Le selvagge terre scozzesi… in auto
11/08/09
Prestwick-Ardrossan Ryanair apre il check in come al solito in ritardo ma non si sa come, poi arriva sempre puntuale… boh! Arriviamo all’aeroporto di Prestwick piccolo e ben messo e ci avviciniamo alla Hertz, dove troviamo al solito 2 tipe non proprio simpatiche, che si rimangiano le parole mentre parlano. Si parte con una Ford Focus nuova con appena 10 miglia registrate (più spaziosa ma consuma anche di più rispetto alla Fiesta richiesta; comunque non ci fanno pagare nulla in più), non prima di aver “regalato” 50 euro nel cambio svantaggioso dell’aeroporto… che dopo di noi ha chiuso! Dopo qualche contromano (“problem?”…”no, no”) e varie manovre per capire il giusto verso della nostra carta stradale (non ci convertiremo mai al navigatore!), arriviamo al primo b&b (tutti prenotati da casa, di modo da darci delle “tappe” e da poter liberamente scegliere costi/ambienti che ci piacciano), accogliente e bello con splendida vista sul porto (Crescent park house, Ardrossan, 60sterline la matrimoniale).
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12/08/09 Ardrossan-Oban
Super scottish breakfast (ci abbiamo fatto subito l’abitudine, quasi da dipendenza per uova e bacon) e verso le 9.30 (iniziamo a capire che ci impieghiamo davvero tanto per ingurgitare tutta quella roba, mai meno di 45 minuti… sarà anche lo stomaco pieno che rallenta!) si parte destinazione Oban, seguendo le indicazioni del tipo che ci suggerisce di fare la strada costiera per arrivare ad un ponte che collega direttamente con la sponda opposta… scopriamo che invece del ponte c’è un ferry boat che imbarca solo passeggeri… bene, si continua sulla strada principale. Decidiamo di affacciarci sulla sponda orientale del Loch Lomond, per salire in cima alla Conic Hill, una collinetta con vista spettacolare sul lago, nonostante pioggia, nuvole e qualche sprazzo di sole… qui il tempo cambia super veloce. Ripartiamo per l’altra riva del lago, fermandoci al fiorito paesino di Luss per un paninetto (sempre più buono quello di Goku… è che io scelgo l’opzione risparmio e mangio delle robe orribili) e dopo una foto al castello di Kilchurn da lontano facciamo una sosta in uno spaccio dove sono specializzati per le ostriche. A Inveraray ammiriamo il castello dall’esterno e la cittadina… poi ancora un’inversione di marcia per la splendida Oban, fantastica cittadina con begli scorci e un tramonto meraviglioso… banda di cornamuse… fish&chips super… e chi digerisce più?! Dopo qualche peripezia, arriviamo al b&b Lagganbuie di Rosemary, in una posizione davvero splendida. Finalmente una scozzese che riesco a capire, nonostante parli a macchinetta. I paesaggi visti finora sono magnifici e via via riesco ad azzeccarci sempre prima con la cartina stradale! Speriamo domani di arrivare in tempo al traghetto per Skye.
