L’emirato più bello al mondo è la terra delle calde sere sul lungomare e delle albe del deserto

Le vie dell'incenso
Scritto da: ashante
l'emirato più bello al mondo è la terra delle calde sere sul lungomare e delle albe del deserto

Dopo tre anni di sosta forzata dovuta alla pandemia di Coronavirus ecco che io, mio marito Stefano e nostro figlio Davide siamo pronti a ripartire per una nuova avventura. La destinazione è l’Oman; questa idea ci venne quando questo Stato era tra i corridoi turistici “Covid free” ai tempi delle restrizioni per i viaggi. A fine estate 2022 prendiamo contatto con Chiara dell’agenzia locale Desert Camels Adventure Tours che in breve tempo ci fornisce alcuni itinerari e relativi costi. Scegliamo “Avventura in 4 x 4” che prevede nove giorni/otto notti e a metà Dicembre acquistiamo direttamente dalla compagnia aerea Lufthansa i biglietti con tratte Bologna – Francoforte, Francoforte – Muscat all’andata e Muscat – Monaco di Baviera, Monaco – Bologna al ritorno.

Il nostro viaggio inizia il 25/02/23 e alle ore 6,40 lasciamo Bologna per atterrare a Muscat alle ore 19,25 (ora locale). Ritirati i bagagli e scambiati 80 Euro in Rial Omaniti, ci dirigiamo all’uscita dell’aeroporto, dove ad attenderci, vi è Nasser, un incaricato dell’Agenzia. La serata è calda, il traffico scorrevole e in circa trenta minuti arriviamo al Naseem Hotel, nel quartiere Mutrah. Per cena scegliamo un ristorante in zona, Bait Al Luban; seduti sul terrazzo panoramico con vista sulla Corniche, ordiniamo piatti della cucina tradizionale Omanita: Shuwa (carne di agnello con riso) e gamberetti in salsa di cocco. Siamo così felici e pieni di aspettative che non sentiamo neppure la stanchezza, dopo una doccia andiamo a dormire, domani sarà prevista la visita guidata della città.

Diario di viaggio

1° giorno, 26 febbraio

Sveglia presto e dopo colazione alle ore 8, incontriamo Chiara: l’Assistente Manager dell’Agenzia Desert Camels; l’intera giornata è dedicata alla scoperta della capitale del Sultanato.

La visita comincia con la Grande Moschea del Sultano Qaboos, capolavoro dell’architettura islamica, è il dono fatto dal Sultano al suo popolo in occasione del trentesimo anniversario della sua ascesa al trono. Per visitarla indossiamo pantaloni e maglia a maniche lunghe ed io inoltre un foulard che copre i capelli. Restiamo incantati per la sua straordinaria magnificenza e inutile dirlo, gli scatti fotografici si sprecano. Ritorniamo nel quartiere di Mutrah per vedere il Suk: un mercato dall’atmosfera caotica con un dedalo di viuzze dove i venditori propongono abiti tradizionali, gioielli, spezie e oggetti di antiquariato come il Khanjar, tipico pugnale ricurvo simbolo dell’orgoglio omanita. Qui siamo catturati dai profumi delle spezie, dell’incenso e dall’esplosione di colore che appare ai nostri occhi.

Resisto con fatica a non cedere agli acquisti ma mi propongo di ritornare prima della fine della vacanza. Quando usciamo dal Suk, è ormai ora di pranzo, perciò seguiamo Chiara che ci accompagna al Royal House Restaurant, un ristorante lì vicino, sul lungomare dove ordiniamo una serie di assaggi locali. Il pomeriggio inizia con la visita del National Museum, un edificio nel cuore della vecchia Muscat al cui interno ci sono 12.500 manufatti che permettono di approfondire la ricchezza storica e culturale del Paese. Usciti, con una breve passeggiata a piedi lungo il viale orlato di palme, raggiungiamo il palazzo del Sultano: essendo chiuso al pubblico, ci limitiamo a fare alcune foto fermandoci davanti ai cancelli dell’edificio.

Ultima tappa della giornata sono i forti portoghesi Jalali e Mirani che troneggiano imponenti sullo sfondo blu del mare. Nel tardo pomeriggio salutiamo la nostra guida che per un giorno ci ha accompagnato nella scoperta di questa città ricca di storia e fascino. Avendo ancora delle ore prima di cenare, ci dirigiamo al Porto di Mutrah, dove si trova il mercato del pesce, della frutta e verdura. Visto l’orario, vediamo solo quest’ultimo; per quanto riguarda il pesce, dovremo aspettare l’ultimo giorno di vacanza quando torneremo qui.

