Lebanon on my mind. Viaggio on the road in Libano tra siti archeologici, spiagge e souq

Paese pieno di ricchezze e purtroppo anche di molta povertà...
Scritto da: Elisina021
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Cosa dire del Libano?! Un paese straziato da una lunga guerra civile, da una crisi finanziaria senza precedenti e dall’esplosione al porto. Nonostante questo, un paese bellissimo, con una storia millenaria e una natura altrettanto bella. Immagino che negli anni d’oro fosse ancora più bello. Quello che stanno attraversando ora i libanesi non ha precedenti. Vedere gente di ogni tipo rovistare nei cassonetti in cerca di qualcosa o i volontari della Croce Rossa a bordo strada che chiedono medicine per gli ospedali, fa male al cuore. Spero che un giorno possano rifiorire e risplendere come una volta.

Lunedì 20 giugno – Beirut

Siamo atterrati all’aeroporto di Beirut alle 2 di notte circa, con il volo proveniente da Atene. Passati al controllo passaporti e preso i nostri bagagli, siamo usciti agli Arrivi. Ad aspettarci il nostro autista Shawqi che fa parte di Lebanon Tours and Travels (agenzia dalla quale abbiamo preso un pacchetto con tour di una settimana e pernottamento in hotel, 1650 € per tre persone). Saliti in auto, ci ha accompagnato al nostro albergo, il Four Points by Sheraton. Arrivatati in hotel, siamo saliti in camera e, dopo una doccia veloce, abbiamo dormito per qualche ora visto che erano già ormai le 4 di mattina.

Verso le 8 ci siamo svegliati e siamo andati a fare colazione al piano di sotto, alle 9 ci è venuto a prendere il nostro autista per fare il tour della città di Beirut. Come prima tappa ci siamo fermati a Pigeon Rocks, formazioni rocciose vicino alla costa. Da qui si ha una vista stupenda sul mare. Shawqi ci ha portato poi a vedere l’Holiday Inn, un albergo dove si vedono ancora i segni della guerra civile iniziata a metà anni ’70. Questo scheletro sovrasta sopra gli altri edifici moderni. A pochi metri da qui c’è Zaitunay Bay, un piccolo porticciolo per yacht e piccole barche con ristoranti e bar. Ci siamo spostati verso il centro per vedere The Egg, una struttura di cemento che assomiglia ad un uovo che sarebbe dovuto essere un cinema, ma avviata la costruzione iniziò la guerra e quindi il progetto non fu mai completato.

Attraversando la strada si passa di fianco alla Moschea Mohammad Al Amin, imponente con i suoi quattro minareti e le cupole azzurre, purtroppo chiusa. A fianco della moschea, c’è la Cattedrale Maronita di San Giorgio, anche questa altrettanto bella. Dalla parte opposta della strada si trova la Piazza dei Martiri, dove al centro si erge la Statua dei Martiri, anche questa statua porta ancora i segni della guerra. Dalla piazza si ha una visuale perfetta della moschea e della cattedrale al suo fianco che danno l’idea di essere un edificio unico. Purtroppo non abbiamo potuto vedere altro del centro città, in quanto a seguito di una manifestazione avvenuta alcuna mesi fa, durante la quale persero la vita alcune persone colpite dai proiettili sparati dall’esercito sulla folla, tutta l’area è stata chiusa dal Governo e presidiata giorno e notte dall’esercito. Un vero peccato non essere riusciti a vedere quella parte di città.

Ci siamo spostati verso il porto per vedere quello che rimane del silos distrutto durante l’esplosione del 4 agosto 2020 che ha visto la morte di più di 200 persone. Anche alcuni edifici limitrofi sono andati distrutti con l’onda d’urto e alcuni sono in ristrutturazione. L’esplosione del porto è una ferita aperta nella città e nei cuori dei libanesi che incolpano il governo di questo disastro. Ripreso il nostro mezzo, ci siamo diretti in Rue Armenia per vedere la scalinata di San Nicola. Questa scalinata è abbellita da murales e arrivando in cima ci sono alcuni locali per bere e mangiare. Proseguendo per Rue Armenia, ci siamo fermati per prendere un kebab di pollo davvero squisito!

