Le pantere grigie alla scoperta di New York

Tre coppie non più giovani (per dirla all'americana : range da 70 a 54...) decidono di fare un viaggio a New York con un minitour a Washington e Cascate del Niagara.
Scritto da: giarisso
le pantere grigie alla scoperta di new york
Partenza il: 20/03/2010
Ritorno il: 01/04/2010
Viaggiatori: 6
Spesa: 2000 €
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Partenza 20 marzo ore 10,30 con volo Delta diretto da Malpensa per New York (da Torino optiamo per il pulmann SADEM Torino/Malpensa ore 5,30) .

Arrivo ore 15,30 a Aereoporto JF Kennedy :abbastanza veloci le formalità di frontiera-

Arriviamo con shuttle verso le 16,30 all’albergo, il Quarter Club World Trade Center, hotel di nuovisimma costruzione proprio di fronte a dove erano le Torri Gemelle, ora cantiere con lavoro di ricostruzione continuo giorno e notte (fortunatamente le camere erano perfettamente insonorizzate): la scelta si rivelerà azzeccata per prezzo (in media circa 120 euro a notte per camera), sia per i servizi (compresa nel prezzo un’ ottima colazione continentale) e per comodità del metrò.

Ci diamo una rinfrescatina e cominciamo il nostro giro nei dintorni (Memorial Ground Zero ,Wall Street e Charging Bull, il Toro simbolo del rialzo in Borsa) ed una capatina a Battery Park con il primo panorama della Statua della Libertà sullo sfondo . Cena veloce nel primo di una lunga serie di Mc Donald (nostro malgrado)…

Domenica 21 MARZO

Visitiamo a ST PAUL CHAPEL con vari cimeli dell’11 settembre . Messa a ST PETER dove il parroco, salutando tutti all’uscita, ci dice che è di origini baresi – City Hall e City Hall Park e di fronte lo splendido WOOLWHOORT BUILDING – Percorriamo il ponte di Brooklin e ci dirigiamo verso la pizzeria GRIMALDI’S ma desistiamo per la fila lunghissima che aspetta fuori.

Pranziamo in un self service di poche pretese dove entra anche una comitiva di giovani con una coppia di sposi (probabile anticipo del pranzo di nozze per gli amici) e dopo andiamo in una pasticceria dove gustiamo alcune specialità locali, tra cui la cheese cake .

Rientriamo a Manhattan ripercorrendo il ponte di Brooklin e ci dirigiamo verso Chinatown. Poco dopo la City Hall troviamo l’African Burial Ground, sito di interesse storico nazionale venuto alla luce nel 1991 quando, dopo uno scavo per iniziare una costruzione, furono trovati i resti di oltre 400 bare di legno di schiavi africani neri la cui sepoltura non era stata permessa nel cimitero della vicina Trinity Church.

Arriviamo al Columbus Park, piena di newyorchesi di origine cinese che festeggiano la domenica con canti e balli: percorriamo le strade di Chinatown (i negozi sono tutti aperti come un giorno feriale) e della vicina Little Italy, oggi molto ridotta rispetto agli anni delle prime immigrazioni e brulicante di ristoranti dall’invitante insegna tipica italiana.

La cena la consumiamo in uno squallido locale nei pressi dell’albergo (uno dei pochissimi aperti di sera nella zona del Financial District, animato di giorno ma poco frequentato di sera)

Lunedì 22 MARZO

Sveglia alle 5,30 e taxi sino al punto di partenza del tour. Dopo una decina di minuti arriva una ragazza che dice di essere la nostra guida e arriva anche il pulmino (siamo una decina in tutto): ci aspettano oltre 900 km sino alle Cascate del Niagara, con alcune soste di cui una in un Burger King per un veloce pasto .

Arriviamo nel pomeriggio al confine canadese e ammiriamo il primo panorama delle cascate dal lato canadese percorrendo anche il tunnel interno alle cascate – Il pulmino passa attraverso un villaggio tipo Las Vegas e ci conduce al motel : decidiano di cenare in un locale denominato All’Antica Pizzeria – gestito però da canadesi -e andiamo nanna .

