Le rosse strade del Kenya
Giorno 2 (giornata in spiaggia) La mattina ci alziamo alle 10.00 e la mia ragazza va subito a farsi le treccine mentre io alterno nuotate in mare con conoscenza di tutti i ragazzi e non che tengono le bancarelle vicino al Barracuda. Il pomeriggio andiamo a fare un passeggiata con la bassa marea (sapevo che li c’erano, ma non pensavo che il mare scomparisse del tutto). Ammiriamo le stelle marine, murene, ricci di mare, granchietti e gli spettacolari stronzi di mare. La giornata sfuma nel prendere il sole e nella preparazione mentale per il giorno successivo.
Giorno 3 (SAFARI) Sveglia alle 05.30, incontro con Tuffo (molto puntuale, sempre) alle 06 fuori dalla sbarra, raccolta di altre quattro persone dell’Aquarius e si va a Malindi. Fermata al distributore e poi via per la scorciatoia per lo Tsavo. Dopo un’ora buchiamo, hakuna matata. Dieci minuti e la gomma nuova gia gira sotto la terra rossa. Alle 10.30 arriviamo al cancello, visitina al negozio, salutino ai coccodrilli e ci inoltriamo verso l’interno dello Tsavo. Cominciano i vari avvistamenti da molto lontano. Noi ci vogliamo fermare a vedere anche gli animali più lontani, ma Tuffo ci promette di farceli vedere sotto al nostro naso e noi gli crediamo. Infatti dopo solo un ora ci avviciniamo ad una coppia di leoni, che molto gentilmente ci hanno permesso di fotografarli. Siamo contentissimi, perché vedere il leone maschio allo Tsavo e’ piuttosto difficile e Tuffo ci dice che abbiamo una gran fortuna. Continuiamo tra i vari avvistamenti e ci fermiamo alla Hippo pool, dove ammiriamo gli happy hippo fare il bagno e nascondersi da noi. Dopo un’altra oretta avvistiamo un ghepardo che se ne sta all’ombra di un cespuglio. Pausa pranzo, allo Tsavo lodge (volevamo andare allo Ndololo, ma per problemi del campo e la nostra inacessibilità via telefono, ci “accontentiamo” del lodge). Veloce pranzo, riposino e poi via di nuovo alla ricerca di animali. Tantissimi gli avvistamenti, giraffe, elefanti, bufali, struzzi, gazzelle, zebre, babbuini. Verso le 16 ci avviciniamo ad una roccia dove un branco di leonesse sonnecchia con i cuccioli, riparati dal caldo. Li ammiriamo per un po’ poi ci spostiamo per andare a vedere un branco di elefanti che ci attraversa la strada per abbeverarsi nello stagno. La cosa più emozionante è la femmina che ci si e’ messa davanti al pulmino e aprendo le orecchie ci intimoriva a non avvicinarci troppo. Lì abbiamo capito che sono loro, gli animali, i veri padroni della savana e a noi ci e’ concesso solo di ammirarli. Ma è bellissimo così, perché gli animali devono vivere nel loro habitat e se li vuoi vedere devi venire tu da loro e non loro negli zoo. All’improvviso, il gruppo delle macchine entra in fibrillazione, qualcosa succede e noi corriamo, le comunicazioni via CB si fanno sempre più concitate e noi torniamo alla roccia delle leonesse. Tuffo ci fa notare un branco di bufali che si avvicina, inconscio del pericolo, e ci dice che se siamo fortunati potremmo vedere la caccia. Noi restiamo in religioso silenzio, ammirando nei binocoli le leonesse. Ne contiamo una decina. Poi scatta qualcosa. Una si alza e comincia a muoversi verso i bufali, ma per farlo deve passare in mezzo ai nostri pulmini. Cala il silenzio, si alzano tutti i leoni con i cuccioli, adesso se ne conta una ventina e tutti in ordine cominciano a passare ad un palmo da noi (io ho chiuso il finestrino dalla paura) per andare in agguato. Per ultimi scendono i cuccioli e noi li seguiamo per un po’, mentre ammiriamo le madri disporsi in formazione per la caccia. A questo punto Tuffo ci fa notare che abbiamo sforato già di 20 minuti l’orario per uscire e ce ne andiamo. Eravamo estasiati, esultanti, stupefatti, sudati, impolverati, ma felici. Spero che sia riuscito a trasmettere almeno in parte le emozioni che abbiamo provato. Andate tutti in Kenya e fate un safari. Sarà un esperienza che racconterete ai vostri nipoti. Torniamo al lodge, dove alla nostra cena si unisce anche Tuffo e terminiamo la serata davanti ad un fuoco, sotto il cielo stellato dell’Africa. Giorno 4 (fine del safari e rientro a Watamu) Di nuovo alzataccia alle 06, usciamo e ci fermiamo ad