca e russa).Una fedele copia con dicitura diversa (settore Russo) è posta nel marciapiede opposto. A lato di questa storica presenza c’è il museo del Muro, che consiglio indiscutibilmente. Oltre alle informazioni sulle varie generazioni di muro (4) vi è tantissimo materiale, presentato in maniera personale e straziante (vi sono radio-guide in 7 lingue diverse) dedicato a quanti morirono e si salvarono nel tentativo di attraversare il confine est del Berliner Mauer. Il costo di 10 Euro è insignificante. Uscendo scioccati, viene d’obbligo fare due passi spensierati nella zona dello shopping di Wilhelmstrasse. Gustato un pasto caldo (la temperatura non saliva dai 4 gradi penso) ci dirigiamo di nuovo a Postdamer Platz con l’intenzione di raggiungere la Porta di Brandeburgo e il Reichstag, palazzo dove ha sede l’attuale parlamento. La via che ci mette in comunicazione con il nostro obbiettivo è Ebberstrasse, che costeggia il parco di Tiergarten (avremo modo di visitarlo in maniera del tutto piu’ “comoda” il giorno seguente) alla propria sinistra. Lungo il percorso ci fermiamo doverosamente ad ammirare il Denkmal fur die ermordeten Juden Europas, il monumento agli ebrei assassinati in Europa. Questo luogo è molto simile ad un cimitero alla prima vista. La particolarità sta nel fatto di aver riposto le pseudo-bare (2711 costruite in cemento) su una base ondulata. Lo spettacolo che offre questa foresta di pietra mi fa immaginare quanto Berlino e la Germania tutta, tenti di inginocchiarsi di fronte a questa tragedia passata che è inevitabilmente parte del paese stesso. Confusi fra il silenzio del ricordo e le risate dei soliti turisti che si rincorrono all’interno di questo labirinto, proseguiamo il nostro giro.
Arriviamo finalmente alla tanto nominata Brandeburger Tor. Il grigio del cielo che la circonda non offre perfettamente l’idea della bellezza. Nonostante tutto rimane maestosa e ricca di significato. Il pensiero và subito a tutti coloro che nell’epoca del Muro, gli abitanti dell’Ovest, non potevano ammirare tutto cio’ da vicino. La linea di separazione infatti, li costringeva a 50 metri e oltre, per di piu’esclusivamente dalla parte posteriore. Al fianco noto subito la ricca presenza di ambasciate (neanche a dirlo la piu’ grande, a sinistra è quella Americana) e di diversi Hotel che svuoterebbero le tasche di tanti. Esattamente come al Colosseo, sono numerose le presenze di innati attori pronti al flash e al racconto di qualche storiella. Dopo essere caduti nella consuetudine turistica, e vista l’ora in primis, cerchiamo rifugio in qualche ristorante. Prima pero’ facciamo tappa ad un centinaio di metri, per visitare il Reichstag ovvero il parlamento tedesco. La triste storia è che non sono permesse né gite guidate né altro (almeno oggi). Sconfortati facciamo qualche foto ad un palazzo che nella storia trova le proprie radici. La facciata anteriore è gloriosa e l’interno, guida dixit, offre interessanti visuali. Ma sembra che oltre al giardino posto di fronte, non ci sia nessuna possibilità per noi. Quindi leviamo i tacchi.
Troviamo un buon pasto nella Universitatstrasse, al n°2, in un posticino accogliente: Via Nova. Non ancora stanchi, facciamo tappa alla Gendamenmarkt. Questa piazza del mercato del 1800 è il centro di uno spettacolo architettonico grazie alle due chiese barocche che si ergono su entrambi i lati. I nomi delle due sono Franzosischer e Deutscher Dom. Le chiamano le chiese gemelle, e spesso sono la sede di concerti lirici e classici, anche se la seconda oggi è incentrata sulla storia della democrazia tedesca grazie al proprio museo interno.
Il sole accoglie piacevolmente il nostro terzo giorno da turisti. Le previsioni erano esatte e quindi il super progetto giornaliero all’insegna degli spostamenti pedonali è approvato. Per primo ci indirizziamo all’East Side Gallery. Qui si trova il piu’ lungo tratto di Muro rimasto in piedi dai tempi storici (si parla di 1,5 km) sul quale diversi pittori e artisti di strada hanno messo la propria firma ed i propri colori. In effetti un po’ per la pioggia caduta nel tempo, e un po’ l’umidità della Sprea (siamo ad una decina di metri di distanza dal fiume che bagna Berlino) i disegni sembrano essere un po’ scoloriti. Vale la pena comunque soffermarsi su alcuni di essi, iniziando con il “nostrano” Fulvio Pinna, passando per il famoso ritratto della Trabant che sfonda il Muro con la targa che rievoca la data 9-11-1989, all’artistico passo di frontiera scherzosamente riproposto, finendo con il discusso bacio tra Breznev e Honecker. Ad un certo punto mi domando cosa abbia spinto i responsabili dei restauri dei vari murales a cambiarne uno in particolare: qualche anno fa infatti c’era una bandiera tedesca che si intersecava grazie ad una stella di David con un’altra palestinese. Oggi è rimasta solo quella nero-rossa-gialla. Rimane comunque sconcertante come, stando alla base del Muro, questa costruzione alta 3,60 m oscurasse di fatto la vista verso Occidente. Non oso immaginare cosa vorrebbe dire, conviverci quotidianamente.