13/08/09 Oban-Skye
Oggi ci alziamo col cielo nuvoloso, ma poi la giornata ci regalerà un gran bel sole. Facciamo colazione con 2 coppie di francesi, stavolta a base di salmone e uova strapazzate. Il b&b è davvero in un luogo idilliaco, Rosemary (la proprietaria e non il rosmarino come aveva capito Goku) è simpatica e i suoi due gatti ci provano inutilmente a socializzare con Goku! Partiamo alle 9.30 (in meno di un’ora non riusciamo mai a impiegarci per consumare quel pranzo di nozze che è la colazione) e ci avviamo per la GlenCoe, letteralmente Valle di Lacrime. La vallata stretta tra le “3 sorelle” e il massiccio dal lato opposto è di una bellezza che alleggerisce il cuore, verde fino alle cime leggermente coperte di nubi passeggere. Facciamo tante soste in compagnia di altri turisti (e di camion che vanno a velocità folle facendoci spiritare su queste stradine!). Ripartiamo verso le 11,30 per Mallaig, da cui salperà il traghetto per Skye alle 15.05. In realtà è un pio’ tardino, iniziamo a temere via via di non fare in tempo. Dopo un po’ di soste panoramiche (tra cui uno scorcio stupendo con un bel ponte in pietra ), sostiamo solo 10’ al Glenfinnan Monument. Non riusciamo a salir su, né a fare il percorso a piedi per vedere da vicino il viadotto del film di Harry Potter… non possiamo permetterci di andar di sotto, correndo come pazzi. Ci fermiamo un secondo alla Lidl a comprare un po’ di viveri (ma qua non hanno neanche un tipo di cracker?) e a fare benzina. Arriviamo fortunatamente alle 14.45 a Mallaig, due passi nel bel porticciolo e ci imbarchiamo. Sbarchiamo ad Arisaig, durante il tragitto l’allarme della nostra auto è scattato più volte, con Goku che faceva lo gnorri mangiando muesli sul ponte! Sbarcati, decidiamo di spingerci fino a Elgol, nella punta sud occidentale, uno dei due posti migliori da cui osservare le Cuillins Hill. Nonostante le miglia siano solo una ventina, impieghiamo ¾ d’ora per quella strada tortuosa ad un’unica corsia, coi passing place dove tutti salutano. I locali corrono come pazzi. Lungo la strada pascoli immensi di pecore con le corna e mucche col ciuffo, fino ai bordi della strada. Come faranno i pastori a ritrovarle tutte? Elgol è molto carino, ci godiamo un’oretta di sole in cui passeggiare e ammirare montagne alte 3.000 piedi tuffarsi nel mare. Una pace e uno scenario unici. Le barchette che salpano e le montagne scoscese. Torniamo indietro un po’ pensierosi nel costatare che le distanze sono lunghe e che, se c’è una sola corsia, ci vuole un sacco di tempo. Come faremo i prossimi giorni? Speriamo bene, Arriviamo a Portree, la giriamo in cerca di un posto dove cenare. Scegliamo il Pub Isles Inn, non c’è molto sul menù, ma non è costoso ed è buono (1zuppa pomodoro+2 burger cheese+ patatine+2 birre=23 GBP). Ci dirigiamo al b&b Marsco a Carbost un po’ in ritardo, carino sul mare. Il tipo è di un maniacale unico, ci tiene a spiegarci tutto il menù, ha messo la targhetta con scritto occupato sulle porte dei bagni di modo che la gente non gliele rovini col tirarle… Cerchiamo un film in italiano dalla videoteca super catalogata, ma non c’è. Dopo la consueta tisana…buona notte.
14/08/09 Skye
Stamattina le previsioni ci hanno proprio azzeccato: ci alziamo col diluvio e non si placherà per tutta la giornata. Non ci lasciamo scoraggiare, prepariamo le consuete due bottigliette di thè in camera (splendida idea) e scendiamo in ritardo a far colazione (Christine è già venuta a bussarci). A tavola ci incontriamo con un’altra coppia di Lecco (pieno di Italiani qui) che parla un ottimo inglese (ed io mi sento proprio idiota) e una di spagnoli. E’ carina la consuetudine di far sedere tutti gli ospiti ad un unico tavolo: David e Christine sono molto socievoli e si mettono a chiacchierare: son 3 anni che si son trasferiti qui dal Sud dell’Inghilterra per assaporare i ritmi più lenti di vita… ci fanno sempre più pensare di trasferirci in una malga in Trentino. Salutiamo gli altri italiani che forse rincontreremo alle Orcadi e partiamo per il giro dell’isola. Prima tappa la Talisker Distillery, visita guidata con spiegazione del complicato processo di distillazione e assaggio del whisky torbato. Usciamo e, dato che continua