Lo sconosciuto Myanmar

Nell'emozionante Myanmar (ex Birmania) per un viaggio che ti strega e che ti segna profondamente
Scritto da: brawler
lo sconosciuto myanmar
Partenza il: 08/12/2011
Ritorno il: 22/12/2011
Viaggiatori: 2
Spesa: 2000 €

10.12.2011 Yangoon (MYANMAR)

Sdraiati comodamente su degli enormi divani attendiamo il nostro Airbus 320 dell’Air Asia, nell’aeroporto internazionale di Bangkok pronti a raggiungere l’ex capitale birmana!

Da lontano, come Ulisse con le sirene, veniamo attirati dalla grande pagoda d’oro dello Shwedagon, eccoci aggirarci per questo piccolo villaggio religioso formato solo da templi, tanti luoghi di preghiera dove fedeli pellegrini provenienti da tutto il Paese pregavano ed affidavano le proprie speranze e desideri ai mille Buddha presenti un po’ dappertutto.

Proprio dei ragazzi locali ci consigliano di visitare, in un tempio non lontano, la “statua del Buddha disteso”… Mezz’ora dopo, con lo sguardo rivolto verso l’alto e la bocca aperta ammiriamo quest’immensa opera d’arte. Dobbiamo addirittura arrampicarci su un piedistallo per avere una visuale completa della scultura.

Conosciamo un vecchietto che ci invita a visitare l’area abitata dai monaci buddisti… un luogo fuori dal tempo…

12.12.2011 Yangoon (MYANMAR)

Siamo pronti a lasciare la vecchia capitale, andiamo a rilassarci un pochino sulle sponde del lago Inle in compagnia di un simpatico malese-cinese di nome Yee.

Attraversiamo piccoli villaggetti con rare case, qualche pagoda sbuca qui e lì di tanto in tanto, il resto è formato da infiniti campi di riso che incorniciano il paesaggio circostante.

13.12.2011 Nyaung Shwe (MYANMAR)

Fuori è buio pesto quando l’autista mi scuote avvisandoci che siamo arrivati alla junction per il Lago Inle. Sono le 5.10 del mattino e siamo ad una dozzina di km dalla nostra meta. Scendiamo in sette dal bus (noi tre, un sardo che vive a Londra, due tedesche ed un francese); saliamo sull’unico pick up disponibile e proseguiamo per Nyaung Shwe, un piccolo villaggio vicino al lago.

Alloggiamo al “Gipsy Inn” e dal balcone della nostra umile stanza mi incanto ad osservare lo svolgersi della loro vita quotidiana. Sembra un film!

Manco il tempo di lasciare i nostri zaini in camera che sfrecciamo su una delle veloci barche locali lungo i canali che confluiscono nel lago.

È domenica oggi! È giornata di mercato… ogni mondo è paese. Chi vive in montagna scende al lago per vendere la propria merce. Ci incantiamo ad ammirare ogni singola bancarella, ci fermiamo a chiacchierare con chiunque si avvicini a noi, curiosiamo ovunque e capita spesso di scorgere cose “strane” e ci innamoriamo della semplicità della gente!

A bordo della nostra lancia raggiungiamo finalmente il lago Inle e da lì ci infiliamo in una lunga serie di canali notando che anche in un posto così impervio la vita quotidiana scorreva tranquillamente. Tutto vive sulle palafitte, persino il porcile!

Visitiamo “fabbrichette” di seta di loto, di ombrelli, di souvenirs di ogni genere e forma. Impressionante l’incontro con le “donne giraffa”, una minoranza etnica; sarà per tradizione o per usi locali o per qualunque altro motivo ma lascia molto da pensare che nel 2011 esistano ancora dei “costumi” così crudeli.

Proseguiamo visitando una grande pagoda buddista, poi un monastero ed infine ci perdiamo nelle stradine di uno dei tanti villaggi. Abbiamo la faccia tosta di entrare in varie case ed in ognuna di esse l’accoglienza è sempre molto calorosa! Ti colpiva il cuore quando vedevi quelle umili persone che non avevano nulla di materiale offrirti un mandarino, una sigaretta o un the.