Per cena decidiamo di tornare nello stesso locale dove abbiamo pranzato, seduti a un tavolo all’aperto, ci godiamo il via-vai lungo la Corniche. La serata è piacevole, si sta bene, mentre aspettiamo le portate, ripensiamo alle cose viste e alle innumerevoli informazioni ricevute su questa città ai piedi della catena dei Monti Hajar e affacciata sul Golfo dell’Oman.

2° giorno, 27 febbraio

Questa mattina lasciamo il Naseem Hotel e chiuse le valigie, alle ore 8,30, incontriamo Mohammed, il driver che ci accompagnerà per tutto il tour; parla inglese e indossa l’abito tradizionale omanita: la dishdahsa (tunica di cotone bianco) con il kummah (copricapo ricamato). Saliti sull’auto, una Toyota 4 x 4, imbocchiamo la strada in direzione Sud-Est e dopo 1ora e 30’ seguendo un sentiero sterrato, arriviamo al Wadi Al Arbaeen.

I wadi sono valli formate dallo scorrere dei torrenti costellati di oasi e piscine naturali di acqua dolce talvolta asciutti a causa della siccità. Fa piuttosto caldo e in breve tempo ci troviamo immersi in un canyon con rocce multicolori. Dopo una breve sosta continuiamo la strada in un paesaggio selvaggio e sempre più affascinante. È un’emozione incredibile: siamo soli, con l’auto guadiamo più volte il corso d’acqua, intorno qualche capra e paesini immersi in bellissimi palmeti. Ritornati sulla strada asfaltata, a breve distanza, facciamo sosta a un altro posto magnifico: il Bimah Sinkole, un curioso cratere nella roccia colmo di acqua cristallina. Dopo qualche scatto fotografico ritorniamo all’auto giusto in tempo per assaggiare il caffè con cardamomo preparato da Mohammed e accompagnato da gustosi datteri.

Passando per Fins, i nostri occhi si perdono sulle ampie spiagge bianche circondate da grandi scogliere a picco sul mare. Arriviamo a Tiwi, un piccolo villaggio di pescatori, dove sostiamo per il pranzo. Di lì in breve tempo raggiungiamo il Wadi Shab, in arabo “Gola tra le Rupi”. Il parcheggio è affollato di auto e dopo aver indossato il costume da bagno, saliamo su una barchetta a motore che in cinque minuti attraversa la foce del wadi fino all’inizio del sentiero. Da lì, tra piantagioni di palme, boschetti di oleandri, cascate e pozze di acqua turchese, con una camminata a tratti sotto il sole, in 45’ arriviamo alle pozze finali, dove è possibile fare il bagno. A questo punto si presenta un problema: per entrare in acqua tutti insieme, bisogna lasciare incustodite borse, cellulari e macchina fotografica; Stefano, seppure a malincuore, si sacrifica lasciandomi  andare assieme a Davide e Mohammed. Tra altri turisti nuotiamo fino a raggiungere con uno stretto passaggio la grotta dove si trova la cascata. Ritornati al parcheggio, ripartiamo in direzione Sur; dalla strada, prima di giungere in città, scorgiamo il gigantesco impianto di gas che si estende alla periferia.

Alloggiamo Al Ayjah Plaza Hotel, posto vicino a una collinetta, dove poter fotografare e ammirare la città dall’alto. Dopo cena usciamo per una passeggiata lungo la Corniche di Sur; anche oggi le emozioni non sono mancate, abbiamo fatto conoscenza con i wadi, percorso questi canyons che offrono l’opportunità di vedere la natura incontaminata di questo paese.

3° giorno, 28 febbraio

Sur è famosa nel settore cantieristico navale, perciò la prima tappa che facciamo alla mattina è la visita in un cantiere di Dhow (barca tradizionale dei paesi arabi interamente costruita in legno) e mentre ci aggiriamo tra gli scheletri delle barche, possiamo notare che sono costruite in modo artigianale senza l’utilizzo di macchinari. Ci rechiamo poi al Faro di Al Ayjah che regala una bella vista panoramica su tutta la baia. Purtroppo è giunto il momento di lasciare questa cittadina che seppur non offra chissà quali attrattive, regala tuttavia un’atmosfera tranquilla e rilassante.