a piovere, decidiamo di visitare il Dunvegan Castle, con la sua leggenda della Bandiera Fatata che ha protetto il clan McLeod. Indecisi e titubanti, andiamo a vedere se parte la seal boat trip per la visita alla colonia di foche. La tipa alla biglietteria ci risponde di sì, come fosse assolutamente scontato che col diluvio universale ci si avventuri su quelle barchette del presepe… non sappiamo se andare, ma alla fine ci decidiamo quando inizia ad affluire una frotta assurda di famiglie con bimbi piccoli incuranti del freddo. Ci bagniamo che neanche in un’immersione, il tipo che guida la barchetta sghignazza. Vediamo le prime due foche mimetizzate tra le rocce, sembrano in una posizione così scomoda che Goku mi fa: “ma le tengono legate”… neanche i cani qua tengono al guinzaglio… Il tipo continua a girare per le isolette e ad avvistare foche in posizioni assurde e qualche testolina che sbuca dal mare, pronta a reimmergersi appena ci intravede. Bella gita, ma forse è il caso di tornare a terra, c’è un vento boia e siamo zuppi marci. Torniamo in macchina e studiamo l’opzione per bagnare meno i sedili cambiandoci pure le mutande. Pranziamo con patatine e grissini, birra per me e the per il driver. Un coffee caldo ce lo concediamo, però. Continuiamo il giro dell’isola. Con forti raffiche di vento, ci fermiamo ad ammirare le strane forme dei Quinraig, cime di basalto avvolte dalla nebbia… peccato il maltempo, sarebbe stato ancor più bello. Ruscelli e piccole cascate dappertutto. Proseguiamo sostando al punto d’osservazione della Kilt Rock Waterfalls, bellissima visuale sulle scogliere. Superiamo senza accorgercene il punto d’avvio del sentiero per l’Old Man of Storr torniamo indietro, ma poi rinunciamo perché una coppia ci dice che con la nebbia non si vede nulla. Peccato davvero. Cena a Portree, al Lower Deck Seafood Restaurant, segnalato sulla guida come miglior ristorante. Penso lo citino tutte le guide, c’è una fila assurda fuori sotto la pioggia per entrare. Zuppa di merluzzo, panna e patate per me, Goku cozze, 2 dolci bomba alle mele e caramello: 28GBP Toniamo alla nostra cameretta, i due tipi se la godono proprio sul divano col gatto e il finestrone vista lago; sono davvero gentili, ci chiedono della giornata trascorsa, salutiamo i due gatti obesi( al contrario dei proprietari) e, dopo aver lasciato a David i vestiti ad asciugare in una special room, andiamo a nanna.
15/08/2009 Braemore
Partiamo al solito sotto la pioggia, dopo una foto insieme ai simpatici padroni di casa spiazzati dalla nostra proposta (la tipa sembra un manico di scopa). Lasciamo Skye in direzione Eilean Donan Castle, il più famoso castello scozzese dove sono stati ambientati diversi film. Lo ammiriamo da fuori, nella sua bella posizione su un’isoletta collegata ad una lingua di terra, e ripartiamo. Goku ormai è bravissimo su queste strade, peccato che, single road o doppia corsia, si è fissato che deve tenere le 50 miglia di media orario, anche a rischio di andar di sotto! A Gairloch non abbiamo potuto fare la tanto desiderata Dolphin Cruise a causa del forte vento e ci siam fermati a mangiare una fantastica zuppa+scone. Dato che non piove più, ci spingiamo al faro di Rubbha Reigh, dove c’è persino una guest house. Il vento sferza potente, la strada si fa via via più stretta a picco sul mare… la vista del faro è stupenda, nonostante il vento senbra voglia buttarci giù. Fissiamo lo sguardo all’orizzonte per avvistare i delfini, ma non ce n’è traccia (in compenso, dopo cena, un branco di 11 cervi correrà al nostro fianco sulla scarpata). Prossima sosta ai giardini Inwerewe, belli… ma non molto differenti dal giardino di Rita! Corsetta per un sentiero su un canyon con cascata da 60 metri di altezza… mozzafiato, come tutti gli scenari visti finora. Finalmente arriviamo al b&b, abbiamo qualche titubanza, ancor prima di scendere dall’auto telepaticamente ci trasmettiamo la stessa sensazione inquietante sul posto: il tipo non dice una parola, lo sguardo sfuggente, ci accoglie con un’ascia in mano, ci fa parcheggiare l’auto lontano dalla strada e entrare per un ingresso secondario, il b&b è isolatissimo nel bosco… sembra un film dell’orrore! Logicamente è tutta suggestione.
