Le Piste Atlantiche ed il Grande Sud

Tangeri –Mirlhet – Ifni - Plage Blanche - Tan Tan Plage – Laayoune –Guelmine - Assa – Foum El Hassane - Akka - Tata – Foum Zguid – Imilchil – Rich - Tangeri Per l’ennesima volta abbiamo portato le ruote di Camilla in terra Marocchina… Il viaggio di avvicinamento via Francia e Spagna è...
Scritto da: RoboGabr''Aoun
le piste atlantiche ed il grande sud
Partenza il: 02/08/2001
Ritorno il: 17/08/2001
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 1000 €
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Tangeri –Mirlhet – Ifni – Plage Blanche – Tan Tan Plage – Laayoune –Guelmine – Assa – Foum El Hassane – Akka – Tata – Foum Zguid – Imilchil – Rich – Tangeri Per l’ennesima volta abbiamo portato le ruote di Camilla in terra Marocchina… Il viaggio di avvicinamento via Francia e Spagna è iniziato con una chilometrica coda al casello autostradale di Ventimiglia, e le code ci sono state fedeli compagne fino ad Algeciras: una alla barriera di Montpellier (un’ora), un’altra a Narbonne (un’ora), ancora un’altra a Perpignan (mezz’ora), più una sosta di circa tre ore nei pressi di Motril, in Spagna, a causa di lavori nei pressi dell’abitato. Ciò nonostante in due giorni siamo arrivati all’imbarco per Tangeri (£. 301.000 A\R 2 persone più auto, ritorno aperto valido un anno).

Incredibilmente in soli 10 minuti siamo fuori del porto con già tutte le pratiche burocratiche a posto, complice anche il fatto che i timbri sui passaporti ed i controlli doganali sono stati effettuati durante la traversata, esattamente come avviene nella più lunga tratta per Nador.

Messe le lancette avanti di due ore imbocchiamo direttamente l’autostrada per Casablanca: il mio obiettivo è raggiungere il più velocemente possibile il profondo Sud per poi risalire dall’interno.

Verso sera decidiamo di fermarci a Kenithra per la notte.All’ingresso in città ci accoglie una fitta nebbia in stile londinese,provocata dall’impatto delle correnti aeree oceaniche con le massa d’aria calda provenienti dall’interno del Paese.Campeggiamo in un Camping accanto al Porto Peschereccio di Madia, meta ambita dai villeggianti Marocchini in estate.Siamo gli unici occidentali di tutto il Camping. Durante la notte c’è festa con musica e danze e fa decisamente freddo anche con la coperta di lana. Alle 6 siamo già in piedi ed alle 7 nuovamente in autostrada alla volta di Casablanca. Circa 70 km a nord di Essaouira abbandoniamo la strada principale per imboccare la via costiera, che ci regala panorami fantastici, a sud di Safi.

Visitiamo alcuni villaggi di Pescatori e pranziamo sulla riva dell’Oceano, completamente isolati…Il panorama dalle spiagge,battute dai venti, è meraviglioso.

Qualche decina di chilometri prima di Essaouria scendiamo per una breve pista fino ad un piccolo golfo naturale, dove sorge un piccolo villaggio.Le barche sono ancorate nella rada, ed un manipolo di uomini stanno sulla risacca intenti ad ordinare le reti.Un itsmo di rocce erose dal mare separa le acque tranquille dell’insenatura dalle onde dell’OceanoDavanti alle porte delle capanne alcuni grill stanno cocendo del pesce.Ci fermiamo a chiacchierare con un pescatore che pesca a lenza nuda accanto agli scogli.Una pace incredibile regna sul villaggio. Prima di ripartire scambiamo due parole con un gruppo di uomini anziani distesi sulla sabbia all’ombra di un camioncino.

Raggiungiamo Essaouria nel primo pomeriggio.Memori delle passate esperienze estive in questa città lasciamo l’auto ben lontana dalle mura del borgo vecchio e ci inoltriamo nella cittadina a piedi.