Proseguiamo per l’area di Woodland il bellissimo deserto caratterizzato da soffice sabbia chiara dove alberi e cespugli crescono sorprendentemente creando un paesaggio unico e spettacolare. Scendiamo dall’auto e felici ed entusiasti ci precipitiamo a camminare tra le dune riempiendo le nostre scarpe di sabbia finissima. Oltre la macchina fotografica facciamo anche numerosi selfie con il cellulare; è davvero una gioia che merita di essere vissuta in tutta la sua intensità. Come di consueto, Mohammed ci attende per la pausa caffè: nel baule dell’auto ha un piccolo fornello, una moka, la riserva di acqua e un recipiente di datteri al sesamo. Giungiamo a Bidiyah per il pranzo; tra le varie portate, la carne di dromedario e i calamari sono davvero buoni.

È primo pomeriggio quando ci fermiamo da un gommista per abbassare la pressione dei pneumatici, poi l’asfalto cede il posto alla sabbia e il fuoristrada s’inoltra nel Wahiba Sands, il secondo deserto più esteso dell’Oman con una superficie di 12.000 chilometri quadrati. Per venticinque chilometri sfrecciamo su questa pista bella larga, dove splendide e armoniose dune fanno da cornice tutt’intorno. Lungo il percorso dal finestrino vediamo piccole capanne di pastori e qualche isolato dromedario. Il paesaggio è di una bellezza allo stato puro, distese dorate immerse nel silenzio dove il tempo pare si sia arrestato e dune immobili ma allo stesso tempo mutabili per la complicità del vento.

Tra una riflessione e l’altra arriviamo al Safari Desert Camp, dove c’è assegnato per due notti uno chalet con vista montagna. Il tempo di sistemare le valigie poi subito usciamo per camminare sulle dune, insaziabili di quest’atmosfera magica. Verso le 17,30 insieme al nostro driver e la portentosa Toyota saliamo su una collinetta e in solenne silenzio aspettiamo il tramonto. Verso le ore 18 ecco che una palla di rosso acceso sprofonda piano piano all’orizzonte creando sulle dune una tonalità rossastra magnifica. Prima di cena sediamo attorno al fuoco, dove alcuni beduini cuociono il pane e ci offrono un assaggio di latte di dromedario. Seduti fuori dallo chalet, prima di andare a dormire, volgiamo lo sguardo verso l’alto; innumerevoli stelle brillano nella notte buia e silenziosa… domattina il sole sorgerà nuovamente e noi saremo ancora qui per rivivere questo spettacolo.

4° giorno, 1° marzo

Facciamo colazione nel corpo centrale del campo poi alle ore 9,30 percorrendo a ritroso la pista di ieri, partiamo per il Wadi Bani Khalid. La strada che porta al wadi sale tra le ripide pareti dei Monti Hajar orientali zigzagando tra spettacolari formazioni rocciose; arrivati al parcheggio, un cartello ben evidente segnala che per fare il bagno è necessario indossare un abbigliamento rispettoso dei costumi locali (maglietta a mezze maniche e pantaloncini fino al ginocchio). Un sentiero incastonato tra palme e rocce porta con una camminata di dieci minuti alla piscina principale sormontata da un ponte e un ristorante, poi, qualche centinaio di metri più avanti, ad altre piscine color verde smeraldo incuneate tra due ripide pareti bianchissime.

I turisti (soprattutto italiani) sono davvero tanti e ricavato un piccolo spazio dove stendere gli asciugamani, entriamo in acqua. La giornata è calda e l’acqua è davvero piacevole; facciamo il bagno un paio di volte poi ci rilassiamo godendo questo paesaggio incantevole.

Pranziamo a buffet nel ristorante con una bellissima vista sulle piscine, nel primo pomeriggio lasciamo quest’oasi e facciamo ritorno al campo nel deserto. Avendo a disposizione le restanti ore della giornata andiamo a un recinto di dromedari giusto in tempo per vedere la mungitura; all’ora del tramonto saliamo a piedi sulle morbide dune dalla parte opposta alla sera precedente e attendiamo. Siamo solo noi tre a respirare questo momento così intenso; in un attimo tutto finisce ed io non posso che ritenermi fortunata per aver visto e per esserci stata soprattutto con la mia famiglia. Prima di cena sediamo nuovamente intorno al fuoco adiacente al ristorante in compagnia di altri turisti, prima di ritirarci, diamo un’ultima occhiata alle stelle. Respiriamo un’ultima volta questo incanto.