Finito lo spuntino di mezzogiorno, ci siamo fermati al Sursock Museum, chiuso da circa due anni per il Covid, questo museo ha risentito inoltre dell’esplosione dell’agosto del 2020, la struttura riporta danni che non sono ancora stati ripristinati, forse per mancanza di fondi. Abbiamo provato allora ad entrare a Beit Beirut, un tempo era uno degli edifici più belli di Beirut, ma scoppiata la guerra si trovò proprio in mezzo alla green line e fu usato come covo dai cecchini e oggi riporta le ferite di quella guerra. In parte è stato restaurato e oggi al suo interno vengono ospitate mostre d’arte. È molto difficile trovarlo aperto, ma noi siamo stati fortunati perché un ragazzo molto gentile ci ha aperto e ci ha permesso di visitarlo. Alcune parti sono state restaurate al suo interno, ma ha conservato i segni della guerra come memoria storica della città.

Prima di rientrare in albergo, siamo passati di fianco a Sama Tower, l’edificio più alto di Beirut. Avremmo voluto visitare anche il Museo Archeologico che risiede dentro l’Università Americana di Beirut, ma la guardia all’ingresso ci ha detto che dopo il Covid il museo è stato chiuso. Siamo rientrati in albergo a metà pomeriggio e abbiamo deciso di sfruttare le ultime ore prima di cena per fare un tuffo nella piscina sul tetto con vista su tutta la città. Come prima cena in Libano, siamo andati al Station Restaurant, dove, dopo tanto tempo, ho potuto riassaggiare il mio amato hummus!

Martedì 21 giugno – Beirut, Harissa, Baatara

Al mattino abbiamo fatto un’abbondante colazione in hotel e alla 9.30 il nostro autista è venuto a prenderci. Ci ha portato al Museo Nazionale. Questo museo è davvero molto interessante e ricco di statue, oggetti e mosaici ritrovati in Libano. Prima di uscire da Beirut, siamo passati davanti alla Murr Tower, un edificio mai finito e abbandonato durante la guerra. In tarda mattinata siamo arrivati a Jeita Grotto. Questo complesso di grotte è diviso in due: quelle alte e quelle basse. Come prima cosa abbiamo preso un trenino che ci ha portato all’ingresso delle grotte alte. Le grotte sono molto belle e immense, peccato che non sono tenute benissimo perché si vedono delle concrezioni di colore scuro o verdastro (probabilmente dovuto sia alle temperature, visto che la porta di ingresso con l’esterno è sempre aperta, sia alle persone che toccano le concrezioni). Abbiamo ripreso il trenino e siamo arrivati alle grotte basse. All’interno di esse scorre un fiume sotterraneo e prendendo una piccola imbarcazione se ne può navigare una piccola parte.

Usciti dalle grotte, ci siamo diretti ad Harissa. Visto l’ora di pranzo, ci siamo fermati a mangiare qualcosa. Abbiamo voluto provare la pizza libanese che non c’entra niente con la nostra, ma è altrettanto buona. Dopo di che, abbiamo visitato il monumento della Nostra Signora del Libano. La statua della Madonna sembra proteggere dall’alto tutta la città. Abbiamo visitato anche le piccole chiese che sono ai suoi piedi. Per scendere abbiamo preso la teleferica e poi la cabinovia. Le piccole cabine tutte colorate che compongono la cabinovia sono molto caratteristiche e in pochi minuti siamo scesi dalla montagna. Ad aspettarci all’uscita c’era il nostro Shawqi. La giornata non era ancora terminata. Salendo su per le montagne, l’aria era sempre più fresca.