Ci colpisce subito la tranquillità del luogo, un’atmosfera completamente differente da quella che avevamo avuto nella nostra ultima visita nel 99. Giriamo per diverse ore nei vicoli questa volta senza subire nessuna pressione da venditori e procacciatori. Passeggiamo indisturbati anche nella zona delle bancarelle dove si arrostisce il pesce, da dove anni fa fuggimmo assaliti da uno stuolo di instancabili rompipalle…. La piazza grande, un incubo di ressa nei nostri ricordi, è inaspettatamente ospitale. Sorseggiamo una Coca seduti sulle panchine in pietra,nessuna traccia dei rasta invadenti che ricordavamo. Sulle spiagge invece la ressa è, e non è un gioco di parole, oceanica: insieme a Larache, Asilah e Tan Tan Plage questa cittadina è la meta più ambita per le vacanze al mare dei Marocchini benestanti.

Pernottiamo al Camping situato alla periferia sud, in compagnia di una famigliola di gatti con 4 cucciolotti splendidi che si sbafano il nostro Tonno e giocano con la pallina del mio cane, per puro caso trovata in macchina il giorno prima. Un bel tramonto color porpora tinge le basse colline ad oriente di cremisi, e le torri della cittadella si stagliano contro un cielo arancione mozzafiato.

La notte è fresca, ma rumorosa: un paio di gruppi di Marocchini surfisti cantano e ballano al suono di uno stereo che branda a tutto volume sino alle 2 della notte… Al che la mia pazienza viene meno e con la voce supero il volume della radio che finalmente viene messa a dormire.

La mattina presto alle 7 siamo già in viaggio. Superiamo Agadir prima di mezzogiorno (ottima la tangenziale che permette di tagliare ad oriente della città: basta seguire per l’Aeroporto).

A Tiznit lasciamo la statale principale per tagliare verso Agouda Plage ed andare ad imboccare la traccia che attraverso Mirlhet conduce ad Ifni, vecchio caposaldo Spagnolo.

Percorriamo anche qui una tratta secondaria, costiera, che taglia tra basse collinette pietrose.Si costeggia per lunghi tratti la scogliera Atlantica, ed i panorami sono meravigliosi.

Finalmente Ifni, con le sue casette bianche e blu. Mi aspettavo di trovare qui un turismo di massa notevole…La troviamo invece insolitamente deserta. Sorseggiamo un caffè (uno tra i peggiori che io mai abbia bevuto nella mia vita, ahimè!) e scambiamo due chiacchiere con Hassan, un Mauro residente ad Ifni, che commercia in auto con Mauritania e Senegal.

Finalmente imbocchiamo la pista per Tan Tan.Le indicazioni della Polaris sull’ubicazione dell’imbocco risultano poco chiare, ma ce la caviamo. Un intrico di tracce volge verso le montagne, ma basta tenere la direzione della costa. Molte tracce scendono alle spiagge, dove mezzelune di sabbia candida fanno da cornice a scogliere possenti.

Il saliscendi tra i ouadi in secca è pesante, il fondo piuttosto sconnesso, ma all’arrivo alla foce dell’Assaka la fatica viene ricompensata da una visione da sogno: tra due falesie strapiombanti per cento o più metri la foce dell’Assaka, il Foum Assaka, si apre su una spiaggia ocra a ventaglio, con piccole lagune popolate da migratori… Solo il rumore continuo e ritmato delle onde dell’Atlantico spezza il silenzio. Non c’è nessuno. Scendiamo per la pista diretta, davvero ripida anche per la prima ridotta… Siamo sui 40° di inclinazione e la tenda sul tetto si fa sentire.

Al fondo del oued la spiaggia sabbiosa reca le tracce dei Land Rover dei pescatori, o meglio, di coloro che vengono a ritirare il pesce per portarlo ai mercati di Guelmine, Ifni e Tan Tan… Dall’altro lato dell’ampia distesa sabbiosa, sotto la falesia, scorgiamo delle tende bianche.

Una pista si inerpica su per la scogliera a sud.Un’altra risale il letto del fiume sulla sua sponda sinistra e conduce al guado ed ad una pista più orientale anch’essa proveniente da Ifni (abbiamo incrociato il bivio circa 2 km prima della foce…). Sulla sommità della falesia, accanto alla pista, si scorge una costruzione in pietra. Decidiamo di andare a vedere se è un buon posto per il campo,visto che sul oued c’è vento. La capanna è un piccolo Dar, abitato da Hassan Shriki e dalla sua famiglia.

Apriamo l’Air Camping fuori delle mura della sua casa, che ci ha fatto visitare e, quando ci accingiamo a brandeggiare pentole e fornelli ci invita a cena.