5° giorno, 2 marzo

Salutiamo il deserto del Wahiba Sands, oggi la tappa prevede l’arrivo in serata a Nizwa. Verso le ore 12 giungiamo a Birkat Al Mawz, un antico villaggio che sembra un presepe, famoso per il suo rigoglioso palmeto. Con l’auto saliamo su un rapidissimo sentiero sterrato e subito appare questa vista straordinaria: case di mattoni e fango immerse in un’oasi con migliaia di palme. Ritornati sulla strada principale, ci inoltriamo nel palmeto facendo una piccola sosta; palme e banani ombreggiano la nostra passeggiata e il fascino di questo luogo rende il momento idilliaco.

Vicino a questo villaggio vi è il Falaj Al Khatmeen, un canale per l’irrigazione del XVII secolo, ancora oggi funzionante, specchio di una realtà agricola non troppo lontana. Lasciato Birkat Al Mawz, ci fermiamo per il pranzo al Ristorante Al Neil Line, dove ordiniamo prevalentemente cibo asiatico. E’ primo pomeriggio quando ci fermiamo nuovamente per una sosta fotografica al Forte di Bahla, uno dei più grandi dell’Oman e Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco. Proseguiamo per il Castello di Jabreen costruito nel 1675 dall’imam Bil – Arab Bin Sultan. Entriamo per visitarlo e gli elementi che maggiormente ci colpiscono sono i soffitti decorati in maniera elaborata e un curioso magazzino di datteri il cui succo era convogliato attraverso dei canali in appositi recipienti pronto per essere utilizzato nelle cucine.

In breve tempo arriviamo a Nizwa all’Intercity Hotel; non essendo tardi e vicinissimi al Grand Mall ne approfittiamo per una visita. È davvero enorme, ideale per lo shopping, è proprio qui che vedo il negozio dell’Arabian Oud, la marca di profumi raffinati che si fa portavoce della profumeria araba. Desisto nell’acquisto per l’elevato costo, dopodiché ci dirigiamo a un altro centro commerciale nei pressi (Lulu Hyper Market) per cambiare alcuni euro. Da fare invidia ai nostri centri commerciali; vi si trova di tutto e di più, una svariatissima scelta di prodotti, anche italiani come la pasta, a prezzi in linea con il posto. Torniamo in albergo per la cena, domattina sveglia presto.

6° giorno, 3 marzo

Fatta colazione, alle ore 7,45 lasciamo la periferia e ci dirigiamo verso Nizwa. Questa magnifica cittadina con il suo gigantesco forte è adagiata in una pianura circondata da una fitta oasi di palme e da alcune delle vette più alte dell’Oman. Ogni Venerdì mattina dalle sette alle nove, si tiene il tradizionale mercato del bestiame, dove vocianti venditori fanno sfilare in circolo gli animali (capre, pecore, agnelli, vitelli, ecc.) in cerca di attenti acquirenti.

Parcheggiata con non poca difficoltà l’auto, andiamo subito al recinto tra compratori impegnati in trattative per raggiungere un accordo. Entriamo nel suk, il cuore pulsante del mercato; si trova davvero di tutto, dalla frutta alla verdura, dalla carne al pesce oltre a negozi che vendono argento, ceramiche, tessuti, datteri e spezie: è un vortice di umanità viva che non lascia indifferenti. Tra un vicolo e l’altro arriviamo al forte fatto erigere nel XVII secolo dal Sultano Bin Saif Al Yaruba. Saliamo in cima alla torre per osservare la distesa di piantagioni di datteri e i Monti Hajar che svettano sullo sfondo.

Prima di andare via da questo magnifico suk, facciamo un salto al mercato dei datteri; ci sono davvero tante qualità diverse che si possono assaggiare senza problemi e acquistare a buon prezzo. Dopo svariate degustazioni, scegliamo tre confezioni una diversa dall’altra. In tarda mattinata lasciamo questa città incantata per far rotta verso Misfah, un villaggio abbarbicato sulle pareti scoscese delle montagne. Con una breve passeggiata lungo il Falaj, raggiungiamo il ristorante Misfah Old House, dove pranziamo a buffet seduti sul terrazzo panoramico con una bellissima vista sulle piantagioni di datteri. Arriviamo poi ad Al Hamra, un villaggio adagiato ai piedi dei Monti Hajar, tra i più antichi dell’Oman, con belle case perfettamente conservate e costruite secondo lo stile yemenita (in mattoni di fango).