Siamo arrivati alla cascata di Baatara. Con un breve sentiero si arriva alla gola dove la cascata si tuffa e non si riesce a vedere il fondo. Tutt’attorno pace e tranquillità. Lungo il percorso abbiamo visto che in passato erano state costruite due zip line e alcuni ristoranti, ma è da alcuni anni che è tutto abbandonato, davvero un peccato. Siamo ritornati in albergo nel tardo pomeriggio. Ovviamente mio figlio ha voluto fare un tuffo in piscina prima di cena. Dopo una doccia, ci siamo incamminati fino al Somar Restaurant. Abbiamo gustato un’ottima cena e siamo tornati in albergo per la notte.

Mercoledì 22 giugno – Baalbek, Hamra

Al mattino il nostro autista è arrivato in albergo alle 8.30 e insieme ci siamo diretti fino al confine con la Siria. Il primo sito archeologico che abbiamo visitato è quello di Anjar. Il sito era deserto, eravamo gli unici turisti, così ce lo siamo goduti in pace e tranquillità con le lucertole che facevano capolino dalle rovine. La parte più bella del sito sono le rovine del grande palazzo. Usciti dal sito abbiamo fatto alcuni acquisti nel piccolo negozietto vicino all’entrata.

Risaliti in auto, ci siamo spostati verso Baalbek. Prima di arrivare alle famose rovine romane, ci siamo fermati a vedere il monolite di pietra più grande del mondo. In realtà sono 3, disposti uno sopra l’altro, l’ultimo dei quali è stato scoperto nel 2014. Nonostante gli studi, non si è ancora scoperto chi li abbia creati e a cosa servissero. Siamo poi entrati nel sito di Baalbek. Appena entrati una lunga scalinata ci ha dato il benvenuto. Saliti gli scalini ci siamo trovati davanti la Grande Corte con colonne, marmi e incisioni. Dietro a questo si intravedevano i resti del Tempio di Giove, sei colonne alte 20 metri (le più alte mai costruite) ben conservate. Continuando ad ammirare queste rovine, ci siamo trovati difronte al Tempio di Bacco. È il tempio romano meglio conservato al mondo. Siamo potuti anche entrare al suo interno. A parte il tetto che è crollato nel tempo, il resto è ancora come all’epoca in cui è stato costruito. Davvero stupendo!

Dopo essere rimasti estasiati da questa visita, ci siamo spostati al Santuario Sayyida Khawia. All’interno è possibile visitare una bellissima moschea fatta di oro e specchi. Ovviamente la parte dedicata agli uomini è più sfarzosa e grande. Per pranzo, Shawqi ha voluto che provassimo gli sfiha, fagottini ripieni di carne, così ci siamo fermati in un locale famoso per questi. Vanno gustati con sopra una spolverata di sale e un goccio di succo di limone. Squisiti! Uno tira l’altro! Dopo il pranzo, siamo andati allo Chateau Ksara, un vigneto con cantina del 1857. Abbiamo scelto di fare la visita guidata della cantina e la degustazione di 6 vini prodotti da loro. Visita interessante e vini gustosi. Siamo usciti abbastanza allegri e siamo tornati verso Beirut. Siamo arrivati all’hotel nel tardo pomeriggio. Dopo un tuffo in piscina e relax a bordo vasca, ci siamo preparati per uscire a cena.

Dopo il consiglio del nostro autista, abbiamo voluto provare l’app di Uber e così è arrivata a prenderci la nostra auto di Uber e ci ha portato ad Hamra, al Bayt Em Nazih (tutto filato liscio). Abbiamo fatto un’ottima cena in questo bel locale. Prima di rientrare, abbiamo fatto una passeggiata lungo la via piena di locali e negozi. Siamo tornati al ristorante per utilizzare il wi fi e prenotare un’altra corsa con Uber. Questa volta però non è andato come previsto. L’autista non si è presentato, anche se dall’app ci diceva che era davanti a noi. Ha fatto scadere la corsa e non riuscendo a prenotarne un’altra (voleva che pagassimo anche quella non usufruita), ci siamo affidati ai “taxi” che giravano per strada. Siamo saliti su un’auto ridotta male e con rumori sinistri. Il guidatore era messo peggio della sua auto. Per fortuna nel giro di pochi minuti siamo riusciti ad arrivare al nostro albergo tutti interi! Esperienza da non ripetere!