16/08/2009 John o’Groat
Solita Scottish Breakfast, si riparte sotto il diluvio, prima il tipo consulta le previsioni e pare che pioverà tutto il giorno: decidiamo che non dobbiamo demoralizzarci, ma un po’ ci rompe. Non facciamo la strada costiera per Alchtinbuie e Lochinver, tanto con la nebbia non si vedrebbe nulla. Pare spiovere dopo un po’ e decidiamo di scendere a Tarbet, magari ci imbarchiamo per Handa. Peccato che oggi sia domenica e la boat è ferma: il paesino è comunque carino (4 case, 100 pecore= presepe) e in mare è zeppo di insospettabili meduse. Ripartiamo confidando nel tempo migliore: lungo la strada ci fermiamo in continuazione per ammirare grati ed estasiati splendide spiagge bianche incastonate fra le alte scogliere d’erica. E’ meraviglioso: non ce l’aspettavamo più. Le pecore ci osservano dal bordo della strada con quegli occhi buffi, non sembrano affatto stupide come ci raccontiamo. Le strade sembrano scorrevoli, anche quelle con passing place sono spesso a vista e Goku si lancia, salvo imprecare quando il tipo di fronte non si ferma. Incontriamo pure un autobus da Torino… veramente comodo! Ci fermiamo al supermarket a Durness per i soliti cracker e zozzerie e ce li gustiamo alla Smoe Cave. Non si può fare la visita interna con la barchetta perchè la grotta è allagata, la cascata è imponente; anche qui è rossa per i minerali delle rocce. Incontriamo la coppia italiana che alloggiava con noi al Marsco e che si ferma qui a dormire. Noi invece proseguiamo per Johan o’Groats. Lungo la strada non si incontra una casa, è davvero una delle zone meno abitate, ma turisti ce ne sono. In ogni luogo in cui ci fermiamo a fotografare, c’è almeno un’altra macchina con la stessa nostra idea. E’ sì desolato, ma mai quanto in Svezia. Pian piano ci avviciniamo, il paesaggio cambia, dalle scogliere a picco sul mare alle fattorie di muchhe coi muretti in pietra; finalmente si rivedono le simpaticissime Angus col ciuffo e il pelo lungo. Ci fermiamo al b&b prenotato (mai così presto, sono solo le 17) Burnside Cottage, la camera è davvero la più carina, tutta di legno e colori abbinati, grande e spaziosa. Lasciamo le valigie e, dato che non piove più, andiamo alle Dunkasby Head, con il faro, i pinnacoli e le Stacks, le falesie gemelle, dove nidificano una moltitudine di uccelli marini. Il paesaggio ripaga della pioggia di oggi, la vista è sensazionale, staremmo ore a osservare il mare e la frastagliata, scoscesa costa settentrionale. C’è una coppia che fa bird watching da tutta la giornata, dice di aver avvistato una decina di delfini, ma ora non se ne vedono all’orizzonte. In compenso, sbucano i musetti buffi di alcune foche nel mare sotto di noi…che emozione, quasi non riusciamo a crederci. Trovarle da soli invece che con il tour organizzato è tutta un’altra emozione, è come un dono che vien fatto a chi sa pazientare e nel frattempo prepararsi a goderne. Meraviglioso, non ci sono parole. Torniamo al paese con gli occhi e il cuore grati. Ceniamo nell’unico posto esistente, il Seaview Hotel, a base di gamberetti, scampi fritti e salmone (25 GBP). Buono. Siamo nel ristorante più settentrionale del Regno Unito (sulla terraferma), fuori non c’è nulla, una pace assoluta. Ci si sente quasi a casa, mentre passeggiamo nel porticciolo deserto, in compagnia di un gruppo di est europei che hanno un piulman con le cuccette letto, tipo quelle dei polli. Torniamo nella splendida cameretta a nanna.