Martedì 23 MARZO

Ripassiamo il confine canadese e visitiamo le cascate dal lato Americano . Si riparte (altri 900 km)e, dopo aver fatto sosta e spese in un grosso outlet nel New Jersey, pranziamo in un ennesimo Mac Donald all’interno dell’outlet. Verso sera arriviamo ad un grigio motel nel New Jersey, a poca distanza da NY

Siamo nei pressi di in un centro commerciale ancora da inaugurare e vediamo poca gente in giro – Il ristorante che ci hanno indicato ci pare squallido, per cui optiamo per un altro a poca distanza da un vicino cimitero di cani (così ci hanno detto ma scopriamo che ci sono anche tombe di esseri umani). Il ristorante ha un ‘aspetto pulito: ci serve una ragazza volonterosa ma che parla poco e male un po’ spagnolo che ci porta enormi bicchieri pieni d’acqua e di ghiaccio : riusciamo a far capire che vogliamo acqua a temperatura normale. Le porzioni che ci portano sono gigantesche e il cibo è piacevolmente buono: ce la caviamo inoltre con poco più di 20 dollari a testa.

Mercoledì 24 MARZO

Al mattino ci passano a prendere con un altro pulmino (le guide sono cambiate e la nostra è spagnola con sufficiente padronanza dell’italiano): siamo nove in tutto con una altra guida israeliana. Partenza per Washington dove arriviamo in tarda mattinata e visitiamo il monumento a Abramo Lincoln, l’obelisco e i memorial ai caduti del Vietnam e di Corea. Visitiamo poi il Museo dello Spazio e pranziamo nel Mac Donald all’interno del Museo – Giro per Washington e il pulmino ci porta al motel, vicino ad un grosso centro commerciale . Decidiamo di visitarlo ma non troviamo nulla d’interessante .

Andiamo a mangiare in un ristorante italiano (scopriremo poi che è gestito da greci) dove ci serve un volonteroso e simpatico cameriere latino americano : le porzioni sono abbondanti ed il costo modico.

Giovedì 25 MARZO

Partenza e visita al cimitero di Arlington, alle tombe dei Kennedy ed alle migliaia di croci di soldati caduti nelle innumerevoli guerre in cui è stata coinvolto il popolo americano. Particolare toccante: le mogli che si sono far volute sepellire accanto al marito caduto in battaglia (magari decine di anni prima) hanno il proprio nome scritto sul retro della croce tombale del marito.

Visitiamo poi il Museo dell’Olocausto dove la guida israeliana ci guida con passione e competenza: ci spiegherà poi che il nonno, scampato alle barbarie naziste, fu tra i fondatori del Museo. Quand’era bambino la guida gli domandò cosa volessero significare i numeri incisi sul braccio: il nonno gli disse che erano per ricordare i numeri del telefono della nonna e allora il bambino rispose che anche lui voleva farsi incidere il numero di telefono della mamma: il nonno si commosse e solo quando fu adulto gli racconto tutta la storia dei lager nazisti che adesso lui trasmette con passione ai turisti. A sera raggiungiamo New York (il pulmino ci porta a poca distanza dall’albergo) e a cena andiamo in un piacevole bar ristorante nei pressi dell’albergo. Il cameriere è simpatico ma non capisce l’italiano: alla fine, per farci confermare che un piatto è fatto con carne di pecora, ci mettiamo a belare e lui annuisce. Cibo buono e costo contenuto.

Venerdì 26 MARZO

Dopo l’abbondante colazione in Hotel, partenza per l’Empire State Building: arrivando presto troviamo poca coda e andiamo in cima all’86° piano. Nonostante il freddo e il vento, il panorama è eccezionale.

Percorriamo la Quinta Strada sino a Madison Square Park ed ammiriamo il Flatiron Building, dalla caratteristica forma di ferro da stiro; visitiamo anche l’interno del Palazzo di Giustizia. Ritorniamo sulla Quinta sino alla 42° Street ed in breve arriviamo alla Gran Central Station, e ne visitiamo lo spettacolare interno brulicante di viaggiatori in arrivo e partenza. Tutti ci facciamo fotografare insieme ad una giovane donna di colore che è vestita eccentricamente con sue creazioni: abiti, borsa, scarpe e cappellino dello stesso disegno. Dopo un veloce pranzo all’interno della Station andiamo sino allo spettacolare Chrysler Building, di cui si può visitare soltanto la hall nell’ingresso con le splendide porte intarsiate degli ascensori ed il dipinto nel soffitto; visitiamo la vicina New york Public Library ed il Bryant Park dove una ragazza russa ci chiede alcune informazione e scambiamo quattro piacevoli chiacchiere.