Giovedì 23 giugno – Beiteddine, Sidone

Al mattino, come di consueto, dopo colazione, il nostro autista Shawqi è venuto da noi in hotel alle 9. Ci siamo diretti verso le montagne e dopo non molto ci siamo trovati davanti il Palazzo di Beiteddine. Questo palazzo fu la residenza dell’Emiro Bashir fino a metà ‘800. Al suo interno si possono ammirare dei bellissimi mosaici, un giardino curatissimo e negli interni delle stanze intarsi, arabeschi e specchi. E’ davvero un capolavoro di architettura ottocentesca. Riprendendo la strada da cui eravamo arrivati, ci siamo fermati al Castello di Moussa. Questo castello è stato costruito da un signore il cui sogno da bambino era di avere un castello. Al suo interno ospita un museo sulle tradizioni e storia del Libano. A noi non è piaciuto molto perchè sembra più un insieme di oggetti in esposizione senza un vero senso logico e le statue di legno che rappresentano la vita quotidiana sono anche un po’ inquietanti. Addirittura al suo interno un signore (dipendente) ci voleva offrire un caffè, ma poi ha quasi preteso che glielo pagassimo.

Usciti dal castello, siamo andati a Deir el Qamar, una piccola cittadina drusa tra le più belle del Libano. Abbiamo passeggiato tra le viuzze assaporando il silenzio e la tranquillità. Come ultima tappa del giorno ci siamo fermati a Sidone. Il nostro autista ci ha lasciato davanti al Castello Crociato. Il castello è sul mare da cui si ha una bellissima vista, peccato che nel mare attorno ci siano molti rifiuti come copertoni di auto e sacchetti di plastica. L’immondizia toglie un po’ la magia del posto. Prima di addentrarci nel suq, abbiamo preso un panino con falafel dentro (una delle mie passioni). Abbiamo avuto anche l’opportunità di vedere come preparano e cuociono i falafel. Comunque il panino era squisito! Entrati nel suq, ci siamo immersi nella vita quotidiana dei libanesi, intenti nelle compere di ogni genere. Immersi nelle viuzze assaporando odori e profumi, tra motorini e auto. La visione delle spezie colorate impilate nelle loro montagnette è una delizia per gli occhi.

Dopo esserci persi tra bancarelle e negozi, siamo tronati al nostro minivan per poi tornare verso Beirut. Arrivati all’hotel, come ormai di consuetudine, ci siamo rilassati sul tetto dell’albergo a bordo piscina. Rientrati in camera, ci siamo preparati per la cena. Siamo voluti ritornare allo Station Restaurant. Questa volta però il servizio e le porzioni sono state più scadenti (presumiamo perché la volta precedente non avevamo lasciato la mancia, non obbligatoria) e nel momento del pagamento è saltata la luce (black out imposti dal governo) e il cassiere non voleva neanche darci il resto (che però noi abbiamo preteso).

