Lisbona low cost… di lusso!

Alla scoperta dei mille volti di "Lisa"
Scritto da: Ester66
lisbona low cost... di lusso!
Partenza il: 05/11/2009
Ritorno il: 08/11/2009
Viaggiatori: due
Spesa: 500 €
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Lisbona non è una città per tutti..per tutti i generi di turisti si intende…. “Lisa”, come la chiamano i suoi abitanti, non ha una bellezza tradizionale e piace per nulla o moltissimo, dipende con quali occhi e soprattutto con quale sguardo interiore, la si contempla. I suoi sinuosi contorni, tra ripide salite ed improvvisi scorci sul mare, ti fanno immaginare velieri che salpano verso misteriose terre lontane, ti trasportano verso dimensioni esotiche e decadenti, mentre passi accanto a case dai colori pastello decorate di graffiti ed azulejos, cercando di schivare automobilisti spericolati e tram che sfiorano i portoni. Lisbona è tutto questo e molto di più, è un ventaglio di anime, di colori e sapori che si allontanano dolcemente dal gusto europeo per aprirsi all’esotico, al piacevolmente diverso….Come il suo poeta più famoso,Fernando Pessoa, che qui viene ricordato in molti angoli e in molti locali, Lisa ha molti volti, molti nomi, e soprattutto un’anima triste e gioiosa insieme divisa come un vascello al sole tra la malinconia di aver lasciato il porto e l’innata curiosità del navigante…. La nostra avventura di lusso “low cost” inizia un giovedì di novembre partendo da Roma fiumicino con un volo easy jet pieno di pellegrini alla volta di Fatima. Il viaggio dura tre ore e nella sua parte conclusiva ci offre subito una veduta spettacolare della città direttamente dai finestrini dell’aereo. All’arrivo la scelta più comoda ci appare l’aerobus che per 3,50 a persona ci porta sulla Plaza Marques de Pombal a pochi metri dal nostro hotel, l’hotel Aviz. Questa volta, grazie alla tariffa low cost di easy jet abbiamo potuto largheggiare sulla stanza, prenotando una meravigliosa suite con terrazza quasi grande come casa nostra…. Appena arriviamo in città sconosciute la prima cosa che ci viene naturale è….camminare!!! Solo a piedi infatti secondo noi si può conoscere meglio una città,,certo è faticoso ma ne vale la pena, Scendiamo così lungo la Avenida de Libertade mangiando castagne cotte alla brace che qui vendono per strada a due euro al cartoccio, e ci guardiamo intorno avidi e curiosi di penetrare meglio lo spirito della bella Lisa. Io, me ne innamoro a prima vista. Energetica, malinconica, sgangherata e chic..cordialissima soprattutto come poche città in Europa. Attratti dalle luci del Castello di Sao Jorge, ci dirigiamo verso la piazza di Rossio dalla quale parte il fulcro sociale e commerciale di Lisbona, una grande onda di porfido bianco e nero che da Praca dos Resturadores,raggiunge il punto focale del progetto urbanistico del Marques de Pombal che ricostruì Lisbona dopo il devastante terremoto del 1775, ovvero Praca do Comercio, sede per 400 anni del Palazzo Reale e luogo dove attraccavano dal Tago gli ospiti illustri in visita a Lisbona.Da qui si può già annusare il profumo dell’oceano, addirittura immaginarne i contorni mentre piccole e timide onde si infrangono sulle gradinate della Terrazza del Palazzo….Come scrive Tabucchi, questo è uno dei posti dove maggiormente si può sentire la saudade nel proprio cuore…. A pochi passi, al n.3 della piazza,ancora immersi in questo particolare stato d’animo, ci si può sedere al Cafè Martino Da Arcada dove scriveva Pessoa e bere, come lui, una ginjinha (distillato di amarene) mentre il crepuscolo avvolge la città. Noi proseguiamo ancora lungo il “sentiero delle vie malinconiche che si spargono verso il levante” imboccando rua Da Alfandega da dove raggiungiamo la Casa dos Bicos con la sua particolare facciata a punzoni appartenuta alla famiglia Albuquerque del famoso Alfonso creatore dell’impero commerciale portoghese e fautore della grandezza di Lisbona. Le vie della Baixa sono costellate di edifici neoclassici, geometrici funzionali per l’amministrazione e la borghesia