ammirare l’alba nella savana (io canticchiavo la canzone d’inizio del Re Leone), colazione veloce e si riparte per le strade dello Tsavo. Cerchiamo un rinoceronte che e’ stato segnalato vicino ad una pozza, ma non lo troviamo (e’ molto difficile a vedere un rino allo Tsavo perché ce ne sono solamente tre). Non riusciamo a stare seduti, la visione della savana e’ estasiante, ti toglie il fiato. Strada rossa, paesaggio senza fine, nuvole cariche d’umidità notturna. Stupendo. Finisce così il nostro safari con la foto di gruppo (colgo il momento per salutare i compagni del safari, due ragazze di Piacenza e una coppia di Bergamo. Grazie per essere stati meravigliosi compagni d’avventura). E qui accade il dramma, qualcosa succede alla nostra scheda SD da 512 mb che ci saluta e si rompe. La mia ragazza quasi in lacrime, io tengo botta, ma mi rendo velocemente conto che abbiamo perso 180 foto. Cala il silenzio (tranquillizzo il lettore dicendo che in Italia, grazie ad una veloce ricerca ho trovato un programma ed ho tirato fuori tutte le foto). Visita al villaggio Masai. Affascinante ed emozionante. Difficile pensare che nel duemila ci sono ancora persone che vivono così. Molto simpatico il capotribù che ci mostra tutto il villaggio, ci fa ballare insieme ad altri Masai, accendere un fuoco con mezzi primordiali. Si risale sul pulmino e si riparte per l’ultimo tratto di viaggio. Passiamo per la tratta Nairobi – Mombasa, che costeggia la ferrovia (della costruzione della quale si parla nel film “Spiriti nelle tenebre”). Non sono riuscito a fare una foto di questa strada, perché ero impegnato a tenermi aggrappato a qualcosa da tanto grosse erano le buche e dalle manovre degne di un pilota della Dakar che faceva il nostro autista. Non mi lamenterò mai più delle strade in Italia. Ad un certo punto giriamo e prendiamo una scorciatoia per Watamu che passa nelle zone montane (dove è ambientato il film “La mia Africa”). Non parlerò dei villaggi, del paesaggio, della strada. Bisogna andare lì e vedere per capire. Dirò solo ciò che mi ha maggiormente segnato. Sono stati i bambini. Si accorgevano dell’arrivo del nostro mezzo da lontano per il polverone che alzavamo e li vedi correre per le piantagioni per salutarti nella speranza che anche tu gli ricambi il saluto. E come fai a rimanere immobile di fronte a quei sorrisi enormi, a quei “Jambo” (ciao) lanciati da lontano. Non puoi. Penso che rimarrò per sempre segnato da quello che ho visto. Verso le 14 rientriamo al villaggio, dove passiamo il resto della giornata a prendere il sole, fare il bagno e rivivere le emozioni del safari.
Giorno 5 (safari blu) Sveglia alle 08, colazione e incontro con Tuffo che ci porta alla spiaggia davanti al Blue Bay (meno bella della “nostra” Blue Lagoon, per la massiccia presenza delle alghe anche in questa stagione). Ci imbarchiamo e via alla ricerca dei delfini. Tempo di posizionarci (e pescare nel frattempo un pesce re di dimensione notevoli) ed eccoli. I delfini. Passano proprio davanti alla nostra barca, si immergono, poi riescono. Emozionante (ritorno sempre sul discorso aperto durante il safari sull’habitat degli animali). Torniamo indietro per andare al parco marino, dove facciamo una mezz’ora di snorkeling. Molto bello (la mia ragazza aveva paura che i pesci si attaccassero alle sue treccine). Ci muoviamo ed entriamo nell’insenatura per andare a Mida Creek. Per la bassa marea ci incalliamo su delle rocce. Tra le donne del Blue Bay (che vincono il premio “antipatia del viaggio”) scatta il panico, urla, quasi si mettono a piangere. Nel frattempo io con altri due italiani e i ragazzi della barca siamo gia saltati giù ed abbiamo spinto la barca dagli scogli. Hakuna matata. Magnifico pranzo su di un isolotto a base di riso con sugo di polipo, pesce re alla griglia, aragosta ai ferri e frutta. Tutto squisito! Riposino e si rientra, all’uscita dell’insenatura do un’occhiata alla spiaggia del Temple Point. Bruttissima e piccolissima. Dal catalogo sembrava chi sa cosa. La marea si e’ alzata, il mare e’ diventato più mosso e ci mettiamo un’ora e mezzo a tornare a terra. La giornata termina con chiacchierata sulla spiaggia con Tuffo e gli altro beach boys.
