Liverpool: musica, design, vita notturna…

Una città in cui c'è tanto da vedere tra musica, arte, parchi e mare. Vi stupirà
Scritto da: Elle67
liverpool: musica, design, vita notturna...
Partenza il: 12/10/2018
Ritorno il: 15/10/2018
Viaggiatori: 2
Spesa: 500 €
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Pensavo che Liverpool non avesse nessuna attrattiva oltre ai Beatles, e invece è una città dove c’è tanto da vedere. Due giorni non bastano, secondo me è meglio averne tre. È vero che in ottobre c’era anche la biennale d’arte, quindi un po’ di tempo l’abbiamo trascorso per vedere le diverse installazioni, e la pioggia ci ha obbligato a rallentare la nostra serrata tabella di marcia. Ma tre giorni sono giusti. Consiglio di includere un week-end perché la vita notturna di Liverpool va vista, è una cosa fuori dal comune.

Arriviamo nel tardo pomeriggio di venerdì (volo su Manchester e poi treno direttamente dall’aeroporto al centro di Liverpool). Se prenoti qualche settimana prima il treno trovi ottimi prezzi, consiglio la prenotazione anche perché a Manchester centro si è riempito.

Da dove iniziare a conoscere la città se non dal Cavern Club? C’è anche una cover band dei Beatles, quindi non possiamo mancare. Ceniamo in zona, poi foto di rito con la statua di John Lennon (anche se gli inglesi si fotografano molto di più con Cilla Black) e poi via al Cavern: Cavern di nome e di fatto! È veramente sottoterra, abbastanza angusto, con soffitto basso e strapieno di gente. Non vediamo neanche la fine del concerto, loro sono bravini ma le nostre aspettative erano molto alte e ci manca un po’ d’aria. Usciamo e capiamo che il vero divertimento è restare in Mathew St. per vedere la gente. Qui il week end è una cosa seria! Ci sono tanti gruppi, soprattutto femminili, vestiti da ultimo dell’anno o da ferragosto (anche se siamo a metà ottobre e fa freschino). La festeggiata (compleanno, addio al nubilato, ci sembra di capire che ogni occasione sia buona) ha una fascia tipo miss con scritto il motivo del festeggiamento, le bambole e i bamboli gonfiabili si sprecano, quasi tutte hanno sandali con tacchi altissimi (ovviamente senza calze) e canottiere (ripeto, metà ottobre, sera, piovigginoso). L’alcol scorre a fiumi, più di una ragazza viene portata via sorretta dalle amiche, guardiamo l’orologio e sono solo le 10, la notte è giovane!

La mattina dopo usciamo presto, abbiamo una tabella di marcia impegnativa ma rallentiamo perché innanzitutto dobbiamo schivare i residui della sera prima (ah, alle 8 del mattino ci sono ancora in tanti in giro a bere birra) e poi inizia un acquazzone memorabile. Non si può stare fuori, ci rifugiamo in un bar dove affoghiamo il dispiacere in una montagna di pancake e poi aspettiamo l’apertura della Tate.

La Tate si trova nella zona dei Docks, praticamente i vecchi magazzini del porto sul fiume (anche se è molto largo e spesso ti sembra di essere in riva al mare). È da vedere, l’arte contemporanea può piacere molto o per niente, ma è comunque sempre interessante, e qui è gratis: secondo me è un’occasione che non si può perdere.

I Docks mi sono piaciuti molto, il fascino del vecchio rimodernato con tocchi di design come il Museo di Liverpool (stupendo da fuori, peccato non aver avuto il tempo di vederlo dentro) e gli edifici vicini: siamo entrati alla Open Eye Gallery e al Riba North perché erano sede della biennale d’arte. Tutto molto interessante. Imprescindibile un passaggio dalle 4 statue dei Beatles, proprio davanti agli edifici chiamati “The Three Graces”, e scopriamo l’esistenza dei Lambanana, tante statue che raffigurano uno strano animale incrocio tra un agnello e una banana. Sono uno dei simboli di Liverpool e ce ne sono un po’ ovunque. Altro simbolo è il Liver bird, una specie di cormorano: ce n’è uno grandissimo in cima al Royal Liver Building, sempre nella zona dei Docks.

I Beatles: c’è tantissimo da vedere, difficile fare una scelta. Noi abbiamo visitato il museo che c’è in Mathew St. vicino al Cavern. Attenzione, gli orari indicati su facebook e sul loro sito sono errati, chiude prima (se non sbaglio alle 17 o 18). Non è grandissimo ma il prezzo del biglietto è accettabile e ci sono tante cose da vedere, curiosità a non finire. Sempre in zona è obbligatorio passare dalla statua di Eleanor Rigby, seduta su una panchina. Poi c’è un altro museo che sembrava più grande, ma per mancanza di tempo non abbiamo potuto vederlo, ed è quello ai Docks. Si chiama The Beatles Story. Ci sono un sacco di tour che ti portano in giro a vedere tutti i punti di interesse tra cui le case natali dei 4 o quelle in cui hanno vissuto. Noi non amiamo molto i giri troppo organizzati e quindi ci siamo mossi con i trasporti pubblici per andare a vedere quello che ci interessava. Innanzitutto la casa di John Lennon, chiamata Mendips. Questa ci sarebbe piaciuto visitarla, ma purtroppo ci abbiamo pensato tardi e i posti erano esauriti. Le prenotazioni per questa casa e quella di Paul si fanno su questo sito www.nationaltrust.org.uk/beatles-childhood-homes. I prezzi sono abbastanza elevati, bisogna essere molto appassionati dei Fab Four.