Conosciamo sua madre, una splendida anziana vecchietta che parla Spagnolo (lavorava ad Ifni in gioventù, quand’era ancora dominio Iberico), la moglie, i figlioli, il fratello… Curiamo con disinfettante anche la sua vacca, che presenta brutte ulcerazioni sul collo. Lasciamo garza e una scorta di disinfettante per continuare nei giorni futuri la cura.

La cena, dopo una chiacchierata di due ore condita con tè e pop corn (il mais tostato è usuale in questa regione), è a base di orate e dentici alla piastra.Una mangiata pantagruelica. Hassan ci fa visitare la cella frigorifera dove i pescatori della zona depositano il pescato in attesa della Land Rover giornaliera: un frigorifero orizzontale farcito di ghiaccio: non c’è corrente elettrica. O meglio: Hassan ha la luce a pannelli solari, ma la quantità fornita non è sufficiente a mantenere un vero frigorifero in funzione. Questi contenitori con ghiaccio qui vengono comunemente chiamati “frigò”.

Quando andiamo a dormire ci accorgiamo di un rombo lontano, continuo: lo scambiamo per un aereo, ma poi ci rendiamo conto che esso altro non è che la voce dei marosi d’Atlantico, un rombo incessante e soffuso, come una nota grave e tenuta, infinita… Insieme ad una delle più belle stellate che ricordi sarà la nostra ninna nanna.

Durante la notte sono molti i pescatori che vengono a depositare il pescato e dormiamo poco. Ma Hassan si fa perdonare dell’incoveniente facendoci trovare al mattino un vassoio colmo di pane tostato con zucchero a velo, vera leccornia. Noi offriamo il caffè.

Al momento della partenza la mamma di Hassan ci dona un fascio di erbe profumate e le sue lacrime di commozione sono un’emozione. Lasciamo ad Hassan cibo e doni per i suoi figli. Non vuole alcun compenso per l’ospitalità e la cena: alla fine accetta, ma davvero a malincuore, pochi dhiram che riesco a fargli mettere in tasca dicendo che sono per acquistare qualche giocattolo per i suoi figli. Ho rilevato le coordinate satellitari di questo luogo bellissimo, ed Hassan offrirà la stessa ospitalità a tutti i miei amici che vi si recheranno.

Ridiscesi nel Oued Assaka ci rigettiamo sulla pista. Oltre la scogliera essa diviene scorrevole e veloce. Per tutta la mattinata la pista offre scenari da fiaba, a volte costeggiando il mare, a volte penetrando per qualche km all’interno.

All’imbocco di Plage Blanche, oltre il oued che ne segna il confine settentrionale, cominciano le dune.Le aggiriamo da est, entrando per circa 5 km nell’entro terra, su una traccia sabbiosa tra bassi cespugli. Numerose tende di nomadi.

Compiamo un ampio giro tenendo sempre a vista le dune fino ad incontrare l’immeso baratro di Areora. Guadiamo il Oued e puntiamo tra la sabbia fine e depositi di conchiglie dritti ad ovest, verso il mare e le dune. Giungiamo alle rovine del Forte Francese di Foum Areora dove scambiamo due chiacchiere con un grupo di pescatori che abita il forte in estate. Alla foce del oued, circa 150 metri più in basso, le onde si infrangono su una duna immensa che orla la falesia nord. Un gruppo di Toyota Francesi sono accampate sulla spiaggia e alcuni ragazzi si lasciano scivolare giù per le chine sabbiose. Lontano a sud si scorgono arrivare dalla pista di Foum El Draa alcune Land dei commercianti di pesce.

Pranziamo tra le basse dune a est del forte poi andiamo fuori pista ad oriente,tagliando in diagonale a sud del Oued Areora, incrociando l’asfalto a circa 25 km a nord di Tan Tan. L’accesso a Tan Tan Plage a sud di Foum El Draa è infatti soggetto a permesso dei militari,permesso che non avevamo.

Raggiungiamo così Tan Tan via asfalto per poi inoltrarci tra le dune di Tan Tan Plage da est. Sul mare incontriamo due Francesi con cagnetto che bivaccano sulle dune dirimpetto all’Oceano. Fornisco loro le coordinate per imboccare la pista di Plage Blanche da Areora visto che i militari vietano l’accesso a Plage Blanche da Sud (quindi tutta la regione da Areora a Tan Tan è soggetta a circolaziona controllata: i permessi sono ottenibili in loco con un’attesa di qualche giorno). Breve puntata a Laayoune. La strada per Smara è ostruita dalle dune e noi facciamo rotta per Guelmine, dove apriamo il campo in un agrumeto alle porte della città.

