L’isola più sperduta del Portogallo è un paradiso di oasi selvaggia che dista 1500 chilometri dall’Europa
Sono un’amante del Portogallo e dei portoghesi, della natura selvaggia e dei luoghi sperduti, è questo il motivo per cui, insieme al mio fidanzato, abbiamo deciso di intraprendere questa avventura. Il diario vuole essere uno spunto di viaggio, un itinerario completo, che tocca i punti salienti di questa sorprendente isola.
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Giorno 1 – Da Milano a Ponta Delgada
Le Azzorre ci attendono, partiamo all’alba da Milano Malpensa e dopo un breve scalo, di soli quarantacinque minuti a Lisbona, ci imbarchiamo per Ponta Delgada. Le due ore di fuso rispetto all’Italia ci permettono di essere a destinazione alle 10:30 del mattino, nonostante il viaggio complessivo di quasi sei ore. In aeroporto decidiamo di prendere un taxi (corsa aeroporto-centro città 10 euro) che ci porta in pochi minuti nella piazza centrale della città. Praça Gonçalo Velho Cabral ci lascia ammaliati, il bianco della Portas da Cidade e della Igreja Matriz contrastano con il nero della pietra lavica e con il blu del cielo. Ci sediamo in una tasca, tipico baretto locale, già innamorati di questa piccola ma accogliente cittadina nella quale il tempo sembra essersi fermato. Dedichiamo la giornata a perderci tra i suoi vicoli, nelle piazze punteggiate di alberi maestosi (alcuni Metrosideros excelsa sono davvero spettacolari) e sul vivace lungomare trasportati dai ritmi lenti tipici dei Portoghesi e ancora più degli Azzorriani. Verso sera ci dirigiamo all’ostello che abbiamo prenotato per le prime tre notti, Pé direito, proprio alle spalle della piazza principale, ci accoglie Aldo, un Azzorriano simpaticissimo ed accogliente che ci tiene a raccontare il perché del suo nome italiano, ispirato a quello della nonna che si chiamava Alda. In televisione, nella sala comune, passa Rabo de peixe, la serie tv ambientata proprio alle Azzorre e noi, stanchi per la giornata appena passata, ci intratteniamo a guardarla mentre chiacchieriamo con alcuni altri ospiti dell’ostello, in particolare con una ragazza californiana, che ci racconta essere originaria dell’isola di Pico e noi, incuriositi, ci facciamo affascinare dalla sua storia.
Giorno 2 – Ponta Delgada, dal giardino botanico alle piantagioni di anans
La sveglia suona presto, ci svegliamo desiderosi di scoprire l’essenza di questa magica cittadina. Ci dirigiamo per alla Pastelaria Imperador per una colazione molto portoghese. Scegliamo il galao, (latte macchiato con molto caffè), un bolo de arroz (plumcake con farina di riso) ed un pasteis de nata (pasticcino portoghese decisamente tipico), è indescrivibile l’emozione che ho provato nell’addentarli, sono stata catapultata tra i gusti ed i profumi del Portogallo del mio Erasmus e quasi mi sento a casa. Decidiamo di partire alla scoperta del Jardim Botânico António Borges, tappa obbligata per gli amanti del mondo vegetale che qui potranno meravigliarsi di fronte ad un maestoso Ficus macrophylla. La sensazione è quella di essere nella foresta pluviale. Procediamo spediti verso il Mercado da Graca, al momento in fase di ristrutturazione, ne apprezziamo comunque moltissimo i piccoli banchetti dove signori molto anziani e molto bassi vendono ananas e semi di ogni tipo, Hydrangea, Strelitzia, Jacaranda e altre piante locali. Ne acquistiamo alcuni nella speranza di riuscire a ricreare nel nostro giardino un piccolo angolo azzorriano. Ci trasferiamo da A Tasca per un pranzo veloce e gustosissimo e dedichiamo il pomeriggio alla visita delle piantagioni di ananas. Ce ne sono diverse, noi scegliamo la Plantação de Ananases Augusto Arruda. La vista è gratuita ed è sorprendente scoprire come in ogni serra ci sono ananas sempre più grosse che vengono allevate con cura e pazienza. Il caldo non ci lascia tregua e decidiamo di gustarci un succo all’ananas, un liquore ed un dolcetto, rigorosamente all’ananas, al chiosco della piantagione, fortemente raccomandato.