Venerdì 24 giugno – Tripoli e Byblos

Al mattino siamo partiti alle 9 in direzione Tripoli. Appena arrivati in città, ci siamo fermati alla Moschea Taynal per ammirare i suoi interni. Questa è una delle moschee più fastose di Tripoli. Nato come edificio romano e poi riconvertito in chiesa carmelita e in ultimo in moschea. Le sue pareti sono in ablaq, stile architettonico che consiste nel comporre chiaroscuri con pietre di diverso colore disposte a righe (in questo caso bianco e nero). E’ davvero molto particolare e questo stile lo si ritrova anche in alcuni edifici al centro della città vecchia. Abbiamo poi visitato al suo interno la fortezza crociata che domina sulla città vecchia. Il complesso è grande e al suo interno c’è anche una zona non visitabile perché occupata dai militari. A pochi passi dal castello, si entra in un autentico suq. Lo abbiamo esplorato in lungo e in largo, immergendoci nel caos cittadino. Siamo anche entrati in un caravanserraglio, Khan Al Saboun, dove c’erano alcuni venditori di sapone. Ci siamo fatti attrarre dai profumi e dalle forme più svariate di saponette e alla fine ne abbiamo comprate alcune da portare a casa. Non c’eravamo resi conto che erano ormai due ore che passeggiavamo per il suq, che il nostro autista ci ha chiamato pensando che ci fossimo persi!

Ritornati al minivan, ci siamo spostati a Byblos. Abbiamo visto l’antico porto dove ancora oggi sono ormeggiate alcune barche con il mare azzurro che bagna la costa. Ci siamo fermati in un ristorante in centro per pranzare. Abbiamo optato anche oggi per un piatto con falafel. Finito di mangiare, ci siamo incamminati attraverso il suq (moderno) per raggiungere la zona archeologica. Entrati nell’area, come prima cosa abbiamo visitato il castello crociato, dal quale lo sguardo vola verso il mare. Seguendo i sentieri siamo giunti a resti di epoca romani, tra i quali anche un piccolo teatro romano. Proseguendo si può vedere anche una casa ottomana (però in fase di restauro). Tutta la zona è abbellita da oleandri e bougainvillea in fiore. Il sole era molto caldo e quando siamo tornati dal nostro autista eravamo madidi di sudore. Abbiamo fatto ritorno in albergo verso tardo pomeriggio. Mio figlio ha fatto un tuffo in piscina e poi siamo usciti fuori per cena.

Abbiamo raggiunto a piedi il ristorante Nasaf Beirut. Il cibo non è stato nulla di eccezionale e abbiamo avuto l’impressione che il proprietario abbia gonfiato il conto perché ha visto che eravamo stranieri (cosa che ci ha poi confermato il nostro autista nei giorni seguenti).

Sabato 25 giugno – Bcharrè

Al mattino siamo partiti dal nostro hotel verso Bcharrè. Il nostro autista si è voluto fermare in una pasticceria per farci provare un loro dolce tipico, il Knafeh. È un dolce a base di formaggio fuso con sopra dello sciroppo. Sono soliti mangiarlo in mezzo ad un panino ed è molto gustoso. Dopo questa pausa golosa, abbiamo iniziato a salire in quota. Il cielo era un po’ grigio e l’aria fresca. Ci siamo fermati al Khalil Gibran Museum, un museo scavato nella roccia che un tempo era l’abitazione di questo famoso poeta e pittore libanese. Al suo interno si possono ammirare dei bellissimi dipinti e nel seminterrato sono custodite le reliquie del poeta.

Ci siamo spostati poi verso la Foresta dei Cedri di Dio. Questa piccola foresta ora conta solo pochi esemplari di cedri, ma alcuni di essi sono mastodontici e secolari. Passeggiando nel sentiero in mezzo a queste bellissimi piante c’è un silenzio e una pace surreale. Il cielo era grigio e a tratti c’era il sole, con un’aria frizzantina che ti avvolgeva. Abbiamo anche incontrato lungo il percorso una bellissima lucertola nera a macchie gialle (immaginiamo velenosa). Usciti dalla foresta, il nostro autista ci ha proposto di fermarci a pranzo nel ristorante con vista sui cedri. Dopo esserci rifocillati, siamo scesi verso la Valle di Qadisha. Il cielo si era aperto ed era spuntato un bellissimo sole.

