Lisbona, una bella donna

Finalmente un po’ di tempo per scrivere di una 4 giorni indimenticabile a Lisbona. Il viaggio è avvenuto l’anno passato a fine febbraio, ma da allora la voglia di ritornare nella capitale Lusitana e di scoprire il resto del Portogallo ci ha assalito continuamente. Abbiamo prenotato l’albergo su internet, prezzo medioalto in...
Scritto da: Paolo Motta
lisbona, una bella donna
Spesa: 500 €
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Finalmente un po’ di tempo per scrivere di una 4 giorni indimenticabile a Lisbona.

Il viaggio è avvenuto l’anno passato a fine febbraio, ma da allora la voglia di ritornare nella capitale Lusitana e di scoprire il resto del Portogallo ci ha assalito continuamente.

Abbiamo prenotato l’albergo su internet, prezzo medioalto in posizione centrale, visto che l’aereo era gratuito grazie ai millemiglia air france di mia moglie.

Siamo giunti a Lisbona di tardo pomeriggio, dopo un volo un po’ comico milano-parigi –lisbona, senza coincidenze.

Dall’aeroporto abbiamo preso un taxi per l’albergo, siamo stati truffati dal taxista (colpa nostra dato che non sapevamo quanto era il cambio della lira), e questa è stata anche l’unica nota stonata del viaggietto.

Oltre ai monumenti di Lisbona, la cosa che più ci ha colpito è l’atmosfera.

Lisbona non sembra nemmeno una città, è uno stato d’animo, è un organismo vivo, pulsante, ma non di freneticità, bensì un inno alla calma, alla rilassatezza, e soprattutto alla malinconia.

La malinconia di Lisbona è ovunque, dalle meravigliose case semidiroccate dell’Alfama, alle cattedrali diroccate e scolorite, dall’onnipresente fado, le cui note sono ovunque nell’aria e nelle strade urbane.

La malinconia è vedere una capitale di un impero sterminato ridotta a città ai margini dell’europa, vedere il suo fiume che si camuffa da mare, vedere i suoi elevador vecchi ma non antichi, vedere i suoi abitanti anziani girare per le strade e fermarsi spesso a guardare all’orizzonte, verso il fiume tago, verso quel quasi mare che faceva da porta per le navi cariche di spezie e ricchezze che arrivavano dalle colonie.

Girare per la città, per dei milanesi come noi, abituati alla piatta e monotona pianura, è faticoso, si sale e si scende, si risale e si ridiscende, tutto il giorno e tutta la notta. Ma è una fatica ben spesa; girare per i suoi quartieri è tutto una scoperta: si parte dall’alfama, quartiere arabo semidistrutto da un terremoto del 1700 (che sembra avvenuto pochi anni fa), pieno di vita, di allegria di disordine, di panni stesi e odori forti, si sale al Bairro alto, quartiere cinquecentesco e oggi ritrovo dei giovani, con bar, locali e ristoranti, si giunge al Chiado il quartiere di Pessoa, il quartiere latino della città, si scende alla Baixa, quartiere elegante e ricco, e si giunge infine a Belem, il quartiere del porto, il quartiere con la torre omonima e con il vicino monumento ai navigatori, un’opera che vista in foto pensavo di dimensioni “normali”, ed invece è gigantesca e bellissima.

Una tappa obbligata è sicuramente il mosterio dos jeronimos, il monastero cinquecentesco appoggiato delicatamente sulla riva del tago. L’opera massima realizzata in stile manuelino. Una gioia per gli occhi.

Altri incredibili monumenti sono sparsi per tutta la città: il castello di san Giorgio, il pantheon, la chiesa di san Vincenzo, la cattedrale di Sé, la chiesa di san Rocco, la basilica di Estrela, i giardini di Ajuda, l’elevador di santa Justa….È un perdersi continuo alla ricerca di nuovi scorci, di nuovi angoli.

La sera i ristoranti sfornano polli alla griglia a ciclo continuo, sembra che tutta la popolazione della città mangi fuori casa quotidianamente, e bere un porto invecchiato dopo cena in uno dei mille locali della docas, il quartiere del vecchio porto, guardando il tramonto e ascoltando l’onnipresente fado, fa venire voglia di essere parte di questa città, di viverla quotidianamente.

Abbuffarsi è cosa normale con una cucina come quella lusitana, piatti di origine povera, ma di sapori forti e decisi, di fattura semplice ma dal sapore incredibile, il maiale all’alentejana, il baccalà cucinato i decine di modi diversi, le zuppe di pesce, i dolci eccezionali….Credo di aver preso almeno 3 chili in 4 giorni.

Dopo 3 giorni pieni di sorprese e meraviglie, all’alba partimmo in treno per Sintra, la Versaille portoghese. Premetto che non centra nulla con la corrispettiva francese, è totalmente diversa, e senza dubbio più bella.

La cittadina, piccola e collinare, è zeppa di palazzi e costruzioni ricche e monumentali, dal palazzo nazionale con i suoi due enormi camini, al palazzo di Queluz, sino all’incredibile palazzo di Pena.

Credo di aver visto qualcosa di paragonabile solo a disneyland e sulle alpi bavaresi (i castelli del pazzo ludwig); il castello è formato da più torri, corpi, bastioni, ed ognuno ha una colorazione differente: giallo, ocra, rosso, turchese, cobalto, verde….Una follia cromatica ed architettonica.

L’interno è, se possibile, ancora più spettacolare, sale ricoperte di azulejos, di dipinti incredibili.

Qui è nata l’architettura Romantica europea del 1800, una folle fusione di stile moresco, egiziano, gotico, rinascimentale e con una spruzzata di decorazione portoghese.

I giardini del castello sono una gigantesca foresta di centinaia di alberi da ogni continente, alberi altissimi che oscurano il sole in più punti, un giardino che ricorda i paesaggi cari a Werner Herzog in Nosferatu, con al centro un castello disneyano. Un contrasto totale.

Tutto ciò e posto su una collina che dal lato di Sintra sale dolcemente, per arrivare sino al castello, dall’altro lato si trova un baratro roccioso verticale, che arriva sino alla sottostante pianura, centinaia di metri più giù.

Dalla cima del castello si può vedere l’oceano atlantico, distante decine e decine di chilometri.

Da sintra partimmo poi con un autobus verso Cascais, la cittadina marina posta sulla costa dell’Estoril, una cittadina ben conservata, con un clima invidiabile, a febbraio giravamo in bermuda e maglietta, un bel mare e molti turisti anglosassoni.

Lungo la strada l’autobus si fermò per mezz’ora nel punto più occidentale d’Europa, il nome del capo non me lo ricordo, ma mi ricordo la scogliera ripida ed alta ed un vento violentissimo, che impediva la nascita di qualsiasi albero lungo tutta la costa e le bellissime onde dell’oceano che si infrangevano sulla pietra scura.

I 4 giorni erano già finiti, ma anche se allora ci erano volati via, oggi sembrano stati molti di più, settimane forse; potenza di Lisbona, delle sue strade e dei suoi colori, dei suoi odori e dei suoi abitanti.

Ci torneremo sicuramente. E’ vicina, economica, bella, si mangia bene, si dorme da dio grazie al clima, non è pericolosa, a mille segreti nascosti…insomma come una donna ideale.

Si Lisbona è come una donna, una donna bellissima che ti strega, una donna allegra e malinconica contemporaneamente, che ti ubriaca con la sua musica e la sua cucina, che ti manca appena te ne separi;è come una donna da sposare per sempre.

Ciao paolo-milano



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