Torniamo indietro e attraversiamo il punto in cui la Muhlenstrasse incrocia Skalitzerstrasse, oggi come allora rappresentato da un ponte chiamato Schlesisches Tor. Qui tante foto ricordano i primi spostamenti permessi nei Natali del 62 e 63 che il Governo del’Est aveva concesso ai cugini per passare l’intera giornata con le proprie famiglie.(particolare accattivante che abbiamo perso è una delle torrette di guardia che controllavano il confine poco distanti da li,proseguendo su Schlesische Strasse, fino al superamento del fiume).
Visto il gran sole decidiamo di prendere la metro e visitare una delle attrazioni piu’ popolari di Berlino, il palazzo di Charlottemburg e i suoi giardini. Con la U7 (fermata Richard Wagner Platz) si arriva praticamente a 300 metri di distanza dall’ingresso. I colori che circondano questa residenza sono particolari, quel verde che sta per esplodere nella primavera per intenderci. Ma un giorno, il tutto mi piacerebbe riviverlo in una cornice autunnale. Leggendo qualche informazione sul posto, vengo a sapere che tutto nasce da Sophie Charlotte, seconda moglie di Federico III re di Prussia nel 1701. L’edificio barocco fu dapprima casa di campagna, e poi visto il volere del sovrano, una residenza vera e propria in perenne stato di ampliamento. Il bosco alle spalle, e il fiume che si sdraiava al lato, la rendevano inoltre un luogo di feste e scambi commerciali. L’interno del palazzo è visitabile previo acquisto del biglietto, mentre i giardini ed il laghetto sono di libero accesso. In particolare quest’ultimo nei mesi freddi diventa un posto ideale per il pattinaggio sul ghiaccio. In realtà se si volesse visitare interamente il tutto bisognerebbe concedersi una giornata intera.
Torniamo a Postdamer Platz e decidiamo di far pranzo in un posto che consiglierei a chiunque. E’un luogo in cui vengono offerti diversi tipi di pasta fresca con le combinazioni piu’ succulenti e la cottura sul momento. Ma non solo pasta, anche pizza e insalate. Il costo non è eccessivo e per il viandante sembra fatto apposta. Ci ritroviamo qui per godere a pieno del parco Tiergarten e dei suoi tesori in particolare camminando lungo la via che lo attraversa, la Strasse des 17.Juni (nome in riferimento ad una ribellione che ebbe luogo a Berlino Est contro il regime comunista nel 1953). Questa è la strada che Hitler usava per organizzare massicce marce militari. Ma era anche il tratto che percorrevano gli abitanti occidentali di Berlino nei tempi del Muro per giungere fino alla porta di Brandeburgo, apice alto della stessa. Rimango sempre turbato dalla linea che segna il confine Ovest-Est. Immedesimandomi nelle menti dei Berlinesi, mi viene da pensare a quante cose era per loro impossibile vedere e visitare. Ma credo anche che le parole stiano a zero in questo caso. Le sensazioni sono direttamente proporzionali alla vista di questo sentiero. Proseguendo sulla destra troviamo il Sowjetisches Ehrenmal, monumento eretto dai sovietici poco dopo la conquista della città con la battaglia di Berlino nel 1945. Curioso è il fatto che di fronte a tutto questo ci siano due carri armati T-34 che leggenda vuole, siano i primi entrati nella Capitale. Esistono anche altri due cannoni, ma sono sicuramente di fattura piu’ moderna. Il colore rosso del marmo del monumento molto probabilmente proviene dalla cancelleria di Adolf Hitler.
La passeggiata prosegue in direzione Ovest con meta la Siegessaule. Tutt’intorno uno spettrale silenzio, nonostante la moltitudine di turisti e non, che camminano. Si ha quasi la sensazione di camminare in un luogo mistico.
Giunti al nostro obbiettivo, mi illumino. La rotatoria che offre la base a questo ennesimo gigantesco monumento è ovviamente di conseguenti dimensioni. La Siegessaule (dai berlinesi chiamata Golden Else) è infatti una colonna di 67 metri che sulla punta ha l’onore di ospitare la Else dorata, la dea della vittoria. Il luccichio è visibile ad occhio nudo da quaggiu’. A questo punto il ritorno si fa piu’ piacevole, visto che accettiamo l’invito di un ragazzo di essere ospiti della propria bicicletta. In realtà era piu’ una sorta di passeggino spinto da una mezza bicicletta. Questa soluzione ci permette di godere a pieno delle stradine del parco limitrofo, coadiuvata dalla spiegazione (assai povera nel vocabolario inglese…poverino stava faticando davvero troppo!)del nostro improvvisato accompagnatore. Ci facciamo lasciare alla porta di Brandeburgo, e ci dirigiamo grazie alla metro, a quello che viene definito come il palazzo dello shopping.