Con l’auto attraversiamo un palmeto e giunti in cima a una collinetta la vista su Al Hamra ci appare a 360° in tutto il suo splendore. È primo pomeriggio quando riprendiamo la strada per Jabel Shams, la montagna più alta dell’Oman. Una breve sosta fotografica appena prima dell’inizio della salita ci permette di vedere il villaggio abbandonato di Ghul. I campi di un verde intenso sullo sfondo, creano un netto contrasto con il grigio spento delle case in rovina. Dopo circa un’ora arriviamo a destinazione. Jabel Shams (Montagna del Sole 3075 metri) è nota per la sua vista sullo spettacolare e profondo Wadi Ghul che gli scorre accanto meglio noto come Gran Canyon d’Arabia. Da un wiewpoint, increduli, ammiriamo questo panorama maestoso fatto di pareti verticali con un vertiginoso strapiombo di 1.000 metri sul wadi sottostante.

Alloggiamo per una notte al Sama Al Khuteim Heritage Home, una guesthouse a 2.200 metri di altezza gestita da un ragazzo del Bangladesh, direttamente sul canyon con l’inizio del sentiero che percorre la Balcony Walk proprio sotto la struttura. Dopo averci assegnato la camera (tre in tutto) ci guardiamo increduli e sorridenti; pare di stare dentro un negozio: la porta è una vetrata e il terzo letto è un materasso appoggiato a terra, più in sintonia di così con il luogo non potevamo essere. Essendo piuttosto presto, girovaghiamo nei pressi tanto da renderci conto che siamo fuori dal mondo: due/tre case, qualche pastore e tante capre. Per ammazzare il tempo percorriamo per circa venti minuti il sentiero deliziandoci dell’incredibile panorama e della completa tranquillità.

Appena tramontato il sole, l’aria fresca di montagna comincia a farsi sentire, fortunatamente la nostra “suite” è fornita di scaldino elettrico. Dopo una doccia “rinfrescante” usciamo per entrare subito nella sala attigua dove il nostro cordiale gestore, solo per noi, serve un pasto vario e abbondante. Il posto letto in terra “all’unanimità” è aggiudicato a Stefano, perciò rannicchiati sotto le calde coperte nella seducente notte omanita, ci mettiamo a dormire.

7° giorno, 4 marzo

Alle prime luci dell’alba la nostra camera è già inondata di luce, pare che questa montagna sia il primo posto della penisola arabica dove si vede sorgere il sole. Alle ore 9 siamo pronti per iniziare il nostro trekking lungo la Balkony Walk, il percorso è di media difficoltà e occorrono tre ore tra andata e ritorno. Nonostante l’altitudine fa caldo, perciò con abbigliamento comodo e leggero ci incamminiamo lungo il sentiero con un po’ di timore, facendo attenzione a dove mettiamo i piedi e cercando di individuare i segni gialli tracciati sulle rocce che lo delimitano. Passiamo il cosiddetto “villaggio sospeso” di Sap Bani Khamis addossato alla parete del canyon, è abbandonato da oltre trent’anni, qui le capre fanno da padrone al luogo saltellando da una roccia all’altra mentre alcune aquile volteggiano leggere nel cielo azzurro.

A mezzogiorno siamo di ritorno pronti per lasciare questo luogo suggestivo e selvaggio che ci ha regalato grandi panorami e grandi emozioni. Pranziamo al self-service nelle vicinanze poi riprendiamo l’asfalto e via verso Muscat; ci attendono 270 chilometri e tre ore di auto. Non trovando traffico, alle ore 16 arriviamo al Naseem Hotel di Muscat e prima di salutare definitivamente Mohammed approfittiamo della sua disponibilità per far attivare la SIM Card locale con 1 GB regalato sull’aereo dalla compagnia Oman Air.

Prenotato un taxi, ci facciamo condurre al City Centre nel quartiere Qurm per l’acquisto del tanto sospirato profumo (Madawi – Arabian Oud). Tornati in hotel, dopo una doccia, siamo pronti per andare a cena; considerata la vicinanza e il buon rapporto qualità/prezzo torniamo al Royal House Restaurant e cominciamo con un drink al mango e a seguire Falafel Wrap, piatti di gamberi e calamari con verdure miste. Una passeggiata sul lungomare completa la serata, siamo quasi alla fine della vacanza ma domani sarà un altro giorno e le Isole Daymaniat ci aspettano.