14.12.2011 Nyaung Shwe (MYANMAR)

Stamattina ci svegliamo relativamente presto. Esco subito per strada lungo il canale. Mi guardo attorno sbalordito. Mi sembra un documentario… Tre uomini con il classico cappello vietnamita sono accovacciati lungo il canale, un ciclo-rickshaw trasporta un donnone con gli occhi a mandorla, due bimbetti in uniforme bianco e verde vanno contenti a scuola, due vecchiette con il capo avvolto da un asciugamano colorato tornano dal mercato.

Lungo il percorso verso il mercato di Nyaung Shwe veniamo attratti dalle litanie provenienti da ciò che sembrava un monastero. [Stefy]: “Non potevo crederci! Ecco davanti a noi una ventina di bambini, piccoli monaci buddisti, che pregavano recitando una sorta di mantra, erano in piedi da chissà quanto tempo, avevano il divieto di sedersi. Eravamo davvero rapiti, non so quante foto avremmo fatto, uno scatto dopo l’altro che rimaneva per sempre impresso nelle nostre menti. Erano piccoli ed avevano voglia di giocare tra di loro, alcuni si tiravano la tunica, altri si passavano il tappetino della preghiera a mò di pallone ma appena rientrato il maestro tutto ritornava in perfetto ordine. Siamo rimasti circa un’ora ad osservarli dopodiché i piccoli monaci sono ritornati nella loro grande camerata e noi con loro. Sdraiati sui loro tappetini: chi si faceva il solletico, chi ascoltava un po’ di musica da una piccolissima radio, chi scattava foto…

Facciamo una camminata lungo la riva del lago addentrandoci nei villaggi circostanti… abbiamo incontrato un’infinità di sguardi puri e di sorrisi onesti.

Giungiamo ad un tempio, nel nulla, con un Budda maestoso che dominava la scena,sullo sfondo un villaggio… ci incamminiamo per raggiungerlo. Dalle palafitte le famiglie ci chiamavano per invitarci ad entrare nelle proprie abitazioni. Che bella esperienza seduti in una casa birmana attorniati da visi dolci e solari, ci hanno offerto mandarini e milioni di sorrisi.

15.12.2011 Mandalay (MYANMAR)

“Save me from drowning in the sea…” – così cantava Robbie Williams nella sua stupenda “Road to Mandalay”. La nostra road to Mandalay, invece, è stata davvero dura… dodici ore di bus percorrendo strade tortuose a ritmo di musica di sagra paesana birmano-lucana, il mio stomaco mi ha maledetto ma fortunatamente ha retto!

Alla fine raggiungiamo questa antica città birmana alle prime luci dell’alba e a bordo di un pick up, insieme ad una famigliola locale, arriviamo nel nostro hotel prenotato da Yangoon: l’ET Hotel.

Incontriamo nuovamente la simpatica basca: Virginia conosciuta al lago Inle e dopo aver riposato un paio di ore ripartiamo alla scoperta delle tre città antiche nei paraggi di Mandalay.

Amarapura. La città dell’”immortalità”, famosa per il U Bein’s bridge, il ponte in teak più lungo del mondo che collega il villaggio di Kyauktawgyi Paya a quello di Taungthaman.

È stato molto suggestivo percorrerlo incantandoci ad ammirare i vari scorci che il paesaggio riusciva a donarci. Quale miglior premio di una frittella di gamberetti e un enorme granchio a fine traversata?

Al di sotto del ponte, i pescatori lanciavano le reti per ritirarle immediatamente dopo colme di pesci.

Inwa. Dobbiamo prendere una barca per raggiungere l’altra sponda del fiume ed un carretto trainato da un cavallino per ammirare i resti di questa antica città ormai defunta ma che in passato è stata per ben quattro secoli capitale della Birmania.

Sagaing. Superato il ponte di Ava si raggiunge la collina di Sagaing. Luogo sacro e pittoresco grazie ai tanti stupa che dall’alto sembrano spuntare un po’ ovunque come grandi funghi d’oro. Si fatica abbastanza per conquistare la cima arrampicandosi sui gradini che sembrano non finire mai! Ma una volta sulla sommità la vista offerta ti ripaga di tutto il sudore versato!