Si tratta del KaDeWe, su Tauentzienstrasse, 21-24. Per presentarlo dico solo che il motto scritto fuori è (cito testualmente): “Se non ce l’abbiamo, probabilmente non esiste”. Detto tutto. Qualunque marca d’abbigliamento, intimo, gioielleria, pelletteria e delizia culinaria che si possa conoscere trova sede qui. 6 piani all’insegna del finto risparmio. Auguri.
Dopo tanta fatica il nostro corpo ha bisogno di ristorarsi (lungo le strade è facile imbattersi in diversi tipi di fast-food, bar e di omini vestiti di arancio che offrono hot-dog in qualunque situazione atmosferica. Da provare). Trovo interessante il menu proposto nel famoso libretto trovato all’inizio del nostro tour a riguardo di una steakhouse e mi metto sulle tracce della stessa. E scopro che a cena fatta, ho concluso un affare. Escados è il nome e Karl-Liebknecht strasse 29 è l’indirizzo. Diretti ad Alexander Platz è praticamente visibile da centinaia di metri vista l’illuminazione ad Albero di Natale. Il piatto tipico è la carne per tutti i gusti e cucinata in tutti i modi ma non mancano squisitezze di varia natura.
Per chi avesse voglia di farsi ancora un giro, Alexander Platz è una grossa piazza nel centro della Berlino Est. Caratterizzata da diversi centri commerciali e da una torre televisiva a forma di palla da golf fatta in cemento, offre spunti di interesse soprattutto panoramico. Sulla punta di essa c’è un ponte e un bar girevole a 203 metri. Leggenda vuole che nel periodo del Muro venissero proiettati qui dei film sulla gioia di vita nella capitale della RDT (Repubblica Democratica Tedesca). Ai piedi della torre c’è forse una delle poche strutture che riporta il turista ad una storia davvero antica. Sto parlando della Marienkirche, chiesa gotica ricostruita nel 1380 dopo che un incendio distrusse la sua antenata.
Davanti a questo tesoro storico c’è la fontana di Nettuno, Neptunbrunnen, che è un misto fra culto fotografico e oasi pacifica nel centro di Berlino. La notte ormai cala rumorosa nel centro tedesco e compiaciuti della movimentata giornata riportiamo i nostri ricordi nell’Hotel.
L’ultimo giorno serve un po’ per rivedere le cose che all’inizio di questo viaggio sono state dipinte con i colori grigi della pioggia. Ma prima facciamo tappa ai piu’ che consigliati mercatini dell’antiquariato (Am Kupfergraben, fermata della metro Oranienburgen Strasse) nei pressi del Bode-Museum, sede delle principali raccolte scultoree della città. Al fianco si trova il Pergamonmuseum, il piu’ imponente della città, ed anche il piu’ visitato. Ricorda vagamente un tempio babilonese, ed è la sede di tre straordinarie raccolte, siti antichi come la porta di Ishtar e l’antico altare greco di Pergamo. Al di fuori di esso comunque c’è una grande e variopinta presenza di banchi di venditori che offrono a chiunque pregiati ricordi del passato. Dalle divise militari del dopo guerra ai pezzi di quotidiani datati anni 30, dai telefoni a muro agli occhiali anni 70, dagli strumenti di uso odontoiatrico (avete capito bene) ai piu’ semplici oggetti ricordo della città. Prima di intrecciare Under Den Liden ci si imbatte in un secondo blocco di mercatini, questa volta di semplice natura pittoresca. Moderna, antica, caricature, dipinti su olio e tela. Ce ne veramente per tutti i gusti. Tutto discretamente inserito in un caratteristico profumo di hot-dog dei cuochi ambulanti dei paraggi.
Come ricordato in precedenza, facciamo capolino ancora alla Berliner dom e capiamo che certe cose, viste con luci diverse cambiano completamente volto. Felici di aver assistito ancora a qualcosa di magnifico, torniamo in albergo per riprendere la via di casa.
Vorrei spendere ancora due parole per il popolo tedesco. Ora, io non so se è solo un’impressione, ma sembra davvero che Berlino e i propri abitanti non abbiano mai superato la fase degli anni 70. Noto quante facce abbiano lo stesso taglio di capelli delle foto che si vedevano al museo del Muro, e quanti addirittura vestano in maniera davvero Punk. Un giorno in un messaggio scrissi che se Berlino dovesse addormentarsi e per gioco trovarsi negli anni 70 al risveglio, sarebbe proprio a suo agio. Con qualche mattone e un Muro in meno.