Arriviamo al Rockfeller Center e saliamo al TOP OF THE ROCK, dove ammiriamo di nuovo il panorama di Manhattan. Nella piazza vi è la famosa pista di pattinaggio accanto alla quale nel periodo natalizio vi è l’abete rosso simbolo del natale newyorchese.

Passiamo accanto alla RADIO CITY HALL e proseguiamo sino alla cattedrale di St Patrick di cui visitiamo il grandioso interno dirigendoci poi verso il MOMA ma una coda gigantesca ci dissuade dall’entrare: il venerdì dopo le 16 l’ingresso è gratuito e optiamo per il giorno dopo. Arriviamo per la prima volta a TIMES SQUARE estasiati dalle luci sfarzose e dall’enorme folla del sabato sera: decidiamo di andare a mangiare da BUBA’S GUMP reso celebre dal film Forrest Gump. Fortunatamente l’attesa non è lunga, conquistiamo un tavolo e gustiamo gamberetti e patate fritte: ambiente informale e caratteristico, costi abbastanza contenuti.

Sabato 27 MARZO

Ormai abbastanza esperti del metro arriviamo al MOMA: il biglietto è compreso nella NY CITY PASS, che già abbiamo utilizzato nell’Empire State Building e ci fermiamo un paio d’ore. Ammiriamo tra le altre opere La notte stellata di Van Gogh, Les demoiselles d’Avignon di Picasso, Gold Marilyn Monroe e le celebri scatole di minestra Campbell’s di Andy Warhol: all’ultimo piano qualcuno passa in mezzo ad una singolare scultura vivente composta da due giovani – un uomo e una donna – completamente nudi di fronte uno a breve distanza dall’altro.

Percorriamo la Quinta Strada sin quasi al Central Park e ci fermiamo a mangiare in un bel ristorante abbastanza pieno ma ci trovano subito un posto: anche qui cibo buono, porzioni abbondanti e prezzi contenuti.

Facciamo due passi in Central Park sino a Strawberry Fields, dove nel 1980 era stato assassinato Paul LENNON: immancabili alcuni artisti di strada che strimpellano i successi dei Beatles.

Una coppia decide di rientrare in albergo e ferma un taxi: il conducente di colore li porta a destinazione velocemente e con una spese di18 $ rifiutando cortesemente la mancia offerta.

Proseguiamo verso il Lincoln Center e visitamo l’interno del Metropolitan Opera House dove veniamo apostrofati da una guardia all’interno perché ci eravamo addentrati oltre l ahall dell’ingresso , poi prendiamo metro e bus ed arriviamo all’attracco del battello della Circle Line che ci condurrà al largo per ammirare dal fiume lo splendido skylyne di Manhattan (giro serale dalle 19 alle 21).

Domenica 28 MARZO

Destinazione Harlem per assistere ad una messa gospel in metro: ormai siamo esperti nel metro ed evitiamo le linee che nei week end sono sospese per manutenzione (il primo week end abbiamo avuto dei problemi). Arriviamo presto ed entriamo nella prima chiesetta che incontriamo : una gentilissima signora di colore, elegantemente vestita e pettinata, ci spiega che la messa sarà alle 11,30 ma non ci saranno canti gospel.

Proseguiamo per la grandiosa chiesa episcopale St JOHN THE DIVINE, terza chiesa al mondo per dimensioni, e passiamo accanto alla Columbia University. Ritornando verso la zona delle chiese, sentendoci parlare italiano una giovane signora di colore si avvicina e ci racconta in un comprensibile italiano che ha fatto il militare nel nostro paese, poi ci consiglia di dirigerci verso una chiesa poco distante per assistere ad una messa gospel. Arriviamo nel punto indicato e vediamo una lunga coda di turisti che aspetta il proprio turno per entrare: ci mettiamo in coda ma dopo circa un’ora ci dicono che in chiesa non c’è più posto. Sconsolati, ripercorriamo la strada del ritorno e la musica proveniente da una piccola chiesa ci fa fermare: un ragazzo di colore affacciato ad una finestra vicino ci invita ad entrare. Ci accoglie una grande e grossa signora di colore con un enorme sorriso e ci fa accomodare nella sala (abbastanza piccola, in tutto una trentina di persone, un pastore ed un complessino con batteria pianoforte e chitarra) facendo spostare alcune persone che occupavano i primi posti. L’atmosfera è estremamente accogliente, tutti cantano e ci sorridono; restiamo più di un’ora, coinvolti dall’ospitalità e dalla gioia dei presenti e quando decidiamo di uscire la signora che ci ha accolto ci accompagna e ci saluta con calore ed affetto.