8° giorno, 5 marzo

Sveglia presto e alle ore 7, dopo aver ritirato i cestini della colazione, con un taxi partiamo per Al Mouj Marina, un piccolo porto raggiungibile in mezz’ora. Già dall’Italia avevamo prenotato con l’agenzia locale Daymaniyat Shells, al costo di trenta Rial a persona, l’escursione di mezza giornata alle isole Daymaniyat. Quest’arcipelago di nove isole, situate a circa quindici chilometri dalla costa, è dichiarato parco naturale con una vasta barriera corallina e una ricca e variegata fauna marina. Di conformazione brulla, sono abitate da uccelli migratori e tartarughe che vi giungono per depositare le uova.

Partiamo alle ore 8 con una barca a motore attrezzata e dopo circa quarantacinque minuti di navigazione raggiungiamo il primo punto per fare snorkelling. Con pinne e maschere ci tuffiamo e… wow! Numerose e grandi tartarughe proprio sotto di noi nuotano incuranti della nostra presenza. Si approda poi a una piccola e candida spiaggia, dove insieme facciamo il bagno e mentre io mi sdraio al sole, Stefano e Davide, esplorano l’isola avvistando in acque basse alcuni squaletti. Rientriamo per le ore 13 e consumato un pranzo veloce, torniamo a Muscat.

Essendo presto e volendo sfruttare le ore del pomeriggio, sempre in taxi ci facciamo condurre al Capital Area Yacht Club, una spiaggia poco lontana che al costo di due Rial a persona, permette di accedere e avere incluso lettini e ombrellone. Il posto è carino, molto tranquillo, circondato dalle caratteristiche montagne di Muscat e dal viale alberato di palme. Rimaniamo lì nella più totale spensieratezza ad ascoltare musica, leggere, scherzare fintanto che le ombre si allungano e il sole scompare. Con un pizzico di malinconia ce ne andiamo consapevoli di aver trascorso una giornata ricca di esperienza ma soprattutto di averla vissuta insieme. Nel tardo pomeriggio torniamo al suk, passeggiamo tra un vicolo e l’altro fino ad arrivare a un negozio per l’acquisto dopo lunga contrattazione di incenso, carbone e un paio di incensiere. Cena all’aperto nel solito ristorante di fronte alla spiaggia di Mutrah, lì vicino, uno spettacolo di bambini con musica e bancarelle attira la nostra attenzione; giriamo un po’ tra la folla intenta a godersi la serata poi torniamo al nostro hotel accarezzati dalla brezza marina per l’ultima volta.

9° giorno, 6 marzo

Avendo la mattinata libera ne approfittiamo per andare a vedere il Fish Market. Ogni giorno all’alba il pesce viene scaricato in questo mercato, adiacente a quello della frutta, posto all’estremità della Corniche; entriamo e subito ci rendiamo conto della ricchezza delle acque dell’Oman: tantissime specie di pesce in vendita in un ambiente molto ordinato e pulito. Passiamo anche dal coloratissimo mercato della frutta e verdura poi nelle calde ore della mattinata percorriamo a piedi tutto il lungomare.

A mezzogiorno, con lo stesso autista che ci ha accolto all’arrivo, andiamo in aeroporto; moderno, ordinato, molto pulito e profumato tanto per ricordare che siamo nel paese dei profumi e delle spezie. Alle ore 15 l’aereo decolla, oltre alle valigie in stiva, abbiamo un bagaglio a mano di esperienza, di gioia, di conoscenza. Sono le ore 23,05 quando atterriamo a Bologna, fa freschino, già mi mancano le calde sere sul lungomare, già mi mancano gli odori dell’incenso e le dolci fragranze della gente. Visitando l’Oman abbiamo ritrovato tutta la magia del medio oriente, quella vera, fatta di profumi, sapori, tradizioni autentiche. Un paese che non si è lasciato sedurre da progetti faraonici e edifici arditi, non si è fatto divorare dall’ansia del futuro a tutti i costi ma è rimasto saldamente ancorato a un presente che non rinnega il proprio passato.

Ringrazio mio marito e mio figlio per aver condiviso con me questo diario e questo bellissimo viaggio.

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