emergente dell’epoca, le piazze sono pavimentate con mosaici di pietre bianche e nere raffiguranti arti e mestieri, fiori,uccelli e forme geometriche. Le percorriamo sempre più affascinati dirigendoci verso l’Elevador de Santa Justa, protagonista anche dello spot di un noto marchio di telefonia mobile, il monumento ascensore costruito nel 1901 da un allievo di Eiffel, Raoul Mesnier de Ponsard, che collega la Baixa al Chado.Purtroppo il mio compagno soffre di vertigini e quindi, invece dell’Elevador, siamo noi a inerpicarci nel dedalo di stradine intitolate ad artigiani e commercianti.Attraverso via Garret e passando davanti ai grandi magazzini ottocenteschi Armazen raggiungiamo il Chado che è qui a Lisbona il quartiere ideale dove trascorrere il pomeriggio.Perdiamo tempo davanti alle vetrine e, mentre una pioggia sottile si insinua tra i capelli, ci viene voglia di sederci accanto al busto di Pessoa e gustare un porto e una ginjinha al caffè La Brasileira,icona del Chado e luogo dove alcuni intellettuali fondarono la rivista Orfeu e davanti alla quale si trova la Barberia Campos,che da 130 anni serve la Lisbona bene e che a suo tempo fece barba e capelli anche a Pessoa. Mentre esploriamo ancora il Chado arrivando finalmente nel poetico Largo do Carmo, mi vengono in mente i versi di Pessoa “si illumina la chiesa nella pioggia di questo giorno e ogni cero che s’accende è ancora pioggia che si abbatte sull’invetriata, e le invetriate della chiesa viste dall’esterno sono il suono della pioggia ascoltato all’interno…” In realtà della chiesa neogotica do Carmo rimane solo una stramba facciata con uno splendido portale a sei archivolti ed ha un aspetto sinistro, come di uno scheletro abbandonato, nelle luci fioche della sera. Distrutta dal terremoto del 1775 non fu più ricostruita per mancanza di fondi e giace così, eterea rovina, esposta a tutti i climi e alle intemperie. Si approssima la sera dal Largo do Chiado ci incamminiamo per rua de Alcantara entrando così in un mondo ed in una atmosfera decisamente diversi. Le case intorno a noi diventano basse e dai colori accesi, i balconi in ferro battuto sono tipicamente “decorati” da mille fiori e mille indumenti stesi ad asciugare. Le strade sono “calcetade” ossia pavimentate con blocchi di terra chiara…questa è una delle molteplici facce di Lisbona,quella a cavallo tra passato e futuro, tra tradizione e innovazione, tra povertà e benessere…in poche parole siamo nel Barrio Alto, il luogo prediletto della movida lisbonese. Pieno di locali di fado e di ristorantini per tutte le tasche, si inerpica sempre più in alto fino alla Praca do Principe Real, cuore della vita omosessuale di Lisbona, piena di bar kitsch e trasgressivi. Noi ci fermiamo in un minuscolo ristorantino a Travessa de Queimada, “O Barrigas” dove finalmente ho il mio tanto sognato incontro con il famoso “bacalhau espiritual”, un soufflè di baccalà, besciamella e carote, e con l’altrettanto vinho verde portoghese….una meraviglia che valeva la scarpinata!!! Degustiamo anche degli antipastini che ogni ristorante offre ai propri clienti. Si è liberi di accettarli oppure no, ma attenti perchè non sono omaggio come si usa in altri paesi europei..se li accettate finiscono sul conto! A proposito di conto…il nostro è stato di 60 euro, lievemente superiore alla media locale ma accettabilissimo se si pensa che il mio compagno ha ordinato filetto. Ma la divagazione gastronomica non finisce qui….durante il nostro primo approccio con Lisbona non siamo affatto rimasti indifferenti alle tentazioni alcoliche che offre senza riserve..abbiamo comprato infatti un buon porto ed un vino rosso della regione dell’Alentejo che,tornati in hotel veramente stremati (con una breve passeggiata e la metro da Restauradores a Pombal), degustiamo nella nostra bella terrazza mentre facciamo progetti per il giorno dopo….Buonanotte Lisa… Venerdì 6 novembre La colazione in hotel è ottima e abbondante, si spazia dal galao (latte macchiato) al cha (tè cinese), dal sumo de laranja (succo d’arancia) allo