Siamo arrivati al Monastero di Sant’Antonio Grande Qozhaya di ordine maronita.  Da questo monastero, in parte incastonato nella montagna, si ha una bellissima vista su tutta la vallata. Abbiamo visitato la chiesa e ci siamo imbattuti anche in un vecchio frate che ci ha omaggiato di mele e ha voluto stringere le mani di nostro figlio. C’era anche un piccolo museo sulla religione maronita, molto interessante. Siamo rientrati in albergo nel tardo pomeriggio. Dopo una doccia, abbiamo deciso di rimanere in albergo per la cena, così siamo saliti in terrazza e ci siamo divisi una pizza in tre.

Domenica 26 giugno – Tiro

Ultimo giorno del nostro tour. Come solito, dopo una ricca colazione, il nostro amico Shawqi ci è venuto a prendere in hotel. Ci siamo spostati verso sud. La prima tappa del giorno è stata Mleeta Landmark, un museo a cielo aperto che racconta la resistenza degli Hezbollah contro l’esercito Israeliano. È stato costruito proprio nella zona dove fino a pochi anni fa hanno combattuto. Nel piccolo museo allestito all’interno, una guida ci ha spiegato quello che accadde in quegli anni. Se uno la guarda sotto il punto di vista degli Hezbollah sembra che avessero ragione loro in questa guerra, ma la verità sta quasi sempre nel mezzo. Usciti dal museo, tramite un percorso segnalato, si possono vedere le trincee, i tunnel e i bunker usati dai soldati. Inoltre sono esposti anche armi, droni, carro armati e mezzi militari. Un museo davvero interessante che consiglio di visitare.

Risaliti in auto, ci siamo diretti a Tiro. Prima di entrare in città, ci siamo fermati per uno spuntino veloce. Abbiamo preso un rotolino al pollo davvero squisito! abbiamo poi raggiunto le rovine di Al Bass. Queste rovine di epoca romana sono molto belle, si può anche ammirare un ippodromo con alcune gradinate a ferro di cavallo che sono arrivate intatte ai giorni nostri. La zona era deserta ma questo le dava un fascino in più. Abbiamo visitato anche le rovine di Al Mina che si affacciano sul mare. Qui sono visibili alcune colonne di epoca romane e anche alcuni mosaici. Visto che non potevamo tornare a casa senza aver fatto almeno un tuffo in mare, ci siamo fatti portare in una delle spiagge di Tiro. La spiaggia era molto affollata, essendo domenica. Abbiamo fatto un tuffo in acqua anche se c’erano molte alghe. Dopo esserci asciugati, siamo tornati all’auto e abbiamo ripreso la strada per Beirut.

Arrivati in hotel, abbiamo sistemato le valigie e ci siamo preparati per uscire per cena. Per la nostra ultima cena, abbiamo scelto AAChicken, una catena di fast food con prodotti a base di pollo. Abbiamo preso dei rotolini di pollo e un’insalata dentro una ciotola fatta di sfoglia quindi commestibile. Rientrati in hotel abbiamo cercato di riposarci per qualche ora prima del volo aereo.

Lunedì 27 giugno

Verso l’1 di notte, ci siamo svegliati e siamo scesi nella hall per aspettare il nostro autista che alle 1.45 ci è venuto a prendere per portarci in aeroporto. In circa 10 minuti siamo arrivati. Scaricati i bagagli e salutato il nostro amico, siamo entrati in aeroporto. Alle 4.30 è partito il nostro volo per Atene. Arrivati abbiamo fatto colazione da Strabucks e aspettato le 13.15 per prendere il nostro secondo volo in direzione Bologna. Atterrati a Bologna, abbiamo aspettato circa 30 minuti in aereo prima che ci facessero scendere. Finalmente siamo riusciti a prendere in nostri bagagli e recuperare la nostra auto dal parcheggio. Saliti in auto siamo andati verso casa con un carico di emozioni e ricordi ancora più grande.

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