Ritorniamo con il metro in TIMES SQUARE e ci mettiamo in coda al TKS (biglietteria per spettacoli di Broadway della sera con sconti oscillanti tra il 30 e il 50%): nonostante la coda sia abbastanza lunga, la vendita è veloce e in meno di mezz’ora conquistiamo i biglietti per il musical CHICAGO alle 19 scontati del 30%. Nell’attesa di andare a teatro, ci dirigiamo verso i vicini magazzini MACY’S dove ammiriamo anche una bella esposizione floreale.

Ritornati a Times Square facciamo la fila per entrare a teatro: anche se capiamo poco lo spettacolo è coinvolgente e ci ripromettiamo di vedere l’omonimo film al nostro ritorno in Italia.

Al termine facciamo una sosta ad un” deli” (self service alimentare con possibilità di consumare all’interno del negozio) nelle vicinanze per una veloce cena e poi ritorniamo in albergo per la nanna.

Lunedì 29 MARZO

Ci svegliamo con la pioggia e dopo colazione proviamo a tener fede al programma che contemplava due passi all’East River Park, con il panorama dei ponti. Prendiamo il metro e scendiamo alla fermata stabilita: la pioggia è però aumentata ed è difficoltoso continuare a camminare, per cui cambiamo programma e ci dirigiamo, riprendendo il metro, verso il palazzo dell’ONU. A poca distanza dalla fermata veniamo attirati da una grossa vetrata con all’interno un piccolo parco molto curato e ricco di verde e colori prospiciente la sede della Fondazione FORD.

Giunti alla sede dell’ONU, facciamo la solita fila e sottostiamo ai soliti capillari controlli da parte della polizia : entriamo nella sala principale, dove visitiamo anche l’immancabile souvenir store e le benemerite toilettes.

Una guida parlante italiano ci avvisa le la visita guidata in italiano è fissata al pomeriggio inoltrato, preavvisandoci che però il giro è limitato per indisponilità di alcune sale.

Decidiamo di uscire e ci fermiamo per il pranzo in un ristorante dall’inequivocabile insegna DI PADRE IN FIGLIO, ed infatti ci accoglie un addetto dal chiaro accento napoletano. Il locale è elegante e frequentato da addetti diplomatici (ce ne sono alcuni ai tavoli vicini) e viene a servirci il titolare che si professa di origine salernitana. All’inizio restiamo quantomeno perplessi, se non diffidenti: scegliamo un menù a prezzo fisso e la qualità dei piatti èottima (ed anche la quantità: chi ha optato per la steak – poco italiana ma tanto americana – ha nel piatto una ottima bistecca di circa mezzo chilo). Il titolare si ferma a parlare poi con noi e ci racconta tutta la sua storia, partendo da suo nonno sino al suo nipotino che sta per nascere: l’atmosfera è cordiale e caratteristica, e anche il conto è piacevolmente contenuto. Riprendiamo il metro e giungiamo al Guggenheim, che però vediamo solo dall’ esterno e nella sala principale, senza visitarlo. Ci colpiscono le portinerie della Quinta Strada nella zona del Guggenheim – Central Park dove il portiere è spesso in uniforme elegante (quasi una livrea da maggiordomo) e si precipita ad aprire le portiere delle auto dei condomini che arrivano o partono.

Prendiamo un autobus che percorre la Quinta strada e ci fermiamo nella zona ove iniziano le grandi firme: mentre una coppia decide di fare una capatina da Tiffany, gli altri percorrono a piedi la Fifth Av. Sino alla chiesa di San Patrick, e sale sul metro sino all’albergo.