Raggiungere la piantagione è molto comodo e dal centro città si può prendere il bus n. C304 che lascia direttamente di fronte all’ingresso. Al ritorno in città il bus ci lascia nei pressi del Cafè Royal dove il profumo di una bifana ci rapisce. La bifana è una fettina di carne alla griglia che i portoghesi usano mangiare all’interno di un panino morbido e gustosissimo. Inutile dire che ci sediamo e ci godiamo qui la fine della giornata.
Giorno 3 – Sete Cidades
È questo il giorno che più attendevamo dall’inizio della nostra vacanza, il maestoso cratere di Sete Cidades, con i suoi coni vulcanici, la Lagoa Verde, la Lagoa Azul e la Lagoa de Santiago è a nostro avvisto, uno degli ambienti più insoliti che si possono trovare sull’isola. Decidiamo di raggiungere il Miradouro da Grota do Inferno con un sentiero sterrato di facile percorrenza che parte dal Parcheggio Lagoa do Canario. Per questo e per i prossimi tre giorni abbiamo deciso di noleggiare un’auto, doveva essere una piccola utilitaria ed invece ci troviamo alla guida di un macchinone nero abbastanza ingombrante, sarà adatto per Sao Miguel? La strada che porta alla Lagoa do Canario è meravigliosa, costeggiata da vaporosi cespugli di ortensie di un blu talmente intenso che quasi si confonde con quello dell’oceano e del cielo, per la radio passa musica portoghese, ad ogni curva compaiono panorami incantevoli ed il viaggio, di circa quarantacinque minuti è per noi molto piacevole. Ci incamminiamo verso il miradouro immersi in una nebbiolina fitta, scende anche un po’ di pioggia e noi proseguiamo domandandoci cosa vedremo una volta arrivati in cima, siamo immersi nelle nuvole, è mattino presto ed i turisti sono ancora pochi, tanti tornano indietro ma noi e alcune altre coppie decidiamo di attendere, dopo una buona mezz’ora siamo premiati, come tende in un teatro le nuvole si aprono improvvisamente, la Lagoa di Santiago ci si staglia davanti in tutto il suo splendore e noi spettatori iniziamo ad esultare ammaliati da questo spettacolo della natura. Alle Azzorre le nuvole corrono veloci ed il meteo cambia molto rapidamente, il tempo uggioso del mattino ha lasciato spazio ad un cielo terso, ci dirigiamo verso Mosteiros, piccolo paesino con una bella spiaggia di sabbia nera e dei faraglioni che emergono dall’oceano. Facciamo una sosta, leggiamo qualche pagina del libro che ci accompagnerà per tutto il viaggio, ‘Dona di Porto Pim’ di Antonio Tabucchi e ripartiamo alla volta di Ponta Delgada. Per cena decidiamo di sperimentare il Bar-Restaurante Aliança, consigliato per l’ottima carne che viene cucinata, qui incontriamo un simpatico fiorentino in viaggio da solo per le varie isole che, riconoscendo che siamo italiani, ci racconta delle balene avvistate a Pico e delle feste di Terçeira facendo crescere la nostra curiosità e la voglia di spingerci oltre São Miguel.
Giorno 4 – Destinazione Furnas, passando per Ribeira Grande e le piantagioni di tè.