Milioni di zanzare ci danno il benvenuto tra centinaia di piante di limone: ma la citronella non è a base di limone???? Da Guelmine rotta per Foum El Hassan via Assa… Anto non sta troppo bene, ma non ci diamo granchè peso. Non prendiamo la pista principale ma una secondaria che da Buizakarne punta nuovamente a sud est verso Assa: pare sia minore il rischio per le mine… Nei pressi di Assa Anto peggiora, così tiro dritto verso Foum El Hassan, attraverso la pista più diretta che trovo. Si alza un vento molto caldo. Raggiungo Foum El Hassan e punto su Akka, su asfalto, per visitare le stazioni rupestri, ricchissime nella regione. Alle 9,30 la temperatura esterna raggiunge la cifra record di 62 gradi (!!!). Non ho clima in auto e credo che l’abitacolo sia un inferno. Alle 10 Anto si accascia come un manichino sul portaoggetti. La rianimo con acqua fresca. Dopo 10 minuti ripiomba sul cruscotto. Questa volta l’acqua non basta e occorrono ripetuti schiaffoni per farla riavere… Faccio tappa di qualche ora ad Akka, sotto degli alberi, dove somministro a mia moglie dei sali e diminuisco la temperatura corporea con panni umidi. Il malessere diventa intestinale e vado allora di antibiotici, sempre facendo grande uso di acqua fresca: ne abbiamo circa 200 litri e non ho bisogno di fare economia.

Appena cessa il vento riparto, deciso ad uscire dalla fornace della conca del Bani al più presto. Volo Tata ed arrivo a Foum Zguid in poche ore, spremendo Camilla al massimo, ogni tanto raccogliendo Anto dal cruscotto e panicando come mai in vita mia. Per fortuna io sono in piena forma e sono lucido. Per tutto il tragitto da Guelmine a Tata non ho incrociato un solo mezzo né di turisti né di locali.

A foum Zguid mi fermo all’Hotel Iriki, un bel posto accogliente con camere condizionate. Anto si butta sul letto ed io le bado come posso. Abbiamo una farmacia abbastanza completa, ma non so bene di cosa si tratti: non c’è febbre né arrossamento, quindi non è colpo di calore. Non abbiamo bevuto acqua del luogo né mangiato cibi crudi. Il pesce a Assaka… ma io sto benissimo…. Imodium e Bactrim fanno finalmente il loro effetto. Alle 20 fuori ci sono ancora 45 gradi, ma nella stanza siamo sui 30 e si sta finalmente bene. Anto si riprende ed ha fame. Sembra rinata. Alle 22 ceniamo con Tapine insieme ad un gruppo di Italiani provenienti dalla pista di Iriki, da noi fatta tempo addietro. Avevano coordinate errate ed anziché costeggiare il Bani hanno seguito il letto del Draa, ad est di ChGaga, probabilmente sconfinando in Algeria.

La notte scorre serena ed al mattino Anto sta di nuovo bene, in gran forma. Percorriamo con tranquillità la splendida valle dello Zguid, a torto poco considerata dalle Guide Nostrane, ricca di Kasbha ed oasi meravigliose.

A Ouarzazate prendiamo la via Boulmane per ripercorrere la pista alta fino ad Imilchil, 140 km ad oltre 2700 metri. La sera ci sorprende nei pressi dell’incrocio con la pista che sale da Todra,al villaggio di Agoudal, il più alto di tutto il Marocco a 2900 metri. Poco prima il GPS aveva segnato 3050 metri in prossimità di un valico a sud di Agoudal.

Pernottiamo presso il Campo di Agoudal, un’oasi di civiltà tra torme di bimbi Berberi scalmanati e minacciosi,anche se meno pericolosi di quelli di Tamtattoche, nella valle di Todra… Saliamo ancora verso Imilchil dove, con grande sorpresa TROVIAMO L’ASFALTO!Ebbene sì, un nuovissimo manto di nero asfalto arriva da Rich dritto fino al lago di Imilchill, innestandosi dulla pista appena 15 km a sud del lago.

Un altro nastro d’asfalto, ancora incompleto per pochi km, unisce Imilchil a Beni Mellal a Nord. L’unica pista che resta per risalire a nord è quella passante per il Circle du Jaffar.