Giorno 6 (giornata di mare) Non mi dilungo molto qui. Racconto solo che nella mattinata siamo andati a regalare materiale scolastico ad un asilo del luogo (mentre le scuole da un anno sono finanziate dal governo e sono obbligatori, gli asili restano ancora senza fondi). Per rispetto, tralascio il racconto. Andate lì e fatelo. Mi capirete.
Nel pomeriggio siamo andati sulla roccia davanti alla baia, per immortalare il bellissimo tramonto.
Giorno 7 (Malindi, Gede e saluti) Partiamo alle 09, rapido giro a Malindi. Un incrocio di strade, con un mercato. Niente di più. Il mare è molto soggetto a quello che butta sulla costa il fiume Galana, quindi capita di avere davanti al villaggio un mare rosso. Non capisco come fanno le agenzie ad infinocchiare la gente vendendo Malindi, come centro nevralgico della costa, stupenda promenade sul mare, magnifiche discoteche e casinò (ma come si fa ad andare al casinò in Africa, ma regalate meglio i soldi ai bambini). Doppio bafangule. Visita alla fabbrica del legno dove ci innamoriamo delle gigantesche giraffe (dal modico prezzo di 5000 euri). Fermata al tempio di Gede, dove facciamo conoscenza del miglior amico di Tuffo, che ci fa nutrire le simpatiche scimmiette e ci mostra le rovine, risalenti al 1300. Molto belle. Rientriamo nel villaggio. Pomeriggio al mare. Ultimi acquisti. Regalo magliette, ciabatte, cappelli, asciugamani a tutti i beach boys. Oramai sembriamo amici di vecchia data. Scherziamo, facciamo battute sui nuovi arrivati. Poi inesorabile arriva il tempo dei saluti. Abbiamo le lacrime agli occhi. Strette di mano, calorosi abbracci, il più forte a Tuffo al quale promettiamo di tornare l’anno prossimo per due settimane e magari di fare un safari al Masai Mara. Alla fine ci chiedono tutti di mettere al più presto un diario su tutti i siti che trattano il turismo in Kenya per raccontare di loro. E io lo sto facendo. Cari lettori, fidatevi dei beach boys, sono ragazzi straordinari. Il primo giorno il loro approccio vi spiazzerà, ma fatta l’abitudine capirete che vogliono solo che la vostra permanenza nella loro terra sia indimenticabile. Fermatevi a parlare con loro, vi racconteranno la loro vita e i loro racconti voi li porterete nel cuore per tutta la vita. Giorno 8 (la triste partenza) Sveglia alle 5 invece delle 4 per il ritardo del volo (ve lo comunicano in tempo reale e vi lasciano dormire). Ritorno a Mombasa. Caos dell’aeroporto, enorme fila per i controlli. Poi di nuovo a piedi fino all’aereo (questa volta il I-LIVM “Playa Maroma”). Volo perfetto e triste ritorno al -1° (dai 42° giornalieri di Watamu, che botta) di Ancona.
Informazioni varie Non avevamo fatto nessuna profilassi ne vaccini. Di zanzare a Watamu non ne abbiamo visto neanche l’ombra, invece la mattina presto allo Tsavo qualcosa svolacchiava in giro. Comunque grazie ad un po’ di autan non siamo mai stati punti, da niente. Poi ogni sera al Barracuda verso le 19 passano a spruzzare l’insetticida in camera.
Il clima è stato stupendo sempre. Caldissimo, anche di notte. Noi non abbiamo mai messo capi lunghi. Condizionatore attaccato anche di notte (anche perché il suo rumore combatteva con quello del disco pub “Come Back” che stava dietro al nostro cottage).
Considerazioni e Ringraziamenti Bello, bello ed ancora Bello. Una vacanza che ci ha lasciato veramente senza parole. Ho capito (forse) che cosa e’ il mal d’Africa. E’ la felicità che si propaga nel tuo corpo quando ripensi a tutte le avventure vissute, alle persone conosciute, alle strette di mano, agli immensi sorrisi e alla determinatissima voglia di tornare di nuovo nello splendido paese che e’ il Kenya.
Ringrazio questo e altri siti per l’appoggio fornito durante la preparazione.
Un enorme GRAZIE a Tuffo per essere stato una favolosa guida. Il suo indirizzo e-mail e’ tuffo1@yahoo.Com , scrivetegli per qualsiasi dubbio che avete vi risponderà velocissimo e con una cortesia che ti spiazza. Grazie al pesce verde (chi e’ stato in Kenya sa di che parlo) per le serate divertenti. Grazie a Giusto, David, Sabrina e tutti i ragazzi che abbiamo conosciuto sulla spiaggia e a Watamu. Grazie a Andrew, Daniel, Nicoh e tutto il personale del Barracuda Inn. Asante Sana a tutti ed arrivederci l’anno prossimo… Vladimir e Cristiana