Mi fermo a chiacchierare con un monaco buddista che riposa fuori di uno dei tanti templi. Finalmente uno che parla inglese! Ho mille domande da porgli, sono molto incuriosito dalla loro vita, dal loro rigore, dalla loro disciplina. Discorrendo scopro che non tutti quelli che vediamo in giro sono monaci nel senso stretto che intendiamo noi, molti indossano la rossa tunica per periodi molto brevi per accontentare i genitori (come nel suo caso) o solo per “elevare lo spirito”. Questa scoperta mi ha lasciato alquanto perplesso.

È ora di ritornare ad Amarapura per ammirare il tramonto dal ponte U Bein.

Ogni parola è superflua per decantare quel magnifico spettacolo ed ancora mi batte il cuore se ripenso alla scena dei monaci che, in fila indiana, percorreva il lungo tragitto in legno mentre il sole dava spazio alle tenebre!

16.12.2011 Mandalay (MYANMAR)

[Stefy]: “Siamo pronti alla lunga camminata che ci condurrà alla conquista della Mandalay Hill. Dopo aver costeggiato il palazzo Reale ci ritroviamo in una specie di processione per ammirare il “dente di Budda” proveniente direttamente dalla Cina…

Dopo aver mangiato una pannocchia ed una banana per strada, gradino dopo gradino raggiungiamo la cima dove ci attende una vista della città a 360 gradi.”

17.12.2011 Nyaung U (MYANMAR)

È domenica mattina qui a Bagan! Dopo la colazione sul terrazzino dell’Eden Hotel mi rilasso sulla sedia a dondolo sul balcone che dà sulla strada principale, proprio di fronte la nostra stanza.

È domenica mattina qui a Bagan! Un vecchio monaco dai calzettoni gialli chiacchiera del più e del meno con un suo coetaneo, un ciclo rickshaw passa con a bordo due bambini con un lecca lecca n mano a testa e penso che sarà sicuramente il papà che porta a spasso i propri figli in questo giorno di festa… anche per lui…

È domenica mattina qui a Bagan! Un venditore di palloncini colorati si affretta a raggiungere il mercato qui vicino. Il ristorantino con il cartello “Myanmar food” ha appena aperto ed il proprietario è sull’uscio in attesa dei primi clienti; due carrettini trainati da cavalli stazionano sotto il nostro balcone sperando in qualche turista; un trattorino trasporta delle contadine di chissà quale villaggio dirette al mercato.

È domenica mattina qui a Bagan! Io mi guardo intorno, respiro profondamente ed in cuor mio ringrazio Dio e Buddha per ciò che viviamo quotidianamente!

18.12.2011 Nyaung U (MYANMAR)

[Stefy]: “La Old Bagan è un susseguirsi di magnifici templi. Tra tutti mi ha colpita particolarmente il Manuha Paya, caratteristico per il grande Buddha vestito di rosso. All’interno regnava una pace assoluta…

Quasi per puro caso assistiamo alla cerimonia di iniziazione dei piccoli monaci, ci ritroviamo in mezzo a tante famiglie birmane eccitate per ciò che sta per accadere ai loro figli; ci sono bambini e bambine di varie età, dai tre ai dieci anni, vestiti a festa, di bianco e con tanti brillantini e ornamenti colorati. I parenti tutti attorno ci chiedono di scattare foto ai propri figli o nipoti. Chiacchieriamo con un papà che ci dice che la cerimonia continuerà con il taglio dei capelli e la vestizione dell’abito rosso dei monaci.

Vediamo tutti i bimbi seduti su sgabelli e vecchi monaci intenti a rapare le loro piccole testoline, subito dopo tutti nudi ad essere lavati in grosse bacinelle d’acqua per poi radunarsi dinanzi ad un palchetto dove monaci anziani intonando una sorta di mantra consegnavano loro piccoli abiti da monaci.”

20.12.2011 Yangoon (MYANMAR)

Rieccoci, dopo un’intera notte di viaggio, a Yangoon.

[Stefy]: “In compagnia di due docenti universitari italiani (Chiara e Claudio) conosciuti nella nostra Guesthouse “Motherland Inn”, andiamo alla scoperta del colorato e famoso mercato di Bogyoke per poi finire a bere un drink nel celebre Hotel Strand, l’albergo che in passato fu il ritrovo di spie internazionali e illustri scrittori e giornalisti.

Myanmar, terra incontaminata, naturale, vera. Terra di sorrisi onesti e dolci.

Ma è ora di recarci in aeroporto; ci aspetta il nostro volo Air Asia per Bangkok….

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