Siamo comunque andati a vedere entrambe le case almeno da fuori (ma non hanno assolutamente nulla di speciale e anzi sono difficili da individuare perché c’è solo un piccolo cartello), e visto che è sempre in zona siamo passati anche da Strawberry Fields (c’è un bel cancello rosso e muri completamente ricoperti di scritte) e Penny Lane (che era chiuso). Si è trattato comunque di una bella passeggiata nel verde inglese. Le case di Ringo e George erano più decentrate e non siamo riusciti a vederle.

Non troppo distante da Penny Lane c’è un parco stupendo, Sefton Park. Verdissimo, silenzioso, farci un passaggio è d’obbligo. A metà strada tra Sefton Park e i Docks c’è il Baltic Triangle. Assolutamente da vedere, si tratta di una zona di vecchie fabbriche e magazzini piena di street art. Alcuni posti sono stati recuperati e sono diventati locali (il sabato pomeriggio era strapieno di adolescenti vestiti stile disco anni ’80). Per gli amanti della street art obbligatorio passare anche da Oldham Place.

Lì vicino c’è una chiesa bombardata (St. Luke), per me molto suggestiva. Completamente senza tetto, un po’ pericolante, dentro ci sono foto interessanti dei bombardamenti in Inghilterra durante la Seconda guerra mondiale: Liverpool è stata colpita pesantemente. Fuori c’è la statua che ricorda la partita di calcio tra soldati tedeschi e inglesi, la tregua di Natale, nel 1914. Nel giardino della chiesa c’era un mercatino di artigianato e dolci fatti in casa, meravigliosi. Bell’ambiente, sensazioni positive.

Chinatown è poco lontana, per me un passaggio dal cancello va fatto ma meglio forse di sera, quando è tutto illuminato di diversi colori.

Ci sono altre due chiese da vedere, moderne entrambe. Una è la Cattedrale di Liverpool, tra China Town e il Baltic Triangle, costruita su una collina. È mastodontica. Ci è voluto un po’ per costruirla, in stile neogotico, l’hanno terminata nel 1978. È anglicana. Le dimensioni sono abbastanza impressionanti ma non l’ho trovata di particolare bellezza. Viene anche affittata per tenere conferenze e infatti ce n’era una in corso. Una chiesa abbastanza laica insomma! Siamo andati sulla torre, si sale per un bel pezzo in ascensore e poi rimangono pochi piani da fare a piedi. Si esce all’aperto e si può godere della vista, ma quando ci siamo andati noi c’era un vento tremendo e non si riusciva a stare, pioveva orizzontalmente!

L’altra chiesa importante è la Cattedrale di Cristo Re, che invece è cattolica. Questa è ancora più recente, è stata completata solo nel 1984. Da fuori a me proprio non piace, rotonda, sembra una specie di astronave. Dentro però è meglio, sicuramente molto particolare, l’altare è al centro. Il look da astronave è richiamato anche all’interno. Che dire… io amo il romanico…

E poi c’è una parte di Liverpool neoclassica, quella attorno alla Central Library, che va assolutamente vista. Non solo la parte nuova, che finisce con una grande cupola di vetro e una bella terrazza su cui si può uscire per ammirare la vista, ma anche la meravigliosa sala lettura circolare: un gioiello da non perdere.

In zona ci sono anche la Walker Art Gallery, che vale la pena visitare, la St George’s Hall, diversi teatri, musei ed edifici storici: meritano quanto meno una passeggiata.

Per me è una città che merita, non mi aspettavo molto da vedere oltre ai Beatles e invece ha saputo reinventarsi. La musica è importantissima, e infatti io non ho mai visto così tanti concerti dal vivo, quindi se amate la musica amerete la città! La zona neoclassica è bella ed elegante, i docks sono da vedere, con le loro costruzioni ipermoderne e l’arte contemporanea un po’ ovunque. Il Baltic Triangle è una fusione tra vecchio e nuovo che a me piace sempre moltissimo. E poi… poi c’è anche il mare! In una mezz’ora di autobus si arriva a Crosby Beach e da lì, camminando verso nord, si possono ammirare le 200 statue a grandezza naturale di Anthony Gormley: sono piantate nella sabbia, a diverse distanze. Se avete voglia di fare molti chilometri potete vederle tutte ma qualche decina può bastare. La spiaggia è grandissima, con la bassa marea e all’ora del tramonto è uno spettacolo da non perdere. Una stupenda conclusione di una bella gita.

Note sugli abitanti: avevo letto che erano gentili ma non pensavo che lo fossero tanto. Non è la solita gentilezza inglese, loro ti coccolano, sono sempre pronti ad aiutarti anche se tu non hai ancora chiesto nulla, sono veramente delle persone speciali, molto espansivi.

Il cibo: beh, insomma, non può essere tutto stupendo. Però abbiamo trovato un posticino dove il solito hamburger era molto buono, la musica ottima, il personale cordiale e i prezzi non erano esagerati. Si chiama Red Dog, io lo consiglio per una bella cena. I prezzi sono abbastanza alti per noi, ma non esagerati.

L’abbonamento ai trasporti per me è indispensabile, non tutto è concentrato in centro, se si vuole andare in autonomia alle case dei Fab Four, ad alcuni loro luoghi, al mare, serve un trasporto. Gli autobus sono nuovi ed efficienti, servono tutta la città, ottimo servizio.

Per vedere tutto questo e anche qualche museo, che purtroppo ci siamo persi, servono almeno tre giorni, anche perché gli orari sono limitati, in genere sono aperti dalle 10 alle 17, e quindi anche se si è disposti a fare un tour de force non si riesce a fare più di tanto.

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