liegi, maastricht e amsterdam
Ricordo di una bellissima giornata estiva nel nord Europa. Ci troviamo in Germania, presso parenti. Decidiamo di fare una giro verso il Belgio e l’Olanda, paesi non lontani. Riempiamo il nostro frigo portatile di bibite frutta e panini, e di buon’ora partiamo in auto. Il viaggio è tranquillo, per un riposino ci fermiamo in un’ area di...

Ricordo di una bellissima giornata estiva nel nord Europa. Ci troviamo in Germania, presso parenti. Decidiamo di fare una giro verso il Belgio e l’Olanda, paesi non lontani. Riempiamo il nostro frigo portatile di bibite frutta e panini, e di buon’ora partiamo in auto. Il viaggio è tranquillo, per un riposino ci fermiamo in un’ area di servizio, e vediamo Enrico illuminarsi, infatti su un bidone della spazzatura vi è scritto “forza Samp”; per il piccolo Enrico,10 anni, tifoso della Sampdoria, vedere l’incitamento alla sua squadra, casualmente, così lontano da casa, è una magia; forse è stato scritto da un gruppo di tifosi in trasferta per una partita di coppa europea. Giungiamo presto a Liegi, 200 mila abitanti, capoluogo della Vallonia, ed adagiata sul fiume Mosa. Parcheggiamo facilmente, e ci incamminiamo verso il centro. Abbiamo l’impressione che non si tratti di una città memorabile, forse un po’ sporca, e che si visita in poco tempo; e così è infatti, dopo una sosta di un paio d’ore, riprendiamo l’auto e andiamo verso l’Olanda, Maastricht ci aspetta ad una trentina di chilometri. Questa è una città di circa 120.000 abitanti, anch’essa attraversata dalla Mosa, e diventata famosa quando nel 1992 i 12 membri dell’allora comunità europea, firmarono il trattato, chiamato appunto trattato di Maastricht. E ci rechiamo proprio nella piazza del palazzo dove il trattato fu firmato, non prima di esserci fermati a comprare qualche souvenir, oltrepassando un ponte sulla Mosa, con alle spalle una grande chiesa, la basilica di San Servatius, ed aver notato l’amore degli olandesi per la bicicletta. Maastricht è una città gradevole, e vi passiamo un pomeriggio in allegria gustandoci una porzione di patatine fritte, dopo aver fatto la fila ad un chiosco . Ormai si fa sera, cerchiamo di raggiungere la capitale olandese. In stazione prenotiamo l’hotel, il budget è abbastanza ridotto, perché dormire fuori non era in programma. Arriviamo all’hotel Amstel, e non crediamo ai nostri occhi. L’hotel è bellissimo, lussuoso, un addetto in livrea ci viene incontro per i bagagli, ci sentiamo quasi a disagio. Il portiere prende le valige ed il biglietto di prenotazione ricevuto alla stazione, e molto signorilmente, ci fa capire che abbiamo sbagliato hotel, il nostro infatti è a pochi passi, ed ha un nome molto simile: hotel De Amstel, ma vi assicuro, è tutt’altra cosa. Il nostro albergo infatti, è piuttosto dimesso, con una reception penosa, ed una camera davvero modesta, stretta e lunga, con i letti messi alla stessa parete, ed il bagno all’esterno: ci siamo fatti sane risate, e con noi Enrico. Comunque eravamo nella città delle libertà, dove si compra droga come pane, e dove esiste una notevole vita notturna. Ma è anche la città di adozione di Vincent Van Gogh e Rembrandt, di cui visitiamo la casa. Così come ci ritroviamo a passeggiare nella piazza Dam, centrale, occupata dal palazzo reale, nel Vandel park, e nelle strade principali, per finire al mercato delle pulci, dove acquistiamo una lampada a petrolio, ed un asciugamano della squadra dell’Aiax, ed altre piccole cose. Amsterdam è percorsa da 160 canali che creano un centinaio di isolette, quindi è immancabile il giro in battello, per vedere la struttura architettonica della città. Il battello ci porta fino al porto, dove è ormeggiata una bellissima nave italiana. Il primo giorno assaggiamo il cibo di una rosticceria, pessimo, il secondo giorno mangiamo presso “Le coq d’or”, non male, se non fosse che tra i piselli trovo un bel sassolino che mise a dura prova i miei denti: avvisata la cameriera, ella ci guarda come se il sasso lo avessi messo io nel piatto. Credo che il cibo non sia l’attrattiva migliore di Amsterdam. Sono stati 3 giorni di sole, e sono passati in fretta. Ritornati ad Unna, dopo pochi giorni, abbiamo fatto rotta verso l’Italia.