17/08/2009 Isole Orcadi
Stamattina ci svegliamo ancor prima che suoni la sveglia, la colazione è un po’ meno abbondante, ma va bene. Ripartiamo sotto la pioggia a prendere il traghetto per le Orcadi alla Gill’s Bay alle 9,30. Quando sbarchiamo ha smesso di piovere, la giornata ci regalerà la seconda esperienza di sole di questa vacanza! Le Orcadi sono molto diverse dalla terraferma: piatte, la vista si perde sui campi coltivati o pascolati all’orizzonte. A prima vista, pensiamo che due giorni qui siano troppi, in fondo sono piccole e sembrano meno entusiasmanti della costa selvaggia e imponente vista finora. In questi due giorni impariamo però ad apprezzarle, a rasserenarci coi loro colori: tutte le sfumature del verde e del blu, intervallate da puntini innumerevoli di mucche al pascolo. Anzi, decidiamo proprio di prendercela comoda e di non spingerci a visitare le altre isole più settentrionali dell’arcipelago alla ricerca dei pulcinella di mare…tanto non è il periodo giusto per avvistarli. E’ che siamo un po’ abituati a correre, a “mangiare” tutto ciò che c’è da vedere e da fare e talvolta perdiamo il senso del fermarci a godere della pace che la natura può regalarci. Allora sì, questi due giorni ne vogliamo approfittare per far sì che i ritmi naturali entrino in noi , piuttosto che incalzare il tempo coi nostri, di ritmi. Visitiamo la tomba neolitica “Tomb of Eagle”, rinvenuta da un contadino della zona una cinquantina di anni fa, coi resti di scheletri umani e animali (le aquile appunto). Capisco quasi nulla della visita guidata e un po’ mi deprimo. Anche il sito non ci appassiona, nonostante il buffo particolare di entrare dentro la tomba trascinandosi su un carrellino, dopo aver disincastrato la signora davanti a me. Ci pare un po’ provvisorio e rimaneggiato, la tipa ci fa toccare strumenti e ossa di 6.000 anni fa come niente fosse. Boh… Ci fermiamo all’Italian Chapel, la colorata cappellina costruita nel II dopoguerra ai prigionieri di guerra italiani che lavoravano alla Scapa Flow (ancor oggi si vedono i resti delle navi tedesche autoaffondate dal comandante dopo la sconfitta, che oggi pian piano stanno riesumando e giacciono a pelo d’acqua). E’ un commovente simbolo di forza e ricerca di spiritualità di un popolo che oggi sembra aver perso il suo ingegno e la sua perseveranza. La sua storia testimonia la solidarietà fra gli Italiani prigionieri e gli Orcadiani, che continua ancor oggi, con visite reciproche fra i due comitati. Bella. Proseguiamo per i circoli di pietre megalitiche “Stennes of Stonnes” e “Ring of Brodgar”, maestosa ricerca d’infinito degli uomini del 3000 a.C. Bello l’effetto delle nuvole e del fiorito tappeto d’erica che circonda i siti. Non mancano mai di affascinarmi i tentativi dell’uomo di ogni epoca e cultura di elevarsi dalla sua condizione materiale per cercare un contatto col divino. Puntiamo a Skara Brae, ma alle 17 già chiude, sarà per domani. Via a Stromness, il porticciolo più caratteristico dell’isola, dove ogni casa ha il suo molo direttamente sull’acqua per i vecchi commerci. Ceniamo al pub del Royal Hotel, buona steak e stufato di beef cotto in birra, più solita zuppa del giorno al pomodori (28 GBP). Due passi ad osservare un gabbiano che ruba il cibo dai bidoni e torniamo verso il Kaya b&b, molto carino dentro, nonostante l’esterno sia misero come tutte le grigie case a T dell’isola. Prima ci fermiamo in riva al laghetto a scattare foto alle anatre che volano nel tramonto e saliamo su una collina di fronte al porto ad ammirare il sole che se ne va, circondati da balle di fieno e mucche. La mattinata non ci poteva far immaginare una giornata migliore.