Facciamo l’anello del lago e…. Anto ricade. Ricomincia il calvario! Siamo a 700 km da Tangeri e mia moglie sta di nuovo male. Questa volta il caldo non c’entra, visto che siamo a 2700 metri. Giro le ruote e mi butto verso Rich, e poi verso Fez, dove ci fermiamo per riposare.

L’antibiotico da un po’ di sollievo. La sera fornisco qualche indicazione ad una coppia di Torinesi per la prima volta in Marocco cercando di indirizzarli verso mete non troppo battute dal turismo ma raccomandando loro di stare attenti al gran caldo del Sud.

La mattina presto partiamo per Tangeri, dove arriviamo a tempo di record ed altrettanto a tempo di record passiamo i controlli per poi attendere sotto il sole cocente la nave per 6 ore. Anto è uno straccio. Passiamo lo stretto: è ferragosto e non c’è un solo buco di hotel o camping che abbia un posto per noi. Dormiamo per strada, in un parcheggio, tra decine di marocchini emigranti.

Ripartiamo all’alba, Anto sempre più debole. Non mollo di guidare fino al confine con la Francia, dove finalmente troviamo posto in un Hotel che ci spenna ma chi se ne frega: Anto si riposa e si riprende un po’. Io incomincio ad essere stanco…. Ripartiamo ancora all’alba, per viaggiare con un po’ di fresco. Alle 14 sono a Cuneo. Alle 16 il Dottore è da noi.

La cura portata in Africa era giusta: solo una debilitazione generale ed un abbassamento di pressione notevole hanno contribuito ad un amplificarsi del disturbo. Pare si tratti di Giardiasi, probabilmente per contatto con un bicchiere da tè contaminato.

Abbiamo comunque percorso 6000 km in Marocco, 10000 in totale con i viaggi di avvicinamento e ritorno.

PUNTI DI INTERESSE Pista Costiera: Agouda Plage – Mirlhet – Ifni – Foum Assaka – Plage Blanche – Foum Areora . Foum El Draa – Tan Tan Plage.

Splendido itinerario, paesaggi mozzafiato, fondo impegnativo. La pista è molto “guidata”, pietrosa nella parte intermedia tra Ifni e Foum Assaka. Possibilità di perdere la direzione in diversi punti per tracce apparentemente seguenti la stessa direzione della costa ma poi divergenti verso il vicino Jebel e verso Guelmine.

Prestare molta attenzione alla foce dell’Assaka; la pista principale discende a precipizio verso il Foum e presenta inoltre una forte inclinazione laterale su rocce sconnesse e in precario equilibrio. La discesa è molto pericolosa. Se si è con un solo veicolo è assolutamente consigliabile percorrere il più facile tratto più a nord, conducente al guado principale circa 700 metri più a monte della foce e percorrere la pista verso il mare che corre a lato del fiume, fino alla battigia.

Oltre Foum Assaka è ben segnata e chiara fino al villaggio che segna l’inizio di Plage Blanche. E’ possibile scendere sul bagnasciuga dalla falesia o percorrere una pista più interna che corre ad ovest delle formazioni dunarie, sempre su fondo sabbioso. Il guado che conduce a questa pista è decisamente a monte della foce del oued che segna il confine nord di Plage Blanche.

Altro sbarramento è il Oued Areora, confine sud di Plage Blanche, al cui Foum si trova uno splendido Forte della Legione Francese, ora occupato da pescatori.

Dal forte una ripida pista porta alla foce ed alle dune che si trovano sul versante nord del oued.

Volgendosi a sud si scorge la pista, nuovamente ben segnata, che porta alla foce del Draa, costeggiando da ovest le dune.

Per risalire all’asfalto occorre invece seguire la pista che porta a sud est, perpendicolare alla spiaggia, e nn oltrepassare mai il oued Areora… In breve tempo, nonostante il dedalo di tracce, si arriva alla statale Guelmine – Tan Tan.

Al Oeud Draa è necessario presentare un permesso per proseguire verso Tan Tan Plage via pista. Le pattuglie non si trovano solamente al ponte sul Draa ma anche in vicinanza del Guado. Un posto di controllo fisso è dislocato all’uscita della pista a Tan Tan Plage, quindi è meglio evitare di fare i furbi e procurarsi i permessi 8 tempo utile circa 2 gg a Tan Tan o Guelmine) opure uscire dalla pista dal Draa verso l’asfalto, raggiungendo Tan Tan Plage da Tan Tan.