champagne ma la mia attenzione si concentra specialmente sui pasteis de nata, golosissimi dolci di pasta frolla farciti di crema,la cui ricetta originale si può degustare alla famosa Pasteleria de Belem, che abbiamo deciso di visitare subito dopo il tour più famoso e particolare di Lisbona, quello sul tram n.28, dieci fermate di pura anima locale… Dopo aver raggiunto il capolinea dell’Electrico 28, Rua Marin Moniz, con un altro autobus dal nostro hotel, iniziamo il nostro sferragliante percorso tra le stradine del Chiado, sfiorando i cappelli delle signore e le persiane delle case e inerpicandoci lungo i vicoli dell’Alfama fin su al castello de Sao jorge. Qui scendiamo e ci godiamo una vista spettacolare di Lisbona dall’alto, abbagliante nel suo candore e sferzata da schizzi di pioggia e di vento. Fotografiamo pareti decorate con azulejos sotto cascate di bouganville violette e portoni scrostati e decorati con festoni e fiori finti. Un momento piove, un momento esce il sole, sembra quasi che qualcuno lassù spinga un interruttore….Entriamo al castello con 5 euro a testa e con gli ombrelli aperti, ci fermiamo a leggere la targa sotto l’ulivo dedicata ai viandanti e contempliamo Lisbona dall’alto vagabondando tra le rovine di quella che fu una antica fortezza più volte ricostruita attraverso i secoli e sede fino al XVI secolo dei reali portoghesi. Improvvisamente esce un sole cado e abbagliante che illumina i giardini del castello, usciamo nei vicoli dell’Alfama, l’antica casbah araba che fu l’unica zona di Lisbona risparmiata dal terremoto del 1775. Immaginette di San Antonio da Padova, il protettore della città, decorano molti portoni, gattini impertinenti giocano sui tetti delle macchine, distese infinite di panni stesi ad asciugare si gonfiano come vele nel vento…il tempo di Lisbona è mutevole come la sua anima. Scendiamo verso la Cattedrale, la Sé Patriarcal e finalmente ci ripariamo da questo clima capriccioso. Sè sta per Sede Episcopalis e fu costruita sotto il regno del primo monarca portoghese Alfonso Henriques nel 1150 per commemorare la riconquista della città dagli Arabi. L’aspetto è severo, con le due torri laterali ed il grande rosono centrale, l’interno è scandito da tre navate e percorrendolo in religioso silenzio si arriva alla bellissima cappella che ospita il presepe dello scultore Joachim Machado de Castro e il fonte battesimale del XII secolo dove fu battezzato Sant’Antonio.Dall’abside si entra nel chiostro del XIII secolo, mentre la sagrestia barocca custodisce il tesoro della Chiesa, tra cui le reliquie di San Vincenzo. Attigua alla Sè si trova la Chiesa di san Antonio che la tradizione vuole sia stata costruita sui resti della casa del santo, nato nel 1195 a Lisbona con il nome di Fernando de Bulhao (discendente del famoso crociato Goffredo di Buglione) e morto a Padova, città che lo onora proprio come Lisbona. Sant’Antonio è anche il patrono degli innamorati e la sua festa cade il 13 giugno. Uscendo dalla chiesa di sant’Antonio ci troviamo di fronte ancora i palazzi dell’Alfama decorati dalle tradizionali maioliche azzurre e bianche, gli azulejos.La brezza atlantica arriva fin qua su insieme agli odori delle panetterie e alle urla di richiamo delle venditrici di baccalà…è un posto magico questo e malinconicamente romantico, il luogo dove è nato il fado il cui canto suadente si spande per i vicoli dell’Alfama.La sua più grande interprete, Amalia Rodrigues tradusse in note la saudade, quel sentimento di malinconia per qualcosa che è andato irrimediabilmente perduto…il sentimento dell’ignoto, del nostalgico che impregnava i cuori degli emigrati delle colonie quando giungevano a Lisbona e si stabilivano proprio in questo quartiere. A malincuore lasciamo l’incanto dell’Alfama per raggiungere con l’autobus n.28 l’altra parte di Lisbona, quella prospiciente l’Oceano dove si narra e si celebrano le genti che partirono alla conquista di nuove e sconosciute terre……Belem. Appena scesi dall’autobus ci rendiamo conto che ci sta assalendo un