18/08/2009 Isole Orcadi
Buona colazione, solita scottish per Goku che non demorde, nonostante la tipa mi abbia detto che lei la detesta, la colazione scozzese! E’ l’unica che riesco a capire su quest’isola, gli altri mi risultano tutti incomprensibili. Torniamo nel villaggio neolitico di Skara Brae, emerso dopo una tempesta nel 1850, intatto e affascinate nel mostrare la struttura di un villaggio del 3100 a.C. La guida cara (3,50) vale però la pena, illustra tutte le curiosità. Passiamo pure a visitare la casa di proprietà del latifondista che possiede il terreno di Skara Brae, una curiosa villa patronale del 1650. Dopo 2,30 h di giro, usciamo soddisfatti e andiamo verso il Bright of Birsay, piccola isoletta rocciosa (in queste terre piatte) alla quale si accede solo dopo 1h30’ prima e dopo la marea, da una lingua di terra a piedi. Logicamente si paga, abbiamo capito poi che facendo un’altra stradina potevamo pure evitare il ridicolo pedaggio. Comunque ne vale proprio la pena. Il cielo pare aprirsi un po’ (alla faccia delle previsioni opposte, la tipa del b&b diceva sole e 19°, la BBC pioggia… è nuvolo, ma va bene così), la scogliera è magnifica. Avvistiamo tante foche simpatiche e centinaia di uccelli. Bello bellissimo! Ci stendiamo sull’erba morbida sferzati dal vento, 60m a picco sul mare, senza parlare, col gusto di ascoltare i rumori della terra… e, inaspettatamente, avvistiamo per pochi secondi una pinna sinuosa all’orizzonte. Ci alziamo di scatto eccitati, il delfino o la balenottera fa un altro movimento a pelo dell’acqua e si reimmerge. Goku lo avvista per 5 secondi un attimo dopo, ma non ci regalerà più la gioia di vederlo. E’ stata comunque un’emozione unica. Se si sta fermi per un po’ davanti a questo mare, qualcosa accade. Ripartiamo, sale la marea. Spesa alla Tesco e pranzo alle 16 con tramezzini e muesli. Ci spingiamo fino alla riserva naturale di Mull Head, bella ma non come Birsay. Torniamo a Kirkwall per cenare, diversamente da ieri mattina che era pieno di gente, ora pare deserto. Ci fermiamo al fish&chips vicino al porto… una sola unica, orribile. La prima fregatura alimentare del viaggio…pure questo ci vuole. Ci sediamo un po’ al porto a a guardare le barche, ripromettendoci di ricavarci pure a casa i momenti di silenzio seduti ad ascoltare la natura e noi stessi, senza dover necessariamente andare… Torniamo a nanna, domani sveglia alle 6 per fare colazione e poter prendere il traghetto alle 8. Dalla finestra della splendida cameretta, mucche e pecore a 1 metro e il mare in lontananza.
19/08/2009 Tain
Sveglia alle 6, traghetto alle 8, non pioviggina come al solito, ma neanche splende il sole. Lasciamo le ventose isole, facciamo i 40’ che ci separano dal traghetto e ci reimbarchiamo per la terraferma. Prima sosta alla Hill’s Stones (collina delle tante pietre), un sito neolitico con 200 pietre minuscole parallele, il cui significato non si conosce. Non c’è nessuno e capiamo il perché! Seconda sosta solitaria al villaggio storico e abbandonato di Bodbea, dove i contadini sfrattati dalle loro terre per far spazio all’allevamento ovino furono confinati. Un villaggio a picco sul mare, dove il vento sferzava così forte che i bambini dovevano essere legati per non prendere il volo. La visuale è ottima, non soffia un alito di vento, ma non è rimasto nulla. Neanche una casa. Sola immaginazione. E va bene, almeno abbiamo fatto una piacevole passeggiata. Proseguiamo per il Dunrobun Castle, dopo un pranzo a base di cracker e tonno al naturale (che meraviglia). Il castello è molto bello, l’esterno riprende i castelli della Loira, le stanze sono sontuosamente arredate. Anche i piccoli giardini all’italiana e lo spettacolo di falconeria meritano. Curioso e abominevole il museo, che raccoglie centinaia di trofei di caccia del duca (fra cui una testa di giraffa, la coda di un elefante, etc) e cimeli di ogni luogo del mondo. Ci fermiamo per 2 tazze di the a Golspie e ci concediamo pure 2 belle fette di cheesecake in una tearoom… buone, ma mi rimarranno sullo stomaco fino a cena. Ci dirigiamo alle Falls of Shin, per vedere i salmoni che saltano controcorrente per andare a deporre le uova. Uno spettacolo unico e suggestivo, trascorriamo un’ora incantati ad osservare i commoventi tentativi di piccoli e grandi esemplari di sfidare la corrente, per assolvere all’istinto di preservazione della specie. Cos’è che spinge ogni salmone a capire che deve risalire le acque per deporre? Spirito di gruppo, istinto, capacità di pensiero? Bellissimo. Raggiungiamo Tain, il nostro b&b Morangie: niente di che, in camera l’odore non è piacevolissimo. Cena su consiglio della proprietaria al pub The Duthus Hotel, forse la cena migliore del viaggio: polpette di salmone con peperoni per me e beef con salsa ai funghi per Goku, solita zuppa al pomodoro, 2 super birre (28,40).