Martedì 30 MARZO

Pioggia a catinelle ed è il giorno della prenotazione per la Statua della Libertà!! Oltretutto abbiamo avuto qualche confusione per l’ora di ritrovo, per cui partiamo già in ritardo e corriamo verso il punto di partenza del traghetto per la Statua, abbastanza vicino al nostro albergo.. Passiamo i primi controlli della polizia e ci dirigiamo verso il piano superiore del traghetto. Stiamo per sederci quando Daniela si accorge che ha dimenticato l’orologio nella vaschetta dove sono stati depositati tutti gli oggetti prima della barriere di controllo: ritorno concitato nella zona di polizia e fortunatamente gli stessi poliziotti avevano messo da parte l’orologio.

Attracchiamo alla Liberty Island e la Statua ci accoglie nella sua maestosità ma anche in in mezzo ad una pioggia torrenziale: ripariamo nella sala visitatori dove acquistiamo delle provvidenziali mantelle per la pioggia con l’immagine della Statua. Così equipaggiati ci dirigiamo verso l’ingresso del piedistallo dove troviamo il secondo e più accurato controllo di polizia : ognuno dei visitatori è fatto passare attraverso un body scanner.

Arriviamo poi ad un piccolo e piacevole museo che narra la storia della Statua dalla sua costruzione in Francia, e riusciamo a prendere l’ascensore che ci porta alla sommità del piedistallo: purtroppo l’uscita sul balcone circostante è breve è e molto difficoltosa per la pioggia battente.

Ritorniamo verso il molo e prendiamo il traghetto successivo che ci porta a Ellis Island, sede del Museo dell’immigrazione, che visitamo velocemente perché abbiano le scarpe che grondano acqua ed abbiamo timore di qualche malanno: vediamo comunque l’ampio salone ove venivano accolti e successivamente selezionati gli emigranti per l’ingresso negli stati Uniti o per essere rimpatriati, e molti reperti che testimoniano la dura vita dell’emigrante.

Riprendiamo il traghetto per New York ed andiamo in albergo per asciugarci, poi mentre noi decidiamo – dopo un rapido spuntino -di visitare il Metropolitan Museum (e non ce ne pentiamo, anche se la visita è stata un po’ veloce) gli altri decidono per un più tranquillo pranzo al ristorante ed un riposino in hotel. Alla sera ceniamo nel locale simpatico ove gìà eravamo stati giovedì, con ottimo cibo e costi contenuti.

Mercoledì 31 MARZO

Siamo all’ultimo giorno (per Luciano, Marilena. Giacomo e Piera, mentre Daniela e Gigi si fermeranno altri due giorni) e visto che il tempo è migliorato, facciamo due passi verso Soho ed il Greenwich Village, visitamo la vecchia cattedrale di San Patrick (prima posta nella zona di Little Italy e successivamente fagocitata in Chinatown – tra l’altro è la chiesa ove si riuniscono anche i cattolici cinesi), e giungiamo sino a Washington Park con l’Arco di Wahington , e scopriamo che dalla piazza parte la famosa Quinta Strada. Ne percorriamo un pezzo sino a Union Square, dove visitiamo il caratteristico mercato ortofrutticolo che si tiene tre volte alla settimana.

Effettuato un rapido pranzo in un non esaltante deli, salutiamo gli amici che si fermano ancora due giorni, rientriamo in albergo e chiediamo un taxi che ci porti in quattro sino all’aereoporto Kennedy. Dopo aver comunicato all’albergo che la tariffa era 70 dollari, percorso alcun isolati, il conducente ci avvisava che la tariffa era 105 dollari per la presenza di molti bagagli (due a testa): pur non essendo il comportamento molto corretto, abbiamo fatto buon viso a cattiva sorte per evitare di arrivare in ritardo al’aeroporto. Dopo un check in rapido e il controllo di polizia molto accurato arriviamo in sala di attesa quasi due ore prima della partenza.

L’aereo parte con un buona mezz’ora di ritardo, ma in compenso arriva con tre quarti d’ora d’anticipo alla Malpensa : arrivederci America, New York ci ha stupito e chissà…. A dispetto dei capelli grigi forse riusciremo ad andare anche sulla costa ovest…….



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