certo languorino…è ora di pranzo infatti ed il primo posto che ci troviamo di fronte è proprio l’Antiga Confeitaria de Belem. Entriamo e ci conquistiamo un tavolo nelle sale decorate di azulejos. Finalmente assaggiamo i favolosi pasteis de nata…niente a che vedere con quelli mangiati in hotel…questi sono dei veri capolavori!!! Li accompagno con una Bica (caffè espresso il cui nome deriva da uno slogan del 1905 “beba isto com azucar”slogan che voleva indurre i lisboeti a consumare questa bevanda…) mentre il mio compagno mangia dei toast con prosciutto affumicato. Un cameriere gentilissimo mi permette persino di entrare nelle segretissime cucine dove posso fotografare le 40 donne intente a deporre la preziosissima massa folhada (impasto) negli stampi da forno….La mitica leggenda così ben custodita dal 1837 non è altro che l’eredità degli ultimi monaci del gerolamitani che, dopo la rivoluzione liberale del 1820 furono costretti a sciogliere il loro ordine e ad abbandonare la loro antica dimora,il bellissimo Monasterio dos Jeronimos. Questo luogo incantevole, patrimonio dell’Unesco, fu costruito per celebrare la scoperta delle Indie da parte die Vasco da Gama nel 1498. In puro stile manuelino con pietre lavorate come pizzi e dall’aspetto di una torta glassata è a pochi passi dalla Confeitaria ed è visitabile gratuitamente (ma la visita del chiostro che pure merita costa ben 6 euro) custodisce infatti la tomba del famoso navigatore che porto a Lisbona enormi ricchezze derivate dal commercio del pepe e della cannella e la tomba del famoso poeta Luis Vaz de Camoes, poeta che ne cantò le gesta nel poema epico le Luisiadi. E’ ancora fantasticando di esotiche avventure e mirabolanti conquiste che usciamo dal Monasterio per entrare nello splendido Museo della Marina che per soli 3 euro ci riporta a secoli passati di scoperte geografiche e fiorenti commerci. Modellini di navi, palle di cannone, ritratti di ammiragli e persino l’altare portatile in legno di Vasco de Gama oltre alla ricostruzione del favoloso yacht dell’ultimo re del Portogallo, in questo luogo è contenuto un vero tesoro della memoria del Portogallo sull’acqua. Ma il vero trionfo al navigatore portoghese, alla sua sete di conquiste e avventure è l’altro monumento fatto erigere da re Manuel nel suo stile così personale e rindondante: La torre di Belem. Scorgerla da lontano mentre le nuvole si fanno sempre più dense e rossastre e il grigio del cielo si fonde con quello delle ultime onde del Tejo, le prime del vicino Oceano, è veramente suggestivo….oggi ci appare come un veliero antico arenato sulla spiaggia mentre nel 1521, quando fu inaugurata dopo sei anni di lavori, si trovava in mare aperto, ultimo baluardo di patria per tutti coloro che si avventuravano verso l’ignoto….Vi consigliamo vivamente di aspettare qui il tramonto, in questo luogo ricco di storia e di promesse, e poi di concedervi una passeggiata sul lungo Tejo verso il Padrao dos Descubrimientos,un immaginario vascello alto 52 metri, costruito nel 1960, che è il monumento celebrativo delle grandi scoperte affacciato sul Tejo. E’ bellissimo vederlo avvicinarsi sempre più mentre a sinistra si scorge via via più nitidamente sulla riva opposta la colossale statua del Cristo Re, che ricorda quello di Rio di Janeiro. L’umidità è quasi insopportabile ed il vento sferzante non da tregua ma l’atmosfera che ci avvolge è più coinvolgente di qualsiasi capriccio atmosferico, ci si sente come sospesi tra terra e mare, esattamente come il fantastico ponte XV Aprile, ex ponte Salazar, ribattezzato così dopo la Rivoluzione dei Garofani del 1974. Costruito nel 1966 dalla stessa società che costruì il Golden Gate a San Francisco, lo ricorda infatti moltissimo nella sua struttura lunga 3200 metri di cui 2200 sospesi sull’acqua che collega Lisbona con la sua altra metà, chiamata Outra Banda, Altra Sponda. Ci passiamo sotto continuando a camminare (ma quanti chilometri abbiamo fatto oggi?) e giungiamo così giusto per l’ora dell’aperitivo (ma qui si cena e ci si diverte