Ci svegliamo con la voglia di fare un tuffo, lasciamo Ponta Delgada e ci dirigiamo verso nord. La giornata è calda e decidiamo di fermarci alla Praia do Areal de Santa Barbara, è il regno dei surfisti, ci divertiamo a vederli mentre cavalcano le onde e anche noi ci concediamo un bagno nell’acqua fresca dell’oceano. Pare che questa spiaggia sia tra le più belle della zona. Per pranzo ci fermiamo a Ribeira Grande, famosa per il Ponte dos Oito Arcos, decisamente scenografico. Continuiamo la strada per Furnas e ci fermiamo alla piantagione Chá Gorreana, da amanti del tè ne rimaniamo innamorati a prima vista, le Azzorre sono l’unico luogo in cui viene prodotto il Tè in Europa e Chá Gorreana è l’ultima fabbrica rimasta. È possibile visitarla, seguire il processo di essiccazione delle foglie, degustare ottimo tè sull’ampia terrazza che si affaccia sulle piantagioni e sull’oceano. Decidiamo di perderci tra i filari di Camelie minuziosamente potate per poterne utilizzare le foglie, il paesaggio è fiabesco e quasi ci sembra impossibile essere in Europa. È disponibile anche una cartina nella quale sono indicati i vari percorsi che si possono intraprendere all’interno della piantagione. È tardo pomeriggio e malincuore abbandoniamo le piantagioni e ci muoviamo verso Furnas. La città è all’interno del cratere e la sensazione è quella di essere un po’ più vicini al centro della terra, qui i terreno ribolle e l’odore di zolfo è molto forte, le fumarole ci entusiasmano e alcuni uomini si stanno accingendo a preparare il Cozido, un particolare stufato che viene cotto lentamente in profonde buche scavate nel terreno. Pare che il ristorante migliore per assaggiarlo sia Tony’s. Decidiamo di provarlo, si respira un’aria famigliare, troviamo tutto molto gustoso e ne usciamo soddisfatti, con la pania piena ed i fumi delle caldeiras sullo sfondo decidiamo che è ora di rincasare.
Giorno 5 – Terme, piscine naturali e ‘Fofas’
La mattina a Furnas l’aria è frizzante, per le via del paese si respira l’atmosfera tipica delle cittadine termali e l’odore di zolfo proveniente dalle varie caldeiras e dagli stabilimenti termali non manca. Noi scegliamo di godere dell’atmosfera tropicale della Poça da dona Beija (ingresso 8 euro), un vero paradiso. L’acqua calda raggiunge i 39 gradi e scorre all’interno dello stabilimento formando cinque diverse pozze, il fondale carico di ferro le dà una colorazione brunastra. Le felci arboree ci sovrastano e l’atmosfera è davvero magica. Dopo esserci adeguatamente rilassati e aver testato la Bakery del paese per una colazione partiamo alla scoperta di tutta la parte nord-est dell’isola. Facciamo una tappa veloce alla Ribeira dos caldeirões che non ci entusiasma e ci dirigiamo verso il paesino di Nordeste, qui ci colpiscono le casette bianche e la Igreja de Sao Jorge. Ci ricorderemo sicuramente il pranzo a O Forno, una piccola gastronomia che serve un Bacalhau a Gomes de Sá eccellente (Baccalà cotto al forno con patate, olive, uovo e cipolla). Con la pancia piena decidiamo di incamminarci verso il Farol de Arnel. Il bianco ed il rosso che lo colorano si stagliano sull’oceano e rendono questo luogo davvero suggestivo, il faro ci attira e scendiamo lungo una infinita discesa per poterlo vedere più da vicino senza renderci conto della ripida salita che ci sarebbe toccata al ritorno e che percorreremo con non poca fatica per via del caldo torrido di un pomeriggio di piena estate. Accaldati ma soddisfatti decidiamo di proseguire per Povoação, dove dopo un bagno rigenerante nella fresca piscina affacciata sull’oceano ci gustiamo una buona fofas insieme ad un caffè molto caldo. Le fofas sono dolci tipici ripieni di crema che pare vengano preparati esclusivamente in questo paesino. Le nuvole corrono veloci, inizia a piovere e noi decidiamo di ritornare verso Furnas.
Giorno 6 – Le ceramiche di Lagoa e la partenza per Lisbona
È per noi arrivato il momento della partenza, prima di dirigerci nuovamente verso Ponta Delega decidiamo di fare un’ultima tappa a Lagoa, famosa per la produzione di ceramica. Ci fermiamo alla Fábrica de Ceramica Vieira. La fabbrica è molto rustica e la si può visitare vagando per le stanze dove si incontrano signore intente a modellare e colorare piattini, vasetti e tazze. Ci fermiamo anche allo shop per acquistare alcuni souvenir. Con i meravigliosi panorami ancora negli occhi e São Miguel nel cuore ci avviamo verso l’aeroporto, lì ci colpiscono i piccoli aerei che partono per le altre isole e i gruppi di isolani che se ne servono come se fossero autobus. L’attesa del nostro volo è allietata dalle musiche e dai canti tradizionali di un gruppo folkloristico in partenza per la vicina Santa Maria in vista di una festa paesana. L’aereo per Lisbona è in arrivo e noi lasciamo l’isola in cui il cielo è un po’ più blu e della quale ci siamo davvero innamorati.