Piste Interne Strada Tan Tan – Laayoune Bella strada costiera,ma deludente dal punto di vista paesaggistico. Calcolare che la tratta Laayoune – Smara è ostruita dalle dune: è quindi preferibile optare per la strada che parte da Tan Tan e conduce direttamente a Smara evitando Laayoune.

Bu Izakarne – Assa.

Pista infernale, almeno in questa stagione. Percorre una piana arida e sassosa, priva di qualsiasi interesse paesaggistico. Alle 9,30 del mattino il termometro esterno era prossimo ai 55 gradi!!! Foum El Hassane: Centro tristemente noto per essere il limite nord della zona libera dalle mine del Polisario; a sud di questo centro uscire dalle tracce principali è davvero rischioso.

Ci sono stazioni di siti rupestri nella zona limitrofa alla cittadina ed anche al villaggio di Itch.

Akka – Tazart: Tratta brevissima che però consente di ammirare uno splendido esempio di architettura berbera- Nelle vicinanze anche El Ayoune, con piccole dune a ridosso dell’oasi. Il caldo è insopportabile nella stagione estiva. Nella regione ad ovest di Akka ricchissimi siti rupestri, facilmente raggiungibile seguendo le indicazioni della Polaris dedicata. L’oasi vera e propria di Akka è distante dalla strada principale: per visitarla occorre prendere una delle deviazioni che si dipartono alla sinistra, verso il Jebel. In pochi km si ha una visuale completamente differente e ci si ritrova immersi in un ricchissimo palmeto.

Tissint – Mrimina.

Se proprio si vuole concedersi una pausa si può andare a visitare le cascate vicino a Tissint, poco più di un rivolo – Mrimina non è interessante dal punto di vista paesaggistico, ma ricca di passato storico, essendo uno dei porti carovanieri che più hanno resistito prima di capitolare alle moderne forme di trasporto… Foum Zguid- Iriki – Oum Lalek – Mahamid Bella pista che costeggia il Bani ad ovest, lungo il lago fossile di Iriki, passando per l’oasi marabuttica di Oum Lalek. Da quest’ultima parte la pista che conduce a Ch Gaga in circa 10 km di facile fondo.

Nei pressi delle sebkhe di Iriki sono stati scoperti questa primavera alcuni siti di incisini rupestri ora allo studio degli esperti. A Foum Zguid è possibile avere indicazioni per raggiungere alcune di queste stazioni chiedendo informazioni presso l’Iriki Hotel, alla periferia ovest della città.

L’ultima parte della pista verso Mahamid attraversa basse formazioni dunarie,davvero suggestive.

Una variante a questa tratta consiste nel discendere da Foum Zguid più a sud ovest fino a incontrare il letto del basso Draa e risalire lungo di esso fino a Mahamid passando ad ovest di ChGaga. C’è però il rischio di sconfinare in Algeria e sono numerose le pattuglie di ronda nella zona. E’ un fuori pista impegnativo che però fa perdere alcune delle attrattive maggiori della tratta che sono appunto la Sebkha di Iriki, la stessa oasi di Oum Lalek, la regione orientale di ChGaga.

Volendo comunque raggiungere l’alta valle del Draa evitando la Valle dello Zguid rimane sempre l’alternativa della segnatissima pista Foum Zguid – Zagora, passante ad ovest del Jebel Bani, molto deludente dal punto di vista paesaggistico e dal fondo decisamente disastrato- Un’altra opportunità di tagliare verso Zagora è data dalla breve pista che a sud di Tazenhakt conduce ad Agdz.

Valle dello Zguid.

Ho trovato splendida l’oasi di Foum Zguid, decisamente viva e reale e non camuffata per attirare turisti (che qui sono davvero rari!). Bello il palmeto, suddiviso a est ed ad Ovest del Foum nel Bani.

Gente accogliente e nessun seccatore. Le guide più aggiornate sostengono nn esserci strutture ricettive: ce ne sono diverse, tra le quali l’Hotel Iriki, davvero bello e dotato di camere con aria condizionata. Inoltre non è vero che non c’è corrente elettrica: è stata portata nel 1995. Non esiste invece copertura gsm in tutta la regione, ma già stanno innalzando ripetitori lungo il Jebel a ovest della città.

Tutta la valle che conduce a Tazenhakt è meravigliosa dal punto di vista paesaggistico.