20/08/2009 Whitebridge (Inverness)
Stamattina dopo la solita scottish breakfast mi sento male e fino alle 10,30 non riusciamo a ripartire. Mi avrà fatto male la cena strepitosa di ieri, la colazione odierna, la febbre suina o cos’altro? Ripartiamo non molto convinti, ma via via sembro star meglio. Ci dirigiamo al paesino di Cromarty sulla Black Isle, descritto come molto pittoresco dalla Rough (meglio la Lonely!), ma complice il brutto tempo, non ci pare molto interessante. Così ripartiamo subito con la speranza di vedere i delfini a Channory Point. Rimaniamo un paio d’ore, avvistiamo tra urli eccitati dei turisti parecchie foche, ma i delfini oggi al Moray Firth non si vedono. Qualche pinna ci ha lasciato il dubbio, ma penso fossero musetti di foche. Decidiamo sconsolati di ripartire, era l’ultima possibilità per avvistare i delfini, e raggiungiamo Inverness: un incubo di traffico e centri commerciali. Dopo varie imprecazioni e giri a vuoto, riusciamo ad arrivare alle Ness Island, il lungofiume alberato e piacevole, e ci facciamo i 2,5 km fino al centro e oltre, al porto, per capire se parte la crociera per i delfini… Davanti all’ufficio c’è qualcun altro, ma di barche neanche l’ombra. Solo 2 foche dispettose che inseguono i cogni. E va beh, vuol dire che non ne vale la pena! Scarpinata indietro, a metà strada mi sento male per la fame (ma oggi è un vizio), così mi fermo in un bar e Goku viene a caricarmi con la macchina. Abbandoniamo l’idea del Fort George, è troppo tardi per avvistare i delfini. A sud verso l’Urquart Castle, vista da fuori bellissima sull’alberato lago Ness (non riesco a credere che abbiano potuto creare così tanto movimento intorno a ‘sto mostro inventato da un chirurgo visionario). Arriviamo a Fort August, davvero carino il sistema di chiuse del Caledonia Canal, per permettere alle navi di superare il dislivello fra il Loch Linnhe e il Loch Ness. Facciamo cena con la consueta beef e arriviamo alla tenuta di Sir Donald a Kinbrylie! Un luogo fantastico! Un recinto delimita la strada sterrata che ci porta in coma alla collina con vista sulle montagne e sulla valle. Passeggiando ci imbattiamo in due caprioli che saltano nel boschetto della tenuta. Entriamo e la casa è spettacolare! Aquila reale imbalsamata, soppalco in legno che porta alle camera, mega vetrate, salone con mega schermo, acquario e super servizio… non commentiamo la cucina perché sembra uscita da una rivista. Se la carta di credito si sblocca, rimaniamo un mese!