fino all’alba) nella zona dei Docas, ossia i vecchi magazzini fluviali del porto di alcantara che sono stati restaurati e poi sono diventati bar, pub e ristoranti. Ci fermiamo giusto per riposarci un pò prima di riprendere il 28 che ci riporta a Praca do Comercio. Qui riprendiamo la metro e scendiamo esausti a Marques de Pombal. Ma la giornata non è finita..dopo un paio d’ore di riposo riprendiamo la metro e scendiamo di nuovo a Restauradores. Da qui risaliamo verso il Chado alla volta della più famosa birreria di Lisbona, una vera istituzione che consiglio a tutti di visitare, la Cerveceria de Trindade (rua nova de trindade 20c), sicuramente turistica ma imperdibile. Armatevi di pazienza però, perchè c’è sempre fila per entrare a qualsiasi ora del giorno. E infatti ci facciamo una bella oretta di fila prima di metterci a sedere ma ne vale davvero la pena. Il posto è splendido, un monastero del XIII secolo ricoperto di azulejos dove, oltre che a degustare una buona birra chiara a prezzi quasi ridicoli, si mangia molto bene e velocemente. Io faccio il bis con il baccalà “a bras”, che non è alla brace ma strapazzato con uova patate e olive nere:buonissimo!!! Alla fine il conto è di 43 euro per due zuppe (caldo verde di verdure caldo di peixe con gamberi), baccalà e carne alla griglia più la solita bottiglia di vinho verde. Breve passeggiata digestiva e poi….a dormire in vista della giornata impegnativa che ci attende. Abbiamo infatti deciso che la nostra full immersion di oggi ci consentirà domani di andare a visitare la favolosa Sintra. Sabato 7 novembre Prendiamo il treno alla stazione di Rossio ed in 40 minuti di viaggio attraverso la periferia lisboeta arriviamo alla stazione di Sintra, una sorta di paradiso naturale a 225 metri di altitudine dal quale si vede l’oceano. Il cielo è terso, il vento come al solito sferzante e si arriva al centro della cittadina attraverso un viale circondato da boschi di querce e conifere secolari. Ma non solo la natura fà di Sintra un paese della fiabe, ma anche la mano dell’uomo. Alzando gli occhi possiamo scorgere sulle montagne della Sierra lo scheletro di quello fu il castelo dos Mouros, eretto dagli arabi nel VIII secolo e del quale rimangono solo le mura tortuose dai cui camminamenti si gode una visione mozzafiato. Nel piccolo e fiabesco borgo invece è visitabile Il Paco Real (Palacio Nacional de Sintra) che svetta con le sue torri candide in mezzo a una selva di tetti rossi ed è il frutto di una sovrapposizione dei più diversi stili architettonici voluta dal re Joao I che vi fissò alla fine del XIV secolo la sua residenza estiva. All’interno rieccheggia lo stile moresco con i suoi piccoli cortili ed i suoi giardini fioriti al di là di portali rivestiti di azulejos che ricordano quelli dell’Alhambra di Granada. Ma la magia di Sintra si rivela quando ci si affaccia nel fitto e lussureggiante giardino della splendida Quinta da Regaleira, perfetta sintesi dello stile manuelino, dove, tra satiri di pietra, laghetti e grotte artificiali, ci fermiamo per un’ennesima sosta gastronomica, ovviamente a base di bacalao e vinho verde…. Dopo pranzo, evitiamo di scendere nel pozzo iniziatico e decidiamo invece di salire, anzi inerpicarci con un provvidenziale autobus, fino a raggiungere, dopo una lunga passeggiata tra pini ed eucalipti il fiabesco Palacio Nacional de Pena, un’originalissima e affascinante costruzione tutta cupole a cipolla, porte moresche e torri merlate nei toni rosa e gialli dei sorbetti, che ricorda il palazzo delle fate dei nostri sogni di bambini e che fu costruita sui resti di un monastero gerolamitano del 1400. La vista da qui è mozzafiato..trasportati letteralmente dal vento ci si affaccia curiosi e un po’ sconvolti ad ammirare il non lontano oceano per poi entrare in questa eccentrica e un po’ delirante residenza, fatta costruire nel 1840 dal nipote del folle re di Baviera Ludwig, Ferdinando di Sassonia-Coburgo, come dono di nozze per la regina Maria II e ammirare i suoi arredi in legno preziosamente