Oltre Tazenakht ci si arrampica su uno Jebel arido e praticamente privo di vegetazione, con alti valichi. L’asfalto è in buone condizioni, in quanto è un’arteria fondamentale per il collegamento con Tarroudant ed Agadir da parte delle città del sud ovest.

Tata.

La città rosa è senza dubbio interessante per lo studio dei siti rupestri ricchissimi nella zona (c’è un cartello indicatore con l’ubicazione dei siti posto in entrata alla città, in prossimità del bivio per Foum Zguid).

Lo stile architettonico è unico e la tinteggiatura uniformemente rosa è caratteristica. Purtroppo in estate è battuta da un vento caldo e violento che non incoraggia ad una permanenza in loco lunga.

Diversi Hotel in città e stazioni di rifornimento.

Come per Akka le indicazioni della Polaris consentono di rintracciare diverse stazioni interessanti.

A Tata ho incontrato l’unico turista di tutta la tratta da Tan Tan a Foum Zguid, un Italiano solitario in moto, che mi ha regalato sali minerali per Anto.

Guelmine.

Città anonima, che non offre nulla. L’artigianato offerto non mi è sembrato genuino ed il mercato alla periferia sud, quello dei dromedari, è interessante, ma niente di speciale. Una rinomata Guida cartacea sostiene che il mercato del bestiame di Guelmine è una farsa ad uso e consumo delle orde di turisti che invadono questo centro dalla relativamente vicina Agadir… Sarà, ma io di turisti non ne ho visti nemmeno uno, ma davvero nemmeno uno, in tutta la città!! Pista Boulmane . Imilchil.

Un bel manto di nuovo asfalto è stato steso nel 2000 fino al villaggio di Mserir, togliendo un buon 40 km di bella pista, ma fornendo una innegabile utilità e comodità di spostamento ai numerosi villaggi che si trovano a sud di Mserir.

Proseguendo sulla principale non ci si può sbagliare, ed in circa 5 ore si raggiunge Agoudal,come già detto il villaggio del Marocco costruita alla più elevata quota.

Si attraversano diversi villaggi e zone di selvaggia bellezza, nonché campi verdissimi e ricchi pascoli tutti a quote superiori ai 2000 metri.

Ad Agoudal c’è un Bar al centro del Paese, mentre il Camping Hotel, piccolissimo ma accogliente, si trova all’uscita del villaggio,verso nord.

In inverno tutta la regione è impraticabile per la neve. In estate è soggetta a forti temporali e fa molto freddo la sera.

In tutta la tratta si incontrano molti pastori e greggi di pecore, molto spesso stazionanti sulla pista. Occorre guidare con prudenza. Nessuna difficoltà tecnica per tutto l’itinerario.

Una curiosità: tre anni fa, in queste regioni, i bimbi erano soliti togliere le pietre dalla pista all’arrivo dei 4×4 dei viaggiatori isolati, per richiedere in cambio del “lavoro” svolto qualche Dhiram… Le cose sono cambiate: ora si fanno trovare con pala e carriola e riempiono le piccole buche della pista di terra. Il guaio è che dati pochi spiccioli al primo gruppetto di “spalatori”, uno non si aspetta di trovarsene decine e decine di altri dietro ogni curva fino ai primi tornanti delle Gorges del Dades!!!! Quindi attenzione: o avete centinaia di spiccioli da regalare oppure preparatevi a non considerare le richieste di denaro di nessuno ed a ricevere i più coloriti insulti di tutto l’Atlante! Imilchil: belli i due laghi (il secondo, più grande, a circa 8 km ad ovest del primo, raggiungibile su pista). Un alberghetto con camping annesso sorge sulla riva, ma diverse altri si trovano al villaggio di Imilchil, qualche km a valle del lago. E’ comunque possibile campeggiare liberamente sulla riva ovest del lago. Attenzione però: quest’estate un fortissimo temporale si è scatenato in pochissimo tempo, con tanto di fulmini e grandine: considerare che si è comunque in alta quota! L’asfalto dal lago prosegue alla volta di Beni Mellal a nord. Se si vuole deviare per Kenifrha e la regione dei Cedri, è possibile imboccare una brevissima pista, assai accidentata, che in 20 km conduce all’innesto dell’asfalto per Kenifhra. L’imbocco è segnalato da un cartello lungo la statale per Beni Mellal.

Più a Valle di questa deviazione c’è l’imbocco della pista che porta a Midelt via Circle du Jaffar.

RoboGabr’Aoun



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