21/08/2009 Edimburgo
Sigh, ci piange il cuore a lasciare la casa nella prateria con le montagne intorno, i caprioli e i fagiani sotto la finestra. Mettiamo la sveglia un po’ prima per fare una passeggiata mattutina prima di colazione, qui ancora dormono tutti tranne Donald. Colazione leggera, si saluta il tipo e si parte. La strada per Edimburgo è molto bella, m’immaginavo uno scenario meno montuoso, e invece i paesaggi sono dolci ma fantastici: fiumi, montagne, erica… Ci fermiamo al Blair Athol, per visitare da fuori il mulino ad acqua e il Blair Castle, bel castello in calce bianca circondato da Angus e cervi, che paiono fare una gran bella vita. La sala d’ingresso con la sua mostra d’armi fino al soffitto (il duca di Atholl è l’unico ad aver ricevuto dalla regina il privilegio di possedere un suo esercito privato) è scenografica. Pranziamo lì per non ripetere il mancamento di ieri, usciamo e ci avviciniamo alla città. Pensavo di fermarmi nella riserva naturale dei falchi pescatori, ma non ne abbiamo il tempo. Arriviamo ad Edimburgo prima del previsto, la guest house Acer Lodge è comoda, poco prima di addentrarsi nel trambusto del centro città. Lasciamo l’auto e i bagagli nella minuscola stanzina a tetto e andiamo con l’autobus nel centro città. Solito scroscio di pioggia. La città non mi appare niente di entusiasmante, forse una delle meno interessanti fra le capitali europee che abbiamo visitato. Fortuna che abbiamo ben pensato di trascorrere qui solo una notte, la Scozia è tutt’altro. Percorriamo il Royal Mile, ceniamo con hamburger e due orribili birre e ci divertiamo a osservare le prodezze degli artisti di strada accorsi per l’Edimburgh Festival. Verso le 21,30 ci avviamo a riprendere l’autobus, i negozi vanno chiudendo, si vedono i primi mendicanti (tutti ragazzi molto giovani). La città è viva solo al Centro, dove accorre un numero enorme di persone per il Military Tattoo. Non mi trovo a mio agio nel climna cittadino, al solito, preferisco i ritmi lenti e solitari delle campagne, i suoi colori brillanti e i suoni melodiosi. Le città, alla fin fine, mi sembrano tutte uguali. Dopo aver sbagliato la fermata del bus, ci facciamo una scarpinata e ce ne andiamo a nanna, con un umore diverso da ieri.
22/08/2009
Mi sveglia il mal di pancia… che noia, pare di essere tornati in India! Discuto con Goku dei miei sogni strani; siamo pronti per ripartire. Colazione leggera per me, un po’ meno per Goku, paghiamo la tipa che gentilmente ci permette di lasciare l’auto nel loro parcheggio fino alle 13. Con l’autobus ci spingiamo a Leith, a vedere lo yacht reale inglese qui ancorato, dopo aver smesso la sua funzione nel 1997. La visita con audioguida in italiano è curiosa, il Britannia offre uno spaccato divertente della vita di palazzo, con le foto dei vari viaggi ufficiali e non e la visita ai comodi ma non eccessivi appartamenti reali (effettivamente maestosi al confronto con le strette cuccette degli ufficiali e marinai). Torniamo a recuperare l’auto, imbocchiamo le 70 mls di affollata autostrada per arrivare all’aeroporto, lasciamo l’auto alla Hertz, che stavolta ce la controlla, e salutiamo questa bella terra selvaggia, con un tramonto spettacolare.
• Miglia totali percorse: 1616 (2586 km)
• Meteo: un giorno di sole ad Oban, uno abbastanza soleggiato alle Orcadi, due di pioggia quasi costante e il resto nuvole!
• I punti più belli: le scogliere di Duncasby, la tisana serale al Whitebridge, le spiagge bianche della costa ovest, i colori blu-verde-blu delle Orcadi, la passeggiata sopra al Loch Lomond, John o’Groat di notte e la sensazione di esser un puntino nel mondo, la gita alle foche sotto il diluvio a Dunvegan, la spiaggia isolata di Elgol a Skye, la banda scozzese ad Oban, la dolcezza della Glen Coe, sdraiarsi a terra al Bringh of Birsay, la risalita coraggiosa dei salmoni
• Spesa totale (comprensiva di tutto, dal parcheggio all’aeroporto ai souvenir): in due 2400 euro