intarsiati e i suoi fantastici affreschi trompe l’oeil. Ma non si può lasciare Sintra senza ammirare il suo sinuoso serpente di pietra ovvero ciò che rimane del Castelo dous Mouros risalente al IX secolo e dal quale si gode di una vista pazzesca sulle colline di Sintra. Sembra di camminare sulla Grande Muraglia…………… Ma i venti oceanici sono veramente insopportabili…riprendiamo quindi l’autobus e scendiamo di nuovo verso il centro di Sintra, dove i celti veneravano la dea della Luna e dal cui fascino fu stregato persino Lord Byron che in onore di Sintra scrisse dei bellissimi versi. Camminiamo oramai un po’ stanchi per le sue viuzze acciottolate e ci fermiamo a degustare un bicchierino di porto e a comprare una piccola forma di formaggio di capra, il queijo, che riporteremo a casa molto orgogliosi. Entriamo anche in una piccola enoteca dove compriamo del vinho verde e fotografiamo vini d’annata in vendita a 3000 euro… Ritornando a Lisbona rimpiangiamo un po’ di non essere arrivati sino a Cabo de Roca, punto più occidentale d’Europa con le sue alte e ventose scogliere…….ammirare il tramonto da lì deve essere meraviglioso ma è già tardi e la fatica di questi giorni di viaggio si fa un po’ sentire…….. Ci rilasseremo finalmente in un ristorantino del Chado seduti in uno dei tavoli proprio nel centro della strada..è novembre ma il clima mite di Lisbona ci permette tranquillamente una bella cena all’aperto………. Domani purtroppo è l’ultimo giorno……….il giorno della Lisbona moderna. Domenica 8 Novembre Oggi prendiamo la metro da Marques de Pombal in direzione Parque de Nacoes, sede dell’Expò 98, il cui progetto ha permesso anche la riqualificazione urbanistica della parte orientale della città, sulla banchina del Tago. Così, è successo che il vento nuovo dell’architettura d’avanguardia ha investito Lisbona e la sua saudade e si è perfettamente integrato, miscelato e fuso con lo stile e l’essenza dei suoi quartieri più antichi ..L’oceano, le acque del Tago, l’anima stessa della storia e della cultura portoghese si ritrovano così nelle ceramiche azzurre dei più grandi artisti europei che decorano la stazione della metropolitana Oriente, progettata da Santiago Calatrava e vero preambolo metropolitano al Parque de Nacoes. L’acqua è l’elemento che unisce l’antico e il moderno, la tradizione ed il progresso che fà da sfondo e da cornice al suggestivo Pavilhao dos Oceanos, il magico Oceanario, in cui vivono 450 specie marine in sette milioni di metri cubi d’acqua. Troneggia dall’alto la Torre di Vasco de Gama le cui linee evocano la sagoma a forma di vela del lussuosissimo hotel Burj Al Arab a Dubai. Questa mattina tra i bei viali che costeggiano il meraviglioso ponte anch’esso dedicato a Vasco de Gama si snoda una corsa amatoriale, con tanti bambini che ridono e gridano tra le superbe e audaci architetture dell’Esposizione Universale. Molti, disertando la fatica, si disperdono verso il vicino centro commerciale dalla forma simile ad una nave da crociera, situato lungo l’Almada dos Oceanos, il viale principale. Noi ci fermiamo a guardare l’orizzonte dal ponte, un’opera talmente gigantesca che per conservarne l’eleganza fu necessario tener conto della curvatura della terra, con nel cuore un misto di gratitudine verso questa meravigliosa città e già di nostalgia visto che oramai si è fatta l’ora di tornare in albergo a riprendere le valigie…il nostro volo inesorabilmente ci ricondurrà a casa in poche ore……….. Cosa ci rimane nel ricordo e nell’anima di questo viaggio? Cosa abbiamo imparato da questa esperienza? Me lo chiedo ogni volta che rivedo dall’alto i contorni familiari della mia città e ogni volta trovo risposte che mi appagano lo spirito e mi riempiono il cuore del desiderio di partire di nuovo…….di Lisbona mi rimane il profilo della Torre di Belem al tramonto, il gusto dei dolcetti di crema, i colori dei graffiti sotto la metro di Oriente…una città che rimane sotto la pelle con la sua struggente, disincantata bellezza……


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